11) e fa sì che il nostro contemplare Cristo e il nostro agire cristiano siano permeati da passione per
Dio e da compassione per i giovani. Noi salesiani conosciamo, amiamo e seguiamo Gesù, stando
tra i giovani. Immersi nel mondo e nelle preoccupazioni della vita pastorale, impariamo a incontrare
Cristo attraverso coloro ai quali siamo stati mandati (cf. Cost. 95). Il nostro accesso a Cristo passa
attraverso i giovani. Noi salesiani non possiamo pensare, vedere, trovare, amare e seguire il Cristo
senza essere circondati dai giovani o almeno senza essere consapevoli di essere a loro inviati. I
giovani sono la nostra missione e «la sorte che ci è toccata, l’eredità che abbiamo ricevuto» (Sal. 16,
6). Lontano dai giovani, non riusciamo a contemplare Cristo o almeno non guardiamo il Cristo
contemplato da Don Bosco; i giovani cui siamo inviati sono il luogo e la ragione della nostra
esperienza cristiana. Questo significa che esiste una via salesiana per contemplare e, quindi, per
conoscere, amare e seguire Gesù.
Poiché la cristologia è la riflessione sistematica sulla persona e sull’opera di Gesù di
Nazareth, il Cristo, il Figlio di Dio, qualcuno potrebbe domandarsi se si può dare una “cristologia
salesiana” oppure se la cristologia, per essere autentica, deve essere priva di qualsiasi aggettivo.
È chiaro che, per essere se stessa, la riflessione cristologica deve essere fedele al suo compito,
che riguarda la comprensione e l’intelligenza nella fede della persona reale, concreta e storica di
Gesù di Nazareth, confessato come Cristo e Figlio di Dio. Essa deve pure rimanere fedele al modo
in cui la tradizione normativa cristiana ha compreso e spiegato lungo i secoli tale figura.
Tuttavia questa fedeltà non esclude approcci diversi alla persona e all’opera di Gesù, senza
esaurirne mai la ricchezza; lo stesso mistero personale di Cristo li richiede e li rende inevitabili. Se è
vero che nessuna persona umana può venire definita con una sola frase, né fissata in un solo
atteggiamento, né contemplata da un’unica prospettiva, ciò vale molto di più per Gesù, figlio di
Maria e Figlio di Dio, vero uomo e vero Dio. Quanto più ci avviciniamo, tanto più percepiamo la
figura di Cristo come mistero. Non perde quindi attualità né urgenza la domanda che Gesù rivolse ai
suoi discepoli, e continua a rivolgere anche a noi: «E voi, che dite? Chi sono io?» (Mc 8, 29).
Tra i tanti fattori che “diversificano” le prospettive e quindi moltiplicano le risposte alla
domanda cristologica possiamo menzionare:
- la permanente professione ecclesiale di fede che, lungo duemila anni, ha utilizzato concetti e
termini diversi per comprendere ed esprimere l’esperienza della salvezza in Cristo e in cui appare
più che l’immutabilità delle formule, l’impegno di fedeltà dei credenti;
- i diversi contesti geografici e culturali nei quali è cresciuta e si è sviluppata la fede in Cristo,
con una attenzione anche alla religiosità popolare, che particolarmente in campo cristologico
presenta una amplissima e inesauribile varietà di espressioni e simbologie;
- la sensibilità carismatica della vita consacrata, che ha «fatto sorgere, dall’esperienza dello
Spirito dei fondatori e fondatrici, … le specifiche riletture del vangelo che si trovano in ogni
carisma» [11] ; i carismi, doni dello Spirito Santo alla Chiesa, hanno alla base una “intuizione
cristologica” e tendono alla sequela e imitazione del Signore Gesù da una prospettiva propria, senza
la pretesa di essere esauriente o esclusiva.
Di questa sensibilità carismatica noi siamo coscienti e fieri: «Il Vangelo è unico e il
medesimo per tutti, ma esiste una ‘lettura salesiana del Vangelo’, da cui deriva una maniera
salesiana di viverlo. Don Bosco ha rivolto lo sguardo a Cristo per cercare di rassomigliargli nei
lineamenti del volto che più corrispondevano alla sua missione provvidenziale e allo spirito che la
deve animare» [12] . E questo non esprime forse la necessità di vivere una nostra propria e specifica
esperienza di Cristo, nata nella missione giovanile che, narrata, diventa necessariamente
“cristologia salesiana”? Proprio per questo ci sembra giustificato parlare di una “cristologia
salesiana”, quella appunto che mette in rilievo i “lineamenti della figura del Signore” ai quali la
nostra missione ci ha resi “più sensibili” (cf. Cost. 11). Su questa rilettura cristologica salesiana si
fonda una profonda spiritualità ed una efficace prassi pastorale, tutte centrate su Cristo e con chiara