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teologo non può che vivere in prima persona la fraternità e la comunione, a servizio
dell’evangelizzazione e per arrivare al cuore di tutti. Come ho detto ai teologi nel Discorso ai
Membri della Commissione Teologica Internazionale, il 24 novembre 2022: «La sinodalità
ecclesiale impegna dunque i teologi a fare teologia in forma sinodale, promuovendo tra loro la
capacità di ascoltare, dialogare, discernere e integrare la molteplicità e varietà delle istanze e degli
apporti». È perciò importante che esistano luoghi, anche istituzionali, nei quali vivere e fare
esperienza di collegialità e fraternità teologica.
7. Infine, la necessaria attenzione allo statuto scientifico della teologia non deve oscurare la sua
dimensione sapienziale, come già chiaramente affermato da San Tommaso d’Aquino (cfr. Summa
theologiae I, q. 1, a. 6). Perciò il Beato Antonio Rosmini considerava la teologia una espressione
sublime di “carità intellettuale”, mentre chiedeva che la ragione critica di tutti i saperi si orientasse
all’Idea di Sapienza. Ora l’Idea di Sapienza stringe interiormente in un “circolo solido” la Verità e la
Carità insieme, sicché è impossibile conoscere la verità senza praticare la carità: «perché l’una è
nell’altra e niuna delle due fuori dell’altra si trova. Laonde chi ha questa Verità ha con essa la
Carità che l’adempie, e chi ha questa Carità ha la Verità adempita» (cfr. Degli studi dell’Autore, nn.
100-111). La ragione scientifica deve allargare i suoi confini nella direzione della sapienza, per
non disumanizzarsi e impoverirsi. Per questa via, la teologia può contribuire all’attuale dibattito di
“ripensare il pensiero”, mostrando di essere un vero sapere critico in quanto sapere sapienziale,
non astratto e ideologico, ma spirituale, elaborato in ginocchio, gravido di adorazione e di
preghiera; un sapere trascendente e, al contempo, attento alla voce dei popoli, dunque teologia
“popolare”, rivolta misericordiosamente alle piaghe aperte dell’umanità e del creato e dentro le
pieghe della storia umana, alla quale profetizza la speranza di un compimento ultimo.
8. Si tratta del “timbro” pastorale che la teologia nel suo insieme, e non solo in un suo ambito
peculiare, deve assumere: senza contrapporre teoria e pratica, la riflessione teologica è sollecitata
a svilupparsi con un metodo induttivo, che parta dai diversi contesti e dalle concrete situazioni in
cui i popoli sono inseriti, lasciandosi interpellare seriamente dalla realtà, per divenire
discernimento dei “segni dei tempi” nell’annuncio dell’evento salvifico del Dio-agape, comunicatosi
in Gesù Cristo. Perciò occorre che venga anzitutto privilegiato il sapere del senso comune della
gente che è di fatto luogo teologico nel quale abitano tante immagini di Dio, spesso non
corrispondenti al volto cristiano di Dio, solo e sempre amore. La teologia si pone al servizio della
evangelizzazione della Chiesa e della trasmissione della fede, perché la fede diventi cultura, cioè
ethos sapiente del popolo di Dio, proposta di bellezza umana e umanizzante per tutti.
9. Di fronte a questa rinnovata missione della teologia, la Pontificia Accademia di Teologia è
chiamata a sviluppare, nella costante attenzione alla scientificità della riflessione teologica, il
dialogo transdisciplinare con gli altri saperi scientifici, filosofici, umanistici e artistici, con credenti e
non credenti, con uomini e donne di differenti confessioni cristiane e differenti religioni. Ciò potrà
avvenire creando una comunità accademica di condivisione di fede e di studio, che intessa una
rete di relazioni con altre istituzioni formative, educative e culturali e che sappia penetrare, con