Per aiutare la riflessione futura, indico tre elementi da prendere in considerazione:
a) Il salesiano deve vivere con la consapevolezza che la sua è una chiamata e una vocazione
consacrata alla quale deve rispondere giorno per giorno.
b) La missione si realizza insieme e la formazione deve aiutarci a viverla così.
c) Per rispondere adeguatamente alle esigenze della formazione e della missione oggi, abbiamo
certamente bisogno di investire in équipe formative di qualità, capaci di aiutare la formazione
dei salesiani per essere autentici educatori e apostoli dei giovani di oggi.
a) Formazione come risposta permanente alla chiamata di Dio
La formazione, compresa e vissuta nella fede, porta ogni salesiano, insieme ai suoi confratelli, a
rispondere a Dio, il quale è colui che prende l’iniziativa e lo chiama a seguire Cristo da vicino. È
Dio che ci consacra e ci invia ai giovani, come esprimiamo nella nostra professione religiosa19. La
vocazione non è qualcosa di astratto. È Dio che chiama sempre in un particolare momento della
storia, in un determinato contesto familiare, sociale, religioso, culturale ed economico. È una
chiamata di amore e di grazia che riceviamo con gratitudine e umiltà, non come un diritto o un
merito. Il giovane salesiano, figlio della propria epoca, deve rispondere a questa specifica chiamata
di Dio e il compito della formazione è quello di aiutarlo nel cammino di maturazione e di completo
abbandono di se stesso a Dio nella sequela di Cristo.
In ogni caso questo percorso di maturazione non può essere realizzato al di fuori della realtà del
mondo attuale, nella sua diversità e, forse, nella sua complessità. L’insieme dei bisogni e delle
aspirazioni del tempo20 segna fortemente una vocazione.
Don Bosco possedeva una grande sensibilità nel saper leggere e interpretare la realtà e le esigenze
del suo tempo. Con questa sensibilità ha dato vita alla Congregazione salesiana e ha superato le
difficoltà. I primi salesiani si formarono in questo spirito e possiamo dire che oggi è urgente
assumere questa caratteristica anche nel campo formativo.
Nelle società come le attuali, con cambiamenti molto rapidi e profondi, il salesiano dovrà essere
capace di restare aperto a tali cambiamenti, superando la naturale resistenza che si prova di fronte
alle novità, alle realtà sconosciute; dovrà abituarsi a cercare soluzioni nuove, quando sarà
necessario, senza rifugiarsi nel “si è sempre fatto così”; dovrà essere disposto a imparare il nuovo e
ad affrontarlo, disposto a dialogare senza chiusura, disponibile a distinguere ciò che è permanente
da ciò che è mutevole, capace di vivere, infine, come religioso in questi contesti.
Non è strano pensare, come la Congregazione ha già detto in varie occasioni, che le strutture di
formazione devono adattarsi ai bisogni di tempi, dei luoghi e delle persone; che devono essere
plurali, decentrate, flessibili e funzionali. Il giovane salesiano dovrà formarsi a contatto con la realtà
dell’ambiente in cui vive: le famiglie, i giovani della stessa età, la reale vita salesiana con le proprie
attività apostoliche. Si formerà come fanno molte persone con il loro sforzo, sacrificio, sobrietà,
austerità, lontano da qualsiasi status di privilegio o di élite. Tutto questo dovrebbe sempre farci
riflettere con flessibilità sulla formazione del salesiano nel mondo di oggi per i giovani di oggi.
Certamente la formazione deve portarci ad assimilare i tratti tipici della personalità salesiana con
uno stile di vita spirituale21 centrato in Dio Padre e nel Cristo Salvatore, basato su una fede concreta
che aiuti il salesiano a leggere la presenza di Dio nel quotidiano, nella storia e negli avvenimenti
umani. Lo spirito sarà quello della carità ispirata alla dolcezza di san Francesco di Sales, come ha
voluto don Bosco. Con don Bosco come modello, il salesiano dovrà distinguersi per una speranza
19 Cf. Cost. 24.
20 Cf. GS, 4-10.
21 Cf. Cost. 11, 12; CGS, 667; CG25, 191; CG27, 67§3.
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