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COLLANA « DOCUMENTI VATICANI »
Nota Dottrinale su alcuni aspetti dell’Evangelizzazione.
Il servizio dell’autorità e l’obbedienza.
Bibbia e morale. Radici bibliche dell’agire cristiano.
Vademecum per i Pastori.
Istruzione sugli Istituti Superiori di Scienze Religiose.
Orientamenti per l’utilizzo delle competenze psicologiche nel-
l’ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio.
La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e
della pace.
La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza.
La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della Fede Cristiana.
Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e
rivelazioni.
La Teologia oggi: Prospettive, Princìpi e Criteri.
La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della Fede Cristiana
(Instrumentum laboris).
Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al
Ministero Sacerdotale.
Carta dei Diritti della Famiglia.
Vademecum per Religiose.
Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica.
Dio Trinità, unità degli uomini.
Dialogue in Truth and Charity. Pastoral Orientations for Interreligious.
Ispirazione e verità della Sacra Scrittura. La parola che viene da Dio
e parla di Dio per salvare il mondo.
Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’Evangelizzazione
(Instrumentum laboris).
Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’Evangelizzazione
(Discorsi e Omelie del Papa, Messaggio alle famiglie e Relazione
del Sinodo).
La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo
contemporaneo (Lineamenta).
La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo
contemporaneo (Instrumentum laboris).
La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo
contemporaneo (Discorsi e Relazione finale del Sinodo).
“Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili”, Rm 11, 29
(Riflessioni su questioni teologiche ...).
ISBN 978-88-209-9713-7
€ 6,00
9 788820 997137
COLLANA
DOCUMENTI
VATICANI
CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI
DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ
DI VITA APOSTOLICA
Identità e Missione
del Fratello Religioso
nella Chiesa
LIBRERIA EDITRICE VATICANA

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CONGREGAZIONE
PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA
E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA
Identità e Missione
del Fratello Religioso
nella Chiesa
« E tutti voi siete fratelli » (Mt 23,8)
LIBRERIA EDITRICE VATICANA

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© Copyright 2015 - Libreria Editrice Vaticana
00120 Città del Vaticano
Tel. 06.698.81032 - Fax 06.6988.4716
ISBN 978-88-209-9713-7
www.libreriaeditricevaticana.va

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INTRODUZIONE
Fratello
1. Fin dai primi secoli del cristianesimo la vita consacrata
è stata prevalentemente laica, espressione del vivo deside-
rio di uomini e donne di vivere il Vangelo con la radicalità
che essa propone a tutti i seguaci di Gesù. Ancora oggi i
membri della vita consacrata laica – uomini e donne – ne
rappresentano la grande maggioranza.
Fratello è il nome che tradizionalmente è stato dato al
religioso laico1 nella Chiesa sin dagli inizi della vita consa-
crata. Non è di sua pertinenza esclusiva, ma lo definisce
in modo significativo nell’ambito della comunità ecclesiale,
nella quale egli è memoria profetica di Gesù – Fratello, che
dichiarò ai suoi seguaci: « E tutti voi siete fratelli » (Mt 23,8).2
L’evangelista Matteo ci trasmette queste parole in un
contesto che vede Gesù pronunciarsi contro l’ipocrisia di
chi manipolava la religione in funzione di privilegi e gloria
1  In questo documento useremo di preferenza il termine propo-
sto nell’Esortazione apostolica Vita consecrata, n. 60: « il religioso fratello »
o, semplicemente, « il fratello ». Quando possibile si userà il termine
corrispondente al plurale, poiché il fratello è tale solamente in mezzo
ai fratelli, e nel contesto della fraternità, mai da solo. Essere fratelli
implica sempre una relazione, ed è questa che vogliamo sottolineare.
2 Cf. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica postsinodale
Vita consecrata (25 marzo 1996), 60.
3

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davanti agli uomini, anche se il significato del logion va più in là
del contesto immediato. Il nome di fratello/sorella, sottolinea,
infatti, la dignità comune e la uguaglianza fondamentale di
tutti i credenti, figli nel Figlio del medesimo Padre Celeste
(cf. Mt 5,45), chiamati a formare una fraternità universale in
Cristo, il primogenito di molti fratelli (cf. Rom 8,29).
Anche se questa istruzione parla più direttamente della
vita e della missione del religioso fratello, molte delle que-
stioni qui trattate – come la partecipazione al mistero della
comunione e della fraternità ecclesiale o la funzione pro-
fetica della testimonianza e del servizio – sono applicabili
sia alla vita e missione dei fratelli come a quella delle donne
consacrate.
Il religioso fratello e le religiose, con la loro partecipa-
zione al mistero salvifico di Cristo e della Chiesa, sono me-
moria permanente, per tutto il popolo cristiano, di quanto
sia importante fare della propria vita un dono totale a Dio.
Ci ricordano inoltre che la missione della Chiesa, nel rispet-
to delle diverse vocazioni e dei ministeri che in essa si tro-
vano, è unica e condivisa da tutti. Nonostante ciò, consta-
tiamo che non sempre la vocazione del religioso fratello – e
di conseguenza quella delle religiose – è pienamente capita
e stimata all’interno della Chiesa.
La riflessione che qui offriamo si propone di far apprez-
zare la ricchezza delle diverse vocazioni – specialmente in
seno alla vita consacrata maschile – e di far luce sull’identità
del religioso fratello e quindi sul valore e sulla necessità di que-
sta vocazione.
4

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Destinatari
2.  I fratelli o religiosi laici sono oggi la quinta parte del to-
tale dei religiosi uomini nella Chiesa. Alcuni appartengono a
Istituti clericali; altri a Istituti misti. Altri ancora fanno parte
degli Istituti laicali, denominati pure Istituti religiosi di Fratelli,3
i cui membri sono, tutti o in maggioranza, religiosi laici. A
tutti loro si rivolge questa riflessione, con il desiderio che
serva a confermarli nella loro vocazione.
Date le affinità tra la vocazione religiosa femminile e
quella del religioso fratello, gli argomenti che qui verranno
trattati potranno essere facilmente applicabili anche alle re-
ligiose.
Questo documento si rivolge inoltre ai laici, ai religiosi
sacerdoti, ai sacerdoti diocesani, ai vescovi e a tutti coloro
che vogliono conoscere, apprezzare e promuovere la voca-
zione del religioso fratello nella Chiesa.
Contesto della nostra riflessione
3. L’Esortazione Apostolica Vita Consecrata di Giovanni
Paolo II costituisce il punto di riferimento per la nostra par-
ticolare riflessione sul religioso fratello, e ad essa ci riferia-
mo per tutti quegli aspetti generali della vita consacrata che
ne formano l’identità. Ci limitiamo a proporre qui quello
3  Quest’ultima è la denominazione proposta dal Sinodo sulla
Vita Consacrata (ottobre 1994) e recepita dall’Esortazione apostolica
Vita consecrata, n. 60.
5

1.9 Page 9

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che è più specifico e peculiare di questa vocazione, anche se
saranno inevitabili i riferimenti alla vita consacrata in generale
e, pertanto, ai documenti che dal Concilio Vaticano II l’han-
no presentata nel contesto dell’ecclesiologia di comunione.4
Molte caratteristiche segnalate anteriormente come
proprie, con una certa esclusività della vita consacrata, ven-
gono considerate oggi come appartenenti al tesoro comune
della Chiesa e proposte a tutti i fedeli. I religiosi si trovano
oggi davanti alla sfida di riconoscersi in ciò che, pur essendo
comune, viene da loro vissuto in forma speciale, converten-
dolo così in segno per tutti.
Struttura del documento
4. Innanzitutto presentiamo i religiosi fratelli all’interno
della Chiesa-Comunione, come parte dell’unico Popolo di
convocati, nel quale sono chiamati ad irradiare la ricchezza
della loro particolare vocazione.
Poi, seguendo le tre dimensioni con cui la Chiesa-Co-
munione presenta se stessa,5 svilupperemo l’identità del
fratello come mistero di comunione per la missione. Al centro di
questa triplice prospettiva si trova il cuore dell’identità del
4Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica postsinodale Chri-
stifideles laici (30 dicembre 1998), 19: « È questa l’idea centrale che di se
stessa la Chiesa ha riproposto nel Concilio Vaticano II […] L’eccle-
siologia di comunione è l’idea centrale e fondamentale nei documenti
del Concilio ».
5 Cf. Christifideles laici, 8; 19; 32.
6

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religioso fratello: la fraternità, come dono che riceve (miste-
ro), dono che condivide (comunione) e dono che consegna
(missione).
Alla fine saranno proposte alcune piste affinché, in ogni
parte del nostro mondo, ogni comunità e ogni religioso fra-
tello possano dare una risposta a questa domanda: come
essere fratelli oggi?
7

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1.
I  RELIGIOSI  FRATELLI 
NELLA  CHIESA-COMUNIONE
« Ti ho stabilito come alleanza del popolo »
(Is 42,6)
Un volto per l’alleanza
5. Il rinnovamento apportato dal Concilio Vaticano II,
sotto l’impulso dello Spirito di Pentecoste, ha fatto emer-
gere nella Chiesa il nucleo centrale del suo essere, rivelato
come mistero di comunione.6 Questo mistero è il disegno divino
della salvezza dell’umanità,7 che si va realizzando nella storia
dell’alleanza.
La sorgente di questo mistero non si radica nella Chiesa
in sé, bensì nella Trinità, nella comunione del Figlio con il
Padre nel dono dello Spirito Santo. Questa comunione è
modello, fonte e meta della comunione dei cristiani con Gesù; e
da essa nasce la comunione dei cristiani fra di loro.8
La vita consacrata, « che si pone nel cuore stesso della Chiesa
come elemento decisivo per la sua missione »,9 deve guarda-
re a questo cuore per trovare e comprendere se stessa. Il re-
6Christifideles laici, 8; Vita consecrata, 41.
7Christifideles laici, 19.
8 Cf. ibid., 18; 19.
9Vita consecrata, 3.
9

2.3 Page 13

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ligioso fratello troverà qui il significato profondo della pro-
pria vocazione. In questo suo contemplare egli è illuminato
dalla figura del Servo di Yahveh descritta da Isaia, al quale
Dio dice: « Ti ho stabilito come alleanza del popolo » (Is 42,6).
Questa figura acquisisce la sua perfetta fisionomia in Gesù
di Nazareth, che sigilla con il suo sangue la nuova alleanza e
chiama coloro che credono in lui a continuare la mediazio-
ne affidata al Servo: essere alleanza del popolo.
L’identità mediatrice del servo di Yahveh ha un signifi-
cato personale e comunitario insieme, poiché si riferisce al
resto d’Israele, il popolo messianico, del quale il Concilio dice:
« Costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e
di verità, è pure da lui assunto ad essere strumento della redenzione
di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra (cf. Mt 5,13-16), è
inviato a tutto il mondo ».10
Sentendosi parte di questo popolo e della sua missio-
ne, il religioso fratello vive la chiamata ad essere memoria
dell’alleanza in virtù della propria consacrazione a Dio in
una vita fraterna in comunità per la missione.11 In questo modo
potrà rendere più visibile quella comunione che tutto il Po-
polo di Dio è chiamato a incarnare.
In comunione con il Popolo di Dio
6. Animata dallo Spirito, la Chiesa consolida oggi la con-
sapevolezza di essere Popolo di Dio, dove tutti hanno la
10Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica
sulla Chiesa Lumen gentium, 9.
11Vita consecrata, 72.
10

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medesima dignità ricevuta nel battesimo,12 tutti hanno una
comune vocazione alla santità13 e tutti sono corresponsabili
della missione evangelizzatrice.14 Ognuno, secondo la pro-
pria vocazione, carisma e ministero, diventa segno per tutti
gli altri.15
In questo Popolo di consacrati nasce e si inserisce la
vita consacrata, e dentro di essa la vita religiosa laicale, con
una nuova e speciale consacrazione che sviluppa e approfondisce
la consacrazione battesimale,16 « come una speciale forma di
partecipazione alla funzione profetica di Cristo, comunicata dallo
Spirito a tutto il Popolo di Dio »;17 vive il suo carisma speci-
fico in relazione e continuità con gli altri carismi ecclesiali;
si integra nella missione della Chiesa e la condivide con gli
altri credenti.
I religiosi fratelli trovano il loro habitat naturale in que-
sto contesto di comunione per la loro appartenenza al Po-
polo di Dio, uniti anche a tutti coloro che, per la consacra-
zione religiosa, riflettono l’essenza della Chiesa, mistero di
comunione. In essa mantengono viva « l’esigenza della fraternità
come confessione della Trinità ».18
12 Cf. Christifideles laici, 55; Vita consecrata,31.
13 Cf. Christifideles laici, 16.
14 Cf. Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (8 di-
cembre 1975), 59.
15 Cf. Christifideles laici, 55.
16 Cf. Vita consecrata, 30.
17Ibid., 84.
18Ibid., 41; 46.
11

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I legami di comunione del religioso fratello si estendo-
no oltre i limiti della Chiesa, poiché mossi dallo stesso « ca-
rattere di universalità che adorna e distingue il popolo di
Dio ».19 La vocazione del fratello fa parte della risposta che
Dio dà al vuoto di fraternità che oggi ferisce il mondo. Alla
radice vocazionale del fratello c’è un’esperienza profonda di
solidarietà che, essenzialmente, coincide con quella di Mosè
di fronte al roveto ardente: egli scopre se stesso come gli
occhi, gli orecchi e il cuore di Dio, del Dio che vede l’oppres-
sione del suo popolo, ascolta il suo grido, sente la sua angoscia e scende
a liberarlo. In questa intima esperienza il fratello ascolta la
chiamata: « Va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il
mio popolo […]! » (cf. Es 3,7-10). Per questo motivo la dimen-
sione della comunione è intimamente legata, nel fratello, ad
una profonda sensibilità per tutto ciò che lede la dignità dei
più piccoli del popolo, degli oppressi dalle diverse forme di
ingiustizia, degli abbandonati al margine della storia e del
progresso, di coloro che, in definitiva, hanno meno possibi-
lità di sperimentare la buona notizia dell’amore di Dio nella
loro vita.
Memoria viva per la coscienza ecclesiale
7. Il primo ministero che i fratelli svolgono nella Chiesa
in quanto religiosi è quello di « tenere viva nei battezzati
la consapevolezza dei valori fondamentali del Vangelo » e
« l’esigenza di rispondere con la santità della vita all’amore
19Lumen gentium,13.
12

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di Dio riversato nei cuori dallo Spirito Santo (cf. Rm 5,5) ».20
Tutti gli altri servizi e ministeri che le diverse forme di vita
consacrata compiono trovano senso e ragione di essere a
partire da questo primo ministero.
Questa funzione di segno, riconosciuta dal Concilio Va-
ticano II 21 e sottolineata sovente nell’Esortazione aposto-
lica Vita Consecrata,22 è essenziale alla vita consacrata e ne
determina l’orientamento: essa non esiste « per sé », ma in
funzione della comunità ecclesiale.
Propriamente, la consacrazione religiosa, che presenta
la vita come una testimonianza dell’assoluto di Dio 23 o anche
come un processo di apertura a Dio e agli uomini alla luce
del Vangelo, è una chiamata a tutti i fedeli, un invito affin-
ché ognuno predisponga la sua vita come un cammino di
radicalità, nelle differenti situazioni e stati di vita, con aper-
tura ai doni e agli inviti dello Spirito.24
La fraternità dei religiosi fratelli è uno stimolo per tutta la
Chiesa, perché, di fronte alla tentazione del dominio, della ri-
cerca del primo posto, dell’esercizio dell’autorità come pote-
re, rende presente il valore evangelico delle relazioni fraterne,
orizzontali: « Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il
vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno
20Vita consecrata, 33; cf. 39.
21 Cf. Lumen gentium, 44.
22 Cf. Vita consecrata, 84. Cf. ibid., 15; 21; 25; 26; 27; 42; 51; 80;
92; 105.
23Vita consecrata, 39.
24 Cf. ibid., 84-94.
13

2.7 Page 17

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di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non
fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo »
(Mt 23,8-10).
La comunione rappresenta oggi per la Chiesa una sfida
particolarmente urgente nel nuovo millennio, in modo che
essa diventi casa e scuola di comunione.25 I fratelli sono abitanti
attivi di questa casa e sono allo stesso tempo alunni e ma-
estri in questa scuola; per questo fanno propria l’urgenza
che la Chiesa si propone: sostenere e promuovere la spiritua-
lità della comunione.26
Riscoprendo il tesoro comune
8. Le relazioni nella Chiesa-comunione si costruiscono a
partire da quello che unisce, non da quello che separa. Oggi
stiamo recuperando la coscienza del patrimonio comune,
che è come un grande tesoro che ci rende uguali in ciò che
è fondamentale, nella comune dignità e nei comuni doveri
e diritti. Tutti nasciamo alla fede ed entriamo nella Chiesa
attraverso il battesimo. In questo contesto comune siamo
chiamati ad esercitare determinate funzioni al servizio della
comunità ecclesiale, vivendo in modo significativo e profe-
tico determinati aspetti che appartengono al patrimonio co-
mune, e a servire alla missione comune con i nostri carismi
e ministeri concreti.
25Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte (6
gennaio 2001), 43.
26 Cf. Vita consecrata, 46, 51; Novo millennio ineunte 43.
14

2.8 Page 18

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Questa dimensione fondamentale della nostra vita di
fede non ci abbandona mai. I cristiani laici la vivono nella
loro specifica forma di vita laicale, mentre per i chiamati
al ministero sacerdotale o alla vita consacrata essa è un
riferimento costante che ricorda loro per chi e in funzione
di chi esercitano il loro ministero e sono segni di consa-
crazione.
Il religioso fratello, radicato nel popolo cristiano, riceve
testimonianza e aiuto dalle altre vocazioni. È chiamato a met-
tersi al servizio di tutto il Popolo di Dio, vivendo integral-
mente e in modo profetico il mistero di Cristo e della Chiesa,
attraverso lo specifico apporto della vita consacrata.27
Un progetto rinnovato
9. La vita consacrata, prevalentemente laicale nei suoi ini-
zi, si propone come obiettivo fondamentale la cura del teso-
ro collettivo cristiano, contenuto e consegnato a tutti i fedeli
nei sacramenti dell’iniziazione. Certamente lo fa in modo
speciale: cercando l’adesione conformativa a Cristo nel suo
modo di vivere, vergine, povero e obbediente.28
Durante i secoli quest’obiettivo, essenziale alla vita con-
sacrata, nella vita religiosa maschile ha corso il rischio di
passare in secondo piano rispetto alle funzioni presbiterali.
Per restituirgli il suo spazio proprio, lo Spirito ha suscitato
lungo la storia fondatori che hanno posto l’accento sul ca-
27 Cf. Vita consecrata, 33.
28 Cf. ibid., 16; 31.
15

2.9 Page 19

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rattere laicale delle loro fondazioni. Così accadde nella vita
monastica con san Benedetto, i cui monaci fratelli furono gli
evangelizzatori d’Europa; e anche nella forma di vita pro-
posta da san Francesco, i cui Frati minori nacquero come
Ordine misto, formato da laici e sacerdoti. Tanto in questo
caso come nel precedente la tendenza al sacerdozio s’impo-
se successivamente al primo progetto di fondazione.
Nei secoli XVI e XVII, nuovi fondatori rinnovano il
progetto della vita religiosa laicale, realizzandola in comu-
nità, che, oltre a dare una speciale rilevanza alle relazioni
fraterne tra i membri, si identificano e configurano con
le necessità sociali alle quali cercano di rispondere. Fissa-
no anche la loro dimora all’interno o nei pressi della realtà
esistenziale di necessità, povertà o debolezza che evange-
lizzano; e così, dal di dentro, incarnano e rendono visibile
l’amore salvifico di Dio. Queste fraternità consacrate danno
luogo agli Istituti religiosi di Fratelli e di Sorelle. San Gio-
vanni di Dio e San Giovanni Battista de la Salle, come anche
Sant’Angela Merici e Mary Ward per la parte femminile, tra
gli altri, furono strumenti dello Spirito per introdurre nella
Chiesa questi nuovi carismi fondazionali che si moltipliche-
ranno specialmente durante il secolo XIX.
I religiosi fratelli, nelle comunità monastiche come nei
conventi, nelle comunità di vita apostolica o nelle frater-
nità appena descritte, hanno messo in risalto la dignità dei
servizi e ministeri svolti in risposta alle molteplici necessità
degli uomini del loro tempo. Questi servizi, vissuti all’uni-
sono con la loro consacrazione e portati avanti con quali-
16

2.10 Page 20

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tà e competenza, sono divenuti il luogo centrale della loro
esperienza di Dio.
Sviluppando il tesoro comune
10. Il contesto attuale della Chiesa-comunione facilita e ri-
chiede più che mai che i religiosi fratelli riaffermino con
rinnovato impegno questa funzione costitutiva della vita
consacrata, non solo verso l’interno delle loro comunità
ma anche nei confronti di tutta la comunità ecclesiale. Sono
chiamati ad essere come fermento nella massa, guide esperte
di vita spirituale 29 che accompagnano fraternamente gli altri
credenti e li aiutano a scoprire le ricchezze dell’eredità cri-
stiana, oppure semplicemente a condividere come fratelli le
proprie scoperte con altri fratelli a mutuo beneficio. Sottoli-
neiamo alcuni aspetti di questo tesoro comune che i religio-
si fratelli si impegnano a sviluppare:
– Vita sacramentale. La consacrazione religiosa affonda
le sue radici nel battesimo e negli altri sacramenti dell’inizia-
zione. Attraverso di essi, il fratello vive l’impulso filiale ver-
so il Padre, celebra la vita nuova che ha ricevuto dal Signore
Risorto, si sente incorporato a Gesù Cristo Sacerdote, Pro-
feta e Re, e si lascia guidare dallo Spirito Santo.
– Appartenenza al Popolo di Dio. Il fratello afferma la sua
appartenenza al popolo dei credenti, inserendosi di buon
grado nella Chiesa locale e nelle sue strutture di comunione
e di apostolato, in conformità al proprio carisma. E afferma
29Vita consecrata, 55.
17

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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anche la sua appartenenza a tutta l’umanità, con la quale è
solidale in tutte le necessità, specialmente con i suoi membri
più deboli e vulnerabili: « Le gioie e le speranze, le tristezze
e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di
tutti coloro che soffrono […] e nulla vi è di genuinamente
umano che non trovi eco nel loro cuore ».30
– Integrazione personale di laicità e sacralità. Il fratello unisce
questi due aspetti nella propria persona. Recupera così l’unità
tra il profano e il sacro, unità che si fa soprattutto evidente
nell’incarnazione del Figlio di Dio.
– Segno della presenza di Dio nelle realtà secolari. Il fratello
assume i ministeri ecclesiali assieme ai suoi confratelli e ai
credenti che partecipano del medesimo carisma di fonda-
zione. Attraverso questo impegno cerca e indica la presenza
di Dio nelle realtà secolari, quali la cultura, la scienza, la
salute umana, il mondo del lavoro, la cura dei deboli e degli
svantaggiati. Al contempo, cerca e mostra l’essere umano,
uomo e donna, « considerato nella sua unità e nella sua to-
talità, corpo e anima, l’uomo cuore e coscienza, pensiero e
volontà », nella piena convinzione che « si tratta di salvare
l’uomo, si tratta di edificare l’umana società ».31
– Vita fraterna in comunità. Il fratello coltiva la comunio-
ne fraterna nella vita in comune e la proietta come suo modo
d’essere nelle sue relazioni al di fuori della comunità. Basan-
dosi sull’esperienza centrale della sua vocazione, quella di
30Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione pastorale sul-
la Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 1.
31Ibid., 3.
18

3.2 Page 22

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sentirsi con Gesù figlio amato del Padre, vive il comandamento
nuovo del Signore come asse centrale della sua esistenza e
come impegno primario della sua consacrazione religiosa.
– Un carisma condiviso. Il fratello prende coscienza della
ricchezza contenuta nel proprio carisma fondazionale, per
condividerlo con altri credenti laici, in modo che questi pos-
sano incarnarlo nel loro specifico stato di vita.32 Accetta di
essere strumento dello Spirito nella trasmissione del carisma
e assume la responsabilità di essere memoria viva del fon-
datore. In questo modo il carisma conserva la sua ricchezza
evangelica in ordine ad edificare la Chiesa, a promuovere il
bene degli uomini e a soddisfare alle necessità del mondo.33
Nell’impegno di accrescere il tesoro comune, il religio-
so fratello si sente fratello del popolo cristiano ed ascolta
interiormente la chiamata del Signore al suo Servo: « Ti ho
formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo » (Is 42,6). Questa
chiamata dà senso a tutta la sua esistenza e al suo agire, lo
trasforma in profeta in mezzo ai suoi fratelli e grazie ad essa
vive la sua consacrazione in una comunità missionaria ed
evangelizzatrice.
Fratello: esperienza cristiana delle origini
11. « Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero
chiedere specialmente una testimonianza di comunione fra-
32 Cf. Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Società di Vita Apostolica, Istruzione Ripartire da Cristo (19 maggio
2002), 31.
33 Cf. Christifideles laici, 24.
19

3.3 Page 23

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terna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano
ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come
vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate: “Da
questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amo-
re gli uni per gli altri” (Gv 13,35) ».34 La richiesta di Papa
Francesco a tutto il popolo cristiano fa risaltare il posto
speciale che la fraternità occupa nell’insieme del tesoro co-
mune cristiano. È la perla che i religiosi fratelli coltivano
con speciale attenzione. In questo modo essi sono, per la
comunità ecclesiale, memoria profetica della sua origine e
stimolo per ritornare ad essa.
Gli Atti degli Apostoli presentano la Chiesa nascente
come una comunità di discepoli, la cui missione è annun-
ciare la salvezza ed essere testimoni del Risorto, e la cui
forza è nella Parola, nella frazione del pane, nella preghiera
e nell’essere fratelli tra di loro. I discepoli sono fratelli; que-
sto è il segno del loro essere discepoli di Gesù. Sono fratelli
non tanto per un’opzione personale, bensì perché sono stati
convocati. Sono stati riuniti prima di essere inviati.
La fraternità è fonte di forza per la missione. Ma si
appoggia su un’altra forza: lo Spirito Santo. Nel giorno di
Pentecoste, lo Spirito scende sui fratelli riuniti in preghiera
e li lancia a dare testimonianza (cf. At 2,1ss). Sui fratelli, ri-
uniti nuovamente in preghiera sostenendosi a vicenda dopo
l’arresto e la liberazione di Pietro e di Giovanni, scende lo
34Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii Gaudium (24
novembre 2013), 99.
20

3.4 Page 24

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Spirito e li ricolma di forza perché proclamino la Parola di
Dio con coraggio (cf. At 4,23ss). Il racconto degli Atti degli
Apostoli ci mostra come la comunità dei discepoli prenda
progressivamente coscienza che fraternità e missione si richie-
dono mutuamente e che entrambe crescono per impulso
o esigenza dello Spirito. Si stabilisce in questo modo il se-
guente dinamismo: la cura della fraternità crea una maggior
coscienza della missione e la realizzazione della missione
produce fraternità.
L’impulso dello Spirito Santo riscatta e rinnova questo
messaggio nella Chiesa, specialmente nel contesto della vita
consacrata. Per questo suscita la presenza di religiosi fra-
telli all’interno delle Congregazioni clericali. Tale presenza
è importante, non solo per il contributo a rispondere alle
necessità materiali o di altro tipo, ma soprattutto perché in
queste Congregazioni essi sono memoria permanente della
« fondamentale dimensione della fraternità in Cristo »35 che tutti i
membri devono costruire. Per lo stesso motivo, lo Spiri-
to suscita anche gli istituti religiosi di Fratelli, unitamente
a quelli di Sorelle: tutti questi evocano perennemente nella
Chiesa il valore supremo della fraternità e del dono gratuito
di sé come espressioni eminenti di comunione.
Il nome di « fratelli» indica positivamente ciò che que-
sti religiosi assumono come missione fondamentale della
loro vita: « Questi religiosi sono chiamati ad essere fratelli di
Cristo, profondamente uniti a Lui, primogenito fra molti fratelli
35Vita consecrata, 60.
21

3.5 Page 25

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(Rm 8,29); fratelli fra di loro, nell’amore reciproco e nella
cooperazione allo stesso servizio di bene nella Chiesa; fra-
telli di ogni uomo nella testimonianza della carità di Cristo
verso tutti, specialmente i più piccoli, i più bisognosi; fratelli
per una più grande fratellanza nella Chiesa ».36
36Ibid., 60, citando il discorso di Giovanni Paolo II nell’Udienza
generale del 22 febbraio 1995.
22

3.6 Page 26

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2.
L’IDENTITÀ DEL RELIGIOSO FRATELLO
Un mistero di comunione per la missione
Memoria dell’amore di Cristo: « come io ho fatto a voi »
(Gv 13,15)
12. Per approfondire l’identità del fratello ci lasceremo il-
luminare interiormente dalla contemplazione di una delle
icone più stimolanti dei quattro vangeli: Gesù che lava i piedi
ai suoi discepoli.
Il racconto che l’evangelista Giovanni ci offre della cena
del Giovedì Santo inizia con questa solenne affermazione:
Gesù, « avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla
fine » (Gv 13,1). L’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli si
svolge in un contesto testamentario: Gesù vuole coinvolgere
i suoi discepoli e, attraverso di essi, tutta la Chiesa, a conti-
nuare il ministero di salvezza che culmina con la sua morte in
croce ma da lui vissuta in tutta la sua vita, come si riflette
nella risposta ai discepoli di Giovanni: « Andate e riferite a
Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli
zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti
risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia » (Lc 7,22).
La Chiesa si sente perciò costituita in popolo ministeria-
le per mandato di Gesù. Gli evangelisti raffigurano l’isti-
tuzione del ministero ecclesiale attraverso due icone. I tre
23

3.7 Page 27

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sinottici scelgono l’icona di Gesù che spezza e consegna
il suo Corpo e il suo Sangue ai discepoli, nel momento in
cui da’ loro questo incarico: « Fate questo in memoria di me »
(Lc 22,19). Il vangelo di Giovanni, invece, ci presenta l’icona
di Gesù con il grembiule ai fianchi in atto di lavare i piedi
ai suoi discepoli, per chiedere loro poi: « […] anche voi do-
vete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio,
infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi »
(Gv 13,14-15).
Nella coscienza della Chiesa, è alla luce dell’icona della
lavanda dei piedi che l’altra icona in cui Gesù distribuisce il
suo Corpo e Sangue trova il suo pieno significato. Il coman-
damento dell’amore fraterno, cioè, ci da’ la chiave fonda-
mentale per capire il senso dell’Eucarestia nella Chiesa. Così
lo esprime la liturgia del Giovedì Santo.
Questo testamento che la Chiesa riceve da Gesù, fa ri-
ferimento a due aspetti o dimensioni del ministero della salvez-
za, che si propaga nella Chiesa attraverso i diversi ministeri
particolari. Da una parte, mediante il sacerdozio ministeriale,
istituito con un sacramento specifico, la Chiesa garantisce la
sua fedeltà alla memoria dell’offerta di Gesù, della sua morte
e risurrezione, e la rende presente con l’Eucarestia. Dall’altra,
lo Spirito Santo stesso ravviva nei fedeli il ricordo di Gesù
nell’atteggiamento del servo e l’urgenza del suo mandato:
« Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli » (Gv 13,35).
Per questo motivo vengono suscitati tra i fedeli nume-
rosi carismi, al fine di accrescere la comunione mediante il
servizio fraterno. In tal modo la salvezza arriva ai più svan-
taggiati: perché i ciechi vedano, gli zoppi camminino, i pri-
24

3.8 Page 28

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gionieri siano liberati; e per educare i giovani, curare i ma-
lati, servire gli anziani… In questo modo l’amore fraterno
si declina concretamente in variegati servizi, molti dei quali
arrivano a istituzionalizzarsi e ad essere riconosciuti come
ministeri ecclesiali.37
La vita consacrata sorge nella Chiesa come risposta a
questa chiamata dello Spirito a mantenere fedelmente la
memoria dell’amore di Cristo, che ha amato i suoi sino alla
fine.38 Alla base delle diverse forme in cui questa risposta si
è espressa c’è sempre la scelta « del dono di se stesso per
amore del Signore Gesù e, in Lui, di ogni componente della
famiglia umana ».39
La vocazione e l’identità del religioso fratello acquisi-
scono significato in questa dinamica, che è al contempo
integrativa e complementare ai diversi ministeri, ma altresì
bisognosa e promotrice di segni profetici.
I. Il mistero:
la fraternità, dono che riceviamo
Testimone e mediatore: « Abbiamo creduto all’amore
di Dio »
13. Che cosa c’è alla base e all’origine della vocazione del
fratello, se non l’esperienza dell’amore di Dio? « Noi abbiamo
37 Cf. Vita consecrata, 60; Novo millennio ineunte, 46.
38 Cf. Vita consecrata, 75.
39Ibid., 3
25

3.9 Page 29

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riconosciuto l’amore di Dio per noi e vi abbiamo creduto » (1 Gv 4,16).
Questa è anche l’origine di ogni vocazione cristiana. « All’i-
nizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una
grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una
Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la
direzione decisiva ».40
L’opzione radicale che l’Antico Testamento propone al
popolo di Israele e ad ogni israelita in particolare si colloca
in questo contesto dell’incontro del credente con Dio, di
Dio che va incontro al Popolo con il quale ha fatto alleanza.
Ne nasce una consacrazione totale della vita: « Tu amerai il
Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con
tutte le forze » (Dt 6,4-5). Gesù riafferma questa esigenza,
ma unendola a quest’altra: « Amerai il tuo prossimo come te
stesso » (Lv 19,18). D’ora in poi questi due comandamen-
ti ne formeranno uno solo, indivisibile (cf. Mc 12,29-31).
« Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10), l’amore
adesso non è più solo un “comandamento”, ma è la risposta
al dono dell’amore, col quale Dio ci viene incontro ».41
La vocazione del fratello non consiste solo nell’essere
destinatario dell’amore di Dio, ma anche nell’essere testi-
mone e mediatore di questo stesso dono e del progetto di
comunione – radicato nella comunione trinitaria – che Dio
ha sull’umanità. Questo progetto, il Mistero che ci è stato
40Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est (25 dicembre
2005), 1.
41Ibid.
26

3.10 Page 30

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rivelato in Cristo, è rivolto a instaurare una relazione oriz-
zontale fra Dio e l’umanità, all’interno stesso dell’umanità,
dove Dio ha voluto situarsi.
Le relazioni di filiazione si trasformano così, simultane-
amente, in relazioni di fraternità. Per questo, dire « fratello »
equivale a dire « mediatore dell’amore di Dio », del Dio che
« ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché
chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita
eterna » (Gv 3,16).
Essere « fratello » significa anche essere mediatore dell’a-
more del Figlio, il Mediatore per eccellenza, che « li amò fino
alla fine » (Gv 13,1) e ci chiese di amarci come Egli ci ha
amati (Gv 13,34). Da questo mondo che Dio tanto ama, il
fratello non può fuggire; al contrario, è sospinto ad andargli
incontro e ad amarlo. Nel contemplare l’opera salvifica di
Dio, il fratello scopre se stesso come strumento del quale
Dio si avvale per rendere più visibile la sua alleanza, il suo
amore e la sua preoccupazione per i più deboli.
Il fratello è cosciente che tutta la creazione è pervasa
dalla presenza amorevole di Dio e che specialmente tutto
ciò che riguarda la persona umana fa parte del progetto sal-
vifico di Dio. Da questa consapevolezza nasce nel fratello
e nella comunità dei fratelli l’impegno per un qualificato
servizio professionale in tutte le aree, per quanto profane
queste possano sembrare.
Consacrato dallo Spirito
14. Non c’è nulla di più grande della consacrazione bat-
tesimale. Il Battesimo « ci rigenera alla vita dei figli di Dio,
27

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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ci unisce a Gesù Cristo e al suo Corpo che è la Chiesa, ci
unge nello Spirito Santo costituendoci templi spirituali ».42
Tutta l’esistenza del cristiano deve essere un processo di
integrazione nel piano di comunione significato nel Battesi-
mo, assumendo gli impegni battesimali secondo la vocazio-
ne ricevuta da Dio.
L’enunciato precedente corre il pericolo di non esse-
re compreso se non lo leggiamo nel contesto del grande
racconto della storia della salvezza, dal quale prende vita
e nel quale, grazie al Battesimo, il cristiano trova un luogo
proprio e insostituibile. Questa storia narra come la Trinità
proietta la propria comunione nella missione di salvare l’u-
manità, come in diversi modi cerca di instaurare un’alleanza
e si impegna in essa fino all’estremo con l’incarnazione del
Figlio. Questa storia di salvezza continua grazie all’azione
dello Spirito, che riunisce la Chiesa e la edifica con i suoi
doni per continuare a salvare con essa l’umanità.
A questo grande progetto di salvezza tutti partecipiamo,
perché « Dio in Gesù Cristo chiama ciascuno col proprio
inconfondibile nome ».43 Ognuno interviene attivamente
e la sua influenza sugli altri è decisiva. A ciascuno, come
membro della Chiesa, « è affidato un compito originale
insostituibile e indelegabile, da svolgere per il bene di tut-
ti ».44 Ognuno, grazie all’unzione ricevuta nel Battesimo e
42Christifideles laici, 10.
43Ibid., 28.
44Ibid.
28

4.2 Page 32

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nella Cresima, potrà ripetere le parole di Gesù: « Lo Spirito
del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare
ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà
gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore » (Lc 4,18-
19). Così « il battezzato partecipa alla medesima missione di
Gesù il Cristo, il Messia Salvatore ».45
Impegno pubblico: rendere visibile oggi il volto di
Gesù-fratello
15. In questa storia personale, che ha inizio con il Battesi-
mo, si inserisce e trova pieno significato la consacrazione
religiosa. Questa è « un singolare e fecondo approfondi-
mento della consacrazione battesimale », in quanto espri-
me una vocazione che implica « uno specifico dono dello
Spirito Santo ».46 Questo dono si sperimenta come impul-
so a proclamare con la propria vita davanti alla comunità
ecclesiale e davanti al mondo ciò che Gesù annuncia nella
sinagoga di Nazareth: « Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi
avete ascoltato » (Lc 4,21). Tale impulso, che caratterizza la vita
del profeta, è accompagnato da un invito – interiormente
percepito – a manifestare con il celibato volontario, abbrac-
ciato per amore e vissuto in comunità fraterna, la novità del
mondo rivelato in Gesù Cristo e la fecondità della sua alle-
anza con la Chiesa, oltre i vincoli della carne e del sangue.
45Ibid., 13.
46Vita consecrata, 30.
29

4.3 Page 33

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Ogni consacrazione religiosa manifesta ai fedeli che il
mistero di Cristo Salvatore si compie ora e qui, in questo mon-
do e per mezzo della Chiesa di oggi. In ogni tempo e luogo
le persone consacrate rivelano ai loro contemporanei i tratti
di Gesù, con i quali Egli mostrava che il mistero del Regno
di Dio aveva già fatto irruzione nella storia. Questa visibilità
si manifesta attraverso la presenza concreta, nel qui ed ora,
del carisma di ogni famiglia consacrata. Per questo motivo,
le persone consacrate dovrebbero chiedersi frequentemen-
te: Come essere testimoni del Signore oggi? Che tipo di pre-
senza dobbiamo assumere perché il Signore possa essere
visto, intuito, dalla gente di oggi?
La vita consacrata è chiamata a essere « memoria vivente
del modo di esistere e di agire di Gesù come Verbo incarnato di
fronte al Padre e di fronte ai fratelli ».47 In particolare, il re-
ligioso fratello, come la religiosa, rende visibile nella Chiesa
il volto di Cristo fratello, « primogenito tra molti fratelli » (Rm
8,29), artefice di una nuova fraternità da lui instaurata con il
suo insegnamento e la sua vita.
Esercizio del sacerdozio battesimale
16. Il Concilio Vaticano II ha posto in evidenza la ricchez-
za del battesimo e la grandezza del sacerdozio comune a
tutti i battezzati. Ha messo in luce la mutua relazione tra
il sacerdozio battesimale e il sacerdozio ministeriale, ricor-
47Ibid., 22.
30

4.4 Page 34

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dando che quest’ultimo è radicalmente ordinato a quello di
tutti i fedeli.48
Il religioso fratello, vivendo la sua condizione laicale
mediante una speciale consacrazione, è testimone del va-
lore del sacerdozio comune, ricevuto nel Battesimo e nella
Confermazione: « […] ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il
suo Dio e Padre » (Ap 1,5-6). La sua consacrazione religiosa
costituisce di per sé un esercizio in pienezza del sacerdozio
universale dei battezzati. L’atto essenziale di questo sacer-
dozio consiste nell’offerta del sacrificio spirituale con cui il
cristiano si offre a Dio come sacrificio vivente, santo e gradito a
Dio (Rm 12,1) in risposta al suo amore e per conseguire la
sua gloria.
Il fratello vive la comunione con il Padre, fonte di ogni
vita, tramite l’offerta totale della sua esistenza a Lui, in atteg-
giamento di lode e di adorazione. Vivendo profondamente
radicato in Dio, il fratello consacra tutta la creazione, ricono-
scendo la presenza di Dio e l’azione dello Spirito nelle crea-
ture, nelle culture e negli eventi. E, proprio perché riconosce
questa presenza attiva, può annunciarla ai suoi contempora-
nei. Questa capacità è il frutto di un processo permanente di
apertura a Dio mediante la sua consacrazione, per cui vive
quotidianamente il proprio sacerdozio battesimale.
In tutto simile ai fratelli
17. La consacrazione religiosa aiuta il fratello a partecipare
più consapevolmente alla dimensione fraterna che caratte-
48  Cf. Christifideles laici, 22; cf. Lumen gentium, 10.
31

4.5 Page 35

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rizza il sacerdozio di Cristo, il quale « doveva rendersi in tutto
simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e
degno di fede » (Eb 2,17-18). Per rivestirci della sua figliolanza
divina, Gesù Cristo divenne prima fratello, condividendo
con noi la carne e il sangue e facendosi solidale con le soffe-
renze dei suoi fratelli. Fratello è l’appellativo con cui si rivol-
ge ai discepoli dopo la sua resurrezione, e Maria Maddalena
è incaricata di comunicarlo: « […] va’ dai miei fratelli e di’ loro:
Salgo al Padre mio e Padre vostro […]” » (Gv 20,17).
Nella comunità fraterna che lo accoglie, il religioso fra-
tello sperimenta il mistero di Gesù risorto come annuncio
e invio. Questa comunità è spazio teologale49 in cui Gesù si
fa presente in mezzo ai fratelli (cf. Mt 18,20) per riunirli con
un cuore solo, per donare loro il suo Spirito (cf. Gv 20,22)
e inviarli, come Maria Maddalena, ad annunciare che in Cri-
sto tutti siamo fratelli, figli del medesimo Padre. Fondato in
questa esperienza, il fratello svolge il sacerdozio battesimale
per la fraternità, facendosi per essa un ponte che unisce Dio
e i suoi fratelli, unto e inviato dallo Spirito per far giungere a
tutti, e specialmente ai più piccoli dei suoi fratelli, ai membri
umanamente più deboli, la buona notizia dell’amore e della
misericordia di Dio.
Sia il religioso fratello che il laico impegnato nella so-
cietà secolare vivono il sacerdozio universale con modalità
diverse. Entrambe manifestano la ricchezza multiforme di
questo sacerdozio che implica vicinanza a Dio e vicinanza
49 Cf. Vita consecrata, 42.
32

4.6 Page 36

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al mondo, appartenenza alla Chiesa come serva del Signo-
re e alla Chiesa che si costruisce nel mondo, il cui destino
e fine ultimo è Dio. Il laico impegnato nel mondo ricorda
efficacemente al religioso fratello che questi non può es-
sere indifferente alla salvezza dell’umanità né al progresso
terreno, voluto da Dio e ordinato a Cristo. Il fratello, da
parte sua, ricorda al laico impegnato nella società secola-
re che il progresso terreno non è la meta definitiva, che
l’edificazione della città terrena va sempre fondata nel Si-
gnore e a lui diretta, né avvenga che lavorino invano quelli che la
edificano.50
La professione: un’unica consacrazione, espressa
in voti diversi
18. L’offerta di sé si fa pubblica ed è ricevuta dalla Chiesa
attraverso la professione dei voti. La consacrazione precede
i voti, li assume e li supera esistenzialmente. Questa affer-
mazione si comprenderà alla luce di quanto segue.
Per rispondere all’azione amorosa di Dio che la consa-
cra, la persona consacrata si offre a Dio con la professione
dei voti: offre, anzitutto, la propria vita, per farla diventare
segno del primato di Dio, di una vita tutta per Lui, dell’al-
leanza, dell’amore di Dio per il suo Popolo. È l’impegno
dell’amore come orientamento fondamentale della vita. È il
vincolo della fraternità come risposta al dono dell’adozione
filiale, ricevuto da Dio nel suo Figlio Gesù.
50 Cf. Lumen gentium, 46.
33

4.7 Page 37

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Questa consacrazione, che unifica e integra la vita, im-
pegna la persona a vivere nel qui e ora di ogni giorno il sacri-
ficio di sé in tutte le dimensioni della sua concreta esistenza.
In questo dinamismo integrante acquistano senso i voti, che
comprendono, con accenti diversi, la totalità dell’esistenza.
Nella storia della vita consacrata, la professione pubbli-
ca religiosa si è esplicitata in diverse forme, ma a partire dal
secolo XIII è diventata comune la tendenza a esprimerla at-
traverso i consigli evangelici, che fanno risaltare l’intenzione
di conformare a Cristo tutta l’esistenza,51 nelle tre dimensioni
essenziali: castità, povertà e obbedienza.
Il religioso fratello esprime la sua consacrazione attra-
verso la professione dei consigli evangelici, manifestando
l’unità della sua vita e la sua conformità a Cristo, a partire
dal fulcro del Vangelo, il comandamento dell’amore di Dio
e del prossimo. Vive la castità soprattutto come esperienza
dell’amore di Dio, dal quale si sente spinto ad amare tutti e a
promuovere la comunione attraverso la testimonianza della
sua fraternità.52 Vive la povertà come chi ha ricevuto gratu-
itamente, nella persona di Gesù, la perla preziosa del Regno
di Dio; attraverso di essa si rende disponibile a costruire la
fraternità e a servire, nella carità, tutti, specialmente i più
poveri; questa povertà favorisce l’apertura tra i fratelli e fa
scoprire loro il bisogno che ognuno ha dell’altro. Vive l’ob-
bedienza, in particolare, come ricerca in comune della vo-
51 Cf. Vita consecrata, 16.
52 Cf. ibid., 46; 51.
34

4.8 Page 38

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lontà del Padre, nella fraternità animata dallo Spirito, con la
disponibilità a camminare insieme in unione di spirito e di
cuore,53 accettando con gioia le mediazioni umane indicate
dalla Regola dell’Istituto.54
I voti, pertanto, esprimono l’impegno del fratello a vive-
re il mistero di Dio, di cui è stato costituito, in unione con i
suoi fratelli, segno e profezia per la comunità ecclesiale e per il
mondo:55 mistero di amore, di alleanza, di fraternità.
Una spiritualità incarnata e unificante
19. La dimensione profetica è parte essenziale dell’identi-
tà del consacrato e si accresce, in primo luogo, attraverso
l’ascolto. Così la vive il Servo di Yahveh: « Ogni mattina fa
attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli » (Is 50,4).
Solo l’esperienza di essere radicato in Dio e imbevuto della
sua Parola può garantire il vivere questa dimensione nell’a-
zione apostolica, poiché « la vera profezia nasce da Dio,
dall’amicizia con Lui, dall’ascolto attento della sua Parola
nelle diverse circostanze della storia ».56 Dalla dedizione alla
contemplazione, che ci aiuta a vedere le cose e le persone
come le vede Dio, deriva la capacità di leggere in profondità
53 Cf. ibid., 92.
54 Cf. Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Società di Vita Apostolica, Istruzione Il servizio dell’autorità e l’obbe-
dienza (11 maggio 2008), 9.
55 Cf. Vita consecrata, 15.
56Ibid., 84.
35

4.9 Page 39

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i segni dei tempi, per cogliere in essi l’appello di Dio a ope-
rare secondo i suoi piani,57 per scoprire la presenza di Dio
nelle persone e specialmente nei poveri.
La spiritualità del fratello deve condurlo a rivivere in
modo speciale l’esperienza cristiana delle origini, espressa
simbolicamente dall’evangelista Matteo: « Ed ecco, il velo
del tempio si squarciò in due» (Mt 27,51). Questa immagine
ci suggerisce che Gesù, con la sua morte, « ha inaugurato
per noi “ una via nuova e vivente” “attraverso il velo, cioè la
sua carne” (Eb 10,20) per farci incontrare con il Padre. La
presenza di Dio non è più esclusiva di un “luogo sacro”,
perché, da quel momento in poi, Dio va adorato  in spirito e
verità ” » (Gv 4,24).
Il fratello è chiamato a vivere questa spiritualità incar-
nata e unificatrice che lo apre all’incontro con Dio, non
solo nell’ascolto della Parola, nei Sacramenti, nella liturgia
e nella preghiera, ma anche nella realtà quotidiana: in tutti i
suoi impegni, nella storia del mondo, nei progetti temporali
dell’umanità, nella realtà materiale, nel lavoro, nella tecnica.
Tale spiritualità si fonda in una profonda visione unitaria
del disegno divino: è lo stesso Dio, Padre del nostro Signore
Gesù Cristo, che crea il mondo e lo salva. Si tratta quindi di
portare tutta la vita nella preghiera, in modo che la preghie-
ra si prolunghi nella vita.
I religiosi fratelli conciliano la preghiera ufficiale della
Chiesa con la dimensione di servizio che caratterizza la loro
57 Cf. ibid., 73.
36

4.10 Page 40

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vita consacrata. Coltivano così un atteggiamento contem-
plativo, capace di lasciar trasparire la presenza di Gesù nel-
la loro storia, nella loro vita quotidiana, nei loro compiti e
impegni, per poter esclamare con Lui: « Ti rendo lode, o Padre,
Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapien-
ti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli » (Lc 10,21).
Una spiritualità della Parola per vivere il Mistero
« in casa », con Maria
20. I tre vangeli sinottici presentano una scena nella quale
Gesù stabilisce una chiara differenza tra « sua madre e i suoi
fratelli » secondo la carne e « sua madre e i suoi fratelli che
ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica » (Lc 8,21). Nel
racconto Gesù si esprime nettamente a favore di questi ulti-
mi. I primi stanno fuori della casa, lo chiamano da fuori; i se-
condi stanno attorno a Lui, all’interno della casa, ascoltandolo.
In questa nuova categoria di relazione familiare stabilita da
Gesù, Maria trova la sua vera grandezza e il suo profondo
significato per la comunità cristiana. Di lei afferma lo stesso
S. Luca: « Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditan-
dole nel suo cuore » (Lc 2,19.51). Maria accoglie e vive a fondo
il mistero dell’amore di Dio fino a farlo diventare sua stessa
carne. Ella è vincolo d’unione nella nascente comunità di
fratelli, colei che la accompagna e nella quale si inserisce
come madre e sorella; e in questa fraternità orante riceve lo
Spirito (cf. At 1,14; 2,1-4).
Come Maria, il religioso fratello è invitato a vivere inten-
samente la spiritualità della Parola, a fare quest’esperienza di
37

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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stare in casa, intorno a Gesù, ascoltando il suo messaggio, e
a vivere accanto a Lui il mistero del Padre che ci fa figli nel
Figlio e fratelli tra di noi e con Gesù.
Come Maria, il fratello è invitato a lasciarsi riempire dal-
lo Spirito, ad ascoltare dentro di sé il suo grido, che risuo-
na nel più profondo del cuore: Abba! (Gal 4,6; Rm 8,15).
Quest’esperienza è l’unica nella quale la sua vocazione può
trovare sostegno.
Appoggiato e ispirato da Maria, il fratello vive nella sua
comunità l’esperienza del Padre che riunisce i fratelli assie-
me al Figlio intorno alla mensa della Parola, dell’Eucaristia
e della vita. Con Maria, il fratello canta la grandezza di Dio
e proclama la sua salvezza: per questo si sente spinto a cer-
care e far sedere alla mensa del Regno coloro che non han-
no da mangiare, gli esclusi dalla società e gli emarginati dal
progresso. Questa è l’eucaristia della vita che il fratello è
invitato a celebrare attraverso il suo sacerdozio battesimale,
confermato con la sua consacrazione religiosa.
II. La comunione:
la fraternità, dono che condividiamo
Dal dono che riceviamo al dono che condividiamo:
« siano una sola cosa perché il mondo creda » (cf. Gv 17,21)
21. Il mistero di comunione della propria vita interiore che
la Trinità ci comunica si trasforma in dono condiviso dai
fratelli nella comunità. Questo stesso dono, ricevuto e con-
diviso, sarà anche consegnato nella missione.
38

5.2 Page 42

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Base della comunità religiosa è, soprattutto, il dono
della fraternità ricevuto, prima ancora dello sforzo o della
generosità dei suoi membri o del servizio che compiono.
« Quando si dimentica questa dimensione mistica e teologa-
le, che mette in contatto con il mistero della comunione di-
vina presente e comunicata alla comunità, si giunge irrime-
diabilmente a dimenticare anche le ragioni profonde del fare
comunità, della paziente costruzione della vita fraterna ».58
La comunità dei fratelli manifesta così il carattere uni-
versale della fraternità inaugurata da Cristo, poiché non
poggia su legami naturali, ma sulla forza dello Spirito San-
to, principio vivo dell’amore tra gli esseri umani. La vita
comunitaria autentica costituisce un segno vivo della
realtà essenziale che i fratelli devono annunciare. L’amore che
Dio ha mostrato all’umanità in Gesù Cristo diventa principio
di unione degli esseri umani tra di loro: « tutti siano una sola
cosa […] perché il mondo creda » (Gv 17,21). Costruita sulla
fede, la comunità esercita il ministero di rivelare l’amore di
Dio Trinità mediante la comunione che in essa regna.
Consacrazione e missione sono unite nella comunità.
Nella comunità, riunita nel nome di Gesù, il fratello speri-
menta il mistero di Dio: l’amore del Padre, la vita di Gesù
risorto, la comunione dello Spirito Santo. Il Signore consa-
cra il fratello nella comunità e da essa lo invia a comunicare
il medesimo mistero: l’amore, la vita, la comunione.
58Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le So-
cietà di Vita Apostolica, Istruzione La vita fraterna in comunità (2
febbraio 1994), 12.
39

5.3 Page 43

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Comunità che svolge il sacerdozio battesimale
22. La comunità dei fratelli è in se stessa una manifestazione
privilegiata del sacerdozio battesimale. Tutta la comunità è
ordinata a rendere possibile ai suoi membri l’esperienza di
essere eletti dal Signore, costruiti « quali pietre vive […] come
edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali
graditi a Dio, mediante Gesù Cristo » (1Pt 2,5). L’immagine del-
la prima lettera di San Pietro dà l’idea del dinamismo di un
edificio in costruzione. È molto adatta per fare riferimento
ad una comunità religiosa di fratelli chiamata ad esprimere la
dimensione del sacerdozio comune.
La comunità organizza la sua vita per cogliere l’azione di
Dio nei suoi impegni giornalieri e scoprire in questi la sto-
ria della salvezza che si va compiendo giorno dopo giorno.
Nella contemplazione stessa la comunità si scopre media-
trice dell’azione salvifica di Dio. Ringrazia, celebra e si offre
per continuare, come strumento, la storia della salvezza.
La materia dell’offerta sacerdotale della comunità è la
realtà stessa dei fratelli, con i limiti, le povertà e debolezze
di ognuno. I fratelli costruiscono la comunità con il dono
gioioso di se stessi. È un’esperienza eucaristica, con la quale
essi si uniscono a Cristo nella sua offerta al Padre, per conti-
nuare la sua opera redentrice attraverso la loro comunità. In
questa celebrazione della vita non può mancare il perdono
tra i fratelli, non solo come esigenza dell’amore e condizio-
ne per costruire la comunità, bensì come espressione del
sacerdozio battesimale. Essi diventano così mediatori, gli
40

5.4 Page 44

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uni per gli altri, della grazia e del perdono che vengono da
Gesù risorto (cf. Gv 20,22-23).
Fraternità ministeriale, « fonte e frutto della missione »
23. La comunione « rappresenta la sorgente e insieme il
frutto della missione ».59 Quest’affermazione della riflessio-
ne post-conciliare della Chiesa trova un’immagine visibile
nella comunità che i fratelli costrui-scono. Questa è sempre
una fraternità per la missione. Non si tratta, semplicemente,
che la comunità abbia un’occupazione esterna apostolica.
Il mistero di Dio salvatore scaturisce come fonte nella co-
munità, è vissuto tra i fratelli e si proietta nella missione
ecclesiale. Ritorna poi alla comunità, dandole nuova vita at-
traverso l’esperienza vissuta nella missione.
Spinti dai rispettivi carismi di fondazione, gli Istituti di
Fratelli costruiscono comunità che si situano dentro la missio-
ne, in qualche parte della grande missione ecclesiale, sia essa
attiva, contemplativa o mista. La comunità opera come am-
basciatrice dell’amore di Dio nel mondo, strumento della sua
salvezza tra coloro che soffrono, tra gli emarginati, tra i pic-
coli e i deboli. Essa incarna la presenza salvifica di Dio nella
realtà umana bisognosa di salvezza. Per questo è facile iden-
tificarla come segno che conduce direttamente al significa-
to. Si presenta come un gruppo di fratelli che si sforzano di
vivere in comunione attorno a Colui che li ha riuniti e che
comunicano questa esperienza come messaggio di Colui
che li invia.
59Christifideles laici, 32.
41

5.5 Page 45

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L’approvazione degli Istituti di Fratelli da parte della
Chiesa comporta, in primo luogo, l’incarico della missione
da essi compiuta in base al proprio carisma, e, in secondo
luogo, il riconoscimento che il loro impegno nelle diverse
situazioni umane non è qualcosa di accidentale o di esterno
alla loro vita religiosa, ma forma parte essenziale della loro
identità e della loro consacrazione. Oltre ai compiti concre-
ti che svolgono, queste comunità consacrate rappresentano
la Chiesa, sacramento universale di salvezza,60 all’interno della
società e specialmente accanto ai poveri e a coloro che sof-
frono.
Sembra, quindi, appropriato riferirci a queste comunità
di fratelli come fraternità di servizio, nel senso che il ministero
ecclesiale61 assunto dalla comunità di fratelli dà ad essa una
peculiare identità nella Chiesa. Oltre a questo, la comunità
mette l’accento sul rapporto fraterno tra i suoi membri e
con i destinatari della sua missione. Chi compie il ministero
non è l’individuo, ma la comunità. I membri di una comu-
nità ministeriale possono compiere funzioni molto diverse;
qualcuno può anche essere impedito a svolgere qualsiasi
attività esterna, per malattia o per età. Il ministero non si
identifica con un compito concreto. È l’insieme della comu-
nità che lo realizza attraverso i diversi servizi dei suoi mem-
bri, incluso quello della preghiera, dell’offerta, della soffe-
renza da parte dei malati, della solidarietà vicendevole… La
60Lumen gentium, 48.
61 Cf. Vita consecrata, 60.
42

5.6 Page 46

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comunità intera si assume la responsabilità della missione
che la Chiesa le ha affidato.
La fraternità nel servizio ha costituito un apporto fon-
damentale degli Istituti religiosi di Fratelli alla vita consacra-
ta e alla Chiesa. Per suo mezzo questi Istituti sottolineano
il legame indissolubile tra comunione e missione, il ruolo
essenziale dell’amore fraterno come asse centrale dell’evan-
gelizzazione, l’estensione e la complessità di essa, la real-
tà dell’azione dello Spirito e i semi della Parola 62 presenti in
qualche modo in ogni popolo e cultura.
Comunione fraterna e vita comune
24. La vita in comune, caratteristica essenziale della vita re-
ligiosa dei fratelli, ha la finalità di favorire intensamente la
comunione fraterna; tuttavia la vita fraterna non si realizza
automaticamente con l’osservanza delle norme che regola-
no la vita comune.63
Anche se è certo che le strutture sono necessarie, la co-
munità dei fratelli si rivela principalmente nei suoi compor-
tamenti. I fratelli si riuniscono per partecipare più intensa-
mente alla vita e alla missione di Gesù, per testimoniare la
fraternità e la figliolanza alla quale tutti i fedeli sono chiamati.
La comunità è, quindi, per i fratelli, una esperienza, più
che un luogo; o meglio ancora, i fratelli vivono in comune,
62Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sull’attività mis-
sionaria della Chiesa Ad gentes, 11.2 e 15.1.
63 Cf. La vita fraterna in comunità, 3.
43

5.7 Page 47

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si riuniscono in un luogo per poter vivere a fondo quest’espe-
rienza. In tal modo rispondono alla chiamata ad essere esper-
ti di comunione,64 segni efficaci della possibilità di instaurare
relazioni profonde radicate nell’amore di Cristo.
L’amore reciproco è il distintivo dei cristiani (cf. Gv
13,35) ed è il segno che i fratelli offrono. Questo dev’essere
il criterio di discernimento di ogni comunità di fratelli, al
di sopra dell’efficacia dei loro servizi. È facile vedere come
nel periodo di fondazione di ogni Istituto di Fratelli l’amo-
re fraterno rappresenti l’asse centrale del progetto e venga
assunto esplicitamente l’ideale dei primi cristiani: essere « un
cuore solo ed un’anima sola » (At 4,32). Da questo centro, essi
organizzano la loro azione apostolica, coscienti del fatto
che essa consiste nel trasmettere ciò che i fratelli vivono
prima in comunità. La loro fraternità sarà creatrice di frater-
nità, e la missione dei fratelli si profila fin dall’inizio come
essere comunione e creare comunione.
Fraternità e consigli evangelici: un segno controcorrente
25. L’esperienza profetica della fraternità65 da parte dei fra-
telli si accompagna con l’impegno di assumere lo stile di
vita di Gesù. Il celibato consacrato permette loro di vivere
pienamente la vita comunitaria e di essere fratelli di tutti,
invece di vivere un amore esclusivo. La povertà, come scelta
di uno stile di vita sobrio e semplice, fa condividere i beni
64Vita consecrata, 46.
65 Cf. ibid., 85.
44

5.8 Page 48

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per sperimentare così la comunione fraterna con gli altri.66
E l’obbedienza, per cui tutti aderiscono al progetto comu-
ne, li unifica « nella medesima testimonianza e nella medesi-
ma missione, pur nella diversità dei doni e nel rispetto delle
singole individualità ».67 Questo modo di vivere profetico
esige una rottura iniziale con il luogo di provenienza, con
la famiglia, con gli amici e con il popolo… per recuperarli
poi con il radicamento nella nuova famiglia, inserita nella
fraternità universale.
La comunità dei fratelli vive la sua missione profetica
controcorrente, perché il suo stile di vita secondo il vangelo
si oppone a quello che il mondo promuove. È un segno
della « fraternità nata dallo Spirito, dalla libertà interiore di
chi si fida di Dio nonostante i limiti umani di quanti Lo
rappresentano ».68 Per questo motivo è luogo d’impegno
multiforme, d’interdipendenza mutua, di concordia e di so-
lidarietà, che si apre e si proietta all’esterno, in un modo di
vita esigente, nel discernimento di uno stile di vita alla luce
del vangelo. Non va dimenticato che, tuttavia, si tratta di
un segno fragile: ha bisogno di un continuo rinnovamento,
dev’essere vissuto nel cammino verso la santità e nel dina-
mismo evangelico che vivifica e rigenera costantemente le
strutture.
66 Cf. Papa Francesco, Messaggio per la celebrazione della XLVII
Giornata Mondiale della Pace (1 gennaio 2014), 5.
67Vita consecrata, 92.
68Ibid.
45

5.9 Page 49

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Comunità in ricerca
26. All’inizio della sua esperienza vocazionale (At 22,3-21)
l’Apostolo Paolo chiede: « Che devo fare, Signore?  » La doman-
da segna il cambio radicale di atteggiamento avvenuto in lui
nell’abbandonare la sua strada per entrare in quella di Gesù.
Non troverà la risposta nel compimento esatto della Legge
e delle tradizioni della Sinagoga, ma nell’ascolto delle per-
sone, nella lettura degli avvenimenti e nella contemplazione
della Parola.
I religiosi fratelli, nell’affrontare il presente, devono pro-
vare a porsi la stessa domanda di Paolo: « Che devo fare, Signo-
re?  » Questa domanda però, sarà sincera se preceduta dalla
disponibilità ad « alzarsi », poiché questa è la prima esigenza
della risposta (cf. At 22,10.16). La fedeltà al tempo presen-
te esige, cioè, la disposizione personale al cambiamento e
al non installarsi. Senza questa disposizione non servirà a
molto il rinnovamento delle strutture.
Il fratello non pone la domanda a se stesso, ma la rivolge
al Signore Gesù, perché vuole conoscere e compiere la sua
volontà. Dovrà essere un contemplativo, per scoprire Lui nelle
persone e negli avvenimenti alla luce della Parola. Questa
illuminazione permette al fratello di leggere la vita quotidia-
na secondo il cuore di Dio e di vivere ogni momento come
tempo di grazia e salvezza.
La vita consacrata, come ogni forma di vita cristiana, è
una ricerca della perfezione nella carità.69 La vocazione del fratel-
69 Cf. ibid., 30; 35.
46

5.10 Page 50

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lo e l’impegno che ne consegue di essere memoria per tutti
di questa esigenza è anche motivo per uno sforzo maggio-
re.70 In questa ricerca si deve stare molto attenti al logora-
mento della vita fraterna in comunità. Sono molti i fattori
che tendono a distruggerla se i fratelli non la costruiscono
ogni giorno e non riparano i danni che si producono. Fa
parte del loro processo di conversione il tornare continuamente
all’essenziale, alla loro missione profetica nella Chiesa: vivere
la fraternità come dono ricevuto da Dio e costruirla, con il
suo aiuto e con l’impegno comune, all’interno e all’esterno
della comunità.
III. La missione:
la fraternità, dono che consegniamo
La vita come fraternità con i piccoli: « tutto quello che
avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli »
(Mt 25,40)
27. Ci sono due immagini evangeliche che ci illustrano il
senso della missione del fratello: una è quella di Gesù che ha
compassione della folla, « perché erano come pecore che non han-
no pastore » (Mc 6,34). Gesù li sazia ampiamente con il pane
della sua Parola e, mosso da compassione, chiede ai suoi
discepoli che distribuiscano anche il pane della vita naturale:
« Voi stessi date loro da mangiare » (Mc 6,37).
70 Cf. ibid., 39; 93.
47

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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L’altra immagine ci presenta ancora Gesù, il Figlio dell’uo-
mo, però questa volta la sua compassione si presenta come
autentica fraternità con i più svantaggiati, fino a identificarsi
con loro. Il suo comando si converte in un solenne ammo-
nimento: « tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli
più piccoli, l’avete fatto a me », « tutto quello che non avete fatto a uno
solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me » (Mt 25,40.45).
In tutto il Vangelo è evidente la preoccupazione di Gesù
per alleviare le sofferenze e soddisfare le necessità della gen-
te, fino al punto di identificarsi egli stesso con i più bisogno-
si e di avvertire che solo coloro che se ne prenderanno cura
erediteranno il Regno promesso. Allo stesso modo, il man-
dato che ricevono i discepoli nell’invio all’evangelizzazione
non si riferisce solo all’annuncio del messaggio spirituale,
ma anche alla liberazione da quanto opprime la persona e
il suo sviluppo umano,71 in quanto « tra evangelizzazione e
promozione umana – sviluppo, liberazione – esistono, in-
fatti, dei legami molto forti ».72
La Chiesa, in tutta la sua storia, ha preso molto seria-
mente il comando di Gesù: « Voi stessi date loro da mangia-
re ». La sua azione evangelizzatrice è stata sistematicamente
legata alla distribuzione del pane umano, nelle sue diver-
se forme: alimento, salute, liberazione, cultura, senso della
vita, ecc. In modo speciale, la storia della vita consacrata
racconta questo sforzo che converte in realtà la Buona No-
tizia del Regno.
71 Cf. Mt 10,1; Mc 3,14-15; 6,12-13.
72Evangelii nuntiandi, 31.
48

6.2 Page 52

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La missione del fratello segue questo stesso movimento
presentato dalle due icone appena contemplate. Per un lato,
è frutto di un cuore che si lascia prendere dalla compassio-
ne per i bisogni e le miserie dell’umanità; in queste necessità
sente la chiamata di Cristo che lo invia a calmare la fame
nelle sue varie forme; il suo carisma lo farà particolarmente
sensibile a qualcuna di esse. Ma non basta! Il fratello, la cui
vocazione ultima è identificarsi con il Figlio dell’uomo, si
sente sospinto a farsi come lui: fratello dei più piccoli. In
tal modo può a sua volta offrire, attraverso la missione, il
dono della fraternità che ha ricevuto e che vive nella propria
comunità. Si tratta di un dono i cui destinatari sono i fratelli
minori con i quali Cristo si è identificato. La missione non
è « quello che fa », ma la sua stessa vita, trasformata in comu-
nione con i piccoli: « Perché il dono non umili l’altro, devo
dargli non soltanto qualcosa di mio, ma me stesso; devo
essere presente nel dono come persona ».73
Partecipando al mistero di Gesù, « il Buon Pastore »
28. « […] i religiosi fratelli svolgono, dentro e fuori della
comunità, diversi e preziosi servizi partecipando così alla
missione di proclamare il Vangelo e di testimoniarlo con la
carità nella vita di ogni giorno. In effetti, alcuni di tali servizi
si possono considerare ministeri ecclesiali, affidati dalla legit-
tima autorità ».74 I servizi « sono tutti, anche se in modalità
73Deus caritas est, 34.
74Vita consecrata, 60.
49

6.3 Page 53

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diverse, una partecipazione al ministero di Gesù Cristo, il
buon Pastore che dà la vita per le sue pecore (cf. Gv 10,11 ),
il servo umile e totalmente sacrificato per la salvezza di tutti
(cf. Mc 10,45) ».75
L’immagine del Buon Pastore, come l’immagine del Ma-
estro con l’asciugamano ai fianchi intento a lavare i piedi ai
suoi discepoli, ci parla non di potere, ma di servizio, di amore
e di sacrificio fino a dar la vita. Così il fratello deve intendere
il proprio servizio, qualunque siano le funzioni concrete a lui
affidate in complementarietà con i suoi fratelli.
Tra i servizi e i ministeri svolti dai fratelli, alcuni sono
legati alla vita interna della Chiesa, altri hanno un carattere
esplicitamente missionario. Alcuni dipendono da funzioni
più spirituali, come il servizio della Parola di Dio o la litur-
gia; altri, invece, manifestano la Chiesa sollecita per il bene
materiale degli uomini, come forza sanante e trasformante
dello Spirito.
In qualsiasi caso, la missione del fratello non si ridu-
ce all’attività che realizza, anche se apostolica. Missio-
ne è l’opera di evangelizzazione nel suo senso più ampio.
« Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria
della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per
evangelizzare […] ».76 Lo stesso deve potersi affermare della
vita consacrata e, in modo particolare, di quella del religioso
fratello: nella sua chiamata « è quindi compreso il compito
75Christifideles laici, 21.3.
76Evangelii nuntiandi, 14.
50

6.4 Page 54

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di dedicarsi totalmente alla missione. […] Prima di caratterizzarsi
per le opere esteriori, [la missione] si esplica nel rendere
presente al mondo Cristo stesso mediante la testimonian-
za personale. È questa la sfida, questo il compito primario
della vita consacrata! […] la persona consacrata è in mis-
sionein virtù della sua stessa consacrazione, testimoniata
secondo il progetto del proprio Istituto ».77 In questa intima
relazione fra missione e consacrazione è radicata l’unità di
vita del religioso, che si impegna nella missione in virtù della
sua consacrazione e vive la sua consacrazione attraverso la
missione.
Le attività, comprese le più apostoliche, potranno mu-
tare o addirittura scomparire a causa della malattia o del-
la vecchiaia, però la missione rimane sempre. L’opera di
evangelizzazione, vissuta e animata dal proprio carisma, è
la ragione di essere del fratello e ciò che dà senso alla sua
consacrazione religiosa. Come Gesù, anch’egli deve poter
dire: « Per loro io consacro me stesso » (Gv 17,19).
Non si tratta dunque di una questione di compiti, ma
di identità: « Io sono una missione in questa terra, e per questo
sono in questo mondo. Bisogna riconoscersi come marcati
a fuoco per questa missione di illuminare, benedire, vivifi-
care, sollevare, guarire, liberare ».78 Il ministro è la persona
del fratello nella sua completezza: consacrato, uomo di co-
munità, identificato con la missione. Egli assume in modo
77Vita consecrata, 72.
78Evangelii gaudium, 273.
51

6.5 Page 55

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totalizzante il privilegio e la responsabilità di rappresentare,
nella e per la Chiesa, il Buon Pastore che dà la vita per le
sue pecore.
Missione che conduce alle fonti: « Vieni e vedi »
29. La sete di spiritualità è palese nella società attuale, però
tende ad estinguersi in un’infinità di surrogati. Come Filip-
po e Natanaele, il fratello si premura di comunicare d’aver
trovato una Persona che dà risposta ai desideri più profondi
del cuore umano; e di fronte all’incredulità del suo interlo-
cutore deve poter dire: « Vieni e vedi » (cf. Gv 1,45-46). È il
medesimo invito fatto dalla samaritana alla sua gente, dopo
aver incontrato la fonte di acqua viva che Gesù le offre:
« Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto.
Che sia lui il Cristo? » (Gv 4,29).
I fratelli si offrono come guide nella ricerca di Dio,79
coscienti delle loro incoerenze, ma capaci di accompagnare
i loro contemporanei nell’itinerario di fede. Al contempo,
dispongono le loro comunità perché siano scuole di autentica
spiritualità evangelica 80 e le offrono quali « luoghi privilegiati dove
si sperimentano le vie che conducono a Dio ».81 Essi sono chiamati,
quindi, come comunità, a convocare alla preghiera, a con-
dividere la ricerca e l’esperienza di Dio, a facilitare la lettura
79Vita consecrata, 103.
80Ibid., 93.
81La vita fraterna in comunità, 20.
52

6.6 Page 56

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della Scrittura e ad approfondire il dialogo tra la fede e la
cultura…
Le comunità contemplative vivono in forma privile-
giata la missione di indicare le fonti. Queste comunità sono
un segno potente che interroga la nostra società lontana
da Dio. Sono luoghi di incontro per giovani ed adulti alla
ricerca del senso profondo della loro vita. Non a caso il
fenomeno del risveglio spirituale, soprattutto nei giovani,
è dovuto all’opera di comunità oranti ecumeniche (come
quella di Taizé) o di altre comunità monastiche e conven-
tuali cattoliche, sia maschili che femminili.
Tutti i fratelli, a prescindere dal tipo di missione che svol-
gono, devono preoccuparsi di essere testimoni della speranza che
portano in sé, secondo l’invito di San Pietro (cf. 1Pt 3,15). In
pratica, sono chiamati a dare un volto alla speranza, facendosi
presenti nelle situazioni di dolore e di miseria, manifestando
che la tenerezza di Dio non ha frontiere, che la resurrezione
di Gesù è garanzia di vittoria, che il Dio della Vita avrà l’ul-
tima parola sul dolore e sulla morte, che nell’ultimo giorno
Dio asciugherà ogni lacrima (cf. Ap 7,17) e vivremo come
fratelli e sorelle.
Missione di fraternità, alla ricerca del fratello perduto
30. Una caratteristica dei carismi degli istituti di Fratelli è
quella di corrispondere a questo invito di Gesù: « Passiamo
all’altra riva » (Mc 4,35). Il racconto evangelico trasmesso da
Marco (Mc 4,35-5,20) mostra Gesù e i suoi discepoli che si
53

6.7 Page 57

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addentrano in terre pagane per annunciare il messaggio del
Regno. Questa scena rivela una situazione tipica della vita
ecclesiale: di fronte alla tentazione di chiudersi nel proprio
spazio, la Chiesa è spronata dal suo Maestro a oltrepassare
ogni frontiera. Nulla di umano le è estraneo, e qualsiasi si-
tuazione sarà sempre uno scenario di potenziale azione per
la Chiesa, un luogo appropriato per l’annuncio della buona
nuova del Regno.
La ricerca del lontano, del diverso, del perduto, di chi ha
un’altra cultura… è una forte preoccupazione agli inizi della
Chiesa e si ripete come eco potente all’inizio degli Istituti
religiosi. Negli Atti degli Apostoli l’espressione « i confini del-
la terra » indica il luogo al quale devono dirigersi i discepoli
di Gesù nel loro annuncio del Vangelo: « Sarete miei testimoni
… fino ai confini della terra » (At 1,8). I religiosi fratelli, animati
dai loro carismi, hanno scelto di rispondere a quest’invito.
Dove sono oggi i confini? È chiaro che ormai non s’iden-
tificano con reconditi luoghi geografici, ma con le situazioni
di marginalità, le periferie del nostro mondo. I confini si tro-
vano oggi nei paesi impoveriti, nei popoli in via di sviluppo
e anche nelle zone depresse dei paesi sviluppati. I confini
coincidono con la realtà drammatica che vivono oggi mol-
ti uomini e donne, in un contesto segnato dall’impoveri-
mento, dall’emigrazione, dalla fame, dall’ingiustizia, dall’in-
differenza e mancanza di sensibilità al dolore altrui, dalla
superficialità, dalla perdita dei valori religiosi e umani… La
vocazione del fratello, vissuta con autenticità e incarnata in
questa realtà, acquista un grande significato.
54

6.8 Page 58

▲back to top
La tensione verso i confini si traduce in un’opzione preferen-
ziale per i poveri, rivolta verso coloro che si trovano in una
situazione di urgente necessità.82 Nessun discepolo di Cri-
sto può eludere questa opzione, che appartiene all’essenza
del Vangelo.83 In effetti, l’opzione preferenziale per i poveri
è il segno che dà Gesù quando gli viene chiesto se è Lui l’at-
teso (cf. Mt 11,2-6). Le persone consacrate, che attraverso la
professione pubblica hanno promesso di conformarsi a Gesù,
sono chiamate ad essere coerenti con il loro impegno di vi-
vere sempre per i poveri e, nella misura in cui il loro carisma
lo esige, con i poveri o come i poveri.
Il vangelo di Luca offre al religioso fratello un’icona
nella quale « specchiarsi » per lasciarsi interpellare nella sua
ricerca del fratello lontano. Si tratta del Buon Samaritano
(Lc 10,30-37). L’uomo compassionevole di Samaria, che si
fa prossimo e fratello di colui che è caduto, è segno dell’a-
more misericordioso del Padre.
Segno di un Regno che cerca la salvezza integrale
della persona
31. Molti religiosi fratelli realizzano la loro missione eser-
citando una professione secolare, al servizio della salute o
dell’educazione, dell’assistenza agli emigranti, dell’accom-
pagnamento di bambini e adolescenti in situazioni di ri-
schio, ecc. Testimoniano così che l’impegno per il Regno
82 Cf. Vita consecrata, 82; cf. Evangelii gaudium, 197-201.
83 Cf. Evangelii gaudium, 48-49.
55

6.9 Page 59

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implica anche lo sforzo per costruire, qui e ora, un mondo
più umano e abitabile, e che l’amore di Cristo va unito all’a-
more per l’umanità, specialmente verso i suoi membri più
deboli e bisognosi. Oggi più che mai il mondo ha bisogno
di consacrati che, nel cuore stesso delle realtà secolari e del-
la vita umana, testimonino che conoscono e amano il Dio
della vita.
Ci riferiamo qui, in primo luogo, al lavoro manuale di
molti fratelli e sorelle. I monaci fratelli, specialmente nei
monasteri benedettini, ebbero in Occidente un ruolo de-
cisivo nel restaurare la dignità e il valore del lavoro manua-
le, che ancora oggi in alcune culture è considerato come
proprio di persone di rango inferiore. Attraverso il lavoro
manuale i religiosi fratelli testimoniano l’eccelso valore del
lavoro, mediante il quale l’uomo collabora con Dio al perfe-
zionamento dell’opera meravigliosa della creazione, si fan-
no prossimi ai loro fratelli più semplici e si identificano con
Gesù, fratello e operaio.
Gli Istituti di fratelli la cui missione è associata alla pro-
mozione sociale e all’esercizio dei diritti dell’uomo nei di-
versi campi dell’emarginazione, della fragilità umana o della
formazione della persona offrono il segno profetico di un
Regno che cerca la salvezza integrale di ogni persona. Il loro
inserimento in questi compiti e ambienti è preferibilmente
frutto di un’azione comunitaria. In tal modo i fratelli danno
una compiuta testimonianza della loro vita fraterna, la cui
coesione si fonda in Colui che li ha amati e inviati. Anche
quando, per l’età avanzata o per altre circostanze, i fratelli
56

6.10 Page 60

▲back to top
non possano impegnarsi direttamente in compiti professio-
nali, la presenza della comunità consacrata in questo conte-
sto continua ugualmente ad essere un segnale che indica il
cammino ed orienta verso un orizzonte rivelatore di senso.
Il regno di Dio è sempre fra noi, si costruisce qui; e
sempre sta oltre perché, in quanto opera dello Spirito, su-
pera qualsiasi realizzazione umana. Questa tensione esca-
tologica è visibilmente rappresentata nella consacrazione e
nella persona del fratello consacrato, e si fa visibile in modo
speciale nella comunità dei fratelli.
57

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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7.2 Page 62

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3.
ESSERE  FRATELLI  OGGI:  
UN  RACCONTO  DI  GRAZIA
« Rimanete nel mio amore »
(Gv 15,9)
Un racconto che si fa storia di salvezza
32. In che modo i fratelli possono essere oggi volto ricono-
scibile dell’alleanza, in continuità con il ministero del Ser-
vo di Yahveh (cf. Is 42,6) e fedeli alla vocazione profetica
ricevuta dal Signore? Come possono continuare ad essere
memoria viva, che interpella tutta la Chiesa, di Gesù che
serve, lava i piedi e ama fino a dare la vita? Potranno sentire
e valorizzare il suo messaggio, quello che la Chiesa aspetta e
richiede da loro, il messaggio della fraternità? In definitiva,
che cosa significa essere fratello oggi?
La risposta a queste domande non è facile né semplice,
a causa delle differenze tra i molteplici Istituti religiosi e dal-
la diversa situazione della vita religiosa nei vari continenti.
La vita consacrata è sempre stata un racconto di grazia nel-
la Chiesa e per il mondo: « Un dono di Dio Padre alla sua
Chiesa per mezzo dello Spirito », che richiama lo sguardo
dei fedeli « verso quel mistero del Regno di Dio che già ope-
ra nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli ».84
84Vita consecrata, 1.
59

7.3 Page 63

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La vita dei fratelli è un racconto, una storia di salvezza per i
loro contemporanei, tra i quali specialmente i più poveri.
« La bellezza stessa del Vangelo non sempre può essere ade-
guatamente manifestata da noi, ma c’è un segno che non
deve mai mancare: l’opzione per gli ultimi, per quelli che la
società scarta e getta via ».85 È proprio dei fratelli prodigarsi
per essere dono di Dio Padre a coloro ai quali sono inviati.
Essi sono i canali dell’amore del Padre al Figlio e del Fi-
glio ai suoi fratelli: « Come il Padre ha amato me, anche io
ho amato voi. Rimanete nel mio amore » (Gv 15,9). Questo
rimanere che si domanda ai fratelli ha un dinamismo attivo,
quello dell’amore.
Chi è mio fratello?
33. La domanda su che cosa significhi essere fratello oggi sup-
pone questa: Chi è mio fratello? E la parabola del buon sa-
maritano ci rimanda a quest’altra: Per chi, o di chi, noi siamo
fratelli? La risposta per i religiosi fratelli è chiara: soprattutto
di coloro che hanno più bisogno della loro solidarietà e che
il loro carisma di fondazione segnala.
Per dare vitalità e realismo al « racconto di grazia » i fra-
telli sono chiamati a lasciarsi ispirare da una serie di icone
– bibliche, fondazionali e contemporanee – che possono
spalancare la loro vita quotidiana al mistero di amore ed
alleanza rivelato dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo.
85Evangelii gaudium, 195.
60

7.4 Page 64

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I primi due capitoli di questa riflessione sono intessuti
di icone bibliche: da Mosè di fronte al roveto ardente al
Servo di Yahveh « alleanza del popolo », fino a Paolo, caduto
lungo il cammino verso Damasco. Gesù è l’icona centrale,
che ci invita ad essere memoria del suo amore. L’insieme di
queste icone ci presenta il grande racconto della storia della
salvezza, nella quale i fratelli sono chiamati ad agire, colla-
borando così all’opera salvifica di Dio.
Queste icone bibliche vanno unite, da una parte, alle
icone del periodo di fondazione del proprio Istituto, che
ricordano ai fratelli il fuoco iniziale da recuperare. E, dall’al-
tra, alle icone che trasmettono oggi la voce dello Spirito:
volti di fratelli che in tempi recenti hanno dato la vita, tal-
volta fino al martirio, in luoghi di conflitto sociale o religio-
so; e anche volti di bambini, giovani, adulti e anziani che
oggi vivono dignitosamente grazie al sostegno e alla pros-
simità dei religiosi fratelli.
Ci sono molti altri volti, che ancora aspettano che il
Buon Samaritano si faccia loro fratello e porti ad essi vita.
Con i loro sguardi esigono dal fratello i doni da lui ricevu-
ti come mediatore e di cui i destinatari ultimi sono loro.
Essi stanno invitando i religiosi fratelli oggi, di qualsiasi età,
a comporre un racconto di grazia vivendo la passione per
Cristo e per l’umanità. La preoccupazione per la propria
sopravvivenza, perché il racconto della salvezza continui a
essere scritto, è giusta. Però dovrebbe preoccupare molto di
più il desiderio di dare la vita, di interrarsi come il chicco di
grano, sapendo che Dio farà che produca il cento per uno nel
modo che Egli riterrà opportuno.
61

7.5 Page 65

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Porre le fondamenta: la formazione iniziale
34. La storia del fratello oggi, inizia a porre le sue radici a
partire dalla formazione iniziale: in essa il candidato a que-
sto stile di vita prende coscienza dell’esperienza del Servo:
« il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia
madre ha pronunciato il mio nome […] poiché ero stato onorato dal
Signore e Dio era stato la mia forza » (Is 49,1.5). Radicato così
nella libera iniziativa di Dio e nell’esperienza personale del
suo amore gratuito,86 il giovane formando cresce nel senso
di appartenenza al Popolo di Dio, dentro il quale e per il
quale è stato scelto.
Uno studio adeguato dell’ecclesiologia di comunione lo
aiuterà a intessere relazioni con le persone che seguano « le
varie forme di vita in cui […] si articola la vita ecclesiale »87 e a
sentirsi fratello con tutti i fratelli e sorelle che formano il
Popolo di Dio. Ciò gli permetterà anche di scoprire e valo-
rizzare i suoi talenti, non come qualcosa che lo separa o lo
colloca sopra gli altri, ma come la capacità che ha ricevuto
di apportare la propria peculiarità alla crescita del Corpo di
Cristo e alla sua missione nel mondo.
« Tutti nella Chiesa sono consacrati nel Battesimo e nel-
la Cresima ».88 Questo fondamento comune, approfondito
e vissuto nella prospettiva del carisma di fondazione, di-
schiude il significato profondo della consacrazione del re-
86 Cf. Vita consecrata, 17.
87 Cf. ibid., 31.
88Ibid.
62

7.6 Page 66

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ligioso fratello. Questa intuizione teologico-carismatica su
cui si fonda la vita religiosa va tenuta ben presente nella
formazione iniziale. Tale intuizione mette in luce una forma
particolare di vivere il vangelo mediante una consacrazione
speciale radicata nella consacrazione battesimale e posta al
servizio di una missione peculiare.
Alimentare la speranza: la formazione permanente
35. I fratelli vivono la loro vocazione nel mondo di oggi
in modo diverso: alcuni con una certa disillusione e frusta-
zione, altri con fedeltà, pace, allegria e speranza. La forma-
zione permanente si rende necessaria per stimolare gli uni,
per mantenere in quota gli altri e per dare a tutti la possi-
bilità di vivere il presente come tempo di grazia e di salvezza
(cf. 2Cor 6,2). Oggi, più che mai, « è un’esigenza intrinseca
alla consacrazione religiosa »89 e dev’essere programmata in
ogni Istituto, attraverso un progetto il più preciso e sistema-
tico possibile.
La formazione permanente dei fratelli si orienta a far sì
che essi possano rivivere nel nostro tempo l’itinerario dei
fondatori, scoprire e applicare nel presente il dinamismo
che mosse questi ultimi ad iniziare un progetto di evange-
lizzazione, rileggere il carisma fondazionale alla luce delle
attuali sfide e possibilità e ispirarsi ad esso per dare risposta
ai problemi del presente.
L’obiettivo della formazione permanente è fornire una
chiave per vivere la vita consacrata nel mondo e nella Chie-
89Ibid., 69.
63

7.7 Page 67

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sa di oggi, ed offrire criteri che orientino la presenza dei
fratelli nel campo della missione. Questa formazione deve
portare i fratelli ad appropriarsi di valori che accompagnino
la loro azione. Deve proporsi come un progetto di discerni-
mento comunitario per produrre il cambiamento di tutta la
comunità e non solo dei singoli individui.
Possibilmente la formazione deve essere condivisa, non
solo con i membri del proprio Istituto, ma anche con per-
sone di altri stati di vita, che partecipano del medesimo ca-
risma. Sarà anche molto proficuo coordinarne la pianifica-
zione di altre famiglie carismatiche più o meno affini, senza
per questo trascurare gli aspetti peculiari di ogni vocazione.
Recuperare i maestri di vita e di speranza
36. Merita un’attenzione particolare la formazione perma-
nente dei fratelli anziani, membri attivi nella costruzione del
racconto comune di salvezza. Molti dei religiosi fratelli vi-
vono la loro missione nell’esercizio di professioni secolari,
come l’educazione o la sanità. È necessaria una solida pre-
parazione previa per evitare che, di fatto, il pensionamento
lavorativo comporti anche la pensione religiosa. Non esiste
pensionamento nella missione evangelizzatrice, sempli-
cemente si partecipa ad essa in modi diversi. Uno, molto
importante, è quello di sostenere la missione comune con
la preghiera e il sacrificio; un altro è costituito dai piccoli
servizi che si possono offrire secondo la propria salute; e
anche con la testimonianza e l’esempio della gratuità.
La collaborazione che ci si aspetta dalle persone anziane
non è tanto la realizzazione di compiti concreti, ma princi-
64

7.8 Page 68

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palmente il saper stare in mezzo alla comunità come maestri
di vita e di speranza, disposti ad accompagnare il cammino
e la fatica di quelli che sono coinvolti nei compiti esterni
della missione. In tal modo gli anziani cooperano affinché
la comunità di servizio sia per l’insieme della società il segno
profetico 90 di fede, amore e speranza di cui questa ha bisogno.
Profeti per il nostro tempo
37. Ogni epoca ha bisogno dei suoi profeti. Ci siamo già ri-
feriti, nei capitoli precedenti, a diversi servizi profetici che i
religiosi fratelli offrono alla società e alla Chiesa di oggi, per
contribuire all’umanizzazione della società e rispondere alla
sua ricerca di spiritualità. Ne segnaliamo altri che l’attuale
mutamento sociale esige e che interpellano i religiosi fratelli:
–– La profezia dell’ospitalità, intesa come apertura e
accoglienza dell’altro, sia straniero, sia di religione, razza o
cultura diverse. È un elemento essenziale della convivenza
umana di fronte all’intolleranza, all’esclusione e alla man-
canza di dialogo.
–– La profezia del senso della vita. Il servizio del dialogo
e dell’ascolto gratuito, a cui molti religiosi e religiose dedi-
cano gran parte del loro tempo, è un aiuto per la riscoperta
dell’essenziale, di fronte al vuoto esistente nella società del
benessere.
90 Cf. ibid., 85.
65

7.9 Page 69

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–– La profezia dell’affermazione dei valori femminili
nella storia dell’umanità. In quest’ambito le religiose gioca-
no il ruolo principale dell’apportare una visione femminile
della vita, aprendo così nuovi orizzonti all’evangelizzazione
in generale. I religiosi fratelli, da parte loro, contribuiscono
ad approfondire questa linea profetica sostenendole frater-
namente e valorizzando la presenza femminile – di religiose
e laiche – nell’evangelizzazione.
–– La profezia della cura e difesa della vita, della salva-
guardia del creato. Ci sono religiosi e religiose che rischiano
la vita nella denuncia di pratiche e politiche che attentano
alla vita umana e al suo habitat. Altri dedicano tempo ed
energie a lavori manuali per la conservazione della natu-
ra. Con la loro consacrazione, gli uni e gli altri indicano, in
modi diversi, il senso e il valore spirituale della missione di
custodire il nostro mondo per le nuove generazioni.
–– La profezia del sapiente uso delle nuove tecnologie
per metterle al servizio della comunicazione, per demo-
cratizzare l’informazione, rivolgendole a beneficio dei più
sfortunati e facendo di esse uno strumento utile nel compi-
to dell’evangelizzazione.
In famiglia: un nuovo modo di essere Chiesa
38. Oggi, i religiosi fratelli vivono con frequenza la loro
vocazione inseriti in famiglie carismatiche. Molte di queste
hanno origini antiche, ma sono state profondamente rinno-
vate, mentre ne appaiono altre nuove, come frutto dell’ec-
66

7.10 Page 70

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clesiologia di comunione sollecitata dal Concilio Vatica-
no II. Esse mostrano un nuovo modo di vivere e costruire
la Chiesa, un modo nuovo di condividere la missione e di
mettere in comune i diversi doni che lo Spirito distribuisce
tra i fedeli. Rappresentano « un nuovo capitolo, ricco di spe-
ranze, nella storia delle relazioni tra le persone consacrate
ed il laicato ».91
I carismi di fondazione nati con gli Ordini e le Congre-
gazioni religiose scorrono oggi come fiumi che irrigano la
Chiesa, estendendosi anche oltre i confini di essa. Alle loro
sponde arrivano fedeli di diversi stati e progetti di vita, per
dissetarsi alle loro acque e partecipare alla missione della
Chiesa con l’ispirazione e il sempre nuovo vigore di questi
carismi.92
Laici e laiche, religiosi, religiose e sacerdoti si uniscono
in una famiglia carismatica per vivere insieme il carisma che
ha dato origine ad essa, per incarnare insieme il volto evan-
gelico che questo carisma rivela e per servire insieme alla
medesima missione ecclesiale, che non è soltanto missione
di un Istituto particolare.
Il religioso fratello trova nella sua famiglia carismatica
un ambiente propizio per lo sviluppo della sua identità. In
questo contesto infatti, i fratelli condividono l’esperienza
della comunione e promuovono la spiritualità di comunione,
come vero sangue che dà vita ai membri della famiglia e da
91Ibid., 54.
92 Cf. Ripartire da Cristo, 31.
67

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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essa a tutta la Chiesa.93 Nella famiglia carismatica i religiosi
fratelli si situano insieme agli altri cristiani e in funzione di
essi. Con loro sono fratelli nel costruire una fraternità per la
missione, animata dal carisma di fondazione; per loro sono
segni di questa stessa fraternità che sono chiamati a vivere
nella vita consacrata.
Vino nuovo in otri nuovi
39. Il vino nuovo ha bisogno di otri nuovi. È responsabilità
di tutta la Chiesa far sì che questo vino nuovo non solo non
si perda, ma possa guadagnare in qualità.
–– Gli Istituti di Fratelli sono stimolati a predisporre,
con urgenza, nuove strutture e piani di formazione inizia-
le e permanente che aiutino i nuovi candidati e gli attuali
membri a riscoprire e valorizzare la loro identità nel nuovo
contesto ecclesiale e sociale.
–– Gli Istituti detti « misti » 94 ai quali si riferisce l’esorta-
zione apostolica Vita Consecrata, formati da religiosi sacer-
doti e fratelli, sono invitati a proseguire nel loro proposito di
stabilire tra tutti i loro membri un ordine di relazioni basato
sull’uguale dignità, senza altre differenze che quelle derivan-
ti dalla diversità dei loro ministeri. Al fine di favorire questo
progresso, auspichiamo che si risolva con determinazione e
in un lasso di tempo opportuno la questione riguardante la
giurisdizione dei fratelli in questi istituti.
93 Cf. Vita consecrata, 51.
94Ibid., 61.
68

8.2 Page 72

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–– La teologia della vita consacrata è chiamata ad ap-
portare una profonda riflessione, sviluppata principalmente
dagli stessi Istituti di Fratelli, sulla vita religiosa di questi.
Tale riflessione si ispirerà all’ecclesiologia e alla spiritualità
di comunione, fondamento dello stile di vita religiosa che si
è sviluppato nella Chiesa negli ultimi secoli sottoforma di
fraternità di servizio.
–– I superiori e gli altri organi di governo degli Istituti
siano attenti agli indizi di vita nuova nella vita consacrata
laica, per promuoverla e accompagnarla, e per individuare
le manifestazioni del carisma fondazionale nelle nuove rela-
zioni tipiche della Chiesa-Comunione.
–– I pastori e la gerarchia della Chiesa sono invitati a fa-
vorire la conoscenza e la valorizzazione del religioso fratello
nelle Chiese locali, promuovendo questa vocazione, special-
mente nella pastorale giovanile, e facendo sì che i religiosi
fratelli e le religiose partecipino attivamente agli organi con-
sultivi, decisionali e operativi della Chiesa locale.
Il filo del racconto: « Rimanete nel mio amore »
40. Concludiamo questa riflessione sull’identità e missio-
ne del religioso fratello ricordando il mandato del Maestro:
« Rimanete nel mio amore » (Gv 15,9). I fratelli devono tenerlo
ben presente mentre si dedicano con ardore ad essere fratelli
oggi: « Non perdiamo il filo del racconto! ». Questo filo che
va tessendo la loro vita è l’esperienza di sentirsi inviati come
segni della tenerezza materna di Dio e dell’amore fraterno
69

8.3 Page 73

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di Cristo; è il filo conduttore che dà unità a tutte le loro
azioni e agli avvenimenti per costituirli in storia di salvezza.
Quando si perde questo filo, la vita si frammenta in aned-
doti che non rimandano più a Dio né al suo Regno, ma si
convertono in gesti autoreferenziali.
Nell’ansia di rispondere alle necessità della missione, i
fratelli possono essere tentati dall’attivismo, perché è molto
il pane che bisogna preparare per i commensali. L’attivismo,
però, li svuota rapidamente delle motivazioni evangeliche
e impedisce loro di contemplare l’opera di Dio che si rea-
lizza nella loro azione apostolica. Lasciandosi trasportare
da esso, finiscono col sostituire la ricerca di Dio e della sua
volontà con la ricerca di se stessi.
Per ovviare a questa tentazione ci farà bene contemplare
l’icona di Marta e Maria, visitate da Gesù nella loro casa (Lc
10,38-42). Le due sorelle vivono in tensione reciproca. Hanno
bisogno l’una dell’altra, però la convivenza non sempre è
facile. Non è opportuno separarle, anche se in ogni mo-
mento può predominare l’una o l’altra. Una di esse però è
particolarmente attenta al senso e alla profondità della vita
che emana dalla parola di Gesù: Maria ha scelto « la parte
migliore », mentre Marta « si affanna e si agita per molte cose ».
L’evangelista Luca ci narra la scena delle due sorelle
proprio di seguito a quella del buon samaritano (Lc 10,30-
37), l’uomo che si fece fratello di chi aveva bisogno di lui.
Il messaggio di entrambe queste icone è complementare
e ricorda al religioso fratello la chiave essenziale della sua
identità profetica, che gli assicura la permanenza nell’amore di
70

8.4 Page 74

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Cristo: il fratello è chiamato ad essere un anello di trasmis-
sione nella catena di amore e alleanza che viene dal Padre
attraverso Gesù e che egli ha sperimentato di persona. Men-
tre realizza questa funzione, per non dimenticarsi di essere
solo uno strumento mosso dallo Spirito nell’opera di Dio,
dovrà ricordare sempre la parola di Gesù: « Senza di me non
potete far nulla » (Gv 15,5).
Vaticano, 4 ottobre 2015
Festa di San Francesco d’Assisi
João Braz de Aviz
Cardinale Prefetto
c José Rodríguez Carballo
Arcivescovo Segretario
71

8.5 Page 75

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8.6 Page 76

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INDICE
Introduzione
1.  Fratello. . . . . . . . . . . . . . . 3
2.  Destinatari. . . . . . . . . . . . . . 5
3.  Contesto della nostra riflessione . . . . . . . 5
4.  Struttura del documento . . . . . . . . .
6
1.
I religiosi fratelli nella chiesa-comunione
« Ti ho stabilito come alleanza del popolo » (Is 42,6)
5.  Un volto per l’alleanza . . . . . . . . . . 9
6.  In comunione con il Popolo di Dio . . . . . . 10
7.  Memoria viva per la coscienza ecclesiale. . . . . 12
8.  Riscoprendo il tesoro comune. . . . . . . . 14
9.  Un progetto rinnovato . . . . . . . . . . 15
10.  Sviluppando il tesoro comune. . . . . . . . 17
11.  Fratello: esperienza cristiana delle origini . . . . 19
2.
L’identità del religioso fratello
Un mistero di comunione per la missione
12.  Memoria dell’amore di Cristo: « come io ho fatto a voi »
(Gv 13,15). . . . . . . . . . . . . 23
73

8.7 Page 77

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I.  Il mistero: la fraternità, dono che riceviamo
13.  Testimone e mediatore: « Abbiamo creduto all’amore di Dio ». 25
14.  Consacrato dallo Spirito . . . . . . . . . 27
15.  Impegno pubblico: rendere visibile oggi il volto di
Gesù-fratello . . . . . . . . . . . . 29
16.  Esercizio del sacerdozio battesimale. . . . . . 30
17.  In tutto simile ai fratelli. . . . . . . . . . 31
18.  La professione: un’unica consacrazione, espressa
in voti diversi . . . . . . . . . . . . 33
19.  Una spiritualità incarnata e unificante. . . . . 35
20.  Una spiritualità della Parola per vivere il Mistero
« in casa », con Maria. . . . . . . . . . 37
II. La comunione: la fraternità, dono che condividiamo
21.  Dal dono che riceviamo al dono che condividiamo:
« siano una sola cosa perché il mondo creda » (Gv 17,21). 38
22.  Comunità che svolge il sacerdozio battesimale. . . 40
23.  Fraternità ministeriale, « fonte e frutto della missione ». 41
24.  Comunione fraterna e vita comune . . . . . . 43
25.  Fraternità e consigli evangelici: un segno contro-
corrente. . . . . . . . . . . . . . 44
26.  Comunità in ricerca . . . . . . . . . . . 46
III. La missione: la fraternità, dono che consegniamo
27.  La vita come fraternità con i piccoli: « tutto che avete
fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli » (Mt 25,40). 47
28.  Partecipando al mistero di Gesù, « il Buon Pastore ». 49
74

8.8 Page 78

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29.  Missione che conduce alle fonti: « Vieni e vedi ». . 52
30.  Missione di fraternità, alla ricerca del fratello perduto. 53
31.  Segno di un Regno che cerca la salvezza integrale
della persona . . . . . . . . . . . . 55
3.
Essere fratelli oggi: un racconto di grazia
« Rimanete nel mio amore » (Gv 15,9)
32.  Un racconto che si fa storia di salvezza . . . . . 59
33.  Chi è mio fratello? . . . . . . . . . . . 60
34.  Porre le fondamenta: la formazione iniziale . . . 62
35.  Alimentare la speranza: la formazione permanente. 63
36.  Recuperare i maestri di vita e di speranza. . . . 64
37.  Profeti per il nostro tempo. . . . . . . . . 65
38.  In famiglia: un nuovo modo di essere Chiesa . . . 66
39.  Vino nuovo in otri nuovi . . . . . . . . . 68
40.  Il filo del racconto: « Rimanete nel mio amore » . . . 69
75

8.9 Page 79

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TIPOGRAFIA VATICANA

8.10 Page 80

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9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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