Il riferimento costante a Don Bosco si presenta, così, come «un'esigenza ecclesiale». La nostra maniera di «essere
Chiesa» è appunto quella di riattualizzare nel tempo e nello spazio il modello del Fondatore, come se lui ci ripetesse
ogni giorno: «Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo».13
Il Papa Paolo VI, nell'importante Esortazione Apostolica sul rinnovamento della vita religiosa (giugno 1971) ha
sottolineato con chiarezza questo aspetto: «Il Concilio giustamente insiste — ha scritto — sull'obbligo, per i religiosi e
per le religiose, di essere fedeli allo spirito dei loro Fondatori, alle loro intenzioni evangeliche, all'esempio della loro
santità, cogliendo in ciò uno dei principi del rinnovamento in corso ed uno dei criteri più sicuri di quel che ciascun
Istituto deve eventualmente intraprendere. Perché se la chiamata di Dio si rinnova e si differenzia secondo le
circostanze mutevoli di luogo e di tempo, essa richiede tuttavia degli orientamenti costanti».l4
Questi «orientamenti costanti», attinti a Don Bosco, hanno ispirato la rielaborazione delle Costituzioni per
ravvivare in noi l'ardore della «carità pastorale». Se è vero, come afferma Paolo VI nel citato documento, che «ogni
istituzione umana è insidiata dalla sclerosi e minacciata dal formalismo» e che «la regolarità esteriore non basterebbe,
di per se stessa, a garantire il valore di una vita e l'intima sua coerenza»,15 vuol dire che lo sguardo sul Fondatore dovrà
farci entrare nel suo cuore per percepirne l'ispirazione evangelica come sorgente viva e permanente del nostro carisma.
Merita una particolare menzione, al riguardo, il capitolo su «lo spirito salesiano» collocato nella 1a parte come
valore costitutivo della nostra identità. Esso informa e anima tutti gli aspetti del nostro modo di seguire il Signore.
Dal Proemio all'ultimo articolo, passando per ognuna delle parti e dei capitoli, il testo presenta il cuore vivo del
nostro Padre: il suo carisma, il suo spirito, la sua missione, la sua inventiva pastorale, la sua capacità di comunione, la
sua testimonianza religiosa, lo stile della sua unione con Dio, la sua pedagogia formativa, la sua genialità organizzativa,
la sua maniera paterna di animare e governare, il suo desiderio intimo di stare sempre con noi, quasi esclamando già
dalla prima pagina: «Vorrei accompagnarvi io stesso, ma quello che non posso fare io, lo faranno queste Costituzioni.
Custoditele come preziosissimo tesoro!».16
— Un'altra novità ancora è l'adeguamento delle Costituzioni al nuovo Codice di Diritto canonico. È un fatto che il
Vaticano II ha iniziato una svolta così profonda da esigere una totale riformulazione del Codice. Ciò ha portato con sé
una conseguenza assai positiva per noi.
Il testo costituzionale non è più soggetto a una dettagliata uniformità giuridica, che lo poteva appiattire
togliendogli respiro con norme particolareggiate e minute. Il Codice di Diritto canonico oggi richiede, favorisce e tutela
l'originalità dell'indole propria di ogni Istituto, il suo patrimonio spirituale e apostolico. Indica, sì, alcuni principi
generali per la vita religiosa, ma lascia, anzi esige, lo spazio necessario per l'identità del proprio spirito. Stabilisce, ed è
un bene, che i principi costitutivi di una Congregazione vengano enunciati con chiarezza e precisione; che funzioni in
essa la corresponsabilità e la sussidiarietà; che la «forma» dell'Istituto corrisponda alla genuina volontà del Fondatore;
che l'organizzazione delle comunità ai vari livelli e l'esercizio dell'autorità siano ben determinati e posti al servizio dei
fini vocazionali.
Così il nuovo Codice, considerato quasi un ulteriore documento del Concilio, ha stimolato i valori di una giusta
autonomia invitando la Congregazione a un'attenta rielaborazione del suo Diritto particolare.
Possiamo dire che l'attuale testo delle Costituzioni e dei Regolamenti generali risponde bene a queste esigenze.
— Infine, il testo chiarisce e definisce la concretezza e l'ambito della nostra «Regola di vita». Il cosiddetto Diritto
particolare o proprio della Congregazione «viene espresso nelle Costituzioni, che rappresentano il nostro codice
fondamentale, nei Regolamenti generali, nelle deliberazioni del Capitolo generale, nei Direttori generali e ispettoriali e
in altre decisioni delle competenti autorità».l7
L'insieme di questi documenti direttivi costituisce la nostra «Regola di vita», guida la prassi quotidiana, stabilisce
l'ambito dell'esercizio dell'autorità, precisa il percorso della via evangelica da seguire.
È certamente uno speciale merito del CG22 quello di aver riorganizzato tutto il materiale dei Regolamenti
generali. Nel testo rielaborato si è seguita la medesima struttura delle Costituzioni (nella 2ª, 3ª e 4ª parte), facilitandone
l'uso. Sono stati trasferiti vari articoli, si sono colmate delle lacune, si è curato uno stile più confacente alla loro natura
normativa. Così i Regolamenti generali si presentano oggi con una forte novità di prospettiva, si ispirano
armonicamente alle Costituzioni e ne specificano le modalità direttive offrendo una metodologia concreta di
applicazione.
Don Bosco, con il suo intuito pedagogico, assegnava reale importanza agli aspetti metodologici della condotta. Il
senso di un'aggiornata «disciplina religiosa» è indispensabile. Essa testimonia e rafforza vitalmente la nostra sincera
appartenenza alla Congregazione. Abbiamo urgente bisogno di ricuperare il valore ascetico, ecclesiale e pedagogico
della nostra «Regola di vita».18 Una giusta disciplina è necessaria, come espressione del senso evangelico dell'ascesi
che fa tradurre la Regola in « spirito».
4. Struttura generale delle Costituzioni