fondamentale per la personalità di ogni educatore cristiano); e poi, l’esperienza prima
dell’Oratorio, considerata come criterio pastorale e pedagogico permanente, così da guidare
il successivo crescere delle indispensabili strutture, della necessaria organizzazione per la
consistenza nel tempo e delle molteplici possibili istituzioni.
Il Sistema Preventivo, patrimonio ecclesiale
L’apporto pedagogico di Don Bosco fa parte ormai della tradizione educativa della Chiesa
che, essendo esperta in umanità, «a buon diritto può anche dirsi “esperta in educazione”».2
L’esperienza del nostro Padre appare come un carisma dello Spirito del Signore, venuto ad
arricchire l’impegno evangelizzatore della Chiesa agli albori di un trapasso sociale, in cui «il
compito primario ed essenziale della cultura è l’educazione».3
Il Santo Padre ricorda la famosa affermazione di Paolo VI sulla «originalità e genialità che
costringono all’ammirazione» nelle attività dei Religiosi; e aggiunge, riferendosi a Don Bosco:
«Si può dire che il tratto peculiare della sua “genialità” è legato a quella prassi educativa che
egli stesso chiamò “Sistema Preventivo”».4
La Lettera si sofferma ad approfondire questo apporto che «rappresenta in certo modo —
afferma il Papa — il condensato della saggezza pedagogica (di Don Bosco) e costituisce quel
messaggio profetico, che egli ha lasciato ai suoi e a tutta la Chiesa».5 E dopo aver
considerato brevemente il significato positivo della «preventività», commenta l’ormai celebre
trinomio «ragione, religione, amorevolezza», come eredità che sfiderà i tempi.
Il significato della sua attualità
Certamente la condizione giovanile nel mondo odierno è molto cambiata e presenta non
pochi aspetti inediti in confronto con quella del secolo scorso a Torino. Però «anche oggi
permangono quelle stesse domande» di fondo che si fece Don Bosco.6 Non si può relegare al
passato il messaggio di questo grande Educatore; esso «richiede di essere ancora
approfondito, adattato, rinnovato con intelligenza e coraggio, proprio in ragione dei mutati
contesti socio-culturali, ecclesiali e pastorali... La sostanza del suo insegnamento rimane, le
peculiarità del suo spirito, le sue intuizioni, il suo stile, il suo carisma non vengono meno,
perché ispirati alla trascendente pedagogia di Dio».7
Considero particolarmente stimolanti, cari Confratelli, queste affermazioni del Papa,
perché con esse ci esorta a saper comunicare, in forma rinnovata, creativa e fedele, gli
elementi e i criteri fondanti che il messaggio di Don Bosco propone oggi per una «nuova
educazione», di cui hanno tanto bisogno la società e la Chiesa.
Ricordando l’ormai tradizionale canto del «Don Bosco ritorna», il Papa esorta a saper
anche «ritornare a Don Bosco», ed auspica che si sappia «ritrovare nella sua eredità le
premesse per rispondere anche oggi alle difficoltà e alle attese (dei giovani)».8
È appunto su questa linea che la Congregazione si è mossa negli anni successivi al
Concilio Vaticano II attraverso l’opera di tre Capitoli Generali di vasta portata. Sarebbe da
lamentare che alcuni di noi, ignari del cammino percorso dalla Congregazione, fossero
disattenti o incapaci di sintonizzare il progresso delle scienze dell’educazione con il
rinnovamento del carisma di Don Bosco.
L’odierna domanda educativa
La società e la Chiesa si sentono oggi fortemente interpellate dalla domanda educativa.
Partendo dalla testimonianza viva che ci ha lasciato Don Bosco, la Lettera sottolinea alcune
urgenze che è bene far risaltare. Le enumero semplicemente:
— l’amore di predilezione per la gioventù: «andiamo ai giovani»; 9
— il saper «stabilire, in forza di una energia interiore, una sintesi tra attività evangelizzatrice
ed attività educativa»; perché la preoccupazione di evangelizzare si situa all’interno
dell’itinerario di promozione umana;10
— quindi, «una speciale sensibilità per i valori e le istituzioni culturali, acquistando una
approfondita conoscenza delle scienze umane», in sintesi vitale con la preoccupazione «di