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modo permanente. Questa Conferenza può essere un punto di svolta, comprovando che tutto
quanto si è fatto dal 1992 era serio e opportuno, altrimenti sarà una grande delusione e metterà a
rischio quanto di buono si è potuto fin qui raggiungere.
55. Nonostante i numerosi negoziati e accordi, le emissioni globali hanno continuato a crescere. È
vero che si può sostenere che senza questi accordi sarebbero cresciute ancora di più. Ma su altre
questioni ambientali, dove c’è stata la volontà, sono stati raggiunti risultati molto significativi, come
nel caso della protezione dello strato di ozono. Invece la necessaria transizione verso energie
pulite, come quella eolica, quella solare, abbandonando i combustibili fossili, non sta procedendo
abbastanza velocemente. Di conseguenza, ciò che si sta facendo rischia di essere interpretato
solo come un gioco per distrarre.
56. Dobbiamo superare la logica dell’apparire sensibili al problema e allo stesso tempo non avere
il coraggio di effettuare cambiamenti sostanziali. Sappiamo che, di questo passo, in pochi anni
supereremo il limite massimo auspicabile di 1,5 gradi centigradi e a breve potremmo arrivare a 3
gradi, con un alto rischio di raggiungere un punto critico. Anche se questo punto di non ritorno non
venisse raggiunto, gli effetti sarebbero disastrosi e bisognerebbe prendere misure in maniera
precipitosa, con costi enormi e con conseguenze economiche e sociali estremamente gravi e
intollerabili. Se le misure che adotteremo ora hanno dei costi, essi saranno tanto più pesanti
quanto più aspetteremo.
57. Ritengo essenziale insistere sul fatto che «cercare solamente un rimedio tecnico per ogni
problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e
nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale». [34] È vero che gli sforzi di
adattamento sono necessari di fronte a mali irreversibili a breve termine; anche alcuni interventi e
progressi tecnologici per assorbire o catturare i gas emessi sono positivi; ma corriamo il rischio di
rimanere bloccati nella logica di rattoppare, rammendare, legare col filo, mentre sotto sotto va
avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare. Supporre che ogni problema
futuro possa essere risolto con nuovi interventi tecnici è un pragmatismo fatale, destinato a
provocare un effetto-valanga.
58. Poniamo finalmente termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come
solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo
finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per questo
si richiede un coinvolgimento di tutti. Attirano spesso l’attenzione, in occasione delle Conferenze
sul clima, le azioni di gruppi detti “radicalizzati”. In realtà, essi occupano un vuoto della società nel
suo complesso, che dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta ad ogni famiglia
pensare che è in gioco il futuro dei propri figli.
59. Se c’è un sincero interesse a far sì che la COP28 diventi storica, che ci onori e ci nobiliti come
esseri umani, allora possiamo solo aspettarci delle forme vincolanti di transizione energetica che