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LUIGI CASTANO
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MICHELE
RUA
EDITRICEELLEDI CI

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LUIGI CÀSTANO
BEATO MICHELE RUA
Michele Rua, nato a Torino il 9 giugno 1837, fu il discepolo «primo-
genito» di don Bosco: era ancora ragazzetto quando il Santo gli pro-
mise che con lui avrebbe fatto «ametà».Crebbe infatti al suo fianco,
imitandone lo spirito e le virtù, e alla sua morte, nel 1888, gli succes-
se nel governo della Congregazione Salesiana.Visse fino al 6 aprile
1910. Durante quei ventidue anni il numero dei Salesiani si quadru-
plicò e le loro opere nel mondo si moltiplicarono per sei. 1129ottobre
1972 il papa Paolo VI lo dichiarò «beato».
Nel ventesimo di tale beatificazione don L. Càstano, profondo cono-
scitore della vita e dello spirito di don Rua, ne presenta un profilo
spirituale-biografico. «Don Rua è la più genuina incarnazione di don
Bosco... Nessuno come lui capì e interpretò il Fondatore nella sua
azione e spiritualità educativa ed ecclesiale... Vocazione e ideale di
don Rua furono la vita, le intenzioni, le opere, le virtù, la santità del
Padre e Guida della sua esistenzagiovanile, sacerdotale e religiosa.
Don Rua sarà sempre di vitale attualità per l'autentico mondo
salesiano».
Il volume interessa non solo la grande Famiglia salesiana, ma anche
tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza del secondo Ot-
tocento piemontese e italiano. Accanto alle grandi figure esaltate nei
testi di storia come i costruttori dell'unità d'Italia è doveroso ricordare
le più umili persone che hanno consumato la propria vita per la vera
elevazione civile e morale degli Italiani, e la cui opera si è diffusa in
tutto il mondo a vantaggio dei più poveri e diseredati.
ISBN 88-01-10436-7
L. 16.000

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LUIGI CASTANO
IL BEATO
MICHELE RUA
EDITRICE ELLE DI CI
10096 LEUMANN (TORINO
PRESENTAZIONE
Il profilo spirituale-biografico, che qui presento, vorrebbe essere preparazione e rinnovata conoscenza del
Personaggio, nel ventennale della sua elevazione agli onori degli altari, celebrata il 29 ottobre 1972, per solenne
decisione di Paolo VI.
Don Rua, beato, è la consacrazione ed esaltazione delle origini salesiane. Fu testimoniato nei processi:
«Dovranno studiare don Rua quanti vorranno conoscere a fondo don Bosco». ` Nessuno come lui capì e interpretò
il Fondatore nella sua azione e spiritualità educativa ed ecclesiale.
Vocazione e ideale di don Rua furono la vita, le intenzioni, le opere, le virtù, la santità del Padre e
Guida della sua esistenza giovanile, sacerdotale e religiosa.
Don Rua rimane sempre di vitale attualità per l'autentico mondo salesiano.
***
Allorché circa una quarto di secolo fa si profilava non lontana la beatificazione di Michele Rua, il Rettor
Maggiore don Renato Ziggiotti mi rivolse l'invito: «Scrivi tu una vita di don Rua».
Le circostanze non lo permisero.
Per decenni portai in cuore il desiderio del Superiore e l'ansia di esaltare la figura di un santo per il
quale avevo assunto impegni e fatiche.
Alle luci del tramonto la Provvidenza mi concede il dono singolare di veder attuata una dolce obbedienza
e compiuto un voto del cuore mille volte rinnovato.
***
Don Rua è la più genuina incarnazione di don Bosco ed è camminando su quella linea che egli, con
soprannaturale intuito, preparò l'ascesa del beato don Filippo Rinaldi, quale garanzia di continuità e
saldezza dello spirito salesiano.
I Santi, pur con le specifiche singolarità di ognuno, si danno la mano e fanno salda catena che ai posteri
segna la via sicura.
Don Bosco, don Rua, don Rinaldi, saranno sempre i Padri della grande Famiglia Salesiana, al servizio della
Chiesa, della gioventù e delle anime. Nel loro esempio è il patrimonio e la ricchezza di quanti sono chiamati
a condividerne gli ideali e a calcarne le orme.
Varese, 16 agosto 1991

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FONTI E BIBLIOGRAFIA
I. Giuridiche
Michaélis Rua, Positio super Causae Introductione, Roma 1935. Essendosi superata e inglobata nella Positio
successiva, non è citata nel lavoro. Si cita solo la Positio seguente.
Michaélis Rua, Positio super Virtutibus, Roma 1947; con le parti: 1. Informatio, 1947, pp. 100.
Tabella Testium, 1947, pp. I-XVII.
Decretum super validitate processuum, 1944, pp. 1-2. Summarium, 1945, pp. 1146. Summarium ex officio,
1935, pp. 11.
Summarium Additionale Documentorum; 1947, pp. 30.
Animadversiones Promotoris Generalis Fidei, 1947, pp. 27. Responsio ad Animadversiones, pp. 73.
Nova Positio super virtutibus, 1948, con Novae Animadversiones,
pp. 22; e relativa Responsio, pp. 41.
10. Novissima Positio super virtutibus, 1952, con Novissimae Animad
versiones, pp. 23; e relativa Responsio, pp. 27.
11. Autobiografiche o personali
Lettere Circolari di don Michele Rua ai Salesiani, Torino 1910, pp. 592; divise in due sezioni: Lettere Circolari, pp. 1-
433; Lettere edificanti, pp. 434-534. Segue Indice Alfabetico Generale, pp. 534-589.
Vennero ristampate tali e quali senza l'Indice Alfabetico, e con l'introduzione di sottotitoli, a cura della Direzione Generale
delle Opere Salesiane, nel 1965, Colle Don Bosco, pp. 526. Il presente lavoro attinge alla edizione del 1910.
III. Bibliografia principale su don Rua
FRANCESIA G. B., Don Michele Rua primo Successore di don Bosco, Torino 1911, pp. 219. Era apparso quello stesso anno
in Letture Cattoliche, aprile 1911, quaderno doppio nn. 699-700, pp. 263; con il sottotitolo: Memorie del Sac. G. B.
Francesia
Un Saint formé par un autre Saint; le premier successeur de don Bosco, don Rua,
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Dizionario Biografico dei Salesiani, )
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PRIMOGENITO DI DON BOSCO
SULLE VIE DI UN SANTO
Fin dalla nascita Michele Rua si trovò provvidenzialmente nel solco apostolico di don Bosco, lungo le
sue strade. Può sembrare una casualità, mentre indica i disegni del cielo in un bambino destinato a non
comune missione.
Nacque infatti a Torino, in regione Valdocco, il 9 giugno 1837, non molto lontano dal luogo dove nella Pasqua
del 1846 don Bosco avrebbe trovato la sua Porziuncola, destinata ad essere il soggiorno di don Rua per oltre un
cinquantennio.
Gli fu padre Giovanni Battista Rua, che aveva la sua abitazione presso la così detta «Fucina delle canne», di
cui era «controllore» e forse custode; ed era unito in seconde nozze con Giovanna Maria Ferrero, dalla quale
ebbe quattro figli, oltre i cinque delle prime nozze. Ultimo Michele, il quale portò larghe benedizioni alla
famiglia e al mondo salesiano, ancora tutto da sbocciare.
***
Don Barberis e don Francesia sono testimoni autorevoli dell'infanzia di Michelino.
«Nacque in Torino - depone don Barberis -, alla Fucina delle canne: uno stabilimento militare in regione
Valdocco, dove si fondevano canne da fucile per militari e si costruivano attrezzi per l'esercito. F quanto mi
diceva lo stesso don Rua. Suo padre morì quando egli aveva sette anni, per cui fu educato dalla mamma e dal Cap-
pellano dell'Officina, che gl'insegnò a leggere e scrivere. So - aggiunge il Barberis - che era stato battezzato - ho
visto il certificato - nella chiesa dei santi Simone e Giuda (= ora parrocchia di San Gioacchino); so pure
che fin da fanciullo con frequenza si confessava».
Precisa don Francesia: «Michelino fu l'ultimo di nove fratelli; venne battezzato l' 11 giugno; rimase in
famiglia fino all'età di quattordici anni, e ricevette la cresima dall'arcivescovo Luigi Franzoni, avendo come
padrino il conte Giuseppe Bosco di Ruffino. A nove anni era stato ammesso alla Prima Comunione, fatta nella
cappella dello stabilimento, dove soleva servire all'altare. Frequentò le scuole elementari superiori presso i
Fratelli delle Scuole Cristiane di Porta Palatina, non lontano da Valdocco (il Comune aveva infatti affidato le
Scuole ai Fratelli). Fu qui dove conobbe don Bosco, il quale vi si recava per le confessioni degli alunni. Presto
divenne suo fervente discepolo».2
**
A questo punto giova lasciare la parola allo stesso don Rua. Nel 1895 - agli inizi cioè del suo Rettorato -
deponendo in lungo e in largo al processo di don Bosco quale primo testimone, egli fornisce indicazioni
autobiografiche dalle quali affiora il suo slancio iniziale verso don Bosco.
«Lo conobbi - afferma - nel settembre del 1845. Avevo allora otto anni. Condotto da un compagno cominciai
a frequentare l'Oratorio da lui fondato, che a quel tempo si radunava al Rifugio della marchesa Barolo. Per
qualche anno vi andai a intervalli; dal 1849 - dopo l'insediamento di don Bosco a Valdocco - lo frequentai
regolarmente».
Al Rifugio il Santo era direttore dell'Ospedaletto di santa Filomena, nel complesso delle opere della
marchesa Giulia di Barolo, e faceva la prima esperienza, lontano dalla chiesa di San Francesco d'Assisi e dal
Convitto Ecclesiastico, sotto la guida di don Borel. Don Rua così ne parla: «Al Rifugio, oltre l'alloggio per il
sacerdote, vi era un solaio a due camere piuttosto grandi, e a piano terra un cortiletto che poteva servire per

1.6 Page 6

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ricreazioni. Don Bosco ottenne dalla marchesa di ridurre a cappella il solaio, e avuto il permesso
dall'Arcivescovo la benedisse e cominciò a radunarvi nelle domeniche i giovani che già si recavano da lui a san
Francesco d'Assisi. Qui l'Oratorio continuò per un anno e io stesso nel 1845 cominciai a frequentarlo».3
Ai primi incontri domenicali, in clima di pietà e di festa, ten
nero dietro negli anni successivi incontri più intimi e decisivi per Michelino, alunno ancora dei Fratelli delle
Scuole Cristiane.
«Ricordo che mentre da ragazzo frequentavo la scuola di Porta Palatina - prosegue don Rua -, quando si
annunziava che tra i confessori c'era don Bosco, molti procuravano di andare da lui, cosicché poco restava da
fare agli altri». Tornando sul discorso, al termine dell'esame giudiziale, là dove era in questione la fama
di santità di don Bosco, don Rua completa e ribadisce: «Allorché egli veniva a dir Messa agli alunni dei Fratelli
pareva che una corrente elettrica scattasse tra noi: molti gli erano intorno per baciargli la mano, e quando
sedeva per le confessioni, tutti - si può dire - cercavano di lui».'
Don Rua tace di sé, ma è ovvio che fin d'allora il fascino di don Bosco - il prete dei giovani - l'aveva
incantato. Su informazioni dello stesso don Bosco e di don Rua, don Barberis afferma che dal tempo delle
elementari, Michelino «scelse don Bosco per confessore e non lo lasciò più fino alla morte».5
***
A don Bosco spetta il merito di aver incamminato il giovanetto sulla via del sacerdozio. «Nel 1850, a tredici
anni - informa il medesimo don Rua - dietro consiglio di don Bosco iniziai lo studio del latino per la carriera
ecclesiastica e frequentai la scuola dei professori don Merla, Giuseppe Bonzanino e don Matteo Picco, i quali
insegnavano ai giovani dell'Oratorio».6 I Fratelli delle Scuole Cristiane avevano intravisto in Rua un ottimo
elemento per il loro Istituto e lo invitarono a restare con loro: non era difficile scorgere in lui la stoffa
dell'educatore e il candidato a sante imprese. «M a egli preferì - annota don Barberis - rimanere con don
Bosco».'
Del resto la stima che don Bosco aveva per quel ragazzo, assiduo a Valdocco, modesto, rispettoso, dalla cui
esile figura «traspariva l'incontaminata purezza del cuore» - don Barberis lo sentì dalla bocca del Santo' -, non
poteva trarlo in inganno.
Si aggiungeva la esemplarità e il successo nello studio. Era tenuto fra i migliori tra i latinisti dell'Oratorio, e il
compagno Giovanni Cagliero testimonia della sua correttezza nell'andare e tornare da scuola.9
Prova l'intuizione di don Bosco sull'avvenire di don Rua il fatto che fin dai primi tempi della reciproca
conoscenza, fermandosi con Michelino, il Santo gli prendeva la destra, e volendola come tagliare a metà con
la sua, gli diceva che volentieri avrebbe fatto a metà con lui. Un gesto che sembrava giuoco innocente, ed era
profezia di un prossimo domani. Michelino sarebbe stato il suo braccio destro, partecipe di ideali, fatiche e
santità.' °
***
Benché stesse ancora in famiglia con la mamma e i fratelli - lo dichiara Giovanni Cagliero giunto
all'Oratorio da Castelnuovo d'Asti nel 1850 - don Bosco aveva affidato a Rua l'incarico di accompagnare e
sorvegliare «i primi studenti interni dell'Oratorio» - tra i quali lo stesso Cagliero - nell'andare e tornare da
scuola.
Cagliero l'aveva conosciuto nell'autunno del '50, mentre era in soggiorno estivo presso la casetta natale di don
Bosco. «Per il suo contegno, la sua grazia e semplicità - attesta il futuro cardinale - io ebbi di lui, che si
distingueva tra una ottantina di compagni, l'impressione di un giovane altamente virtuoso».' `
***
Don Bosco l'aveva inoltre incaricato «di assistere la domenica i giovani che in numero più o meno di
cento convenivano a Valdocco. Durante le confessioni prima della Messa - è sempre Cagliero che racconta -
Rua assisteva in cortile quelli che si erano già confessati, e aveva cura che nessuno per sventatezza rompesse il

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digiuno - allora molto rigoroso - col bere acqua alla pompa. In cappella Rua dirigeva le preghiere; e se, fatta la
Comunione, qualcuno si distraeva, ricordo - precisa il Cagliero - che sapeva richiamarlo con soavità al
raccoglimento e all'orazione... Insegnava anche il catechismo ai più piccoli: e questo faceva con zelo, pietà e
frutto».'Z
***
In conclusione, fra i tredici e quindici anni, Michele Rua appariva un adolescente meritevole di ammirazione,
per la serietà del
comportamento, l'impegno negli studi classici, il candore e la pietà della vita cristiana, e il senso
dell'apostolato fra i compagni.
Portava in cuore il dono della chiamata di Dio, che intendeva seguire, pur se non sappiamo quando abbia
fatto la sua scelta personale e irrevocabile. È certo ad ogni modo che da gran tempo guardava al sacerdozio come
traguardo della vita.
In pratica gli bastava lasciarsi illuminare e guidare da don Bosco, nel quale riponeva completa fiducia. E don
Bosco, al momento opportuno, decise il suo passaggio dalla Fucina delle canne all'Oratorio di Valdocco e la
sua vestizione chiericale. «Nel 1852, a quindici anni e all'inizio del terzo corso ginnasiale - dichiara il
medesimo don Rua - ebbi da lui la veste chiericale e cominciai a dimorare nella sua casa: da allora non lo
abbandonai pi ù ».
Come la Provvidenza aveva preso da gente contadina dei colli astigiani il futuro apostolo della gioventù, così
dalla periferia operaia di Torino, capoluogo del Regno di Piemonte e Sardegna, prendeva il principale
collaboratore da mettergli al fianco, l'interprete più autorevole e sicuro del suo spirito, il continuatore della sua
opera.
Nessuno avrebbe capito don Bosco quanto don Rua, nessuno lo avrebbe tanto ammirato e imitato. Anzi
nessuno, pur restando in ombra, ne avrebbe così efficacemente integrato l'opera ed esteso il suo raggio di
azione in paesi, campi e forme nuove.
Lo si toccherà con mano più avanti al momento giusto e opportuno. Qui basta premettere che, entrato
nell'orbita sacerdotale e apostolica di don Bosco, Michele Rua sentì forte nello spirito la chiamata a essere e a
operare come lui.
Nessun dubbio o incertezza lambì mai la sua scelta: né allora, né piú tardi.
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3
PRIMOGENITURA SALESIANA
È gloria purissima e indiscussa di don Rua. Il suo ingresso definitivo all'Oratorio segna in qualche modo
l'inizio della storia salesiana. Con lui si mette la pietra angolare dell'istituzione che don Bosco sognava, ma
che stentava a gettare radici per mancanza di soggetti aperti ai suoi ideali.
Il Santo non lo dichiarava apertamente ma portava dentro di sé un vasto e arduo programma di rinnovamento
sociale, partendo dalla gioventù dei ceti meno elevati. Bisognava educarla a vita laboriosa e civile e formarla al
senso e alle pratiche della fede cristiana. Mancavano tuttavia i volenterosi che si fermassero con lui, gli dessero
fiducia e fossero disposti a correre l'avventura della consacrazione a Dio per seguire e attuare nobili ideali.

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Occorrevano cioè slancio, distacco dalle comodità, prontezza al sacrificio e a ogni genere di rinunce. Spetta
a Michele Rua il primato in ordine di tempo e di incondizionata fedeltà e attaccamento a don Bosco. È una delle
componenti essenziali della sua personalità storica e, si direbbe, della sua schietta interiorità.
***
Al processo informativo del Padre e Fondatore, don Rua, che gli era succeduto nel governo della
Congregazione, così ricostruisce l'origine e l'orientamento della sua vocazione salesiana, mentre lascia
intravedere le ansie e le delusioni di don Bosco: «Il suo intendimento nell'avviare giovani allo studio del latino
- osserva - da principio fu quello di fornire elementi al clero che diminuiva spaventosamente; e anche di trovare,
allo stesso tempo, giovani in servizio degli Oratori. Infatti nel 1848 quasi tutti i preti che lo aiutavano si erano
ritirati, sia per le novità politiche, sia perché aggravati da altre occupazioni».'
I primi giovani candidati a restare con lui - nota espressamente don Rua - «non riuscirono». Non arrivarono
cioè «alla vestizione chiericale».
Sostenuto dal consiglio del direttore spirituale don Cafasso, che lo spingeva a cercare vocazioni
ecclesiastiche, don Bosco rinnovò «l'impegno» con quattro giovani i quali il 2 febbraio 1851 subivano
felicemente - presso il medesimo don Cafasso - l'esame di vocazione. Anche di essi però nessuno «per ragioni
da loro indipendenti» rimase all'Oratorio, sebbene tutti e quattro arrivassero al sacerdozio».2
***
Don Bosco non si lasciò scoraggiare dall'insuccesso iniziale e continuò a guardare in alto, donde gli
veniva l'impulso a proseguire, e a scrutare l'animo della gioventù che Dio gli mandava. «Mentre i primi trascelti
- prosegue don Rua nella sua rievocazione - continuavano gli studi, don Bosco provvedeva a farli incominciare
ad altri, fra i quali io stesso. E così nel 1852 egli ebbe la consolazione di imporre l'abito chiericale a due di
essi: a me e al compagno don Rocchietti, che fu parroco a Torino».'
Il primo stabile conforto e incoraggiamento allo spirito di don Bosco gli venne dunque dal quindicenne
Michele Rua, che in tal modo diviene a giusto titolo il figlio primogenito del Santo. Una primogenitura che lo
onora e che nessuno potrà contestargli.
Francesia e Cagliero, i testimoni più vicini a quegli avvenimenti, dei quali subirono il benefico influsso per lo
sviluppo della loro vocazione, ricordano con ampi elogi il compagno che li precedette in un cammino, divenuto
la loro strada.
Don Francesia, detto che don Bosco invitò Rua a trasferirsi nell'Oratorio, come a casa propria, sul finire
«della terza ginnasiale» - nell'estate cioè o nell'autunno del 1852 -, aggiunge: «Ricordo che uno degli aiutanti
di allora, mentre gli preparava il lettuccio mi disse "Questo è veramente buono "».'
Dal canto suo Giovanni Cagliero informa: «Rua era esemplare tra i compagni: la sua condotta ispirava
devozione. Rammento in particolare l'edificazione che ci diede nel 1852, durante gli Esercizi di Giaveno in
preparazione alla vestizione chiericale».5
L'accennata vestizione, che a quei tempi rivestiva solennità e
importanza, avvenne il 3 ottobre di quell'anno nella cappella del Rosario che don Bosco aveva sul colle nativo
dei Becchi.
II prevosto di Castelnuovo d'Asti, teologo Antonio Cinzano, sentendo che don Bosco intendeva circondarsi
di chierici e preti - è don Francesia che racconta - scuoteva scetticamente il capo. Ma, invitato a benedire la
talare a Rocchetti e Rua, disse al suo antico parrocchiano: «Adesso incomincio a credere quello che mi dicevi».6
Don Bosco non era un sognatore: camminava coi piedi per terra e Dio era con lui.
***
«Quando entrai all'Oratorio nel 1852 - precisa don Rua - gli interni erano già 36».' Una bella famiglia di
chierici, studenti e artigiani, che giornalmente si recavano in città a motivo di lavoro o di studio.

1.9 Page 9

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Michele era da tutti conosciuto, ed egli conosceva tutto e tutti per l'intimo affetto che da gran tempo lo
univa a don Bosco. Non ci furono pertanto sforzi di adattamento: solo impegno di crescente esemplarità.
«Ringraziando Dio - afferma egli stesso - fin da giovinetto ero solito accostarmi ai sacramenti più volte all'anno; a
partire dai quindici anni - vale a dire dal 1852 - mi confessavo ogni settimana e mi comunicavo spesso. A
vent'anni la comunione divenne quotidiana». e
E facile pensare alla soddisfazione di don Bosco per quel fiore di giovinezza e di virtù che impreziosiva la
«casa», come egli chiamava l'Oratorio perché tutti si sentissero in famiglia.
Don Barberis asserisce che, sebbene soltanto chierico - il primo sacerdote don Vittorio Alasonatti si
stabili all'Oratorio nell'estate del 18549 - Rua godeva di grande ascendente sugli altri per l'esemplare condotta.
E riferisce che per suscitare emulazione don Bosco, intorno alla festa di san Francesco di Sales, titolare dell'O-
ratorio, desiderò avere su un biglietto personale e segreto di ciascuno, «il nome di chi ritenessero il più buono
di tutti per dargli un premio». Quasi all'unanimità venne designato Michele Rua, «che fu proclamato degno del
premio». 10
Non pare quindi esagerato quanto dichiara Giovanni Cagliero: «Ricordo - egli dice - che don Bosco parlando del
chierico Rua ne faceva i più grandi elogi, fino a dire che se egli avesse voluto far miracoli gli bastava
chiederli al Signore». "
Già prima della vestizione chiericale Rua aveva puntato lo sguardo in alto e scelto il cammino di perfezione. Lo
dimostra un particolare degno di nota. Abilmente don Bosco soleva radunare a speciali conferenze gli alunni che
gli offrivano speranze per la vagheggiata fondazione. Ne tenne una il 5 giugno 1852, alla quale presero parte
quattordici tra i migliori figli dell'Oratorio. In calce al verbale con i nomi dei presenti, Michele Rua scrisse di suo
pugno: «O Gesù, o Maria, fate santi coloro che sono elencati in questo foglio». 11
Ciò fa capire come a Valdocco la vita, specie fra gli studenti, scorresse come quella di un piccolo
seminario, nell'intento di preparare leve al clero diocesano e all'Opera degli Oratori. Qui si concentra
l'impegno e il lavoro di don Bosco negli anni 1850-1860: il tempo classico della giovinezza di don Rua.
***
Egli depone con giuramento di aver udito don Cafasso che suggeriva a don Bosco: «Per le tue opere è
necessaria una Congregazione religiosa... Conviene che abbia il vincolo dei voti e sia approvata dalla
Chiesa, e tu possa disporre dei suoi membri».
«Don Bosco - spiega don Rua - sul principio manifestava qualche difficoltà ad accogliere l'idea dei voti;
persuaso tuttavia dall'autorità e motivazione del Direttore spirituale, cominciò a studiare il modo di venire a capo
del progetto. Parlò con qualcuno degli allievi, tra i quali io stesso, e si incominciò a praticare le virtù che
formano oggetto dei voti religiosi. Don Bosco - assicura don Rua - ci istruiva nelle conversazioni abituali e
mediante conferenze».'
Come si vede la presenza a Valdocco del chierico Rua, il suo esempio, la collaborazione che in diverse maniere
dava al Superiore dell'Oratorio, il formarsi intorno a lui di un scelto gruppo giovanile, al quale nell'ottobre del
'54 si sarebbe aggiunto l'angelico Domenico Savio, permisero a don Bosco di preparare le basi della futura
Congregazione. L'ora decisiva ormai batteva alle porte anche per merito dei giovani, che lo riconoscevano padre
e maestro, lo amavano filialmente e dimostravano piena fiducia nella sua intraprendente persona e nel suo
apostolato.
Si può e si deve ora domandare: quando e come si arrivò alla emissione dei voti? E chi fu il primo ad
attuare l'ardito esperimento che preparava l'avvenire?
Vi è una data sicura che trova conferma da parte dello stesso don Rua.
Sei mesi dopo l'ingresso di Domenico Savio all'Oratorio - è don Bosco medesimo che segna i tempi nella
biografia del suo primo santo - egli tenne ai suoi giovani l'efficace predica sulla santità. «È volontà di Dio che
tutti ci facciamo santi; è facile riuscirvi; un gran premio è preparato in cielo a chi si fa santo». Domenico
Savio a volo colse l'inatteso messaggio, che don Bosco gli spiegò e commentò in privato, quale autentico e
non improvvisato maestro di santità giovanile. 14
Ma è legittimo domandarsi: per chi era quella predica singolare e straordinaria, che può sembrare perfino
anacronistica, tenuto conto della eterogeneità del pubblico giovanile dell'oratorio?
Chi scrive ha la certezza che destinatario primo e principale dell'allocuzione era il chierico Rua, in

1.10 Page 10

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preparazione ai suoi primi v o t i p r i v a t i . I «sei mesi» del Santo vanno dall'ottobre 1854 - il Savio aveva messo
piede all'oratorio il 29 ottobre di quell'anno - al marzo del 1855; e il collegamento tra la parola eccezionale di don
Bosco e il fatto interiore di Rua sono documentati in maniera da togliere ogni dubbio.
Don Angelo Amadei - l'infaticabile e copioso biografo di don Rua - depose nei processi su di lui: «Il giorno
25 marzo 1855, festa dell'Annunziata, mentre Torino festeggiava l'avvenuta proclamazione del dogma
dell'Immacolata, il chierico Rua, allora alunno del secondo anno di filosofia, per consiglio e invito di don Bosco,
emetteva privatamente nelle sue mani i voti annuali di povertà, castità ed obbedienza, secondo il tenore di vita
che da un triennio conduceva all'Oratorio».
Ciò conferma don Rua stesso in due passaggi del suo esame giudiziale su don Bosco. «Nel 1855 - dice - il giorno
dell'Annunciazione di Maria SS.ma, io per il primo... emisi i voti ad annum. Poco dopo si aggiunsero tre o
quattro altri». Più avanti nella stessa deposizione conferma: «Nel giorno in cui Torino festeggiava la de
finizione dell'Immacolata - 8 dicembre 1854 - don Bosco volle che avesse principio (in forma privata) la Società
di san Francesco di Sales, ricevendo i voti di me deponente, che
Fin dal gennaio 1854 coloro che prendevano parte alle «conferenze» serali di Don Bosco erano detti
«salesiani». Il primo tuttavia che si consacrò a Dio per consiglio e con l'approvazione del Santo fu Michele Rua,
al quale perciò nessuno può togliere il diritto di
Prerogativa che lo distinse tutta la
vita e fece di lui la vivente integrazione del Padre e Fondatore.
Note
' 01&) 23 L., Santità Salesiana, pp.
p. 11.
11 e 84.
2 01&) 23 L., Santità Salesiana, pp.
' ° Summ., pp. 45-46.
" Summ., p. 91.
84-85.
' Summ., p. 101.
' 0 &) 23 L.,Santità Salesiana, p. 85.
" 01&) 23 L., Santità Salesiana, pp.
Summ., p. 67.
11-12.
Summ., p. 91.
" 01&) 23 L., Santità Salesiana, pp.
Summ., p. 67.
4-10.
CASTANO L., Santità Salesiana, p. 85. ' Summ., p. 102.
' 01&) 23 L., Santità Salesiana, p. 86.
16 0 &) 23 L., Santità Salesiana, pp.
'Dizionario biografico dei Salesiani,
12 e 27.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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INDICE
Presentazione ...............................................................................»
5
Fonti e Bibliografia ...................................................................... » 7
I. INTRODUZIONE
1. Chi lo conobbe ......................................................................... » 11
II. PRIMOGENITO DI DON BOSCO
2. Sulle vie di un Santo ..............................................................» 19
3. Primogenitura Salesiana .......................................................... » 25
4. Collaboratore del Maestro ...................................................... » 31
5. Confondatore e sacerdote ........................................................ » 37
6. Religioso professo ................................................................... » 43
7. Direttore a Mirabello ............................................................... » 49
8. Prefetto Generale della Congregazione ................................ » 55
9. Alla testa dell'Oratorio e delle Case ................................... » 61
10. Vicario del Rettor Maggiore .............................................. » 67
11. Uomo interiore ...................................................................... » 75
12. Salesiano perfetto .................................................................. » 83
III. SUCCESSORE DI DON BOSCO
13. Si apre la successione .......................................................... » 93
14. Al timone della Famiglia Salesiana .................................... » 99
15. Lavoratore e viaggiatore instancabile .................................» 105
16. Fondazioni a Oriente e Occidente ......................................» 113
17. In Italia, Europa e Africa .................................................... » 121
18. Tre avvenimenti .....................................................................» 127
19. Umile e pio .............................................................................» 133
20. Saggio e ricco di virtù .........................................................» 141
21. Ultimo decennio: gioie ...........................................................» 149
22. ... e amarezze ......................................................................... » 157
23. Una corona di Santi .............................................................» 167
24. Viaggio all'eternità ................................................................ » 179
25. Epilogo di gloria ……………………………………………» 187
(copertina)
BEATO MICHELE RUA
Michele Rua, nato a Torino il 9 giugno 1837, fu il discepolo «primogenito» di don Bosco: era ancora ragazzetto
quando il Santo gli promise che con lui avrebbe fatto «a metà». Crebbe infatti al suo fianco, imitandone lo spirito e le
virtù, e alla sua morte, nel 1888, gli successe nel governo della Congregazione Salesiana. Visse fino al 6 aprile 1910.
Durante quei ventidue anni il numero dei Salesiani si quadruplicò e le loro opere nel mondo si moltiplicarono per sei.
II 29 ottobre 1972 il papa Paolo VI lo dichiarò «beato».
Nel ventesimo di tale beatificazione don L. Càstano, profondo conoscitore della vita e dello spirito di don Rua,
ne presenta un profilo spirituale-biografico. «Don Rua è la più genuina incarnazione di don Bosco... Nessuno come
lui capì e interpretò il Fondatore nella sua azione e spiritualità educativa ed ecclesiale... Vocazione e ideale di
don Rua furono la vita, le intenzioni, le opere, le virtù, la santità del Padre e Guida della sua esistenza giovanile,
sacerdotale e religiosa. Don Rua sarà sempre di vitale attualità per l'autentico mondo salesiano».
Il volume interessa non solo la grande Famiglia salesiana, ma anche tutti coloro che vogliono approfondire la
conoscenza del secondo Ottocento piemontese e italiano. Accanto alle grandi figure esaltate nei testi di storia come i
costruttori dell'unità d'Italia è doveroso ricordare le più umili persone che hanno consumato la propria vita per la vera
elevazione civile e morale degli Italiani, e la cui opera si è diffusa in tutto il mondo a vantaggio dei più poveri e
diseredati.

2.2 Page 12

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FONTI E BIBLIOGRAFIA
I. Giuridiche
Michaélis Rua, Positio super Causae Introductione, Roma 1935. Essendosi superata e inglobata nella Positio
successiva, non è citata nel lavoro. Si cita solo la Positio seguente.
Michaélis Rua, Positio super Virtutibus, Roma 1947; con le parti: 1. Informatio, 1947, pp. 100.
Tabella Testium, 1947, pp. I-XVII.
Decretum super validitate processuum, 1944, pp. 1-2. Summarium, 1945, pp. 1146. Summarium ex officio,
1935, pp. 11.
Summarium Additionale Documentorum; 1947, pp. 30.
Animadversiones Promotoris Generalis Fidei, 1947, pp. 27. Responsio ad Animadversiones, pp. 73.
Nova Positio super virtutibus, 1948, con Novae Animadversiones,
pp. 22; e relativa Responsio, pp. 41.
10. Novissima Positio super virtutibus, 1952, con Novissimae Animad
versiones, pp. 23; e relativa Responsio, pp. 27.
11. Autobiografiche o personali
Lettere Circolari di don Michele Rua ai Salesiani, Torino 1910, pp. 592; divise in due sezioni: Lettere Circolari, pp. 1-
433; Lettere edificanti, pp. 434-534. Segue Indice Alfabetico Generale, pp. 534-589.
Vennero ristampate tali e quali senza l'Indice Alfabetico, e con l'introduzione di sottotitoli, a cura della Direzione Generale
delle Opere Salesiane, nel 1965, Colle Don Bosco, pp. 526. Il presente lavoro attinge alla edizione del 1910.
III. Bibliografia principale su don Rua
FRANCESIA G. B., Don Michele Rua primo Successore di don Bosco, Torino 1911, pp. 219. Era apparso quello stesso anno
in Letture Cattoliche, aprile 1911, quaderno doppio nn. 699-700, pp. 263; con il sottotitolo: Memorie del Sac. G. B.
Francesia
Un Saint formé par un autre Saint; le premier successeur de don Bosco, don Rua,
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01&) 23 Don Rua devoto e apostolo della Madonna, La Madonna nella nostra vita,
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(2(G., A metà con don Bosco. Il beato don Michele Rua e la Società Salesiana nel primo mezzo secolo di Storia
dell'Opera, 6 $ $
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7 03 Don Rua a servizio dell'amore, 8 9 # )
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01&) 23 Santità salesiana, Profili dei Santi e Servi di Dio della triplice Famiglia di san Giovanni Bosco, &'(
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