Michele era da tutti conosciuto, ed egli conosceva tutto e tutti per l'intimo affetto che da gran tempo lo
univa a don Bosco. Non ci furono pertanto sforzi di adattamento: solo impegno di crescente esemplarità.
«Ringraziando Dio - afferma egli stesso - fin da giovinetto ero solito accostarmi ai sacramenti più volte all'anno; a
partire dai quindici anni - vale a dire dal 1852 - mi confessavo ogni settimana e mi comunicavo spesso. A
vent'anni la comunione divenne quotidiana». e
E facile pensare alla soddisfazione di don Bosco per quel fiore di giovinezza e di virtù che impreziosiva la
«casa», come egli chiamava l'Oratorio perché tutti si sentissero in famiglia.
Don Barberis asserisce che, sebbene soltanto chierico - il primo sacerdote don Vittorio Alasonatti si
stabili all'Oratorio nell'estate del 18549 - Rua godeva di grande ascendente sugli altri per l'esemplare condotta.
E riferisce che per suscitare emulazione don Bosco, intorno alla festa di san Francesco di Sales, titolare dell'O-
ratorio, desiderò avere su un biglietto personale e segreto di ciascuno, «il nome di chi ritenessero il più buono
di tutti per dargli un premio». Quasi all'unanimità venne designato Michele Rua, «che fu proclamato degno del
premio». 10
Non pare quindi esagerato quanto dichiara Giovanni Cagliero: «Ricordo - egli dice - che don Bosco parlando del
chierico Rua ne faceva i più grandi elogi, fino a dire che se egli avesse voluto far miracoli gli bastava
chiederli al Signore». "
Già prima della vestizione chiericale Rua aveva puntato lo sguardo in alto e scelto il cammino di perfezione. Lo
dimostra un particolare degno di nota. Abilmente don Bosco soleva radunare a speciali conferenze gli alunni che
gli offrivano speranze per la vagheggiata fondazione. Ne tenne una il 5 giugno 1852, alla quale presero parte
quattordici tra i migliori figli dell'Oratorio. In calce al verbale con i nomi dei presenti, Michele Rua scrisse di suo
pugno: «O Gesù, o Maria, fate santi coloro che sono elencati in questo foglio». 11
Ciò fa capire come a Valdocco la vita, specie fra gli studenti, scorresse come quella di un piccolo
seminario, nell'intento di preparare leve al clero diocesano e all'Opera degli Oratori. Qui si concentra
l'impegno e il lavoro di don Bosco negli anni 1850-1860: il tempo classico della giovinezza di don Rua.
***
Egli depone con giuramento di aver udito don Cafasso che suggeriva a don Bosco: «Per le tue opere è
necessaria una Congregazione religiosa... Conviene che abbia il vincolo dei voti e sia approvata dalla
Chiesa, e tu possa disporre dei suoi membri».
«Don Bosco - spiega don Rua - sul principio manifestava qualche difficoltà ad accogliere l'idea dei voti;
persuaso tuttavia dall'autorità e motivazione del Direttore spirituale, cominciò a studiare il modo di venire a capo
del progetto. Parlò con qualcuno degli allievi, tra i quali io stesso, e si incominciò a praticare le virtù che
formano oggetto dei voti religiosi. Don Bosco - assicura don Rua - ci istruiva nelle conversazioni abituali e
mediante conferenze».'
Come si vede la presenza a Valdocco del chierico Rua, il suo esempio, la collaborazione che in diverse maniere
dava al Superiore dell'Oratorio, il formarsi intorno a lui di un scelto gruppo giovanile, al quale nell'ottobre del
'54 si sarebbe aggiunto l'angelico Domenico Savio, permisero a don Bosco di preparare le basi della futura
Congregazione. L'ora decisiva ormai batteva alle porte anche per merito dei giovani, che lo riconoscevano padre
e maestro, lo amavano filialmente e dimostravano piena fiducia nella sua intraprendente persona e nel suo
apostolato.
Si può e si deve ora domandare: quando e come si arrivò alla emissione dei voti? E chi fu il primo ad
attuare l'ardito esperimento che preparava l'avvenire?
Vi è una data sicura che trova conferma da parte dello stesso don Rua.
Sei mesi dopo l'ingresso di Domenico Savio all'Oratorio - è don Bosco medesimo che segna i tempi nella
biografia del suo primo santo - egli tenne ai suoi giovani l'efficace predica sulla santità. «È volontà di Dio che
tutti ci facciamo santi; è facile riuscirvi; un gran premio è preparato in cielo a chi si fa santo». Domenico
Savio a volo colse l'inatteso messaggio, che don Bosco gli spiegò e commentò in privato, quale autentico e
non improvvisato maestro di santità giovanile. 14
Ma è legittimo domandarsi: per chi era quella predica singolare e straordinaria, che può sembrare perfino
anacronistica, tenuto conto della eterogeneità del pubblico giovanile dell'oratorio?
Chi scrive ha la certezza che destinatario primo e principale dell'allocuzione era il chierico Rua, in