IL SISTEMA PREVENTIVO DI DON BOSCO
NELL’INTERPRETAZIONE DI DON VINCENZO CIMATTI
Ci siamo dedicati a questa ricerca, dopo una stagione di vita salesiana, che, attraverso una diversità di esperienze, a diversi livelli, ci ha condotto a prendere contatto con una grande varietà di presenze educative salesiane e con modi assai diversificati di vivere e tradurre in pratica il Sistema Preventivo di Don Bosco (SPDB). Questo ha consolidato in noi la convinzione, che ha fornito la piattaforma motivazionale a questo lavoro. Ci è sembrato, infatti, sempre più chiaro – col passare del tempo e col variare delle esperienze – il ruolo centrale che il sistema preventivo assume, nel definire l’identità delle opere educative, che si rifanno a Don Bosco, l’originalità del servizio offerto, l’attualità della sua proposta pedagogica.
Si tratta di un “sistema complesso”, che si presenta come un “sistema aperto”.1 Esso è un sistema dinamico e capace di accogliere il “feed back”, che viene dalla vita e dalla storia e che gli permette di monitorare e di tarare la sua offerta educativa, facendo spazio al “nuovo”, di cui giovani e cultura si fanno portatori. Se ben realizzato, esso tende continuamente – per natura propria – a quello che è stato chiamato un “nuovo sistema preventivo”,2 che è sempre in fieri ed è il frutto della sua inculturazione continua, nella situazione giovanile, educativa e sociale, in tempi ed ambienti diversi fra loro. Il fatto che ancora se ne parli, anche se lo si vuole in abiti “nuovi”, indica che, dentro il SPDB, c’è un’anima viva, tuttora promettente, che non può andare perduta.
“Con lo stile preventivo dell’Ottocento si è concluso un periodo di storia dell’educazione cristiana”.3 A noi tocca scriverne un’altra. Il sistema preventivo “va riscritto e anzitutto praticato nelle più svariate versioni in modo da raggiungere l’intera gamma degli operatori, più o meno esplicitamente e organicamente associati nella concrescita di giovani e adulti, a cominciare dai protagonisti, gli insegnanti e educatori, gli allievi ed educandi”.4
Un secolo e mezzo di storia ci rende abbastanza edotti del fatto che il SPDB ed il carisma che esso esprime è stato validamente trapiantato in altri continenti e riscritto in altre culture. Dal Nord al Sud del mondo, dall’Atlantico al Pacifico, dalla Cina, all’India, al Giappone esso ha mostrato d’avere le carte in regola per entrare in un mondo in via di globalizzazione,5 restando fedele a se stesso. Ma riscrivere il SPDB è come tradurre un’opera d’arte: la quale può essere tradotta con efficacia, ma anche tradita. In vista in una buona traduzione, occorre accertare le fonti di identità, oltre ad individuare le spinte di trasformazione.
Tra le fonti di tale identità ci sono: la figura del Fondatore, che resta un punto di riferimento definitivo per i membri degli Istituti da lui fondati; la storia dell’Istituto, il cui studio rinnova continuamente e nutre una dottrina condivisa ai vari livelli (spirituale, pedagogico, organizzativo, comunitario, apostolico) e nelle diverse aree di inculturazione carismatica ed apostolica; la tradizione viva, trasmessa dalla vita dell’Istituto, interpretata e riconosciuta dagli organismi istituzionali. Essa si incarna con particolare efficacia in educatori, che hanno vissuto la loro identità carismatica, in dialogo con le scienze e coi problemi del loro tempo.
Confessiamo d’aver provato una certa sorpresa nel notare la sproporzione fra l’alta stima goduta da Vincenzo Cimatti nella Famiglia Salesiana e la scarsità di studi, che lo riguardano o cercano di farlo conoscere. “Per me Mons. Cimatti – affermava il V successore di Don Bosco, che gli era stato allievo – è il salesiano più completo che abbia conosciuto per pietà, abilità, spirito di fraternità, paternità, arte di conquistatore di anime. Fu educatore più che professore di pedagogia, versatilissimo e affabilissimo, vera copia di S. Giovanni Bosco”.6 A chi gli chiedeva quali siano i caratteri del carisma salesiano, don Egidio Viganò, VII successore di Don Bosco, rispondeva indicando le figure di don Vespignani e di don Cimatti, che hanno “stampato” il carisma di Don Bosco rispettivamente in Argentina ed in Giappone. Essi – a suo dire – sono stati “espressione di una bontà che si fa amare, si fa accogliere, che diviene simpatica” a tutti, ma specialmente ai giovani. Inoltre, hanno mostrato “serietà nell’avvicinarsi alle scienze umane”, che nelle loro mani sono diventate “strumento di formazione”. Infine, hanno incarnato “la centralità della gioia, della bellezza della vita, della necessità di esprimere questa centralità in forma artistica e popolare”.7
Educatori della statura di Vincenzo Cimatti continuano a risvegliare la coscienza che la missione di Don Bosco si deve realizzare con lo spirito di Don Bosco. Se, anche in questo nostro studio, ci volgiamo al passato – non più prossimo, anche se non ancora del tutto remoto – è alla ricerca di quest’anima viva, della quale sentiamo ancora l’attrattiva ed il fascino, per farla rinascere negli ambienti educativi, che si ispirano a Don Bosco, per il servizio dei giovani.
Roma, 20 aprile 2003, Pasqua di Risurrezione.
Giovanni M. Fedrigotti
P.S.
Esprimo la mia gratitudine ai professori Pietro Braido, J. M. Prellezo, Cosimo Semeraro, Jacques Schepens dell’Università Pontificia Salesiana, che hanno accompagnato il cammino di questa ricerca, con la loro competenza storica e salesiana. Ringrazio Gaetano Compri, responsabile del Cimatti Museum di Tokyo, per i suoi contributi, numerosi e tempestivi, e gli archivisti, specialmente F. Castellanos e L. Cei della Direzione Generale, sempre disponibili ad ogni collaborazione.
INDICE
1.1. Lo stato delle ricerche sull’argomento.5
1.2. Don Cimatti e il sistema preventivo di Don Bosco5
1.3. Obiettivi, metodo, limiti della ricerca6
1.3.1. Accento sulla “fase italiana”, con cenni sull’avvio di quella “giapponese”6
1.3.2. Una prospettiva evolutiva6
1.3.3. Quale sistema preventivo7
1.4. Le “fonti” documentarie della ricerca8
1.4.5. Documenti di archivio10
1.4.6. La “Positio” per la causa di beatificazione11
2. DA FAENZA A FOGLIZZO (1879-1895)13
2.1. Una vita povera ed orfana e primo incontro con Don Bosco13
2.2. Incontro con i salesiani di Don Bosco13
2.3. Da Faenza a Foglizzo: professione perpetua15
3 LA STAGIONE DI VALSALICE (1896-1925): IL SISTEMA PREVENTIVO VISSUTO.16
3.1. Valsalice: da collegio a casa di formazione.16
3.2. Valsalice: l’aumento graduale degli studenti laici.17
3.3. Valsalice: la casa di formazione ridiventa gradualmente collegio19
3.4. Valsalice: il clima formativo ai tempi di don Cimatti.21
3.4.2. Elementi problematici23
3.5. Il SPDB vissuto da don Cimatti, educatore-insegnante a Valsalice25
3.5.1. Inserimento e ruoli nello studentato di Valsalice25
3.5.2. Un lavoro articolato, che rende “riconoscibile” l’ amore educativo.27
3.5.3. L’arte dell’ “un per uno”, per educare “onesti cittadini e buoni cristiani”28
3.5.4. L’insegnamento: un servizio culturale fatto di scienza, competenza comunicativa, e carità.29
3.5.5. La gestione della disciplina30
3.6. Il Sistema Preventivo vissuto da direttore dell’oratorio S. Luigi (1912-1919)31
3.6.1. Fra Valsalice e S. Giovannino32
3.6.2. Una pedagogia oratoriana, che fa fronte all’emergenza di guerra.33
3.6.3. Formatore di formatori e suscitatore di collaborazione34
3.7. Il sistema preventivo vissuto da direttore di Valsalice (1923-1925)35
3.7.1. Direttore della Scuola Normale35
3.7.2. Direttore di Valsalice.37
3.7.4. Lo sguardo a Don Bosco Educatore39
4. IL SISTEMA PREVENTIVO NEGLI SCRITTI PEDAGOGICI DI DON CIMATTI43
4.1.1. L’integrazione del sistema preventivo43
4.1.2. L’insegnante educatore45
4.1.4. La seconda edizione di Lezioni di Pedagogia.48
4.1.5. Sondaggi in vista di una terza edizione49
4.2.2. Motivazioni alle origini del libro53
4.2.3. Alcuni tratti caratteristici54
4.2.5. Fra pedagogia ed educazione59
4.2.6. Fortuna (o sfortuna) del libro60
4.3. Nel contesto degli studi iniziali sul SPDB.62
5. IL SISTEMA PREVENTIVO, NELLE LETTERE ED IN ALTRI SCRITTI64
5.1. Significato di un epistolario64
5.2. Colloquiando per lettera65
5.4. Modulazioni di santità “cimattiana”67
5.4.2. Santità cristocentrica68
5.4.4. Santità oblativa ed allegra70
5.4.5. Santità “vissuta”, prima che “detta”72
5.5. Come parole all’orecchio73
6. IL SISTEMA PREVENTIVO E LA SUA “INCULTURAZIONE GIAPPONESE” (1926-1965).75
6.1. Nell’impero del Sol Levante75
6.1.1. Maturano le condizioni per l’invio missionario75
6.1.2. Tappe di un tragitto missionario76
6.2. Giappone: una missione ancora giovane, e già esposta a venti di bufera77
6.2.1. La lenta rinascita della Chiesa, negli ultimi decenni del XIX secolo77
6.2.2. La situazione della Chiesa Cattolica all’arrivo dei figli di Don Bosco78
6.3. Miyazaki: un punto d’approdo e di partenza80
6.4. La sfida dell’inculturazione del SPDB82
6.4.2. Coscienza viva del bisogno e dei rischi dell’ inculturazione83
6.5. Consonanza del SPDB con la cultura giapponese84
6.5.1. “Come avrebbe fatto Don Bosco”85
6.5.2. La triade del SPDB in versione nipponica85
6.5.3. Il SPDB: una linea di governo e di animazione86
6.6. Santità, prima strategia missionaria88
6.7. Carità, un linguaggio che il giapponese comprende89
6.7.1. Una carità operosa, attenta al povero90
6.7.2. Una carità pedagogica, che ricerca l’incontro91
6.7.3. Una carità, testimoniata in prima persona92
6.8. Il sistema preventivo anima delle opere apostoliche.94
6.9. Alcuni problemi particolari102
6.9.1. La figura di Don Bosco102
6.9.2. Formazione inculturata103
6.9.4. L’approccio religioso.105
6.9.4.1. Un panorama religioso frastagliato105
6.9.4.2. Pedagogia religiosa della gradualità106
6.9.5. Relazionalità casta ed amorevole108
6.10. Alcune prime acquisizioni109
7. VERSO UN PRIMO BILANCIO PEDAGOGICO110
7.1. Lineamenti in rilievo nell’attuazione cimattiana del sistema preventivo.110
7.1.1. Un servizio educativo unificato dalla carità.110
7.1.2. Il lavoro quotidiano, punto di sintesi fra carità, professionalità e servizio.112
7.1.3. L’Educando: una libertà che si nutre di “energia contenta”113
7.1.4. L’Educatore: un esperto in umanità.114
7.1.5. L’Educare: “un’anima, che sente l’anima”.114
7.1.6. Educazione popolare a mezzo stampa.116
7.2. Limiti nell’interpretazione del SPDB.117
7.3. Attualità di una ricerca118
7.4. Questioni aperte ad un’ulteriore ricerca.120
7.5. Interprete di Don Bosco Educatore.121
8.1. Lettere ed altri scritti123
8.2. Cronache e verbali di case e di consigli123
8.3. Cronisti (compreso don Cimatti)124
8.4. Testimonianze raccolte, a diverso titolo124
8.5.2. Scritti di don Cimatti curati da altri125
8.5.4. Libri editi in lingua giapponese (CMT)126
8.5.5. Libri ed articoli inediti (CMT)126
8.6. Libri su don Cimatti: biografie e profili127
8.7. Biografie di persone facenti parte della vicenda biografica di don Cimatti128
8.8. Libri sui contesti biografici di don Cimatti128
9.2. Archivio di Valsalice-Torino130
9.2.1. I verbali del capitolo della casa130
9.2.2. La Cronaca della casa di Valsalice130
9.2.3. I registri della scuola131
9.3. Archivio di S. Giovanni Evangelista (S. Giovannino)-Torino131
9.4. Archivio Salesiano Centrale (ASC)-Roma131
9.4.1. Lettere ai superiori132
9.5. IL Cimatti Museum di Tokyo (CMT)133
9.5.1. Il "Cimatti Museum" di Tokyo.133
9.5.1.1. Composizioni musicali133
9.5.1.2. Raccolte scientifiche134
9.5.1.3. Raccolta delle lettere134
9.5.1.4. Raccolta degli scritti134
9.5.1.5. Raccolta delle registrazioni134
9.5.1.6. Raccolta delle fotografie134
9.5.1.7. Raccolta degli articoli di giornali.134
9.5.1.8. Raccolta dei programmi dei concerti.134
9.5.1.9. Raccolta degli scritti che riguardano Don Cimatti.134
9.5.1.10. Raccolta degli oggetti personali.134
9.6. Per un dialogo auspicato fra ASC (Archivio Salesiano Centrale di Roma)135
e CMT (Cimatti Museum di Tokyo).135
10. ALTRI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI136
11.1. Promemoria al giovane salesiano Giuseppe Stefanutto.141
11.2. Lettera al giovane salesiano Antonio Giordano142
11.3.1. Al RM Filippo Rinaldi.144
11.3.2. Al Prefetto Generale Pietro Ricaldone.146
11.4. Il sistema educativo di Don Bosco in Giappone149
11.6. Don Cimatti, educatore “preventivo”, visto da un Pedagogista.156
11.7. Don Cimatti “a tutto tondo”: profilo tracciato dal Rettor Maggiore Filippo Rinaldi.159
1 Cf BRAIDO P., Don Bosco prete dei giovani nel secolo delle libertà, vol. II, Roma, LAS 2002, pp. 672-675.
2 BRAIDO P., Prevenire non reprimere. Il sistema educativo di Don Bosco, Roma, LAS 1999, p. 391.
3 BRAIDO P. Prevenire non reprimere, p. 377.
4 Ivi, p. 393. Da p. 394 a p. 404 l’autore indica, fra le aree in cui il ripensamento appare più urgente, l’area politico-sociale, quella affettivo-sessuale-familiare, quella di una più attenta considerazione ed accoglienza delle età della vita, quella di una ragione, il cui compito è anche il ragionevole aggiornamento dei contenuti tradizionali che cadono sotto le categorie “religione” ed ”amorevolezza”.
5 “L’importante per una religione è avere strumenti globalizzanti: e io penso che lo strumento per eccellenza è oggi il carisma, l’unico elemento planetario della nostra religiosità” (DE RITA G., L’Italia “oltre il ridimensionamento”: Quale rapporto dei religiosi? in CISM, Oltre il ridimensionamento. La vita consacrata coglie il futuro. Atti della 37° Assemblea Generale dei superiori maggiori d’Italia, Roma, Il Calamo 1998, p. 127).
6 Il giudizio riportato è conservato in ASC, fra varie carte di don R. Ziggiotti, cf Positio, vol. II, Documenti, pp. 564-565.
7 Cf Avvenire del 6.7.1982.