Don Bosco - Cenni istruttivi di perfezione
Questo spirito di fede ingrandivagli in mente, il concetto delle anche menome
appartenenze della vocazione, cui, se in quel seminario, per esser nuovo, non ebbe troppe
occasioni di esercitare, ben dimostrollo ne'tempi autunnali, mentre, come vedremo nel capo
seguente, il poter catechizzare, il servir agli altari, era per lui una sempre nuova delizia. L'esser
fatto carico d'incombenti di chiesa, talora abietti agli occhi degli uomini, era cosa che a lui
tornava di gusto non meno che di onore. Il torre i ragnatelli, comporre li paramenti sacri,
spolverare gli altari, ordinare gli ornati, scopare la chiesa, erano tutte cose eseguite con tale
spirito, da meritargli esteso quel panegirico di s. Girolamo, che già in commendazione di
Nepoziano: Erat sollicitus, si niteret altare, si parietes absque fuligine, si pavimenta tersa... si
sacrarium mundum, si vasa luculenta, et in omnes cœremonias pia sollicitudo.
In proposito ci affermò il fratello di Giuseppe, che in Moransengo, luogo della dimora
paterna, il sacrestano di quella parochia riguardava Giuseppe siccome un angelo, e tale il
nominava, tant'era la riverenza, la prontezza, la facilità con che entravagli a parte nello spacciare
checchè occorresse di servigi di chiesa.
Lo stesso paroco di Moriondo, stato già suo maestro, {144 [54]} notò in lui primaticcio
questo spirito di cui parliamo, mentre in una sua lettera de'18 luglio 1842, tra le altre cose,
manifesta compiacimento che era il suo, nel vederlo (sono sue parole) intento «a ripulire le
imagini in chiesa, gli altari, le pareti, ed a preparare le suppellettili, avendo sempre dato a
conoscere un'industria particolare per lo decoro della casa di Dio».
Finalmente dal cuor di un Levita, dove annidi l'ecclesiastico spirito, esser non può, che
come da ardente fornace, non erumpano fuori scintille di zelo, a procurar la gloria di Dio, e la
salvezza delle anime. Fu questo il segno, che agli altri appose il suggello.
Da intero il contesto di questo libro è nota la premura con che adoperavasi in questa
parte. Il primo zelo per la gloria di Dio l'avea per sè, essendo appunto carattere del vero zelo,
quando altri comincia da sè. Basta per ciò ricordare il modo, onde governava il proprio interno, e
quello onde compiva gli atti del culto che a Dio più dirittamente miravano.
Ombra di noia o di svogliatezza, o d'altro che sapesse di mero complimento, o di pretta
costumanza, da questi atti non trapelava, anzi tale una vita, un' anima, loro comunicava che fuori
per la via de' sensi riverberava, per cui, ad usar le parole già citate di un testimonio oculare,
ognun ben Medea quanto vi partecipasse il suo cuore, e quanto fosse lo spirito di fede che lo
animava.
Con lo zelo della propria, quello accordava della edificazione altrui, Il virtuoso suo tratto
n' era un {145 [55]} indizio parlante. Sopratutto non potrebbesi a sufficienza asserire, quanto
venisse questa promossa da discorsi di spirito, che ivi medesimo, ne'tempi di ricreazione, sapea
introdurre a tempo e luogo. Nella qual circostanza, siccome suolsi all'interno levare il coperchio,
così meglio appare, se buona o difettosa sia l'abbondanza del cuore, dall'eco fedele del labbro.
Giuseppe, che delle cose di Dio avea in realtà pieno l'animo, godea, per l'edificazione
reciproca, di farne spesso spesso materia a'suoi ragionamenti, e ne parlava con certa spontaneità
ed allettamento, che lungi dal riuscire molesto, l'amor egualmente e l'ammirazione si cattivava.
«Sceltisi, cosi ci viene attestato, sceltisi due o tre colleghi del medesimo corso, e del
medesimo genio, con questi procurava di trattenersi, ed animarsi a vicenda nello stato intrapreso,
ed il loro parlare, se già non era in materie scolastiche, era subito in cose spirituali appartenenti
al fine sublime della vocazione ecclesiastica, e massime circa la fuga del mondo, e lo zelo delle
anime.
E per me lo confesso (continua il già prefetto « di quel seminario, ed or sacerdote dianzi
accennato) che per l'attrattiva del suo trattare, per la candidezza del suo parlare ecc., mi sentii più
volte portato ad avvicinarlo, e trattenermi con lui, tuttochè un notabile intervallo di studio e di
età ci separasse.
Piacerai (segue il medesimo), piacemi quivi riferire alcuni detti, usciti più volte dalla sua
bocca, {146 [56]} il che servirà sempre più a mostrare la bellezza di quel cuore.
Una volta mi domandò con tutta confidenza, qual mezzo io giudicassi più sicuro, per
avanzarsi nell'amore di Maria; al che risposto come meglio ho saputo, feci a lui questa
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