Don Bosco - Vita de' sommi pontefici S. Aniceto, S. Sotero, S. Eleutero, S. Vittore e S. Zeffirino
pretendeva di essere divenuto Dio e come tale voleva essere adorato. Ma le persone dotte che
sapevano a quali vizii erasi dato in preda, ben lungi di riconoscerlo come Dio, gli
rimproveravano la pessima sua condotta, e questa fu la cagione che molti furono condannati a
morte. Ma in una sentenza di morte avendo eziandio compreso alcuni compagni de' suoi vizii,
questi se ne accorsero e lo fecero strangolare da un gladiatore. In simile guisa l' empietà cadde
sul capo di chi la esercitava, lasciando un terribile esempio di non abusare della nostra autorità,
di procurarci buoni amici e buoni compagni per fare il bene e fuggire il male. {44 [248]}
Capo XIV. Prevaricazione di Tertulliano. - Pontificato di s. Vittore I. -
Eresia di Tedoro coriario e di Teodoro argentiere.
Noi intraprendiamo un pontificato di 10 anni veramente celebre pei molti personaggi che
in questo tratto di tempo fiorirono. La sola Africa, che è una delle tre parti del mondo conosciuto
dagli antichi, diede i natali a tre uomini assai celebri, ma per ragioni assai diverse. Il primo, s.
Vittore, Pontefice grande per santità; il secondo, Severo, celebre imperatore per aver perseguitato
i Cristiani; il terzo, Tertulliano, illustre per ingegno, ma che macchiò il fine di sua vita coll'
apostasia. S. Vittore, primo di questo nome, era Africano, suo padre chiamavasi Felice. Egli fu
eletto a succedere a s. Eleutero nella Sede Apostolica l'anno 194 il giorno primo di giugno, che
in quell'anno correva in sabato. Il pontificato di questo gran Papa fu specialmente agitato da tre
cose: dagli eretici, dalla questione della Pasqua e dalla persecuzione che l'imperatore Severo {45
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Tertulliano, uomo di grande ingegno, e già conosciuto pe' suoi scritt ripieni di profonda dottrina.
Ma fosse che s. Vittore non gli accordasse il vescovado di Cartagine, siccome egli ardentemente
desiderava, o fosse perchè il Romano Pontefice condannasse l' eresia di Montano a cui egli
cominciava fin d'allora ad aderire, fatto sta che egli partì di Roma con animo esacerbato, e
ritornato in patria si pose a scrivere contro al Romano Pontefice perchè non lo aveva secondato
ne' suoi ambiziosi disegni. Tremiamo a questa caduta di Tertulliano, e persuadiamoci che non è
la dottrina che faccia i Santi, ma è l'umiltà, è la sommessione ai nostri legittimi superiori, e
specialmente al Vicario di G. C. Tertulliano, perchè privo di queste due virtù, divenne eretico e
morì senza dar segno di ravvedimento.
Altro eretico fu Teodoto, di professione coriario ovvero conciatore di pelli, nato nella
città di Bisanzio, che fu di poi detta Costantinopoli. Sebbene applicato nelle fatiche dell'arte sua,
era tuttavia molto istruito nelle sacre dottrine. Nella persecuzione di {46 [250]} Marco Aurelio
essendo anch'egli stato accusato come cristiano, si offerì arditamene pronto a soffrire il martirio;
ma l'infelice Teodoto non si sentì animo di sostenere coi fatti quanto diceva con parole, e
rinnegando la fede perde la corona del martirio, di cui furono cinti i suoi compagni. Per fuggire
l'obbrobrio in cui era caduto presso a' suoi patriotti venne a Roma, persuaso di vivere colà
sconosciuto. Ma l'ignominia accompagna sempre il suo autore. Riconosciuto dai Romani era
ovunque evitato e niuno voleva partecipare con lui in cose sacre. Un abisso conduce ad un altro
abisso, e Teodoto dopo aver rinnegata la fede si pose ad insegnare l'eresia dicendo, che Gesù
Cristo non era Dio. Il che era lo stesso come negare il Vangelo e tutte insieme le verità della
fede.
A questo eresiarca si unì un altro eziandio di nome Teodoto, di professione argentiere.
Come ben vedi, o lettore, due artigiani, uno coriario, argentiere l'altro, avrebbero dovuto aver
pochi seguaci, pure la novità attrae sempre gl'incauti e gl'ignoranti, epperciò i seguaci dei due
Teodoti furono molti, e dal nome de' loro autori vennero detti Teodoziani. {47 [251]}
S. Vittore volse tutte le sue sollecitudini contro ai mentovati eretici, e appoggiato alle
sacre scritture e alla tradizione condannò 1' eresia, scomunicò gli autori della medesima,
dichiarando che non avrebbero più appartenuto alla Chiesa di Gesù Cristo tutti quelli che
avessero seguito gli errori di quegli infelici ingannati. In questa guisa la Chiesa cattolica
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