Don_Bosco-La_forza_della_buona_educazione


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Don Bosco - La forza della buona educazione
LA FORZA DELLA BUONA EDUCAZIONE
Curioso episodio contemporaneo per cura del Sac. Bosco Giovanni
TORINO
TIPOGRAFIA PARAVIA E COMP.
1855. {I [275]} {II [276]}
INDEX
Al lettore......................................................................................................................................2
Capo I. La fabbrica dei Zolfanelli................................................................................................2
Capo II. La preparazione.............................................................................................................4
Capo III. La confessione..............................................................................................................6
Capo IV. Il giorno della comunione............................................................................................9
Capo VI. La conversione del padre...........................................................................................11
Capo VII. Le vicende della gioventu'........................................................................................14
Capo VIII. Fatti particolari........................................................................................................16
Capo IX. Singolarità di sua divozione.......................................................................................18
Capo X. La separazione dalla casa paterna................................................................................19
Capo XI. La vita militare...........................................................................................................21
Capo XII. La morte del padre....................................................................................................22
Capo XIII. Partenza per la Crimea.............................................................................................25
Capo XIV. Sue vicende in Crimea.............................................................................................27
Capo XV. Conclusione..............................................................................................................29
Litanie pei defunti......................................................................................................................29
Indice.........................................................................................................................................31
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Al lettore.
Forse il lettore dimanderà, se questo episodio contiene fatti veri o verisimile, a cui con
lealtà posso rispondere che quanto ivi si narra sono fatti realmente accaduti; fatti quasi tutti
veduti o uditi da me medesimo. Noto solamente che questo libro fu modellato sopra un libretto
intitolato: Un mari comune il y en a beaucoup, une femme comme il y en a peu cioè: un marito
come sono molti: una moglie come sono poche. Non posso dare un racconto compiuto, perchè
Pietro, cui i fatti si riferiscono, è ancor vivo; cosa che mi ha pure obbligato a travisare qualche
circostanza di nomi e di luoghi affinchè l'individuo non possa essere segnato a dito. Ho eziandio
stimato bene di tacere {III [277]} alcune cose, che sarebbero le più interessanti, pel solo motivo
che si presentano sotto ad un aspetto che contiene del soprannaturale, che perciò potrebbero
essere soggetto di critica inopportuna.
Del resto qui si vedrà quale forza abbia la buona educazione sul destino della
figliuolanza; si vedrà una madre modello, un figlio esemplare. Una madre che in mezzo a mille
difficoltà riesce a dare la migliore educazione al figlio, e ricondurre il marito traviato al buon
sentiero. Un figlio che corrisponde alle materne sollecitudini di un'affezionata genitrice; figlio
che si può dire l'istrumento di cui si servì la Divina Provvidenza a condurre il padre alla
religione; e che in pari tempo diviene il sostegno della famiglia; modello dei compagni, esempio
di fortezza e di rassegnazione ad ogni fedel cristiano. {IV [278]}
Capo I. La fabbrica dei Zolfanelli.
Giovanni. - Veramente, o moglie, io comincio ad esser annoiato di vedere il nostro Pietro
a strascinare i suoi cenci lungo le strade e di mantenerlo a far nulla. Noi abbiamo quattro ragazzi,
questi è il maggiore e va sugli otto anni, bisogna metterlo a lavorare. Se non fosse capace ad
altro, lo metteremo nella fabbrica da zolfanelli della signora Boccardi. Per certo non guadagnerà
gran cosa, poichè è molto giovine, ma quand'anche non ci portasse a casa che alcuni soldi per
settimana, ciò farà sempre piacere.
Moglie. - È vero, o Giovanni, un peso di quattro ragazzi … io comprendo che ciò
comincia ad esservi di peso, poichè dovete provvedere a tutto col lavoro delle {V [279]}vostre
mani. Ma, mio marito, io credo essere miglior cosa mandarlo ancora qualche tempo alla scuola
dei Fratelli, i quali gli insegnerebbero a leggere, a scrivere e a pregare il Signore Iddio,
mentrecchè egli è ancora molto giovine, e incapace di fare un lavoro che ci possa procacciare
qualche importante utilità. Ciò sarebbe certamente meglio piuttostochè metterlo in una fabbrica
da zolfanelli, dove c'è una turba di ragazzi discoli che gli daranno cattivo esempio e cattivi
consigli.
Gio. - Sta zitta: sempre co' tuoi cattivi esempi. Che cosa possono dire e fare di male
ragazzi di questa età? Insomma siamo già intesi cosi; io voglio metterlo a lavorare presso la
signora Boccardi.
Moglie. - Ma cerchiamo almeno un'altra fabbrica, dove non ci siano o siano pochi i
soggetti di questa specie, quali sono quelli che lavorano nella fabbrica di cui parlate.
Imperciocchè dobbiamo preservare questo nostro ragazzo da ogni cattivo incontro, onde egli
possa conservare i buoni principii che io ho procurato di dargli finora.
Gio. – Là ... basta: lasciami in pace co' tuoi principii; se non va presso {6 [280]} la
signora Boccardi non guadagna che dodici soldi per settimana, e là potrà guadagnarmene almeno
diciotto, e con ciò ...
Moglie. - Una parola ancora; non è per contrariarvi, ma mi sembra essere più ragionevole
il fargli ora imparare quello che più tardi avrà bisogno di sapere, quando sarà in grado
d'appigliarsi ad una onorevole professione; poichè io desidero vivamente che egli sappia almeno
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leggere, scrivere ed un poco d'aritmetica. Nel tempo stesso potrebbe imparare il suo catechismo e
prepararsi a far la prima comunione e ...
Gio. - Difficoltà subito sciolte. Egli farà come ho fatto io; io non sono andato a scuola e
son venuto grande e grosso come gli altri. È vero che io so nulla e rimango mortificato quando si
pone un affisso e vedo che tutti corrono per leggerlo, mentre io sono costretto a dimandarne ad
altri la spiegazione; se poi taluno mi dimanda che cosa è pubblicato, non so rispondere un acca.
Ma comunque sia, io debbo lavorare la domenica se voglio far una merenda al lunedì; coi
diciotto soldi del mio ragazzo, tu farai la tua polenta ed io avrò la mia merenda. Orsù, Pietro,
calzati gli zoccoli, prendi la strada e va al lavoro. {7 [281]}
Moglie. - Poichè lo volete, lasciate almeno che lo conduca io e così possa raccomandarlo
alla sua padrona.
La povera madre, mandando un profondo sospiro, lava la faccia al suo ragazzo e
stringendolo fra le braccia se lo pone a sedere sopra i suoi ginocchi. «Povero ragazzo, gli dice, tu
devi l'ubbidienza a tuo padre e a tua madre. In questa tua tenera età noi dobbiamo metterti a
guadagnarti una parte del tuo nutrimento. Povero ragazzo! abbi pazienza: la nostra condizione è
assai meschina: gli è perciò che devi anche tu sottometterti così piccino a lavorare. Ti troverai
con alcuni piccoli compagni; ricordati sempre dei buoni avvisi che io ti ho dato. Tu sai, caro
Pietro, che bisogna amar Dio, epperciò ubbidire a lui e non mai offenderlo. Se i tuoi compagni ti
diranno villanie, non bisogna rispondervi. Se ti danno cattivi consigli, come sarebbe di non
lavorare, di prendere qualche cosa altrui, di disubbidire a' tuoi genitori, non fermarti ad ascoltarli.
Abbi cura, mio povero Pietro, di raccontarmi tutte le sere ciò che ti diranno i compagni lungo il
giorno. Così io potrò sempre darti buoni consigli intorno a ciò che devi fare e intorno a ciò che
devi fuggire. Sii puntuale {8 [282]} verso i tuoi padroni, cortese co' tuoi compagni; se qualcuno
ti percuotesse non rivoltarti, perchè tu sai che Iddio non lo vuole.
«Lavora con diligenza, offri le tue piccole pene al buon Gesù; di quando in quando pensa
a lui e alla santa Vergine Maria; prega sovente questa nostra buona madre per ottenere le grazie
di cui tu hai bisogno. Pregala anche pel tuo povero padre. Mi rincresce molto che egli abbia detto
in tua presenza il motivo per cui vuol metterti al lavoro così presto, imperciocchè voler calcolare
sul tuo lavoro per meglio passare un giorno all'osteria, questo è un tristo pensiero!»
Dopo questo trattenimento la buona madre col cuore angustiato prende per mano il
ragazzo e s'incammina verso la casa dove era la fabbrica dei zolfanelli. Ella monta fino al terzo
piano per una scala ripida e alquanto oscura; apre la seconda porta a diritta ed entra dicendo:
buon giorno; signora Boccardi, eccovi un ragazzo di otto anni; potreste occuparlo coi vostri
artigianelli di sua età?
S. Boccardi. - Sei tu, o ragazzotto, che vuoi lavorare? Veramente tuo padre mi aveva già
detto che tu non eri molto {9 [283]} grande, tuttavia tu lo sei abbastanza per l'occupazione che
seno per darti. Siate pure tranquilla, madre, egli farà del lavoro come gli altri.
Madre. - Io ve lo raccomando, signora Boccardi, se mai egli facesse qualche cosa di
male, non mancate di rendermi avvertita, io ve ne prego; e procurate che egli non faccia
conversazioni indecenti o di simil genere cogli altri ragazzi.
S. Boc. - Andate, andate, non fate la schifiltosa, dormite in pace sopra due orecchie, il
vostro ragazzo non sarà peggiore degli altri.
Queste espressioni diedero una sfavorevole idea della casa dove la povera madre
collocava il suo ragazzo. Ella racchiuse tutti i suoi tristi pensieri in se medesima rimettendo ogni
sua fiducia in Dio sua unica speranza. Fortunata lei che seppe trovare nella religione un balsamo
per addolcire le pene del suo cuore!
Ora entriamo un momento in quella fabbrica dei zolfanelli.
Un ragazzo. - Oh vedi vedi, quel ragazzo là! come è ben pulito! oh che lusso! ben lavato,
vedi che bel moccichino gli pende dalla saccoccia! i parafanghi della camicia gli coprono la metà
della faccia! {10 [284]}
Altro ragazzo. - Teh! guarda, non hai le tanaglie del padre Adamo? Prestamele, voglio
fare un bel giuoco. Di', lasciami vedere il tuo moccichino! Tu piangi! perchè?
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Un altro. - Costoro hanno buon tempo, non badare alle loro chiacchere, vien qui, se
alcuno ti dimanda la ragione, rispondi che io debbo regolarti il lavoro.
Quest'ultimo che parlava così era il più vecchio della squadra. Rassicurato alquanto,
Pietro andò a sedersi vicino al suo pròtettore, e la signora Boccardi gli portò oggetti da lavorare,
intorno a cui egli si applicò con premura per poter guadagnare presto i diciotto soldi che suo
padre aspettava.
Pietro aveva un carattere molto gaio, la famigliarità si stabilì facilmente tra tutti gli altri
ragazzi, di maniera che le conversazioni divenivano ogni giorno animate e sopra oggetti diversi.
Compagno. - Che fa tuo padre, o Pietro?
Pietro. - Mio padre è minusiere, e il tuo?
Comp. - Il mio fa il facchino. Ti diverti bene alla domenica?
Pietro. - Sì che mi diverto. Io vado {11 [285]} a Messa con mia madre, poi ai vespri, e
dopo vado a fare una passeggiata co' miei fratelli.
Camp. - Tu vai alla messa ed ai vespri, tu … se tu sapessi quanto è più dilettevole il fare
come io faccio. Mia madre mi dice: va alla Messa: sì, madre, ci vado. Giunto poi alla porta della
Chiesa entro da una parte e fuggo dall'altra, e vado a giuocare alla trottola co' miei amici.
Domenica verrai anche tu con noi, Pietro, verrai, non è vero?
Pietro. - Non è possibile; mia madre viene con me, e poi quand'anche ella non venisse, io
so che bisogna ascoltar la messa in tutti i giorni di festa.
Camp. - Tu verrai almeno mentre cantano i vespri. Tu vedrai quanto ci divertiremo.
Pietro. - Anche questo è impossibile; mia madre non mi accompagna sempre, ma mi dice
di assistervi, ed io ci vado per obbedirla, poichè ella mi dice spesso che il disobbedire ai parenti è
fare un dispiacere a Dio medesimo.
Camp. - Certamente tu vuoi fare l'ipocrita, se non vuoi venire vattene alla m …
Malgrado le istanze replicate dei compagni, Pietro rimase inflessibile e per due {12
[286]} anni continuò per la diritta strada che la sua madre gli aveva additata. Ciò è ben glorioso
da parte di lui, ma egli aveva sempre avuto gran confidenza con sua madre; tutti i giorni le
raccontava le cose che i compagni gli suggerivano. La madre gli dava i suoi avvisi, facevano
ambidue insieme le preghiere per ottenere le grazie del cielo; e Iddio benedicendo il ragazzo,
aveva potuto resistere alle minacce ed alle lusinghe de' suoi compagni.
Capo II. La preparazione.
Le cose camminarono così per due anni. - Pietro guadagnava ventiquattro soldi invece di
diciotto. La signora Boccardi ne era contenta, il padre trovava suo pro nel ricevere i suoi
ventiquattro soldi per settimana, che da valent'uomo sapeva spendere in un'ora. Ma giunto il
tempo della prima comunione, la buona madre si trovò in nuovi crucci. Il padre aveva promesso
di lasciare quest'anno a disposizione della moglie per l'educazione del suo ragazzo. Ma che fare?
il suo gusto per l'osteria era divenuto più potente che mai, gli altri ragazzi {13 [287]} divenivano
più grandicelli, la spesa crescerà, nissuno dei fanciulli era capace di guadagnare un soldo. Mia
moglie, diceva Giovanni, bisogna aver pazienza, bisogna che il nostro Pietro continui a lavorare.
Moglie. - E la sua prima comunione?
Gio. - In quanto alla sua prima comunione cavati come puoi.
Moglie. - Ma come volete mai che egli possa imparare il catechismo e andare alla Chiesa
per udirlo a spiegare?
Gio. - Aggiustati come vuoi, io ho deciso che egli continui a lavorare. Via, Pietro, al
lavoro e parti tosto.
Un profondo sospiro fu la risposta della povera madre; il figlio obbedì.
La povera madre facendo una gita in città si fermò piena di tristi affetti davanti ad una
Chiesa, dove ella entrò e colle lacrime agli occhi si gittò ginocchioni dinanzi al tabernacolo dove
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risiede il Dio consolatore degli afflitti. Colà, qual fanciullo che si abbandoni nelle braccia di suo
padre, gli espone tutti i crucci da cui era oppresso il suo cuore, lo supplica di inspirarle un buon
pensiero e le norme che doveva seguire per ben guidare il suo ragazzo durante quell'anno cotanto
importante {14 [288]} per la prima comunione. Ella si sentì il cuore pieno di consolazione, ed
uscendo di Chiesa andava aspettando di poter scegliere un momento onde parlare da sola col suo
Pietro e dargli gli opportuni avvisi. Questo momento giunse.
Caro figlio, ella prese a dirgli, eccoci nell'anno in cui tu devi fare la tua prima
comunione; è questa la cosa più importante di tua vita, bisogna che a ciò ti prepari con preghiere
le più fervorose, con un'obbedienza più pronta, con una grande puntualità ed attenzione agli
uffizi della Chiesa. Una cosa mi duole, ed è il poco tempo che tu avrai per imparare il
catechismo ed ascoltarne la spiegazione che sarà per farli il nostro signor Curato.
Figlio. - Non affliggervi, cara madre, grazie a Dio ho buona memoria e buona volontà.
Nei giorni festivi ho tempo di andare e mi applicherò con tutta la possibile attenzione. Pei giorni
di lavoro poi io ho un'ora e mezza per pranzo; in mezz'ora io mi spedisco il pranzo, di poi mi
porterò immediatamente all'Oratorio di S. Francesco di Sales, dove nel corso della quaresima si
fa il catechismo a mezzogiorno. Che se non posso finir di mangiare {15 [289]} prima del
catechismo, il farò dopo mangiando un tozzo di pane nel mio ritorno.
E poi, cara madre, se me lo permettete, io ritornerò colà ogni sera, poichè là instruiscono
i ragazzi volentieri e gratuitamente. Insomma io mi applicherò tanto, che spero di poter studiare e
comprendere il catechismo ed essere in grado di rispondere convenientemente all'esame che sarà
per darmi il nostro signor Curato. Anzi io spero di poter nel medesimo tempo continuar ad
imparare a leggere e a scrivere; oh quanto parmi di poter presto imparare!
Madre. - Caro figlio, vieni che io ti abbracci, le tue parole confortano l'afflitto mio cuore.
La povera madre per disporre il Cielo in suo favore raddoppiò la cura e la sollecitudine
per raddolcire la ferocia del suo marito. Sebbene non le desse che venti soldi sopra i trenta che
egli guadagnava in ciascun giorno, ella sapeva far sì che il pranzo fosse puntualmente preparato
quando egli ritornava dal lavoro. La sua casa era tenuta con gran nettezza; non un granello di
polvere sopra la tavola, il pavimento era sempre bene scopato, il letto o piuttosto il pagliericcio
smosso e coperto con una coperta di cenci, è vero, ma puliti {16 [290]} e ben rappezzati.
Riceveva sempre con un'aria ridente il suo marito malgrado la sua durezza, la sua poca religione
e le sue frequenti visite all'osteria. Ella compariva sempre dinanzi a lui con un'aria piacevole e
ciò sforzavasi di fare nella speranza che sarebbe un giorno o l'altro pervenuta a farlo emendare.
Difatti quanti di questi uomini abbrutiti s'incontrano ogni giorno rovinali dal vino, che
sarebbero ben diversi se potessero vivere in seno delle loro famiglie e trovare presso a quelle una
buona accoglienza, una moglie affabile e paziente, ragazzi sommessi e rispettosi!
La povera donna, di cui parliamo, persuasa di questa verità faceva ogni cosa per rendere
dolce la vita della famiglia al suo marito; ma quante sollecitudini ella non dovette darsi per
procacciargli quanto gli era necessario! Quale economia nel maneggio degli affari, quante
privazioni per lei, quante veglie prolungate intorno ad un lavoro ingrato e poco lucroso, e ciò
tutto per poter offerire all'indomani a suo marito una minestra ch'ella non poteva più prendere sul
franco che egli le rimetteva ciascun giorno!
Ma ritorniamo a Pietro. Fedele al piano. {17 [291]} stabilito tra lui e sua madre, egli
lavorava come prima nella stessa fabbrica dei zolfanelli. Imparò le lezioni di catechismo
digiunando; cioè impiegando l'ora del suo pranzo per recarsi alla Chiesa. Spesso il suo desinare
consisteva in alcuni tozzi di pane che egli riponeva nelle sue saccoccine e mangiava parte
venendo, parte ritornando dal catechismo. La sera poi veniva eziandio puntualmente all'Oratorio
per sentire la spiegazione di quelle cose che talvolta egli non aveva ben comprese al mezzodì. Mi
ricordo di averlo più volte veduto di sera in tempo oscuro e nevoso venir tutto solo al
catechismo. Una sera gli dissi: non temi di venir fin qui per un tempo sì cattivo e tutto solo? Non
sono solo, rispose. Iddio buono e l'Angelo custode non sono ottimi compagni?
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I suoi compagni lo burlavano a cagione della sua buona condotta; parecchi di loro
dovevano eziandio fare la prima comunione in quell'anno medesimo, ma ciò era per loro e pei
loro genitori una cosa di cui bisogna sbrigarsi.
Uno di loro andava dicendo: l'anno scorso io fui dal confessore rimandato perchè faceva
grasso nei giorni di magro a mia casa; ma mio padre mi ha detto di {18 [292]} non essere così
goffo di andare a raccontare in quest'anno queste medesime cose al signor Curato.
Un altro: io ne fui rimandato per la medesima cagione, ma mia madre ha ottenuto da mio
padre che quest'anno si faccia magro affinchè lo possa fare la mia comunione, poi si farà come
prima.
Un altro soggiungeva: mio padre mi ha proibito di dire i miei peccati più gravi al Curato,
perchè ciò potrebbe impedirmi di fare la mia prima comunione; bisogna che o bene o male io la
faccia in quest'anno, perchè ciò mi apre la strada a guadagnare qualche soldo di più.
Pietro sbalordito a quei discorsi si limitava a dire qualche parola di disapprovazione. Io
non sono capace di rispondervi, egli diceva, ma è certo che colui il quale va a confessarsi e non
promette di cuore di cangiar vita, egli fa una cattiva confessione; chi tace un peccato al
confessore non ottiene il perdono dei peccati e aggiunge un sacrilegio alla sua coscienza. Quelli
poi che mangiano grasso nei giorni di magro disubbidiscono alla Chiesa che comanda di
astenersi dalle carni venerdì e sabbato ed altre vigilie comandate. Intanto Pietro si dava premura
di raccontare {19 [293]} a sua madre gli spropositi uditi. Quella buona madre spaventata di
sapere che suo figlio viveva in mezzo a ragazzi così male educati e così male consigliati, gli dava
i suoi materni avvisi conformi alla sana morale del Vangelo.
Che disgrazia, andava dicendo al povero Pietro, che disgrazia è mai l'aver parenti privi di
religione e soprattutto di non aver una buona madre per allontanare dai loro cuori l'influenza dei
cattivi esempi e dei malvagi consigli dei loro padri. Ricordati sempre, o caro Pietro, che la prima
comunione è l'alto più importante della vita, cui bisogna prepararsi lungo tempo prima
riformando le cattive abitudini e praticando tutte le virtù compatibili colla tua età, come sono
l'ubbidienza, la docilità, l'amore al lavoro, l'assiduità al catechismo, il rispetto e la modestia in
Chiesa.
In quanto ai peccati che sarai per confessare, bisognerà pentirtene ed inoltre fare la
risoluzione di non più commetterli per l'avvenire. Quando anche i tuoi parenti, come quelli de'
tuoi compagni, ti volessero costringere a mangiar grasso, tu ti ricorderai che bisogna piuttosto
ubbidire a Dio che agli uomini. Abbi cura soprattutto di non tacere alcun peccato in confessione;
{20 [294]} bisogna confessarli tutti, pentirsi di tutti e prendere la risoluzione di condurre una vita
migliore colla grazia di Dio. Egli è mille volte meglio ritardare di un anno la prima comunione,
se il confessore lo giudica bene, che nascondere un peccato pel desiderio di farla; perchè colui il
quale fa simili comunioni si può paragonare a chi volesse invitare un amico a pranzo e
presentargli pietanze sparse di veleno.
Pietro. - State pure tranquilla, o madre, sono quattro anni che io vado a confessarmi e non
ho mai taciuto cosa alcuna al confessore. Qualche volta non mi ricordo di qualche cosa ed egli
m'interroga e gliela dico subito subito.
Così la buona madre andava preparando il suo ragazzo all'atto più grave e più serio della
vita. Quante madri si occupano con premura degli ornamenti del corpo e nulla fanno per l'anima
dei loro ragazzi! Che dovremo poi dire di quei genitori che oltre di non occuparsi del bene
spirituale ed eterno della propria figliuolanza, sono d'inciampo alla loro eterna salute, dando
scandalo coi loro discorsi e colle loro azioni? Che perciò invece di prepararli santamente alla
comunione, li avviano infelicemente {21 [295]} alla strada della perdizione? Che terribile conto
dovranno poi dare al tribunale di Dio!
Capo III. La confessione.
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Pietro frequentava con assiduità il catechismo; egli si mostrava sottomesso al minimo
cenno di suo padre. Questi si gloriava dal canto suo di avere un ragazzo assai migliore che non
erano quelli di parecchi suoi vicini; egli non ignorava che le buone qualità del figlio erano
dovute alla religione che sua moglie era riuscita sì bene a far praticare dal suo primogenito.
Ma il giorno stabilito per la comunione si avvicinava e Pietro raddoppiava il suo fervore.
Egli era solito a confessarsi molto sovente e da quattro anni frequentava il medesimo confessore
a cui aveva sempre aperto ogni segreto del suo cuore, nè mai aveva taciuto cosa alcuna in
confessione; perciò la sua confessione sarebbe stata facilmente spedita. Ma egli desiderava di
assicurarsi vie meglio delle confessioni passate, nelle quali non si suol dare la dovuta {22 [296]}
importanza per difetto di cognizione; e si risolse di fare la confessione generale.
Da prima egli invocò l'aiuto e i lumi dello Spirito Santo, affine di potersi ricordare de'
suoi peccati, quindi fece un diligente esame di coscienza, indi si portò alla Chiesa colla massima
modestia attendendo che fosse venuto il suo torno per presentarsi al confessore. Egli dichiarò
tutti i suoi peccati o piuttosto quelle cose che egli giudicava che fossero colpevoli senza
nascondere cosa alcuna o diminuirne la gravità. Quando poi la confessione fu terminata, egli si
preparò con tutta umiltà di cuore a ricevere l'assoluzione dimandando sovente a Dio di dargli
forza di avere un gran dolore de' suoi peccati.
Si suole nell'oratorio di S. Francesco di Sales fare un triduo per apparecchiare i ragazzi a
fare degnamente la comunione pasquale. Durante quei tre giorni di predicazione, egli fu il
modello de' suoi compagni. Vedendolo così raccolto, così pio, così affabile e così buono con loro
invidiavano tutti la sua sorte. Un suo compagno commosso alla modestia e alla divozione di
Pietro si risolse di confessare un peccato che per compiacere suo padre aveva taciuto in una
confessione antecedente. {23 [297]}
Un giorno certo suo compagno gli diceva: vieni, Pietro, rimirati nello specchio e
aggiustati a dovere i capelli. Oibò, ei rispose, io voglio aggiustare bene le cose dell'anima e
preparare nel mio cuore una bella dimora al mio Gesù. Difetti ogni sua cura era diretta ad
eccitarsi ad un vivo pentimento, a praticare ogni piccola virtù di sua età.
Quanti ragazzi e soprattutto quante giovanotte ripongono tutta la loro cura in vestire e
adornare il loro corpo piuttosto che badare ad abbellire l'anima colle pratiche delle virtù? Quanti
parenti non hanno altra ambizione che di vedere la loro figlia ben adorna e ben vestita perchè
comparisca la più bella tra quelle che si accostano alla comunione! La madre di Pietro non aveva
tali vane idee pel capo. Ella sempre occupata degli affari che riguardavano agli altri suoi ragazzi
e a suo marito, passava quel poco di tempo che le sopravanzava a pregare e a preparare un
elegante abbigliamento al suo primogenito.
Ma la povera donna non aveva mezzi onde fare grandi spese a comprare vestimenta, e se
il Curato non fosse venuto in suo aiuto, il buon Pietro avrebbe corso {24 [298]} rischio di non
essere vestito che di un semplice e quasi cencioso soprabito; ma là sotto a quelle umili vesti
menta che anima bella vi abitava! Questo pensiero era la grande consolazione della madre.
Finalmente giunse l'ultimo giorno del sacro triduo, in cui Pietro avendo compiuta la sua
confessione generale, doveva ricevere l'assoluzione. È impossibile descrivere con quale ardore
egli siasi preparato. Non uno sguardo di divagazione; un perfetto raccoglimento lo accompagna;
entra in chiesa, si avvicina al confessionale, e riceve il perdono de' suoi peccati. Oh quanto il suo
cuore fu commosso nel momento che recitava l'atto di contrizione. Le lacrime cadevano dagli
occhi quando egli usciva dal tribunale di penitenza. Colle sue manine coprendosi la faccia si
volge verso l'altare, si mette in ginocchio, rinnova l'atto di pentimento, e protesta di voler essere
sempre del suo Dio, e a lui servire in tutta la vita. Il suo cuore ebbro di gioia non sa trovare
espressioni onde ringraziare Iddio per essersi abbassato ad usare tanta bontà sopra una sì povera
creatura. Tutti i suoi desideri si rivolgono allora al momento in cui nel dì seguente avrebbe
potuto riceverlo {25 [299]} nel suo cuore, sebbene povero, sebbene ultimo nella società.
Dove mai sarebbesi potuto trovare un mortale più felice di lui? Pieno di queste idee fa
ritorno a casa. Suo padre lo vede, la figura raggiante del figlio lo riempie di stupore, le sue
carezze lo inteneriscono, qualche cosa d'inconcepibile si passa nel suo cuore; s'accosta al figlio e
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l'abbraccia; questi trasportato dalla gioia gli salta al collo: ah mio padre, se voi sapeste, quanto io
son fortunato!
Sì, io lo penso, o mio figlio, disse il padre, tu sarai presto sbrogliato della tua prima
comunione.
Oh papà, soggiunse Pietro, voi mi comprendete male; che fortunato imbroglio è quello
mai! Il buon Dio che viene domani nel cuore di Pietro, povera e miserabile creatura! Colui che
ha fatto il cielo e la terra, vuole che io vada ad assidermi alla sua tavola, nutrirmi della sua carne:
riceverlo in me stesso, fare una cosa sola con lui. Comprendete voi ciò, o caro papà? Iddio mi
lascia pienamente libero di avvicinarmi a lui e di servirmi de' suoi immensi tesori. Di quante
ricchezze io posso far provvisione per l'anima mia, quante grazie per voi e per mia madre io
voglio {26 [300]} dimandare! Iddio essendo così buono come potrà rifiutarmi tali favori quando
egli sia con me, e dentro di me, oh quanto io lo voglio pregare! Oh papà, voi sarete fortunato
poichè egli ha detto: dimandate e riceverete.
Il padre di Pietro fuor di sè per lo stupore andava dicendo tra sè: bisogna proprio che ci
sia un'altra felicità oltre di quella che si trova in fondo alla bottiglia; io porto invidia alla
contentezza di mio figlio, la sua felicità, la sua contentezza mi sembrano pure e senza
mescolanza; al contrario i miei piaceri sono sempre misti a qualche amarezza; perciocchè non è
senza sentimento di cattivo umore che io spendo all'osteria quello che potrebbe assai sollevare
mia moglie, la quale per altro è così buona, così affabile verso di me malgrado i miei torti.
In quel momento un generoso pensiero viene in mente al padre di Pietro. Io voglio, dice,
anche concorrere alla gioia che mio figlio sarà per provare domani: prendi, o moglie, ecco la mia
settimana intiera, io sarò domani, che è domenica, tutto il giorno con voi, andrò con Pietro a
vedere la sua prima comunione. Procura che domani ci {27 [301]} sia qualche pietanza di più, io
voglio che stiamo allegri, e allegri tutti insieme.
Pietro trasportato dalla gioia salta di nuovo al collo di suo padre, lo abbraccia, e lo bacia
ripetutamente. La madre cogli occhi pieni di lacrime abbraccia gli altri ragazzi, e tutti corrono
festosi attorno al fortunato padre facendogli mille carezze. Egli dal suo canto prova in sè una
gioia pura che per lo passato non aveva gustato giammai; la vita di famiglia e la felicità di
un'anima tranquilla si erano rivelate a lui.
Prima di andarsi a coricare Pietro volle fare rammenda la quale consiste nel domandare
perdono ai proprii genitori di tutti i dispiaceri cagionati pel passato, e ciò in presenza di tutti
quelli di casa. In alcuni paesi tal cerimonia suol compiersi in Chiesa dai ragazzi radunati tutti
insieme, poco prima di accostarsi alla mensa eucaristica; in altri paesi ciò suol farsi in famiglia.
Perdono, diceva Pietro, perdono, o cari genitori, dei disgusti che vi ho cagionati, certo
che voi non ricuserete di dimenticare le offese che vi ho fatto. Dio, io lo spero, mi ha già
perdonato, voi metterete il colmo alla mia felicità dicendomi che io posso {28 [302]} essere
certo della vostra benevolenza; voi vedete un povero ragazzo pentito, e che promette
un'obbedienza ed un rispetto senza limiti per l'avvenire. Ah sì perdonate!
Il povero padre volgendo gli occhi incontrò gli sguardi di Pietrose ne fu commosso fino
alle lagrime, e quasi fuori di sè stesso andava dicendo: povero ragazzo, tu mi dimandi perdono
mentrechè ciò dovrei ben farlo io e gettarmi a tuoi piedi e implorare la tua pietà per un padre che
non fu per le che un carnefice; poco gli mancò che egli non rompesse in forti singhiozzi.
Ponendo le mani sopra la faccia egli lascia cadere lagrime abbondanti, lagrime dolci, perchè
provenivano da pentimento.
Dopo la preghiera della sera, fatta con maggior fervore dell'ordinario, Pietro va a letto e
piglia sonno. Il padre si avvicina e contempla sul suo povero letto di paglia l’aspetto del caro
ragazzo sul quale era scolpita l'innocenza e la felicità; la sua faccia serena, un mezzo sorriso gli
davano un aspetto di un Angelo. Tutto commosso egli va per mettersi a letto; ma quella sera il
sonno fugge da lui, il rimorso agita l'anima sua; una buona risoluzione nasce nel suo cuore;
pensa alla sua vita passata, {29 [303]} pensa alla felicità che egli pure un tempo godeva, pensa
alla tranquillità e felicità del suo Pietro; e intanto una lotta terribile del bene e del male si
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stabilisce nel suo cuore; e non gli è più possibile di aver pace che rinnovando la risoluzione di
passare il giorno di domenica in famiglia.
Capo IV. Il giorno della comunione
Appena svegliato, il primo pensiero di Pietro fu un atto di adorazione e di amore ed
insieme uno slancio del suo cuore verso quel Dio che in quel mattino egli sarebbe andato a
ricevere. Fatta un'offerta del suo cuore a Gesù sacramentato, consacrando a lui tutta quella
giornata, egli si alzò dal letto e si vestì con tutta modestia. Non crediamoci che la vista de' suoi
abiti nuovi e decenti gli abbia fatta la minima impressione, sebbene fosse questa la prima volta
che egli si vedesse alquanto ben vestito, giacchè le sue solite vestimenta erano panni grossi e
rappezzati. Che cosa è mai un vestimento che copre il corpo in paragone dell'ornamento di
un'anima che si pregia della virtù, che usa diligenza per {30 [304]} evitare la più piccola vanità,
il più leggiero difetto che possa dispiacere all'ospite che vuol venire a fare la sua dimora presso
di lei?
Intanto la campana suona, tutti i ragazzi a schiere a schiere si portano alla Chiesa, l'uno
tutto fiero pel suo elegante vestito, l'altro tutto vanaglorioso perchè si vede accompagnato da'
suoi parenti, o perchè molti portano gli sguardi sopra di lui. Pietro è tutto umile, non bada ad
alcuno; e vestito cogli abiti che la carità del suo Curato gli aveva procacciato, con esemplare
compostezza si reca alla Chiesa.
Che importava a lui di avere tutti i beni della terra, se non fosse andato di lì a poco al
possesso delle ricchezze del cielo, a partecipare al festino celeste, a sedersi alla medesima mensa
de' suoi fortunati compagni, e attirare i celesti favori sopra di sè e sopra la sua famiglia?
Accompagnato dal padre egli entra in Chiesa; la compostezza e la modestia trasparisce in tutti i
suoi passi; il suo sguardo è sempre fisso verso l'altare; non una parola, non un sorriso co' suoi
compagni. Suo padre lo rimira commosso; egli è immobile, i suoi occhi sono sempre fissi sopra
quella figura angelica.
All'incominciare della messa ebbe novello {31 [305]} motivo di stupore nel vedere suo
figlio a leggere in un libro. Riconobbe la bontà di sua moglie e la diligenza che ella si prese di
questo caro fanciullo. Cominciano intanto a leggersi ad alta voce gli atti preparatorii della
comunione che sono ripetuti alternativamente dagli altri ragazzi. Con quale attenzione Pietro
recita quegli atti! Con qual fervore il suo cuore vi prende parte! Come egli si umilia dinanzi a
Dio! Come egli si riconosce indegno del gran favore che attende! Con quali affetti egli rinnova
gli atti di rincrescimento di aver offeso Iddio così buono e così degno di essere amato! Con qual
ferma risoluzione promette di evitare per l'avvenire tutto ciò che potrebbe recar danno all'anima
sua!
Finalmente giunse il gran momento da tanto tempo desiderato. Tre volte questo caro
ragazzo ripete: o Signore, io non son degno dell'onore che voi mi fate, io non son degno che voi
veniate nel mio cuore, io vado a ricevervi solo fidando nella vostra misericordia: Gesù, Gesù,
venite a prendere possesso dell'anima mia. Dette queste parole egli stende alquanto la lingua
sopra le innocenti sue labbra e riceve il Dio del cielo e della terra, il sovrano dei cori celesti che
riverenti lo adorano. {32 [306]}
In quel momento Pietro non è più figlio di un povero artigiano; egli era un angelo. Nel
suo cuore egli possedeva Colui che fa la vera felicità e la sola felicità della vita; egli possedeva
Iddio. Il suo aspetto apparve come raggiante di luce, il suo cuore traboccante di gioia, di
riconoscenza, ripete le più animate proteste di non mai più abbandonare i suoi doveri. Si trattiene
con Gesù da solo a solo; e dopo d'avergli esposto la sua miseria, i suoi bisogni, le debolezze
dell'anima sua, dopo di avergli dimandato alcune grazie particolari, prese a dire così nel suo
cuore: mio buon Gesù, io vi possedo nell'anima mia, la vostra bontà verso di una miserabile
creatura mi incoraggisce a dimandarvi ancora un grandissimo favore. Io ho un padre che è
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testimonio della mia felicità in questa Chiesa, voi lo conoscete: Oh mio Gesù! io non intendo di
accusarlo davanti a voi, ma posso dirvi che egli vive lontano dalle pratiche di vostra santa
religione. Da lungo tempo l'anima sua non fu più nutrita del vostro sangue adorabile; le cattive
compagnie lo strascinarono in certi luoghi dove egli non avrebbe dovuto andare. Cangiategli il
cuore, o mio buon Gesù, fale ch'egli ritorni a voi.
Voi avete detto: dimandate e riceverete: {33 [307]} oh dunque con tale confidenza io mi
rivolgo a voi. Io insisto, o amabile Salvatore, io non vi abbandonerò sinchè un raggio di speranza
sia entrato nel mio cuore.
La mia povera madre, sì, mio buon Gesù, ricompensatela di tutto il bene che ella mi ha
fatto; datele la pazienza, la forza di condurre a compimento la mia educazione e quella de' miei
fratelli; rendetele un marito degno della sua virtù; e che la pace e la felicità delle anime pure
cominci a regnare tra di noi. Oh Gesù, noi siamo in una grande povertà, ma io vi dimando non di
cangiarcela nell' abbondanza; non vi dimando altro che il vostro amore, la vostra grazia per me e
pe' miei parenti, e che la vostra santa volontà sia fatta tra di noi.
Durante questo colloquio interno il suo aspetto manifestava le vive commozioni
dell'anima sua. Suo padre, sempre cogli occhi fissi sopra di lui, avrebbe voluto accostarsi al caro
figlio e bagnarlo colle sue lacrime; ma non volle interrompere il ringraziamento che egli aveva
incominciato. Pietro adunque recitò cogli altri alternativamente gli atti che soglionsi fare dopo la
comunione, quindi si ritirò in un angolo della Chiesa, e passò ancor mezz'ora leggendo un libro
divoto. {34 [308]} Di poi per compiacere suo padre e sua madre, pieno del contento che prova
colui che compie la più grande azione della vita, accondiscende ai suoi genitori e va seco loro a
casa.
In tutta quella memoranda giornata Pietro fu costantemente modello de' suoi compagni e
di quelli che poterono osservarlo. Dopo un pranzo frugale a cui assistette il fortunato padre e la
ancor più fortunata madre, fecero ritorno alla Chiesa dove in quella sera doveva aver luogo un
sermoncino, onde incoraggiare a perseverare nel bene tutti quelli che al mattino avevano fatto la
loro comunione. Il padre volle sempre egli medesimo accompagnare il figlio. Questi poi sempre
pieno del pensiero del suo Dio restò molto amareggiato in rimirar la dissipazione che la sera si
manifestò fra quei ragazzi medesimi che al mattino avevano fatto la comunione. Altro lodevole
costume si pratica in molti paesi, e sarebbe a desiderare che si praticasse in ogni luogo, ed è la
rinnovazione dei voti battesimali nel giorno medesimo che i ragazzi fanno la loro pasquale
comunione. E perchè ciò non si suol fare tra di noi, Pietro vuol farlo in casa alla presenza di {35
[309]} Dio, de' suoi genitori, di tutti gli altri della famiglia.
Postosi pertanto ginocchioni con un piccolo crocifisso in mano pronunziò con voce ferma
e sonora; io rinunzio per sempre al demonio, alle sue pompe ed alle sue opere, e prometto di
consacrarmi a Gesù per tutta la mia vita. Il padre non potè più reggere a quelle tenere e sublimi
espressioni. Si sentì stringere il cuore; anch'io, prese a dire, ho fatto questa promessa, ma come
l'ho mantenuta? La prima comunione per me non fu che una formalità che doveva compiersi. Oh
se io avessi avuto una madre simile a quella di Pietro, certamente non avrei abbandonato i
sacramenti nell'anno medesimo della mia prima comunione. Io avrei fatta la felicità di una
moglie che merita un marito ben diverso da me; avrei abbandonalo l'osteria ed i falsi amici, ed
un onesto risparmio sarebbe entrato in casa mia con una vita felice della famiglia. Oh Pietro! Tu
mi fai conoscere la vera felicità; perdona a tuo padre. Mio Dio, perdonate ad un miserabile; e
poichè foste sì buono per rendere il mio figlio cotanto felice, io spero eziandio che voi non
rifiuterete il mio pentimento e la risoluzione che io fo di cominciare una vita {36 [310]} nuova,
poichè io voglio essere fortunato come lo è mio figlio, e fare la felicità della mia famiglia.
Pareva proprio che in quella sera la pace di Dio fosse entrata in quella famiglia. Che
dolcezza pei cuori di tutti! Quanto mai la madre e il figlio erano lieti per aver avuto con loro il
capo della famiglia. Qual gioia indicibile non gustava il medesimo padre, gioia che sperava di
conservare per tutta la sua vita!
La preghiera della sera si fece in comune, il padre ci prese parte per la prima volta. Chi
può immaginarsi la consolazione della povera moglie in contemplare il suo marito posto
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ginocchioni in mezzo a tutta la sua famiglia! Niuna cosa poteva paragonarsi alla sua felicità.
Tuttavia ella aveva un timore; queste buone intenzioni, andava dicendo, saranno poi per durare?
Io pregherò di tutto cuore, e Pietro, che è così intimo col buon Dio, pregherà egli pure affinchè
Iddio ci ascolti e ci esaudisca.
Prima di porsi a letto Pietro aprì una finestra che guardava verso la Chiesa, e indirizzando
ancora un dolce affetto a Colui che al mattino si era dato a lui, disse: Vi saluto ancora una volta,
o mio buon Gesù, fate che io sia tutto vostro ora e {37 [311]} sempre. Quindi col cuore pieno di
santi affetti, col pensiero rivolto a Dio, tra le braccia del suo Angelo custode si addormentò.
[Capitolo V manca nell'originale]
Capo VI. La conversione del padre.
Al lunedi fu deciso che Pietro ritornasse a lavorare nella fabbrica dei zolfanelli fino ai
dodici anni compiuti, e che alla sera continuasse ad andare a scuola per imparar bene a leggere e
scrivere. Il padre lavoro, come al solito, tutto il mattino, e dopo il mezzodì, secondo la trista e
malaugurata abitudine, abbandonò il suo laboratorio. La sua moglie molto inquieta osservava i
passi di lui, e fu profondamente afflitta, quando seppe che egli non era più andato a lavorare.
Un compagno lo aveva strascinato suo malgrado, ed egli era di già all'osteria.
Che hai tu, gli dice quel compagno, qual cosa ti fa sembrare così tristo? Forse tua moglie
ti ha battuto! Questo colpo lanciato con uno scroscio di riso risvegliò in lui la memoria di quanto
era passato in cuor suo il giorno innanzi.
Gio. Io sono qui, egli rispose, ma non {38 [312]} sono dove dovrei essere; quivi non
compio i miei doveri, nè faccio quel che dovrei fare. Addio, me ne voglio andare.
Comp. Orsù dunque, è forse il tuo Pietro che ti fa girar la testa? Perciocchè mi hanno
detto che ieri hai fatto l'impostore in Chiesa. Caccia pertanto via la tua malinconia, allegro: a tua
salute, evviva l'allegria: le cose di Chiesa sono buone per le donne e pei ragazzi.
Gio. Sì: ma mia moglie e il mio ragazzo sono più fortunati di me, perciocchè hanno la
loro coscienza tranquilla, ed io sono agitato da pene atroci.
Comp. Sta allegro, bevi un bicchiere, due bicchieri, e tu vedrai come il buon tempo se ne
ritorna.
Giov. Ciò è impossibile.
Comp. Ta! ta! ta! ci trovo ben io il rimedio. Madama l'ostessa, presto una bottiglia, ma
buono, ma squisito. Ecco il rimedio che guarisce tutti i mali, beviamo; alla salute di tua moglie e
della mia!
In quel momento Pietro passa colà vicino per ritornare al suo lavoro: suo padre lo vede, e
ciò fu per lui come un colpo di fulmine. Si alza precipitosamente, corre verso la porta dicendo,
Pietro, Pietro, ascolta, entra qui, mio caro ragazzo. {39 [313]}
Pietro. Oh caro papà, qual cosa mi dimandate mai! Sapete bene ciò che ieri ho promesso
a Dio, Abbracciatemi, o caro papà, io ritorno al mio lavoro.
Il povero Pietro, tutto tristo entrò nella fabbrica dei zolfanelli. Egli risolse di non voler
dire nulla e di raddoppiare piuttosto le preghiere pel suo povero padre. Giovanni intanto rientra
nell'osteria, ma sembra stupido; il suo compagno se ne accorge e prende a parlargli così: te l'ho
ben detto, o amico, che era il tuo ragazzo che ti faceva girar la testa. Anche il mio ha fatto ieri la
sua comunione. Egli se ne è sbrogliato, non cruciarli, egli sarà ciò che vorrà. Andrà alla chiesa
quando gli piacerà; io non lo impedirò giammai, ma quando egli sarà adulto, oh certamente farà
come suo padre e sua madre, ed eccoli ... Ah! ah! a tua salute, e via, ogni malinconia!
Questa madornale bestialità lungi dal farlo ridere oppresse vieppiù il suo cuore; il
pensiero di sua moglie e del suo Pietro gli stava sempre fisso nella memoria.
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Gio. - E impossibile di ridere, mio amico, io abbandono questo bicchiere, buona sera, io
me ne vado, a rivederci un'altra volta: ciò detto usci.
Comp. - Oh! di', Giovanni, aspetta, ascolta {40 [314]} una sola parola. Ma Giovanni era
uscito e più non entrò. Ecco, disse il compagno, ecco un impostore, che si lascia guadagnare
dalle inezie delle donne e dei ragazzi.
Altro comp. - È vero, ma egli non ha tutto il torto, perciocchè egli ha una virtuosa moglie,
ed ha un ragazzo così buono che merita tutto. Esso sì che ama veramente suo padre, e che non gli
risponde con arroganza come appunto fa il mio! Quando io penso che ieri mattina, dopo la sua
comunione giunto a casa mi trattò insolentemente come avrebbe fatto verso un cane, ah! che
dunque sarà più tardi, quando avrà diciotto o vent'anni! Egli non avrà più nè fede, nè legge, egli
si befferà di suo padre e de' suoi comandi come appunto io faceva una volta. Bisogna
confessarlo, ella è la religione che rende la moglie di Giovanni così virtuosa, suo figlio così
rispettoso ed obbediente; è la religione che porta la fortuna in famiglia. Certamente se io avessi
avuto una moglie come la sua, e che mio figlio avesse avuto la sorte di essere allevato come il
suo, io non sarei tanto sgraziato, e non sarei costretto a sollevare la tristezza della vita con una
bottiglia. {41 [315]}
Ma dove è andato il padre di Pietro? Quasi avesse perduto la testa, smemorato, sbadato
egli cammina di piazza in contrada senza sapere dove voglia andare. Senza accorgersene si trova
dinanzi alla Chiesa ove il giorno innanzi aveva provate si dolci consolazioni. Orsù, egli dice, il
Dio di Pietro e di mia moglie è qua, io ci voglio entrare, avvenga quel che vuole. I suoi passi lo
dirigono irresistibilmente verso l'altare dov'egli era stato testimonio della felicità di suo figlio;
macchinalmente si mette in ginocchio. Ripassando nel suo cuore i riflessi del giorno innanzi,
sentesi assalire da un rincrescimento e da tale commozione che i suoi occhi si sciolgono in
lacrime. Da lungo tempo egli era colà assorto nelle sue meditazioni, quando si sente a tirare pel
vestito dal direttore della chiesa. Sospettando ch'egli fosse travagliato da qualche crucio, il degno
prete lo prende per un braccio e seco lo conduce in sacrestia. Voi, gli dice, mi sembrate oppresso
da qualche dolore, raccontatemi le vostre pene, io sono ministro del Dio della consolazione; che
cosa potrei fare per sollevarvi?
Un profondo sospiro fu tutta la sua risposta. {42 [316]}
Dirett. - Parlate, mio amico, io sono un povero prete che ho già veduto ogni genere di
miseria, qualsiasi vicenda umana non mi fa specie alcuna, parlate, apritemi il vostro cuore, voi
parlate con un amico. Incoraggito da queste dolci parole, che non aveva mai udite tra' suoi fallaci
amici, egli racconta le sue impressioni del giorno innanzi, i suoi sospiri, le sue promesse, la
bontà e l'amabilità di sua moglie, la docilità e le carezze del suo primogenito.
Dirett. - Ebbene, mio amico, non è forse vostro desiderio di rendervi degno della vostra
famiglia e di riacquistare l'amicizia di quel Dio, che ha reso vostro figlio cotanto fortunato!
Gio. - Ah sì! Questo vorrei, e ciò appunto da ieri in oggi mi tormenta continuamente
l'animo.
Dirett. - Ciò non è un tormento, caro mio, è la grazia che vi sollecita, è Dio che vi fa
ricordare dei vostri peccati e della sua infinita bontà, sono le preghiere di vostra moglie, e di
vostro figlio che salirono al cielo. Coraggio, amico, una buona confessione, un fermo
proponimento di cangiar vita, ecco il rimedio al vostro tormento. Non è vero, o brav'uomo, che
voi volete confidarmi le vostre pene di coscienza? {43 [317]}
Gio. - Lo vorrei di tutto cuore, perciocchè voi mi sembrate molto buono, ma che diranno i
miei compagni?
Dirett. - Sono forse i compagni che vi rendono la felicità che voi non avete? Osservate a
che valgono i vostri compagni. Essi valgono a farvi bere, a farvi spendere malamente il vostro
danaro, ad allontanarvi da una moglie, e da un ragazzo che voi amate, e dai quali siete pure
teneramente amato. Lasciate che i compagni parlino a loro talento, mostrate che voi siete un
uomo, e che voi avete una volontà da uomo ed una faccia virile, che non da alcun rossore di
adempiere i suoi doveri. Quando avranno alquanto parlato e riso di voi, eglino taceranno, vi
loderanno, e infine diranno tra loro: almeno costui fa liberamente il suo dovere.
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Gio. - Voi avete ragione; vedete, mia moglie mi crede all'osteria, io ci fui trascinato da un
avanzo di antica abitudine; un compagno mi ha lusingato mio malgrado: io non me ne sono
potuto astenere; di poi sono uscito, sono andato qua e là vagando di piazza in contrada finchè
trovandomi a caso dinanzi a questa Chiesa io ci sono entrato ...
Dirett. - Ebbene, mio amico, è il Signore {44 [318]} Iddio che vi ha qui condotto; egli vi
ama assai, come ben potete conoscere. Egli vuole restituire la tranquillità all'anima vostra, e
ridonare la felicità alla vostra famiglia. Amico, ascoltate la sua voce, io sento compassione di
voi; voi non siete felice. Prendete il mio consiglio: mettetevi colà in ginocchio, fate una buona
confessione e voi sentirete tosto la pace a rientrare nel vostro cuore.
Il sacrifizio dell'amor proprio era fatto, il rispetto umano era superato. Fra le lacrime e i
singhiozzi ei fa la prima confessione; altra confessione si stabilisce per la sera del dì seguente.
Un balsamo fu gettato sopra quell'anima da sì lungo tempo agitata dai rimorsi; una gioia
ineffabile si spande sul suo volto. Come colui che ritrova un gran tesoro, Giovanni col cuore
pieno di gioia corre frettolosamente a casa. La medesima moglie è pure altamente stupita nel
vedere il marito presentarsele con fronte allegra e serena, e quel ch'è più far ritorno a casa prima
del tempo ordidinario del lunedì.
Donde venite, o Giovanni? ella dice.
Io vengo dall'osteria, di poi dalla Chiesa, disse Giovanni; io sono andato a dare un addio
eterno all'una, nell'altra ho incontrato {45 [319]} il buon direttore che mi ha veduto tutto
sconcertato, io gli ho raccontato le mie pene, ed egli mi incoraggi ad applicarvi il rimedio solo ed
unico, la confessione. Per verità mosso dalla sua bontà e cortesia io mi arresi a' suoi desideri, ed
eccomi tutto contento di me medesimo; ora io vengo a dare uno sposo alla moglie, un padre ai
ragazzi che ho per tanto tempo abbandonati.
Non è possibile esprimere la commozione della povera moglie, e la contentezza di Pietro
nel sapere che suo padre aveva dato un assoluto addio al giuoco ed all'osteria, era andato alla
chiesa e si era confessato. Ci vorrebbe un volume per esporre la felicità di questa famiglia riunita
da che il suo capo ebbe cangiato condotta ed era entrato in grazia con Dio per mezzo
dell'assoluzione de' suoi peccati, e ch'egli ebbe ricevuto nel suo cuore un Dio che aveva sì lungo
tempo oltraggiato.
Malgrado la miseria, la gioia cominciò ad albergare nella famiglia, perciocchè tutti
praticavano la religione, sola sorgente della vera felicità. La più grande benevolenza cominciò a
regnare tra loro, perchè la domenica e il lunedì il marito non si dilettava più di mangiare in un
{46 [320]} giorno i risparmi dell'intera settimana. La moglie buona e attenta trovava mezzo di
risparmiare qualche cosa per regalare un mezzo litro al marito dopo il pranzo della domenica,
affinchè egli non fosse ad un tratto privato delle golosità che formavano le sue delizie all'osteria.
Tutti assistevano ai divini uffizii della chiesa, dopo la predica e la benedizione, il padre ed i
figliuoli andavano a fare una passeggiata, e nell'inverno passavano le loro sere ora in famiglia, e
talvolta il padre col suo caro Pietro veniva qui tra noi a passare la sera in piacevole ed onesta
ricreazione, assistendo alle rappresentazioni, commedie, o cose simili che sogliono aver luogo
nel nostro Oratorio nelle sere festive d'inverno.
Al lunedì il lavoro progrediva come gli altri giorni della settimana.
I compagni di Giovanni schiamazzarono qualche tempo sopra di lui per quel suo nuovo
tenor di vita; ma presto si stancarono lasciando luogo alla stima, che egli seppe loro inspirare
colla sua buona condotta.
Mattino e sera si recitavano le preghiere in comune; tutti si accostavano con frequenza
alla santa confessione e comunione; più volte furono veduti padre, {47 [321]} madre e ragazzi
l'un dopo l'altro fare la confessione, quindi tutti insieme fare divotamente la comunione.
Così una famiglia da parecchi anni immersa nella desolazione per causa di un padre di
famiglia sbadato, che incautamente aveva dimenticato i doveri di marito e di cristiano e che
aveva dimenticata la religione; dopo dodici anni di tribolazione, tornò a vedere giorni di pace e
di tranquillità, perchè solo la religione o la grazia di Dio può render l'uomo contento e felice.
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Capo VII. Le vicende della gioventu'.
Il lettore certamente desidererà di conoscere la continuazione di questo racconto; ed io di
buon grado sono per appagarlo; solo per contenermi in una discreta brevità stimo bene
ommettere quanto riguarda ai genitori di Pietro, e tenermi unicamente ai fatti particolari che ad
esso riguardano.
Comincierò col riferire i proponimenti fatti nella sua prima comunione dando un cenno
sul modo con cui egli li ha osservati nella sua giovanile età.
Un giorno mi venne tra le mani un {48 [322]} libro di divozione; aprendolo vidi un
foglietto scritto con caratteri informi e senza ortografìa. Mi feci a leggerlo e mi accorsi essere il
memoriale di Pietro fatto nell'occasione della prima comunione. Sebbene sia scritto con rozze
parole, come ognuno può supporre in un giovanetto di undici anni, e che appena comincia a
leggere e scrivere, tuttavia attesa la semplicità e la importanza della materia io stimo di
trascriverlo senza alcuna rettificazione, persuaso che potrà servire di modello a tutti quelli che
fanno la loro prima comunione. Eccolo adunque.
«Regole di vita stabilite da me Pietro, nel giorno fortunato che ho fatto la mia prima
comunione ai 12 aprile del 1845 in età di 11 anni compiuti.
«Io mi metto in ginocchioni, ed alla presenza di Dio prometto che domani appena avrò
ricevuta l'ostia santa farò i seguenti proponimenti per potermi salvare l'anima mia.
1° Prometto che Dio sarà sempre mio padre, e Maria Santissima mia madre, ed io voglio
amarli ed ubbidirli tutti due.
2° Confessarmi ogni quindici giorni od una volta al mese, e comunicarmi secondo il
permesso che mi darà il confessore. {49 [323]}
3o Santificare le feste andando sempre alla messa, predica e benedizione.
4o Ogni giorno leggere qualche poco di un libro di divozione, e recitare ogni giorno una
salve a Maria Vergine per mio padre e mia madre aftinchè si possano salvare.
5o Dimanderò con umiltà di cuore a Gesù, quando sarà in me, due grazie particolari, 1a di
poter fuggire sempre i cattivi compagni; 2a di poter conservare la virtù della modestia fino alla
fine della mia vita, come fece S. Luigi.
6o Questi proponimenti li leggerò e li rinnoverò una volta al mese in ginocchio dinanzi al
crocifisso. - Così sia.
Santa Maria, salvate l'anima mia, l'anima di mio padre, di mia madre, e l'anima de' miei
fratelli e delle mie sorelle. - Così sia.»
Questi sono i proponimenti che Pietro fece nella sua prima comunione. Come ognuno
può facilmente conoscere, il buon Pietro aggiustò alla bella meglio alcuni sentimenti forse uditi
nelle prediche del triduo fatto in preparazione alla Pasqua, nel modo che gli parevano più
applicabili a se medesimo. Comunque ciò sia, egli si fece il più sacro dovere di osservarli.
Prima di restituirgli il libro co' suoi ricordi, {50 [324]} gli ho dimandato, se fino allora
aveva mantenute le promesse fatte e scritte in quel memoriale. Finora sì, mi rispose, e spero di
mantenerle fino alla morte. E credo che sarebbe commettere una grossa bugia, quando si dicesse
una cosa a Dio e che poi non si attendesse.
Giunto all'età di tredici anni, i parenti di Pietro vedendolo in forze da poter intraprendere
più conveniente professione, il collocarono in una fabbrica da cotone. Tal novella occupazione,
sebbene procacciasse qualche soldo di più nel guadagno temporale, riusciva d'inciampo alle
pratiche religiose; perciocchè il suo padrone, ora col pretesto di lavoro di premura, ora per
commissioni particolari lo faceva lavorare quasi tutta la giornata di festa. Povero me, andava
Pietro esclamando, Iddio comanda di santificare i giorni festivi, ed io sono costretto a profanarli;
come mai le nostre fatiche potranno essere da Dio benedette! Parlò di questo co' suoi genitori,
che provavano ambidue gran ripugnanza nel permettere al loro figlio di perseverare in tale
occupazione. La madre spesso diceva: immaginati, o Pietro, quanto mi rincresca di vederti a
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passar la maggior parte del giorno del Signore in lavori profani. Pure {51 [325]} non so che
farci. Ne ho parlato col nostro signor Curato, e mi ha consigliata ad aver pazienza, perchè non si
può altrimenti; ma che intanto siamo obbligati a cercarsi altro lavoro, e che possiamo tollerare
quel padrone fino a tanto che se ne sia potuto trovare un altro migliore.
La Provvidenza però venne in soccorso di Pietro, facendo provare col fatto, che il
guadagno dei giorni festivi porta la rovina su tutto il lavoro della settimana. Ecco il caso. Quel
padrone andò soggetto ad un incendio; poi fu colpito da un fallimento; gli morirono due ragazzi;
la moglie fu più di un anno inferma; sicchè egli fu costretto a rimettere ad altri la sua fabbrica, e
da padrone diventare semplice operaio.
Mentre era con quel padrone, come mai Pietro potè praticare i doveri di religione? Chi
desidera veramente di fare il bene, trova il tempo a farlo. Ogni domenica, levandosi di buon
mattino, prima di andare al lavoro, si recava ad ascoltare la santa messa, dopo cui si faceva la
predica. Al dopo pranzo, se poteva, andava ancora ad un'istruzione; altrimenti andava sul tardi
della sera alla benedizione in qualche Chiesa. - Trovava anche tempo per {52 [326]} confessarsi.
Se non poteva avere altra comodità, si recava al sabato a sera dal solito confessore per
confessarsi, facendo poi la comunione al mattino della domenica; talvolta si confessava la
domenica a sera e si comunicava al lunedì buon'ora prima di recarsi al lavoro. - Era pure
perseverante a leggere ogni giorno qualche poco di un libro di divozione; e poichè spesso gli
mancava tempo, portava in saccoccia il Giovane provveduto, e andando o ritornando dal lavoro
ne leggeva qualche tratto, che egli studiavasi di ritenere a memoria per darlo a mangiare a' suoi
pensieri, come egli soleva dire, e qualche volta anche per raccontarlo a' suoi compagni.
Il novello padrone di Pietro fu più umano ed anche più cristiano del primo. Ammaestrato
dalle sciagure del suo antecessore, e pienamente persuaso che la santificazione delle feste è cosa
comandata da Dio, e che porta seco la benedizione celeste su quanto si fa nel corso della
settimana, faceva accudire i suoi lavori, voleva che tutti si trovassero per tempo; ma al sabato a
sera ordinava di chiudere la sua officina, nè più si apriva fino al lunedì. Questa deliberazione fu
la sua fortuna. Tutti andavano volentieri a lavorare per {53 [327]} lui; si trovavano tutti per
tempo al proprio dovere, niuno faceva il lunedì e i suoi lavori progredivano prosperamente.
Pietro fu eziandio molto favorito dal novello padrone, il quale avendone osservata la
fedeltà, la puntualità, l'attività, gli accrebbe tosto lo stipendio giornaliero; da dieci soldi lo portò
a quindici. E poichè mediante l'assiduità alla scuola serale, Pietro era giunto ad imparare assai
bene l'aritmetica ed il sistema metrico cogli elementi della lingua italiana, il suo padrone lo stimò
capace di tenere il registro del lavoro di un determinato numero di compagni, con carico
d'invigilare che non succedessero alterchi, nè si facesse guasto di cosa alcuna nel filare o nel
tessere il cotone. Questa carica piacque ai compagni che non potevano avere assistente più
paziente, più caritatevole; contento il padrone che difficilmente avrebbe potuto affidare tale
affare a persona più fedele e più diligente di lui. Contento fu eziandio Pietro poichè con quella
sua autorità mentre invigilava che ciascuno attendesse al lavoro, poteva eziandio impedire di
bestemmiare o nominare il santo nome di Dio invano, o fare cattivi discorsi. Che più? A chi ama
Dio, vanno bene tutte le cose. Il padrone osservando {54 [328]} la buona condotta di Pietro, e il
vantaggio che ne risultava, gli aumentò più volte la paga. Sicchè Pietro toccava solo i diciassette
anni, quando aveva già fìsso uno stipendio di franchi dieci per settimana. Il che fu un vero tratto
di Provvidenza, perciocchè suo padre da parecchi mesi andava soggetto ad alcuni incomodi, e
non potendo più fare la sua giornata, rimaneva quasi tutto a carico di Pietro il mantenimento
della famiglia.
Quante volte la buona madre benediceva il tempo impiegato per l'educazione di suo
figlio! Quante volte il padre ringraziava la divina Provvidenza di avergli data una moglie che
aveva saputo si bene insinuare i principii religiosi nel cuore del suo Pietro che allora formava la
consolazione ed il sostegno dell'intera famiglia.
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Capo VIII. Fatti particolari.
Non pensiamoci che Pietro non abbia avuto cattivi incontri; perciocchè la gioventù è l'età
dei pericoli, e questi si trovano in ogni luogo e fra tutte le condizioni di persone. Pietro ne ebbe
anche molti: {55 [329]} ma col suo coraggio e coll'aiuto della grazia di Dio si liberò da tutti
senza lasciarsi strascinare dalla corrente del male. Ne andrò esponendo alcuni.
Un giorno festivo, era giorno di S. Pietro, alcuni compagni lo invitarono ad andare seco
loro a fare una partita. Vieni Pietro, gli dissero, vogliamo pagarti la festa.
Pietro. Vi ringrazio, cari amici, ci andrò di buon grado, ma dopo di avere assistito alle
funzioni di Chiesa.
Compagni. Andremo poi dopo alle funzioni di Chiesa, c'è tempo.
Pietro. Andiamo prima a fare ciò che comanda Iddio, poi farò quello che vogliono gli
uomini.
Comp. Se andremo teco alle funzioni di Chiesa ci verrai poi certamente?
Pietro. Ci andrò certamente alla sola condizione che già sapete.
Comp. Quale?
Pietro. Che non facciate cattivi discorsi.
Quei compagni pel piacere di aver seco loro Pietro, che era di compagnia molto
piacevole, mentre era pur tale il desiderio dei parenti di ciascun di loro, andarono ai vespri, alla
predica, alla benedizione. Andati poscia al luogo stabilito per la loro merenda, nacque per Pietro
un imbroglio {56 [330]} tanto più grave, quanto inaspettato. S. Pietro in quell'anno accadeva in
venerdì, e quei giovani, abbiano ciò fatto in buona fede, o con malizia, fatto sta che fecero
apparecchiare la merenda di grasso. Pietro si accorse subito dell'impaccio in cui si trovava. Sì
che l'avete fatta bella, prese a dire ai compagni.
Un comp. Che c'è, Pietro?
Pietro. Non avete badato che è venerdì? A noi cristiani non è permesso di mangiar grasso
in questo giorno.
Comp. È vero, non ci abbiamo pensato, ma che farci a quest'ora? adesso quel che è fatto è
fatto.
Pietro. A quest'ora non cessa di essere venerdì, nemmeno cessa di obbligare il
comandamento della Chiesa.
Comp. Ma non ci abbiamo pensato, nè l'abbiam fatto a posta.
Pietro. Ma se ora mangiamo grasso, ci pensiamo e lo mangiamo a posta.
Comp. Io credo, Pietro, che per una volta possiamo passarci sopra.
Pietro. Io so che è proibito di mangiar carne il venerdì, il sabbato, ed altre vigilie
comandate; nè io vedo che si possa mangiare una volta senza che ci sia grave motivo, come
sarebbe una grave malattia. {57 [331]}
Altro comp. Pietro, lascia pur tutto sulla mia coscienza; una volta sì, che era proibito, ma
adesso ne mangiano tutti.
Pietro. Sei ben grazioso nell'assumerti tale risponsabilità sulla tua coscienza; ma se io
vado all'inferno tu non verrai a cavarmi fuori. Non ho poi mai sentito a dire che i precetti della
Chiesa si possano trasgredire senza peccato.
Comp. Ma in questi tempi nè mangiano tutti.
Pietro. Scusami, non è vero, che ne mangiano tutti: io conosco molti che mangiano
magro nei giorni che è proibito il grasso; qualora poi si desse il caso che ne mangiassero tutti,
forsechè all'inferno non ci sarebbe posto per tutti? Forse in questi tempi non è più il Signor. Iddio
che comanda? Cangiano i tempi, cangiano gli uomini, ma la legge divina non cangia mai.
Comp. Non è Dio che comanda di fare magro, ma è la Chiesa.
Pietro. Ma è Dio che governa la Chiesa, dunque ciò che comanda la Chiesa, lo comanda
Iddio.
Comp. Ma, Pietro, ascolta con pazienza: che cosa importa al Signore che in questa sera io
mangi una fetta di salame, o una fetta di formaggio? {58 [332]}
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Pietro. Che importava al Signore che Adamo mangiasse quel frutto, o non lo mangiasse?
Pure tu sai che terribile castigo abbiasi tirato addosso. Caro amico, nelle cose comandate da Dio,
non dobbiamo cercare che cosa importi a Dio, ma quali ne siano le conseguenze a nostro
riguardo. Non posso impedirvi dal mangiarne; ve lo proibirei, se potessi; ma io non ne mangerò
mai.
Comp. Ma non sai, Pietro, che quando interviene una grave causa si può mangiar grasso:
quando i miei genitori sono ammalati non badano più al venerdì.
Pietro. Va bene quello che dici; ma qui non ci vedo alcuna causa grave; noi godiamo
ottima sanità.
Comp. Ma che vuoi farne di questa roba?
Pietro. Io sono vostro amico, vostro compagno, ma non vostro economo. Questa roba si
può conservare o farne altro uso, ma non mangiare.
Altro comp. Ascolta ancora, o Pietro. Tu ben sai che siamo in tempo di costituzione, in
tempo di libertà; tempo in cui ognuno può scrivere, parlare, pensare, fare come vuole.
Pietro. La libertà, di cui parli, neppur può aver luogo tra le coso comandate, o proibite
dalla legittima autorità umana, quanto meno {59 [333]} presso Dio. In cielo non ci è costituzione
che possa abrogare la legge divina: nè fra i precetti di Dio vi è la libertà di fare o pensare come
ognuno vuole; la sua santa legge è eterna; tanto obbligava ieri, quanto oggi; e niuno degli uomini
può introdurvi la minima mutazione. Che se voi volete insistere sulla parola libertà, facciamo
così: io lascio voi in libertà di mangiare quel che volete; perchè non ve lo posso impedire e voi
sarete certamente cortesi di lasciarme in libertà di mangiar quello che voglio.
A tali parole niuno più cercò di fare a Pietro alcuna osservazione; e lasciando a parte ogni
discussione, si misero a tavola per mangiare e Pietro con loro. Gli occhi di tutti erano rivolti a
Pietro. Esso tutto gioviale prende un tozzo di pane con ciriegie e si mette a mangiare con buon
appetito. Vedendo ciò un compagno si fa a dire: se Pietro mangia così voglio seguirlo anch'io; e
lasciando a parte pollastro e salame, che spartito era già nel piatto, prende una fetta di formaggio.
Un secondo, poi un terzo, poi un quarto compagno fa altrettanto.
Era ridotto a tre il numero di quelli che eransi messi a mangiar grasso. Sebbene loro
rincrescesse assai l'interrompere, tuttavia {60 [334]} confusi dall'esempio degli altri, e dai
rimorsi della coscienza si diedero pure a mangiare formaggio e frutta. Mangiarono allegramente.
Pietro non poteva capire la gioia in suo cuore in vedere che era riuscito ad impedire che i suoi
compagni offendessero il Signore. Finita la merenda Pietro ricreò molto i suoi amici con alcune
lepidezze ed alcuni innocenti trastulli ; perciocchè Pietro sebbene fosse riserbatissimo nel
parlare, tuttavia era molto gaio e lepido nel conversare, e quando era con altri si poteva chiamare
l'anima della brigata.
Finiva la ricreazione col farsi della notte. Quando erano sul punto di recarsi ciascuno a
casa sua, Pietro indirizzò loro questo saluto: Voi, o compagni, oggi mi avete fatto un gran
piacere, coll'avermi dato occasione di onorar il Santo di cui porto il nome. Ma la mia
consolazione fu assai più grande quando vi ho veduti tutti quanti a mangiar magro. Per l'avvenire
voi sarete tutti miei cari amici, e poichè oggi avete pagato tutto voi, io v'invito per dopo dimani,
domenica a sera, a casa mia per mangiare qualche cosa di grasso e ciò a mie spese. I miei
genitori mi amano molto; ed eglino stessi prenderanno parte alla nostra allegria. Quei compagni
accettarono l'invito; {61 [335]} e la domenica seguente dopo di aver adempiuti i doveri religiosi,
recaronsi a casa di Pietro. I genitori che desideravano di festeggiare il giorno onomastico del loro
caro Pietro, furono ben contenti di quella partita; talchè la madre si adopero in particolar maniera
affinchè nulla mancasse di quanto può contribuire ad un festino di veri amici.
Così Pietro ebbe la consolazione di vedere que' suoi compagni avviarsi alle sacre
funzioni ed impedire che violassero i precetti della Chiesa. Di più quei compagni divennero
fedeli amici di Pietro, e ne' giorni festivi continuarono ad andare con lui in Chiesa, nulla
ommettendo di quanto deve fare un buon cristiano per santificare le feste. Quanto bene può fare
un compagno coraggioso e veramente cristiano, e che non si lasci dominare dall'umano rispetto!
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Capo IX. Singolarità di sua divozione.
Dice il Signore che la strada la quale un giovanetto prende a battere nella sua prima età,
la tiene nella sua gioventù, nella virilità, nella vecchiaia, fino alla tomba. Fortunati {62 [336]}
coloro che hanno la bella sorte di darsi a Dio in gioventù! Essi hanno già una caparra quasi certa
della loro eterna salvezza. Questa sorte avventurosa toccò al nostro Pietro. Egli si diede per
tempo a Dio, e col crescere degli anni crebbe pure maravigliosamente nella virtù. E ciò che reca
maggior maraviglia si è, che quanto più studiavasi di farsi conoscere dinanzi a Dio, altrettanto
nascondevasi in faccia agli uomini.
Qui andrò accennando alcuni fatti che riguardano la singolarità della divozione di Pietro.
Nei giorni festivi dopo le sacre funzioni tra di noi si sogliono distribuire parecchi trastulli
nel recinto dell'Oratorio, affinchè i giovanetti che ivi intervengono possano passare il tempo in
piacevole ed onesta ricreazione. Pietro assisteva, parlava, incoraggiva e godeva de' divertimenti
altrui, ma di rado egli vi prendeva parte. Che cosa egli faceva? Quando tutti i compagni erano in
movimento, cantando, correndo, giuocando e simili, io lo vedeva destramente a sottrarsi dagli
schiamazzi e in bel modo ritirarsi in Chiesa. Adocchiandolo, senza ch’egli se ne avvedesse, mi
accorgeva che tutta la sua furberia tendeva a far senza disturbo una {63 [337]} visita al SS.
Sacramento, recitare la terza parte del Rosario, e percorrere le stazioni della Via Crucis.
Richiestolo un giorno a dirmi in tutta confidenza perchè scegliesse tal tempo per pregare,
e qual fine speciale avesse in quelle preghiere, mi rispose: Scelgo un tal momento, perchè i miei
compagni essendo tutti occupati nella ricreazione niuno viene a disturbarmi. Queste preghiere
poi le dirigo tutte a suffragare le anime del Purgatorio. Povere anime, egli diceva commosso,
povere anime! noi possiamo suffragarle, e farle andar presto in paradiso con Dio; non sarebbe un
atto di crudeltà non fare quanto possiamo per sollevarle?
Malgrado la diligenza sua a scegliere il tempo in cui non fosse osservato, tuttavia alcuni
compagni, dati anch'essi alla divozione se ne accorsero, e ne seguirono l'esempio. Da ciò ne
derivò l'uso, che si conserva ancora oggìgiorno, di recitare la terza parte del Rosario dopo
compartita la benedizione del SS. Sacramento; a cui prende parte soltanto chi vuole, senza
esserci alcuna obbligazione, mentre il maggior numero dei giovani si dà ai divertimenti nel
cortile.
Il suo cuore era sì buono ed affettuoso, che provava la più tenera e sensibile impressione
{64 [338]} nel sentire a ragionare di cose spirituali. Bastava parlargli del paradiso, dell'amor di
Dio, o de' suoi benefizi, che egli sentivasi tutto commosso. Un dì standomi attorno con altri suoi
compagni gli indirizzai queste parole: Pietro mio, se tu sarai sempre buono, che gran festino
faremo un giorno su nel cielo col Signore! Saremo sempre con lui, lo godremo e lo ameremo
eternamente! Queste parole dette quasi a caso produssero tale impressione sul sensibile suo cuore
che tosto il vidi impallidire, svenire, e sarebbe certamente caduto a terra se i suoi compagni non
lo avessero sostenuto.
Mi ricordo pure di un aneddoto succeduto in Giaveno nell'occasione che un certo numero
di giovani eransi colà recati per fare gli esercizi spirituali. In principio di ciascuna predica egli
collocavasi in qualche cantuccio come per osservare quale argomento fosse per trattare il
predicatore. Osservava che talvolta si avanzava più in su verso il predicatore, o talvolta usciva di
chiesa frettolosamente. Veduto ciò farsi ripetutamente, volli saperne la ragione, e, Pietro, gli
dissi un giorno, perchè tal novità, e non vai a dirittura cogli altri al tuo posto assegnato? A che ti
arresti in fondo alla {65 [339]} chiesa? Ciò faccio, egli rispose, per non recar disturbo a' miei
compagni. In che maniera, replicai, temi di recar disturbo a' tuoi compagni? Ed egli: veda, se il
predicatore fa la predica sul peccato mortale, io non posso reggere; mi sento a straziare in tal
maniera il cuore, che debbo uscire o gridare.
Allora conobbi perchè talvolta uscisse improvvisamente dalla chiesa dell'Oratorio, e con
tutta fretta, e talora rompesse anche in grida, o facesse moti disordinati. Per questo motivo se mi
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accorgeva che egl'era presente alla predica, procurava di temperare le mie espressioni; ma
bastava profferire la parola peccato mortale con un pò di emozione, e tosto balzava dal banco e
fuggiva. Laonde in tempo di predica era solito a restarsi vicino alla porta della chiesa.
Questi fatti, a detta dei maestri delle cose spirituali, dimostrano due importanti verità.
Primieramente fanno vedere quanto pura ed innocente fosse l'anima di Pietro, per provare tanto
viva sensazione nell'udire a parlare di cose spirituali. In secondo luogo quanto fosse profonda e
ben radicata l'avversione al male; dolce presagio di continuazione nella virtù per l'avvenire.
Nonostante le molte occupazioni, cui doveva {66 [340]} attendere presso al proprio
padrone e nella stessa casa paterna, egli trovava tempo per la preghiera e per le altre pratiche
religiose. Il mattino si levava di letto assai per tempo; andava ad ascoltare la santa messa,
durante la quale recitava le sue ordinarie preghiere colla terza parte del Rosario, e spesse volte
faceva eziandio la sua comunione. A mezzodì aveva due ore di tempo libero, ch'egli, invece di
passarlo in giuochi o sdraiato in qualche sito, come si suol fare da molti, egli aiutava i suoi
genitori a dar sesto alle cose di casa, faceva recitare la lezione a' suoi fratelli minori, e poi un
quarto d'ora prima del tempo dovuto trovavasi al laboratorio per distribuire a ciascuno il lavoro
di mano in mano che gli artigiani giungevano.
Occupava minutamente qualsiasi ritaglio di tempo, e se poteva, univa la preghiera al
lavoro materiale. Nell'andata o ritorno dal lavoro, nel fare commissioni in luoghi alquanto
appartati, se era solo, davasi a pregare. A questo proposito non voglio passare sotto silenzio un
fatto di cui sono stato io medesimo testimonio.
Una sera sul farsi della notte mi recava a casa passando pel viale che da Po conduce a
Porta palazzo. Giunto ad un certo {67 [341]} punto della strada raggiunsi un giovanetto che
portava una lunga e pesante stanga di legno, armata di grosse cavicchie di ferro. Pareva che il
portatore oppresso dal peso gemesse, pareva che parlasse. Povero giovane, dissi tra me, bisogna
ch'egli sia ben affaticato. Quando gli fui più vicino vidi che di quando in quando chinava il capo,
come si suol fare al Gloria Patri, o quando si nomina qualche cosa di grande venerazione: sicchè
potei accorgermi che pregava. Costui era Pietro.
Pietro, gli dissi, mi sembri molto stanco!
Pietro. - Non tanto, sono andato a fare una commissione pel mio padrone, porto il
cilindro di una macchina che si era guastata, e che ora fu fatta aggiustare.
Io. - Mi pare che tu parlassi, con chi l'avevi?
Pietro. - Eh veda, questa mattina non ho potuto andare a messa, perciò non ho detto il
Rosario, e poichè mi trovo solo per questo viale, Io vado qui recitando, e mi do particolarmente
premura di recitarlo, perchè oggi è martedì, giorno in cui morì una mia zia, che mi voleva tanto
bene, e che mi aveva fatto molti favori. Non potendo altrimenti dimostrarle la mia gratitudine,
{68 [342]} recito ogni martedì la terza parte del Rosario per l'anima di lei.
Esempio questo ben degno di essere imitato specialmente da quelli che hanno ricevuto
qualche benefizio. La preghiera è un mezzo facilissimo, ed efficacissimo per dare qualche
ricompensa a quelli che ci hanno in qualche maniera beneficati.
Capo X. La separazione dalla casa paterna.
Una cosa venne a sconcertare quell'intera famiglia. Fu la leva militare cui Pietro per età
doveva sottoporsi. La sorte non lo favorì e Pietro doveva arruolarsi alla milizia. Non si può
esprimere la desolazione de' suoi genitori.
Povero me!, andava esclamando l'infermiccio genitore, io mi avvicino alla vecchiaia; la
robustezza, la sanità partirono da me; sono incapace di guadagnarmi il vitto; l'unico sostegno era
il mio Pietro. Ora va alla milizia; povero me, povera mia famiglia! La desolazione e la miseria
mi condurranno presto alla tomba.
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Pietro. - Non affannatevi, padre, siamo cittadini, dobbiamo servire la patria. Anche {69
[343]} in queste cose bisogna riconoscere il voler del cielo. Tocchi a chi tocca, bisogna aver
pazienza e rassegnarsi. Nemmeno voglio che vi addoloriate tanto pel timore della miseria.
Mettiamo in Dio la nostra confidenza; osserviamo la sua legge, egli non mancherà di venire in
nostro aiuto.
Padre. - Ma chi mi aiuterà?
Pietro. - Iddio sarà nostro aiuto; mia madre continuerà ad assistervi, ho già due fratelli
che cominciano a guadagnare qualche cosa; io pure non cesserò di fare quel che posso per venire
in vostro soccorso.
La madre sempre buona e sollecita del bene spirituale di suo figlio più ancora di quanto
fosse pel bene temporale della famiglia, la sera precedente alla partenza di Pietro, il condusse in
una camera alquanto appartata e prendendo il figlio per mano, Pietro, gli disse, domani tu
lascierai la casa paterna, tu lascierai i tuoi genitori; chi sa se ci vedrai ancora in vita. Quanti
strani pensieri opprimono il mio cuore in questo momento!
Pietro. - Non piangete, madre, voi mi affliggete troppo parlando così.
Madre. - Non piango la tua partenza, io sono cristiana e so quali sono i miei doveri verso
Dio e verso la patria! ma {70 [344]} mio caro Pietro, il pensiero che tu hai passato ventun'anni
sotto agli occhi miei sempre buono, sempre amante della religione, sempre frequentando i santi
Sacramenti, sempre lontano dai cattivi compagni, ora poi che ti veggo partire per andare a far il
soldato, dove ci sono tanti pericoli sia da parte delle persone con cui tratterai, sia pei luoghi dove
sarai mandato; ah! questo pensiero m'affligge, mi addolora e mi fa temere qualche sinistro per
l'anima tua.
Pietro. - Comprendo le vostre pene, o madre, i vostri timori sono fondati. Ma anche a
questo io ho già in parte provveduto. Questa mattina sono andato a fare la mia confessione e la
mia comunione e se coll'aiuto di Dio potrò mantenere i proponimenti fatti ed osservare il regime
di vita stabilito, sono certo di evitare l'offesa del Signore.
Madre. - Sarai tu abbastanza coraggioso da non prendere parte a cose proibite dalla santa
legge di Dio?
Pietro. - Lo spero; ed è appunto quello che ho già promesso e che prometto dinanzi a
questa immagine di Maria che fin dalla prima comunione ho sempre onorata come madre mia
carissima; prometto, dico, di mantenermi costante nel {71 [345]} servizio del Signore, non
badare a chi parla male, frequentare la preghiera ed i santi Sacramenti come finora ho fatto.
Madre. Queste tue parole, o Pietro, mi danno grande consolazione, e poichè siamo qui
innanzi a questa immagine della Vergine Beata, facciamo questo patto: tu non passerai giorno
senza fare qualche preghiera alla B. Vergine, affinchè ti tenga sempre lontano dal peccato; io poi
tutte le sere prima d'andare a letto verrò pure ad inginocchiarmi qui d'innanzi a questa santa
immagine e, ovunque tu sia, invocherò sopra di te le grazie e le benedizioni di questa madre
pietosa.
A questo punto rimasero ambedue talmente commossi che diedero in un forte pianto. Il
padre se ne accorse, si recò nella medesima camera, lo seguirono gli altri ragazzi più giovani e
allora apparve la scena più commovente del mondo. I gemiti, i sospiri, le lacrime e i singhiozzi
erano unanimi. L'un guardava l'altro in faccia lacrimando e piangendo senza proferir parola,
finchè Pietro fattosi animo, è tempo, egli disse, di alzare gli occhi al cielo e rassegnarci a Dio,
nostro creatore. Offriamo a Dio questa dolorosa separazione {72 [346]} in espiazione dei nostri
peccati. Buona notte, andiamo al riposo.
I dolenti genitori confortati dalle tenere parole del loro figlio fecero pure a Dio un
sacrifizio delle loro pene e andarono a letto senza però poter pigliare un momento di sonno.
II mattino seguente prima di partire Pietro radunò tutti i suoi fratelli e sorelle intorno al
letto di suo padre, il quale perchè di salute cagionevole era ancora coricato, e colla solita sua
affabilità raccomandò caldamente a tutti la santificazione delle feste, ai fratelli poi raccomandò
di guardarsi bene dalle cattive compagnie e dalle bestemmie. Fra le altre cose diceva: se amerete
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Iddio, se lo servirete e sarete obbedienti al padre ed alla madre, voi avrete grandi benedizioni
spirituali e temporali.
A voi poi, o madre, raccomando di continuare ad aver cura della persona di mio padre.
Esso è di sanità cagionevole, perciò più degno della nostra compassione e della nostra
sollecitudine. Egli è mio padre.
A voi, o padre, raccomando pure la pazienza e la rassegnazione: non abbiamo ricchezze;
epperciò dovrete forse tollerare qualche stento: ma il Signore terrà conto di ogni cosa. Sebbene
io debba vivere {73 [347]} lontano da voi, non mancherò di pensare a voi, e farvi avere quei
sussidii che a me saranno possibili. Intanto prendete, o padre ... Che mi dai, o Pietro, disse
attonito il padre. Prendete, ripetè con amorevolezza Pietro, è questo il risparmio da me fatto negli
anni scorsi. Voi e mia madre mi regalavate qualche cosa pe' miei minuti piaceri, io potei farne a
meno; una parte tengo per me, onde fare le prime spese giunto che sarò al mio reggimento: il
rimanente lascio a voi: e vi lascio la somma di dugento cinquanta franchi. Addio tutti, state di
buon animo.
Pietro voleva partire, il padre voleva parlare, e non poteva per la grande commozione, ma
lo ratteneva per la mano; intanto facendo ogni suo sforzo, avvicinati, disse, o Pietro, e ascolta
queste parole, che forse saranno le ultime che udirai da tuo padre: parti consolato, il cielo ti sia
propizio, e sia la consolazione del tuo cuore il pensiero, che colle tue fatiche sollevasti e
confortasti la vita a tuo padre, colla tua condotta gli salvasti l’anima.
Contento Pietro di vedere i suoi parenti rassegnati ai divini voleri, parti per andarsi ad
unire a quel reggimento a cui era destinato. {74 [348]}
Capo XI. La vita militare.
Egli è un fatto che la vita militare è piena di pericoli per le anime buone, e sebbene non
manchino e superiori e semplici soldati di condotta esemplare, e di coraggio veramente cristiano;
tuttavia o per l'ozio che spesso si gode soprattutto in tempo di pace, o per certi libri e giornali
irreligiosi che si spargono, per certi discorsi che si fanno, certi luoghi e persone, cui il proprio
dovere porta di frequentare, ne conseguita che sia cosa rara trovare chi ritorni dal servizio
militare colla santità di vita ed onestà di costumi con cui partì dalla casa paterna. Pietro fu fra
quei pochi benedetti da Dio e favoriti dalla sua grazia.
Deciso di non ommettere alcuna pratica religiosa che fosse compatibile col suo stato
militare, nel primo giorno che giunse al corpo, come venne l'ora della zuppa, prima di mettersi a
mangiare fa secondo il solito il segno della santa croce con una breve preghiera, che non potè
terminare, perchè interrotta da un lungo oh! oh! oh! {75 [349]}
É un frate, diceva questi; è un impostore diceva quell'altro: oh! oh - Pietro senza lasciarsi
scoraggiare, tutto tranquillo, che c'è? diceva ad un suo compagno, forse non ho fatto bene il
segno della croce? lo farò un'altra volta, procurerò di farlo meglio. Ripete pertanto il segno della
santa croce colla preghiera e il mormorio continuò. Fece la medesima cosa quando ebbe finito di
mangiare, ma con minore schiamazzo.
Lungo il giorno egli si accompagnò ora con uno ora coll'altro. Taluno lo reputava un
giovine pieno di bonomia, altri giudicavano che fosse stato ben educato da' suoi genitori. E molti
compagni, che erano pure di recente venuti al servizio militare, e che tuttora nutrivano buoni
sentimenti gli si unirono volentieri per istringere seco lui amicizia. Intanto accadde che alcuni
avendo bisogno di scrivere ai loro genitori, non ne erano capaci perchè illetterati, Pietro si
offerse pronto a leggere e scrivere lettere per loro qualunque volta lo avessero desiderato, ma
sempre da buon amico, senza alcun corrispettivo. La qual cosa gli procacciò tosto parecchi altri
amici.
La sera poi, giunta l'ora di porsi a letto, Pietro s'inginocchiò accanto al suo letto {76
[350]} per fare la preghiera. Qui gli schiamazzi furono a un segno che il capitano dovette egli
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stesso venire in camerata. Chiesta la cagione di un tal baccano, prese a dire con piglio severo:
Così tra voi si pregia la religione? dovrebbe essere da tutti praticata; ma poichè ognuno è lasciato
libero di praticarla, almeno almeno chi non la vuole per sè, la rispetti negli altri. Saprò tener
conto di questo disordine, e se vorrà rinnovato, i delinquenti saranno severamente puniti.
Nel giorno seguente continuò a mostrarsi favorevole a chi lo richiedeva di qualche cosa.
Che buon giovine è mai questo Pietro, diceva uno, mi ha letto una lettera, me ne ha
scritto un'altra e ciò per niente; mi ha fin messo la carta; è veramente un amico da tenersi caro. A
me, diceva un altro, ha letto uno scritto, ed aggiustato un conto per cui avrei dovuto pagare tre
franchi, ed egli ha fatto tutto gratuitamente. Lo stesso caporale furiere essendo stato informato
che Pietro aveva un bel carattere a scrivere e sapeva assai bene l'aritmetica ed il sistema metrico
decimale, lo applicò in certi lavori di premura, a cui il furiere da solo non poteva dar sesto.
Quando era l'ora di mangiare o di porsi {77 [351]} a letto egli faceva regolarmente il
segno della santa croce colle solite preghiere, e i dileggiatori diminuirono a segno, che tra pochi
giorni quelli stessi che lo burlavano divennero suoi ammiratori. Ma la maraviglia sta qui: alcuni
compagni che per puro rispetto umano non facevano le loro preghiere, cominciarono a poco a
poco a seguire l'esempio di lui e non erano ancora trascorsi tre mesi dacchè Pietro era tra di loro,
che l’intiera camerata, dove egli dormiva, faceva regolarmente la preghiera. Egli ringraziava
Iddio del coraggio che gli aveva inspirato e godeva nell'animo suo di vedere tanti suoi compagni
a compiere i lor doveri religiosi.
Ciò non ostante non mancarono compagni viziosi che lo invitarono a fare certe partite e
ad andare in certi luoghi dai quali deve tenersi lontano un giovine cristiano e ben educato. Pietro
si rifiutò costantemente. Un giorno alcuni volevano strascinarlo quasi a viva forza e poichè egli
non voleva assolutamente accondiscendere, tu sei, gli dissero, un gramo soldato. Perchè ciò?
rispose Pietro. Ed eglino; perchè non fai come fanno i soldati d'onore. L'onore del soldato, egli
replicò, è di conservare il corpo pel suo {78 [352]} Re terreno e di conservar l'anima pel suo Re
celeste; ciò che voi pretendete, disonora il vero soldato perchè è proibito dal Re del cielo e dal
Re della terra. Tutta la sollecitudine di Pietro stava nell'adempimento de' suoi doveri, prestarsi a
chi lo avesse richiesto di qualche favore, senza mai prender parte a cosa alcuna che fosse
contraria alla santa legge di Dio.
Un compagno che aveva ricevuto da Pietro molti servigi, gli disse un giorno: Io vorrei
farvi un regalo, o Pietro, ma che fosse di vostro gusto. Ditemi pertanto: qual cosa vi tornerebbe
di gradimento?
Pietro. - Se volete farmi cosa che sia di maggior gradimento a me e nel tempo stesso
vantaggioso per voi, vi prego di non più nominare il santo nome di Dio invano. Questo per me
è un regalo preziosissimo.
Comp. - Vi do parola d'onore di farvi questo regalo e vi prometto di non più nominare il
nome di Dio invano; ma vorrei che mi chiedeste ancora altra cosa.
Pietro. - Poichè siete tanto cortese, vi dimanderei che in questo tempo pasquale andaste a
fare la vostra confessione e comunione e che nel tempo stesso pregaste il Signore Iddio per me e
per la mia povera famiglia. {79 [353]}
Comp. - Anima bella! voi siete un santo venuto fra noi; sappiate adunque che alcuni
compagni e vostri veri amici hanno saputo che vostro padre è ammalato e che si trova in
bisogno. Hanno messo insieme dodici franchi; è questo il regalo che io era incaricato di farvi.
Voi chiedeste solamente cose utili all'anima mia, vi assicuro che lo farò, ma vi prego eziandio a
nome dei vostri, amici di accettare questa piccola somma da mandarsi a vostro padre.
Pietro accettò con gratitudine quel danaro che fece tosto avere a suo padre come si dirà
qui appresso.
Capo XII. La morte del padre.
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Il padre di Pietro trovavasi veramente in bisogno. Egli aveva incontrato molti incomodi e
da alcuni mesi teneva quasi sempre il letto. Quei dugento cinquanta franchi servirono a sostenere
la famiglia circa otto mesi. Ma crescendo le spese di casa, il maggior prezzo dei commestibili e
per soprappiù essendo rimasti senza lavoro quei due figli che guadagnavano già qualche cosa, le
miserie giunsero al massimo {80 [354]} punto. Noi sappiamo lo stato di quella famiglia da una
lettera che la madre fece scrivere al suo Pietro. Ella è in questi termini.
Carissimo Pietro,
La mano di Dio continua ad aggravarsi sopra di noi; dopo la tua partenza io stato di salute
di tuo padre andò sempre peggiorando e non fu più in grado di fare una giornata di lavoro. Il
padrone de' tuoi fratelli non ha più lavoro ed essi sono a casa disoccupati. Quasi tutti gli oggetti
di qualche pregio sono al Monte di Pietà. Però in mezzo ai nostri mali abbiamo una grande
consolazione, la rassegnazione alla volontà di Dio. Tuo padre mostra la pazienza del cristiano.
Ne' suoi incomodi egli riconosce la mano di Dio e spesso va dicendo: ho goduto in gioventù, è
giusto che io soffra in vecchiaia: se il Signore mi manda questi mali è segno che mi vuol salva
l'anima. Queste cose ti scrivo per informarti delle cose della casa nostra. Certamente tu non puoi
mandarci alcun soccorso, ma almeno puoi pregare Iddio pietoso affinchè ci benedica e ci aiuti.
La Vergine Santa ti conservi buono. Accetta il saluto di tutta la famiglia.
Tua aff.ma madre. {81 [355]}
Ricevuta questa lettera Pietro non potè a meno di essere afflitto e quasi per conforto
comunicava le sue pene ad alcuni suoi più famigliari amici, i quali al par di lui desideravano di
condurre una vita da giovani onesti e morigerati. Costoro sono quelli stessi che, avendo ricevuto
molti favori da Pietro, vollero fargli il regalo sopracitato di dodici franchi, onde potesse
soccorrer alquanto suo padre. Fu poi sollecito di rispondere a sua madre, e la lettera, di cui ho qui
presente la copia, è scritta con queste precise parole:
Madre amatissima,
Cagliari, 5 7.bre 1854.
Lodate, o madre, lodate la Divina Provvidenza, confidiamo sempre in Dio, egli ci ha
raccomandato di cercare prima la sua gloria, promettendoci di aggiungere egli stesso quanto ci
occorre nella vita.
Alcuni miei amici fatti consapevoli dei nostri bisogni mi hanno dato dodici franchi da
mandarvi; io ne aggiungo altri dodici che sono il risparmio da me fatto in più mesi. Avrete
adunque un vaglia postale di franchi 24. Tal somma è certamente piccola attesa la gravezza del
vostro bisogno, ma ravviviamo la nostra fede, quella Provvidenza {82 [356]} infinita che ci
provvede oggi, provvederà anche domani. Mi duole assai che la malattia di mio padre vada
peggiorando. Tuttavia ditegli da parte mia che anche in ciò abbiamo di che consolarci; la strada
dei fiori e dei piaceri non conduce al cielo; le spine, le tribolazioni, come sono la miseria e le
malattie sono speciali segni di benevolenza da parte del Signore che chiama beati i tribolati e
beati quelli che soffrono; e li chiama certamente beati pel gran premio che loro tiene preparato in
cielo. Cresce poi questa mia consolazione alla notizia che mi date, cioè che mio padre, nelle sue
pene, è tutto rassegnato ai divini voleri, chiaro segno che la grazia di Dio è con lui. Dite a' miei
fratelli che si adoperino per occuparsi in qualche cosa o di un mestiere o di un altro; e finchè non
abbiano trovato occupazione, vadano a scuola e imparino bene a leggere e scrivere; ciò darà
sempre loro qualche utilità. A tal fine unisco un bigliettino al mio antico maestro, con cui lo
prego di voler fare un po' di scuola a' miei fratelli, finchè non siano in altre cose occupati. Egli
mi amava e spero che agli altri benefizi fatti a me vorrà ancora aggiungere questo, di fare scuola
a' miei fratelli. {83 [357]}
Credo che in quest'anno mio fratello più giovane desideri di fare la sua prima comunione.
Ne sono anch'io contento, perchè egli è buono. Fate tutti i vostri sforzi affinchè la faccia bene.
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Perchè si dice, che chi la prima comunione ben farà, è quasi certo che al Paradiso se ne andrà. -
Instruitelo voi in casa per quanto potete, raccomandate al suo maestro che gli faccia studiare
bene il catechismo. Mandatelo spesso a confessarsi; raccomandandogli sempre che si confessi
bene, e che si guardi dal tacere qualche cosa al confessore.
Da alcuni mesi aiuto un mio superiore a scrivere; mi ha promesso una gratificazione;
appena l'avrò ricevuta vi scriverò nuovamente e ve la manderò.
Mia cara madre, io porlo tanta affezione alla famiglia, che non cesserei di scrivere,
perchè mi pare di trovarmi con voi a parlare. Ma mi trovo in fine del foglio e per ciò termino la
mia lettera pregandovi di dire a mio padre che in questa città vi è una bella chiesa dedicata a
Maria Vergine, dove io vado tutte le sere a fare una preghiera per lui affinchè possa avere o
sanità o pazienza; ma che in ogni modo possa fare la volontà del Signore. Raccomandate sempre
e poi sempre a quei di nostra casa {84 [358]} la santificazione delle feste e soprattutto la predica.
Dio vi aiuti, o cara madre, salutate tutti i nostri parenti, ed io sono sempre il vostro
affez.mo figlio PIETRO.
Questa lettera e questo sussidio non giunsero più a tempo per soccorrere il padre; egli era
morto da tre giorni. La madre appena ricevuta la lettera di Pietro gli fece scrivere
immediatamente per annunciargli la dolorosa perdita del padre; la lettera è di questo tenore:
Amatissimo Pietro,
Torino 10 di sett. 1854.
La tua lettera, o Pietro, non giunse più a tempo a consolare tuo padre. Egli era morto il
giorno sei di questo mese. Piangi e consolali. Hai perduto un padre, ma egli è andato al cielo. Da
quattro anni egli andava soggetto a molti incomodi; da tre mesi era immobile nel letto; egli pati
molto, ma la rassegnazione fu sempre con lui. Durante questi tre ultimi mesi si è confessato più
volte, ha ricevuto due volte il Viatico; gli fu amministrato a tempo il sacramento dell'Olio Santo;
potè anche avere la benedizione papale; e mandava l'anima {85 [359]} sua al Creatore il giorno
sei alla undici e mezza di sera, assistito dal nostro signor Curato, che gli raccomandò l'anima
sino all'ultimo respiro. Alcune ore prima di morire chiamò tutta la famiglia intorno al letto, e ci
raccomandò di amarci tutti a vicenda. Siamo poveri, egli diceva, ma saremo molto ricchi se
avremo il timor di Dio. Amate Iddio, e cominciatelo ad amare in gioventù. Pregate per me in
questo momento e dopo la mia morte. Ciò detto volse i suoi languidi sguardi attorno al letto: e
Pietro, disse, il mio Pietro! ah il mio Pietro non c'è! Ditegli che preghi per me, egli ... sì egli mi
ha salvato l'anima; o Pietro, quanto io t'amo, o Pietro ... voleva ancora dire altre cose ma non
potè più.
Noi siamo ancora immersi nel più profondo dolore.
Ho ricevuto i ventiquattro franchi che mi hai mandato, ringrazia da parte mia quei
generosi compagni che ti regalarono quei dodici franchi. Questa somma serve a pagare alcuni
dubiti fatti negli ultimi giorni della malattìa di tuo padre. I tuoi fratelli sono nuovamente occupati
presso ad un buon padrone. Noi qui preghiamo tre volte al giorno per l'anima di tuo padre, {86
[360]} prega anche tu con noi, prega anche per me che sono
tua addolor.ma madre.
La notizia della morte del padre fu un colpo di saetta al tenero cuore di Pietro. Non potè
reggere a terminare la lettura della lettera. Egli si ritirò in disparte a fine di poter dare libero
sfogo alla interna commozione dell'animo. Pianse più ore: per quel giorno non gli fu possibile di
pigliar cibo. Alcuni suoi amici volevano consolarlo, ed egli loro rispondeva: se volete
consolarmi, lasciatemi piangere la morte di mio padre. - L'unico suo conforto fu l'andare in
chiesa, e deporre le sue pene al pie del crocifisso: Mio Gesù, egli diceva, ricevete il dolore che io
provo in penitenza de' miei peccati, ed in suffragio dell'anima di mio padre. Si, o mio padre, vi
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ho amato tanto in vita, e vi amo ancora adesso che siete morto: il Signore vi doni il riposo eterno;
sì, o mio padre amato, io pregherò tanto Iddio, che vi darà presto il paradiso.
La sera di quel giorno si recò dal suo superiore e gli chiese ventiquattro ore di permesso
per dare sesto ad alcuni affari concernenti la morte di suo padre. Il superiore gli disse parole di
conforto e di {87 [361]} buon grado lo favori nella sua domanda. Egli impiegò tutto quel tempo
in opere di pietà dirette a suffragare l'anima di suo padre. Fece la sua confessione e comunione,
andò ad ascoltare più messe; dopo mezzodì fece più visite al SS. Sacramento, fece la Via Crucis;
recitò il Rosario di Maria con molte altre preghiere. Sul terminare di quel giorno, come colui che
compie un suo importante dovere Pietro si rasserenò e disse tra sè; ho fatto tutto quello che ho
potuto per l'anima di mio padre; lo affliggermi di più certamente non piace a lui, nè può recargli
alcun giovamento. Dunque animo allegro e rassegnazione. Poscia prese un foglio di carta e
scrisse la seguente lettera a sua madre.
Madre amatissima.
18 settembre, 1854.
La vostra lettera, o madre, mi cagionò tutto il dolore che può provare un figlio per la
perdita del suo tenero ed amato padre. Ho pianto, ho sospirato, ma poichè le afflizioni non
suffragano i defunti, ho fatto ricorso alla religione. Ho dimandato un giorno di permesso, che ho
facilmente ottenuto, e l'ho impiegato tutto in opere di pietà per suffragare l'anima di mio padre.
Mitigate {88 [362]} anche voi le vostre pene, continuate a pregare per lui, e per l'avvenire
diremo con maggior affetto: Padre nostro, che sei ne' cieli; perchè ho viva fede che a quest'ora
l'anima di mio padre sia già in paradiso. Ringraziamo Dio che gli abbia concesso tempo di
ricevere tutti i santi Sacramenti. Ciò deve essere per noi di grande consolazione. Domenica
andate tutti in chiesa a sentire una messa di più, e quelli che possono, facciano la loro comunione
per l'anima di lui.
Se il Signore disporrà che io possa ritornare a casa, voglio procacciarvi tutte le
consolazioni che un buon figlio può procacciare a sua madre: amore, ubbidienza, rispetto,
diligenza ne' miei doveri, e quello che so starvi più a cuore, assiduità alle pratiche di religione,
sono le cose che fin d'ora vi prometto.
Vi tornerò a scrivere da qui a qualche tempo, quando l'animo mio sia più tranquillo. Dite
a' miei fratelli ed alle mie sorelle, che il lavoro fa buoni cittadini, la religione fa buoni cristiani;
ma che lavoro e religione conducono al cielo. Iddio vi doni la vera felicità. Voi intanto, o madre,
credetemi sempre
Vostro aff.mo figlio PIETRO. {89 [363]}
Capo XIII. Partenza per la Crimea.
Lo stato della famiglia di Pietro dopo là perdita del padre parve avere qualche
miglioramento. Una zia prese con sè una sorella di lui di otto anni; e questa cessò di essere a
carico della madre. I due fratelli maggiori trovarono di che occuparsi presso ad un padrone, da
cui ricevevano otto franchi per settimana tra tutti e due. Una sorella di tredici anni potè pure
occuparsi in qualità di sarta col corrispettivo di due franchi per settimana.
Lo stesso Pietro essendo stato fatto caporale effettivo potè anche mandare qualche cosa in
sollievo della famiglia, e stabilì a tale oggetto dieci franchi al mese. La buona madre radunava
tutte queste piccole somme e mediante industria ed economia faceva onestamente fronte a' suoi
affari.
Le faccende di Pietro erano in questo stato quando fu conchiuso il trattato di alleanza tra
il nostro Governo, la Francia e l'Inghilterra, in forza del quale quindici mila soldati Piemontesi
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dovevano recarsi {90 [364]} in Crimea a combattere contro ai Russi. Fra i reggimenti destinati
per quella spedizione ci fu anche quello di Pietro. Sapeva egli, che sua madre avrebbe provato
grande afflizione per tale notizia; perciò dovendole notificare tal cosa prese un tuono faceto,
come chi va a fare una passeggiata di passatempo. Ecco pertanto come egli scriveva a sua madre.
Madre carissima,
Cagliari, 12 marzo 1855,
Buone nuove, o madre; sono per fare un viaggio senza costo di spesa. Trasporto, vitto,
vestito, permanenza, ritorno (quando torneremo) tulto a gratis. Siamo stati avvertiti di tenerci
pronti a partire per la Crimea. Alcuni si spaventano al solo nominare questo paese; io
nient'affatto; il mio dovere vuole così, io parto volentieri. Il mondo è un esiglio. Sia che io
rimanga qui in Sardegna, sia che ritorni in Piemonte o vada in Turchia sono sempre in questo
esiglio in una valle di lagrime, la nostra patria è il cielo.
Non pensate però che io faccia lo sbadato: la prima preparazione fu quella dell'anima e
sono pienamente tranquillo di coscienza. Siamo nelle mani di Dio, se {91 [365]} dovrò morire in
battaglia, morrò con onore e spero eziandio di morire da buon cristiano. Che se io potrò ritornare
saprò poi raccontarvi qualche cosa di quei paesi. Giunto che sarò alla mia destinazione vi
scriverò. Voi continuate ad aver cura della famiglia, che se non possiamo più trovarci tutti in
questo mondo ci troveremo poi in paradiso con nostro padre che ci attende. Addio, cara madre,
addio, state allegra: io sono sempre il vostro
affez.mo PIETRO.
Pietro, come abbiam detto, scrisse questa lettera con espressioni piuttosto facete, affinchè
non cagionasse tanto grave afflizione alla sua genitrice. Ma essa ben lungi dallo stare allegra ne
fu profondamente addolorata. Io mi sono adoperato per consolarla osservando che suo figlio era
addetto a scrivere e perciò quando fosse andato tra nemici difficilmente sarebbe venuto con loro
alle mani, che si consolasse perchè aveva un figlio sì coraggioso e sì virtuoso. Allora la buona
madre piuttosto rassegnata, che consolata mi diede carico di scrivergli una lettera; in cui gli
raccomandassi caldamente di guardarsi bene dall'offesa di Dio; che a lei sarebbe stato men
doloroso il sapere {92 [366]} che era morto in battaglia, che sapere che egli avesse macchiata
l'anima sua col peccato. Di buon grado ho adempito la commissione, e nella lettera vi aggiunsi
tutti quei riflessi che mi parvero del caso. Egli mi rispose prontamente, e poichè questa risposta è
piena di buoni e schietti sentimenti, io stimo di trascriverla letteralmente con preghiera di far
niun conto delle espressioni che mi riguardano.
Carissimo Amico,
Cagliari, 4 aprile 1855.
S'immagini con qual piacere io abbia ricevuto la sua lettera! Ogni sua parola fu per me un
balsamo prezioso. Ella mi dimanda se sono ancora bravo, se il mio cuore è ancor buono. Si, caro
D. B. ..., le dirò schiettamente, che il mio cuore è tale come era nei dodici anni che Ella l'ha
conosciuto. La sola lontananza m'impedisce di recarmi all'Oratorio, ma dica pure a tutti i miei
amici, che le regole della compagnia di S. Luigi sono sempre la guida della mia condotta. Il libro
che mi regalò nell'alto che io dovea partire, lo conservo gelosamente, e ne leggo un poco tutti i
giorni. Ho portato meco i proponimenti scritti nella prima comunione, li leggo una volta al {93
[367]} mese ed anche più spesso dandomi sollecitudine per praticarli. Ella mi dice che desidera
di tutto cuore la salute dell'anima mia. Lo credo e me l'ha sempre dimostrato. Dal canto mio
l'assicuro che farò ogni sforzo per salvarmi. Ho già incontrato gravissimi pericoli, ma la Beata
Vergine mi ha sempre aiutato, e ne sono uscito fuori senza offesa del Signore.
Io mi raccomando che procuri di consolare mia madre, che io credo essere molto afflitta
perchè io debbo partire per la Crimea. Mi raccomando pure d’inculcare ai miei fratelli il timor di
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Dio. Abbia cura dell'anima loro come ebbe e dimostra di avere ancora adesso dell'anima mia.
Insomma faccia che parenti, amici, fratelli e sorelle, ci possiamo tutti salvare.
Non sappiamo ancora il giorno della nostra partenza, ma certamente sarà presto. Chi sa se
torneranno i bei giorni, in cui potrò ritornare all'Oratorio, e godere l'amena compagnia degli
amici, e con loro frequentare le cose di religione come si praticano costì! non dimentichi il patto
che abbiamo fatto. Io dico ogni giorno il pater a S. Luigi, Ella non dimentichi di ricordarsi di me
nella Messa. {94 [368]}
La saluto di tutto cuore, e di tutto cuore mi dico ora e sempre in G. C.
Aff.mo figlio Pietro.
Capo XIV. Sue vicende in Crimea.
Realmente Pietro partì pochi giorni dopo di aver scritto questa lettera. Del suo viaggio,
arrivo e della sua dimora in Crimea per ora non possiamo sapere altro se non quel tanto che egli
scrisse in due lettere a sua madre, che sono il compimento di quanto sappiamo di questo virtuoso
militare.
La prima è la seguente.
Dal Campo d’Oriente, 26 maggio 1855.
Amatissima Madre,
Oggi è il giorno che finalmente posso scrivervi qualche cosa. Comincio per dirvi che io
sto benissimo di salute; del resto poi vi do un cenno di tutto quello che ho veduto. Sono partito
dalle spiagge della Sardegna il primo di maggio sopra di un bastimento, che è fatto quasi come le
barche che voi vedete sul Po, ma che si può diro cinquanta volto più grosso. Siamo stati dodici
{95 [369]} giorni per viaggio. Quando siamo in alto mare non si vede più che acqua da tutte
parti. Molti miei compagni hanno patito il viaggio, tre di essi morirono pel gran vomito.
Poterono confessarsi da un frate che avevamo insieme, ma non comunicarsi, perchè non c'era il
Sacramento. Mi ha fatto molta pena il modo con cui furono sepolti. Fu loro attaccata una pietra
ai piedi ed un'altra alle gambe e furono gettati nel mare; e andarono tosto giù chi sa quanto
profondamente. Dopo sette giorni di cammino sono giunto in un mare molto stretto che
chiamano Dardanelli, poi si presentò una grande città detta Costantinopoli. Colà vicino ci siamo
fermati un giorno e potei vedere i Turchi. Che brutte faccie! i loro calzoni paiono sacchi; sul
capo hanno berrettaccie, che ciascheduna può contenere più di una emina di meliga. Non ho
potuto udirli a parlare perchè era proibito di allontanarsi dal bastimento.
Finalmente il giorno 13 siamo giunti in Crimea. Oh! voi direte, che cosa è questa
Crimea?
La Crimea è un paese come gli altri. É un paese molto esteso, circondato dalle acque tutto
all'intorno eccetto che da una parte, che si chiama Perecop, donde è {96 [370]} unito all'impero
della Russia. Sono stato sei giorni a riva, dopo ci fu permesso di sbarcare. I primi ad incontrarci
furono gli Inglesi, che ci facevano gesti di amicizia, ma che io non ho capito niente; ciò che ho
potuto ritenere sono queste parole; the the italien: the the ilalien pruk: parole che io penso
vogliano significare: bravi italiani, bravi!
Ci siamo tosto sparsi chi qua chi là secondo gli ordini superiori. Alcuni reggimenti dei
nostri erano già sbarcati, altri giunsero dopo di noi. Voi direte: dove si poterono aver case per
tanta gente. Non istupitevi: il mondo è grande, c'è posto per tutti. Spaziose campagne seminate di
sabbioni, di rivaccie, di pietre e qualche selva, ecco il pavimento delle nostre case. Il cielo
azzurro è la volta di queste case. Forse vi possono essere pavimenti e volte più belle di quelle che
ha fatte il Signore? Di giorno eravamo occupati nel formare alcune tende nelle quali si dovevano
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collocare le munizioni, ed anche collocare quelli che cadono ammalati. Del resto giunta la sera
mi avvolgo attorno al capo due fazzoletti; mi avviluppo il corpo con una grossa copertacela di
lana, mi pongo il sacco sotto la testa, e così coricato a terra dormo fino {97 [371]} alla mattina.
Qualche volta però ci viene a disturbare qualche colpo di fucile o di cannone tirato dai russi per
farci paura, i quali però sono da noi motto distanti. Finora non abbiamo ancora combattuto
contro ai russi ma dobbiamo continuamente combattere contro ad altri nemici. Di giorno
abbiamo un caldo, che ci pare di essere nell'anticamera dell'inferno, con mosche e tafani
impertinentissimi, che non rispettano persona alcuna, e danno punture simili a quelle dei nostri
vesponi. Di notte poi abbiamo il freddo con zanzare ed una specie di cimici che corrono e
svolazzano da tutte le parti, e se non siamo ben coperti e riparati da questi animaluzzi è
impossibile di poter riposare. Avvi pure un altro nemico e sono i pidocchi, che ognuno studiasi
di allontanare. Finora questo nemico non ha potuto fare gran progresso fra noi; ma si teme molto
per l'avvenire, quando verrà a mancarci la lingeria. La cosa che mi cagiona grande
rincrescimento si è che dopo la partenza dalla Sardegna non ho più potuto sentire nè messa, nè
predica, nè benedizione. Si dice però che fra breve le cose saranno aggiustate in maniera, che ci
sarà almeno detta la messa nei giorni festivi. {98 [372]}
La lettera è già troppo lunga; ho molte cose a dirvi, e perciò vi scriverò di nuovo e presto.
Finora la Vergine Beata mi ha aiutato e non mi è ancora accaduta alcuna disgrazia. Iddio ci aiuti.
Salutate ecc.
aff.mo figlio PIETRO.
Altra lettera del 2 luglio 1855.
Madre carissima,
Non mi fu più possibile di scrivervi fino al giorno d'oggi. Ho sempre dovuto andare qua e
là senza un momento di rilascio. Non ho più nè penna nè inchiostro, e vi scrivo colla matita, cioè
col lapis.
Molti e gravi avvenimenti succedettero dopo che vi ho scritto. Fummo terribilmente
assaliti dal colera, quanti de' nostri compagni sono morti! Si dice che il numero dei morti
ascenda a due mila e cinquecento; ora però va diminuendo, ma ci sono le febbri putride che è una
specie di colera. Ai sette del mese passato ci fu una gran battaglia intorno a Sebastopoli: i
francesi e gl'inglesi riportarono vittoria. Ai diciotto dello stesso mese ce ne fu un'altra; e sebbene
gli alleati abbiano fatto prodigi di valore, tuttavia furono respinti dai russi con grave danno de'
nostri. In queste due {99 [373]} battaglie tra morti e feriti se ne contano 18 mila dei nostri e 12
mila dei russi. Il numero di questi è minore perchè essi erano nella fortezza e perciò riparati. Ora
siamo alla vigilia di qualche grande avvenimento. La cosa che fa molto pena si è il pensare che
in battaglia muoiono quasi tutti arrabbiati, e invece di invocare la misericordia di Dio, come si
dovrebbe, la maggior parte la bestemmiano e la maledicono. Quante anime andranno all'inferno!
Io di sanità sto benissimo; manco soltanto di camicie, del resto essendo stato in casa
abituato a mangiar male, questo fa che mi adatto a qualsiasi genere di nutrimento; al contrario
quelli che sono assuefatti a mangiare e bere bene, patirono chi un male, chi un altro; e non pochi
se ne andarono all'altro mondo.
Ora non sono più a scrivere col mio superiore, ma sono stato promosso al grado di
sergente; il che mi procura maggior stipendio, ma debbo essere in attività di servizio e vivere in
campagna cogli altri soldati. Non datevi alcuna pena per me. In quanto al corpo abbisogno di
nulla, in quanto all'anima ho la coscienza tranquilla. Se vivo, spero di vivere in grazia di Dio; se
muoio, spero di andarlo a godere in {100 [374]} paradiso. Se lascierò passare qualche tempo
senza scrivervi non inquietatevi, può essere che mi manchi il tempo. Continuate a pregare per
me, ed abbiatemi sempre pel vostro
affez.mo figlio PIETRO.
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Queste sono le ultime notizie che abbiamo del nostro Pietro. Ora non sappiamo se egli sia
vivo o morto. Speriamo però che il cielo vorrà conservarlo per consolazione della vedova madre,
per sollievo della famiglia, e per esempio di virtù ai suoi compagni.
Capo XV. Conclusione.
Ecco, o lettor mio, la forza che ha la buona educazione, e possiamo anche dire gli effetti
della prima comunione ben fatta. Pietro si ricordava sempre della promessa fatta a Dio di essergli
fedele, malgrado i cattivi esempi, e i malvagi consigli de' suoi compagni, in molti dei quali, dopo
la loro prima e seconda comunione, non apparve alcun miglioramento di vita. Perciò la loro
condotta andò di male in peggio. {101 [375]}
Pietro sapeva che quel Dio che aveva ricevuto una prima volta, voleva e comandava di
riceverlo almeno una volta all'anno, alla Pasqua di Risurrezione. Ma egli non si limitava ad una
volta all'anno, poichè, egli diceva: Come si può fare bene una cosa che si fa una sola volta
all'anno? Perciò frequentava il sacramento della confessione e comunione colla frequenza che
abbiamo veduto.
Molte madri desidereranno di avere figli in casa simili a Pietro nella condotta, e che
formano il sostegno e la consolazione delle famiglie; e invece saranno il loro cruccio durante la
loro giovinezza, e il loro cordoglio e la loro desolazione nell'età maggiore.
Padri e madri! se desiderate di avere figliuoli ben educati e che facciano la vostra
consolazione in età adulta, imitate la madre di Pietro, adoperatevi per istruirli nella religione e
soprattutto nella tenera età; accuditeli ed osservate se vanno in chiesa, o piuttosto si diano a
frequentare cattivi compagni.
Ma date voi medesimi l'esempio; perchè sarebbe una vera pazzia se ci fossero genitori, i
quali non si facessero scrupolo alcuno di parlare liberamente di cose contro {102 [376]} ai
costami, o contro alla religione, e talora eziandio in presenza della medesima figliuolanza; fare le
loro partite nei giorni festivi, e precisamente in tempo che dovrebbero assistere alle sacre
funzioni e pretendere poi che i loro figliuoli siano buoni, ritirati, divoti.
Padri e madri! non illudiamoci! É certo che voi dovrete rendere al tribunale di Dio un
conto rigorosissimo dell'educazione data a' vostri figli. È certo che molti figli si dannano per
essere stati malamente educati; ed è ugualmente certo che molti padri e molte madri vanno
all'eterna perdizione per la mala educazione data ai loro figliuoli.
Sono queste tre grandi verità, le quali meritano d'essere attentamente considerate. Perchè
è un fatto incontestabile che se la figliuolariza è ben educata si vedrà la crescente generazione
amante dell'ordine e del lavoro; sollecita per confortare i genitori e sollevare la famiglia. In
somma avremo tempi migliori, avremo figliuoli che formeranno l'onor della patria, il sostegno
delle famiglie, la gloria e il decoro della religione. {103 [377]}
Litanie pei defunti.
(Traduzione dall'inglese)
Signore, abbiate misericordia di noi.
Cristo, abbiate misericordia di noi.
Signore, abbiate misericordia di noi.
Gesù, ascoltateci.
Signor Gesù, esauditeci.
O Dio Padre, Creatore del mondo, abbiate misericordia delle anime dei fedeli defunti.
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Don Bosco - La forza della buona educazione
O Dio Figlio, Redentore del genere umano, liberate le anime dei fedeli defunti.
O Dio Spirito Santo, perfezionatore degli eletti, compite la felicità dei fedeli defunti.
O santa Trinità, tre persone e un solo Dio, date riposo alle anime dei fedeli defunti.
O Immacolata Vergine Maria, che, per uno special privilegio della grazia, foste
trionfalmente assunta nel regno {104 [378]} di vostro Figlio, pregate per le anime dei fedeli
defunti.
Santi Angeli, che, ordinando rettamente il primo atto della vostra volontà, foste
immediatamente posti in uno stato d'immutabile felicità, pregate per le anime dei fedeli defunti.
Beati Patriarchi, i cui spiriti furono ripieni di gioia, quando il Desiderato di tutte le
nazioni portò la redenzione alla vostra lunga schiavitù, pregate per le anime dei fedeli defunti.
O Santi Profeti, i quali, avendo pazientemente aspettato la venuta del Messia, foste al fine
consolati colla felice visita della sua divina persona, pregate per le anime dei fedeli defunti.
O voi fortunati Santi, che, alla gloriosa risurrezione del nostro Salvatore, foste da Lui
trasferiti dal seno di Abramo alla chiara visione di Dio, pregate per le anime dei fedeli defunti.
O Santi Apostoli, che nell’ultimo e terribile giorno sederete sui dodici {105 [379]} troni a
giudicare le dodici tribù d'Israele, pregate per le anime dei fedeli defunti.
Beati Discepoli del Signore, che, seguendo i suoi sacri passi nello stretto sentiero della
perfezione, andaste dritto alla celeste Gerusalemme, pregate per le anime dei fedeli defunti.
O Santi Martiri, che, passando pel mar rosso del vostro proprio sangue, senza passare
attraverso ad un tedioso deserto, entraste immediatamente nella terra promessa, pregate per le
anime dei fedeli defunti.
Santi Confessori, che, disprezzando le vanità di questo basso mondo, e ponendo tutte le
vostre affezioni intieramente nei contenti di lassù, arrivaste di già al pieno possesso di tutti i
vostri desiderii, pregate per le anime dei fedeli defunti.
Sante Vergini, che, vegliando continuamente colle vostre lampide preparate, foste pronte
alla prima voce del casto Sposo dei cieli ad entrare con lui nella sala nuziale, pregate per le
anime dei fedeli defunti. {106 [380]}
O Santi tutti, che non ritenendo nella vostra morte il minimo attaccamento a qualunque
siasi creatura, foste perfettamente capaci di un'immediata unione col vostro Creatore, pregate per
le anime dei fedeli defunti.
Siate misericordioso, o Signore, e perdonate i loro peccati.
Siate misericordioso, o Signore, ed ascoltate le loro preghiere.
Dalle ombre di morte, dov'essi siedono privati della luce beata del vostro aspetto,
liberatele, o Signore.
Dai mali a cui l'imperfetta loro mortificazione in questo mondo le espose nell'altro,
liberatele, o Signore.
Dal vostro furore, che ora troppo tardi dolgonsi di aver provocato colla negligenza ed
ingratitudine, liberatele, o Signore.
Dai legami del peccato, in cui esse rimangono legate pel disordine delle loro affezioni,
liberatele, o Signore.
Dalle pene del Purgatorio, giustamente ad esse inflitte qual naturale conseguenza dei loro
peccati, liberatele, o Signore. {107 [381]}
Dalla terribile prigione donde esse non saranno sollevate finchè abbiano pagato l'ultimo
quadrante, liberatele, o Signore.
Da tutti i tormenti incomparabilmente maggiori dei più acuti dolori di questa vita,
liberatele, o Signore.
Per la moltitudine delle misericordie, che sempre vi mossero a compassione della fragilità
dell'umana natura liberatele, o Signore.
Pergl'infiniti meriti della vostra morte sopra la croce, dove voi riconciliaste il mondo al
Padre, liberatele, o Signore.
Per la vostra vittoriosa discesa agl'inferni, dove voi rompeste le catene della morte, e ne
liberaste taluni che n'erano imprigionati, liberatele, o Signore.
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Don Bosco - La forza della buona educazione
Per la vostra gloriosa risurrezione dal sepolcro, quando voi apriste il regno dei cieli a tutti
i credenti, liberatele, o Signore.
Per la vostra trionfante ascensione al cielo, dove voi conduceste schiava la schiavitù, e
prometteste di preparare un luogo a' vostri servi, liberatele, o Signore. {108 [382]}
Per la vostra terribile venuta a giudicare il mondo, quando le opere di ognuno saranno
provate col fuoco, liberatele, o Signore.
Noi peccatori vi preghiamo, ascoltateci.
Affinchè vi piaccia di accelerare il giorno della visita alle anime dei fedeli, ditenute nei
ricettacoli del dolore, e trasportarle alla città dell'eterna pace, noi vi preghiamo, ascoltateci.
Affinchè vi piaccia di abbreviare il tempo di espiazione pei loro peccati, e
misericordiosamente ammetterle nel vostro eterno santuario, dove niente d'immondo può entrare,
noi vi preghiamo, ascoltateci.
Affinchè vi piaccia, per le preghiere e le limosine della vostra Chiesa,e specialmente per
l'inestimabile santo sacrificio dell'altare, di riceverle nel vostro tabernacolo di riposo, e coronare
le loro lunghe speranze colla sempiterna fruizione, noi vi preghiamo, ascoltateci.
Affinchè la beata visione di Gesù le conforti, e la gloriosa luce della {109 [383]} croce
splenda sopra di esse, noi vi preghiamo, ascoltateci.
Affinchè i vostri santi angeli le portino nella terra dei viventi, e la gloriosa Regina de'
santi le presenti avanti al vostro trono, noi vi preghiamo, ascoltateci.
Affinchè i venerabili patriarchi loro vadano incontro, e gli antichi profeti abbiano a
rallegrarsi nel vederle, noi vi preghiamo, ascoltateci.
Affinchè il sacro collegio degli apostoli apra loro le porte dei beati, e la vittoriosa schiera
dei martiri le conduca al loro luogo, noi vi preghiamo, ascoltateci.
Affinchè la beata compagnia dei confessori le ponga nelle sedi della eterna gloria, ed il
sacro coro delle vergini con celesti cantici, si congratuli della loro accettazione, noi vi
preghiamo, ascoltateci.
Affinchè tutta la Chiesa trionfante celebri il giubileo della loro liberazione, ed il coro
degli angeli canti inni di gioia per la loro nuova ed interminabile felicità, noi vi preghiamo,
ascoltateci. {110 [384]}
Affinchè in mezzo di tutti questi trionfi le anime liberate possano adorare esse stesse il
glorioso autore della loro felicità, ed in bianche stole, eternamente cantare alleluia al loro Dio,
che siede sopra il trono, ed all'agnello che ci ha redenti col suo sangue, e ci ha fatti re per regnare
con lui per sempre, noi vi preghiamo ascoltateci.
Figlio di Dio, noi vi preghiamo, ascoltateci.
O Agnello di Dio, che verrete con gloria a giudicare i vivi ed i morti, date riposo alle
anime dei fedeli defunti.
O Agnello di Dio, alla cui presenza la terra si scuoterà ed i cieli si confonderanno, date
riposo alle anime dei fedeli defunti.
O Agnello di Dio, nel cui benedetto libro della vita i loro nomi stanno scritti, date l'eterno
riposo alle anime dei fedeli defunti. Così sia.
Con approvazione ecclesiastica. {111 [385]}
Indice
Al lettore
Capo I. - La fabbrica dei zolfanelli
Capo II. - La preparazione
Capo III. - La Confessione ..
Capo IV. - Il giorno della Comunione .
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Don Bosco - La forza della buona educazione
Capo V. - La Conversione del padre
Capo VI. - Le vicende della gioventù ..
Capo VII. - Fatti particolari .
Capo VIII. - Singolarità di sua divozione
Capo IX. - La separazione dalla casa paterna .
Capo X. - La vita militare
Capo XI. - La morte del padre .
Capo XII. - Partenza per la Crimea .
Capo XIII. - Sue vicende in Crimea
Capo XIV. – Conclusione .
Litanie pei defunti ..
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