Don Bosco - Da Torino alla Repubblica Argentina. Lettere dei missionari salesiani
Saeramenti dovete gelosamente amare, professare ed esclusivamente predicare, sia che andiate
tra selvaggi, sia tra popoli inciviliti. Dio vi liberi dal dire una parola o fare la minima azione che
sia opossa anche solo interpretarsi contro agli ammaestramenti {52 [286]} infallibili della
Suprema sede di Pietro, che è la sede di Gesù Cristo, a cui si deve ogni cosa riferire, e da cui in
ogni cosa si deve dipendere.
Come Salesiani in qualunque rimota parte del globo vi troviate, non dimenticate che qui
in Italia avete un padre che vi ama nel Signore, una Congregazione che ad ogni evenienza a voi
pensa, a voi provvede e sempre vi accogliera come fratelli. Andate adunque, voi dovrete
affrontare ogni genere di fatiche, di stenti, di pericoli, ma non temete, Dio è con voi, egli vi darà
tale grazia, che voi direte con s. Paolo: Da me solo non posso niente, ma col divino aiuto io sono
onnipotente. Omnia possum in eo qui me confortat. Andrete, ma non andrete soli; tutti vi
accompagneranno. Non pochi compagni seguiranno il vostro esempio e vi andranno a
raggiungere nel campo della gloria e delle tribolazioni. E quelli che non potranno partire con voi
per accompagnarvi nel campo Evangelico, che la Provvidenza Divina vi ha stabilito, vi
accompagneranno col pensiero e colla preghiera, e con voi divideranno le consolazioni, le
afflizioni, i fiori e le spine, affinchè col divino {53 [287]} aiuto possiate riuscire fruttuosi in tutto
quello che dovrete sostenere per la salvezza delle anime da Gesù redente. Andate adunque, il
Vicario di G. C, il nostro veneratissimo Arcivescovo vi hanno benedetti, io pure con tutto
l’affetto del mio cuore invoco copiose le divine benedizioni sopra di voi, sopra il vostro viaggio,
sopra ogni vostra impresa, ogni vostra fatica.
Addio! Forse tutti non potremmo più vederci su questa terra; ma ho ferma speranza che
per la infinita misericordia del Signore ci vedremo tutti raccolti in quella patria dove le fatiche
della terra, e i brevi patimenti della vita saranno degnamente ri compensati cogli eterni godimenti
del cielo.”
— Terminato questo sermoncino, il Rev. Parroco di Borgo Dora, amico speciale dei
nostri Missionari, diede la solenne benedizione col SS. Sacramento. L’altare magnificamente
addobbato, le centinaia di faci risplendenti, la figura di Maria SS. Ausiliatrice campeggiante nel
gran quadro dell'Ancona aggiungevano un soave ed imponente aspetto alla funzione. Si cantò il
mottetto: Sit nomen Domini benedictum, musica di D. Cagliero, indi un Tantum ergo a coro di
voci argentine. {54 [288]} Data la benedizione, s’intuonò il Veni Creator, dopo’il quale D. Bosco
recossì al1'altare, e disse quelle sempre care orazioni che la S. Chiesa mette in bocca dei suoi
figli, allorchè si accingono ad un viaggio, specialmente quando vanno in lontani paesi ad
esercitare il sacro ministero.
D. Bosco chiuse le preci colla benedizione data in mezzo all’universale silenzio ai novelli
missionari.
Si fu allora che cominciò la parte più commovente della funzione, che sollevò in tutto il
tempio singulti e pianti e vinse la stessa serenità dei giovani apostoli; che la religione cristiana
non ismorza gli affetti, ma dà il coraggio a superarli, perchè non ci trattengano dall'eseguire la
volontà di Dio.
Non è virtù il non sentir pietà; il missionario che parte, reca con sè l'amore alla patria ed
alla famiglia, ma nobilitato e perfezionato; nè ci vuole meno d'un cuore sensibilissimo per
rinunziare ai propri comodi, alle più geniali affezioni, alla vita stessa, al fine di portare a lontani
fratelli il beneficio incomparabile della fede. Mentre un coro di giovanetti ripeteva sull'orchestra
il mottetto: Sit nomen Domini benedictum ex hoc nunc {55 [289]} et usque in sieculum, nel
presbiterio si procedeva all'addio ed all'abbraccio dei confratelli viaggiatori. Fu un punto di
sublime commozione, la quale crebbe ancora quando i dieci missionari, usciti per la balaustra,
dovettero traversare la chiesa passando in mezzo ai giovani ed ai conoscenti. Tutti facevan ressa
loro attorno baciandoli e abbracciandoli con santa tenerezza da ricordarci la scena della
separazione di Paolo dai suoi cari discepoli descritta negli Atti degli Apostoli: Magnus fletus
factus est omnium, et procumbentes super collum Pauli, osculabantur eum.
Arrivati con mille stenti alla porta della chiesa i dieci missionari provarono non minor
difficoltà a giungere fino alle vetture che li attendevano per condurli alla stazione, tanta era la
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