Don_Bosco-Il_Galantuomo_pel_1884


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Don Bosco - Il Galantuomo pel 1884
IL GALANTUOMO
ALMANACCO PER L'ANNO BISESTILE 1884
ANNO XXXII
STRENNA OFFERTA AI SOCI DELLE LETTURE CATTOLICHE DI TORINO
TORINO, 1883
TIPOGRAFIA E LIBRERIA SALESIANA
Sampierdarna - Lucca - Nizza Marittima - Marsiglia
Montevideo - Buenos-Aires. {1 [457]}
[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili
a Don Bosco]
INDEX
Il Galantuomo ai suoi abbonati....................................................................................................2
Indice...........................................................................................................................................4
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Don Bosco - Il Galantuomo pel 1884
Il Galantuomo ai suoi abbonati
Gal. Buon dì, amico.
Ab. Oh! siate il ben venuto, e mille volte benedetto, Galantuomo.
Gal. Perchè mi ricevi con un sospirone di quella forza da sembrare una macchina a
vapore?
Ab. Eh! sì, dovete sapere che è un miracolo se son vivo. Non credeva di rivedervi più.
Gal. Come mai, sei stato malato? Pure ti veggo così nerboruto e fresco...
Ab. Sono stato malato e molto. Fu un annaccio il 1883 ben terribile per me.
Gal. Me ne duole davvero; e qual malattia hai preso? Forse un mal di costa, una gastrica?
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Ab. Un'altra malattia.
Gal. Come la chiamava il medico?
Ab. Non ho consultato il medico, perchè non poteva intendersi della mia malattia.
Gal. Bisogna che fosse una malattia ben nuova; ma che ti sentivi?
Ab. Mi sentiva male. La volete sapere? La mia malattia era la lettura di giornali. Mi
hanno così riempiuto la testa, che non ci capivo più un'acca.
Gal. Alla buon'ora che t'intendo finalmente! Ma se ti facevano male, perchè adunque li
leggevi?
Ab. Che vi ho a dire; mi facevano l'effetto del vino. Il vino che costa di più, dicono i
genovesi, è il primo litro, ed io ho un pochino di esperienza del vino, e so che quanto più uno ne
tracanna, più sentesi arso il petto e il bisogno di berne.
Gal. Sicchè poi che cosa ne hai fatto?
Ab. Un bel dì stucco e ristucco gli ho buttati. Tanto diceva fra me: Posso raddrizzare le
gambe ai cani? Mi accendono la fantasia, lascio il lavoro, le pratiche di Religione e che so io,
senza {4 [460]} un bene al mondo. Ho fatto bene sì, o no? Ditemelo, perchè io vi conosco da un
bel pezzo e so che date dei buoni consigli. Ho fatto bene sì, o no dunque?
Gal. Hai fatto benone, ti pare? nè ti avrei potuto consigliare diversamente, senza dirti uno
sproposito e farti del gran male; hai fatto benone! Ma dimmi, come ti eri ingarbugliato in questa
stoppaccia?
Ab. Per una mera accidentalità. Era andato a... dove in quei giorni vi era un (come lo
dicono) sciopero degli operai dell'arte mia. Curioso di sapere la ragione di quell'ammutinamento,
compro un giornale, che si gridava per la città coi particolari dello sciopero. Leggo curioso quel
giorno, poi pel desiderio di sapere il fine della commedia prendo un'altro numero, poi un'altro,
una cosa ben sapete tira l'altra, come le ciliegie. Il fatto fu questo che diventai un politicone
marcio e cotto, da non pensar più ad altro. Si aggiungeva un mio conoscente il quale soffiava nel
fuoco, e voi sapete dove si va! {5 [461]}
Gal. Pur troppo lo so, ma sono contento di ritrovarti ora sano e ben disposto.
Ab. Intanto un tre mesi fa la lettura di quella generazione di giornali mi aveva messa in
corpo un'avversione a tutto ciò che sapeva di Religione che...
Gal. Non dir così, io ti conosco e so che la Religione l'hai amata sempre.
Ab. Accertatevi che non esagero a dirvi che incominciava a nudrire avversione. E come
no? Riceveva un colpo ogni giorno, e sapete che a forza di colpi hanno traforato il Moncenisio.
Oltrecchè quel tal compagno mi menava più presto ai teatri che alle Chiese, all'osteria che a casa,
sicchè io non era quasi più io. Tenetelo per un miracolo se sono vivo, se amo ancora i
galantuomini.
Gal. Sia adunque lodato il cielo che hai conosciuto il pericolo e te ne sei levato. Intanto
vedi un po' alcuni altri colla facilità tua si trovano ingolfati in letture contro alla fede e al buon
costume, cose non loro proprie e dannose e poi vanno a finire... {6 [462]}
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Ab. Muoiono, io lo so, muoiono alla nostra santa Religione e se non muoiono li fan
morire. Ho tempo a raccontarvi un fatto?
Gal. Che fatto?
Ab. Di uno da me conosciuto intorno a cui han fatto tanto che lo ridussero all'agonia
senza prete. Egli, il meschino, lo chiamava, ma nol lasciarono avvicinare, sicchè se ne morì
come un e.....
Gal. Basta così. Sono frequenti simili casi e molto. Tu me ne vuoi raccontare uno ed io te
ne potrei dire cento. Ma dimmi un po', lavori tu alla festa?
Ab. Veramente... ma alla messa ci vado e se occorre anche a predica.
Gal. Dunque lavori, non è vero?
Ab. Ecco: lavorare veramente non voglio, ma qualche ora al mattino fino a mezzogiorno;
qualche volta, qualche volta anche di più.
Gal. E la messa?
Ab. La messa la prendo, rade le volte che non ci arrivi o levato o a mezzodì.
Gal. Or io parlo franco e da galantuomo, {7 [463]} e tu devi dirmi francamente la verità.
Quale è la causa per cui lavori?
Ab. Sono molte e la prima perchè se no mi danno del bigotto.
Gal. E le altre.
Ab. E di altre veramente nessuna.
Gal. Vuol dire in sostanza che ti fa mancare ai doveri festivi il rispetto umano.
Ab. Proprio così, si vede che siete fino, mi volete far l'esame di confessione?
Gal. Niente affatto. Ti voglio bene e desidererei che conoscessi il male che ti fa il rispetto
umano, che è una grande bestia, che fa paura ai pusilli; bestia che fu svelata ai giovani e ai
vecchi nelle letture cattoliche di qualche anno addietro.
Ab. Me ne ricordo un pochino e ricordo anche che l'autore presentava la brutta bestia in
una maniera veramente bella. Faccio conto di rileggerla.
Gal. E non ti farà male. Ma tornando alla festa ti vo' dire che il non santificarla ti fa male
all'anima e al corpo. All'anima perchè trasgredisci al comando di Dio, e al corpo perchè un {8
[464]} uomo non è una macchina, e poi anche le macchine si logorano e ogni tanto conviene dar
olio alle ruote e pulirle.
Ab. È vero e sapete che hanno cominciato a fare questi lavoratori di festa? Smettono a
mezzodì in domenica per riprendere il lavoro al martedì.
Gal. Ora dimmi tu stesso se con ciò non manifestano il bisogno naturale del riposo
festivo! Ma gl'infelici intanto lasciano, se occorre, la messa, lasciano d'istruirsi nei loro doveri,
abbandonano i Sacramenti, e Iddio non benedice le loro fatiche, nè le vuole benedire giammai, lo
disse nei libri santi. Sai nulla di latino tu?
Ab. Una volta mi pare che ne sapessi un poco, quando andava a cantare i vespri in coro.
Gal. Ebbene, avrai notato in un Salmo le parole: Nisi Dominus acdificaverit domum in
vanum laboraverunt qui aedificant eam.
Ab. Non capisco che vogliano dire queste parole. Io diceva di saperlo un poco, ma a
leggere; per intenderlo poi è un altro affare. {9 [465]}
Gal. Le voglion dir così, che: Se non è Dio che edifica la casa, si affaticano invano
coloro che vi lavorano attorno.
Ab. Ho capito. E sì, che se ci pensava un tantino, forse ne cavava il senso.
Gal. Dunque ritieni in mente che il faticare è un conto e il lavorare da cristiano è un'altro.
Ab. Cio è a dire che un cristiano deve sopra ogni cosa procurare di vivere onestamente
praticando la Religione, attendendo alla sua famiglia, santificando la festa e che in tal modo può
ripromettersi la benedizione celeste alle sue fatiche. Dico bene?
Gal. Benissimo; ed aggiungi ancora, che devesi accostare qualche volta alla Confessione
e alla Comunione, e lasciare in disparte e politica e giornali.
Ab. Manco male... lasciare in disparte politica e giornali, che sono una disperazione per
chi ci si mette dentro.
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Gal. Se uno si regolasse in tal maniera, avrebbe la pace nel suo cuore, non vivrebbe
sempre agitato, sempre pensieroso e cupo da sembrare un temporale. {10 [466]} Anzi a questo
proposito ho un apologo da raccontarti. L'ho già raccontato trent'anni sono ai miei antichi
abbonati, ma è così bollo, che voglio raccontarlo anche a te; ma ora è tempo di lasciarci.
Ab. Come volete lasciarmi? Vi pare? È un anno che non ci siamo veduti e ora mi
abbandonate sì presto?
Gal. Non ti abbandono, no. Ogni mese o al più due ti manderò un bel librettino che
leggerai con soddisfazione e profitto. Questi libretti hanno una politica fina, ma tutta contro il
diavolo per vincerlo e acquistare un bel regno nella beata eternità. Ti piace così?
Ab. Per bacco! e a chi non deve piacere.
Gal. Bene, adunque siamo intesi.
Ab. E l'apologo?
Gal. Te lo racconterò dopo d'averti parlato degli eclissi, delle fasi della luna e che so io.
Per questo anno ritieni adunque che sono da fuggire:
1° I giornali e le pubblicazioni contrarie alla Religione.
2° Il rispetto umano che è cosa {11 [467]} indegna di un uomo e a cento doppi d'un
cristiano.
3° Il lavoro festivo che è la rovina del frutto delle proprie fatiche, della salute temporale e
dell'anima.
E con ciò ti saluto con una stretta di mano da sincero galantuomo ma di quelli veri.
Ab. Avete ragione, perchè al mondo si trovano anche dei galantuomini solamente di
nome.
Gal. Addio, che il cielo ti benedica.
Ab. Addio, che il cielo vi conservi. Addio. {12 [468]}
Indice
Il galantuomo ai suoi abbonati. pag. 3
Tempo proibito di celebrare le nozze solenni.
13
Feste mobili.
ivi
Principio delle quattro stagioni dell'anno 1881.
14
Eclissi.
15
Computi Ecclesiastici.
16
Quattro tempora.
ivi
Calendario.
17
Feste mobili.
29
Apologo intorno alla felicità.
31
Che cosa vuol dire aver paura.
37
Un gatto.
38
Il S. Natale.
39
Massime.
43
La Messa di Mezzanotte.
ivi
Farinata degli Uberti.
48
Uova al gaz.
49
Se i cani potessero pensare e parlare che cosa direbbero di certa gente?. ivi
L'Angelo del Natale.
50
Aneddoti.
64
Comunismo.
65
Divisione.
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L'Addio del Galantuomo ai suoi amici per l'anno 1884.
ivi
Tariffa postale.
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Visto nulla osta alla stampa
Torino, 12 Dicembre 1883
Can. AL. VOGLIOTTI Vic. Gen. {14 [470]}
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