Don Bosco - Il Galantuomo pel 1884
Ab. Muoiono, io lo so, muoiono alla nostra santa Religione e se non muoiono li fan
morire. Ho tempo a raccontarvi un fatto?
Gal. Che fatto?
Ab. Di uno da me conosciuto intorno a cui han fatto tanto che lo ridussero all'agonia
senza prete. Egli, il meschino, lo chiamava, ma nol lasciarono avvicinare, sicchè se ne morì
come un e.....
Gal. Basta così. Sono frequenti simili casi e molto. Tu me ne vuoi raccontare uno ed io te
ne potrei dire cento. Ma dimmi un po', lavori tu alla festa?
Ab. Veramente... ma alla messa ci vado e se occorre anche a predica.
Gal. Dunque lavori, non è vero?
Ab. Ecco: lavorare veramente non voglio, ma qualche ora al mattino fino a mezzogiorno;
qualche volta, qualche volta anche di più.
Gal. E la messa?
Ab. La messa la prendo, rade le volte che non ci arrivi o levato o a mezzodì.
Gal. Or io parlo franco e da galantuomo, {7 [463]} e tu devi dirmi francamente la verità.
Quale è la causa per cui lavori?
Ab. Sono molte e la prima perchè se no mi danno del bigotto.
Gal. E le altre.
Ab. E di altre veramente nessuna.
Gal. Vuol dire in sostanza che ti fa mancare ai doveri festivi il rispetto umano.
Ab. Proprio così, si vede che siete fino, mi volete far l'esame di confessione?
Gal. Niente affatto. Ti voglio bene e desidererei che conoscessi il male che ti fa il rispetto
umano, che è una grande bestia, che fa paura ai pusilli; bestia che fu svelata ai giovani e ai
vecchi nelle letture cattoliche di qualche anno addietro.
Ab. Me ne ricordo un pochino e ricordo anche che l'autore presentava la brutta bestia in
una maniera veramente bella. Faccio conto di rileggerla.
Gal. E non ti farà male. Ma tornando alla festa ti vo' dire che il non santificarla ti fa male
all'anima e al corpo. All'anima perchè trasgredisci al comando di Dio, e al corpo perchè un {8
[464]} uomo non è una macchina, e poi anche le macchine si logorano e ogni tanto conviene dar
olio alle ruote e pulirle.
Ab. È vero e sapete che hanno cominciato a fare questi lavoratori di festa? Smettono a
mezzodì in domenica per riprendere il lavoro al martedì.
Gal. Ora dimmi tu stesso se con ciò non manifestano il bisogno naturale del riposo
festivo! Ma gl'infelici intanto lasciano, se occorre, la messa, lasciano d'istruirsi nei loro doveri,
abbandonano i Sacramenti, e Iddio non benedice le loro fatiche, nè le vuole benedire giammai, lo
disse nei libri santi. Sai nulla di latino tu?
Ab. Una volta mi pare che ne sapessi un poco, quando andava a cantare i vespri in coro.
Gal. Ebbene, avrai notato in un Salmo le parole: Nisi Dominus acdificaverit domum in
vanum laboraverunt qui aedificant eam.
Ab. Non capisco che vogliano dire queste parole. Io diceva di saperlo un poco, ma a
leggere; per intenderlo poi è un altro affare. {9 [465]}
Gal. Le voglion dir così, che: Se non è Dio che edifica la casa, si affaticano invano
coloro che vi lavorano attorno.
Ab. Ho capito. E sì, che se ci pensava un tantino, forse ne cavava il senso.
Gal. Dunque ritieni in mente che il faticare è un conto e il lavorare da cristiano è un'altro.
Ab. Cio è a dire che un cristiano deve sopra ogni cosa procurare di vivere onestamente
praticando la Religione, attendendo alla sua famiglia, santificando la festa e che in tal modo può
ripromettersi la benedizione celeste alle sue fatiche. Dico bene?
Gal. Benissimo; ed aggiungi ancora, che devesi accostare qualche volta alla Confessione
e alla Comunione, e lasciare in disparte e politica e giornali.
Ab. Manco male... lasciare in disparte politica e giornali, che sono una disperazione per
chi ci si mette dentro.
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