Don Bosco - Il Galantuomo pel 1881
Prefazione
Il Galantuomo a' suoi Amici
Nell’accingermi a mandarvi i miei augurii, amici miei, un pensiero mi turba la mente, e
siccome tra amici di data antica, conviensi che ogni cosa sia palese, non tralascierò di
esternarvelo.
Allo spirar di un anno ed al sorgere di un altro novello, dicono, anzi sogliam dir noi pure,
che abbiamo un anno di più.
Io per esempio, a chi mei richiede, senza preamboli e pronto, rispondo che {3 [443]} ho
65 anni. E voi, amici, e voi quanti anni avete?..... Quanti anni ho!... Quanti anni avete!? Ohimè,
quanto mal si conviene il verbo avere in questa interrogazione, e quanto andiamo errati
nell’adoperarlo nella risposta!
Noi semplicioni, non ci accorgiamo che la cosa awien tutto all’opposto, e che gli anni i
quali noi diciam di avere, quelli appunto sono, che più non abbiamo. Sono dessi il terribile
sottraendo di quell’operazione aritmetica, incomprensibile direi, e sola, cui dovremmo tener
fissa la mente nostra, ogni momento.
A mio giudizio, il buon Dio mettendoci al mondo, segnò nel suo Libro, un numero di
anni a Lui solo noto, e cui a nessuno è dato sorpassare, e questo, disse, questo sia, o uomo, il tuo
numero minuendo: e noi vivemmo, ed ogni anno il Signore va sottraendo una unità a quel
numero. Per me, amici miei, per me già ne sottrasse 65..... e per voi.....? Or bene rimane ancor un
resto? Questo {5 [444]} resto è egli ancor considerevole? sono ancor 50, gli anni che ci
aspettano, per consumar il nostro minuendo? sono forse soli 20, od ancor meno? sono forse soli
5, oppure questo 1881 farà il saldo? Terribile mistero!
Gli anni che trascorsero, sono il fiore di nostra vita, che già seccò: sono anni durante i
quali passammo per mezzo di tutte le sensazioni, le quali ci sforzammo di trovare, e trovate
appena, svanirono ancora.
Questo benedetto 1880, agonizzante e morto omai, fu, siccome i passati fratelli suoi, anno
di pioggia e di sole, di bene e di male, più di male però, oh sì! più di male, che non di bene; i
giovani, questi benedetti giovani, pieno il capo di sempre nuove speranze, il trovarono lungo
assai; ma troppo breve l’hanno invece trovato i vecchi come me, che vivono di memorie di un
tempo che fu.
Nel rapido succedersi de' dodici mesi di questo omai sepolto 1880, si amò, si odiò, {5
[445]} ci fu chi vìsse felice, come lo si può in questa valle di lagrime, si rise, si pianse e si soffrì
non poco.
Qualcuno restò indifferente a tutto: infelice!.....
Ma..... già, se si rallenta il treno alla fantasia, non conosce limite. Invece di augurii lieti e
felici, le mie parole non suonano che tristi memorie, da mandarsi ben lontano a quel paese, se
non fossero, come pur troppo le sono, belle e buone verità.
Io adunque, Galantuomo di nome e di fatti, offro agli amici miei, in queste pagine,
l’Almanacco pel 1881.
Desso fu fatto perchè i Cattolici (che tali son certo i miei amici) abbiano un ricordo a
distribuire fra i loro parenti, amici e conoscenti, e perchè tutti vedendo come i giorni ed i mesi
volano, cerchino il modo di passarli bene, e con pace ed armonia.
Che però, se tutti che si onorano di esser Cattolici e veri Cattolici, con alla testa
l’ammirabile Sommo Pontefice Leone {6 [446]} XIII, non guarderanno con isdegno a questo
Almanacco, scritto col santo fine di impedir l’empia ed immorale propaganda di altri non pochi.
io prometto ripresentarmi, a Dio piacendo, come ringiovanito l’anno venturo.
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