Don_Bosco-Il_Galantuomo_pel_1874


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Don Bosco - Il Galantuomo pel 1874
IL GALANTUOMO. ALMANACCO PER L'ANNO 1874
Anno XXII
STRENNA OFFERTA AGLI ASSORTI
Alle LETTURE CATTOLICHE {1 [85]}
PROPRIETÀ DELL'EDITORE {2 [86]}
[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili
a Don Bosco]
INDEX
Dialogo fra il Galantuomo e un suo abbuonato...........................................................................2
Indice...........................................................................................................................................4
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Don Bosco - Il Galantuomo pel 1874
Dialogo fra il Galantuomo e un suo abbuonato
Meo. - Toc, toc, toc.
Galantuomo. - Chi c' è?
Meo. - Io.
Gal. - Ne so come prima.
Meo. - Meo, uno dei vostri abbonati.
Gal. - Oh allora entrate pure (apre).
Meo. (levandosi il cappello e facendo tre inchini). - Son venuto da voi per un affare di somma
importanza.
Gal. (porgendogli una sedia). – Dite pur su', io son tutto orecchi per ascoltarvi.
Meo. - L'affare riguarda voi ed il genere umano.
Gal. (impallidisce di commozione). - Oh! {3 [87]}
Meo. Avete già combinato l'almanacco pel 1874?
Gal. - Si, manca solo il proemio.
Meo. - Del proemio i lettori non san che fare; l'importante é il lunario.
Gal. - E il lunario é già dal proto.
Meo. - Rassomiglierà a quello dell'altr'anno?
Gal. - Come due ciriegie si rassomigliano, senza perciò esser eguali.
Meo. - Allora siete fritto.
Gal. - E perché?
Meo. - Perchò tutti sono stufi de' vostri lunari. Ei ci vuol altro al giorno d'oggi per contentar la
gente.
Gal. - E che ci vorrebbe?
Meo. - Veniva appunto a dirvelo, ma poiché il vostro almanacco è già dallo stampatore, non vo'
lavar le gambe all'asino, epperò vi saluto e....
Gal. - Ih! non abbiate furia. In questo mondo v' è rimedio a tutto, meno alla morte. Dite pur su i
vostri progetti e se mi quadrano, si farà presto a comporre un nuovo lunario. {4 [88]}
Meo. - Allora se mi permettete (piglia una presa di tabacco) eccovi il mio suggerimento.
Anzitutto voi dovreste segnare sull'almanacco, giorno per giorno, il tempo che si avrà, cioè: sole,
caldo, freddo, ghiaccio, vento, pioggia, neve, ecc.
Gal. (inarcando le ciglia). - Nientemeno?!
Meo. - Più, dovreste indicare i luoghi, i giorni, e, se è possibile, anche l'ora in cui avverranno
temporali, burrasche in mare, scoppi di fulmine, terremoti e simili.
Gal. - Una bagatella i e poi?
Meo. - Poi dovreste aggiungere se nell'anno si avrà la crittogama, se vi sarà buon raccolto di
grano, di meliga, di patate, fagiuoli, noci, castagne, olive, ecc.
Gal. - Nient' altro?
Meo. - Direi ancora che per contentare i possessori di cedole ed i lettori di giornali, deste un
cenno delle cose principali che avverranno nel 1874. Nè ci vorrebbe molto, capite? basterebbe
diceste se vi sarà guerra e con chi, se vi saranno battaglie, micidiali o non, dove e quando;... {5
[89]} se succederanno rivoluzioni e cataclismi;... come finirà la questione di Roma, e quella di
Spagna;.... se l'Internazionale ne farà ancor delle suo, ecc. ecc.
Gal. - Eccetera, eccetera. Ma e chi volete mai si occupi di simili bagatelle?
Meo. - Bagatelle? provatevi mo' a comporre l'almanacco nel modo che vi dissi e se tutti nol
compreranno, vo' lasciarmi friggere come s. Lorenzo o pelare come s. Bartolomeo.
Gal. - Ma dove volete voi ch'io attinga tante notizie e predizioni?
Meo. (ammiccando degli occhi). - Oh non mi fate lo gnorri! Chi non sa che voi, Galantuomo, da
22 anni studiate la scienza degli astri, che tutte sto cose le sapete sulla punta delle dita, e che se
vorreste, sapreste fin dirmi quanti capelli io m'ho in testa?
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Gal. - Sicuro, ne avete 8888 e se nol credete contateli. - Ma ammettiamo pure ch'io sappia tutto
ciò che voi dite....
Meo. - Ebbene - non vi resta che a comunicarlo agli altri. {6 [90]}
Gal. - Lo farei se vi scorgessi qualche vantaggio.
Meo. -Vantaggio? altro che vantaggio. Vantaggioni! vi rendereste più celebre di Mathieu de la
Dròme, di Casamia, del Pescatore di Chiaravalle, della Sibilla celeste - tutti comprerebbero il
vostro almanacco - vi farebbero cavaliere - ricevereste medaglie e diplomi da tutte le Accademie.
Gal. - Ma questi non son mica vantaggi.
Meo. (mettendo le mani sull'anche). - E che saran dunque?
Gal. - Fumo, nient'altro che fumo.
Meo. - E il vantaggio elle ne ricaverebbero i contadini, i commercianti, i politici, insomma tutti
gli uomini del mondo e d'altri siti - nol calcolate per nulla
Gal. - Eli qui vi voglio, Meo mio. Credete voi che tutti costoro ne ricaverebbero vantaggio? Io vi
so dire che col sapere le cose future non ne avrebbono che danno e sarebbero più infelici e
disgraziati d' ora.
Meo. - Uh! quella l'è pii troppo grossa. {7 [91]}
Gal. - Eppure è così. State a sentire. Ponete per es. che nel mio lunario io indicassi, come voi mi
suggerite, il tempo che avremo giorno per giorno, chi credete voi se ne avvantaggerebbe?
Meo. - Eh per bacco! prima di tutti il contadino.
Gal. - Il contadino? Vediamo. Eccone li uno che vorrebbe uscire per seminare il grano, ma preso
il lunario in mano, studia e ristudia se il giorno è propizio per seminare, se la cresciuta non
avverrà in tempo di brina, e la mietitura in tempo di pioggia, se non gli toccherà poi di mieter
prima o dopo gli altri con pericolo o di raccogliere la spica immatura, o di vedersi tagliar la
messe dai ladri.... Intanto ch'egli si tormenta il capo in pensieri, calcoli e combinazioni; il suo
vicino prende bravamente i suoi buoi, va al campo, semina, raccomanda a Dio il suo lavoro,
torna tranquillo e casa fidato alla Provvidenza e in fin d'anno trova il suo granaio più ripieno, che
non sel trovi l'altro che ha perso il tempo almanaccando le sue combinazioni. {8 [92]}
Meo. - Magari ciò che dite del contadino è vero. Ma per lo meno se notaste sull'almanacco i
giorni di tempesta o di burrasca, ciascuno prenderebbe le sue misure.
Gal. - E che misure vorreste prender contro la tempesta? stendere un parapioggia sui vostri
poderi? Contro la burrasca poi il navigante si premunirebbe colla speranza' di non incontrarla sul
suo cammino... il mare è così vasto! L'indicazione dell'almanacco non servirebbe che a farlo
vivere maggiormente in apprensione. Cheppiù, ponete il caso di due bastimenti pronti a partire p.
es. da Genova per l'America. L'uno, senza badare all'almanacco, parte, incontra la burrasca, si
raccomanda a Maria Stella del mare, scampa e giunge felicemente in porto, spaccia la sua merce
e sen ritorna ricco di guadagno. L'altro bastimento, basandosi all'almanacco, indugia di alcuni
giorni a partire per evitare la burrasca, e l'evita di fatto, ma giunto in America, trova sparita
l'occasione di spacciar con frutto il suo carico, fa magri affari e ritorna in patria colle pive nel
sacco. A {9 [93]} che gli hanno servito le indicazioni sebben giuste e precise dell'almanacco?
Meo. - Dite bene, non gli han servito che a fargli perdere i suoi denari. Tuttavia ammetterete che
se l'almanacco prenunziasse almeno quali saranno i migliori raccolti dell'annata - se grano o uva
o frutta od olive ecc. il commerciante potrebbe combinar affari d'oro.
Gal. - Peggio che andar di notte. Siccome l'almanacco sarebbe pubblico e tutti sel potrebbero
procurare, tutti parimenti potrebbei o fare gli stessi calcoli; non vi sarebbe più luogo a
speculazione e quindi neppure a commercio.
Meo. - Non capisco.
Gal. - Mi spiegherò. Se per es. uno sapesse che un altr'anno si farà poca uva, ma molto grano, da
vero furbo spaccerebbe subito il grano che ha e comprerebbe gran quantità di vino finchè è a
buon prezzo. Ma se invece d' esser egli solo a preveder questo, la cosa si potesse preveder da
tutti mediante l'almanacco - gioverebbe ancora la speculazione? {10 [94]}
Meo. - Oh no mai pigi, perché tutti
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farebbero lo stesso calcolo che. fa lui e il grano fin d'ora diminuirebbe di prezzo, aumenterebbe
invece il prezzo del vino.
Gal. - Sicché voi vedete che il commercio avrebbe danno non vantaggio dalle indicazioni
dell'almanacco, e il commerciante non farebbe che torturarsi invano il cervello.
Meo. - Pure mi sembra che se l'almanacco prenunziasse almeno i terremoti, il colera, la guerra,
tutti ne risentirebbero utilità, potrebbero ripararsi per tempo, spatriare....
Gal. - Bella utilità, bella consolazione vivere nell' apprensione del danno prima che questo ci
giunga fra capo e collo! No, mio caro, il Signore non ci vuole così infelici, egli la sa più lunga; e
siccome, vede che la più grande infelicità negli uomini consiste nel tormentarsi l' imaginazione,
Egli ha tirato un velo sul futuro affinché non vedano più in là del giorno che vivono, ma nello
stesso tempo porge loro mano per camminar passo passo verso la patria {11 [95]} che è il Cielo.
Se noi stringiamo la sua mano, vale a dire ci abbandoniamo alla Provvidenza, non abbiamo a
temer nulla, Ei ci guiderà sani e salvi alla beata eternità; ma se invece di appoggiarci a Lui, non
vogliamo appoggiarci che ai nostri calcoli, agli almanacchi, finiremo per vivere una vitti piena d'
irrequietudine, di affanni e di fastidi e fors'anco smarriremo la retta via.
Meo. - Adesso capisco quel che ci diceva il Parroco domenica. Ei diceva che i buoni portano
sulle spalle due fardelli e i cattivi ne portano tee, epperciò marcian più carichi e melanconici. Chi
è buono porta il fardello dei fastidi passati e quello dei fastidi presenti; ma il malvagio elio non
fida nella Provvidenza porta anche il fardello dei fastidi futuri....
Gal. - Che ò il più pesante e tormentoso - perché niente più tormenta l'uomo che il pensiero di
ciò che avverrà poi.
Meo. - Alle corte, finisco anch'io per darvi ragione, mio Galantuomo, e vi concedo essere affatto
inutile che voi notiate {12 [96]} sull'almanacco so avremo sole o pioggia o tempesta, buon
raccolto, terremoto, guerra ecc. e che il meglio ancor sempre è che vi notiate semplicemente i
nomi dei Santi, le fasi della Luna, la levata e il tramonto del Sole, le feste sopra settimana e le
quattro Tempora.
Gal. - Sicuro: i nomi dei Santi perchè ogni giorno si sappia a quale Santo raccomandarci per
sopportare le croci del giorno; le fasi della Luna per ricordarci sempre di Maria pulchra ut Luna;
la levata e il tramonto del Sole per rammentarci ogni giorno il nostro viaggio dalla culla alla
tomba; le feste sopra settimana e i giorni di digiuno per predisporci a fare una perpetua festa in
Paradiso, dove cessato il bisogno degli almanacchi, cessata la lontananza degli associati, il
Galantuomo cesserà dalle sue pubblicazioni per omnia saecula saeculorum. Amen. {13 [97]}
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Indice
Dialogo fra il Galantuomo e un suo abbonato
Calendario per l’anno 1874
Le quattro stagioni.
Ecclissi
I quattro temi
Epoche diverse
Computi ecclesiastici
Feste mobili
Suor Marta
Centenario di s. Tommaso d'Aquino nel l874
Centenario di s. Bonaventura nel 1874
Nobile gara tra due santi
Le tigri nell'India
Popolazione di Londra
pag 3
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ivi
ivi
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ivi
ivi
ivi
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Farina del diavolo va tutta in crusea
Gli effetti della preghiera
I profanatori delle feste
Cristiani e Turchi in chiesa pag. 48
La Cuffia' da notte di s. Luigi.
Prodigi di memoria
Le storielle di Taddeo
Le distrazioni degli uomini grandi
S. Bernardino a Gattinara
La tassa dei poveri in Inghilterra
La confessione presso i Protestanti
La Regina del Wallis
Botta e risposta
Proverbi
Il canto dei fanciulli.
Vantaggi delle Letture Cattoliche
Giudizio di Pio IX sui Piemontesi
Nuova legge sulle poste dal 1° gennaio 1874
ivi
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ivi
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