Don Bosco - Il Galantuomo pel 1872
povero Galantuomo resta tutto commosso da capo a piedi, si mede a fare il duolo, non mangia
più, diviene macilento e brutto oltre ogni dire, e alle volle si trova in tale stato, che fa spezzare il
cuore di compassione a chiunque lo vede. Ma invece, quando gli uomini fanno quel che possono
per onorare Iddio, e ciascuno fa opere di carità secondo il suo {7 [473]} stato: e padri e madri e
figli, e ricchi e poveri, si danno la mano e si aiutano a vicenda per salvarsi l'anima, e guadagnarsi
il paradiso, oh allora il Galantuomo è tutto in gioia e fa gran festa. Contento anche esso Tonio,
antico e suo buon compare, da di piglio ad un fino rasoio, e con mano leggerissima, e a gratis gli
rade la barba. Ei poscia s'indossa il suo lungo vestito di gala, si mette in cravatta bianca, tira su
gli alti tarocchi o parafanghe, profuma di odorosi unguenti il suo lungo codino, e lo incorona di
fiori, si pone in capo un bel cappello bianco, due rossetti gli spuntano ancora sulle guance, ed
allora! oh allora se lo vedeste!?! Sia in casa che fuori di casa egli è l'anima dei suoi amici, toglie i
fastidi a chiunque lo vede, si fa correr dietro i giovani, ovunque passa gli battono le mani,
persino i suoi nemici che lo incontrano sono costretti ad applaudirlo, e fa maravigliare tutto il
mondo, stupefatto, al vederlo sembrare ancora un giovinotto paffutello di appena 50 anni. Ecco
adunque spiegato, il perchè nei prossimi {8 [474]} due anni passati, egli ha versato tante lagrime,
si che oltre alle innumerevoli che andarono a bagnar la terra, ne ha ancora raccolto una grossa
bottiglia e sigillatala ben bene, l'ha chiusa in un piccolo armadio, applicandovi sopra un
bigliettino con questo scritto: «Lacrime versate dal Galantuomo nel 1870-71, da conservarsi a
perenne memoria, ed al più tranquillo giudizio dei suoi più tardi nepoti»
EGLI PATI’ MOLTO, PERCIÒ' VUOL CONSOLARE TUTTO IL MONDO.
III. Anche in quest'anno, il povero Galantuomo non sa se debba ridere, o se debba
piangere! Siamo in un tempo, in cui chi vuole vivere da uomo giusto, bisogna che porti una
grossa croce, ed ehì! mei! lo so ben io quante dure vicende, per questo, sono costretto a
registrare nella mia vita! Testimonio il mio codino, me ne sono capitate di tutte le specie e di tutti
i colori, e ne ho sofferto {9 [475]} delle così grrrosse da muovere a compassione persino i
sassi!!! Oh venerati amici miei, se mai qualcheduno di voi, è costretto a piangere, perchè le cose
non gli vanno più bene, deh! rasciughi tosto le lagrime, e d'ora in avanti, non vi sia più un uomo
sotto la volta del cielo, che osi ancora lamentarsi delle sue miserie. Lo sapete, che si è sparsa pel
mondo la fama, che il Galantuomo è oramai divenuto il rimedio a tutti i mali, epperciò
qualunque possa essere la vostra angoscia, date un solo sguardo a Lui, ed egli vi porgerà una
presa di tabacco, e Voi subilo vi consolerete. Vedrete coi vostri proprii occhi, che cosa sia mai la
vita nostra sopra la terra! Povero il Galantuomo! Io vivo per nient'altro che per far del bene,
eppure sotto il sole non si trova un uomo più misero di me! tutti dicono che io ho buon cuore,
tulli sanno che io sono 1'uomo della pace, e intanto osservate quanti sono gli empi che mi si
scagliano contro e mi calunniano, quanti sono i tristi che mi fanno la guerra! Vedete a che punto
mi hanno {10 [476]} ridotto i nemici del bene! Chi può contemplarmi in tale stato e non
piangere!? Ma immensa è la forza che dà la religione al buon cristiano; e Voi, o venerati amici
miei, fatemi il piacere, non vi affannate per me, anzi ridete pure e rallegratevi, poichè non
ostante le terribili persecuzioni, non si è diminuito per nulla il mio antico coraggio. Io sono, e
sarò sempre qual fui, il Galantuomo di prima, disposto per la verità a soffrire ancora venti volte
tanto, ed anche morire, specialmente se sapessi con ciò di convertire qualche povero infelice,
anche mio nemico, o di essere di qualche sollievo a Voi, amici miei, che io amo più che le grosse
pupille de'miei occhi.
DA'DEI RIMEDII, E SALUTA GLI AMICI.
IV. Viviamo in un secolo di cose straordinarie. S'inventò il vapore, il telegrafo,
s'inventarono macchine ingegnosissime; si perfezionarono in tutti i modi le armi da guerra, per
mandare, in più poco tempo, {11 [477]} un maggior numero di anime all'altro mondo; si tagliò
l'istmo di Suez, e si traforarono perfino le montagne! Ma chi fra tanti uomini illustri che furono,
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