Don Bosco - Il Galantuomo pel 1868
Il Galantuomo di ritorno da un viaggio ai benevoli suoi amici
Deo gratias! Ed ecco la sedicesima volta che io vi rivedo, e che vi posso augurare da
parte mia ogni benedizione. Oggi vorrei aver una penna valentissima per iscrivere tutto quello
che mi suggerisce il cuore. Ma temo assai di non riuscirvi. Pensate se ne ho da raccontarvene,
sono stato a vedere Roma, le feste del centenario dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo, il Papa! Ma
come, come! dirà qualcheduno de' miei lettori, tu pure, o galantuomo, hai intrapreso un viaggio
così lungo e così pericoloso? Oh bella! aveva forse da aspettare ad un altro centenario per
andarvi? Forse allora non ci sarebbero più {3 [313]} stati tanti miei amici, non ci sarebbe più
stato l'adorabile Pio IX, che ne ebbe la felice inspirazione; e poi chi sa se da qui a cent'anni io
avrei ancora avuto la bella compiacenza di parlarvi. Dunque, dunque io ho messo in pratica il
consiglio dei miei padri: chi ha tempo non aspetti tempo; oppure quello; Non si cerchi l'incerto
domani - Se quest'oggi c'è dato goder! Con buona scorta di amici in saccoccia e con tante belle
idee nella mente me ne partii alla metà di giugno per Roma. Già tanti cercavano di dissuadermi
con tanti pretesti dell'età, della colera, dei briganti, e di che so io. Io devo dirvi candidamente che
non credetti un bel nulla, e la indovinai. Riguardo all'età ho poi veduto tanti più vecchi di me che
non solo non erano venuti così comodi come me dal Piemonte ed in vapore, ma Vescovi
venerandi dalle barbe lunghe e bianche consunti dalle fatiche apostoliche o dagli anni: eppure
alla parola del Pontefice s'erano mossi dalla Cina, dal Giappone, e dall'Abissinia; paesi che mi
dissero lontani cinque {4 [314]} o sei mila miglia da noi. In due giorni fui a Roma. Che
magnificenza! Io entrava lento lento in quella gran città confuso alla vista di tante bellezze. La
mia immaginazione era già grande, ma l'effetto fu superiore. Basti dirvi, che io credo, e creder
credo il vero, che là vi si parlava ogni linguaggio, ed i preti per intendersi meglio non parlavano
che in latino. Ed io che di latino non conosco che quello che ho nei vespri, oh che imbroglio! Ad
un tale, mi ricordo, che interrogavami in questa lingua, non so che risposta diedi, ma so che rise
piacevolmente sotto il labro, e se ne andò. S'accorse che non era tanto famoso. Se non isbaglio
erano queste le parole che quel cotale mi indirizzò: O bone hospes, ostende mihi viam qua itur
ad Quirinalem. Dio sa quante stranezze immaginai in quel punto1. Non vi parlo della {5 [315]}
bontà dei cittadini, io e tutti ne fummo veramente contenti; e ce li avevano dipinti con si foschi
colori. Ha già chi parlava così ne era interessato. Si diceva che non v'era più posto; ed avrebbero
ancora trovato alloggio quasi quasi altrettanti forestieri, e notate che erano 460 mila, e concorsi
da tutte le parti del globo. Che foggia di vestire, di camminare, di parlare! Erano però tutti
concordi in un luogo solo; in chiesa. Che bello spettacolo sentir lodare Iddio, pregare al sepolcro
apostolico, raccomandare Pio IX, in tante lingue! Alla Basilica di S. Pietro pregai, e pregai per
me, e per tutti i miei amici, che siete voi, o cari miei lettori. Ma il mio cuore fu veramente colpito
di contento quando vidi per la prima volta l'angelico viso di Pio IX. Non so se a tutti ma a molti
dei miei vicini cadevano le lacrime a lui davanti, pensando come tanti de' suoi figli
amareggiavano quel cuore così benefico, così pietoso, così santo. Che decoro, e che spettacolo
poi veder a sfilare circa 500 prelati (ora ho sentito che tra {6 [316]} vescovi, arcivescovi e
patriarchi erano 499) tutti dal volto venerando, e tutti di un cuor solo e d'un anima sola, tutti d'un
pensiero con Pio IX, tutti uniti in una sola fede, e di una sola legge, pronti per questa a versare il
proprio sangue. E quanti avevano già dovuto patire per Dio lunghi anni di angoscioso esilio. Vidi
con affettuosa soddisfazione l'amato card. De-Angelis, che colle sue virtù ci aveva edificati a
Torino, vidi il buon vesc. di Avellino, vidi tanti altri che avevano sofferto esiglio, carceri ed
umiliazioni. Ed ora là attorno a quella cattedra di Pietro, a dire al suo successore: per Te, e per
quello che tu approverai o condannerai, saremo pronti a sopportare di nuovo altri è più terribili
dolori. So che il buon Pio provò una contentezza sensibilissima nel contemplare tanti suoi fratelli
nell'Epis. a fargli corona, e venuti ad un semplice suo invito. Potenza della santa fede quanto sei
1 Ora so da un amico che queste parole volevano dire in buon volgare: O caro forestiero, mostrami in grazia, la via
che mena al Quirinale!
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