Don_Bosco-Il_Galantuomo_pel_1866


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Don Bosco - Il Galantuomo pel 1866
IL GALANTUOMO. ALMANACCO PER L'ANNO 1866
ANNO XIII
STRENNA OFFERTA
Agli Associati alle Lett. Cattoliche
TORINO, 1865
Tip. dell’ Orat. di S. FRANC. DI SALES {2 [470]}
[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili
a Don Bosco]
INDEX
Il Galantuomo ai suoi lettori........................................................................................................2
Chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice in Torino – Valdocco........................................................3
Rimembranza della funzione per la pietra angolare a Maria Ausiliatrice in Torino – Valdocco 3
Piano di Regolamento per la Lotteria..........................................................................................7
Indice...........................................................................................................................................7
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Il Galantuomo ai suoi lettori
Godo di potervi di nuovo salutare tutti, o cari miei lettori, tutti quanti ebbero l’ onore di
leggermi nell’ anno scorso. Credo che nessuno di essi sia morto; perchè qualora ci fosse stato
qualcuno dal Signore chiamato da questa vita all’ altra, io gli reciterei di cuore il riposo eterno
come per carissimo amico. Perchè già io voglio, come condizione necessaria, che i miei lettori
siano anche i miei amici. Se no, no. - E che cosa ci darai quest’ anno? - Ci farai di nuovo ridere
sulla storia di quel povero Michele? - Fu quella una felice idea, sai. - Già il mondo è cosi cattivo,
e fa venire tanta voglia di piangere, che è una vera benedizione del cielo quando possiamo alzare
gli occhi in quadro più ameno di quello che ci presenta questa miserabile terra. - Dunque grazie e
mille grazie per quello che ci regalasti {3 [471]} l’ anno scorso, ma e guest’ anno? - E quest’
anno io voglio divertirvi ma in altro modo. Storielle amene ne avrete, ma non tanto lepide come
le altre; varietas delectat, diceva un tempo la buona memoria del mio maestro di sesta. I
burlevoli casi di quel tale li riserberemo per tempi migliori. Imperocchè sebbene io faccia tutti i
miei sforzi per non impacciarmi in cose di quaggiù; e parlare di quello che i sapienti con aria
dottrinale chiamano Politica, tuttavia cosi di passaggio, senza volerlo, senza neppure pensarlo,
venni a sapere cose che mi fecero drizzare a dirittura sulla testa quei pochi e bianchi capelli che
mi restano ancora. Misericordia! che figura avreste veduto fare dal vostro Galantuomo, voi miei
cortesi lettori. Ed io non vorrei in mezzo a tante lacrime destare il riso con discapito della mia
onoratezza verso di voi e verso di altri che spero vorranno per l’ avvenire togliermi in mano e
scorrermi con qualche soddisfazione da capo a fondo. Io ho buona speranza che un altr’ anno,
ma ehi! non faccio già profezie sapete, quelle poche che ho voluto, in qualche occasione,
avventurarmi a fare mi costarono care e salate, e mi tolsero la voglia di farne delle altre. Si
credevano proprio quei tali che io fossi {4 [472]} qualche pezzo grosso. Poveretti! come
cambierebbero sentimento se mi avessero a vedere!
Io dunque ho buona speranza che un altr’ anno avendo tempi più belli avrò campo di
contarvene anche delle più belle. Vi piace questo patto? Siamo dunque intesi. Ma, e se il povero
Galantuomo non ci’ fosse più? Già è questo un dubbio che nacque anche in me, ma lo chiamava
come importuno. Però siccome, considerando: 1° Che io sono già molto vecchio;
Considerando: 2° Che anche senza avere tanti anni si può morire;
Considerando: 3° Che l’ anno è di 365 lunghi giorni, e che in questo frattempo possono
avvenire di molte cose, e molti possano passare a vita migliore;
Domando che il povero Galantuomo, anche posto che morisse, restasse ancora nella pia
memoria de' suoi umanissimi lettori, lo però credo ancora di scapolarmela per questa volta e di
vivere ancora di molti anni e così spero di tutti voi. Chi volesse poi altrimenti, resti pure servito.
Ho pensato quest’ anno di regalarvi a meditazione di ogni mese un precetto del decalogo.
Già è cosi strapazzato in generale, che non è fuor di proposito il ricordarlo {5 [473]} sovente per
non doverlo poi ricordare in un momento troppo critico e senza vantaggio.
Vi prego, o miei cari lettori, di farmi vedere a' molti, farmi leggere, farmi discorrere con
molti e molto; massime con quei tali che usano poco alla Chiesa, e che di comandamenti non
sanno che farne. Con quei tali, che voi meglio di me conoscete, e che gridandosi liberi, liberi,
sono poi miseri schiavi delle loro passioni.
Con costoro io vorrei trattenermi un poco, nella speranza di lasciare nella loro mente
qualche religioso pensiero.
Inoltre, ancora qualche coserella che non vi dispiacerà sicuramente. E voi, miei amici,
conservatevi sani ed allegri, non vogliate prendervela contro al povero Galantuomo se alcuna
volta vi riesce un po' noioso. Che volete, sono vecchio e brontolone, vedo che il mondo va male,
vorrei trattenerlo, e mi accorgo che mi mancano le forze. Eh sì, ci vuol altro che un povero
vecchio per trattenere tutta questa povera macchina. Ho però una buona dose di buona volontà se
bastasse! - State bene, e sempre allegri nel Signore, o miei caci lettori, ed a bel rivederci! {6
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Chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice in Torino – Valdocco
Avvi un quartiere popolatissimo della citta di Torino detto Valdocco dove si faceva
sentire grave bisogno di una Chiesa; un largo spazio di terreno coperto di caseggiati dà ricetto ad
oltre 35 mila abitanti senza che tra loro si veda alcuno pubblico edifizio consacrato al divin culto.
A fine di soddisfare a questo bisogno si comprò un sito tra via Cottolengo e la piccola
Chiesa di s. Francesco di Sales. Un benemerito ingegnere fece il disegno e dietro l’
incoraggiamenlo di parecchie caritatevoli persone si pose mano all’ opera. La forma è di Croce
Latina; la superficie è di mille ducente metri, che danno la capacità di circa quattro mila persone.
{32 [476]}
II giorno 27 aprile di quest’ anno fu scelto per la benedizione della pietra fondamentale.
Questa funzione diede luogo ad una delle più belle feste. Erano le due dopo mezzodì S.
E. Monsignor Oddone vescovo di Susa era pontificalmente vestito per compiere il sacro rito. Il
prefetto della Città, il Sindaco con parecchi membri del municipio, i membri componenti la
Commissione di una Lotteria per questa Chiesa, numerosa schiera di signori di elevata
condizione; una moltitudine di giovanetti radunatisi da varie parti, e venuti fino da Mirabello di
Casale; la banda musicale con un centinaio di voci argentine tutti dello stabilimento di Valdocco,
erano in ordine per ricevere S. A. R. il principe Amedeo Duca di Aosta che veniva a deporre la
prima calce sopra la pietra angolare.
Giungeva questi col suo nobile corteggio; prese parte a tutta la funzione che fu veramente
solenne - Dopo visitò la casa dando spesso segni di gradimento alle frequenti ovazioni ed ai
prolungati applausi che quei giovanetti gli facevano quando loro passava vicino.
Dopo vi fu un piccolo trattenimento teatrale, che terminò col seguente dialogherò intitolato: Il
Galantuomo. {33 [477]}
Rimembranza della funzione per la pietra angolare a Maria Ausiliatrice
in Torino – Valdocco
DIALOGO
Filotico. Bella festa è quella di quest’ oggi.
Cratippo. Festa bellissima; io sono da molti anni in quest’ Oratorio, ma festa pari non
vidi mai, e difficilmente potremo farne altra simile in avvenire.
Benvenuto. Mi presento a voi, cari amici, pieno di maraviglia; non so darmi ragione....
Filot. Di che?
Beno. Non so darmi ragione di quello che ho veduto.
Teodoro. Chi sei tu, d’ onde vieni, che hai veduto?
Benv. Io sono forestiere, e sono partito dalla mia patria per venire a far parte. {34 [478]}
de' giovani dell’ Oratorio di S. Francesco di Sales. Giunto in Torino dimando di essere qua
condotto, ma appena entrato vedo vetture regalmente fornite, cavalli, staffieri, cocchieri tutti
adornati con grande magnificenza. Possibile! dissi fra me, che questa sia la casa che io. povero
orfanello, vengo ad abitare? Entro di poi nel recinto dell’ Oratorio, vedo una moltitudine di
giovanetti che van gridando inebriati di gioia e quasi frenetici: Viva, gloria, trionfo, benevolenza
da tutti e sempre. - Alzo lo sguardo verso il campanile e vedo una piccola campanella agitarsi in
tutti i versi per produrre con ogni suo sforzo un armonioso scampanio. - Pel cortile musica di
qua, musica di là: chi corre, chi salta, chi canta, chi suona. Che cosa è mai tutto questo?
Filot. Ecco in due parole la ragione.
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Oggi fu benedetta la pietra angolare della novella nostra chiesa. Sua Altezza Reale il
Principe Amedeo si degnò di venire a deporvi sopra la prima calce; Sua Eccellenza il Vescovo di
Susa ne venne a fare la religiosa funzione; gli altri poi sono una schiera di nobili personaggi e d’
insigni nostri Benefattori, che intervennero a fine di prestar omaggio al Figlio del Re, e nel
tempo stesso rendere più {35 [479]} maestosa la solennità di questo bellissimo giorno.
Benv. Ora comprendo la cagione di tanta allegria; ed avete ben motivo di celebrare una
gran festa. Ma se mi permettete una osservazione, sembrami che voi l’ abbiate sbagliata nella
parte principale.
In un giorno cosi solenne per fare la debita accoglienza a tanti insigni personaggi, all’ Augusto
Figlio del nostro Sovrano, voi avreste dovuto preparare grandi cose. Voi avreste dovuto costrurre
archi trionfali, coprire di fiori le strade, inghirlandare ogni angolo di rose, ornare ogni parete di
eleganti tappeti, con mille altre cose...
Teod. Hai ragione, caro Benvenuto, hai ragione, questo era nostro comune desiderio. Ma
che vuoi? Poveri giovanetti come siamo, ne fummo impediti non dalla volontà, che in noi è
grande, ma dall’ assoluta nostra impotenza.
Filot. Appunto per ricevere degnamente questo nostro amato Principe pochi giorni or
sono ci siamo tutti radunati per trattare quanto era da farsi in un giorno cotanto solenne. Uno
diceva: se io avessi un regno vorrei offerirglielo, poichè ne è veramente degno. Optime,
risposero tutti; ma, poverini, abbiamo niente. Ah, i miei {36 [480]} compagni soggiunsero, se
non abbiamo un regno da offerirgli, possiamo almeno costituirlo Re dell’ Oratorio di S.
Francesco di Sales. Noi fortunati! tutti esclamarono, allora cesserebbe tra noi la miseria, e vi
sarebbe una festa perenne. Un terzo poi, vedendo senza fondamento le altrui proposte, conchiuse,
che noi potevamo farlo Re dei nostri cuori, padrone del nostro affetto; e poichè parecchi nostri
compagni sono già sotto a' suoi comandi nella milizia, offerirgli la nostra fedeltà, la nostra
sollecitudine, qualora venisse il tempo in cui noi dovessimo militare nel reggimento da lui
diretto.
Benv. Che risposero i tuoi compagni?
Filot. Tutti accolsero con gioia quel progetto. In quanto poi agli apparecchi del
ricevimento abbiamo detto unanimi. Questi signori vedono già cose grandi, cose magnifiche,
cose maestose a casa loro, e sapranno dare benigno compatimento alla nostra impotenza; e noi
abbiamo motivo di tanto sperare dalla generosità e dalla bontà del loro cuore.
Benv. Bravo, hai detto bene.
Teod. Benissimo, approvo quanto dite. Ma intanto non dobbiamo almeno loro in qualche
modo manifestare la nostra gratitudine {37 [481]} e rivolgere loro qualche parola di
ringraziamento?
Benv. Si, miei cari, ma prima vorrei che appagaste la mia curiosità intorno a parecchie
cose riguardanti agli Oratorii ed alle cose che in essi si fanno.
Filot. Ma noi faremo esercitare di troppo la pazienza di questi amati Benefattori.
Benv. Crede che tal cosa tornerà loro eziandio di gradimento. Imperocchè siccome essi
furono e sono tuttora nostri insigni Benefattori, ascolteranno con piacere l’ oggetto della loro
beneficenza.
Filot. Io non sono in grado di fare tanto, perchè è appena un anno dacchè sono qui. Forse
Cratippo, che è dei più anziani, sarà in grado di appagarci: non è vero, Cratippo?
Crat. Se giudicate che io sia capace di tanto, volentieri mi adoprerò per appagarvi.
- Dirò primieramente che gli Oratorii nella loro origine (1841) non erano altro che radunanze di
giovanetti per lo più forestieri, che nei giorni festivi intervenivano in siti determinati per essere
istruiti nel Catechismo. Quando poi si poterono avere locali più opportuni allora gli Oratorii
(1844) divennero luoghi in cui i giovani si radunavano per trattenersi in piacevole ed onesta
ricreazione {38 [482]} dopo aver soddisfatte ai loro religiosi doveri. Quindi giuocare, ridere,
saltare, correre, cantare, suonare, trombettare, battere i tamburi era il nostro trattenimento. - Poco
dopo (1846) vi si aggiunse la scuola domenicale, di poi (1847) le scuole serali. - Il primo
Oratorio è quello ove noi ci troviamo, detto di S. Francesco di Sales. Dopo questo se ne aprì un
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altro a Porta nuova; quindi un altro più tardi in Vanchiglia, e pochi anni sono quello di S.
Giuseppe a S. Salvano.
Benv. Tu mi racconti la storia degli Oratorii festivi, e questa piace assai; ma io vorrei
sapere qualche cosa di questa casa. Di quale coedizione sono i giovanetti accolti in questa casa?
In quale cosa sono essi occupati?
Crat. Sono in grado di poterti soddisfare. Fra i giovani che frequentano gli Oratorii, ed
anche di altri paesi, se ne incontrano alcuni, i quali o perchè totalmente abbandonati, o perchè
poveri e scarsi di beni di fortuna li attenderebbe un tristo avvenire, se una mano benefica non
prendesse di loro cura paterna, ed accoltili, loro non somministrasse quanto è necessario per la
vita.
Benv. Da quanto mi dici, pare che questa casa sia destinata a poveri giovanetti, {39
[483]} e intanto io vi vedo tutti così ben vestiti che mi sembrate tanti signorini.
Crat. Vedi, Benvenuto, attesa la festa straordinaria che oggi facciamo, ciascuno trasse
fuori quanto aveva o potè avere dì più bello, e così possiamo fare, se non maestosa, almeno
compatibile comparsa.
Benv. Siete molti in questa casa?
Crat. Siamo circa ottocento.
Benv. Ottocento! Ottocento! E come soddisfare all’ appetito di tanti distruggitori di
pagnotelle?
Crat. Di questo noi non ci occupiamo; ci pensi il panattiere.
Benv. Ma come far fronte alle spese che occórrono?
Crat. Dà uno sguardo a tutti questi personaggi che con bontà ci ascoltano, e tu saprai chi
e come si provvede quanto occorre pel vitto, vestito, ed altro che sia all’ uopo.
Benv. Ma la cifra di ottocento mi sbalordisce! In qual cosa' si possono mai occupare tutti
questi giovani e di giorno e di notte?
Crat. È cosa facilissima occupargli di notte. Ciascuno a letto dorme il fatto suo e sta in
disciplina, ordine e silenzio sino al mattino.
Benv. Ma tu celii. {40 [484]}
Crat. Dico questo per secondare la celia che mi proponesti. Se poi vuoi sapere quali siano
le nostre giornaliere occupazioni, te le dirò pure in poche parole. Esse dividonsi in due principali
categorie. - Una di Artigiani, l’ altra di Studenti. - Gli Artigiani sono applicati ai mestieri di sarti,
calzolai, ferrai, falegnami, legatori, compositori, tipografi, musici e pittori. Per esempio, queste
litografie, questi dipinti sono lavori dei nostri compagni. Questo libro che noi desideriamo di
offerire a Sua Altezza, è stato stampato qui, e fu legato nel nostro laboratorio.
In generale poi sono tutti studenti, perchè devono tutti frequentare la scuola serale, ma
coloro che manifestano maggior ingegno e miglior condotta sogliono dai nostri superiori essere
applicati esclusivamente allo studio. Per questo noi abbiamo la consolazione di avere fra i nostri
compagni alcuni medici, altri notai, altri avvocati, maestri, professori, ed anche paroci1. {41
[485]}
Benv. E questa musica è tutta dei giovani di questa casa?
Crat. Si, i giovani che testè cantarono o suonarono sono giovani di questa casa; anzi la
stessa composizione musicale è quasi tutta roba dell’ Oratorio; imperciocchè ogni giorno ad ora
determinata vi è scuola apposita, e ciascuno oltre ad un mestiere ed allo studio letterario può
avanzarsi nella scienza musicale.
Per questo motivo noi abbiamo il piacere di avere eziandio parecchi nostri compagni che
esercitano luminose cariche civili e militari per la scienza letteraria, mentre non pochi sono
addetti alla musica in varii reggimenti, nella guardia nazionale, nel medesimo Reggimento di S.
A. il Principe Amedeo.
1 Affinchè un giovanetto possa essere ricevuto nella casa detta Oratorio di S. Francesco di Sales come artigiano deve
1° essere orfano di padre e di madre; 2° di dodici anni compiuti e che non oltrepassi i diciotto; 3° totalmente povero
ed abbandonato.
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Benv. Questo mi piace assai; così quei giovanetti che sortirono dalla natura perspicace
ingegno possono coltivarlo, e non sono costretti dalla indigenza a lasciarlo inoperoso, od a fare
cose contrarie alle loro propensioni. - Ma ditemi ancora una cosa: entrando qui ho veduto una
chiesa
Se per lo studio si richiede 1° abbia lodevolmente compiuto il corso elementare; 2°
commendevole per moralità e voglia percorrere le classi Ginnasiali. Per le cose materiali
intelligenza a parie. {42 [486]} bella e fatta, e tu mi hai detto che se ne vuol fare un’ altra: che
necessità avvi di questo?
Crat. La ragione è semplicissima. La chiesa di cui ci siamo finora serviti era
specialmente destinata ai giovanetti esterni che intervenivano nei giorni festivi. Ma pel numero
ognor crescente di giovanetti accolti in questa casa la chiesa divenne ristretta, e gli esterni ne
sono quasi totalmente esclusi. Dimodochè possiamo calcolare che nemmeno un terzo dei giovani
che interverrebbero possono aver posto. - Quante volle si dovettero respingere schiere di
giovanetti, e permettere che andassero a fare i monelli per le piazze per la sola ragione che non
eravi più posto in chiesa!
Si aggiunge ancora che dalla chiesa parochiale di Borgo Dora fino a S. Donato esiste una
moltitudine di case, e molte migliaia di abitanti, nel cui mezzo non avvi nè chiesa, nè cappella,
nè poco, nè molto spaziosa: nè pe' fanciulli, nè per gli adulti che pure v’ interverrebbero. Era
pertanto necessaria una chiesa abbastanza spaziosa per accogliere i fanciulli, e che
somministrasse anche spazio per gli adulti. A questo pubblico e grave bisogno tende a
provvedere la costruzione della chiesa che forma l’ oggetto della nostra festa. {43 [487]}
Benv. Le cose cosi esposte mi danno un’ idea giusta degli Oratorii e dello scopo della
chiesa, e credo che ciò torni anche di gradimento a questi signori, che cosi conoscono dove vada
a terminare la loro beneficenza. Mi rincresce per altro molto di non essere un eloquente oratore
od un valente poeta per improvvisare uno splendido discorso, od un sublime poema sopra quanto
mi hai detto con qualche espressione di gratitudine e di ringraziamento a questi signori.
Teod. Io pure vorrei fare altrettanto, ma appena so che in poesia la lunghezza delle linee
deve essere uguale e non più: perciò a nome de' miei compagni e dei nostri amati Superiori solo
dirò a Sua Altezza il Principe Amedeo e a tutti gli altri signori che noi fummo contentissimi di
questa bella festa; che faremo una iscrizione in carattere d’ oro in cui si dirà:
Viva eterno questo di!
Prima il sole dall’ Occaso
Fia che torni al suo Oriente;
Ogni fiume a sua sorgente
Prima indietro tornerà,
Che dal cuor ci si cancelli
Questo di che fra i più belli
Tra di noi sempre sarà. {44 [488]}
A voi poi in particolare, Altezza Reale, dico che noi vi portiamo grande affetto e ci avete
procurato un grandissimo favore col venirci a visitare, e che ogni qualvolta avremo la bella
ventura di vedervi per la città o altrove, oppure ascolteremo a parlare di voi, sarà sempre per noi
un oggetto di gloria, di onore, di verace compiacenza. Prima per altro che partiate da noi,
permettete che a nome de' miei amati Superiori, e de' miei cari compagni vi dimandi un favore;
ed è che ci vogliate annoverare tra quelli che vi portano grande amore e che veniate ancora altre
volte a vederci per cosi rinnovarci la gioia di questo bel giorno. Voi poi, Eccellenza, continuateci
quella paterna benevolenza che ci avete finora usato. Voi, o zelante signor Sindaco, che in tante
guise prendeste parte al nostro bene, continuateci la vostra protezione e procurateci il favore che
la via Cottolengo venga rettificata di fronte alla novella chiesa; e noi vi accertiamo, che
raddoppieremo verso di voi la profonda nostra gratitudine. Voi, signor Curato, degnatevi di
considerarci sempre non solo come parochiani, ma come cari figli che in voi ravviseranno
ognora un tenero e benevolo padre. A tutti poi ci raccomandiamo affinchè {45 [489]} vogliate
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continuare ad essere, come lo foste nel passato, insigni benefattori specialmente per compiere
quel santo edifizio che forma l’ oggetto dell’ odierna solennità. Esso è già cominciato, già sorge
fuori terra, e col fatto porge egli stesso la mano ai caritatevoli perchè lo conducano a
compimento. In fine mentre vi assicuriamo che rimarrà grata ed incancellabile ne' nostri cuori la
memoria di questo bel giorno, unanimi preghiamo la Regina del Cielo, a cui è dedicato il novello
tempio, che vi ottenga dal Datore di tutti i beni vita lunga e giorni felici.
Annotazione.
I lavori della chiesa, di cui è discorso, furono in tutto l’ anno proseguiti con alacrità. Ora
sono terminate le mura, i grandi archi, il coperchio. Il rimanente si proseguirà l’ anno venturo
sempre nella speranza che i devoti della grande Madre di Dio continuino la loro beneficenza. A
fine di aprire la via ad ogni piccola oblazione venne iniziata una lotteria di doni il cui provento
cede a favorede mentovati Oratorii e specialmente per potere condurre a termine la mentovata
chiesa dedicata a MARIA AUSILIATRÌCE.
Dal piano di regolamento ognuno può vedere il modo con cui nella sua carità giudichi di
concorrere a quest’ opera di beneficenza. {46 [490]}
Piano di Regolamento per la Lotteria.
1° Sarà colla massima riconoscenza ricevuto qualunque oggetto d’ arte, d’ industria, cioè
lavori di ricamo, di maglia, dipinti, litografie, fotografie, libri, drappi, tele, vestiario; si riceverà
egualmente con gratitudine ogni lavoro in oro. In argento, in bronzo, in cristallo, in porcellana, e
qualunque oggetto di chincaglieria.
2° Nell’ atto che si consegneranno gli oggetti sarà scritta sopra un catalogo la qualità del
dono e il nome del donatore, a meno che questi ami di conservare l’ anonimo.
3° I membri della commissione, i Promotori, le Promolrici sono tutti incaricati di ricevere
i doni offerti per la Lotteria e si fa loro preghiera di farli pervenire al luogo della pubblica
esposizione nella casa annessa all’ Oratorio di s. Francesco di Sales in Valdocco in quel modo
che loro tornerà di minore incomodo.
4° Il numero dei biglietti sarà proporzionato al valore degli oggetti dopo la perizia
approvata dalla Prefettura della provincia di Torino. {47 [491]}
5° Il prezzo di cadun biglietto è fissato a cent. 50; chi ne acquista una decina avrà l’
undecimo gratuito.
6° I biglietti saranno spiccati da un foglio a matrice e muniti della firma di un membro
della commissione, e del delegato della Prefettura.
7° Appena sarà fatta competente raccolta di oggetti si notificherà sui giornali il tempo in
cui comincierà la pubblica esposizione che durerà tre mesi dopo cui avrà luogo l’ estrazione.
8° Si estrarranno tanti numeri quanti sono i premi a vincersi; il primo numero che si
estrae dall’ urna vincerà l’ oggetto corrispondente segnato col N° 1°; il secondo vincerà l’
oggetto segnato col N° 2, e cosi successivamente.
9° I numeri vincitori saranno pubblicati dai giornali dodici giorni dopo l’ estrazione ‘
quindi si comincierà la distribuzione dei premi. I premi poi non ritirati due mesi dopo l’
estrazione s’ intenderanno donati a beneficio della Lotteria medesima. {48 [492]} {49 [493]}
Indice.
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Il Galantuomo ai suoi lettori
Delle stagioni .
Degli ecctissi
Computi ecclesiastici .
Feste mobili
I quattro tempi.
Tempo proibito per celebrare le nozze solenni
Calendario per l’ anno comune 1866 .
I comandamenti di Dio .
Chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice in Torino –Valdocco .
Rimembranza della funzione per la pietra angolare a Maria Ausiliatrice in
Torino-Valdocco
Piano di Regolamento per la Lotteria
Una solenne espiazione, racconto del P Hermann
II timor di Dio (poesia)
La nota di un artista
Scienza dei Ministri protestanti .
Un bell’ esempio
Il matrimonio cattolico (poesia) .
La stampa cattolica
Barbagianni mutato in proprietà letteraria, chi lo trovi lo mandi; memorie
inedite di due Eccellentissimi .
Brevi cenni sulla vita di Giovanni Berchmans della compagnia di Gesù,
innalzato agli onori digli altari da S S, Pio IX .
Il sorriso nel punto della morte
Epigramma .
Altro.
pag 3
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ivi
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