Don Bosco - Il Galantuomo pel 1856
ricrearvi. - Sono partito per la ferrovia di Porta Nuova, e in poche ore sono giunto a Genova. Qui
abbiamo messo un milione di arnesi di ogni genere sopra un bastimento, e poi ci siamo
imbarcati. Finchè fui vicino alle rive del mare, tutto andò bene, ma quando mi vidi scomparire
dinanzi {44 [492]} città, rive, colline e montagne, allora fui vivamente costernato, e dissi:
Povero galantuomo! Chi sa se rivedrai ancora questi paesi!
Quando mi trovai in mezzo al mare, cominciai a considerare la forma dei bastimenti. Essi
sono fatti come le barche, quali voi avrete già più volte veduto a galleggiare sul Po. Ma sono più
di cinquanta volte più grosse. Colà ci sono molte camere, ove si può mangiare, dormire,
passeggiare, fumare sigari, ed altre cose simili, che si danno gratuitamente a chi ha danaro per
pagarle.
Il mare! O quanto mai è grande il mare! Immaginatevi una vastissima pianura non
circondata nè da monti, nè da montagne; ove non vi siano nè strade, nè case, nè vigne, nè prati,
nè piante, nè selve, e che il confine di quella vastissima pianura vada a perdersi nella pianura
medesima, voi avrete cosi una qualche idea del mare.
Andava eziandio rimirando con maraviglia le onde, in mezzo a cui passava il nostro
bastimento. Provava il più gran piacere in rimirare i pesci or grossi, or piccoli, che mettevano
sempre il loro musetto {45 [493]} vicino alle sponde del bastimento. Pareva proprio che quegli
animali sapessero che io sono un Galantuomo, e nulla avessero a temere di me. Intanto io mi
accorsi che si avvicinava la notte, perciò deponendo ogni pensiero, ed ogni sollecitudine pel
passato e per l'avvenire, andai in cantina, mangiai un tozzo di munizione con una fetta di salame,
bevetti un mezzo litro di vino, dopo andai a coricarmi sopra un pagliariccio per riposare.
Dormiva saporitamente, quando, o apposta o per isbaglio, un mio compagno, credendo
forse di prendere un pezzo di legno da fuoco, prese una mia gamba. Adagio, mi posi a gridare,
questa gamba è mia. Non è vero, è un legno, debbo bruciarlo. Coglione che siete, gridai forte,
bruciate le vostre gambe, e non le mie. Io pago per esse le imposte, e non voglio che alcuno me
le tocchi. L'altro fece i fatti suoi, e lasciò per me le mie gambe.
Tuttavia essendomi stato interrotto il sonno, non lo potei più ripigliare. Quasi per
prendere un po' di fresco, uscii allo scoperto sopra al bastimento. Allora mi apparve uno
spettacolo, che pari non {46 [494]} vidi mai in vita mia. Alzo lo sguardo all'insù, e vedo
un'immensa quantità di stelle; guardo attorno a me, e vedo lo stesso; abbasso gli sguardi, e
quante stelle rimirava sopra e attorno di me, altrettante ne scorgeva sotto a' piedi miei. Mi
sembrò in quell'istante di essere divenuto un granello di polvere disperso nell'universo.
Più alzava gli occhi e li abbassava rimirando l'immensa quantità di stelle che mi
circondavano, più mi sembrava di divenire piccolo. Colpito da questa immaginazione, mi misi a
gridare: povero Galantuomo, tu ritorni al nulla! Ma intanto mi accorgeva che aveva ancora la
testa sopra le spalle, che il mio cuore palpitava, che la mia lingua parlava. Onde compreso dalla
mia picciolezza, dissi a me stesso: vedi, o Galantuomo, quanto sei piccolo in confronto di tante
stelle, così grosse e così distanti l'una dall'altra! quanto mai è grande questo universo! quanto
bisogna che sia grande Colui che ha fatto tutte queste cose!
Continuando il cammino da Genova, siamo passati per un mare detto Tirreno, ed è tra
l'isola di Sardegna e la Toscana. Poi ci siamo trovati in Malta, {47 [495]} dove abbiamo fatto
alcune provviste di acqua; perciocchè voi certamente sapete, che l'acqua del mare, essendo molto
salata, non si può bere, epperciò bisogna far provvista di acqua non tanto salata, per servirsene
poi in alto mare. Dopo abbiamo sempre camminato per acqua da un mare in un altro, finchè siam
giunti a Costantinopoli, che è una grande città; più grande di Torino, ma non tanto bella. Ho
voluto fare un giro per le vie di quella capitale, che sono molto storte e poco pulite. Ho veduto
per la prima volta i Turchi, i quali si dicono valorosi in guerra, ma che a vista paiono altrettanti
commedianti. Portano due sacchi per calzoni, una camiciaccia loro cuopre le spalle, in capo poi
hanno un berrettone, che contiene tre emine di meliga. Sono poi ignorantissimi; sanno nemmeno
il piemontese; cosa che sanno i nostri ragazzi più piccoli. Ho dimandato ad uno di loro, che mi
dicesse le ore: l'altro mi rispose: Rachid - Rachid. -
Io: Non dimando Rachid: dimando quante ore sono.
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