Don Bosco - Capitolo generale della Congregazione Salesiana da convocarsi in Lanzo nel prossimo settembre 1877
precisa del personale che trovasi presso di lui occupato o libero, sano o ammalato; dare conto
dello stato morale, sanitario, scientifico dei soci e degli allievi.
2° L’Ispettore poi terrà registro esatto del personale di ciascuna Casa della sua provincia,
farà in modo che niuna casa tenga danaro presso di sè oltre al bisogno; prelevera poi qualche
piccola somma pei casi imprevisti, il resto spedisca al Capitolo Superiore sia per far le debite
provviste a suo tempo, sia per saldare i conti particolari o per altri affari della Congregazione.
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3o L’Ispettore visiterà le case della sua Provincia una volta l’anno d’uffizio, ed ogni volta
che qualche ragionevole causa lo richiede. Egli ne farà relazione al Rettore Maggiore,
esprimendo, ove e duopo, le cose che a lui sembrano potersi migliorare, modificare o correggere
secondo i formolari stampati a parte.
Ospitalità inviti e pranzi.
Buone maniere, cortesia con tutti. Quando si presenti qualche persona amica, conoscente
o semplicemente bisognosa di alloggio, o di ospitalità sopra tutto ne’giorni di magro, si offra
rispettosamente ospitalità nelle nostre case. Ma ciò si faccia con precauzione e solamente con
coloro che non istanno sulle pretese. In questi casi basta la mensa della comunità. Se poi sono
persone di condizione o benemerite della casa, o delle opere che abbiamo tra mano, allora si dia
qualche cosa di antipasto con una pietanza di più.
Nei pranzi poi in cui gli ospiti sono appositamente invitati p. e. in occasione di solennità,
cui intervenissero le autorità civili, ecclesiastiche, o qualche distinto personaggio si può stabilire
il massimo a cinque pietanze.
Per evitare dispiaceri e confusioni si stabilisce che:
1° Solamente il Direttore di ciascuna casa puo fare inviti. Gli altri prima di invitare alcuno
devono intendersi col superiore e a suo nome fare l’invito. Se poi il Direttore fosse assente ogni
cosa deve intendersi con chi ne fa le veci.
2° Quando a motivo di qualche invitato si porta una pietanza di più a tavola il Direttore se ne
serva liberamente per dare confidenza all’invitato di cibarsi liberamente. Nelle solennità
dell’Immacolata Concezione, {16 [328]} Natate, Pasqua, Pentecoste, di s. Francesco di Sales, di
Maria Ausiliatrice, del Patrono di ciascuna Casa, nell’ultimo giorno degli esercizi spirituali e nel
giorno onomastico del rispettivo Direttore di ogni casa si darà una pietanza di più a tutti i soci a
pranzo. Si studi la pratica degli altri Istituti e si facciano le opportune osservazioni.
Usanze religiose.
Per usanze religiose s’intendono le pratiche di pietà non comandate dalle nostre regole,
ma che essendo conformi allo spirito delle medesime servono a promuovere l’osservanza e la
moralità. Di questo genere sono i sermoncini della sera dopo le orazioni, la lettura a mensa, i
tridui, le novene, gli esercizi spirituali, le solennità, le associazioni del piccolo Clero, della
compagnia di s. Luigi, del SS. Sacramento e simili.
Queste pratiche devonsi raccomandare costantemente e sono come l’anima della pietà.
Ma si deve usare prudenza; e non ispingere troppo avanti sopratutto nei collegi e negli Istituti
che dipendono dai secolari, o sono in faccia di loro amministrati.
Le feste soppresse, in cui la Chiesa tolse l’obbligo di precetto, siano sempre ricordate e
per quanto si può osservate. Alla vigilia si ricordi quella giornata festiva, si raccomandi di
ascoltare la s. Messa, e chi può faccia la santa Comunione. La sera poi all’ora più comoda, si
cantino i vespri seguiti da un sermoncino o dalla lettura della vita del Santo, o del Mistero che si
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