Don Bosco - Società di S. Francesco di Sales. Anno 1880
fanciullo di sì piccola età!... Vede la povera madre mesta e sopra pensiero: Mamma, le dice con
tutte le grazie suggeritegli dalla pietà figliale, che hai Che ti veggo sì trista? Dimmelo,
dimmelo.... E la madre a piangere di consolazione!.... Tanta tenerezza d’affetto non solo nutriva
per la buona madre, ma eziandio pel caro padre. Sapeva l’ora che questi faceva ritorno dalla
campagna e non si scordava mai di muovergli incontro, e, quando in lontananza lo vedea
comparire, frettoloso lo avvicinava, gli si stringeva alle ginocchia, facendogli mille feste e mille
interrogazioni.
Giunto poi a casa, con una premura più unica che rara apprestavagli lo scanno, perchè vi
si adagiasse, e poi gli tergeva il sudore e si faceva a narrargli ingenuamente le sue vicende: come
la madre già avesse ammanito il pranzo e come il maestro in iscuola gli avesse detto parecchie
volte: Bravo! Un giovinetto così buono ed ingenuo era amato da quanti il conosceano; perciò
spesso accadeva che fosse regalato di una mela, di una pera, di dolci, confetti e simili cose. La
puerizia, più che ogni altra età, è data alla ghiottornia; ma il nostro Giacomo sebben piccino, sa
già infrenare la gola e soggiogarne i riottosi appetiti all’impero della ragione, che in lui già ha
preso uno straordinario sviluppo. Piglia di fatto {73 [425]} con riconoscenza l’offerto regalo, e,
riponendolo nel suo taschino, che tien sempre pulito, tutto festante vola a consegnarlo a sua
madre, che ama tanto. Se qualche pezzente bussa alla porta, tosto chiede per lui un tozzo di pane,
e avutolo, lo porge al poverello del Signore con sì squisita dolcezza di carità, che quegli senza
arrossire lo riceve, benedicendo di cuore ad un tale ragazzo, che alto due palmi, già è fornito di si
rara virtù. Quante volte fu veduto privarsi della colazione per far la carità al tapino, che
lagrimoso chiedeva il pane della trita! Quante volte a tergere le lagrime a qualcuno dei suoi
fratellini ed a farlo migliore fu visto cedergli buona parte del suo scarso companatico! Che
ottimo cuore! Non basta; diciamo pure: Che fedo viva, grande, operosa! Giacche egli di queste
virtuoso privazioni sapeva farne continuamente. E mercoledì, diceva a se stesso, una
mortificazione ad onore di s. Giuseppe: è venerdì, è sabato: dunque digiunerò in ossequio a Gesù
ed a Maria.
Un giovanetto così virtuoso e pio in casa, non istate a chiedere se usasse a chiesa e come
vi si comportasse. Vi entra dei primi ed è sempre tra gli ultimi ad uscirne, e non di rado nei dì
festivi, recatovisi prima dell’alba, non ritorna a casa che nelle ore pomeridiane. E la colazione? E
il pranzo? Non ci pensa per nulla; egli è col suo Gesù, tutto assorto in Luì e non pensa che alle
celesti cose.
È nel rigor del verno; tutto biancheggia per neve, che ancor casca giù a larghe falde
vorticosa e densa; ed egli, prima che spunti l’alba, si desta, lascia il caldino del letto, lascia il
tepido ambiente di sua povera cameruccia, e scalpiccia la fredda neve per recarsi ad ossequiare il
Signore. È nel cuor dell’estate: {74 [426]} guizza la folgore, scroscia il tuono, la pioggia diluvia:
odesi lontano il rumureggiare della tempesta: l’uragano imperversa e minaccia; ma ei non teme;
passa impavido per le vie divenute altrettanti rivi, o già s’espande dell’anima in dolcissimi affetti
verso del suo benedetto Gesù. Oh come gli sta bene, quanto gli si addice il volteggiare in mezzo
ai santi altari!
Ma non pur piglia parte assidua alle funzioni di chiesa, ma sì ancora volenteroso vi presta
l’opera sua con quella frequenza e con quel contegno che tanto edifica ed onora. Il parroco
grandemente se ne compiace, dice le meraviglie, fa lusinghieri pronostici del nostro Delmastro,
e, quantunque non abbia peranco raggiunta l’età voluta per essere ammesso alla, mensa
Eucaristica, sapendo che in quest’ottimo fanciullo la virtù supplisce di vantaggio al difetto
dell’età, crede esser qui il caso di dover fare una eccezione da lui mai praticata, derogando alla
legge generale che si era fatto. Del resto forse Iddio avrebbe rinnovato il prodigio già avvenuto a
prò della santa fanciulla Imelda; è certo però che nessuno mormorò punto del contegno
eccezionale, che tenne il saggio parroco: tanto a tutto il popolo di Pralormo era nota la condotta
eminentemente virtuosa del nostro pio Giacomino! Se non che ecco spuntare il faustissimo
giorno della sua prima Comunione.
Che scena pietosa non porge di se là genuflesso ai piedi del confessore! Quanto è umile il
suo atteggiamento! Ma perchè quei sospiri, quei singhiozzi e quei pianti?... Ecco il mistero:
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