Don Bosco - Società di S. Francesco di Sales. Anno 1877
condire ogni sua parola, affabile sempre e cortese con tutti i suoi compagni, a segno che nessuno
mai fu che gli mostrasse il più lieve disamore, tutti invece nutrivano verso di lui un sentimento
misto di affetto e di venerazione. {31 [345]} Come era poi ammirabile il raccoglimento nella
preghiera! Col capo chino a terra, le mani giunte al petto, immobile nella persona, l’ avreste detto
non un uomo della terra, ma un serafino del cielo. Che se i suoi occhi, timidi spesse volte di
preziose lacrime, sollevavansi dal suolo, era solo per affissarli in quell’ adorato tabernacolo dove
si racchiudeva Gesù, delizia e sospiro dell’ anima sua. E doveva egli un cuore sì candido e puro
bruttarsi nelle sozzure del mondo? Doveva un’ anima così pia e virtuosa, perdersi fra le vanità
del secolo? No, non mai; un fiore così delicato e gentile non doveva più a lungo patire l’ alito
pestifero di questa misera valle, ma trapiantarsi lungo i chiari fonti d’ un chiuso giardino; Dio lo
voleva a sè solo consacrato, segregato dal mondo, che non ne era degno, e solo inteso alla sua
spirituale perfezione; lo voleva insomma nello stato ecclesiastico, e più ancora nello stato
religioso.
Era l’ Ottobre del 1872, quando egli, dopo d’ aver ne' due anni antecedenti frequentata la
III e IV classe Ginnasiale nel Collegio d’ Alaggio, vi entrava come convittore a compiervi la
Quinta, risoluto di vestire subito l’ abito clericale e cominciar l’ anno di prova richiesto dalle
nostre costituzioni. Così ai 20 di detto mese, indossava nella Chiesa del Collegio la veste da
chierico con tanto giubilo dell’ animo suo, che ben gli si leggeva sul volto stesso. Da questo
momento apparve come gigante a correre le vie del Signore. L’ umiltà, la carità, la modestia, il
distacco dalle persone e dalle cose del mondo, l’ ubbidienza e l’ esattezza condotta all’ ultimo
grado nell’ osservanza delle regole del Collegio {32 [346]} e della Congregazione erano
divenute per lui occupazione di ogni giorno. Egli non tralascio mai ni la visita quotidiana al SS.
Sacramento ed a Maria SS., nè la recita del Rosario, nè la meditazione, nè altra delle pratiche di
pietà così necessarie nella vita ecclesiastica e religiosa. Era poi illimitata la confidenza, che
aveva nel suo Superiore, a tal segno che, qualunque cosa interna od esterna fossegli succeduta,
tosto correva ad aprirsene con lui, con tutta schiettezza ed umiltà, chiedendone consiglio e norma
pel viver suo. Nè per questo dimenticava i doveri scolastici, cui egli compiva con tanta puntualità
ed esattezza da esserne ammirati i suoi stessi maestri. E frutto di questa esattezza e dell’ ingegno,
che Dio gli aveva dato singolare, era 1’ eccellente riuscita che fece negli studi, sicchè nella
Licenza Ginnasiale dell’ anno 1873 riuscì il primo tra i numerosi compagni, che con lui subirono
il pubblico esame al R. Ginnasio Monviso in Torino.
Nel Settembre di quell’ anno medesimo andò cogli altri suoi confratelli a far gli Esercizi
Spirituali a Lanzo Torinese, ed avrebbe desiderato assai di emettervi i voti, ma non potè ciò fare
per non avere ancora compiuto l’ anno sedicesimo di età prescritto da' sacri Canoni e dalle regole
della Congregazione. Di questo impedimento fu sulle prime assai accorato; ma si rasserenò tosto,
solito come era a rassegnarsi in ogni cosa alla volontà di Dio. Desideroso di acquistarsi un buon
corredo di virtù e di scienza, soleva farsi un sunto e compendio delle prediche ed istruzioni da lui
ascoltate con un’ attenzione e compostezza veramente ammirabili, {33 [347]} che riandava a
quando a quando, onde conservarne perenne il fratto. Di più si notava con accuratezza ogni
ricordo che avesse dato il suo Superiore, procurando di praticarlo con la massima esattezza,
come se fosse stato a lui in particolare indirizzato. Nè a questo solo contento portava con sè un
libretto, che tuttora si conserva, in ciascuna pagina del quale scriveva al fine d’ ogni mese, da
una parte le mancanze, che credeva aver commesse, dall’ altra i proponimenti da praticare pel
mese seguente, interrotti ad ora ad ora da calde aspirazioni, da slanci generosi, che rivelavano l’
infuocato amore, onde tutto ardeva per Gesù e Maria quel candido cuore. E tutto questo non l’
impediva per nulla dall’ attendere a' suoi doveri scolastici, ed a quegli altri, che gli venissero
affidati. Incaricato della cura della Sacrestia non è a dire con quanta esattezza e precisione
compiva l’ ufficio suo, senza che però mai la moltiplicità e farragine delle cose nuocesse, come
suole talvolta avvenire, agli obblighi della pietà. Con tali aiuti andava ogni dì più
perfezionandosi nella virtù e e rendendosi degno delle grazie del Signore.
Giungeva intanto il giorno per lui da tanto tempo sospirato, in cui potè finalmente, colla
professione religiosa, far paghi i voti del suo cuore. Ciò fu nel Settembre del 1874, e qual fosse
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