Don Bosco - Biografie dei salesiani defunti nel 1882
Nè solo nella Casa occupavasi egli da buon Sacerdote, ma estendeva il suo zelo ai fedeli
ancora della Parrocchia. Di ciò lasciavagli una bella testimonianza il prelodato Comm. Dupraz, il
quale lodandosi del nobile Conte scriveva: - « Il Conte Cays, venerando Sacerdote, nel suo breve
soggiorno a Challonges, molto contribui al bene delle anime. Al tribunale della penitenza da lui
occupato accorrevano uomini e donne, giovani e vecchi, e ne uscivano manifestando somma
contentezza. » - Trovandosi il Parroco da molto tempo infermo di paralisia, il nostro D. Carlo fu
in vero per quella popolazione una provvidenza del Cielo.
Ma raro è il caso che il demonio non tenti di porre ostacolo alle opere di Dio, e che o
poco o molto egli non riesca nell’intento suo per la malizia di certi uomini, che si fanno suoi
satelliti. Era già da qualche tempo che il nostro Confratello esercitava l’ufficio di Direttore nella
Casa di Challonges, quando con grande suo rammarico si {30 [144]} vide come soldato posto
fuori del campo di battaglia. Alcuni malevoli del paese, mal tollerando che le scuole libere
dell’Oratorio avessero quasi disertate quelle del municipio, presero ad osteggiarle con grande
accanimento. La questione fu portata dinanzi all’autorità civile; e siccome il Conte Cays non
godeva ancora il diritto di nazionalità francese, così gli avversarii tanto dissero e tanto brigarono,
che gli fecero inibire di più ingerirsi nelle scuole medesime. Al nobile uomo rincrebbe assai
questa proibizione, e secondo l’intento de’suoi avversarii avrebbe dovuto chiudere l’Istituto; ma
egli, pratico già delle cose del mondo, non si diede per vinto nè si perdette d’animo. D’accordo
col suo Superiore, e coll’appoggio del Commendatore Dupraz, chiamò alla reggenza delle scuole
un maestro francese legalmente autorizzato, e col mezzo suo le tenne aperte sino alla fine
dell’anno con molto profitto scientifico, religioso e morale dei fanciulli, e con grande
consolazione delle loro famiglie. Ma le fatiche del sacro ministero e le noie tollerate a motivo
della prefata questione abbatterono il fisico dello zelante Direttore, e sconcertarono non poco la
sua mal ferma salute. Per la qual cosa, ed in vista eziandio della critica posizione, cagionata
dall’applicazione dei famosi decreti contro le Congregazioni religiose in Francia, terminato
l’anno scolastico nell’agosto del 1880, D. Bosco lo richiamò presso di sè a Torino. Qui egli
continuò per oltre due anni a mostrarsi modello di osservanza religiosa, e a lavorare con molto
vantaggio delle anime, e con alta edificazione de’suoi Confratelli. Al vedere il gentiluomo,
presso che settuagenario, non ritirarsi mai dal lavoro, quando trattavasi della gloria di Dio,
oppure di fare l’obbedienza, {31 [145]} era impossibile che i più giovani non si sentissero
fortemente animati a sacrificare, ad esempio suo, piaceri, comodità e vita. Ogni mattino e nello
stesso cuore dell’inverno, suonata l’Ave Maria, tu vedevi il degno Sacerdote con un lumicino in
mano, scendere nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, portarsi presso al confessionale assegnatogli,
e colà inginocchiato attendere i penitenti. Quella vista faceva correre alla mente il buon Pastore
Gesù al pozzo di Sichem, che aspettava la Samaritana e gli abitanti della città. Nei giorni di festa
egli stava nel tribunale di penitenza talvolta tre ed anche quattro ore di seguito, non uscendone
che per recarsi all’altare a celebrare la santa Messa, colla quale coronava le sante sue
occupazioni del mattino. Nei giorni feriali poi, non essendovi sì grande concorso di fedeli, egli
confessava come alla spicciolata e a più riprese; ma finito che aveva di udire questo e quell’altro,
egli non si partiva tosto di là, ma ripostosi ginocchioni, se era tuttavia oscuro, riaccendeva il suo
cerino e recitava il Breviario, o faceva la meditazione, o s’intreteneva in pie letture, finchè altri si
appressasse al confessionale. Le persone, le quali entravano in Chiesa, vedendolo in quel luogo,
capivano tosto che egli attendeva dei penitenti, e, stante la comodità che loro porgevasi, accadde
sovente che si accostassero alla confessione taluni, che non ne avevano da prima alcuna
intenzione. Fra gli altri vi fu un negoziante, il quale assicurò di se stesso, che un mattino
d’inverno del 1882, entrato nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, e veduto quel Prete al freddo, che
aspettava gente a confessarsi, ne provò da principio un senso di ammirazione; indi riflettendo
sopra se stesso, ed accortosi che {32 [146]} non era troppo bene con Dio, si accostò al
confessionale, ed aggiustò le partite dell’anima, con grande soddisfazione del suo cuore. Chi sa
quanti altri avranno fatto altrettanto, non conosciuti che da Dio solo! Era per altro cosa singolare!
Il nostro D. Carlo e per lo studio fatto, e per la conoscenza del cuore umano riusciva un
eccellente maestro di spirito; e malgrado di ciò, la sua umiltà lo teneva ognora in angustia pel
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