Don Bosco - Breve ragguaglio
{21 [113]} son dir malamente il dì festivo: vi radunano in!ungo riparato per istruirvi nelle verità
religiose, nelle cose più necessarie al vivere socievole, ed intrattenervi que' dì in onesti
divertimenti. Quest'opera caritatevole che doveva da tenuissimi principii fu così benedetta dal
Signore che ora grandeggia. Non conta ancora due lustri di vita e aà novera più di un migliaio di
giovanetti che assiduamente vi accorrono. Un luogo solo non bastando più a dare ricetto a tutti,
tre vennero aperti ne' ponti principali ala città. Il Senato del Regno dietro l'unanime
deliberazione instava presso il governo del Re affinchè sostenesse un'istituzione così benemerita
della reliaone e della società. vì Municipio delegava un' apposita Commissione per riconoscere il
bene che si operava e coadiuvarlo.
Finalmente lo stesso Sommo Gerarca Pio IX, dall'alto del suo trono pontificale
rivolgendo l'occhio paterno alle piccole noti meno che alle grandi opere di beneficenza cristiana,
si compiaceva di benedirla e promuoverla nella maniera seguente:
Quando questo glorioso successore di s. Pietro esulava in Gaeta, i buoni fedeli, {22
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andavano a gara non solo nell'innalzare fervide preci all'Altissimo, affinchè gli alleviasse ve
fatiche, addolcisse ve pene dell'esilio, e presto lo ridonasse alla sua sede, da inoltre vedevano
secondo ve voro forze di concorrere a fornirgli que' mezzi materiali che erano indispensabili per
condurre vita meno dura in terra non sua. Tra questi non furono degli ultimi i giovani dei tre
Oratorii di Torino. Deponendo il voro obolo nelle mani dei sacerdote Don Giovanni Bosco (tale
è il nome del zelante Ecclesiastico che dirige quest'opera) ne lo piegavano lo facesse umiliare al
Santo Padre per mezzo di S. E. il Nunzio Apostolico.
Nella tenue da generosa offerta Pio IX, ad imitazione di Lui che rappresenta in terra, vide
i due denari della vedova evangelica, e disse: questo dono è troppo prezioso perchè si abbia a
consumare come gli altri, vuoi essere tenuto quale una cara memoria, ed in ciò dire vi scriveva
sopra il nome de' donatori e lo poneva in serbo. Ritornato sotto occhio il dono in epoca meno
trista, mandava {23 [115]} ordine si acquistassero tue grossi pacchi di corone portanti appesa
una corvetta, e queste benedette ti sua mano inviava an prenotato sacerdote affinchè fossero
distribuite a' giovanetti degli Oratorii.
Veniva a tal funzione fissata la domenica testè passata 21 luglio, e nell'Oratorio centrane
situato nella regione di Valdocco.
Come tutti furono radunati, in benemerito Padre Barerà con quel suo chiaro e fervido dire
che illumina ne menti e rapisce i cuori, li intratteneva intorno an prezioso dono. Pigliava ne
mosse accennando an fatto biblico dei giovine Daniello e compagni, i quali a fronte di tutte le
arti di seduzione adoperate con loro alla corte del re babilonese, vollero rimanersi fedeli alla
religione e leggi de' padri loro, e n'ebbero perciò da Dio un premio temporale, come saggio ed
arra dell' eterno; cosi voi, proseguiva, coll'esservi serbali fedeli alla religione di G. C., devoti al
suo Vicario non solo nella prospera, ma ancora nell' avversa sorte, chiudendo n'orecchio a' detti
di que' sedotti o seduttori che intendevano a consigliarvi diversamente, vi meritaste questa
dolcissima caparra che vi manda il Redentore per mezzo del suo Vicegerente. {24 [116]}
Entrava poi a ragionare del dono toccando di volo, come gli antichi Romani usavano incoronare
di quercia quei che con qualche azione eroica si erano segnalati nel porgere aiuto o scampo a'
concittadini, e mostrava come Pio IX regalandoti di quella corona mirava ad incoronare la
fortezza da loro spiegata, vedessero di tenerla in sommo pregio, di valersene onde pigliare animo
in ogni sorta di combattimenti che loro toccasse di sostenere per la causa di Dio rimirando la
crocetta che portava appesa ricordassero come solamente il patire con Cristo apre la via alla
gloria da lui meritataci.
La brevità di un articolo non ci permette di tenere dietro alle moltissime cose da lui
discorse, segnatamente allora quando entrava a trattare del tema suo prediletto, la divozione alla
Divina Madre, e per invogliarli ad amarla viemeglio, loro ricordava l’ esempio dell' adorato
Pontefice, in quale fin dagli anni più teneri ne era vissuto divotissimo.
Tenero spettacolo era mirar tanti giovani pendere attentissimi dal labbro dei facondo
dicitore, e bevere avidamente ogni parola; sensibilissima era la commozione, {25 [117]} che un
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