Don Bosco - I papi da S. Pietro a Pio IX
impero. I governi avevano un bello spargere il sangue cristiano. Come un fiume maestoso a cui
invano si vanno opponendo dighe ed ostacoli, che sempre continua il suo corso vittorioso, e
innonda tutto malgrado gli sforzi che si fanno per arrestarlo, così la religione andava aumentando
ogni giorno con una incredibile rapidità le sue conquiste. Il sangue cristiano che si spargeva,
sembrava non essere altro che semenza, la quale facesse crescere i discepoli di Gesù Cristo, e
sempre più li aumentasse.
I Cristiani di già avevano perfino {12 [338]} superato in numero gli adoratori degli idoli.
Ed è a questo punto, che Tertulliano verso la fine del secondo secolo poteva scrivere agli
Imperatori Romani: « Noi non siamo che di ieri e di già siamo sparsi per ogni dove. Noi
occupiamo i vostri palagi, le vostre città, i posti delle vostre truppe, i vostri tribunali; noi non vi
lasciamo che i vostri templi. Durante il corso dei primi secoli un piccolo esercito è mandato in
una grande parte della Gallia, non ancora sottomessa, per conquistarla a Gesù Cristo. Questo
piccolo esercito è composto di alcuni soldati pacifici, valenti campioni della fede, che si
presentano colla croce in mano per rovesciare i templi degli idoli ed innalzare sulle loro ruine gli
stendardi del Dio salvatore. Questi sono: Trofimo ad Arles, Paolo a Narbona, Dionigi a Parigi,
Gastiano a Tours, Saturnino a Tolosa, Marziale a Limosa, Austremonio nell'Alvergna. Già il
sangue dei martiri aveva fecondato, nel secondo secolo, la Chiesa di Lione, che aveva la gloria
{13 [339]} di contare fra i suoi Vescovi i Potini e gli Irenei. Questa colonia di operai evangelici
predica con zelo nella maggior parte delle città la dottrina della salute. La religione sta ornai per
brillare nella Gallia del più vivo splendore. Sono i Romani Pontefici che fin dai tempi più antichi
le hanno procurato il beneficio del Cristianesimo. La Francia diverrà più tardi la figlia
primogenita della Chiesa, il più fermo sostegno del Papato. Possa ella sempre la Francia meritar
quest'immortale onore, e non dimenticare che a Roma ella deve la sua Fede.
Capo IV. I Papi dinanzi agli Imperatori Ariani - Il Papa Liberio.
Cominciava appena la Chiesa a respirare in pace, le persecuzioni di spada erano allora
finite, quando sorse Ario, il quale per la sua grande eresia {14 [340]} fece nascere una sì violenta
perturbazione in tutta la Chiesa, che il dogma cristiano, senza la fermezza e saggezza del Papa
sarebbe perito. L'universo fu alla vigilia di trovarsi ariano. Ario diceva: Gesù Cristo è una
creatura più grande senza dubbio che tutte le altre, ornata quanto volete di perfezioni e grazie,
ma è una creatura, ed il suo stato per quanto sia elevato, non si estende al di là di quello della
creatura. La Chiesa a Nicea formolando il suo simbolo e fulminando l'eresia, proclamò
solennemente la Divinità di Gesù Cristo e la consostanzialità del Verbo. L'eresia ariana fu vinta,
ma non distrutta. Ella continuò ad esercitare i suoi guasti nella Chiesa e fece il più grande male.
Gli Imperatori successori del grande Costantino, lungi dall'imitare la pietà del loro padre,
e la sua figliale sommissione alla Chiesa, erano divenuti i fautori dichiarati dell'eresia, che
all'ombra di questa possente protezione si estendeva sempre maggiormente, facendosi numerosi
partigiani. I Vescovi {15 [341]} più illustri soffrivano per la fede; erano questi: s. Atanasio, s.
Basilio, s. Cirillo di Gerusalemme, s. Eusebio di Vercelli, s. Paolino di Treveri, Rodano di
Tolosa, s. Ilario di Poitiers, la gloria dei Galli, e un'infinità d'altri. I conciliaboli degli Ariani li
deponevano dalle loro sedi, e li facevano mandare in esilio, o gettare in carcere. I Pontefici di
Roma sostenevano vigorosamente anco contro la potenza imperiale queste confessioni della fede
ed essi stessi sovente soffrivano per la stessa cagione; la persecuzione. Uno dei più celebri Papi
di quei tempi disastrosi è Liberio. L'Imperatore Costanzo, ariano, non gli lasciava un momento di
riposo pretendendo da lui che comunicasse coi vescovi ariani e che sottoscrivesse alla condanna
di Atanasio.
L'Imperatore gli mandò un ufficiale ponando con una mano doni e coll'altra lettere piene
di minaccie. L'ufficiale comincia ad esortare Liberio e mostrandogli i doni: Ricevete questo, gli
disse, e condannate Atanasio. Il {16 [342]} Papa risponde: Io non sottoscriverò mai la condanna
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