Don_Bosco-Massimino


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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
MASSIMINO OSSIA INCONTRO DI UN GIOVANETTO CON UN
MINISTRO PROTESTANTE SUL CAMPIDOGLIO
esposto dal sacerdote GIOVANNI BOSCO
TORINO, TIPOGRAFIA e LIBRERIA
DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES.
1874. {1 [123]}
PROPRIETA' DELL’ EDITORE
VENDIBILE anche presse la Libreria dell'Ospizio di s. Vincenzo de' Paoli
IN SAMPIERDARENA {2 [124]}
INDEX
Cenno storico intorno a Massmino..............................................................................................2
I lupi.............................................................................................................................................3
La Chiesa Cattolica e la riforma protestante................................................................................4
Capo visibile della Chiesa..........................................................................................................10
Le reliquie..................................................................................................................................13
Il culto religioso.........................................................................................................................14
La Santa Vergine.......................................................................................................................16
Appendice A. Errore di calvino intorno allo spirito privato......................................................18
Appendice B. Sul luogo della dimora de' Papi in Roma............................................................21
Palazzo Lateranese. Da S. Melchiade a Benedetto XI. (312-1303).......................................21
Palazzo Vaticano....................................................................................................................22
Da Benedetto XI a Gregorio VIII. (1305-1590)....................................................................22
Palazzo Quirinale. (1590-1850).............................................................................................22
Secolo XIX............................................................................................................................22
Grazie ottenute, da Maria Ausiliatrice.......................................................................................23
Indice.........................................................................................................................................24
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Cenno storico intorno a Massmino
Massimino era nato in una città poco distante da Roma. Suo padre esercitava il
commercio e possedeva anche alcuni stabili. Il buon genitore scorgendo nel fanciullo ingegno
svegliato e precoce, ed una memoria tenacissima, deliberò di recarsi a Roma per procacciargli e
maestri e comodità di farlo istruire, quando Massimino toccava gli anni cinque.
L'ansietà di sapere, conoscere, vedere, interrogare era così naturale {3 [125]}nel nostro
giovanetto, che spesso i genitori erano obbligati ad imporgli silenzio per poter discorrere dei loro
affari. La smania di parlare, diceva talvolta suo padre, che ha mio figlio, fa presagire che debba
diventare un grande avvocato od un gran ciarlatano.
Messolo alle scuole dei Fratelli delle Scuole Cristiane vi fece maravigliosi progressi. Ad
otto anni aveva compiuta la quarta elementare e con trenta trentesimi veniva promosso alla
classe, che corrisponde alla 1° ginnasiale. Ardeva del desiderio di leggere, e divorava in
brevissimo tempo qualunque libro gli fosse caduto nelle mani. Era così fisso in quanto leggeva,
che spesso dimenticava l'ora del pranzo. Declamava poi con tale energia di gesto e di espressioni
che tu l'avresti detto valente predicatore. {4 [126]}
Ogni volta facevasi inaugurazione degli studi, distribuzione de' premi, promozioni,
dialogi e simili, Massimino faceva sempre la parte principale. Nel teatrino rappresentava con tal
gusto e così bene, che non di rado era interrotto dagli applausi prolungati degli spettatori.
Fra le opere sceniche da lui predilette era un dramma o commedia intitolata: Disputa tra
un Avvocato ed un Ministro protestante.1 Più volte l'aveva veduta rappresentare; più volte ne fu
attore, protagonista, talvolta caratterista, ed opponente; e conosceva tutte le parti così bene che
non di rado diveniva attore e suggeritore.
Era attentissimo alle spiegazioni del maestro sul Catechismo; né mai lasciava passare
cosa alcuna senza {5 [127]} che l'avesse ben compresa. Un giorno fecesi ad interrogare il suo
maestro con tale insistenza, che si dovette terminare la questione col farlo tacere.
In tempo delle classi elementari e delle due prime ginnasiali aveva letto e studiato la
storia di più autori. Il Soave, Calmet, Secco, Royamond, il Bosco, gli erano famigliari come
l'Ave Maria.
Sua madre l'aveva associato alle Letture Cattoliche ed egli con gran premura non
leggeva, ma ne divorava i fascicoli, confrontandoli col Catechismo, che aveva assai bene
studiato ed inteso. Suo padre dimorava nella via della Pedacchia a' piè del Campidoglio, e
siccome ambidue i genitori dovevano attendere alle cure del loro negozio, così nei giorni di
vacanza lasciavano il loro Massimino con un buon giovanetto di sua classe, {6 [128]} perché
andasse con lui a fare piccole passeggiate. Per lo più si limitavano a scorrazzare sulla piazzetta
che precede alla scalinata del Campidoglio, a valicare due o tre volte quel celebre colle di Roma,
gesticolando e saltellando per ogni scalino, pei piani e pianerottoli che si presentano nelle falde e
sulla vetta del medesimo2.
In quel tempo era stata posta la famosa lupa in una specie di serraglio {7 [129]} sulla
cima settentrionale della gradinata di quel monte. In tutte le famiglie si parlava della lupa del
Campidoglio, ed i fanciulli correvano affollati e smaniosi di vedere e considerare il raro animale.
1 Vedi Fascicolo 9, anno 1 delle Letture Cattoliche.
2 Il Campidoglio, il più celebre dei sette monti di Roma antica e moderna, prima della fondazione di questa città
appellavasi Saturnio, perché dedicato a Saturno. Tarquinio Prisco, facendo sopra di esso scavare le fondamenta di un
tempio da dedicarsi a Giove, trovò al tutto fresco il capo di un uomo di nome Tolo. Onde quel monte fu di poi detto
Caipitolium o capo di Tolo, in italiano Campidoglio. Il tempio fu parimenti detto di Giove Capitolino. Ne' tempi
antichi questo monte fu sempre il meglio fortificato; onde per Campidoglio si intendeva generalmente la fortezza del
medesimo nome.
Presentemente sopra il Campidoglio si scorgono tre edifizi, disegno del celebre Michelangelo, formanti tre lati di
una piazza nel cui mezzo sorge la statua dell'imperatore Marco Aurelio. I tre palazzi e la piazza occupavano
l'internio' 2tiusn ossia la piccola valle tra due vette, di cui una è occupata dal palazzo e dai giardini Caffarelli; sopra
l'altra vetta sorge il celebre convento francescano e la chiesa di Aracoeli.
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Massimino aspettava con impazienza il giovedì per recarsi anch'egli ad osservare i salti, gli
slanci, i denti e qualche urlo od ululato della lupa.
Compieva Massimino l'anno decimo di sua età quando un giovedì alle dieci del mattino
stando come incantato a rimirare la lupa a mangiare, un signore ben messo in arnese, con modi
assai cortesi se gli avvicina e tiene con lui i seguenti ragionamenti. {8 [130]}
I lupi.
Bambino mio, disse quel signore con grande affabilità; che ne dici di questo brutto
animale? –Massimino: Sto qui considerando quello, che ho letto nella Bibbia, che molti ci
vengono innanzi con pelle d'innocente agnello e poi in realtà sono lupi rapaci. Almeno questo
lupo è sincero. Con quella larga bocca, con quelle lunghe zanne, con quei denti grossi, acuti ed
incrocicchiati, fa vedere che è un vero lupo; perciò chiunque se ne può guardare. Ma quei......
quei lupi che si vestono da agnello e poi {9 [131]} entrano sconosciuti in mezzo ai veri agnelli;
quei lupi, quei lupi.....
Signore. Quali mai sono i lupi che ti fanno tanto paura?
Massimino. Lo dice chiaro il Vangelo,e i miei maestri l'hanno più volte spiegato: tutti
quelli che si vantano onesti e intanto fanno cattivi discorsi, sparlano del Papa, dei Cardinali, dei
Vescovi, dei preti, come appunto fanno certi forestieracci, certi protestantacci, che da qualche
tempo vennero a Roma, costoro io li chiamo veri lupi rapaci.
S. Tu chiami i protestanti lupi rapaci, sai davvero che cosa essi siano?
M. Oh sì.... che io so.
S. Dimmelo in buona grazia e te ne sarò molto obbligato.
M. Per protestanti intendiamo coloro, che di lontano paese vennero a Roma; sprezzano il
Papa, i Vescovi, la religione, e vorrebbero fare di noi tanti eretici. Essi potevano starsene
tranquilli nei loro paesi e lasciar noi in pace. Certamente né io né altri li saremmo andati a
cercare. {10 [132]}
S. Conosci tu la loro religione?
M. Io non la conosco? io so soltanto che sono cattiva gente, seguaci di Calvino e di
Lutero, i quali rinunciarono alla vera fede, alla vera Chiesa per seguire la dottrina, che più loro
piaceva. Ali miserabili, miserabili!. Non era meglio che fossero sempre vissuti da buoni cristiani;
sempre uniti ai cattolici, alla vera Chiesa, al Papa, che ne è capo supremo?
S. Bambino mio, sembra che tu abbi un'idea non troppo esatta dei protestanti. Io che li
conosco ho ben altra idea di loro.
M. Siete forse anche voi protestante?
S. No, io non sono protestante, ma evangelico.
M. Non é lo stesso dire protestante ed evangelico? Che cosa volete dire colla parola
evangelico o evangelista?
S. Soglionsi dire protestanti coloro che seguono la riforma di Calvino e di Lutero. Si
chiamano poi evangelici o evangelisti i seguaci del puro e semplice Vangelo, del Vangelo
spiegato nel suo vero senso. {11 [133]}
M. lo capisco poco la vostra distinzione. Ma il vostro Vangelo è forse diverso da quello
dei cattolici?
S. É lo stesso; ma con diversa spiegazione.
M. Non posso capir bene questo discorso. Mi dite che il vostro Vangelo è simile a quello
dei cattolici; ed ora aggiungete, che lo spiegate diversamente. Chi dice che voi spiegate bene il
Vangelo? da chi avete imparato questo modo di spiegarlo? Se mai ci fosse qualche cosa di utile,
di buono, i cattolici, che l'hanno sempre studiato, sarebbero certamente ansiosi di sapere quanto
voi mi dite. Chi adunque fa questa bella spiegazione?
S. Il buon senso di ciascuno dà la vera spiegazione del Vangelo.
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M. Stranezza massima. Il buon senso di ciascuno basta forse a spiegare la Bibbia? Ma
tutti dicono di avere il buon senso, e perciò tutti anche gli ignoranti dovrebbero sapere spiegare
la Bibbia. Ho letto nella storia sacra che il Vangelo fu {12 [134]} scritto parecchi anni dopo la
morte del Salvatore. In quello spazio di tempo certamente gli uomini potevansi anche salvare;
ma si poteva leggere e spiegare se non era ancora scritto? Quelli che vissero in quel tempo o
leggevano il Vangelo prima che fosse scritto; o non potevano leggerlo e quindi non potevano
salvarsi. Quelli poi, che vivono adesso e non hanno fatti studii, come possono intendere il
Vangelo? Mia Madre, la quale non sa nemmeno sillabare, come farà per comprendere la Bibbia?
S. Queste cose adesso non comprendi, ma se vuoi, poco per volta io ti farò tutto capire.
M. Signor maestro, io non ho bisogno delle vostre lezioni, perchè io so leggere la Bibbia,
e credo di avere anch'io il mio buon senso, quindi capire quanto capite voi. Ma ditemi, come ò
possibile, che uno illetterato possa leggere il Vangelo e capirne il senso e poi vi lascierò passare
ad altro. Altrimenti... Per bacco... non fatemi saltare la stizza. {13 [135]}
S. Bene, bene. Mi piace la tua franchezza. Di' pure quello che vuoi aggiugnere.
M. Chi asserisce che uno illetterato può leggere e capire il Vangelo da sè, io lo chiamo
uno sciocco; e se così dice per farmi rinunciare alla mia religione, per indurmi a credere tali
pazzie, io lo credo uomo da manicomio, oppure lupo rapace e perciò da fuggirsi. Anzi mi pare
che i protestanti od evangelisti, se sono persuasi ciascuno da sè capire nella Bibbia quanto è
necessario, non occorre più che essi vadano a predicare ad altri la loro credenza. Provvedano
soltanto una Bibbia a ciascuno, e poi fosse anche ignorantissimo, secondo essi non avrebbe più
bisogno nè di voi nè di altro ministro od evangelista; e chi volesse fare altrimenti sarebbe un
traditore. un lupo colla pelle di agnello, che deve essere cacciato da noi a bastonate.
In quel momento si udì lo sparo del cannone che segnava il mezzodì, {14 [136]} e
Massimino desiderando di trovarsi per l’ ora di pranzo voleva correre precipitosamente a casa.
S. Ancora una parola, o Massimino. Tu che te la pigli così calda contro a chi segue il
buon senso ovvero le interne inspirazioni del Vangelo, come fai tu, come fanno i cattolici
ignoranti ad assicurarsi, che la loro credenza è secondo il Vangelo?
M.. Noi cattolici seguiamo quei pastori che lo Spirito Santo pose a reggere la Chiesa di
Dio, come leggo nelle Letture Cattoliche: Quos Spiritus Sanctus posuit Episcopos regere
ecclesiam Dei. Noi stiamo agli insegnamenti di quelli cui disse il Salvatore: Andate, predicate il
Vangelo a tutte le creature; chi crederà le verità da voi insegnate e riceverà il battesimo sarà
salvo, chi non crederà andrà dannato. Noi teniamo la dottrina di G. C. che voi potete osservare
scritta in caratteri cubitali nell'interno della cupola del Vaticano:
Tu sei Pietro e sopra questa pietra fonderò la mia Chiesa, e le porte {15 [137]}
dell'Inferno non la potranno vincere giammai. A te darò le chiavi dei regno dei cieli; ciò che tu
scioglierai in terra, sarà pure sciolto in cielo; ciò che tu legherai in terra, sarà anche legato in
cielo.
Forse Gesù Cristo ha detto somiglianti parole a Calvino, a Lutero, o a qualche altro
evangelista?
Dette queste parole Massimino salutò il suo opponente ed invitollo per altro giovedì, di
poi volendo guadagnare tempo se la diede a gambe e in quattro salti fu a casa.
(V. Appendice A, pag. 79).
La Chiesa Cattolica e la riforma protestante.
La madre di Massimino vedendolo giungere solo ed ansante gli dimandò ragione del
ritardo e dell'agitazione che manifestava in volto. Ci siamo messi a chiacchierare vicino alla
lupa, rispose, il tempo passò come un lampo; il mio amico se ne andò a casa ed io corsi tra voi.
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Certamente egli avrebbe dovuto palesare ai suoi genitori l' incontro e il ragionamento
tenuto con quello sconosciuto: ma egli non si avvedeva del pericolo cui si era esposto. Anzi
pensandosi di aver riportato una grande vittoria godeva in cuor suo e desiderava ritornare
all'assalto a fine di riportarla compiuta. Pertanto senza farne parola ad alcuno si mise con serietà
a leggere i fascicoli delle Letture Cattoliche riguardanti ai protestanti, e con quelle letture
sembrandogli di essere divenuto un gran teologo diceva tra sé: Giovedì voglio ritornare sul
Campidoglio e se mai quel barbone ritornerà, voglio confonderlo; non ho mai trovato uno che mi
abbia vinto nelle dispute, nemmeno quel là avrà a cantare vittoria. Voglio farmi dire che diavolo
siano questi evangelisti, quale sia la loro chiesa. Se mai ne lascia scappare qualcheduna, voglio
metterlo in canzone per tutta Roma. Ad ogni buon conto voglio portare con me il primo volume
delle letture cattoliche {17 [139]} e qualora non mi ricordassi di qualche cosa, mi servirò del
libro.
In que' giorni Massimino volle scrivere tutto il colloquio avuto con quello sconosciuto.
Poiché, diceva, mi sembra materia di un bel dramma e voglio tener conto di ogni particolarità.
Venuto intanto un altro giovedì, all'ora stessa, Massimino stava osservando la lupa a saltellare
pel serraglio, quando il così detto evangelista, persuaso di tirare il pesce nella rete, si avvicinò al
nostro teologhino e gli dice: Mio buon amico, come hai passata la settimana?
M. Buon giorno, buon giorno. L'ho passata abbastanza bene. Ho meditato molto sulle
vostre parole, ed avrei parecchi schiarimenti a richiedervi.
S. Eccomi qua; ma parla con maggior calma. Qui però io mi accorgo che si fa gente, e se
vuoi che siamo più tranquilli, andiamo più in su verso la chiesa di Aracoeli. Là potremo
discorrere con maggior quiete.
M. Andiamo pure dove vi piace, {18 [140]} ma scusatemi se l'altro giovedì vi ho usato
qualche sgarbatezza nel parlare. Sono un po' bizzarro e quando odo taluno ad impugnare la verità
conosciuta, io salto sulle furie e non sono più padrone di me stesso. Il mio maestro mel disse più
volte di ragionare con calma senza lasciarmi portare dalla collera.
S. Lascia a parte le scuse e fammi le due dimande.
M. La mia prima dimanda é questa: Da quanto tempo esiste la credenza di coloro che si
appellano Evangelici od Evangelisti?
S. La credenza degli evangelisti, ossia il modo libero di interpretare la Bibbia, rimonta
fino alla riforma della Chiesa Cattolica.
M. Diamine! fino alla riforma della Chiesa Cattolica; la Chiesa Cattolica é fondata da
Dio, assistita da Dio, può forse essere riformata? Chi mai può fare questa riforma?
S. Il buon senso ha fitto questa riforma; ottimi riformatori furono Calvino e Lutero. {19
[141]}
M. Sempre con questo buon senso... Secondo voi tutti hanno il buon senso, perciò tutti
possono riformare quanto loro non piace; nè il buon senso degli uni dovrebbe preferirsi a quanto
dice il buon senso degli altri. Ma lasciamo questo per ora e ditemi che cosa fecero Calvino e
Lutero?
S. Corressero varii abusi introdotti nella Chiesa Cattolica formando una credenza
appoggiata unicamente sul Vangelo, e questa correzione suole chiamarsi riforma dei protestanti o
degli evangelisti.
M. Ho qui un libro in cui si parla molto di Calvino e di Lutero. Quivi si dice che erano
ambidue viziosi uno voleva farsi prete, l'altro si fe' monaco; ma dopo rinunciarono a questo stato
e si diedero ad una vita scandalosa. Avranno forse insegnato agli altri ad operare come essi
facevano? Calvino e Lutero da chi' furono mandati a compiere la loro missione? Hanno forse
mostrato con miracoli, che erano da Dio inviati?
S. Non si sa se abbiano fatto miracoli, {20 [142]} ma si sa che furono due grandi uomini.
E noi dobbiamo badare a ciò che hanno detto senza darci pensiero di quello che hanno fatto, e
per quale ragione abbiano operata questa o quell'altra azione.
M. E vero che quando si vuole cercare la verità si deve badare a quello che si dice e non a
quello che si fa. Tuttavia se un briccone, uno scellerato venisse a darmi qualche lezione in cose
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spettanti alla moralità, alla salvezza dell'anima mia, io avrei motivo di temere, che egli voglia
insegnare a me quanto egli ha fatto. Ma per ora lasciamo questo a parte. Voi mi dite, che non si
sa se abbiano fatto miracoli, volete dire che non si sa, se siano stati mandati da Dio. Non è vero?
S. Si è vero, già... Ma tuttavia...
M. Tuttavia saranno stati virtuosi; tanto più che in questo libro si dice che Lutero non
abbia preso per Maestro il Salvatore, ma lo stesso demonio e soleva invocarlo nei suoi bisogni
con queste parole: Santo Diavolo, {21 [143]} prega per me. Se voi seguite Calvino e Lutero
avrete anche voi il demonio per maestro. Non è vero? Oh quanto mai sono pazzi i protestanti!
Biasimano i cattolici perché invocano i santi, e poi essi invocano il demonio!3.
S. Ma vedi, tu non capisci ancora queste cose; se avessi pazienza di continuare a venire
da me; io ti spiegherei assai bene le cose.
M. Sebbene giovane, sembrami di capire che i fondatori degli evangelisti non erano
uomini virtuosi, anzi erano dati ad ogni vizio; non fecero alcun miracolo ed ebbero il demonio
per maestro.
S. Aspetta, aspetta. Io voleva dirti che Calvino e Lutero furono riformatori, ma non
fondatori della nostra credenza. Nostro fondatore fu Gesù Cristo, cui è dovuto l'onore e la gloria
{22 [144]} in cielo ed in terra per tutti i secoli.
M. Non ho bisogno di pensare alla risposta, perché il mio libro vi risponde a maraviglia,
ascoltate: Voi, o protestanti ed evangelisti, vantatela vostra esistenza da Gesù Cristo; ma noi vi
preghiamo di esporci come la dottrina insegnata da Gesù Cristo, predicata dagli Apostoli siasi
tramandata fino a noi. La Chiesa di Gesù Cristo deve essere una, cioè professare una sola
dottrina. I cattolici di tutto il mondo parleranno lingue diverse, ma hanno tutti una sola fede, una
sola legge, i medesimi Sacramenti. Nè avvi una verità di fede insegnata dagli uni, che non sia
creduta ed insegnata dagli altri. Al contrario la vostra Chiesa non è una, anzi è divisa in tante
credenze, quanti sono quelli che sono capaci di leggere. Giacché ognuno, come voi avete detto,
può leggere e credere nella Bibbia quello, che gli pare e piace. Quindi possiamo dire che ogni
protestante si forma una religione a piacimento. {23 [145]}
La vostra credenza non d santa, perchè non furono santi i fondatori, anzi mostraronsi
ognora uomini pieni di vizi, che ebbero il diavolo per maestro.
S. Ma noi non badiamo nè a Calvino nè a Lutero, badiamo unicamente al vero fondatore
della Chiesa che è G. C.
M. La vera credenza deve essere stata insegnata da Gesù Cristo, predicata dagli apostoli,
e tramandata con sicurezza sino a noi e deve durare sino alla fine del mondo. Inoltre deve
ricevere i fedeli di tutti i tempi, di tutti i luoghi. Ora ditemi: Potete voi fissare una serie di
pastori, che da G. C. abbiano insegnata la vostra dottrina, abbiano praticati gli stessi sacramenti
fino alla comparsa di Calvino e di Lutero?
S. Il tuo libro, bambino mio, fa una difficoltà, cui è facile rispondere. Molte cose non
sono state scritte e credo che fra queste debbansi eziandio annoverare queste riguardanti alla
serie dei nostri pastori. {24 [146]}
M. Le parole credo, o può darsi suppongono incertezza, dunque se
condo voi, è cosa incerta quei signori pastori siano vissuti; ma i miei maestri hanno sempre detto
che nella storia, ove non avvi argomento positivo, non si può ammettere alcun fatto certo. Così io
non tengo conto del vostro può darsi; e dico non esservi alcuna memoria che segni l'esistenza
della riforma prima di Calvino e di Lutero.
S. I nostri ministri asseriscono che la dottrina dei riformatori era conosciuta ai tempi
degli' apostoli, e che poi rimase celata fino all'epoca della riforma da cui fu nuovamente
pubblicata.
M. Ohibò, ohibò! Volete adunque che la vostra riforma sia cominciata al tempo degli
apostoli? Io non ci credo a meno che vogliate dire abbia cominciato con Giuda Iscariota. Voi dite
che dopo quell'epoca rimase celata, ovvero nascosta certamente in mano del demonio, che fu
3 In queste nostre Letture sarà quanto prima stampata una curiosa ed amena biografia di Lutero, in cui sarà
diffusamente esposto quanto qui brevemente si accenna di questo celebre fondatore della riforma protestante.
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direttore segreto della riforma fino al secolo {25 [147]} decimosesto. Allora questo direttore
delle tenebre, ossia il diavolo, tirò fuori di nuovo la riforma facendo Calvino e Lutero suoi fedeli
ministri.
S. Ma tu sragioni; compatisco le sgarbatezze, che pronunzi. Se tu parlassi più con calma,
di certo lo spirito del Signore ti illuminerebbe. Dimmi pertanto: la Chiesa Cattolica fu più
visibile che la riformata? Come tu ne potresti provare la sua visibilità?
M. Dal momento che passate ad altro argomento indicate di concedermi il primo, cioè i
protestanti in niun modo poter vantare nè dottrina, nè unità, nè discendenza di pastori da G. C.,
dagli apostoli sino ai predicatori della riforma. Se poi volete che io vi dica come la Chiesa
Cattolica fu in ogni tempo visibile vi leggerò soltanto alcune pagine del mio libro, le quali sono
proprio scritte per voi. Qui si parla di un padre che si trattiene co' suoi figli intorno a cose di
religione. Il padre imprende a parlare così: {26 [148]}
Padre. Il nostro divin Salvatore, o cari figliuoli, è venuto dal cielo in terra per salvare
tutti gli uomini, fondò la sua Chiesa a guisa di grande edifizio, in cui potessero avere ricovero e
salvezza gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi; e siccome egli assicurò che le porte
dell'inferno non avrebbero mai potuto atterrare questo grande edifizio, ne segue esso dover
esistere in ogni tempo conoscibile, e in ogni tempo visibile, perchè doveva in ogni tempo essere
la salvezza degli uomini.
Figli. Che cosa vogliono dire queste parole conoscibile e visibile?
P. La Chiesa di Gesù Cristo deve essere conoscibile, vale a dire, presentare chiaramente,
e in ogni tempo i caratteri della divinità per modo che una persona, anche idiota e volgare, la
possa conoscere e distinguere da qualsiasi società posta fuori della Chiesa di Gesù Cristo. Questo
grande edifizio, fondato da Gesù Cristo, deve essere visibile; cioè la vera Chiesa deve sempre
insegnare la sua {27 [149]} dottrina, amministrare i sacramenti, esercitare le pratiche della
religione, usare della sua autorità in modo, che gli uomini possano, se vogliono, conoscere ciò
ch'essa insegna; ricevere i suoi Sacramenti, aver parte alle sue sacre cerimonie, essere da lei
governati, e per dirlo con altri termini: essa è visibile nel suo insegnamento, nel suo culto, nel
governo delle anime, nell'autorità dei suoi pastori, specialmente del sommo Pontefice, deputato
da Gesù Cristo a governarla visibilmente qui in terra.
F. Si dice nel Vangelo che la Chiesa di Gesù Cristo debba essere visibile?
P. Nel Vangelo la Chiesa è paragonata a cose tutte visibili. Gesù la paragona ad un
grande edificio, di cui s. Pietro è pietra fondamentale; la paragona ad una montagna, ad un
regno, ad un campo, ad una vigna, ad un' aia, ad un ovile, cose tutte visibilissime, e che
cesserebbero di esistere, qualora non fossero più visibili. {28 [150]}
F. Gli eretici credono che la Chiesa di Gesù Cristo debba essere visibile?
P. Si; gli eretici, e particolarmente i protestanti d' oggidì, convengono che la Chiesa di
Gesù Cristo deve essere visibile.
F. Credono i protestanti che la Chiesa Romana sia sempre stata visibile?
P. Anche su questo convengono i protestanti.
F. E con quali argomenti si prova che la Chiesa Romana sia sempre stata visibile?
P. Che la Chiesa Romana sia sempre stata visibile, si prova con questo che ebbe sempre
un magistero visibile e conosciuto da tutto il mondo nel suo Capo e Supremo Pastore, cioè nei
papi. I quali con successione non mai interrotta, dal primo fino all'attuale Pio papa IX, la
governarono. La chiesa Romana fu costantemente visibile nei vescovi in comunione col
medesimo Capo sparsi per tutta la terra a reggerne le tante diocesi. Inoltre ebbe sempre lo stesso
{29 [151]}
simbolo apostolico, cioè la stessa professione di fede comune per ogni dove a tutti i suoi membri;
sempre ebbe gli stessi sacramenti in ogni tempo amministrati; sempre lo stesso culto praticato
dalla moltitudine immensa dei suoi seguaci.
F. Pretendono i protestanti che la loro Chiesa sia:pure sempre stata visibile?
P. Dicono di si.
F. Possono provarlo?
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P. Pretendono di provarlo, ma nel modo più ridicolo.
F. Come pretendono di provarlo?
P. Alcuni pretendono dimostra re che la loro Chiesa è visibile fino a Calvino e Lutero,
altri poi dicono che si può provare visibile fino a Pietro Valdo, fondatore della setta dei Valdesi.
F. Quando cominciò Lutero a predicare la sua dottrina?
P. Lutero cominciò a predicare la sua dottrina nel 1517.
F. Quando cominciò Calvino?
P. Calvino cominciò nel 1537, vent'anni dopo Lutero. {30 [152]}
F. E Pietro Valdo quando cominciò?
P. Pietro Valdo cominciò verso il 1160.
F. Prima di tal tempo la Chiesa di questi eretici non era visibile?
P. Prima dell'esistenza dei loro fondatori le chiese degli eretici non erano visibili, perchè
non esistevano, e se vogliono far risalire la loro visibilità nei tempi anteriori, sono costretti ad
unirsi colla Chiesa Romana, o camminare nelle tenebre.
F. Ma corpo di bacco! I protestanti credono che la Chiesa di Gesù Cristo debba essere
visibile; che la Chiesa Romana fu in ogni tempo visibile; essi poi non possono provare la loro
visibilità fino a Gesù Cristo; perchè dunque non fanno ritorno alla vera Chiesa di Gesù Cristo? O
che sono pazzi, o che sono ben ignoranti.
P. Concedo anch'io che il maggior numero dei protestanti e dei valdesi vivono
nell'ignoranza di questa verità fondamentale. Però ai nostri tempi, che i protestanti tendono {31
[153]} pure all'istruzione, hanno fatto formale dimanda ai loro ministri dove esistesse la Chiesa
riformata prima dei loro fondatori. Ma non poterono ottenere una soddisfacente risposta, ond'è
che molti protestanti, valdesi ed anglicani fecero ritorno alla santa Romana Chiésa, da cui i loro
antenati si allontanarono. I ministri e dottori protestanti, non sapendo come cavarsi da questa
difficoltà, s'immaginarono due ragioni, a dir vero meschinissime, colle quali si pensano di poter
appagare quelli che hanno fatto quella importante dimanda.
F. Ascoltiamo queste due dimande e le risposte che danno.
P. Dicono parecchi ministri, che la loro chiesa dal quarto secolo fino ai loro fondatori si
conservò in alcuni pochi, i quali nel loro cuore, senza darsi a conoscere all'esterno, conservarono
quella dottrina maravigliosa che più tardi Pietro Valdo, Calvino e Lutero predicarono. Altri
ministri protestanti, scorgendo ridicola tale asserzione, dissero apertamente che {32 [154]} fu per
mille anni invisibile, e che tornò visibile quando i nuovi riformatori si posero a predicare il
protestantesimo.
F. Mi paiono assai deboli queste ragioni per un argomento di tanta importanza. Ma
almeno di questi alcuni, che per mille anni conservarono nel loro cuore la Chiesa di Gesù Cristo,
si sa la patria, la nascita, il nome, cognome in modo che dimostrino essere stati uno successore
dell'altro, conservando la medesima fede, la medesima legge, i medesimi sacramenti?
P. Nissuna di queste cose: e noi sfidiamo tutti i calvinisti, luterani, valdesi, evangelisti e
tutti insieme i promotori del protestantesimo, a darci il nome di un uomo solo, il quale, partendo
da qualcuno dei protestanti, dimostri i suoi antecessori da s. Silvestro fino ai riformatori la
discendenza di un uomo solo, nella cui persona siansi conservati i sacramenti, il governo della
Chiesa di Gesù Cristo. {33 [155]}
F. Neppur uno... neppure,uno... ciò solo dovrebbe mettere in mala fede tutti i protestanti.
Ma non pare essi abbiano qualche apparente ragionevolezza, quando dicono essersi la loro chiesa
conservata in una scelta di uomini pii, i quali conservarono circa mille anni la dottrina di Gesù
Cristo nel loro cuore, e la manifestarono poi a Pietro Valdo, a Lutero, a Calvino, e come tale la
insegnarono?
P. Cominciamo per dire che non si può citare neppure un autore, il quale asserisca. essere
esistita una società, prima dei mentovati eresiarchi, la quale abbia professata la medesima loro
dottrina. Movono poi a compassione quando ci dicono, come in quei mille anni si trovarono
persone, le quali nutrivano i sentimenti di Calvino, di Lutero e degli evangelisti, ma che non
osarono mai professarli pubblicamente.
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
Poveri protestanti! Dimandiamo il nome, patria, azioni, successione non interrotta di
costoro, e nol sanno. Vorranno forse ammettere che abbiamo {34 [156]} composto la Chiesa di
Gesù Cristo uomini, che nelle loro azioni professavano una credenza diversa da quella che
avevano in cuore? Non sarebbero costoro veri ipocriti e traditori della propria religione?4.
F. Io penso di si, e credo che se si trovassero qui protestanti, rinuncierebbero tutti ai loro
errori per farsi cattolici. La prima ragione mi pare bene sviluppata, non ci trovo nulla a ridiro;
vediamo ora la ragione di quelli che asseriscono la Chiesa di Gesù Cristo essere stata per molti
secoli invisibile5.
P. Questo modo di ragionare è un tagliare il nodo senza disfarlo, vale a dire, fuggire la
difficoltà senza dare risposta. Se i protestanti e gli stessi Valdesi convengono che la Chiesa {35
[157]} di Gesù Cristo deve essere visibile per accogliere in ogni tempo quelli che nel santo suo
grembo volessero ricoverarsi; se convengono che la Chiesa Romana sia stata in ogni tempo
visibile, se non si può dimostrare che abbia insegnata cosa contraria a quanto insegnò Gesù
Cristo, a quanto insegnarono gli apostoli; se finalmente i protestanti non sanno dirci dove sia
esistita la loro chiesa per mille anni; quali conseguenze dedurreste voi?
F. La conseguenza è chiarissima la Chiesa Romana è la vera Chiesa di Gesù Cristo, non
così quella dei protestanti. Ma come rispondere a quei protestanti, i quali dicono potersi dare che
la loro chiesa sia stata per mille anni invisibile?
P. Que' protestanti che dicono ciò sono lontanissimi dalla verità, perchè, ripetiamolo, la
Chiesa di Gesù Cristo è simile ad un grande edifizio, ad un'alta montagna, ad un campo, ad
un'aia, ad una vigna, cose tutte sempre visibilissime. Se la Chiesa {36 [158]} fosse stata qualche
tempo invisibile, le porte dell'inferno l'avrebbero vinta, quindi G. C. sarebbe stato un falso
profeta; e sarebbe pure stato un cattivo architetto, perchè non avrebbe fondata la sua Chiesa
sopra una pietra ferma e soda, ma sulla rena, come quell'architetto insensato di cui parlasi nel
Vangelo (Matt., 7, 27).
Gesù. Cristo fondò la sua Chiesa perchè potesse procacciare salvezza a tutti gli uomini;
ma come possono venire alla medesima se sta nascosta?
Se la Chiesa non fosse stata costantemente visibile, i cristiani non avrebbero potuto
soddisfare al comandamento di Gesù Cristo, il quale ci ordina di portare le nostre questioni alla
Chiesa ed ascoltarne le decisioni. Gesù Cristo comandò agli apostoli ed ai loro successori
d'istruire e battezzare tutte le nazioni. Ora queste non potrebbero essere istruite e battezzate che
per mezzo di un ministero pubblico e visibile, quale in ogni tempo si è nella Chiesa Romana
conservato e praticato. {37 [159]}
F. Quante ragioni! Io non so che mai si possa dire contro la visibilità della Chiesa di
Gesù Cristo!
P. Queste ragioni sono di gran peso, e formano un novello argomento di divinità a favore
della Chiesa Romana. Imperocchè fra le società cristiane essendosi essa sola mostrata in ogni
tempo visibile, in ogni tempo conservatrice fedele della dottrina di Gesù Cristo, forza è
conchiudere che essa sola è la vera Chiesa.
F. A quale cosa si può paragonare la Chiesa Romana?
P. La Chiesa Cattolica Romana, secondo il Vangelo, si può paragonare ad un grande
edifizio costrutto sopra sodissime fondamenta, contro cui tornano inutili il soffiare dei venti,
l'urto delle tempeste, la fierezza delle burrasche, ogni colpo di macchina, ogni stratagemma
umano. Edifizio da oltre mille ottocent'anni combattuto con gagliardi assalti, ma che mostrasi
sempre visibile, sempre bello, sempre grande e maestoso, quale si conviene ad un'opera fondata
da {38 [160]} un architetto onnipotente, da Gesù Cristo. Tu es Petrus, et super hanc petram
aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam.
A quale cosa si può paragonare la visibilità delle chiese degli eretici?
4 V. Scheffmacher, Catec. di Contr.
5 In un libro intitolato: Cenni sui Valdesi, stampato venti anni sono per A. B. C., ossia Amedeo Bert, si spaccia per
divina la Chiesa dei valdesi, e senza punto rispondere ove fosse quella Chiesa anteriormente, dice schiettamente Da
quest'epoca (1049) vengono citati dagli storici i Montani ed i Valdesi.
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
P. Le chiese degli eretici si possono paragonare ad un edifizio mal fondato e mal
costrutto. Ora ne cade una parte, ora un'altra. Talora cade rovinato, e non si vede più. Si tenta
ricostruirlo; ma ad ogni soffiar di vento si sfascia e rovina, schiacciando quanti entro dimorano.
Di fatto le chiese degli eretici, altre più, altre meno, andarono mai sempre, e vanno spesso
cangiando governo e dottrina; una setta distrugge le credenze dell'altra, perchè di credenze
opposte; nella medesima setta si credono articoli fondamentali da taluno, che da un altro della
medesima setta sono negati quindi, cadendo di errore in errore, si sfasciano, distruggendo ogni
elemento di verità: perciò in una tremenda {39 [161]} certezza di trovarsi affatto separati dalla
Chiesa di Gesù Cristo, fiori di cui niuno può salvarsi.
Fin qui lesse Massimino. Il signor evangelista ascoltò quella lettura con molta attenzione.
Ora dava segni di ammirazione, ora di approvazione. In fine soggiunse: Ciò che tu hai letto è
bello, chiaro e di gran valore. Chi volesse rispondere avrebbe assai da fare e da studiare.
Ritorneremo altra volta su questo argomento, e saprò dirti qualche cosa.
In quel momento Massimino si accorse che l'ora era assai tarda, perciò chiudendo il libro
disse: Buon giorno, amico mio, a rivederci altro giovedì, se così vi piace.
Capo visibile della Chiesa.
Tanto Massimino, quanto l'evangelista erano ansiosi di continuare i loro ragionamenti. In
quegli otto giorni Massimino lesse di nuovo la celebre Disputa tra un avvocato ed un ministro
protestante, {40 [162]} ripassò pure alcuni trattenimenti del, libretto: Il Cattolico istruito:
Risposte facili del P. Franco, dove parlasi dei protestanti e delle loro riforme. Inoltre occorrendo
in quei giorni la festa di san Pietro nella chiesa del Gesù, egli andò quivi ad udire uno stupendo
ragionamento sul Capo visibile della Chiesa. Laonde andava dicendo tra sè,: Quel signorino se
ritornasse, sarebbe ben servito. Voglio che faccia un bel fiasco. Voglio insistere, convincerlo,
confonderlo, e in fine strapazzarlo perchè è venuto in Roma a mettere in dubbio la nostra
religione.
Prima dell'ora solita Massimino era già sulla piazza del Campidoglio e tutto occupato di
se stesso si trastullava macchinalmente da solo con una palla elastica saltellando e scorrazzando.
S. I miei rispetti, bambino mio, hai fatto un buon s. Pietro?
M. Buon giorno, signore, mi stavo qui trastullando e quasi temeva che non foste più
venuto. {41 [163]}
S. Perchè mai? Io ti amo assai e vorrei farti del bene raddrizzandoti alcune idee. Tu mi
hai letto e dette tante cose contrarie alla riforma evangelica o degli evangelisti. Molte di quelle
cose appoggiando sulla storia non ammettono osservazione in senso contrario. Quelle poi che si
basano sopra ragionamenti aprono la via a molti riflessi, a molte dimande, specialmente intorno
al Capo della. vostra Chiesa. Sapresti adunque dirmi chi sia il Capo della Chiesa?
M. Se voi mi dimandate chi sia il Capo della cattolica religione, io vi soddisfo con poche
parole del catechismo. Il capo invisibile della Chiesa è Gesù suo Fondatore, il quale prima di
salire al cielo mandò i suoi apostoli a predicare, assicurandoli che egli li avrebbe assistiti dal
cielo sino alla fine del mondo. lo sarò con voi, loro disse, tutti i giorni sino alla fine dei secoli. Il
Capo poi visibile stabilito da G. C. è s. Pietro, di cui ieri abbiamo fatta la festa, e dopo san {42
[164]} Pietro i papi suoi successori nel governo della Chiesa.
S. Poveri cattolici! Perché fare questo torto a G. C. quasi egli dal cielo non sia capace di
governare la sua Chiesa, e gli sia perciò necessario un Capo che ne prenda cura e ne faccia le
veci sopra la terra?
M. Aspettate un momento: quando Dio stabilisce una cosa noi non dobbiamo dimandargli
la ragione perchè l'abbia. fatta, ma solamente accertarci che l'abbia stabilita. Il Salvatore poteva
da se solo predicare e convertire tutto il mondo con un solo atto di volontà, ma egli ha voluto
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
stabilire s. Pietro capo della Chiesa: ed era perciò necessario che a s. Pietro succedesse un altro
capo, il quale ne facesse le veci.
S. Ma buona gente! Non basta Dio solo a governare la sua Chiesa dal cielo? Che bisogno
avvi dell'assistenza umana, quando vi è la divina?
M. Voi volete imbrogliarmi, ma ascoltate come vi risponde il mio libro. Pare che sia stato
scritto per {43 [165]} voi; e che il predicatore di ieri al Gesù abbia letto queste cose medesime.
Ascoltate: Il modo, con cui Dio ha stabilito la sua Chiesa, fa che sia di tutta necessità un Capo
visibile. La Chiesa di Gesù Cristo è rassomigliata nel Vangelo ad una grande famiglia, che deve
in ogni tempo accogliere chiunque voglia farsi membro di lei; potrebbe reggersi una tale
famiglia senza un Capo, che la governi?
Inoltre la Chiesa di Gesù Cristo è Una, e senza il Capo i suoi membri si dividerebbero in
altrettante diverse famiglie, come fanno i protestanti. La Chiesa di Gesù Cristo e Santa; una
come mai i fedeli sparsi nelle varie parti del mondo potrebbero conoscere questa santità senza
un Capo, visibile che a nome di Dio assistito da Dio, distingua la verità dall'errore, il giusto
dall'ingiusto?
La Chiesa di Gesù Cristo è cattolica, ossia universale, ma come potranno i fedeli di tutto
il mondo concorrere ad un centro per conservare la medesima fede, la medesima {44 [166]}
dottrina, e riconoscere i veri sacramenti istituiti da Gesù Cristo, se manca un capo, un maestro
che li renda sicuri? La Chiesa è Apostolica; ma come conoscere che sia realmente tale, senza un
Capo che si mostri successore degli apostoli, e conservatore delle verità da loró tramandate alla
Chiesa?
S. Ciò che dice il tuo libro dimostra che il Salvatore costituì s. Pietro Capo della Chiesa;
ma dopo la morte di lui, dopo gli altri apostoli il Vangelo essendo già predicato in tutta la terra,
non faceva più mestieri alcun Capo visibile, nemmeno alcun successore a s. Pietro.
M. Da quanto vi ho letto parmi si debbano dedurre due conseguenze Gesù Cristo Fondò
la sua Chiesa, che deve durare sino alla fine del mondo; Capo di questa Chiesa costituì san
Pietro, che la doveva governare per tutta la vita. Ma siccome la Chiesa doveva esistere dopo san
Pietro, era perciò necessario un successore per governarla. Siccome il regno, dice {45 [167]} il
mio libro, non è fatto pel monarca, ma si costituisce il monarca, affinché governi i sudditi ed
amministri il regno, e finchè durerà il regno, deve sempre essere chi lo governi e lo amministri,
altrimenti andrebbe tutto in disordine, così non essendo la Chiesa fondata pel papa, ma il papa
stabilito per governare la Chiesa, ne segue che fino a tanto che vi sarà. Chiesa, vi deve essere il
suo Capo, che è il papa. Ditemi ancora: la famiglia è tutta. per governare il capo di casa, oppure
ìl capo di casa è fatto per governare la famiglia?
S. Senza dubbio il capo di casa è fatto per governare la. famiglia.
M. Fino a quando ci deve essere un capo che governi la famiglia?
S. Finchè durerà la famiglia ci deve senza dubbio essere un capo che la governi.
M. Altrimenti?
S. Altrimenti tutta la famiglia va in disordine
M. Quando poi muore il capo di famiglia? {46 [168]}
S. Quando muore il capo di famiglia devegli succedere il primogenito oppure un altro che
sottentri nel governo della medesima.
M. Supponete una famiglia, che debba durare sino alla fine del mondo, come potrà
conservarsi!
S. Questa famiglia potrà conservarsi, purchè abbia sempre un buon capo che la governi.
M. Comprendete chi sia questo capo e questa famiglia?
S. Comprendo benissimo; è questo un grave argomento a favore della Chiesa Cattolica,
considerata come una grande famiglia. Finchè fui cattolico ho sempre creduto così; ma adesso
che mi son fatto evangelista, ho osservato che i cattolici sono caduti in errore nel credere che il
Capo visibile della loro Chiesa sia il papa. Chi mai può provare che Pio IX sia successore di s.
Pietro nel governo della Chiesa? Ho già fatto a molti altri questa dimanda e niuno finora mi ha
potuto soddisfare.
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
M. Ed io credo di potervi a pieno {47 [169]} soddisfare. Voi dunque mi concedete già
due cose: che san Pietro dallo stesso G. C. fu costituito Capo della Chiesa, e che a san Pietro
doveva succedere un altro Capo visibile nel governo della Chiesa. Siccome io non ho potuto fare
lunghi studi mi servo del mio libro, cui vi prego fare vostre osservazioni dove scorgerete
opportuno di farne. Ivi si legge quanto segue: Tutte le storie ecclesiastiche, gli stessi eretici
convengono intorno alla maravigliosa successione dei romani pontefici da s. Pietro fino al
regnante Pio IX. Troppo lungo sarebbe esporre quanto dicono i santi Padri egli scrittori
ecclesiastici. Valgaci il parere di alcuni. S. Ireneo, che visse nel secondo secolo, dice
espressamente: La Chiesa di Roma è la principale, e bisogna che tutte le altre siano a lei unite.
(Lib. 3, cap. 3).
S. Cipriano nel terzo secolo dice Chi non ha la Chiesa per Madre, non può avere Dio per
Padre: non avvi che un Dio ed un Gesti Cristo {48 [170]} e non avvi che una sola fede ed una
cattedra fondata sopra s. Pietro per la parola dello stesso Signore (Lib. 1, cap. 8).
S. Agostino sul finire del quarto secolo, fra le cose, che gli facevano conoscere la Chiesa
di Gesù Cristo, adduce la non mai interrotta serie de' papi da s. Pietro sino a' suoi tempi, e poi
continua così: chiunque si separa dalla Chiesa Cattolica, sia pur buona la vita di lui, non
possederti mai la vita eterna, ma la collera di Dio verro sopra di lui pel solo delitto di essere
separato dall'unità di Gesti Cristo.
Sono tenerissime le parole del gran dottore della Chiesa s. Girolamo. Egli, pel timore di
essere ingannato dagli eretici de' suoi tempi, scrisse una lettera a s. Damaso sommo pontefice,
in cui dice: « Io mi attacco alla vostra, cattedra, la quale è quella di s. Pietro. Io so che la
Chiesa è fondata sopra questa pietra. Chiunque non mangia l'agnello in questa casa, fa un
sacrifizio profano. Chi {49 [171]} non fu nell'Arca di Noè, perì nel diluvio; chi non è in questa
Chiesa perirti eternamente. Io non conosco Vitale, io ignoro Paolino, Melezio mi è ignoto (sono
nomi d'antichi eretici). Chiunque non è con voi, è contro a Gesù Cristo. Chiunque non raccoglie
con voi, egli non fa che sperdere. »
Il mio libro continua a parlare dell'autorità dei Concilii che in ogni luogo celebrati hanno
sempre riconosciuti i Romani Pontefici per capi della Chiesa, successori di s. Pietro nel governo
di essa da G. C. fino a Pio IX. Oltre la moltitudine di scrittori, che in ogni tempo e in tutte le
lingue trattarono di questa maravigliosa successione, noi rom ani abbiamo un argomento
permanente e parlante. Venite qui: vedete quella chiesa che trovasi ai piedi della salita di santa
Maria Maggiore?
S. Si, la vedo; è la Chiesa di santa Pudenziana.
M. Quella chiesa e la casa annessa servirono di abitazione a s. Pietro. Per ordinario i papi
dei primi secoli {50 [172]} a motivo delle persecuzioni dimoravano nelle catacombe, tuttavia
siamo assicurati che hanno qualche tempo dimorato nella chiesa di s. Pudenziana, di s. Prassede,
di s. Cecilia sino alla fine del terzo secolo. Portiamo lo sguardo più al mezzodì e vedremo la
Basilica di s. Giovanni in Laterano, che ha la bella iscrizione: Capo e Madre di tutte le chiese.
Nel palazzo annesso alla chiesa abitava Costantino quando venne a Roma. Quell'imperatore sul
principio del quarto secolo cedette prima una parte, poi tutto quel palazzo ai romani pontefici.
Essi ivi abitarono fino a quando la loro dimora fu trasferita al palazzo Quirinale. Vedetelo là il
Quirinale. Quel bel palazzo fu fatto fabbricare dai papi, e servì loro di dimora per molti secoli.
Se voltiamo l'occhio a ponente si presenta il Vaticano. Da Costantino fino ai nostri giorni, fatte
poche eccezioni, i papi dimorarono ed esercitarono il loro sacro ministero in Laterano, al
Quirinale oppure al Vaticano. {51 [173]}
Io vi assicuro che provo la più grande consolazione quando mio padre conducendomi per
le vie di Roma mi dice queste parole: O Massimino mio, ricordati bene, che noi siano fortunati,
perché, ci troviamo nella cattolica religione, e viviamo in una città abitata dai sommi pontefici da
G. C. fino a noi. Se dal regnante Pio IX andiamo di papa in papa rimontiamo fino a s. Pietro
stabilito Capo della Chiesa dallo stesso G. C. Parimenti partendo da s. Pietro, che portò il
Vangelo a Roma, noi vediamo i papi succedersi: no all'altro e' trasmettersi a vicenda il
depoposito della fede fino ai nostri giorni.
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
(V. Appendice B, pag. 91).
Le reliquie.
M. Voi, o mio buon amico, disse Massimino nel rivederlo il seguente giovedì,
discorrendo mi avete detto che eravate cattolico e adesso vi professate protestante.
S. Non protestante, ma evangelico. {52 [174]}
M. Io sarei assai curioso di sapere quale ragione vi abbia spinto ad abbandonare la vostra
religione. Avete ciò fatto per vivere più bene o più male? Se per vivere più male non occorreva
coprirvi colla maschera di una credenza religiosa, che vi conduce ad una vita cattiva. Se poi è per
vivere più virtuoso vi farei qualche dimanda.
S. Quale?
M. Mettevate in pratica i precetti della legge di Dio e della santa Chiesa in modo
esemplare da lasciar più niente da aggiugnere senza farvi protestante?
S. Caro bambino, bambino mio, io debbo dirti, che ho praticato poco la religione
cattolica; ora mi sono fatto evangelico per divenire migliore, ma sono tuttora al buio di ciò che
abbia fatto, da fare o da credere. In principio mi pareva che fosse tutto bello, tutto chiaro, ora più
studio e più mi trovo nelle difficoltà. I tuoi stessi ragionamenti.... ma adesso ci sono, andiamo
avanti. {53 [175]}
M. Adesso ci siete, ma se vi trovaste sull'orlo di un gran precipizio, non vi ritirereste
indietro? Ditemi almeno, quale cosa abbia servito di pretesto a farvi protestante?
S. Il pretesto principale è quello cotanto decantato, cioè che la Chiesa Cattolica era caduta
nell'idolatria.
M. Oh che scioccaggine! La Chiesa Cattolica ha sempre condannato l'idolatria, anzi
prima di essere accolta in questi nostri paesi dovette colla predicazione, coi miracoli e col sangue
dei martiri combattere, e con mille sforzi distruggere il culto degli Dei, e voi giudicate che abbia
abbracciato l'idolatria? Datemene qualche ragione.
S. La ragione si appoggia su ciò che i cattolici adorano i santi, le loro reliquie, le loro
immagini e questa è vera idolatria. Dio soltanto deve essere adorato siccome sta scritto: Adorerai
un solo Dio.
M. Vi hanno dato lucciole per lanterne. Voi come cattolico avete senza dubbio studiato il
catechismo; io pure {54 [176]} l'ho letto, studiato, udito a spiegare e a predicare, che noi
veneriamo i santi e le loro ' reliquie, ma non li adoriamo. Ditemi il titolo di un solo libro, o di un
solo catechismo, in cui si asserisca quanto voi dite, e poi vi dirò che quel catechismo contiene
uno sproposito.
S. Tu vuoi chiamare venerazione e non adorazione il culto, che prestate alle reliquie ed
alle immagini dei santi; ma intanto la Bibbia condanna tutte queste superstizioni. Dio è geloso,
dice nel decalogo, io solo voglio essere adorato, nè mai fate immagine o scultura di sorta.
M. Aspettate un momento. La mia Storia Sacra contiene le medesime parole, ma
aggiugne: Non ti fare statue o sculture per adorarle. Perciò noi diciamo sempre che non
adoriamo, ma veneriamo le immagini e le reliquie dei santi.
S. Ma nella Storia Sacra non si dà esempio che immagini o reliquie siano state venerate, e
noi non dobbiamo scostarci dalla Bibbia. {55 [177]}
M. Mi rincresce che non ho qui un libro del padre Perrone che ha per titolo: Il
protestantismo e la regola di fede. Là si tratta a lungo quello che voi dite, e risolve ogni
difficoltà, che possa farsi su questa materia. Tuttavia voi appellandovi alla Bibbia, vi risponderò
colla Bibbia. Ditemi adunque: L'arca dell'Alleanza era ben una immagine materiale?
S. Si era un oggetto materiale, che racchiudeva le tavole della divina legge.
M. Il popolo ebreo l'adorava?
S. No, perché adorandola sarebbe divenuto idolatra.
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
M. Dunque il popolo ebreo aveva immagini ossia oggetti materiali, che venerava senza
far male, anzi era rigorosamente comandato di rispettarla e farla venerare anche dagli altri.
S. Queste cose sono materiali sì, ma non sono immagini; non sono statue.
M. Il nostro maestro ci ha sempre detto che l'arca dell'Alleanza era una {56 [178]}
immagine che figurava il tabernacolo della nuova legge, in cui si contiene non solamente la
legge divina, ma l'autore della stessa legge, cioè il divin Salvatore. Se poi volete argomento più
specificato, ditemi ancora: vi ricordate del tempio di Salomone Vi ricordate che Dio ordinò che
si facessero due cherubini come guardie destinate a custodire l'arca santa? Il popolo venerava l'
arca, venerava que' cherubini, ma non fu mai incolpato d'idolatria.
S. Tu mi ricordi cose, che io sapeva, ma vi faceva sopra poca riflessione. Ti concedo il
culto alle immagini, ma le reliquie; ah! quelle reliquie! Sono anche queste venerate nella Bibbia?
M. Oh per la barba di Giove! Siete venuto adesso dal mondo della luna? Non vi ricordate
più, che quando alcuni israeliti portavano a seppellire un morto, spaventati dai ladri fuggirono in
una spelonca, in cui da un anno era sepolto il corpo di Eliseo profeta? Ora avvenne che la bara
del {57 [179]} defunto fu appressata alla tomba del santo profeta ed in quell' istante il morto
risuscitò. Avrebbe Iddio operato un miracolo così strepitoso, quale è la risurrezione di un morto,
se non fosse per dimostrare all'evidenza quanto gli tornò gradito il culto delle reliquie de' suoi
santi?
S. Quando sono corpi di santi si potrebbe concedere, ma gli abiti, pezzi cenciosi, sudici....
M. Che siano ceneri dei santi, siano abiti od altri oggetti che abbiano ai medesimi
appartenuti sono cose di grata ricordanza, e ci rammentano sempre le loro virtù, i loro esempi,
che dobbiamo imitare. I medesimi abiti anche sudici sono sempre un tesoro prezioso, perché
furono al contatto del corpo di coloro, che colla santità della vita si guadagnarono la gloria
celeste. Nello stesso Vangelo abbiamo non pochi esempi che ci ricordano quanto la venerazione
di tali oggetti torni a Dio gradita. Una donna gravemente inferma si strascina in mezzo alle turbe,
tra {58 [180]} se dicendo: Se io potrò anche solo toccare l' orlo della veste del Salvatore, sarò
guarita. Giunge di fatto a toccarla e sull'istante guarisce. San Paolo predicava ed operava
maraviglie da tutte parti. Non potendosi avere di presenza dappertutto, i fedeli presero alcuni
sudari o piccole lenzuola, che avevano servito a san Paolo, li avvicinavano agli ammalati, che
tutti riacquistavano la sanità. San Pietro poi dava la vista a' ciechi, l'udito ai sordi, la loquela ai
muti, la vita ai morti. Quindi a moltitudine gli ammalati erano portati a lui. Ma non tutti
potevano avvicinarsegli, perchè loro imponesse le mani o desse la benedizione. Allora studiano
la via per cui deve passare e fanno in modo che almeno l'ombra di s. Pietro cada sopra gli
ammalati. L'ombra sola bastava a farli guarire. Avete qualche cosa da osservare sopra questi
fatti?
S. Caro Massimino, ti lodo in questo tuo disinvolto parlare, e questo solo fa che io cangi
modo di pensare intorno alle reliquie ed alle immagini {59 [181]} dei Santi. Ma dimmi: 'Perché
tu parli soltanto dei fatti della Bibbia e non ricorri alla storia Ecclesiastica, in cui tu avrai
certamente lette tante maraviglie operate in virtù delle reliquie dei Santi?
M. Se fosse mestieri vi racconterei tanti esempi esposti in una raccolta di fatti edificanti
ricavati dalla Storia Ecclesiastica. Ma siccome voi volete soltanto ammettere la Bibbia, io ho
voluto combattere le vostre asserzioni colle armi, che sono nelle vostre e nelle nostre mani.
Il culto religioso.
S. Un'alterazione sensibilissima i Cattolici hanno introdotto nel culto esterno. Dio è
spirito, dice il Vangelo, ed è venuto il tempo in cui i veri adoratori lo adoreranno in ispirito e
verità. Perché dunque tanta farragine di paramentali, di altari, di candellieri, di incensieri, cotte,
rocchetti, piviali ed altro simile che riempiono {60 [182]} le vostre Chiese? Non sono meglio
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
ornate le Chiese degli Evangelici? Un edifizio pulito, alcuni banchi o sedie, una cattedra, ecco
tutto.
M. In poche parole voi mi ammucchiate mille difficoltà. Vi risponderò ad una ad fina.
Cominciatemi a dire: Credete voi che l' uomo debba prestare un culto al suo Creatore?
S. Un culto interno si, ma non esterno.
M. Credete voi che si possa prestare a Dio un culto interno senza l'esterno?
S. Io credo di sì.
M. Io credo di no. Dio comanda la preghiera vocale, ma come io posso pregare senza
muovere esternamente le labbra? O Signore, diceva Davidde, aprite le mie labbra e la mia bocca
annunzierà le vostre lodi. Inoltre Dio comanda la penitenza dicendo: Se non farete penitenza
andrete tutti alla perdizione; ma come io posso farla senza opere esterne? Dio comanda di
santificare i giorni festivi, ma come ciò io posso fare senza compiere opere {61 [183]} buone,
quelle appunto che sono comandate dal Signore?
Di più tanto lo spirito quanto il corpo furono da Dio creati; e non è giusto che amendue
riconoscano con un culto speciale il loro creatore? Anima e corpo sono destinati ad un premio
eterno, il cui conseguimento dipende dalle buone opere, vale e dire dal dare da mangiare
agli,affamati, da bere agli assetati, vestire i nudi, albergare i pellegrini, visitare gli infermi e
simili. Si possono queste cose, adempire senza atti esterni ossia culto esterno?
S. Forse tu non hai ben capito il mio pensiero. Ammetto che noi dobbiamo offerire al
Creatore gli omaggi del nostro cuore, e siccome gli atti interni devono palesarsi con azioni
esterne, ne deriva che al culto interno deve essere congiunto il culto esterno. Questo è chiaro e
ragionevole. Io per altro voleva esprimere un pensiero diverso. Intendeva di parlare delle cose,
degli apparati, dei paramentali, acquasantini, incensieri ecc. Questo {62 [184]} parmi contrario
al culto divino, che deve essere tutto spirito e verità. Niuna di queste cose vediamo registrate
nella Bibbia. Che ne dici?
M. Dico che voi volete burlarvi di me. Perciocchè voi sapete al pari di me, che la Bibbia è
ripiena di esempi di culto esterno, in cui vi furono praticati riti e cerimonie.
S. Dammene qualche esempio.
M. Comincierò da Caino e da Abele. Questi due fratelli offerivano a Dio le loro primizie;
Abele i migliori agnelli del gregge; Caino i più meschini frutti della terra. Queste cose solevano
certamente aver luogo con riti e. cerimonie.
Si legge precisamente che Enos regolò il divin culto; ossia cominciò a mettere in pratica
cerimonie determinate, con cui dovevansi fare sacrifizi al Signore. Noè uscito dall'arca eresse un
altare, ed offerì a Dio un sacrificio in ringraziamento di averlo sì prodigiosamente liberato dal
diluvio universale.
Giacobbe prese delle pietre, e con {63 [185]} esse aggiustato un altare lo consacrò,
versandovi sopra olio in omaggio alla divina Maestà. Mosè poi non solo fece sacrifizi, ma stabilì
le più minute cose spettanti al culto. Stabilì i sacerdoti, i leviti, i loro Uffizi, abiti, paramentali,
altari ecc. Se poi volete che parliamo del famoso tempio di Salomone, voi avete l'acqua
benedetta, o lustrale nel così detto mare di bronzo; avete scolture, ricami, tappeti, altari per
diversi generi di sacrifizi, candelieri, il famoso candelabro sormontato da sette branchi, il grande
altare, l'incenso, il tabernacolo......
S. Stavo ascoltando questi tratti della Bibbia, che accennano ad un culto esterno materiale
e queste erano figure le quali dovevano compiersi e cessare alla venuta del Figurato, cioè del
Divin Salvatore. Di ciò non avvi più traccia nel Vangelo, perchè con esso dovevano aver fine le
cose antiche ed essere tutte rinnovate.
M. Qui pure, o signore, voi volete celiare, quasi che ignorassi la {64 [186]} storia del
Vangelo. Ascoltate adunque: L'angelo del Signore apparve a Zaccaria in quella parte dell'anno in
cui toccava a lui di fare le funzioni sacerdotali nel tempio. Qui si parla di turiboli, d' incenso, di
profumi, di 'altari, di candelieri, di abiti pel culto, e simili. Questi fatti non appartengono al
Vangelo, al Nuovo Testamento? Quando la santa Vergine presentò il Divin Fanciullo al Tempio
tra le braccia del vecchio Simeone e compiè il dovere prescritto da Mosè, offerendo un paio di
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
tortorelle o due colombe, fece un atto di culto con cerimonie esterne? Il medesimo Salvatore
mandò i lebbrosi a farsi benedire dai Sacerdoti! Lo stesso Redentore nell'ultima cena offerì il
pane, il vino al suo eterno Padre, benedisse l'uno e l'altro, ne rese grazie, li benedisse. In fine
recitato l'Inno del ringraziamento se ne uscì dal cenacolo. Gli Apostoli andavano a fare orazione
all'ora di nona al Tempio. Forse tai cose possono praticarsi senza riti e cerimonie esterne? {65
[187]}
S. Questi fatti dimostrano certamente un culto esterno, e li trovo ben degni di riflessione.
Ma come adunque dovremo intendere le parole del Salvatore, quando disse essere venuto il
tempo in cui i veri adoratori devono adorare Iddio in ispirito e verità?
M. I fatti che vi ho esposti sono chiari e non hanno bisogno di alcuna spiegazione, e noi
certamente non saremo mai per biasimare chi fa quello, che Dio ha comandato; quello che ha
fatto lo stesso divin Salvatore. In quanto poi alla spiegazione di quelle parole: Adorare Dio in
ispirito e verità, io non sono famoso teologo per assicurarvene la. vera spiegazione. Tuttavia mi
pare che questo ne sia il senso: Fino allora Brasi adorato Dio con sacrifizi carnali, con agnelli,
vitelli e con altre offerte materiali, che si riferivano à Gesù Redentore, in cui era riposta ogni
speranza, e da cui dipendeva il valore dei sacrifizi. Tutto l'antico testamento era un complesso di
figure, di fatti, di profezie riguardanti {66 [188]} all'aspettato Salvatore. Ora questi è venuto,
perciò non più ombre, non più figure si offre a Dio, ma realtà, anzi lo stesso Figurato, che è
spirito infinito, verità per essenza. Sembrami pertanto che queste parole non altro vogliano
alludere, che alla cessazione della legge antica, la quale comandava figure, sacrifizi materiali,
carnali; cui doveva sottentrare la legge nuova, legge di spirito e di verità. Ciò noi vediamo
specialmente avverato nell'augusto Sacrificio della Messa.
Ora che vi ho esposto queste cose ditemi in buona grazia: Il vostro culto, il culto che
avete nella vostra Chiesa è simile a quello dell'antico o del nuovo Testamento?
S. Il nostro culto, a dirtela schietta, è alquanto sterile; e taluni vorrebbero mettere in
pratica il precetto di s. Paolo, che dice: Per mezzo delle cose sensibili, come sarebbero campane,
organi, altari, candelieri ecc., noi siamo sollevati alle cose invisibili; ma siamo in continue e
gravi opposizioni. {67 [189]}
M. Da quanto dite pare che gli Evangelici colla pretesa di un culto puro abbandonarono
riti, cerimonie, altari, candelieri, incensieri, paramentali dell'antico e del nuovo Testamento, per
adottarne uno che non appartiene alla Bibbia, ed è contrario a quanto prescrive s. Paolo. Culto
sterile, culto condannato dai Cattolici, tenuto in non cale dagli stessi Protestanti, che sentono la
necessità di riformarlo.
La Santa Vergine.
S. Fra le cose, che biasimano altamente gli Evangelisti, è l'adorazione alla Vergine Maria.
Adorare una donna, qualunque ne sia la virtù e la dignità, non è atto di idolatria?
M.. Qui siamo sempre nelle parole adorare, che io non ho mai potuto vedere ne'
catechismi od in altri libri, nè udire dai predicatori. Secondo il Catechismo che io ho studiato, i
Cattolici onorano ed invocano {68 [190]} i Santi come amici di Dio. Un amico del Re può
certamente ottenere favori a preferenza di uno sconosciuto, o di un nemico del medesimo Re.
Così noi miseri mortali veneriamo i Santi, come veri amici e famigliari del Re della gloria,
signore dei signori. Eglino possono intercedere presso a Dio ed ottenere grazie speciali. Fra i
Santi del Paradiso noi veneriamo la santa Vergine Maria, come madre del Salvatore, quindi la
più potente presso a Dio, la più santa delle creature, Regina del Cielo e della terra.
Questa Celeste benefattrice in tutti i tempi, in tutti i luoghi, appo ad ogni grado di persone
ha sempre dimostrata la sua potenza presso a Dio ottenendo celesti favori a quelli, che l’ hanno
invocata. Date uno sguardo sopra di Roma; quante maraviglie della B. V. Maria! Osservate la
Basilica di santa Maria Maggiore; di santa Maria in Trastevere, di santa Maria sopra Minerva;
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
mirate questa Veneranda Chiesa di Ara Coeli, la {69 [191]} bella colonna che ricorda la
definizione dommatica dell' Immacolato suo concepimento. Queste e migliaia di altre Chiese in
Roma e fuori di Roma, anzi in tutti i paesi della Cristianità proclamano altamente le glorie e la
protezione dell'Augusta Regina del Cielo e la universale venerazione di tutti i popoli.
S. Ma, caro Massimino, non ti sembra, che questo culto esagerato alla Vergine Maria sia
contrario ai libri sacri, allo stesso Santo Vangelo?
M. Mi sembra anzi che noi facciamo cosa affatto consentanea al Santo Vangelo. Noi
pregando Maria, recitiamo le parole con cui l'Arcangelo Gabriele la salutò, quando per ordine di
Dio Le annunziò il mistero della Incarnazione del Figliuolo di Dio. Dio ti salvi, o Maria, tu sei
piena di grazie, il Signore è teco; tu sei benedetta fra tutte le donne. Sarà da biasimarsi chi
indirizza alla Vergine quello che hanno detto e fatto gli Angeli? Aggiungiamo poi le parole di s.
Elisabetta, quando Maria {70 [192]} si recò in casa sua per servirla quale umile ancella: É
benedetto il frutto del ventre tuo. Faranno male i Cattolici, ripetendo le parole dell'Angelo e di
santa Elisabetta, registrate nel santo Vangelo? Mi ricordo ancora dell'altro fatto di Maria ai piè
della Croce. Allora Gesù come per darci l’ ultimo saluto, disse alla madre sua: O donna, ecco il
tuo figlio, e ciò dicendo accennava il prediletto discepolo Giovanni. Di poi voltosi a Giovanni
soggiunse: Figlio, ecco la Madre tua. Da quel tempo il santo Apostolo accettò e venerò sempre
la Vergine come madre sua. Tutti i Cattolici, tutti i Catechismi convengono che nella persona di
Giovanni debbasi intendere tutto il genere umano, e quindi la madre del Salvatore sia stata
costituita madre di tutti i Cristiani.
S. Tu mi dici delle belle cose, caro Massimino, ma non sai che cosa dirmi intorno alla
confusione, che i Cattolici fanno intorno al culto dovuto alla Vergine e a quello dovuto a Dio.
{71 [193]} Nelle Litanie, e nelle vostre preghiere dimandate grazie alla Vergine, mentre Dio solo
può concedere grazie, essendo esso autore di ogni bene, e tutte le altre creature non sono che suoi
umili servitori. Perché non distinguere le preghiere fatte a Dio da quelle fatte alla Vergine
Maria?
M. Se mai in qualche preghiera si trovassero espressioni indirizzate a chiedere grazie
direttamente a Maria, questo è sempre in modo deprecativo, vale a dire supplicando la Santa
Vergine ad intercedere per noi presso a Dio, ed ottenerci da lui quelle grazie, di cui abbiamo
bisogno.
Voi mi nominate le Litanie Lauretane. Or bene: osservaté. Quando noi preghiamo Dio
diciamo: Padre Celeste Iddio, abbiate misericordia di noi. Dio Figlio Redentore, Spirito Santo
Iddio, abbiate misericordia di noi. Ma quando preghiamo la Santa Vergine, usiamo ben altre
parole. Santa Maria, diciamo, Santa Madre di Dio, o Madre di Gesù Cristo,. pregate per noi.
Parimenti nel {72 [194]} Padre Nostro, pregando Dio diciamo: Dateci il nostro pane quotidiano,
rimetteteci i nostri debiti. Quando poi indirizziamo le parole alla santa Vergine, la supplichiamo
dicendo: Santa Maria Madre di Dio, pregate per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra
morte. Così sia
Ma voi mi sembrate commosso, avete qualche male, vi ho cagionato qualche dispiacere?
S. No, bambino mio, no, no, ma le tue parole mi ricordano
M. Vi ricordano qualche dispiacere, compatitemi, ma voi piangete, perché? Che cosa
avete, ditemelo? Io parlerò d'altro. Voi mi fate pena; non voglio offendervi.
S. O Massimino, Massimino, io sono infelice!
M. Ma perchè, ditemelo, chi sa che io non possa portar qualche conforto alle vostre pene.
S. Ho parlato con te, e nell'udirti a parlare io ricordava tutte le cose {73 [195]} da me
studiate nelle scuole, quando era di tua età, quando appunto godeva la pace del cuore, quando era
Cattolico. Nell'udirti poi a ripetere l'Ave Maria, mi ricordai delle ultime parole di mia madre
allora che stava per mandare l'ultimo respiro. Ginocchione coi miei fratelli intorno al suo letto
recitavamo colla moribonda quelle medesime parole; allora che la madre mia col morente labbro,
figlio, mi disse, figlio mio, sii costantemente divoto di Maria in vita, ed Ella sarà il tuo conforto
in punto di morte. Ma non dimenticarti di farle ogni giorno qualche preghiera. Madre, le risposi,
ve lo prometto e ve lo giuro, che non lascierò mai passare giorno in mia vita, senza innalzare
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
qualche prece alla Vergine Celeste per voi e per me. Ma misero me! Questa preghiera feci alcun
tempo, e poi la dimenticai. Da quel momento cominciai a dubitar della fede e ad essere infelice.
Oli quale dolce e nel tempo stesso amara ricordanza mi richiamano alla mente le tue parole! {74
[196]}
M. Ma se voi volete farvi di nuovo cattolico, chi ve lo impedisce?
S. Che posso mai fare? É vero che non sono di quelli, che siansi fatti evangelisti per
danaro; non feci mai cosa vile: ma i compagni, il terribile giuramento, che mi stringe ad una
società
M. Venite con me: Io vado a confessarmi da un santo ecclesiastico. É buono, tratta tutti
con bontà, vi dirà tutto quello, che dovete fare. Egli proverà gran piacere, quando sappia il
motivo, che a lui vi conduce, gli Angeli faranno grande festa in Cielo e la Chiesa Cattolica
riacquisterà un figlio perduto.
Di fatto quella sera il signor A. G. recossi dal sacerdote nominato da Massimino.
Trattarono con lui ancora di più cose; e per alcune sere si trattennero intorno al Sacramento della
penitenza.
Finalmente avendo ottenute dal Papa le necessarie facoltà, quel sacerdote ne ascoltò la
confessione, {75 [197]} diedegli l’ assoluzione, e lo ritornò alla santa Madre Chiesa. Siccome
poi egli erasi sgraziatamente fatto ascrivere ad una società, per cui non aveva più sicura la vita in
Roma, così e per evitare i dileggi di alcuni compagni, e per non cader vittima di qualche
scellerato risolvette di ritornare in patria. Prima di partire disse a quel sacerdote queste parole:
Voleva rovinare un fanciullo, ma la misericordia di Dio si servì di lui per richiamarmi alla vita
cristiana, che aveva incautamente abbandonata per seguire le massime dei protestanti, ed altro
peggio. Ciò feci per vanagloria. Intanto mi sono ascritto ad una società fatale, che presentemente
ha già venti logge sotto ad un solo capo in Roma. Ora col ritorno alla religione de' miei genitori
sono cessati i rimorsi, sono di nuovo un uomo felice; ma la prudenza vuole che mi allontani da
questa città!
Volle poi andare a salutare i genitori di Massimino; e loro raccontò per minuto quanto era
passato tra {76 [198]} lui e il loro figlio; fece ai medesimi generose offerte in danaro, perchè
facessero continuare gli studi al prezioso figliuolo. La madre restò sbalordita in pensando al
pericolo di perversione cui Massimino si era esposto. Ma tosto ne ringraziò il Signore, che di suo
figlio aveva fatto un istrumento di misericordia. Il padre poi non volle accettare nè offerte nè
regali. Io sono appositamente venuto in Roma, rispose, per assistere il mio Massimino, e colle
mie fatiche spero poterlo provvedere di quanto gli sarà necessario per la sua educazione. Il
signor A. G. volle almeno dare un bacio di riconoscenza al caro giovanetto dicendo: Addio,
Massimino; Dio ti renda fortunato; se ti occorrerà qualche cosa fammelo sapere; ricordati che mi
farai un grande piacere ogni volta mi richiedessi qualche soccorso.
Addio, mio buon amico, rispose Massimino eziandio commosso, se nel mio discorrere
avessi usato qualche motto aspro, che non conveniva ad un buon cristiano, datemene
compatimento. {77 [199]} Spero che ci vedremo ancora in terra, ma procuriamo di trovarci poi
un giorno con sicurezza a godere il premio che la nostra religione promette nella beata eternità.
Massimino prosegue alacramente gli studi; ed è tuttora la consolazione de' suoi maestri e
de' suoi genitori. {78 [200]}
Appendice A. Errore di calvino intorno allo spirito privato.
per la pagina 16.
La promessa e l'impegno di voler scrivere ed essere intesi dal popolo spesso ci costringe
ad omettere ragioni importantissime per unico riflesso che sono troppo elevate. Tuttavia non
vogliamo qui trasandare alcune parole, che dimostrino la falsità del sistema, con cui Calvino e i
suoi seguaci, si sforzano di provare o piuttosto d'illudersi che la certezza dei libri sacri è
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
solidamente fondata sulla testimonianza interna dello Spirito Santo, senza punto ricorrere
all'Autorità della Chiesa Cattolica.
Ci fanno, diceva Calvino, questa dimanda: Se voi non vi appoggiate sui decreti della
Chiesa, come potete {79 [201]} voi essere persuaso e sapere con certezza, che la Scrittura è la
voce di Dio? Calvino risponde: « Io do la medesima risposta, egli dice, come se alcuno ci
dimandasse: Onde noi apprendiamo a discernere la luce dalle tenebre, il bianco dal nero, il dolce
dall'amaro? Perciocchè la Scrittura si fa sentire in un modo non meno evidente nè meno
infallibile, che le cose bianche e nere mostrano il loro colore, e che le cose dolci ed amare fanno
sentire il loro sapore. Ammettiamo dunque, come. Cosa certa e costante, che i soli discepoli dello
Spirito Santo, cioè a dire quei che sono interiormente illuminati dalla sua divina luce, possano
fondare sopra la Scrittura una confidenza ferma e solida. Questa Scrittura è in se stessa credibile,
e per essere creduta non abbisogna nè di prove nè di argomenti; tuttavia essa non può ottenere
presso di noi la certezza, che merita, se non colla testimonianza dello Spirito Santo.» {80 [202]}
Tale è la dottrina di Calvino seguita dal comune dei protestanti; e bastano poche parole
per confutarli. Calvino asserisce che non è più difficile di scernere la Scrittura Sacra dagli altri
libri, che. il discernere la luce dalle tenebre, il bianco dal nero, l'amaro dal dolce. Non regge il
paragone. Chi non vede, che il bianco ed il nero, la luce e le tenebre, l'amaro e il dolce cadono
sotto i sensi, e che gli stessi animali irragionevoli li distinguono? Invece la Scrittura Sacra non è
cosa sensibile, bensì spirituale e divina, e 'per distinguerla niente valgono i sensi. Egli è perciò di
tutta necessità non solo una ragione dotta ed illuminata, ma ancora un tribunale infallibile
stabilito dal Divin Salvatore, e che s. Paolo chiama colonna e fondamento di ogni verità. I capi
della pretesa riforma religiosa del secolo xvi sono una prova convincente della necessità di
questo infallibile tribunale. Essi pretendono che si distinguano le. Sacre Scritture colla
testimonianza interna dello Spirito {81 [203]} Santo. Credo che i protestanti vorranno concedere
che Calvino e Lutero, capi della riforma, avevano la testimonianza interna dello Spirito Santo.
Però con questa testimonianza sono in contraddizione sopra tanti articoli principali della fede
cattolica. A mo' d' esempio: Lo Spirito Santo di Lutero interpreta queste parole del Divin
Salvatore: Hoc est corpus meum. Questo è il mio corpo: e lo Spirito Santo di Calvino crede che
questo non sia il vero corpo del Salvatore, bensì una sembianza, una memoria ecc. del suo corpo.
Vedete, che quei patriarchi della riforma sono in contraddizione. O che il Corpo di Gesù
Cristo è nell'Eucaristia, o elle non c'è: se vi è è bugiardo lo Spirito Santo di Calvino; se non v'è,
mentisce lo Spirito Santo di Lutero. Perché neppure Iddio, colla sua Onnipotenza, può fare sì che
una cosa sia e non sia nello stesso tempo, essendo Iddio la verità stessa, e non la contraddizione.
Facciamoci innanzi, e troveremo {82 [204]} quei padroni non solamente in diretta
opposizione tra di loro, ma ancora col Divin Salvatore. Gesù Cristo, nel dare la missione agli
apostoli, disse loro: Euntes, docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris, ecc. qui
crediderit et baptizatus fuerit salvus erit; qui non crediderit condemnabitur; «andate,
ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, ecc. chi crederà e sarà
batezzato, sarà salvo; chi non crederà sarà dannato. Calvino, illuminato dal suo preteso Spirito
Santo, conchiude da queste parole: qui crediderit salvus erit; chi crederà sarà salvo: e da un altro
testo: crede tantum et salvus eris; credi solamente e sarai salvo: che per salvarsi basta la fede, e
che le buone opere sono inutili, anzi ingiuriose a Gesù Cristo, che patì abbastanza per tutti gli
uomini: quindi il suo brutale principio che da sfogo a tutte le passioni: Crede fortiter et pecca
fortius, et nihil nocebunt tibi centum stupra, et mille homicidia; {83 [205]} e vuol dire: quanto
più avrai fede tanto maggiori peccati puoi liberamente' commettere; e (orrendo adirsi!) cento
stupri e mille omicidii non recheranno alcun danno all'anima tua. E non vede Calvino che
contraddice di fronte al divin Salvatore, il quale predica, dicendo a tutti gli uomini: Nisi
poenitentiam egeritis omnes similiter peribitis? Se non farete penitenza, andrete tutti eternamente
perduti. E l'apostolo s. Giacomo nelle sue epistole: Fides sine operi bus mortua est. Senza opere
la fede è morta. - Che cosa conchiudere da queste contraddizioni de' capi della Riforma
protestante, e da tante altre che si potrebbero addurre? Che senza un tribunale infallibile, stabilito
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
da Dio perindicarci qual sia la Scrittura Sacra e quale il suo genuino senso, è impossibile all'
umana ragione conoscerla ed interpretarla.
Ma dicono i protestanti: la ragione ci fu data da Dio per conoscere la sua volontà scritta:
sicchè sarebbe inutile se non potesse ottenere {84 [206]} il suo scopo. Rispondo: la ragione ci fu
data da Dio per conoscere la sua volontà, però col mezzo del tribunale da lui stabilito, altrimenti
non regge da se stessa: come le gambe ci. furono date dal Creatore per camminare, però
coll'aiuto degli occhi. Chi sarebbe così pazzo per dire: Dio mi diede le gambe per camminare,
non gli occhi, e così chiudendo gli occhi, volesse con passo accelerato porsi a correre per una
pubblica via. Di grazia, dove precipiterebbe costui?
Gli stessi protestanti contraddicono col fatto a quanto asseriscono con parole. Essi hanno
stabiliti tribunali per decidere le questioni riflettenti i loro codici, ed obbligano tutti i cittadini di
sottomettersi alle loro decisioni? Perchè l’ esperienza loro è prova, che senza un tribunale per
decidere le sentenze, i loro codici andrebbero in fumo, esposti alle arbitrarie interpretazioni dei
privati. Oh padroni! la Scrittura Sacra non è forse un codice morale, la cui interpretazione {85
[207]} è assai più difficile, che quella dei codici civili? Perché adunque non volete un tribunale
per quanto le concerne?
Questo ridicolo sistema de' Calvinisti era generalmente insegnato da Calvinisti al tempo
di s. Francesco di Sales che dovette confutarlo. Ecco gli argomenti di cui fece uso in uno scritto
sopra la parola di Dio.
Si domanda qual sia il mezzo infallibile per discernere i libri canonici. I calvinisti
rispondono: sono la testimonianza e la persuasione interiore dello Spirito Santo. Ci pare forse di
non essere abbastanza illuminati intorno ad un punto di tanta importanza? I calvinisti ci mandano
a consultare il loro interno.
« Però 1° non ignorate che Satana si trasforma in angelo di luce. Ipse enim Satanas
transfigurat se in angelum lucis (2. Cor. II, v. 14). Indicatemi dunque chiaramente con qual
segno evidente possa io discernere, se queste inspirazioni vengano dallo Spirito Santo, o dallo
spirito di menzogna. {86 [208]}
« 2º Ognuno può asserire a torto o con ragione, che sente internamente tale e tale altra
inspirazione. Eccovi un bel campo aperto ai mentitori ed ai seduttori. Io voglio giudicarvi tutta
gente da bene; ma quando trattasi dei fondamenti della mia fede, non trovo nè le vostre idee, nè
le vostre parole abbastanza sode per servirmi di base.
« 3º Chi sono quelli, cui lo Spirito Santo fa dono di questa testimonianza, o di questa
persuasione interna? Sono tutti i cristiani in generale, o soltanto alcuni in particolare? Se sono
tutti quanti i cristiani, come accade che fra tante migliaia di cattolici non v'è neppur uno, che
goda di questo benefizio? E neppur io credo che abbiate la tracotanza d'asserire, che tra voi tutte
le donne, tutti i contadini, ecc. ricevano questa luce interna. Se mi rispondete, che non viene data
che ad alcuni, vi dico di palesarmi il segno, col quale potrò conoscere questi felici privilegiati, e
distinguerli dal rimanente degli uomini. {87 [209]}
Volete voi che io creda a chiunque dicesi di questo numero? Se la cosa è così, una larga
via è aperta a tutti i seduttori.
« 4° Mettete la mano sopra la coscienza, e ditemi se veramente credete che questa
persuasione interiore sia il mezzo stabilito da Dio per discernere le Sacre Scritture? Sapete che
Lutero fa poco caso dell'Epistola di s. Giacomo, e che Calvino la riceve. Spiegatemi perché la
testimonianza dello Spirito ha persuaso all'uno di rigettare ciò che ha persuaso all'altro di
ricevere? Ma direte forse che Lutero s'è ingannato; un seguace di Lutero mi dirà al contrario che
Calvino venne illuso sopra questo oggetto. A quale dei due debbo io credere? Voi gli opponete la
vostra persuasione; egli vi opporrà la sua. Cosicché sarete tenaci amendue della vostra
persuasione, senza verun mezzo di por termine alla disputa. E vorrete voi farmi credere, che tale
è la via, per la quale Dio conduce gli uomini al discernimento dei libri {88 [210]} sacri? No; Dio
è la sapienza stessa e non ha stabilito una regola, che lascerebbe un campo libero ad ognuno per
ricevere o rigettare nella Scrittura ciò che gli piacerebbe. Imperciocchè se è permesso a Calvino,
allegando la sua persuasione interna, di rigettare i due libri de' Maccabei perché non è permesso
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
a Lutero di rigettare l'Epistola di s. Giacomo, a Carlostadio di cancellare il cantico dei cantici,
agli anabattisti di non riconoscere il Vangelo di s. Marco, e ad alcuni altri di negare la Genesi e
l'Esodo? Ed in vero, se basta asserire che si fa con una persuasione interna, tutti asseriranno così,
e perché si crederà più all' uno che all'altro?
«Bisogna che vi faccia conoscere gli artifizi del nemico della salute. Vi ha tolto il rispetto
per l'autorità della tradizione, della Chiesa e dei concilii. E che rimane ancora? Quello della
Scrittura Sacra. Se avesse voluto toglierlo simultaneamente, avreste aperti gli occhi, e sareste
stati allarmati {89 [211]} sopra questa distruzione del cristianesimo.
Lo ha dunque lasciato, però introdusse un mezzo, che a poco a poco' ne distruggerà
l'effetto, ed è quella persuasione interna, coll'aiuto della quale ognuno può ricevere o rigettare ciò
che gli aggrada.»
(Fin qui s. Francesco di Sales). {90 [212]}
Appendice B. Sul luogo della dimora de' Papi in Roma.
per la pagina 52.
Da S. Pietro a S. Melchiade. (33-312).
La dimora dei papi a Roma è certamente argomento grave della loro successione nel
pontificato; perciò crediamo assai a proposito dare qui un cenno intorno ai luoghi in vari tempi
da loro abitati.
S. Pietro l'anno 33 dell'Era volgare con l'intervento di Maria Vergine, di undici apostoli e
di cento venti fedeli o discepoli nel cenacolo del monte Sion elegge un successore a Giuda
Iscariota nell'apostolato (atti degli apostoli cap. 1, 15-26). Predica, giusta il Baronio (annales
Eccles.) nella città di Gerusalemme il Vangelo {91 [213]} circa tre anni. Tenne di poi sette anni
la sede in Antiochia e sul finire dell'anno 44 andò a Roma, dove li 18 gennaio del 45 stabilì la
primazia dell'apostolato e la sede suprema del sacerdozio. Appena egli cominciò ivi a predicare
la fede di G. C. subito gli divenne discepolo il senatore Pudente, il quale condusse il santo
apostolo nella propria casa sul monte Viminale, oggi chiesa di s. Pudenziana, ed ove s. Pietro
gittò le fondamenta della Chiesa Romana come si legge nei Bollandisti al 2 maggio.
I papi successori di s. Pietro fino a s. Melchiade abitarono nella casa di s. Pudente, di
santa Prassede, di s. Cecilia. Ma per le persecuzioni, che infierirono nei tre primi secoli contro ai
cristiani, i papi eziandio erano costretti a dimorare nelle catacombe. {92 [214]}
Palazzo Lateranese. Da S. Melchiade a Benedetto XI. (312-1303).
Costantino, dopo la, vittoria conseguita l’ anno 312 contro il cognato Massenzio, abitò il
palazzo Lateranese, destinandone una parte a dimora di Fausta sua moglie. La quale a richiesta
del marito lo concesse a s. Melchiade. Ottato di Milevi nel lib. I contro Pormeno dice che i
vescovi venuti a Roma a concilio l'anno 313: Una convenerunt in domuni Faustae in Laterano. Il
Severano (Memorie sacre p. 494) dice l'imperatore abbia di poi donato tutto il palazzo
Lateranese a s. Silvestro I successore di s. Melchiade. - Dopo di s. Silvestro nel gran Patriarchio,
già antichissima abitazione della nobile famiglia di Plauzio Laterano, dimorarono per quasi dieci
secoli i romani pontefici, tranne alcune interruzioni, in cui furono in Orvieto, Viterbo, Perugia,
Anagni ed altri luoghi fino a Benedetto XI. {93 [215]}
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
Palazzo Vaticano.
Il Borghi, (Memorie, t. 3, p. 259) afferma che i pontefici oltre la principale residenza nel
Laterano, verso la fine del V secolo incominciarono talvolta a dimorare presso il Vaticano. Si
tiene per certo da tutti gli scrittori, che i papi da s. Liberio del 352 fino a s. Simmaco (498)
abbiano abitato il palazzo congiunto alla basilica Vaticana, laonde 'sembra che s. Simmaco non
ne fosse l’ edificatore, ma il ristoratore. Dal Novaes si apprende che Eugenio III del 1145 fu il
primo a fabbricare ossia a ristorare ed ampliare il palazzo vicino alla basilica di s. Pietro e vi
abitò. Abitarono pure in seguito in Vaticano, almeno per qualche tempo, Adriano IV, Nicolò IV,
Bonifacio VIII, come attestano le loro Bolle colla data Apud s. Petrum (dal 1159-1303). {94
[216]}
Da Benedetto XI a Gregorio VIII. (1305-1590).
Il primo papa eletto nel conclave Vaticano fu Benedetto XI, morto in Perugia. Clemente
V (1305) stabilì la residenza papale in Avignone, ove dimorarono sette successori. In quello
spazio di tempo il palazzo Vaticano venne occupato dai vicari legati, che i papi spedivano in
Roma. Gregorio XI il 17 gennaio 1377 restituì la residenza papale a Roma nel Vaticano. Il suo
successore Urbano VI alternò l'abitazione fra il Vaticano ed il palazzo di s. Maria in trastevere.
Dal 1389 fino al declinare del secolo xvi i romani pontefici continuarono a regolarmente
dimorare nel Vaticano, quando non ne furono impediti dagli antipapi, i quali in quest'epoca
turbarono non poco la pace della Chiesa. {95 [217]}
Palazzo Quirinale. (1590-1850).
Gregorio XIII diede principio al palazzo Quirinale, fu il primo che qui morisse nel 1590,
ed il primo, le cui ceneri siano state deposte nella vicina chiesa dei ss. Vincenzo e Anastasio,
come praticasi tuttora, sebbene i pontefici muoiano al Vaticano. Gregorio XIV stabilì meglio la
separazione delle funzioni delle coronazioni e possesso, poiché colla erezione del palazzo
Quirinale, era cessato il motivo per cui i papi, dopo coronati in Vaticano, subito si recavano al
Laterano pel possesso e vi restavano ad abitare. Clemente VIII nel 1592 fu il primo che partì dal
Quirinale per la funzione del possesso; tuttavolta altri successori partirono dal Vaticano, e Pio VI
per l'ultimo. Nel secolo XVII i papi abitarono ordinariamente nel Quirinale, per la salubrità
dell'aria {96 [218]} ch'ivi spirava a preferenza de 'luoghi ove erano gli altri palazzi pontificii. Per
questo medesimo motivo (come ricavasi dalla collezione dei Diarii di Roma incominciata nel
1716) i pontefici del secolo scorso dopo la incoronazione passavano dal Vaticano al Quirinale
ove abitavano. Pio VI eletto nel 1775 al 15 febbraio, il 30 giugno, previa la visita della contigua
basilica, dal Vaticano passava ad abitare il Quirinale. Il 18 novembre 1797 da questo palazzo si
restituiva al Vaticano.
Secolo XIX.
Pio VII eletto nel 1800 in Venezia, il 3 luglio passò ad abitare il Quirinale e vi stabili
ordinaria residenza. Leone XII eletto pel primo nel Quirinale il 28 settembre 1823, ivi rimase.
Passò poi ad abitare il Vaticano il 7 viaggio 1824 e vi restò finché visse. Pio VIII eletto il 31
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
marzo 1829 dimorò al Quirinale; {97 [219]} ma il 5 aprile si recò a risiedere nel palazzo attiguo
alla basilica Vaticana, e ritornò a quello dopo la festa di san Pietro. Gregorio XVI nel lungo suo
pontificato circa la metà di ottobre dal Quirinale passava al palazzo Vaticano, poscia nei primi di
luglio dal Vaticano recavasi al Quirinale. Finalmente il regnante Pio IX eletto il 16 giugno 1816
nel Quirinale, in questo palazzo fece la sua ordinaria residenza solo passando a dormire nel
Vaticano il mercoledì, giovedì, venerdì e sabato santo per le funzioni della Settimana Santa.
Partito da esso e da Roma il 24 novembre 1848, ritornava alla sua sede al 12 aprile 1850 fissando
sua dimora al Vaticano dove tuttora abita correndo l'anno 28 del suo pontificato, 1874. {98
[220]}
Grazie ottenute, da Maria Ausiliatrice
Sardegna, 2 novembre 1873
REVERENDO PADRE,
Sentii, che Ella sta compilando una nuova edizione delle Maraviglie della Madre di Dio;
per questo motivo è che mi permetto di scriverle, onde tosi pagare alcuni debiti contratti colla
Beata Vergine.
Or volge appena un anno l'unica mia sorella fu colpita da grave malattia, che col volgere
di pochi tramonti la conduceva all' orlo della tomba. Nessun trovato dell' arte salutare prevalse
nemmanco ad alleviare i dolori e gli spasimi dell'agonizzante; {99 [221]} lascio immaginare, se
avrò fortuna, a chi mi leggerà, in qua le costernazione fosse la famiglia. per il miserevole stato di
mia sorella; tutti piangevamo; in quel momento di dolore, vennemi come un'ispirazione dal cielo,
lui sovvenni quanti miracoli la Vergine Santissima e quante grazie e favori Ella dispensava a citi
l'invocava, mi raccolsi in me stesso, c rannicchiatomi in un cantuccio, coll'animo entusiasmato e
colle lagrime agli occhi, pregai caldamente e con fervore la Salus Infirmorum, feci voto che se
mia sorella guarisse scriverci alla S. V. ed intanto consacrava nove giorni, recitando in ciascun
giorno, tre Pater, tre Ave, tre Gloria Patri, e tre volte l’antifona Salve Regina; ed oli portento
divino! l'ultimo giorno della novena lo stato di mia sorella d'un subito migliorò, cadde prima in
dolce assopimento, e svegliatasi sentissi meglio, chiese da mangiare, e dopo alcun i dorai di
convalescenza, ell'era guarita perfettamente. Ma ohimè, come gli nomini si dimenticano presto
dei {100 [222]} benefizii ricevuti; dopo la guarigione di mia sorella, io non adempiva al voto
pronunciato. Ma la Vergine Santissima non avea così presto dimenticato, e dopo alcuni mesi mia
sorella ricadeva nella malattia primitiva accompagnata dagli stessi spasimi, dai medesimi dolori;
sicché il medico ne designò imminente la morte, e segretamente disse che quel giorno dovea
esser l' ultimo di vita di mia sorella. Allora sì mi rammentai quanto avea promesso, e quanto
male cagionava col non l’ aver adempito; oli quanto mi pentiva d'aver ciò fatto! però mi
sovvenne elio la Vergine è Virgo Clemens, pregai nuovamente con fervore, e piansi lagrime di
pentimento e contrizione, rinnovando la già fatta promessa. Oh quanto è Ella pietosa e potente,
Virgo Clemens, Virgo Potens; difatti mia sorella veniva di bel nuovo miracolosamente guarita.
Infinito altre grazie ho io ottenute dalla Vergine Santissima, e non minori, e che se la
Vergine non fosse, io giammai avrei potato godere. Fra {101 [223]} le altre, non ha guari, che
fili guarito istantaneamente, dopo aver invocata la Vergine, da un forte ed acuto dolore al
ginocchio sinistro; il qual dolore tenevami da tanti giorni inchiodato nel letto, senza potermi
muovere; ebbene ho invocata la Vergine Santissima, e senza alcun apparato medico, io guariva,
come dissi, istantaneamente.
Ecco, Padre Reverendo, il motivo per cui ho scritto, ed ho speranza che a quest'ora me ne
avrà perdonato l'ardire.
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
Valga questa mia dichiarazione a rendere sempre più glorioso e manifesto il nome
dell'augusta Madre di Dio; possa il Cielo dar lume a me, a lei ed a tutto il genere umano, e
largirci tutte quelle grazie che fanno bisogno per omnia secula seculorum. Amen. {102 [224]}
Alice Superiore 24 Dicembre 1873.
MOLTO REVERENDO SIGNORE,
Nel testò scorso mese di luglio stavo leggendo uno de' suoi libretti delle Letture
Cattoliche, e trovai nel medesimo, elle una sgraziata giovanetta travagliata da lungo tempo da
gran male agli occhi, aveva provato inutili tutti i rimedii dell'arte. Pensò allora di ricorrere al
Cielo per ottenere una grazia, elle non aveva potuto ottenere coi mezzi umani. A tal uopo fé' voto
di fare un regalo alla Madonna sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, elle si venera in Torino nella
Chiesa a Lei dedicata. E con mio gran contento trovai pure elle la pietosa Vergine erasi degnata
di ottenere a quell'infelice il sospirato favore, la perfetta guarigione cioè dell'acerbissimo male
agli occhi.
Or avendo io due gravissimi e pericolosissimi affari, dal mal riuscimento dei quali me ne
sarebbe ridondato {103 [225]} grandissimo danno pensai ancor io, dietro l'esempio di quella
giovinetta, di far voto di un regalo alla stessa Chiesa in Torino se quegli affari avesser preso uno
scioglimento a me favorevole. Mi passò in seguito per la mente molte volte il voto fatto, e
sempre lo ripetei con maggior risoluzione di adempirlo. La pietosissima Vergine accolse il mio
voto. Pochi giorni dopo per una via totalmente inaspettata il più grave dei due miei affari si
sciolse con mia quasi piena soddisfazione; e nel mese di novembre or passato si sciolse il
secondo pure in modo soddisfacente. Quindi mi fo ora un dovere di adempiere al mio voto con
tutta la contentezza del cuore ringraziando Maria, Aiuto dei Cristiani, del livore ottenutomi dalla
Bontà divina.
Le invio pertanto il dono promesso e la prego a volerlo impiegare in quel modo, elle la S.
V. Molto Rev.da crederà bene pel decoro della SS. Vergine, elle si onora nella sua Chiesa.
All'unico fine di dar gloria a Dio ed a Maria le ho fatto noto la causa, {104 [226]}
l'occasione del mio voto, e non cesserò mai di predicare Maria, Aiuto dei Cristiani, sempre
pronta ad esaudirci in tutti i nostri bisogni anche temprali, se a Lei ricorriamo con fiducia.
Intanto colgo occasione di dirmi colla più profonda stima
Della S. V. molto Rev.da
Devot.ma serva : D. G. M. {105 [227]}
Con permesso dell’Autorità ecclesiastica. {106 [228]}
Indice
Cenno storico intorno a Massimino
I lupi
La Chiesa Cattolica e la riforma protestante
Capo visibile della Chiesa
Le reliquie
La Santa Vergine
Appendice A per la pagina 16
Errore di Calvino intorno allo spirito privato
pag. 3
9
16
40
53
68
79
ivi
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Don Bosco – Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio
Appendice B per la pagina 52.
Sul luogo della dimora de 'Papi in Roma
Palazzo Lateranese
Palazzo Vaticano.
Palazzo Quirinale
Secolo XIX
Grazie ottenute da Maria Ausiliatrice
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ivi
93
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