Don Bosco - Vita del sommo pontefice S. Callisto I
a risplendere con miracoli luminosissimi. Quando poi Notingo ebbe compiuto il monastero
vennero dalle città vicine molti sacerdoti, diaconi e gran folla di popolo festeggiante per andare
incontro ed ossequiare un tanto patrono. Elevando pertanto l'urna più in alto del luogo in cui
giaceva, la portarono fino all'atrio della chiesa. Colà deposero il feretro delle venerande reliquie.
Ivi fu fatta orazione e impartita al popolo la benedizione; ma quando i sacerdoti presero il
sacro deposito, in nessuna maniera poterono elevarlo da terra. Essendosi {47 [119]} a ciò
impiegati altri e poi altri diaconi e sacerdoti per trasportarlo, lo Spirito Santo lo aggravò di tanto
peso, che il corpo del servo di Dio rimase immobile. I portatori e tutta la circostante moltitudine
di popolo erano pieni di stupore, e non sapevano che fare, quando un prete togliendo la cassa la
riportò nella chiesa come se non ne avesse sentito verun peso, e la depose nel luogo di prima.
Vedendo tutto il popolo il miracolo operatosi, temettero e glorificarono Iddio, che è mirabile ne'
suoi santi, e misericordioso co' suoi servi.
In quel tempo il principe Everardo, di cui abbiamo parlato, avendo saputo quanto era
avvenuto riguardo a S. Callisto, chiese al vescovo Notingo di avere e trasportare le reliquie di S.
Callisto in un monastero che esso aveva bellamente costrutto in Cisonio, paese vicino alla città di
Fornaco. Quell'uomo di Dio, avuto prima il consenso della Sede Romana, appagò il Duca nella
sua domanda. Allora Everardo pieno di gaudio rese grazie a Dio, e preparata ogni cosa che
pareva atta ad affare di tanta importanza, servendosi dei sacerdoti, diaconi, e di tutto il clero
accompagnato dalla moltitudine dei fedeli, sollecitava il {48 [120]} trasporto di tali reliquie.
Detta l'orazioni;, quando tutti ad una voce ebbero risposto: Amen: lo sollevarono come aggravati
da nessun peso, e cantando inni e lodi, lo portarono di nuovo fino all'atrio della chiesa. Datasi
colà la benedizione a coloro che dovevano portarlo, se ne partirono.
Percorsi diversi luoghi pervennero ad una città, detta S. Quintino, che trovasi nelle parti
orientali della Francia. Eravi quivi una donna cieca dalla nascita, la quale avendo sentito a dire
che le reliquie di S. Callisto stavano per passare presso a quel luogo, fattasi condurre da un
servo, seguì il viaggio del Santo. Intanto i portatori giunti ad un luogo, che chiamasi Selva
dell'Aquila, trovarono conveniente passare ivi la notte, e lo deposero nella chiesa. Fu quivi
annunziato che alcuni fratelli, essendo fra loro in discordia per l'eredità, cercavano la morte l'uno
dell'altro. Condotti a quella chiesa, per via si mostravano vie più accesi d'iniqui pensieri, d'ira ed
invidia come Caino fratricida: ma essendosi fermati alla presenza del martire, un timore divino
cosi li sorprese che si prostrarono col volto a terra chiedendo perdono de' loro falli. Allora tutti
resero grazie {49 [121]} a Dio, che salva tutti e vuole che niuno perisca. Da quel giorno in poi
quei fratelli cominciarono a vivere insieme concordemente. In testimonianza di questo miracolo
gli abitanti di quel paese piantarono una croce in quello stesso luogo ove il santo aveva riposato,
la quale rimane ancora oggidì nel medesimo luogo.
Intanto la donna cieca, tenendo dietro al santo, nel giorno seguente pervenne a quel
luogo; e udendo che le venerande reliquie avevano quivi riposato e che un miracolo vi era stato
operato, andò a toccare e baciare la croce del Signore, e ciò facendo si addormentò. Quando poi
si svegliò, aprì gli occhi e chiaramente vide tutte le cose come se mai non avesse patito alcuna
sorte di cecità. La fortunata donna, lieta oltre ogni credere di essere così miracolosamente
guarita, accelerò il passo per giungere presto al luogo stabilito per dimora permanente di quel
sacro deposito. Appena giunta, in segno di gratitudine dedicò il suo servo e se stessa al servizio
della chiesa del nostro Santo. Quando poi i portatori delle sante membra accompagnati da tali
miracoli giunsero a Cisonio, sorse tutto il clero e tutto il popolo {50 [122]} dei luoghi vicini, e
andavano incontro al Santo, e genuflessi benedicevano Iddio, e invocavano la sua misericordia.
Allora tutti concordemente con armoniosi canti ed inni accompagnarono le ceneri del
Santo Martire al sito destinato, e i portatori lo collocarono in una tomba preparata, dove per
divina potenza operò molti miracoli come noi narreremo. Questi accaddero nell'anno del Signore
854. Dopochè i popoli vicini conobbero che era venuto il santo martire Callisto in quelle loro
parti, e udirono i miracoli che il Signore per mezzo di lui aveva operato per via, gli infermi di
ogni genere a caterve presero a visitare il luogo dove riposava, affinchè pei meriti ed
intercessione del Santo fossero liberati dai loro mali, e resa ai corpi la sanità li rendesse più forti
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