Don Bosco - L'Oratorio di S. Francesco di Sales ospizio di beneficenza
Pallavicini Ignazio, Relatore. - Analoga per l’oggetto ed il fine che si propone a quello
che teste ebbi l’onore di riferirvi, sebbene differisca alquanto nei mezzi da adoperare, trovasi la
petizione numero 48, che appartiene al distinto e zelante ecclesiastico di questa Città, Sacerdote
Giovanni Bosco. {13 [269]} Anch’egli desideroso del vantaggio di tanti giovanetti forviati, ed in
pari tempo di tutta intera la società, dedicossi già da qualche anno, coll’annuenza dell’Autorità
Ecclesiastica e Civile, a radunare nei dì festivi ed in diversi luoghi giovinetti dai 12 ai 20 anni, e
ben 500 frequentano l’Oratorio situato in Valdocco.
Quivi non capiendonè più pel crescente numero, or son 3 anni, un altro ne apriva a Porta
Nuova e da ultimo un terzo in Vanchiglia, ed in questi tre luoghi con istruzioni e scuole e
ricreazioni si inculca il buon costume, l’amore al buono, il rispetto alle autorità ed alle leggi
secondo i principii della Nostra Santa Religione, cui hannosi ad aggiungere le scuole convenienti
intorno ai principii della lingua Italiana, Aritmetica e Sistema Metrico, ed in fine un Ospizio
aprissi per ricoverare 20 o 30 giovani dei più abbandonati e necessitosi.
L’Opera santa si sostenne così coi soccorsi di zelanti e caritative persone ecclesiastiche e
secolari, che la Città di Torino non si rimane indietro in fatto di pii Istituti e di pie largizioni a
prò del povero e dell’ignorante.
Ma le spese crebbero ogni anno e l’Esponente è gravato dal fitto de' locali che ascende a
L. 2, 400; da quelle della manutenzione dell’Ospizio e della rispettiva Cappella, cui aggiungonsi
le quotidiane spese che l’estrema miseria di parecchi fanciulli rende indispensabili, e quindi
trovasi costretto a cessare la continuazione di sì lodevole Istituto, troppo di frequente dovendo
ricorrere alle persone che finora lo beneficarono. Egli vorrebbe pertanto che il Senato prendesse
in benigna considerazione un’opera sì proficua e che la sostenesse colle sue deliberazioni.
La Commissione non accontentossi di quanto veniva esposto dal Petizionario; e, benchè
avesse già conoscenza di sì salutare Istituzione, nondimeno procurossi maggiori cognizioni, e
risultolle che oltre i doveri religiosi che vi si praticano nei dì festivi a vantaggio di tali giovanetti,
ai quali eziandio porgesì la necessaria istruzione, i benemeriti fondatori altro scopo si erano
prefisso, e quello si era di insegnar loro, oltre le cose già dette, il disegno lineare, la Storia Sacra,
la Storia Patria e le nozioni della legge adatte al popolo, cui si sarebbe aggiunta la Ginnastica,
giuochi di destrezza, corse, ecc.
Si pensava ben anco di eccitare l’emulazione con qualche esposizione di oggetti d’arte, di
industria, di dar qualche accademia e distribuire premii. Tutto ciò volevasi fare, ma non tutto
potè {14 [270]} praticarsi per la deficienza di mezzi e per le sorvenute critiche vicende. L’idea
che vi accennai di una tale Istituzione da sè manifestasi per eminentemente religiosa, sociale,
proficua, senza che abbia da spendere molte parole per persuadervene. Danno gravissimo
sarebbe per la città tutta quanta, se a vece di prosperare tale Istituzione e conseguire quello
sviluppo che si erano proposto quei buoni amici del popolo, che la coltivano, dovesse
interrompersi o perdersi affatto per non trovar braccio soccorrevole che sostenga anche quel
bene, quantunque incompleto che sinora conservasi. - La vostra Commissione crederebbe di
mancare a se stessa, al Senato che l’onorò di sì apprezzevole incarico, alla Società, se con tutta la
convinzione del suo animo non vi proponesse di inviare simile istanza al Ministro dell’Interno,
acciocchè voglia venire efficacemente in soccorso d’un’Opera sì utile e vantaggiosa.
Giulio. - Con mio profondo rincrescimento adempio per la seconda volta ad uno
spiacevole dovere, quello di impedirvi di entrare in una via, nella quale tutti siamo tratti dal
proprio cuore, la via della carità legale, via credo funesta, via nella quale spero che il Senato non
vorrà entrare a proposito di una petizione.
Io propongo ancora su questa petizione l’ordine del giorno.
Sclopis. - Le considerazioni esposte per la seconda volta dal mio onorevole Collega, il
Signor Senatore Giulio, toccano sicuramente ad una delle più grandi questioni che si agitano
oggidì nella Società Europea. Non è questo ne il luogo, ne il tempo di discuterla; ma forse
sarebbe, non dirò pregiudicar la questione, ma uno scoraggiare quegli Istituti che (provenienti da
beneficenza privata), intendono a sopperire ad una lacuna immensa che è nella nostra Società
attuale, se il Governo non desse qualche soccorso.
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