Don Bosco - Novella amena di un vecchio soldato di Napoleone I
Bene, dissero gli altri, noi gli teniamo il bicchiere. Intanto si portano {40 [264]} più
fiaschi: le bottiglie spariscono in un baleno; i bicchieri si rinnovano ad ogni momento, ma quello
di papà Trombetta è sempre pieno e non mai vuoto. Intanto egli ride e facezia più forte degli
altri.
I convitati vedendo la sua astinenza continuata, non sanno a qual partito appigliarsi per
giungere a sommergere nel vino la ragione del vecchio militare, colui che altre volte con tutta
facilità si lasciava mettere in ciampanelle.
Chi sa dove sia andato, con chi abbia parlato questo vecchio bamboccio? Com'è
possibile, egli altre volte sì debole per una bottiglia, ora egli è si costante e sì forte contro di essi?
Coraggio, dissero tra di loro, il caffè è il suo Dio: andiamolo a prendere colà. Si recano le
tazze e si riempiono. Trombetta accetta con piacere la sua tazza, ma tuttociò non è ancora l'affare
dei congiurati. Trombetta si accorge delle loro trame; e per compiacenza non ne beve che alcune
gocciole. Gli amici vedendo il caffè nel piattello {41 [265]} ordinario, facendo la cosa con molta
riservatezza, passano a servire con ogni sorta di liquori, specialmente di quelli che sapeano
tornare di maggior gusto al nostro militare; ma egli se ne lascia versare in piccola quantità nel
bicchierino, e senza gustarne ride e parla di tutt'altra cosa.
Costretto come un povero diavolo ad essere vinto da un divoto, e senza aver parola a dire,
il più coraggioso della brigata va gridando: Orsù, vecchio valoroso, bisogna bere con me,
altrimenti ti spezzo la pipa. Oh, oh! dice tranquillamente Trombetta, va dunque a sederti, e non
incommodarti per sì piccolo affare.
- Ah ! Credi forse che io burli? Eccoti una prova del contrario; e ciò dicendo gli lancia un
forte pugno sopra la faccia.
Trombetta agile come un fulmine si alza, si slancia sopra il suo aggressore, e con una
mano gagliarda lo prostra a terra, e mettendogli il piede sopra la gola, si dispone a fargli passare
un quarto d'ora in quell'atteggiamento: {42 [266]} allorchè ricordandosi che egli era Cristiano, e
che perciò egli doveva perdonare: Basta, gli dice, io potrei fiaccarti come una mela cotta, ma
alzati, io ti perdono.
Dammi la mano, gli dice il suo avversario, tu sei un buon ...
Bravo, bravo, si grida da tutte parti.
Da questo momento tutto è finito; Trombetta senza boria e senza ostentazione aveva
dimostrato ciò che egli era, e che niuna cosa avrebbe potuto fargli cangiare risoluzione. Allora fu
lasciato tranquillo, lo amarono, e lo stimarono più che prima.
Ecco là un uomo forte, si andava dicendo, il quale non ha pelo sulla lingua, e che va
francamente pei fatti suoi. Diffatto in questo giorno Trombetta aveva saputo vincere tre vizi
capitali: il rispetto umano, non lasciandosi abbattere dagli schiamazzi de' suoi amici;
l'ubbriachezza, non cedendo alle istanze importune de' suoi compagni malgrado le antiche sue
abitudini, la vendetta, perdonando generosamente e di buon cuore un insulto {43 [267]}
grossolano, di cui poteva a suo arbitrio vendicarsi.
Dopo una giornata di vivi combattimenti contro alle antiche sue abitudini entrato egli in
se stesso andavasi dimandando: io altre volte così debole, donde mi è venuta la forza, di cui oggi
ho fatta prova? Dio solo, egli diceva, Dio solo è capace di questo prodigio. In questa maniera
egli ringraziava Iddio colla fervorosa preghiera della sera dei favori segnalati concessigli in
quella giornata, supplicandolo di continuargli l'efficace sua assistenza in tutte le circostanze, in
cui egli avrebbe avuto bisogno di soccorso.
Così e colla preghiera e col soccorso della grazia di Dio egli riformò a poco a poco le sue
cattive inclinazioni, e seppe far tacere i suoi antichi nemici, e colla energia del suo carattere
giunse a vincere la colpevole abitudine del bere eccessivamente, e perdere il suo tempo
all'osteria. Nulla fu cangiato nelle sue occupazioni ordinarie: ciò che faceva prima, continuò a
farlo dipoi, solamente migliorò i suoi costumi. {44 [268]} Per esempio, miratelo in chiesa,
sapendo che è alla presenza di Dio, egli dice tra se stesso: se io fossi alla presenza
dell'Imperatore, certamente non farei il buffone, e se io avessi bisogno di qualche cosa, non
ometterei l'occasione per dimandarla. Con questi pensieri sia che assista alla messa, sia che
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