Don Bosco - Pratiche divote per l'adorazione del SS. Sacramento
vestiti, o sconciamente adorni; e ciò si faccia mostrandoci, 1° con abiti decenti ed onesti, per
onorare Gesù Cristo collo stesso ornamento; 2° senza pompa e vanità; perchè essendo Gesù
Cristo umiliato in questo Sacramento sotto le specie di pane e di vino sarebbe in certo modo fare
insulto alla sua umiliazione ed all'estrema povertà che ha sempre praticata in tutta la vita
l'avvicinarci a lui con pompa e vanità. Il demonio, dice s. Pier Damiano, si pasce delle vanità
degli abiti pomposi, e Gesù Cristo si compiace degli abiti modesti e umili. Inoltre si pensi al
grande {18 [270]} atto che si fa sul punto in cui si riceve Gesù nel nostro cuore, e si procuri di
accordare l'esterno stato del corpo con quello dell'anima. Ciascuno si accosti ginocchioni, senza
armi, senza bastone, tenendo il corpo diritto, ben composto e rispettoso, i sensi raccolti, la testa
ferma, gli occhi bassi, la bocca mediocremente aperta, la punta della lingua sul labbro, e la
tovaglia stesa colle due mani sotto al mento, per raccogliervi la santa Ostia, o qualche
frammento se per disgrazia venisse a cadere. Così colla dovuta modestia e decente positura del
corpo, rifletteremo che siamo poveri pezzenti e per grazia singolare del Dio della gloria, veniamo
ammessi alla mensa celeste, alla quale gli angioli assistono con sommo rispetto e riverenza;
stiamo sicuri che abbondanti saranno le grazie che ricoveremo a santificazione dell' anima
nostra. Quando poi si è ricevuta la santa comunione, ciascuno fatta profonda riverenza all'altare
si ritiri a posto, trattenendosi senza dissipazione in dolci colloqui con Gesù Cristo. Laonde quei
che vanno via quasi subito fanno male, se non vi è vera necessità che li prema a partire, perchè
fanno affronto a Gesù, e perdono in gran parte il frutto della comunione.
Riguardo al tempo da trattenersi con questo ospite divino dopo la comunione, è vero, non
è determinato, ma pensiamoci, che più {19 [271]} ci tratteniamo, meglio è; però secondo le
occupazioni e la divozione che si hanno, ognuno si trattenga un'ora, o mezza, o almeno un quarto
finchè le specie sacramentali siano consumate dal calor naturale.
Siccome poi non vi ha tempo più propizio per domandare grazie all'infinita bontà e
misericordia di Dio, approfittiamoci dell'occasione e stringiamoci al petto questo amato Gesù.
Sottoponiamo alla bontà di Gesù le tante nostre necessità. Non abbiamo che da volger
uno sguardo intorno a noi e non ci mancheranno motivi di ricorrere alla generosità sua. Bisogni
spirituali, bisogni temporali, bisogni per noi stessi, bisogni per la famiglia, pericoli da evitare,
grazie da ottenere, lagrime da rasciugare, vittorie da conseguire, tentazioni da superare, oh
quante altre necessità sconosciute per lo più alla comune degli uomini, ma tanto più note a chi ne
sente il peso, fornirebbero materia abbondante alle nostre suppliche! Se si trattasse solo di
bisogni temporali, se un gran signore offrisse ad un mendico ampia libertà di rovistare a piene
mani ne' suoi scrigni, che direste di questo mendico se invece di approfittare di si bella occasione
impadronendosi di quei tesori venisse a domandare a' miei lettori cosa abbia da fare? Or bene
Gesù sacramentato rivelò a s. Teresa che il modo più grato con cui si potesse ringraziarlo {20
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più bella gemma che adorni il diadema dei regnanti, come vorrà in questa lasciarsi vincere Gesù
re del re?
Dopo questi atti di adorazione, di ringraziamento, di offerta, di domanda, di protesta,
uscendo dalla casa del Signore non dimentichiamo che noi pure siamo diventati tempio di Dio, e
perciò per conservare il fervore della divozione, che l'Eucaristia eccita in noi, teniamo i sensi
nostri, che sono le finestre dell'anima, ben raccolti, e pratichiamo opere di virtù, pregando,
assistendo ai divini offici, leggendo libri spirituali, visitando chiese, ammalati, carcerati, spedali
ecc. e intanto sia frutto di ciascuna nostra comunione di uno aumento di santo amore, di viva
fede, di umiltà profonda colle quali virtù Gesù Cristo solo avrà mai sempre il domicilio
dell'anima nostra.
INDULGENZE PER LA COMUNIONE FREQUENTE
Il Sommo Pontefice Gregorio XIII (10 aprile 1580) concesse l'indulgenza di cinque anni
ogni volta che i fedeli cristiani nei giorni festivi {21 [273]} {22 [274]}
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