“I giovani mi aiutarono ad aprire il cuore”
S ono nato, nel Vietnam, in una parrocchia diocesana e avevo il desiderio di
essere sacerdote. Ho avuto in mano un libro sulla vita di Domenico Savio e
mi è piaciuto tanto il prete che ha toccato la vita di Domenico. Sono
rimasto impressionato dal film sulla vita di Don Bosco. Dopo mi sono detto,
“quello è il modello di prete che mi piacerebbe essere”. Così sono entrato in
contatto con loro e poi ho maturato la vocazione missionaria. Sono arrivato in Bra-
sile alla fine del 2014 per fare il tirocinio. Durante questo periodo di 4 anni sono
stato in diversi universi culturali dove mi sono arricchito con diverse esperienze
culturali, sociali ed etniche. Arrivando a Campo Grande (BCG), sono stato inviato
direttamente alla missione indigena; così che non potevo parlare né il portoghese
e neppure la lingua Xavante, popolo della mia “terra promessa”. Sono arrivato alla missione come un
sordo-muto. Ero il "diverso" in quella comunità. È stato un inizio difficile, ma gratificante come esperienza
missionaria, dove ho vissuto per un anno e mezzo. Allo stesso tempo, ho iniziato a vivere due culture: la
cultura brasiliana “occidentale” e quella Xavante. Per le difficoltà linguistiche ho avuto alcuni momenti di
crisi, durante i quali volevo tornare in patria, ma ho pregato e riflettuto, decidendo di rimanere. Da quel
momento, da quando ho deciso di rimanere, ho trovato la forza e il desiderio di imparare il "nuovo" linguag-
gio e la mia vita ha cominciato a cambiare in senso positivo. I momenti più belli durante il mio tirocinio,
nella missione Xavante, consistevano nel vivere con le popolazioni indigene. Ho partecipato a una grande
festa culturale del popolo Xavante chiamata "Wai-a". Questa festa di solito si svolge solo ogni quindici anni e
ho avuto l'opportunità e la gioia di partecipare a questo incantevole momento di festa. Ho partecipato a
quella festa ballando e cantando sotto il caldo del sole, senza maglietta e senza acqua, con i giovani indige-
ni dalla mattina fino alle 16:00: in questo rituale sono stato riconosciuto come uno di loro.
Dopo il periodo in cui ho vissuto nel villaggio di Xavante, sono stato inviato presso una città all'interno del
Mato Grosso, dove ho preso lezioni di portoghese e ho aiutato in una opera sociale. Qui la missione salesiana
era molto intensa anche aggiungendo le mie lezioni di portoghese. Questa vita salesiana era piena di attività
e sfide, quindi ero stanco, ma non scoraggiato perché sentivo che "questa è la mia vocazione, perché sono
un figlio di Don Bosco". Durante questo periodo di tirocinio, ho imparato molto dai giovani. Loro mi hanno
insegnato non solo la lingua, ma mi hanno anche insegnato come aprire il mio cuore. Molti dei giovani ave-
vano i loro cuori aperti e mi domandavano "hai bisogno di aiuto?"; oppure "posso aiutarti?" … e mi invitavano
alle loro diverse e creative attività pastorali.
Ora sto frequentando il secondo anno di teologia in una grande comunità di formazione a San Paolo con
molte culture diverse. Abbiamo tra di noi anche alcuni missionari provenienti dal Vietnam e dall'Indonesia,
nonché dalle varie regioni del grande Brasile. Tutto ciò mi fa sperimentare la ricchezza della vita salesiana.
Ho l'opportunità di imparare la cultura brasiliana dai miei confratelli. D'altra parte, c'è una grande sfida nel-
la vita della comunità perché siamo tanti e non sempre si possono creare amicizie profonde con tutti. In
questi anni di studi teologici siamo anche coinvolti nell'apostolato nelle nostre opere e parrocchie. Dall'anno
scorso vado in un oratorio con centinaia di bambini e giovani. Amo quell'Oratorio perché incontro i preferiti
di Don Bosco, i giovani poveri! Con loro mi sento felice nella mia vocazione di salesiano.
Lascio due consigli per i giovani salesiani che desiderano essere missionari. Il primo: sii più salesiano, e vivi
più da vicino le nostre Costituzioni e già così sarai un missionario! Il secondo: vivi la gioia salesiana, quella
gioia che nasce da dentro, e cresce nella intimità con Gesù Cristo, quel sorriso che ha radici. Quella gioia
aiuterà i giovani a superare le sfide della vita. Le difficoltà e i difetti ci sono sempre, ma esiste anche la
gioia e abbiamo la possibilità di sceglierla.
Joseph Tran Van Lich
Missionario vietnamita nel Brasile
Testimonianza di santità missionaria salesiana
Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi
Santa Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), cofondatrice con don Bosco delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, nel ruolo di animatrice, formatrice e guida della comunità, era
dotata di una profonda maternità spirituale, che cercava il bene delle persone nella
verità. «L’ufficio di superiora, lo adempì ottimamente sotto tutti gli aspetti: fu superio-
ra buona, retta, saggia e pronta. Pronta: cioè non dilazionava un richiamo alle suore,
anzi lo faceva talora con forza, ma in modo da lasciare in chi l’udiva l’impressione che
ella agiva unicamente per il desiderio del maggiore bene».
Per i Laici nella
Famiglia Salesiana
Intenzione Missionaria Salesiana
Perché abbiano la creatività propria di Don Bosco, nell’evangelizzare i
giovani e le realtà del mondo contemporaneo alla luce delle sfide attuali.
La Famiglia Salesiana, oltre che da numerosi consacrati, è formata da tanti laici, Coope-
ratori, ex-allievi, chiamati a essere luce e sale nelle diverse realtà secolari. Preghiamo
per loro, affinché abbiano la luce e la creatività dello Spirito nel portare il Vangelo.