Condividere la vita con i giovani mi dà una realizzazione missionaria profonda
D ue avvenimenti nella mia infanzia hanno influenzato la decisione di
diventare missionario. Uno è legato a mio padre che ha lavorato
come capomastro per quattro anni in Ghana, in Africa. Le sue storie
e le sue immagini con gli "africani" mi hanno molto affascinato. Il
secondo fatto: da giovane adulto ho avuto un incidente in mare. Sono entrato
in una corrente e quasi sono stato annegato. Solo grazie a Dio la mia vita è
stata restituita - una seconda vita; una chiamata di Dio per una certa
missione. Questo è stato anche il momento in cui mi sono svegliato da una
vita protetta in famiglia senza una chiara direzione per il mio futuro. Non
molto tempo dopo l'incidente, i salesiani di Don Bosco in Papua Nuova Guinea
avevano bisogno di un istruttore meccanico. Con un passato di ingegneria
meccanica e alla luce di quei due eventi, ho fatto domanda tramite un'organizzazione svizzera di volontari. Per tre anni
ho soggiornato all'Istituto Tecnologico Don Bosco di Port Moresby, la capitale della Papua Nuova Guinea, e sono arrivato
presto a rendermi conto che non bastava condividere le mie conoscenze ingegneristiche e le mie capacità professionali;
tutto ciò non era sufficiente. L'accompagnamento dei giovani è diventato sempre più importante. I modelli di riferimen-
to erano molti salesiani, le suore salesiane (FMA) e gli aspiranti con cui lavoravo nell'istituzione.
Quando tornai in Svizzera e iniziai a lavorare come capo progetto in un'azienda di produzione di metalli, mi senti insod-
disfatto. Avevo perso i giovani. Non ero più interessato a fare carriera, a guardare solo ai benefici per me e al mio
benessere. Di nuovo, mi sono rivolto ai Salesiani. Nonostante non fossi cattolico, ho chiesto di iniziare l'aspirantato
salesiano. Sono diventato cattolico. Il buon Dio mi ha guidato ulteriormente sulla via per diventare un fratello salesiano
a tutti gli effetti. Già durante il noviziato ho sentito la vocazione a diventare un fratello laico: stare con i giovani nel
laboratorio, nella classe, nei dormitori ... L'esperienza missionaria che ho fatto mi ha accompagnato per tutto il tempo
della formazione. Il desiderio di diventare un missionario si è intensificato così tanto che nel 2016 ho seguito l'invito del
Rettor Maggiore, Don Angel Fernandez Artime, a diventare missionario ad vitam. E ancora, il buon Dio mi fa ha fatto
tornare in Papua Nuova Guinea.
Negli ultimi cinque anni sono stato assegnato all'Istituto Tecnico Don Bosco - lo
stesso istituto di quando ero volontario. I compiti principali sono la formazione
tecnica nel settore del montaggio delle macchine e della saldatura. Insieme
all’impegnativo lavoro settimanale come educatore-pastore ho anche l'oratorio
della domenica: Condividere la vita con i bambini e i giovani meno privilegiati
dei villaggi limitrofi mi dà una realizzazione missionaria profonda.
Sono molto felice di essere un laico consacrato salesiano. Sono completamente
immerso tra i giovani, nella classe, nel laboratorio e nell'Oratorio. Dopo le le-
zioni passo il tempo con gli studenti e i bambini. Attraverso questo intenso
stare insieme emerge un rapporto di fiducia e di amore. I giovani hanno fiducia
in me, si aprono da soli, si interessano della mia vita di religioso. Così ho la possibilità di condividere con loro i valori
cristiani della vita, stabilire con loro un buon rapporto di rispetto, dignità, amore e altri valori essenziali della
vita. Guardando indietro, ho capito che è essenziale essere aperto e umile. Ascoltando lo Spirito Santo sono
diventato un salesiano coadiutore missionario.
RETO WANNER, Missionario svizzero in Papua Nuova Guinea
Testimonianza di santità missionaria salesiana
Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi
La Serva di Dio Antonieta Böhm (1907-2008), Figlia di Maria Ausiliatrice, tedesca di origine e mis-
sionaria in America Latina, ebbe l’opportunità di vivere nei luoghi ricchi della memoria di Laura
Vicuña e nel 1988 di partecipare, al Colle Don Bosco, alla beatificazione di questa giovane. Conobbe
pure il coadiutore salesiano Beato Artemide Zatti. Nel 1973 da madre Ersilia Crugnola aveva ricevuto
come dono una statuetta della Madonna e da lei era stata invitata a mandare la benedizione materna.
Madre Antonietta diceva: “Dalla prima benedizione fino adesso, la Madonna lavora giorno e notte e
così la sua missione si estende attraverso la posta, il fax, l’e-mail e arriva in diversi luoghi del Messico
e in tante altre parti del mondo”.
Per quanti promuovono
Intenzione Missionaria Salesiana
integralmente la persona umana attraverso le opere sociali
Per gli educatori, medici, infermieri, assistenti sociali, psicologi e tanti altri
che collaborano nei nostri ambulatori e opere sociali: affinché il Signore ricom-
pensi i loro sforzi per la promozione integrale delle popolazioni a noi affidate.
Il Beato Artemide Zatti, il Venerabile Simone Srugi e tanti altri, avendo avuto cura dei corpi e
dei bisogni fondamentali dei bambini e dei poveri, hanno praticato il vangelo della carità. Pre-
ghiamo per quanti si impegnano nelle opere sociali: affinché il Signore li sostenga nel loro im-
pegno, siano generosi nel servire i piccoli e dall’amore di Cristo attingano forza e motivazione.