ITA-IdL-CG29


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SALESIANI DI DON BOSCO
CAPITOLO GENERALE XXIX
APPASSIONATI
DI GESÙ CRISTO,
DEDICATI AI GIOVANI
Per un vissuto fedele e profetico
della nostra vocazione salesiana
«Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui
e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni» (Mc 3,14-15)
STRUMENTO DI LAVORO
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CAPITOLO GENERALE
TORINO - VALDOCCO, 16 FEBBRAIO - 12 APRILE 2025

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INTRODUZIONE
Il Capitolo Generale 29° rappresenta per la Congregazione Salesiana un momento cruciale di ri-
flessione, discernimento e rinnovamento. Il tema “Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani” ci
invita a un profondo esame della nostra identità e missione nel contesto contemporaneo, caratteriz-
zato da rapidi cambiamenti sociali, pastorali, culturali e tecnologici. La nostra missione tra i giovani,
in particolare i più poveri ed emarginati, ci chiede di essere coraggiosi e creativi, rimanendo sempre
fedeli al carisma di Don Bosco.
Complessità e ricchezza del tema
La complessità e la ricchezza del tema del CG29, così come l’articolazione dei nuclei tematici, ri-
flettono la multiforme realtà della nostra vocazione salesiana. Per facilitare una comprensione orga-
nica e integrata, abbiamo scelto di strutturare il documento in modo da presentare ogni nucleo in un
flusso continuo, dall’ascolto all’interpretazione fino alla proposta di alcune scelte. Questa disposizio-
ne ha lo scopo di offrire una visione coerente e completa di ciascun aspetto della nostra riflessione.
Lo strumento di lavoro ha cercato di sintetizzare nel modo più fedele possibile i materiali giunti
dalle ispettorie, mantenendo lo stesso schema utilizzato per la raccolta dei contributi. Ciò fa sì che
nel testo si ritrovino inevitabilmente alcune ripetizioni e ridondanze. L’assemblea capitolare potrà
decidere di organizzare i temi in modo diverso, per rendere il discorso più sintetico, coerente ed
efficace.
I tre nuclei tematici
Nucleo 1. Animazione e cura della vita vera di ciascun salesiano: questo nucleo si concentra sul
rinnovamento spirituale e vocazionale di ogni salesiano e di ogni comunità locale. Esplora come nu-
trire una profonda vita interiore, rafforzare l’identità consacrata e vivere autenticamente i consigli
evangelici nel contesto contemporaneo.
Nucleo 2. Insieme salesiani, Famiglia Salesiana e laici “con” e “per” i giovani: il tema affronta la
sfida della missione condivisa, esaminando come salesiani, membri della Famiglia Salesiana e laici
possano collaborare più efficacemente nell’educazione e nell’evangelizzazione dei giovani. Riflette
sulla formazione congiunta, sulla corresponsabilità e sulle nuove forme di presenza salesiana.
Nucleo 3. Verifica e rinnovamento delle strutture di governo della Congregazione: il nucleo con-
sidera l’efficacia delle attuali strutture di governo e propone modi per renderle più rispondenti alle
esigenze della missione salesiana nel mondo di oggi. Include riflessioni sulla leadership, sulla gestio-
ne delle risorse e sull’adattamento delle strutture ai contesti locali.
Diversità e sinodalità nella Congregazione
Il processo di preparazione dello strumento di lavoro ha evidenziato la straordinaria diversità del-
la nostra Congregazione. Tale diversità, riflessa nei contributi provenienti da tutti i continenti e dalle
esperienze peculiari di ogni Ispettoria, rappresenta una ricchezza inestimabile e una fonte di creativi-
tà apostolica, pur ponendo la sfida di un autentico cammino sinodale in sintonia con tutta la Chiesa.

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La redazione del testo è il frutto della sintesi dei numerosi contributi ricevuti, che esprimono sia
un alto livello di consenso sui temi, sia istanze profetiche per il futuro della Congregazione. Questa
sintesi, pur non potendo riflettere ogni singolo contributo, ha cercato di mantenere l’essenza delle
riflessioni e delle proposte emerse, dando voce alla Congregazione in tutte le sue articolate e speci-
fiche espressioni.
La diversità delle nostre realtà richiede un costante impegno di inculturazione e contestualiz-
zazione del carisma salesiano, per essere quei salesiani e quella comunità educativa pastorale che
aspettano i giovani di oggi (CG28). Rendiamo grazie per la ricchezza e la complessità della Congrega-
zione, che ci sfidano ad essere creativi e fedeli al carisma di Don Bosco nel mondo contemporaneo.
Il sogno dei nove anni e la nostra missione oggi
Il sogno fatto da Don Bosco a nove anni, ripropostoci dalla Strenna 2024 del Rettor Maggiore,
continua ad offrire un’immagine potente di trasformazione e riconciliazione. Meditare su questo
sogno ha riacceso in noi l’ardore per la missione e la volontà di viverla con gli atteggiamenti di mi-
tezza evangelica e di forza carismatica che il Risorto ha indicato al nostro Fondatore. Siamo convinti
che anche oggi la grazia del Signore è all’opera perché i lupi si trasformino in agnelli, diventando un
segno di conversione e di una pace tanto desiderata che vogliamo costruire con tutte le nostre forze
affinché divenga al più presto realtà.
Cura, riconciliazione e speranza
La missione salesiana si fonda sull’esempio di Gesù, che nel Vangelo ci dice: “Chi accoglie uno
solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5). Questa frase ci ricorda che ogni bambi-
no, ogni giovane è “immagine” di Cristo stesso.
Con coraggio, spirito profetico e profonda gratitudine, siamo chiamati a vivere tre dimensioni
fondamentali della nostra vocazione: la cura della propria chiamata e di quella altrui, il coraggio di
camminare insieme – salesiani, laici, membri della Famiglia Salesiana – con i giovani e l’aggiorna-
mento del nostro servizio dell’autorità. Queste dimensioni si manifestano concretamente nella cura
del creato, nell’attenzione al mondo digitale particolarmente frequentato da ragazzi e giovani, nel
renderci vicini all’altro con un accompagnamento personale qualificato, e nel servizio dell’autorità
secondo il modello di Cristo Buon Pastore, sulle orme di Don Bosco.
Maria, Madre della Speranza, ci sostenga in ogni fase del cammino capitolare, fiduciosi che lo
Spirito Santo ci guiderà nel discernimento e nelle scelte che saremo chiamati a compiere per il bene
della Congregazione e dei giovani a cui siamo inviati.
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NUCLEO 1
ANIMAZIONE E CURA DELLA VITA VERA DI CIASCUN SALESIANO
«Se vuoi essere perfetto, va›, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un te-
soro nel cielo; e vieni! Seguimi!» (Mt 19,21)

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Come salesiani, siamo chiamati a centrare la nostra vita e missione su Gesù Cristo, fonte della no-
stra consacrazione e gioia. In questo nucleo si mette in evidenza l’importanza di approfondire il no-
stro rapporto con Cristo, favorire forti legami fraterni e mantenere un equilibrio tra la nostra crescita
spirituale personale e il servizio apostolico. Riflettendo su questi aspetti e facendo scelte ponderate
e piene di fede, possiamo riscoprire la gioia del nostro carisma e portare nuova vitalità alla nostra
missione, specialmente nel servire i giovani e i più vulnerabili. Ci viene presentata un’opportunità
per il nostro rinnovamento personale e comunitario, esortandoci ad abbracciare il coraggio, la spe-
ranza e una rinnovata dedizione alla nostra vocazione.
1.1. L’importanza della vita consacrata salesiana centrata in Gesù Cristo
«Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5)
Con senso di umile gratitudine ringraziamo il Padre per quanto la Società di San Francesco di Sa-
les ha vissuto e realizzato in questi anni dopo il CG28. Sappiamo che non è stata solo opera nostra,
ma un dono dello Spirito Santo che ci ha accompagnato e ha permesso ai capitoli ispettoriali di rico-
noscere i frutti presenti e maturati nella vita salesiana.
Ascolto
C’è una maggiore consapevolezza della centralità dell’Eucaristia e molti salesiani vivono un’in-
tensa relazione personale con il Signore, attraverso la sua Parola e i sacramenti. Quando la vita
salesiana è centrata su Dio i confratelli sperimentano una gioia profonda nel vivere la propria con-
sacrazione e anche tra le sfide della società contemporanea testimoniano una Luce che illumina le
persone, in particolare i giovani che incontrano.
Tale gioia è alimentata dalla partecipazione al mistero pasquale celebrato nell’Eucaristia quotidiana,
prolungato nella Liturgia delle ore, preparato nella meditazione, purificato nel sacramento della Ricon-
ciliazione e contemplato nei misteri del Rosario. Queste forme di preghiera comunitarie e personali, raf-
forzate dai ritiri mensili e dagli esercizi spirituali annuali, favoriscono l’unità e la crescita spirituale e fanno
risplendere la bellezza della vita consacrata. Al seguito di Cristo obbediente, povero e casto molti salesiani
sono fedeli e disponibili ad assumere gli impegni della missione, diventando pastoralmente fecondi.
Oltre a questi doni di cui ringraziare Dio, le ispettorie riconoscono che manca, in alcuni salesiani
o in qualche comunità, la coerenza nella vita religiosa con la preoccupante assenza dalla preghiera,
l’abbandono del dialogo con il direttore, l’uso inadeguato dei beni, la scarsa partecipazione e coin-
volgimento negli incontri comunitari.
A ciò si aggiunge una mancanza di profondità nel rapporto personale con Cristo che sposta l’at-
tenzione sui compiti da svolgere e sul successo delle attività pastorali, generando così uno sterile
attivismo e svuotando di senso la consacrazione apostolica. La preghiera diventa un’abitudine piut-
tosto che un impegno genuino, i consigli evangelici perdono di incisività, manca la testimonianza
personale e il secolarismo e la mondanità spirituale fanno il loro ingresso nel cuore del salesiano.
La mancanza di vocazioni in diverse ispettorie, soprattutto quelle del mondo occidentale, vede
le comunità diventare sempre più piccole e anziane, con la difficoltà a vivere la fraternità e la vita di
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preghiera e con la conseguente incapacità di dare testimonianza in una società sempre più lontana
dai valori del Vangelo.
Interpretazione
La forza della vita consacrata salesiana si fonda sul rapporto personale con Gesù Cristo vissuto
nell’Eucaristia e nella preghiera. Quando Gesù è al centro della vita, il salesiano diffonde la gioia
(C17) di vivere i consigli evangelici, divenendo segno e portatore dell’amore di Dio ai giovani (C2).
Questo legame vivo con il Signore Gesù permette di resistere alle sfide della cultura secolare e alle
distrazioni.
Quando la vita di fede e la relazione personale con Cristo si indeboliscono, emergono stanchezza
e disorientamento. Senza la forza dello Spirito, la nostra azione educativa e pastorale rischia di ridur-
si a mera prestazione di servizi sociali. Una vita non centrata su Cristo perde il suo cuore pulsante,
cercando conferme in una forma priva di autentico frutto spirituale.
Le cause di una vita consacrata non centrata in Cristo possono essere sia esterne che interne.
La superficialità spirituale, la cultura individualista, l’eccessiva quantità di lavoro, la “mondanità spi-
rituale” (EG93) e l’uso smodato dei social media indeboliscono dall’esterno la vita spirituale e con-
ducono sovente a crisi di identità. Le cause interne, invece, possono essere ricondotte alla respon-
sabilità individuale: la mancanza di impegno personale e comunitario nella preghiera che genera
stanchezza spirituale e lo squilibrio tra azione e contemplazione che rischia di rendere il salesiano
un operatore sociale (CG27,38).
Inoltre, il calo delle vocazioni e l’invecchiamento, il numero ridotto di salesiani, unito alle pesanti
responsabilità porta all’isolamento, al burnout e all’indebolimento della testimonianza profetica del
singolo e della comunità1.
Scelte
1. L ’Ispettore nella visita canonica si assicuri che ogni comunità salesiana e ogni confratello viva
bene la preghiera personale e comunitaria; secondo l’opportunità promuova tra i confratelli un
“tempo di rinnovamento” spirituale personale.
2. Il Direttore verifichi il carico di lavoro di ciascun confratello e promuova ritmi di vita comunitaria
dove siano garantiti la condivisione della fede, la partecipazione alla preghiera, l’approfondimen-
to della spiritualità salesiana e la conoscenza delle sfide del mondo contemporaneo.
3. L a comunità salesiana locale rinnovi la propria vita fraterna e la missione a partire dalla centralità
dell’Eucaristia (C88), curi il progetto di vita comunitario custodendo tempi e spazi appropriati che
garantiscano: i ritmi di preghiera quotidiana comune, la giornata settimanale della comunità, i
ritiri mensili, gli esercizi spirituali annuali, la formazione e il riposo di ciascun confratello.
9 1 Cfr. FERNÁNDEZ ARTIME, A. Linee programmatiche del Rettore Maggiore per la Congregazione Salesiana
dopo il capitolo generale 28. Salesiani di Don Bosco per sempre. Un sessennio per crescere nell’identità sale-
siana, in ACG 433.
8 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

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4. Il salesiano faccia vivere Gesù in sé con la consapevolezza che senza di Lui non può fare nulla,
coltivando l’unione con Dio (C12) attraverso i mezzi della tradizione salesiana: l’Eucaristia quo-
tidiana, la visita al Santissimo Sacramento e l’adorazione, la meditazione della Parola di Dio, la
preghiera personale, la devozione a Maria, la confessione, l’esame di coscienza.
1.2. La cura della vocazione propria e altrui
«Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17)
Ascolto
La cura della propria vocazione è esemplare in molti anziani e giovani e manifesta la forza della
vita consacrata salesiana. Questo si esprime nella cura della vita di preghiera (adorazione eucaristi-
ca, Lectio divina…) e nell’accompagnamento spirituale. Anche le assemblee della comunità, la condi-
visione di vita, i momenti di distensione programmati nel progetto di vita comunitario, sono il segno
di una sana formazione permanente nella vita ordinaria di una comunità salesiana che alimenta la
fedeltà al suo Signore.
La cura della vocazione si rende evidente nel sostegno che i confratelli offrono gli uni verso gli
altri, soprattutto nei momenti faticosi della vita. Tale aiuto non si improvvisa, ma è frutto di dialogo,
di correzione fraterna, di ricerca di soluzioni condivise, tutti elementi umani che rafforzano i legami
all’interno della comunità. Molti salesiani con la loro vita esemplare incoraggiano a vivere in fedeltà
e a comprendere meglio la propria vocazione con un fecondo scambio intergenerazionale, in cui la
saggezza dei confratelli anziani nutre i membri più giovani (C25).
Anche le relazioni rispettose e fraterne con i laici che condividono la missione, rafforzano l’auten-
ticità della vocazione e la rendono una testimonianza credibile del carisma. Naturalmente affinché
tali elementi siano tenuti in unità emerge con forza il ruolo del direttore nell’ascolto, nell’accompa-
gnamento e nel sostegno dei confratelli a vivere una misura alta di vita salesiana. A questi elementi
presenti a livello locale si aggiungono le molteplici proposte ispettoriali, come ritiri, esercizi spiritua-
li, corsi e seminari, che coltivano e rinnovano la vocazione.
Di fronte a questi elementi così preziosi, si riscontrano purtroppo anche tendenze individualiste
che mettono in primo piano le esigenze personali rispetto alla cura della comunità e un attivismo
sovraccarico di impegni che conduce a uno squilibrio tra attività apostoliche e vita comunitaria. Il
rischio del “funzionalismo” mette in ombra il valore profondo della vocazione salesiana riducendola
a compiti da svolgere.
La formazione permanente a volte non offre strumenti per prevenire e affrontare i momenti di
crisi e di vulnerabilità dei confratelli. Le comunità non sempre riescono ad essere un ambiente di so-
stegno; mancano le occasioni di correzione fraterna e di preghiera regolare e di accompagnamento
vocazionale. Inoltre, si nota la debolezza della figura del direttore.
Non va dimenticato infine che in alcune comunità le differenze generazionali e culturali creano
visioni contrastanti della vita consacrata rendendo difficile la promozione di una comunità veramen-
te coesa e solidale.
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1.10 Page 10

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Interpretazione
La cura della propria vocazione che si esprime nell’essere appassionati di Cristo, già presente nel-
la vita di molti salesiani, nasce dalla passione di Gesù stesso che sostiene la vitalità del loro cammino
spirituale.
Invece, la mancanza di cura della vocazione si genera per motivi sia esterni che interni. Da un lato
la società attuale promuove un’esagerata autonomia, spingendo a una autorealizzazione piuttosto
che a una dinamica comunitaria e sinodale (CG27,9). Pertanto, l’essere immersi nel clima culturale
odierno, senza un combattimento spirituale, porta all’attivismo e all’individualismo con sforzi apo-
stolici frammentati e la perdita del senso di unità.
Dall’altro lato, la scarsa responsabilità personale, il mancato equilibrio tra tempi di preghiera e
tempi di lavoro, la trascuratezza della Parola di Dio, l’insufficienza di una formazione permanente
indeboliscono l’impegno personale della sequela di Gesù2. A queste cause personali si aggiunge la
carenza di una vita comunitaria strutturata con tempi di preghiera e di riposo, la mancanza di cura
della vita fraterna in comunità e nella CEP e una fatica a interpretare il ruolo del direttore che appa-
re più come gestore che come padre: tutti elementi che debilitano la vocazione salesiana propria e
altrui (CG27,51).
Scelte
1. L’Ispettore con il suo Consiglio si renda sensibile a situazioni di fragilità personali dei confratelli,
crei spazi di condivisione e ascolto fraterno, li accompagni fraternamente, anche avvalendosi
dell’aiuto di specialisti. Programmi, inoltre, tempi di formazione specifica per formatori e diret-
tori in particolare sui temi dell’accompagnamento, del discernimento vocazionale e della matu-
rità umana.
2. Il Direttore di ogni comunità salesiana programmi colloqui regolari per offrire ad ogni confratello
un adeguato tempo di ascolto. Questi incontri prestino particolare attenzione ai momenti di dif-
ficoltà e di crisi, promuovendo la correzione fraterna in un clima di apertura e fiducia.
3. La comunità salesiana nel progetto di vita comunitario stabilisca momenti periodici per il dialo-
go, la condivisione sulla nostra vita consacrata e la missione affidata alla comunità.
4. Il salesiano combatta quanto in sé scopre di anticomunitario (C52), valorizzi i momenti che rin-
novano la volontà di conversione come il ritiro mensile e gli esercizi spirituali annuali (C91).
1.3. La fedeltà a Dio e fraternità nella comunità
«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).
Ascolto
La testimonianza di salesiani profondamente impegnati e fedeli al progetto di vita consacrata è il
dono più prezioso che possiamo offrire ai giovani (C25). L’azione dello Spirito è per noi fonte perma-
9 nente di grazia che sostiene, attraverso gli sforzi quotidiani, la nostra intimità con Dio e il desiderio di
creare comunità più fraterne. È un motivo di gioia constatare che in tutte le ispettorie del mondo si
2 Cfr. CHÁVEZ, P. Vocazione e Formazione: dono e compito, in ACG 416.
10 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

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vedono molte comunità salesiane con una forte atmosfera familiare, un senso di fraternità e fedeltà
a Dio: è lo spirito di famiglia che si manifesta, nei momenti di preghiera e in quelli informali, nelle
riunioni di lavoro e nei pasti, nelle gite e nelle esperienze di fede condivisa. Tali momenti di incontro,
sia a livello locale che ispettoriale, sono vissuti come condivisione delle responsabilità e occasione di
una comunicazione trasparente.
Non possiamo tuttavia non nominare alcuni mali che mettono seriamente in pericolo la fedeltà
e la fraternità. Innanzitutto, a livello personale, l’indebolimento della vita spirituale, dovuto anche
al sovraccarico di lavoro, non rende evidente il primato di Dio né nella vita personale né in quella
fraterna e ha come conseguenza la mancanza di integrazione armoniosa tra l’essere e il fare del
salesiano.
Purtroppo, in alcuni confratelli il materialismo, l’individualismo, l’attivismo e il desiderio di como-
dità hanno messo radici e sono una minaccia costante alla vita fraterna. L’abitudinarietà della vita di
preghiera comunitaria, invece di essere un’esperienza di fede e di gioia, diventa un adempimento
formale. A livello comunitario, poi la vita fraterna appare superficiale perché basata su pratiche
esteriori, altre volte addirittura diventa contro testimonianza a causa di rapporti conflittuali e tesi
tra i confratelli. Ci sono casi di divisione e isolamento, mancanza di trasparenza nelle relazioni, set-
torialismo pastorale, trascuratezza verso le responsabilità comunitarie a favore di interessi perso-
nali, pregiudizi culturali ed etnici, fazioni e divisioni regionali, frammentazione all’interno di alcune
comunità.
Infine, due ultimi ostacoli sono fonte di preoccupazione in alcune ispettorie. In primo luogo la
diminuzione del numero dei membri della comunità con l’innalzamento dell’età media che sposta
progressivamente il peso delle responsabilità solo su alcuni e rende le comunità più deboli. In se-
condo luogo, l’uso inappropriato della tecnologia che interferisce con le relazioni fraterne e tende a
creare barriere invisibili tra i confratelli.
Interpretazione
La fedeltà a Dio si fonda sulla fedeltà di Dio che mostra il suo amore incondizionato e la sua mi-
sericordia rimanendo fedele alle sue promesse (Eb 10,23). Dio ci invia per essere segni e portatori
del suo amore ai giovani (C2), vivendo e lavorando insieme come fratelli (C49). La fraternità diventa
profezia con la grazia di Dio, l’ascolto, il dialogo e la cura3.
Quando si è fedeli a Dio risplende la fraternità e si vive il carisma salesiano in modo autentico
e attraente, perché vive in noi lo spirito di don Bosco dei primi anni di Valdocco dove casa, parroc-
chia, scuola e cortile (C40) diventavano per i giovani un’esperienza avvolgente e familiare. Quando
invece la comunità non è costruita attorno all’Eucaristia, come “l’atto centrale quotidiano di ogni
comunità salesiana” (C88), le relazioni personali diventano superficiali e i rapporti tra confratelli
funzionali. Anche la vita comunitaria diventa abitudinaria, centrata nell’adempimento di ruoli e
mansioni, con poca attenzione alla persona del confratello (CG27.42). Questa situazione crea di-
saffezione, freddezza negli atteggiamenti di alcuni confratelli e spegne la profezia della fraternità
(Sal 133).
3 Cfr. FERNÁNDEZ ARTIME, A. Appartenere di più a Dio, di più ai confratelli, di più ai giovani, in ACG 419.
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Anche il processo di invecchiamento, non esclusivo della vita consacrata, genera malesseri fisici,
psicologici e di conseguenza anche spirituali. Altre resistenze causano difficoltà nella vita comunita-
ria: immaturità, sentimenti di risentimento, paure, diversi bisogno di attenzione, ecc.
Scelte
1. L’Ispettore assicuri la “consistenza qualitativa e quantitativa delle comunità” (CG25,75-77) per
consentire ai confratelli di sperimentare in modo più significativo la gioia della vita fraterna at-
traverso l’ascolto e l’accettazione reciproca, la solidarietà e il sostegno nei momenti di fragilità e
di crisi personale, la comunicazione autentica, la cura dei confratelli malati e anziani.
2. La comunità salesiana programmi la “giornata della comunità” curando la convivenza fraterna,
includendo momenti di preghiera, valorizzando la diversità culturale e generazionale.
3. Il salesiano ravvivi il dono della castità consacrata come “segno e stimolo della carità”, viva il
senso cristiano dei rapporti personali, coltivi vere amicizie e contribuisca a fare della comunità
una famiglia (C83).
1.4. L’accompagnamento e formazione
«Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli
risposero: ”Rabbì — che, tradotto, significa Maestro —, dove dimori?”. Disse loro: ”Venite e vedre-
te”» (Gv 1,38-39)
Ascolto
In questi anni sono stati compiuti passi importanti nell’accompagnamento e nella formazione sia
nella fase iniziale sia in quella permanente. La formazione iniziale ha avuto una buona qualificazione
grazie alla buona preparazione e competenza di formatori e docenti. La formazione permanente si è
arricchita di proposte di qualità sia a livello locale che ispettoriale con il coinvolgimento di salesiani
e laici. A ciò hanno contribuito in modo particolare la Scuola di Accompagnamento Salesiano pro-
mossa dal Settore Formazione e diverse iniziative di interispettoriali realizzate sia nelle regioni che in
diverse conferenze. Non è da dimenticare l’azione dei diversi centri di studio e delle IUS con la loro
proposta culturale e accademica.
Per lo sviluppo di questi due aspetti sono stati fondamentali alcuni strumenti indispensabili: la
cura e la pratica regolare del colloquio con il direttore, l’accompagnamento spirituale ricevuto e
praticato con persone disponibili e preparate a questo servizio, il coordinamento delle iniziative di
formazione realizzato dal Delegato ispettoriale per la formazione e dalla Commissione ispettoriale
per la formazione, il valore determinante del progetto comunitario che promuove e realizza la for-
mazione permanente per il rinnovamento personale e comunitario.
Emergono ancora delle sfide serie da affrontare con perseveranza. In primo luogo, la cura della
continuità tra la fase iniziale e quella permanente della formazione: si riscontra una notevole di-
stanza tra le comunità di formazione iniziale e le altre comunità. In secondo luogo, il coordinamento
9 organico della formazione permanente non può essere debole né lasciato alla sola buona volontà
dei singoli.
12 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

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Se non si affrontano queste due sfide non si riuscirà a superare il divario tra i principi e la prati-
ca pastorale quotidiana. A questo si aggiungono crescenti difficoltà nell’accompagnamento a causa
della mancanza di personale preparato per la direzione spirituale e la leadership comunitaria, che
indebolisce il sistema di sostegno all’interno dei programmi di formazione. Le conseguenze di tali
mancanze si evincono dal fatto che il colloquio con il direttore e l’accompagnamento spirituale non
sono stati assunti come abitudine dai salesiani per la loro crescita vocazionale e il discernimento.
Il deficit di accompagnatori e di confessori qualificati non si manifesta solo per il servizio ai con-
fratelli ma anche verso i giovani. Non sono infatti molti i salesiani che dedicano tempo al ministero
dell’ascolto e dell’accompagnamento, privilegiando piuttosto i servizi di gestione che l’incontro con
le persone.
Un ultimo elemento molto delicato che le Ispettorie stanno affrontando in termini di presa di co-
scienza, accompagnamento e formazione, sono i dolorosi casi di abuso sessuale, sviluppando misure
preventive e una riflessione nel campo della formazione circa le cause per prevenire la reiterazione
di questo dramma.
Interpretazione
La mancanza di un programma di formazione sistematico non crea continuità tra la formazione
iniziale e la formazione permanente. Alcune attenzioni come la personalizzazione del processo for-
mativo e la responsabilità personale nella formazione iniziale aiuterebbero a maturare e ad essere
disponibili per il processo formativo permanente. Tale processo dovrebbe prevedere aspetti pratici
che aiutino i confratelli a vivere rapporti profondi in comunità e nelle CEP e ad essere pronti ad af-
frontare la missione nel contesto culturale odierno.
Le molteplici proposte di formazione permanente presente nelle ispettorie non sempre producono
significativi cambi di vita perché o non sono di qualità o sono vissuti in modo abitudinario e formale.
L’accompagnamento personale nasce dal bisogno di Dio e dalla percezione della propria fragilità
che apre all’affidamento verso qualcuno che accompagna. L’accompagnamento come esperienza
trasformativa dell’amore di Dio permette di affrontare le nuove sfide della vita religiosa, causate da
nuovi contesti culturali, dai rapidi cambiamenti dei social media, dalla mancanza di modelli di ruolo.
Il testo “Giovani Salesiani e accompagnamento” ha messo in evidenza che tra le cause legate alla
difficoltà da parte dei salesiani di lasciarsi accompagnare c’è a volte un’esperienza non sempre posi-
tiva durante la formazione iniziale, a volte dovuta alla mancanza di riserbo, e la difficoltà di trovare
guide preparate.
Infine, alcuni problemi legati alla maturazione affettiva e, particolarmente, il dramma degli abusi
di coscienza, spirituali e perfino sessuali, hanno come cause, tra l’altro, la mancanza di educazione e
formazione ricevuta circa la comunicazione del proprio vissuto affettivo ed emotivo.
Scelte
1. L’Ispettore prenda a cuore la composizione delle comunità e delle equipe formative nelle case
di formazione iniziale in grado di rispondere alla sfida dell’interculturalità, dello scambio inter-
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generazionale e della maturazione affettiva anche con la presenza di figure femminili preparate
e idonee4.
2. L’Ispettore con il suo Consiglio stabilisca in ogni Ispettoria una serie di misure con la finalità di
prevenire e rispondere in modo adeguato davanti ad eventuali situazioni di abuso. In particolare:
- istituisca un protocollo rigoroso di prevenzione e risposta agli abusi in tutte le opere salesia-
ne, con formazione obbligatoria per tutti i membri della CEP.
- offra supporto psicologico e spirituale per le vittime di abusi
- stabilisca un processo di accompagnamento e discernimento per i confratelli accusati o col-
pevoli di abusi, che includa le procedure canoniche corrispondenti.
- promuova una cultura di trasparenza e responsabilità all’interno dell’ispettoria, incoraggian-
do la prevenzione e l’indagine su comportamenti sospetti o inappropriati.
3. La comunità salesiana valorizzi le proposte ispettoriali o di altre istituzioni educative o religiose
per la formazione di salesiani e laici nella CEP per crescere nel discernimento dei segni dei tempi
e comprendere meglio il mondo giovanile e le sfide dei nuovi contesti culturali e dei social me-
dia.
4. Il salesiano si impegni a farsi accompagnare per vivere l’accompagnamento spirituale verso i
giovani. Qualora sia necessario valorizzi anche altri tipi di accompagnamento con l’aiuto di spe-
cialisti per l’integrazione di tutte le dimensioni umane: psichica, relazionale, interculturale, me-
dica….
1.5. L’impegno nella fraternità evangelica e l’apertura verso gli esclusi
«Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
ma bisognava far festa e rallegrarsi,
perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15,31b-32)
Ascolto
La fraternità evangelica è vissuta molto bene in alcune comunità secondo lo spirito di famiglia
con cui costruiamo la comunione delle persone (C51). In molte comunità salesiane c’è infatti un pro-
fondo senso di collaborazione multiculturale e intergenerazionale e si testimoniano i valori del Van-
gelo: sensibilità, impegno, dedizione, vicinanza e carità fraterna comunione tra salesiani, dipendenti
e volontari laici, membri della Famiglia Salesiana e giovani.
Un punto di forza riconosciuto dalla Chiesa e dalla società civile è l’impegno con e per i giovani
che vivono nuove forme di povertà (rifugiati, migranti, bambini di strada e giovani in conflitto con
la legge, minoranze etniche ed indigeni, emarginati, persone con diverso orientamento sessuale,
4 “Che ne sarebbe di Valdocco senza la presenza di Mamma Margherita? Sarebbero state possibili le vostre
case senza questa donna di fede? Senza una presenza reale, effettiva ed affettiva delle donne, le vostre opere
9 mancherebbero del coraggio e della capacità di declinare la presenza come ospitalità, come casa. Di fronte al
rigore che esclude, bisogna imparare a generare la nuova vita del Vangelo. Vi invito a portare avanti dinami-
che in cui la voce della donna, il suo sguardo e il suo agire apprezzato nella sua singolarità – trovino eco nel
prendere le decisioni; come un attore non ausiliare ma costitutivo delle vostre presenze”. Messaggio di sua
santità papa Francesco ai membri del CG28, in ACG 433.
14 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

2.5 Page 15

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persone con problemi fisici o mentali) e ai quali si offrono opportunità sia per affrontare i bisogni im-
mediati sia per garantire risposte a lungo termine attraverso l’istruzione, la formazione professionale
e la cura pastorale. Cortile e assistenza continuano ad essere categorie salesiane centrali nella nostra
pedagogia come luogo di incontro gratuito e informale.
Allo stesso tempo, tuttavia, si riscontrano delle ferite nella fraternità e mancanze di attenzione
verso gli esclusi. Esistono comunità dove i confratelli si sentono esclusi o vengono evitati per diffe-
renze interpersonali, rischiando così l’isolamento.
La concentrazione sulla missione personale a discapito di quella comunitaria e, a volte, l’abuso
dei social media indebolisce il senso di unità. Tale modo di vivere, che debilita la fraternità tra i con-
fratelli, si riflette anche all’interno della CEP con scarso impegno nell’animazione dei laici e della Fa-
miglia Salesiana. Inoltre, senza un’autentica condivisione degli impegni affidati alla comunità, la cura
degli esclusi è spesso affidata a singoli confratelli; viene a mancare l’unitarietà e l’organicità della
proposta, l’azione pastorale non è inserita in un progetto ispettoriale con la conseguente mancanza
di continuità nel tempo. Emerge, a questo punto, una sfida urgente: bilanciare la fedeltà al carisma
salesiano con un’apertura profetica ai segni dei tempi, mantenere cioè la nostra identità specifica
adattandosi alle nuove realtà sociali.
Interpretazione
Quando una comunità ascolta la Parola, vive l’unione fraterna, spezza il pane e prega (At 2,42) la
fraternità di quella comunità si estende a tutti soprattutto agli esclusi ed emarginati nella società e
diventa segno profetico per i giovani. Al contrario, quando l’apertura ai poveri viene vissuta senza
il primato di Dio l’educazione diventa funzionale, l’efficienza l’unico criterio della missione, i ritmi
di lavoro eccessivi portano alla dispersione e alla fine i più poveri non sono più considerati prioritari
(CG27,55).
Per superare una pastorale di eventi sporadici e un’attenzione ai poveri affidata solo a singoli con-
fratelli (o a singoli laici), il buon funzionamento del consiglio della CEP costituisce una risorsa impor-
tanza ed un luogo in cui vivere la condivisione perché rafforza lo spirito di famiglia, cerca soluzioni
organiche e condivise, garantisce la continuità nei processi. La forma comunitaria accompagna ogni
fase della formazione ed è essenziale per la cura dei giovani poveri, in pericolo e abbandonati (C26).
Scelte
1. Il Capitolo Generale valuti l’opportunità di aggiungere un articolo nei Regolamenti generali spe-
cificamente dedicato alle Opere Sociali.
2. Il Rettor Maggiore, con il suo Consiglio, promuova una riflessione a livello di Congregazione sulla
rivitalizzazione dell’esperienza oratoriana nel contesto contemporaneo per una presenza edu-
cativa nel “cortile digitale” e nei canali di influenza giovanile. Così pure rifletta sulla creazione di
“comunità di frontiera” in zone di conflitto o di estrema povertà.
3. Il Consigliere generale per la Pastorale Giovanile studi di creare un “network salesiano per i
migranti” che colleghi le opere salesiane nei paesi di origine, transito e destinazione dei flussi
migratori.
15

2.6 Page 16

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4. Le ispettorie studino la possibilità di istituire “comunità di pace” in zone di conflitto, dove sa-
lesiani di diverse nazionalità vivono insieme come testimonianza di riconciliazione e dialogo
interculturale.
5. La comunità salesiana, a seconda del contesto e dell’ambiente in cui si trova, renda accessibili e
disponibili le proprie strutture per i giovani più poveri ed emarginati del quartiere, recuperando
lo spirito oratoriano per favorire un ambiente di incontro gratuito e accogliente.
6. Le case di formazione iniziale organizzino con regolarità un’esperienza pastorale significativa in
contesti di povertà o di missione accompagnando i confratelli a livello personale e comunitario
per assicurare l’interiorizzazione dell’esperienza, includendo la pratica del “tutoraggio” tra gio-
vani e anziani.
7. Il consiglio della CEP riveda il proprio Progetto Educativo Pastorale per includere iniziative con-
crete di accoglienza e integrazione per giovani poveri, migranti e rifugiati, lavorando in rete con
le altre agenzie educative presenti sul territorio.
9

2.7 Page 17

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NUCLEO 2
INSIEME SALESIANI, FAMIGLIA SALESIANA E LAICI
“CON” E “PER” I GIOVANI
“Un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32)

2.8 Page 18

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9

2.9 Page 19

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Siamo chiamati ad abbracciare la nostra missione condivisa con un profondo senso di respon-
sabilità e collaborazione con i nostri collaboratori laici e con la Famiglia Salesiana, sforzandoci di
servire efficacemente i giovani. I temi qui presentati ci spingono a valutare e migliorare la nostra
vita spirituale e apostolica, assicurando che i nostri sforzi siano fondati sulla fede e su un impe-
gno appassionato per la nostra missione. È essenziale adattarsi alle esigenze in evoluzione dei
giovani esplorando creativamente nuovi metodi per affrontare le sfide contemporanee. In questo
contesto, sostenere le nostre risorse e strutture per la missione verso i più poveri diventa priori-
tario e cruciale. Uniti in un solo cuore e con un unico fine, andiamo avanti, in sintonia con lo Spi-
rito, operando scelte che plasmeranno un futuro di speranza per il nostro ministero con e per i
giovani.
2.1. Completare i percorsi di riflessione del CG28 sulla missione condivisa
«Né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere.
Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa:
ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro.
Siamo infatti collaboratori di Dio,
e voi siete campo di Dio, edificio di Dio» (1 Cor 3,7-9).
Ascolto
In molte ispettorie è diventato patrimonio comune che il nucleo animatore non sia costituito
solo dalla comunità religiosa, ma dall’intero consiglio della CEP5. Numerosi laici infatti sono diven-
tati corresponsabili nella missione, essendo coinvolti in ruoli di leadership e nella progettazione e
animazione delle nostre opere. I laici appartenenti ai gruppi della Famiglia Salesiana hanno lavo-
rato accanto ai salesiani, orgogliosi di prendere parte alla missione di don Bosco. È cresciuta anche
la consapevolezza della comune vocazione battesimale che ha fatto sì che la formazione dei laici
non si sia realizzata solo dal punto di vista professionale, ma anche dal punto di vista spirituale e
carismatico.
Alcuni salesiani resistono e faticano a condividere la leadership con i laici a causa del perdurare
di una mentalità clericale e per la paura di perdere spazi di potere. Molte comunità, inoltre, non
promuovono pienamente la partecipazione e la responsabilità nelle strutture di collaborazione, non
consentendo di entrare nello spirito della CEP che lavora con un PEPS risultato di un lavoro congiun-
to di analisi e di scelta delle opzioni più adeguate (CG27,13).
Risulta ancora insufficiente la formazione dei collaboratori laici al carisma salesiano, perché la si
intende quasi esclusivamente come delega di alcuni compiti e funzioni.
Non è sempre chiaro a chi si riferisca il termine “laico”: se a un membro della comunità cristiana
con una vocazione battesimale specifica, a un collaboratore o a un dipendente che lavora in un’opera
salesiana o a un corresponsabile nella missione salesiana o a un membro della Famiglia Salesiana.
Infine, non sempre siamo riusciti a conoscere, promuovere e progettare l’azione della Famiglia Sale-
siana in modo efficace.
5 Cfr. Quadro di riferimento della Pastorale Giovanile Salesiana. 1.3. Un servizio specifico di animazione il
nucleo animatore.
19

2.10 Page 20

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Interpretazione
La Chiesa è in cammino verso la sinodalità, un percorso che implica collaborazione e condivi-
sione nelle decisioni tra tutti i battezzati e richiede un approccio più partecipativo alla missione. La
missione condivisa tra salesiani e laici è insita nella medesima vocazione battesimale ed è nello stes-
so tempo anche un imperativo carismatico, non legato solo ad una necessità numerica. Sappiamo,
infatti, che i laici apportano un contributo originale ed essenziale alla nostra missione, arricchendola
con la loro esperienza e stile di vita (C47).
Non c’è tuttavia convergenza sull’identità del soggetto destinatario degli interventi della Congre-
gazione quando si parla di missione condivisa e formazione congiunta salesiani-laici, perché il termi-
ne laico è molto ampio e necessita di un chiarimento. Se i processi formativi non tengono presente
il “profilo del laico” per offrire una formazione carismatica graduale e adeguata ad ogni situazione
personale, secondo il compito, le competenze e le esperienze di vita, si continuerà a camminare
nell’ambiguità.
Le difficoltà nella collaborazione tra salesiani e laici deriva in parte da una definizione inadeguata
delle responsabilità, dalla resistenza di alcuni confratelli e dalla mancanza di fiducia reciproca. Da
una parte è necessario superare atteggiamenti di clericalismo e dall’altra elaborare un piano strate-
gico che attivi processi per preparare le persone che assumono responsabilità in posti apicali con il
cambiamento necessario dell’organizzazione strutturale delle ispettorie.
“La formazione comune alla missione condivisa è una priorità assoluta e deve essere rivol-
ta soprattutto ai membri del nucleo animatore”6. La formazione insufficiente dei laici al carisma
salesiano e la mancanza di un progetto di formazione congiunta ostacolano il progresso nel-
la missione condivisa. Questo richiede un rinnovato impegno nella formazione carismatica dei
laici.
Scelte
1. Il Direttore, insieme al suo Consiglio, promuova la creazione e/o il consolidamento del consiglio
della CEP, definendo chiaramente responsabilità, ruoli e compiti di salesiani e laici.
2. Il Delegato per la Formazione e il Delegato per la Pastorale Giovanile di ogni ispettoria, preparino
un itinerario di formazione congiunta e continua tra salesiani e laici, focalizzato sulla missione
condivisa e l’identità carismatica.
3. L’Ispettoria prepari un piano sistematico di qualificazione in identità salesiana a partire dal profi-
lo del laico che tenga conto del punto di partenza dei laici, a chi va rivolto e dei livelli di compe-
tenza in pedagogia e spiritualità salesiana che si vogliono acquisire.
4. L’Ispettoria compia una revisione delle strutture organizzative tradizionali per rendere possibile
un accompagnamento professionale e carismatico dei laici con ruoli apicali e con responsabilità
nella gestione finanziaria, educativa o pastorale dell’opera.
9 6 Cfr. FERNÁNDEZ ARTIME, A. Linee programmatiche del Rettore Maggiore per la Congregazione Salesiana
dopo il Capitolo Generale 28. Insieme ai laici nella missione e nella Formazione, in ACG 433.
20 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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2.2. Promuovere la vita spirituale e apostolica
«Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante:
così facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano» (1Tim 4,16).
Ascolto
Molte CEP godono di una buona vitalità spirituale e apostolica: la collaborazione con i laici è
feconda, le proposte di formazione favoriscono cammini di crescita nella fede sia per i laici corre-
sponsabili che per i giovani. Tale vitalità si fonda sulle radici carismatiche che guidano la missione
apostolica dei confratelli. Essi riescono a garantire l’equilibrio tra preghiera e azione nella comunità
salesiana attraverso i ritiri, la cura della vita sacramentale, le letture spirituali. Questi momenti sono
vissuti insieme ai laici e di questo ne beneficia la CEP intera.
In alcune CEP si registra invece un declino della vitalità spirituale, con un’attenzione alle opere
esterne a scapito della vita di preghiera, riducendo l’energia apostolica. I laici sono talvolta visti come
sostituti piuttosto che come collaboratori, creando distanza tra i salesiani e i destinatari e limitando
un impegno spirituale più profondo. Si fa inoltre fatica a costituire delle comunità “in uscita” e c’è
tendenza a una pastorale “di conservazione, con poche o nessuna novità, ripetendo gli schemi di
sempre.
Interpretazione
La diminuzione della vitalità spirituale e apostolica dei salesiani, elemento cruciale per la loro mis-
sione, rispecchia la “crisi di identità” della vita consacrata e degli operatori pastorali menzionata nell’E-
vangelii Gaudium (EG78). Tale fenomeno preoccupante mette in luce una sfida fondamentale che la
Congregazione è chiamata ad affrontare per mantenere vivo il carisma nel mondo contemporaneo.
Le forze che diminuiscono, il numero dei confratelli che cala, l’impegno crescente per la gestione
delle strutture e l’invecchiamento causano il distacco della comunità salesiana dall’opera e il declino
della vita spirituale. Esso non si supera attraverso un attivismo sterile e un funzionalismo che portano
alla frammentarietà della vita, quanto con il recupero di una vita povera e del sacrificio per gli altri
(cetera tolle), con la condivisione con i laici. Tutti elementi che ridonano vigore alla missione, permet-
tendo di vedere i giovani con gli occhi e la compassione stessa di Gesù Buon Pastore (da mihi animas).
La sfida è trovare modalità efficaci per nutrire la vita spirituale e apostolica di tutti i membri della CEP,
rispettando la diversità dei cammini di fede e promuovendo una spiritualità salesiana condivisa.
Scelte
1. L’Ispettoria, ispirandosi agli inizi di Valdocco dove i giovani vivevano con Don Bosco e sacerdoti
e laici partecipavano con lui alla missione, progetti con audacia, in comunità idonee, esperienze
di vita con i giovani: salesiani, laici e giovani possano vivere insieme nella stessa casa sperimen-
tando nuove forme di convivenza, di spiritualità, di formazione congiunta e di condivisione della
missione.
2. L’Ispettoria organizzi annualmente corsi di aggiornamento sulla spiritualità e sulla pedagogia
salesiana sia per i confratelli che per i collaboratori laici. Faccia in modo che tutto il materiale
21

3.2 Page 22

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spirituale e di animazione salesiano, così come la letteratura pedagogica, sia reso accessibile
a ogni comunità e confratello, e che il Direttore animi regolarmente la comunità su tematiche
salesiane.
3. Il consiglio della CEP aiuti a riscoprire la spiritualità e il carisma salesiano, come indicato nelle
Costituzioni (C10-21), per mantenere l’equilibrio tra azione e contemplazione.
2.3. Educare ed evangelizzare
«Tutta la Scrittura, ispirata da Dio,
è anche utile per insegnare, convincere,
correggere ed educare nella giustizia,
perché l’uomo di Dio sia completo
e ben preparato per ogni opera buona»
(2 Tim 3,16.17)
Ascolto
Fedeli al Sistema Preventivo, che abbina le dimensioni educativa ed evangelizzatrice in una pro-
posta unitaria di formazione, si continuano a sviluppare iniziative qualificate per accompagnare i
giovani nei cammini di educazione alla fede cercando modalità sempre più adatte all’annuncio di
Cristo e alla crescita integrale della persona umana.
Nella proposta salesiana sono stati sviluppati diversi progetti specifici di formazione nel-
le dimensioni etica (formazione della coscienza), affettivo-sessuale, ecologica, socio-politi-
ca, digitale, artistica, sportiva, ecc., allo scopo di raggiungere in modo prioritario i giovani che si
trovano in situazione di difficoltà legate alla crisi della famiglia, al senso di solitudine e sfiducia ge-
nerazionale, alle diverse forme di dipendenza e ai disagi psicologici, oppure a causa dell’ambiente
scristianizzato.
Il contesto sociale in evoluzione, che include la migrazione, la tratta di esseri umani e le questioni
LGBTQ+, presenta ulteriori ostacoli. Trovare un equilibrio tra educazione ed evangelizzazione rima-
ne una sfida chiave, in particolare nell’affrontare bisogni speciali e cambiamenti socio-politici che
richiedono una più larga collaborazione di forze educative e un serio approfondimento di studio ed
adattabilità al contesto moderno.
Questo clima culturale porta alcuni educatori (salesiani e laici) a mostrarsi timorosi nell’annuncio
di Cristo, soprattutto in contesti troppo secolarizzati oppure a prevalenza non cristiana. La nostra ri-
sposta per i giovani che cercano profondità, spiritualità, interiorità nelle nostre case è spesso povera
e poco significativa, e ci vede impegnati più in iniziative “secolari” che propriamente evangelizzatrici.
Raramente arriviamo a presentare proposte di impegno vocazionale esplicito ai giovani e ai laici dan-
do loro spazio e protagonismo.
9Interpretazione
L’oratorio di Valdocco rimane un criterio permanente per noi salesiani (C40). Papa Francesco
sull’opzione Valdocco e sul carisma della presenza, ci ricorda che “prima ancora delle cose da fare, il
22 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

3.3 Page 23

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salesiano è il ricordo vivo di una presenza in cui la disponibilità, l’ascolto, la gioia e la dedizione sono
le caratteristiche essenziali che danno origine ai processi”7.
Questo approccio richiede educatori capaci di incarnare i valori salesiani in contesti multiculturali
e interreligiosi. L’impatto della secolarizzazione e scristianizzazione in molti dei nostri contesti culturali
fa sì che numerosi educatori, consacrati e laici, trovino inadeguate e persino obsolete certe proposte
carismatiche del nostro progetto educativo-pastorale, in particolare quelle legate alla vita spirituale.
Le esigenze, ogni volta più intense, sulla qualità del servizio educativo e pastorale, generano
un sentimento di stanchezza o di noia, che può portare a scelte rinunciatarie sia dal punto di vista
dell’impegno educativo che vocazionale.
Sensibili ai segni dei tempi, con iniziativa e continua flessibilità, valutiamo, rinnoviamo e cre-
iamo nuove attività (C41). Questo sottolinea la nostra flessibilità e adattabilità di fronte alle sfide
socio-politiche, ma indica anche la continua necessità di collaborazione e crescita per affrontare le
sfide moderne, come la migrazione, il traffico di esseri umani e le questioni relative all’identità di
genere e all’orientamento sessuale.
Scelte
1. Il Capitolo Generale valuti l’opportunità di adeguare la visione e il linguaggio della nuova evan-
gelizzazione in sintonia con il magistero della Chiesa integrando e rivedendo gli artt. 6 e 30 delle
Costituzioni.
2. Il Consigliere generale per la Pastorale Giovanile e il Consigliere generale per la Comunicazio-
ne Sociale studino il progetto di una “piattaforma digitale salesiana globale” per l’educazione
e l’evangelizzazione, che possa coinvolgere anche i giovani in aree remote o in situazioni di
difficoltà.
3. L’Ispettoria organizzi programmi di preparazione e aggiornamento che coinvolgano esperti in
campi come il mondo digitale, i contesti sociali e politici e gli ambienti multiculturali per equi-
paggiare i salesiani, e i collaboratori laici ad affrontare le sfide in continua evoluzione in questo
campo.
4. L’Ispettoria studi l’opportunità di creare “centri di ascolto e supporto psicologico” offrendo aiuto
professionale ai giovani e adulti in difficoltà e di sviluppare programmi di formazione adeguata.
5. Il consiglio della CEP assicuri la elaborazione del PEPS dell’opera congiungendo saggiamente le
proposte legate alla educazione con quelle che sono tipicamente evangelizzatrici, senza trascu-
rare nessuna delle due dimensioni della missione salesiana.
6. Il Direttore, i consigli della CEP e i responsabili dei settori dell’opera promuovano nella CEP l’im-
pegno a fare rete con il settore pubblico e privato per offrire programmi qualificati e pertinenti
per i giovani, affrontando questioni contemporanee come la migrazione, il multiculturalismo e
la secolarizzazione, promuovendo al contempo la flessibilità e l’adattabilità come indicato nei
valori salesiani.
7. Ogni educatore salesiano, consacrato e laico, rinnovi l’impegno dell’assistenza, curando la sua
presenza in mezzo ai giovani.
7 Cfr. FERNÁNDEZ ARTIME, A. Linee programmatiche del Rettore Maggiore per la Congregazione Salesiana
dopo il Capitolo Generale 28. Vivere il “sacramento salesiano della presenza”, in ACG 433.
23

3.4 Page 24

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2.4. Cercare nuovi modelli di presenza e nuove espressioni del carisma
salesiano
«Mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo
dove era già conosciuto il nome di Cristo,
per non costruire su un fondamento altrui» (Rom 15,20).
Ascolto
Come Salesiani continuiamo ad avere la capacità di impegnarci con i giovani emarginati e vul-
nerabili, come gli immigrati, i bambini di strada e coloro che affrontano disuguaglianze di genere, di-
scriminazioni sociali o problemi di salute mentale. La collaborazione con organizzazioni governative
e non governative, mira a plasmare politiche a favore dei giovani, sfruttando al contempo le nuove
tecnologie per connettersi con loro nel mondo digitale.
Senza mettere in discussione la pertinenza di risposte tradizionali, molte ispettorie si sono impe-
gnate nell’avviare nuovi modelli di servizio ai giovani, sostenuti dalla collaborazione di tanti laici e
dai giovani stessi.
Cresce inoltre l’impegno, insieme alla Famiglia Salesiana, nella formazione socio-politica dei gio-
vani, nonostante la preoccupante tendenza al disimpegno politico. Inoltre, si stanno compiendo
alcuni passi nel mondo dell’arte, della musica, della comunicazione, riconoscendo le possibilità che
in questo campo sono offerte all’educazione e all’evangelizzazione.
Preoccupano altresì i segni di un crescente fondamentalismo religioso e politico in diversi paesi del
mondo. È importante considerare questi ed altri fenomeni sociali e la necessità di aumentare la colla-
borazione con i laici per rispondere ai bisogni dei giovani socialmente isolati, dipendenti o emarginati.
In molti confratelli è riscontrabile una resistenza a lasciare alcune strutture dove ci sentiamo più
sicuri per avventurarsi in nuovi progetti.
Manca una formazione specifica per nuove modalità di apostolato salesiano, dove non basta la
buona volontà, ma è richiesta una preparazione adeguata e specifica alle nuove esigenze.
Interpretazione
I nuovi modelli di presenza salesiana richiedono una mentalità pedagogica creativa e risor-
se umane qualificate. Dobbiamo essere attenti ai “segni dei tempi” per rispondere efficacemente
alle nuove sfide giovanili (C19). Tuttavia, la mancanza di preparazione e di mezzi finanziari ostaco-
la spesso questa innovazione, rischiando di rendere la nostra presenza poco incisiva nel contesto
contemporaneo.
La scelta di nuove modalità di presenza e di servizio va preceduta da una seria analisi della realtà
9 giovanile odierna. Quando questa manca o è affrontata con superficialità si finisce per riprodurre le
risposte precedenti o per sprecare energie e risorse. Siamo tenuti a essere flessibili e proattivi, cer-
cando continuamente nuovi modi per rispondere alle esigenze dei giovani.
24 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

3.5 Page 25

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Scelte
1. L’Ispettoria promuova tra i salesiani, la Famiglia Salesiana e i collaboratori laici, l’impegno di una
presenza continua e attiva tra i giovani, privilegiando l’accompagnamento nei loro ambienti fisici
e digitali.
2. L’Ispettoria pianifichi la specializzazione di alcuni confratelli in ambiti di servizi che rivelino nuove
espressioni del carisma salesiano: migranti, rifugiati, minori non accompagnati, gruppi LGBTQ+.
2.5. Comunione con i giovani e formazione all’ecologia integrale e nella
cultura digitale
«Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti
e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno» (1 Gv 2,14).
Ascolto
In molte opere la comunità è aperta all’accoglienza dei giovani per condividere con loro la pre-
ghiera, i pasti e momenti di riflessione sulla missione salesiana. In alcune ispettorie è grande la
sensibilità per ciò che i bambini e i giovani stanno soffrendo a causa delle conseguenze provocate
da guerre e conflitti, da crisi politiche dovute anche a espressioni di nazionalismo, antisemitismo,
razzismo e di altre forme di esclusione sociale.
Nelle ispettorie è cresciuta la consapevolezza, la promozione di iniziative ecologiche con inter-
venti concreti verso la salvaguardia del creato che hanno coinvolto i giovani in azioni in sintonia con
il magistero di Papa Francesco.
In molte ispettorie cresce la consapevolezza dell’importanza dei processi di digitalizzazione che stanno
influenzando soprattutto i giovani “nativi digitali”. Ci sono ispettorie in cui “il continente digitale” è ricono-
sciuto come il “nuovo cortile” dove incontrare i giovani. In varie ispettorie, i salesiani utilizzano con succes-
so le piattaforme digitali per l’evangelizzazione, la pastorale giovanile e l’educazione, offrendo programmi
di alfabetizzazione digitale e creando contenuti che si accordano con il vangelo e la spiritualità salesiana.
Si rileva una certa incoerenza nell’integrazione delle pratiche ecologiche in molte comunità che
non promuovono un’educazione e una formazione sistematica all’ecologia integrale. In tante ispet-
torie l’urgenza della crisi ecologica non è presa seriamente: l’evidente minaccia dell’esistenza della
flora e fauna e anche dell’uomo stesso è considerata una moda o legata ai programmi dei movi-
menti e di alcuni partiti politici. Sovente le iniziative sulla ecologia rimangono isolate o limitate alle
opere nelle quali sono presenti educatori più sensibili a questa realtà. È quasi del tutto assente una
“politica ispettoriale” in grado di promuovere lo sviluppo di questa dimensione mostrando l’intimo
rapporto esistente tra la spiritualità e l’ecologia.
Manca una strategia complessiva per affrontare le questioni legate alle tecnologie emergenti,
come l’intelligenza artificiale e i social media, in modo da allinearsi con gli obiettivi dell’evangeliz-
zazione e dell’educazione. Il disagio di alcuni confratelli nell’affrontare le questioni legate al mondo
digitale e all’ecologia, unito all’insufficiente integrazione istituzionale della “spiritualità ecologica”,
chiede un approccio più solido e sistematico a queste aree vitali.
25

3.6 Page 26

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Obiettivo della pedagogia salesiana è formare “onesti cittadini” (C31). Ciò comprende l’educazione
politica, l’educazione alla pace, l’educazione alla democrazia e la promozione dei diritti umani e dei mi-
nori secondo la tradizione di Don Bosco e gli impulsi del Concilio e del magistero della Congregazione.8
Interpretazione
La predilezione dei giovani è al centro della missione salesiana (C14). La presenza tra i giovani,
specialmente in un’epoca di crisi e conflitti come la nostra, richiede un rinnovato impegno per com-
prendere e rispondere alle sfide che i giovani affrontano.
L’ecologia integrale, come delineata nella Laudato Si’, non è un’opzione facoltativa ma un im-
perativo per la missione salesiana contemporanea. Papa Francesco afferma: “Non ci sono due crisi
separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le
direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire
la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura” (LS139). La mancanza di
una “politica ispettoriale” coerente in questo ambito riflette la disconnessione esistente tra la spiri-
tualità salesiana e le urgenti sfide ambientali.
La cultura digitale rappresenta un nuovo “cortile” salesiano, come indicato da Papa Francesco:
l’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una di-
scussione proficua o un linciaggio morale (ChV88). L’assenza di una strategia complessiva per affron-
tare le sfide legate alle tecnologie emergenti rischia di rendere la missione salesiana meno rilevante
ed efficace per i “nativi digitali” (CG27,62).
La formazione degli “onesti cittadini”, elemento chiave della pedagogia salesiana, è stata tra-
scurata nonostante la sua importanza crescente nel contesto globale attuale. Come ricordato dal
Rettor Maggiore: “L’onesto cittadino del terzo millennio è una persona che non solo non ruba e non
inganna, ma che vive la propria cittadinanza come un servizio agli altri e alla società”9. Per affrontare
efficacemente queste sfide, è necessario un approccio integrato che riconosca l’interconnessione
tra spiritualità, ecologia e cultura digitale. Questo richiede non solo un adattamento delle pratiche,
ma una vera e propria “conversione ecologica e digitale” che permei tutti gli aspetti della missione
salesiana, formando i giovani come “profeti” della cura della “casa comune” e cittadini responsabili
nel mondo in tutte le sue forme.
Scelte
1. I consiglieri generali della Pastorale Giovanile e della Comunicazione Sociale e le università sa-
lesiane (IUS) promuovano studi sulle sfide legate alla digitalizzazione: Social media, Intelligenza
Artificiale, dipendenze.
2. L’Ispettore istituisca una commissione per l’ecologia integrale che abbia il compito di studiare,
elaborare proposte, preparare confratelli e laici, che promuova passi concreti di “conversione
ecologica”.
9 8 FERNANDEZ ARTIME, A. Buoni cristiani e onesti cittadini. Strenna 2020. In ACG 431.
9 Cfr. FERNANDEZ ARTIME, A. Buoni cristiani e onesti cittadini. Strenna 2020. In ACG 431.
26 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

3.7 Page 27

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3. L’Ispettoria valuti l’opportunità di promuovere un “movimento giovanile salesiano per il clima”,
mobilitando i giovani per azioni concrete a favore dell’ambiente e trasformare tutte le opere
salesiane in “eco-comunità”.
4. Il Delegato ispettoriale per la Pastorale Giovanile in collaborazione con il Delegato per la
Comunicazione Sociale, elabori un piano di formazione all’ecologia integrale e alla cultura
digitale per salesiani, laici e giovani, integrando temi nella pianificazione pastorale a tutti i
livelli.
5. Il Delegato ispettoriale per la Pastorale Giovanile, insieme ai coordinatori locali, elabori un piano
per affidare ai giovani responsabilità concrete di animazione nelle opere, promuovendo il loro
protagonismo.
6. Il Direttore di ogni comunità, in collaborazione con il consiglio della CEP, identifichi e riservi
alcuni spazi della casa per l’accoglienza dei giovani, favorendo la loro partecipazione alla vita
quotidiana della comunità salesiana.
7. La comunità salesiana prepari dei piani per raggiungere l’obiettivo del 100% di energia
rinnovabile.
8. Ogni comunità avvii e completi l’audit energetico, al fine di esplorare le migliori opzioni per le
fonti di energia rinnovabili10.
2.6. Cercare insieme ai laici, una sostenibilità finanziaria delle presenze
salesiane, senza mai escludere i poveri.
«Se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità,
gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?» (1 Gv 3,17).
Ascolto
È cresciuta la consapevolezza dell’importanza della sostenibilità economica per la missione,
soprattutto per quanto riguarda l’assistenza ai meno abbienti. Gli Uffici ispettoriali di Sviluppo
(PDO) e il coinvolgimento di professionisti laici assicurano una gestione trasparente ed efficiente
delle risorse. Il rispetto della legislazione governativa in molte ispettorie ha portato a una professio-
nalizzazione nel campo della gestione finanziaria, con il conseguente aumento della trasparenza e
della responsabilità.
La collaborazione di laici competenti, in particolare nella gestione finanziaria, è stata essen-
ziale. Questa collaborazione, insieme alla creazione di uffici di sviluppo e fondazioni, ha contri-
buito a mobilitare risorse attraverso sponsorizzazioni, progetti e attività generatrici di reddito. La
solidarietà tra le ispettorie si è manifestata con interventi da parte delle ispettorie finanziariamen-
te più forti che hanno fornito aiuti in tempi di crisi, come la pandemia COVID-19 e la guerra in
Ucraina.
Nonostante le recenti sfide finanziarie, la Congregazione ha mantenuto il proprio impegno verso
i poveri e i vulnerabili. Alcune opere hanno sviluppato strategie lodevoli a sostegno delle famiglie e i
giovani in situazione di difficoltà economica. Questi sforzi sottolineano la missione della Congregazione
di servire i bisognosi, cercando al contempo di autofinanziarsi e di utilizzare con prudenza le risorse.
10 Cfr. FERNÁNDEZ ARTIME, A. Linee programmatiche del Rettore Maggiore per la Congregazione Salesiana
dopo il Capitolo Generale 28. Accompagnando i giovani verso un futuro sostenibile, in ACG 433.
27

3.8 Page 28

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In molte realtà persiste una certa difficoltà a coinvolgere i laici nelle strategie di autofinanzia-
mento. Inoltre, alcuni confratelli non riescono o non vogliono progettare soluzioni in vista dell’auto-
sostenibilità. I malintesi, insieme agli aumenti insostenibili delle tasse in alcuni paesi, indeboliscono
ulteriormente le iniziative per supportare le nostre opere.
In alcune ispettorie manca la trasparenza finanziaria soprattutto dove le responsabilità di ge-
stione sono affidate a persone prive delle necessarie competenze professionali. Tutto questo porta
frequentemente a decisioni sbagliate e a conseguenti perdite finanziarie. La sostenibilità economica
delle opere salesiane spesso non è considerata prioritaria nei consigli della CEP, all’interno dei quali
manca una condivisione su questi temi. Inoltre, la diminuzione delle risorse locali dovuta al crescen-
te numero di confratelli in pensione e la bassa remunerazione del personale creano problemi di
turnover e instabilità.
Alcune ispettorie rimangono fortemente dipendenti dai finanziamenti statali e dagli aiuti esterni,
che in situazione di crisi rischiano di non essere erogati.
L’assenza di strutture di raccolta fondi solide e affidabili in diverse ispettorie mette ulteriormente
a rischio il futuro dei loro progetti educativi e pastorali. Ad aggravare questa sfida c’è la forte concor-
renza con altre ONG e la crescente sfiducia nella Chiesa, che ha portato i benefattori di lunga data a
ritirare il loro sostegno. L’affermarsi di politiche nazionaliste mette in discussione gli aiuti allo svilup-
po e aggiunge incertezza al futuro finanziario delle nostre opere.
Interpretazione
È sempre più riconosciuta la necessità di coinvolgere i professionisti laici nella gestione finanziaria.
Questa collaborazione favorisce la trasparenza e l’utilizzo efficace delle risorse. I laici preparati offrono le
proprie competenze che migliorano la sostenibilità finanziaria, garantendo la continuità della missione.
L’impegno della Congregazione dei confronti dei giovani e dei poveri rimane centrale. La solida-
rietà tra le comunità salesiane e i partenariati con gli ex-allievi e i donatori locali rafforzano gli sforzi
di mobilitazione delle risorse. Queste collaborazioni favoriscono la resilienza, garantendo la sosteni-
bilità finanziaria senza compromettere l’opzione preferenziale per i poveri.
Vivere uno stile di vita semplice, in accordo con il consiglio evangelico della povertà, aiuta a ge-
stire responsabilmente le risorse. La nostra credibilità attira il sostegno di benefattori e fondazioni
esterne, facendoci conoscere come Congregazione per i poveri (CG27,55).
La riluttanza a coinvolgere i laici nella gestione finanziaria, dovuta a problemi di fiducia e alla
mancanza di trasparenza, ostacola gli sforzi di sostenibilità. È essenziale superare la mentalità pater-
nalistica che mina la fiducia nel coinvolgimento dei laici.
La mancanza di una gestione professionale, di una pianificazione a lungo termine e di politiche
9 di gestione delle risorse crea inefficienze, portando alla dipendenza dagli aiuti esteri. La trasparenza
finanziaria e la formazione congiunta di salesiani e laici in materia economico-amministrativa sono
necessarie per costruire competenze e favorire il senso di appartenenza nella missione.
28 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

3.9 Page 29

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In alcuni casi, la sostenibilità economica delle opere salesiane non è sufficientemente prioritaria
nei consigli decisionali (CEP). Alcune strutture richiedono molte risorse finanziarie e di personale che
non sono in linea con la missione giovanile. È necessaria una maggiore fiducia nella consulenza di
esperti e nell’innovazione per diversificare le fonti di finanziamento e ridurre la dipendenza dai soli
benefattori esterni.
Scelte
1. L’Ispettoria rinnovi la fiducia nella Divina Provvidenza e individui modi concreti e attuali per la
ricerca e l’accompagnamento di benefattori che ci aiutino a sostenere le opere dedicate ai più
poveri.
2. L’Ispettoria, avvalendosi anche di professionisti laici esperti, crei un’équipe per cercare e attuare
soluzioni di autosostenibilità finanziaria per le opere, senza escludere i poveri, e formi una com-
missione economica composta da salesiani e laici qualificati per affrontare le sfide economiche
a favore dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
3. Il Direttore con il suo Consiglio promuova una cultura di semplicità, trasparenza finanziaria e
coinvolgimento attivo dei laici nella gestione economica, cercando nuove e diversificate fonti di
finanziamento.
4. La comunità salesiana valuti regolarmente le proprie risorse, compresi i terreni, gli edifici e lo
stile di vita personale, allineando gli obiettivi di reddito sostenibile alla disciplina religiosa, coin-
volgendo anche esperti, specialmente della famiglia salesiana e degli ex-allievi, per predisporre
piani di sostenibilità che riducano la dipendenza dagli aiuti esterni.
5. Il consiglio della CEP sia responsabile della stesura, del monitoraggio e della valutazione dei bi-
lanci annuali e della salute finanziaria delle opere, con la guida di amministratori salesiani o laici
e di consulenti esterni, assicurando trasparenza e responsabilità.
29

3.10 Page 30

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9

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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NUCLEO 3
UNA CORAGGIOSA VERIFICA E RIPROGETTAZIONE
DEL GOVERNO DELLA CONGREGAZIONE A TUTTI I LIVELLI
“Non conformatevi a questo mondo,
ma lasciatevi trasformare
rinnovando il vostro modo di pensare,
per poter discernere la volontà di Dio,
ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rom.12,2)

4.2 Page 32

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9

4.3 Page 33

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Il terzo nucleo tematico si inserisce armoniosamente nel percorso di discernimento del Capitolo
Generale, seguendo il tema e la struttura indicati nella lettera di convocazione del Rettor Maggiore e
nella scheda di lavoro inviata a tutti i capitoli ispettoriali. Analogamente ai primi due, anche il terzo
nucleo recepisce il contributo dei 92 capitoli ispettoriali.
Questo nucleo, tuttavia, presenta una particolarità: oltre alle tematiche ordinariamente discus-
se, include anche una serie di temi giuridici che scaturiscono dal precedente Capitolo Generale e che
richiedono una conferma o una revisione per la loro validazione. Questi temi sono stati esaminati
con attenzione dalla commissione giuridica precapitolare, che ha preparato apposite schede per
facilitare il lavoro di approfondimento e per consentire un’espressione di voto chiara e informata da
parte dell’assemblea capitolare.
Nel rispetto della metodologia adottata per il lavoro capitolare, abbiamo integrato questi temi
giuridici all’interno del terzo nucleo, cercando di garantire una trattazione fluida e organica.
Infine, è importante ricordare che ci sono altri temi importanti che, pur suggerendo modifiche alle
Costituzioni, non sono stati inclusi in questa sezione. Questi temi verranno trattati direttamente in sede
di assemblea se ritenuti opportuni dai membri del CG29. Questi materiali, inviati da singoli e da gruppi
di confratelli, sono a disposizione di tutti i capitolari per eventuali approfondimenti e contributi.
3.1. Organizzazione del Consiglio Generale
Ascolto
Alcune ispettorie apprezzano l’attuale struttura del Consiglio generale che riconoscono efficace
per l’animazione e il governo della Congregazione con una complementarità tra consiglieri di settori
e consiglieri regionali: i primi sono più trasversali e i secondi diventano “gli occhi e le orecchie” del
Consiglio Generale in una particolare zona geografica.
L’interculturalità del Consiglio Generale offre poi, una visione diversificata che si evidenzia anche
grazie alle visite del Rettor Maggiore e dei membri del Consiglio, molto apprezzate, per rafforzare i
legami con le Ispettorie e promuovere la comunione.
Altre ispettorie affermano che il Consiglio Generale è composto da troppi membri. Sarebbe necessa-
rio avere una struttura più agile e, conseguentemente, più efficace anche per evitare un accumulo di in-
carichi, che compromette la qualità dell’animazione e del governo che appare troppo concentrato sull’ef-
ficienza e sui processi gestionali piuttosto che sulla promozione delle relazioni e dell’impegno personale.
Si nota una mancanza di coordinamento e comunicazione tra i consiglieri di settore e i consiglieri
regionali, oltre ad una sorta di giustapposizioni tra i settori stessi, che inviano alle ispettorie troppe
proposte, con la conseguente difficoltà ad assumerle.
La sovrapposizione dei ruoli all’interno del Consiglio, in particolare del Consigliere generale per
la Pastorale giovanile e del Consigliere generale per la Comunicazione Sociale, porta a duplicare gli
sforzi con un impatto limitato.
Il ruolo del Delegato del Segretariato della Famiglia salesiana rimane poco chiaro.
33

4.4 Page 34

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Interpretazione
La tensione tra efficienza e comunione nel Consiglio Generale riflette la sfida di bilanciare l’effi-
cacia del governo e lo spirito di famiglia. Le troppe responsabilità portano a sfide nel coordinamento
tra settori e regioni. Inoltre, l’attuale modalità di elezione dei consiglieri generali non sempre pone le
basi per un efficace coordinamento e un lavoro sinergico del Consiglio stesso.
La scarsa chiarezza dei ruoli e dei compiti all’interno del Consiglio Generale dipende dalla man-
canza di una visione che integri la missione salesiana e la struttura del governo della Congregazione,
evitando la sovrapposizione di responsabilità.
L’istituzione di segretariati (R108) può essere una soluzione in vista dell’alleggerimento degli im-
pegni dei singoli consiglieri, con la conseguente riduzione del numero dei membri del Consiglio.
La scarsa o non riconosciuta efficacia dell’animazione della Famiglia salesiana dipende dalla poca
conoscenza delle funzioni del segretariato.
Scelte
1. Il Capitolo Generale si pronunci sulla composizione del Consiglio Generale come è indicato nella
Scheda 1.
2. Il Capitolo Generale, studi l’opportunità di istituire segretariati specifici per aiutare l’animazione
e il governo della Congregazione come indicato nella Scheda 2.
3. Il Rettor Maggiore istituisca un Ufficio centrale che includa il portavoce, ANS, il Bollettino Sale-
siano, il website e altre reti di comunicazione, per migliorare la coerenza e l’efficacia della comu-
nicazione a livello mondiale.
4. Il Consiglio Generale implementi un piano per migliorare il coordinamento e la comunicazione
tra i consiglieri di settore e i consiglieri regionali, al fine di ridurre la sovrapposizione di iniziative
e facilitare la loro attuazione nelle ispettorie.
5. Il Consiglio Generale sviluppi e implementi un sistema di valutazione periodica dei settori e dei
segretariati, per promuovere una maggiore sinergia, evitare la dispersione degli interventi e mi-
gliorare l’efficacia complessiva del governo centrale.
34
9 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

4.5 Page 35

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Scheda 1
Composizione del Consiglio Generale (C133)
Contributi pervenuti
- 17 Capitoli ispettoriali propongono di non modificare Cost. 133;
- 48 Capitoli propongono delle modifiche, di cui 20 capitoli ispettoriali propongono modifiche
relative al settore della comunicazione sociale, 24 relative al settore della missione. Ci sono 6
proposte relative alla Famiglia Salesiana e una proposta relativa all’istituzione di un settore per
i laici.
Motivazioni a favore della non modifica:
- il numero dei consiglieri è ragionevole e sufficiente;
- l’attuale composizione del Consiglio generale è ottimale, è ben strutturata per l’animazione e il
governo, funziona bene e permette una buona rappresentanza di regioni e culture;
- una riduzione dei settori a favore di settori molto grandi non facilita il coordinamento.
Proposte di modifica e motivazioni:
a) istituire un Consigliere per la Famiglia Salesiana e i laici per garantire una rappresentanza più
significativa all’interno del Consiglio generale;
b) aumentare di due il numero dei Consiglieri generali: un Consigliere per la Famiglia salesiana e un
secondo Consigliere per l’Africa-Madagascar, poiché, la Famiglia salesiana rappresenta un aspet-
to cruciale della nostra missione e la regione Africa-Madagascar è troppo vasta;
c) ridurre i consiglieri di settore a tre: Pastorale Giovanile, Formazione, Economia, al fine di favorire
un’azione di governo più efficace e diretta. È consigliabile creare segretariati per la Comunica-
zione sociale, Famiglia salesiana, missioni, educazione, al fine di rendere il lavoro del Consiglio
Generale più snello e unitario;
d) un settore unico che integri la Pastorale Giovanile, le Missioni e la Comunicazione Sociale, al fine
di evitare il rischio che una eccessiva specializzazione operativa dei diversi ambiti possa compro-
mettere una visione d’insieme;
e) il Consiglio Generale sia composto da: Rettor Maggiore, Vicario, Consigliere per la Pastorale Gio-
vanile, Consigliere per la Formazione ed Economo generale, al fine di garantire un’azione di
governo più agile. I Regionali non facciano parte del Consiglio, ma siano Visitatori straordinari
dipendenti dal Vicario;
f) si eliminino tutti i settori, sostituendoli con segretariati o organismi tecnici, lasciando solo i re-
gionali, al fine di permettere un maggiore coordinamento del Consiglio e un accompagnamento
più efficace delle Ispettorie;
g) istituire un settore aggiuntivo per le opere gestite da laici;
h) trasformare i settori della Comunicazione Sociale e delle Missioni in segretariati, dipendenti di-
rettamente dal Rettor Maggiore per articolare il governo mondiale in tre cerchi concentrici: set-
tori, regioni e segretariati, il che favorisce il lavoro sinodale;
35

4.6 Page 36

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i) l’Economo Generale, membro del Consiglio, viene nominato dal Rettor Maggiore con il consenso
del suo consiglio per 6 anni.
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
j) rinforzare le équipes dei settori, anche mediante la figura di un coordinatore;
k) mantenere e migliorare il coordinamento delle regioni con la partecipazione dei delegati ispet-
toriali e con incontri periodici di animazione;
l) istituire dei segretariati per aiutare il Consiglio Generale;
m) consolidare e rendere stabile l’azione dei segretariati centrali (Reg. 108) dando loro l’autorità
formale di prendere le decisioni ordinarie, e degli uffici a servizio dei settori (Reg. 107) per ac-
compagnare nell’animazione i consiglieri;
n) nominare un salesiano come segretario esecutivo con competenze amministrative professionali
per favorire l’efficienza del Consiglio;
o) affidare la responsabilità della supervisione dell’Istituto Storico Salesiano al Consigliere per la
Formazione, piuttosto che al Vicario del Rettor Maggiore.
36
9 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

4.7 Page 37

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Scheda 2
Segretariati - possibilità di istituzione (R108)
Contributi pervenuti
- 34 Capitoli Ispettoriali propongono la possibilità di istituire nuovi segretariati;
- 3 Capitoli ispettoriali non modificano.
Motivazioni a favore della non modifica:
- Non è necessario istituire altri segretariati, essendo sufficiente l’attuale conformazione.
Proposte di modifica e motivazioni:
a) Istituire un segretariato che comprenda l’istruzione scolastica, la formazione professionale e le
università, per meglio coordinare questi ambiti ritenuti fondamentali nella missione della Con-
gregazione. La maggioranza dei capitoli ispettoriali colloca tale segretariato all’interno del setto-
re della Pastorale Giovanile, modificando Reg. 108. Una minoranza propone che sia alla diretta
dipendenza del Rettor Maggiore;
b) istituire un segretariato per la Famiglia Salesiana e i laici corresponsabili della missione per offri-
re loro una particolare cura carismatica;
c) istituire un segretariato per i laici corresponsabili della missione con lo scopo di elaborare per-
corsi formativi per gli stessi laici e offrire orientamenti per le opere a gestione laicale sotto la
responsabilità dell’Ispettoria;
d) istituire un segretariato per le tematiche dell’ecologia con lo scopo di sensibilizzare tutta la Con-
gregazione;
e) istituire un segretariato esecutivo che abbia il compito di coordinare tutti gli altri segretariati.
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
f) nessuno.
37

4.8 Page 38

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3.2. Organizzazione delle regioni della Congregazione
Ascolto
La struttura regionale ha rafforzato i legami tra le ispettorie e la leadership centrale. Le visite
regolari dei Consiglieri Regionali favoriscono la comprensione, la cooperazione e la pianificazione
unitaria attraverso le conferenze ispettoriali (14,15).
L’attuale configurazione delle regioni consente il lavoro in rete e le conferenze regionali degli
Ispettori si sono rivelate utili.
La creazione di commissioni regionali con i delegati ispettoriali di ogni settore (formazione, pa-
storale giovanile, comunicazione sociale, missioni) ha permesso di coordinare meglio il cammino
della regione.
Altre ispettorie evidenziano la difficoltà dei Consiglieri Regionali a raggiungere una conoscenza
approfondita delle singole Ispettorie e ad accompagnarle. Alcuni Consiglieri Regionali non hanno
modo di visitare tutte le ispettorie nel sessennio per sovraccarico di impegni e estensione delle
regioni.
Nelle regioni che si sviluppano in modo maggiormente dinamico, è necessario un coordinamento
più efficace, ad esempio, la regione Africa e Madagascar risulta troppo vasta (41 nazioni) per essere
una sola regione; mentre le due regioni dell’Europa faticano a dialogare in vista di una indispensabile
riflessione sull’intero continente.
Tra le diverse regioni inoltre esiste una notevole disparità di risorse finanziarie e di personale
salesiano che richiederebbe uno spirito di maggiore solidarietà in Congregazione.
Alcune ispettorie sostengono che l’attuale modalità per l’elezione del Consigliere Regionale non
sia la più adeguata e che, al termine delle Visite Straordinarie, la voce del Regionale non sempre
restituisca la ricchezza di una ispettoria.
Interpretazione
La fatica dei Consiglieri Regionali nel conoscere a fondo le ispettorie è dovuta alla difficoltà di ar-
monizzare i loro compiti nel governo centrale come membri del Consiglio Generale con la necessità
di un accompagnamento più frequente nelle ispettorie della regione.
Inoltre, il rafforzamento del coordinamento all’interno del Consiglio Generale per cercare una
modalità condivisa per lo svolgimento delle visite straordinarie e nell’accompagnamento delle ispet-
torie, aiuterebbe a agire con procedure simili ed evitare approcci soggettivi.
9 La proposta di dividere la regione Africa-Madagascar riflette non solo la crescita numerica,
ma anche la necessità di un accompagnamento più contestualizzato che garantisca l’identità c
arismatica.
38 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

4.9 Page 39

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Scelte
1. Il Capitolo Generale si esprima sulla proposta, contenuta nella Scheda 3, di dividere Africa-Ma-
dagascar in due regioni per affrontare le sfide della leadership e della crescita.
2. Il Rettor Maggiore, specialmente nelle regioni più grandi, scelga un confratello con l’incarico di
aiutare il Consigliere Regionale a svolgere le visite straordinarie o a collaborare con lui nell’ani-
mazione della Regione (R104).
3. Il Consiglio Generale riveda i compiti del Consigliere Regionale espressi nell’art. 140 delle Co-
stituzioni e confermato nella delibera 6 del CG27, affinché sia possibile realizzare quanto ivi
contenuto (CG27,81).
4. I Consiglieri Regionali rafforzino le conferenze degli ispettori in vista di favorire una più efficace
sinergia tra le ispettorie della conferenza.
5. I Consiglieri Regionali e gli ispettori della regione promuovano una effettiva solidarietà tra le
ispettorie, condividendo personale salesiano per iniziative comuni alla regione stessa.
39

4.10 Page 40

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Scheda 3
Configurazione delle Regioni
Contributi pervenuti
- 11 capitoli ispettoriali propongo di non modificare l’attuale assetto delle regioni;
- 64 capitoli ispettoriali propongono delle modifiche (62 propongono la suddivisione della regione
Africa-Madagascar).
Motivazioni a favore della non modifica:
- studiare la possibilità di una nuova regione in Africa, se il Consiglio e le ispettorie ne vedono la
necessità;
- è sufficiente l’attuale organizzazione delle regioni per un’esperienza più sinodale;
- mantenere l’attuale struttura, anche con la flessibilità per un eventuale riconfigurazione delle
regioni, per adattarle ai contesti e alla lingua per una migliore animazione.
Proposte di modifica e motivazioni:
a) lasciare il discernimento al Consiglio Generale in dialogo con le ispettorie interessate anche se il
dato numerico dei salesiani in Africa giustifica la creazione di una seconda regione (modificando
Cost. 154);
b) suddividere la regione Africa-Madagascar in due regioni. Si nota la vastità della regione, numero
crescente di confratelli, nascita di nuove circoscrizioni, carico eccessivo per un solo Consigliere
Regionale per animare 44 Paesi;
c) si rivedano le attuali regioni e se ne crei una nuova in Africa, ma mantenendo un solo Consigliere
Regionale per favorire un miglior accompagnamento dei confratelli delle regioni;
d) si richiede un ridisegno radicale delle regioni per un’animazione più efficace delle ispettorie di
una stessa regione;
e) rivedere la configurazione della regione Europa Centro Nord, trasferendo alla regione Mediter-
ranea Francia, Belgio Sud, Croazia, Slovenia e Malta per una maggior omogeneità culturale e una
migliore composizione del panorama mondiale della Congregazione; la formazione iniziale sia
svolta nelle case di formazione della Mediterranea;
f) rivedere la composizione delle regioni del continente europeo per un miglior dialogo tra la re-
gione Mediterranea e quella dell’Europa Centro Nord e una migliore animazione delle ispettorie;
g) dividere Asia Est Oceania in due regioni per seguire meglio le ispettorie;
h) l’UPS faccia parte della regione Mediterranea perché è venuto il tempo per una riforma radicale
che tenga conto delle sue peculiarità di servizio alla Congregazione.
9 Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
i) Creare due conferenze interispettoriali in Africa ad experimentum in vista di un’ulteriore possi-
bilità di suddividere la regione in due;
40 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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j) le regioni non dovrebbero essere semplicemente agglomerati di ispettorie vicine, ma dovrebbe-
ro essere costituite da ispettorie più affini per cultura e storia, seguendo un dialogo rispettoso
con le stesse ispettorie;
k) identificare i criteri, non solamente linguistici, per la suddivisione delle regioni;
l) ascoltare le opinioni degli ispettori e del Regionale circa il metodo da applicare nella suddivisio-
ne della regione Africa-Madagascar.
41

5.2 Page 42

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3.3. Organismi inter-ispettoriali
Ascolto
Gli organismi interispettoriali (conferenze, commissioni) sono una buona opportunità di coor-
dinamento e di condivisione fra le ispettorie anche sfruttando le opportunità offerte dalle nuove
tecnologie.
Alcune “buone pratiche” ed esperienze di collaborazione tra le ispettorie come le reti regionali
hanno permesso di rendere un buon servizio alle ispettorie.
Alcune ispettorie evidenziano gli scarsi effetti concreti dipendenti dalle decisioni delle conferenze
ispettoriali.
Un numero notevole di ispettorie manifesta che c’è poca chiarezza sulle figure di autorità negli
organismi inter-ispettoriali. È necessario chiarire le responsabilità di governo e animazione nelle
case di formazione iniziale inter-ispettoriali (ruolo del Curatorium, del Regionale e del settore For-
mazione).
Gli organismi interispettoriali a volte hanno linee di lavoro autonomo o scollegate del governo
delle singole ispettorie.
Infine, i confratelli delle comunità locali spesso ignorano il funzionamento delle strutture interi-
spettoriali.
Interpretazione
La mancanza di chiarezza nelle strutture di autorità interispettoriali riflette la complessità cre-
scente dell’organizzazione salesiana e la necessità di una governance più efficace. La scarsa atten-
zione al coordinamento e all’applicazione del principio di sussidiarietà nella scelta dell’équipe dei
formatori produce conseguenze negative nei giovani salesiani.
Quando l’autonomia di ogni singola ispettoria prevale sulla dinamica collegiale di riflessione e di
orientamento – come stabilito dalla conferenza degli ispettori – si ha un impoverimento.
Scelte
1. Il Consiglio Generale definisca chiaramente gli statuti e i livelli di responsabilità nei curatoria.
2. I Consiglieri Regionali si prendano cura che gli organismi inter-ispettoriali della propria Regione
fungano da centri di animazione e sostegno per i vari progetti a livello regionale, per lo scambio
di risorse, competenze e buone pratiche tra le Ispettorie.
9 3. I curatoria che sono responsabili delle case di formazione inter-ispettoriali, creino un piano in-
ter-ispettoriale per la formazione iniziale che includa la preparazione dei formatori e la condivi-
sione del personale tenendo presente l’unità nella diversità e la contestualizzazione.
42 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

5.3 Page 43

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3.4. Visite straordinarie
Ascolto
Le Visite straordinarie sono ben programmate e svolte e rappresentano un momento di condi-
visione fraterna. Esse permettono al Consiglio Generale di conoscere meglio le ispettorie e di far
sentire la vicinanza del Rettor Maggiore ai confratelli.
In tali Visite il Regionale ha l’opportunità di incontrare personalmente i confratelli in profondità
con un impatto significativo sulla loro vita e su quella delle opere.
Quando la Visita straordinaria è svolta da una persona diversa dal Consigliere Regionale si ha l’op-
portunità di un’ulteriore punto di vista che aiuta il Consiglio Generale a conoscere meglio le ispettorie.
A volte le visite straordinarie risultano essere poco efficaci, specialmente se svolte all’inizio del
sessennio del mandato dell’Ispettore. Questo sembra essere dovuto sia alla modalità di svolgimento
della Visita sia al fatto che si è all’inizio di un mandato.
Un’altra difficoltà dipende dalla disponibilità di tempo dei Consiglieri Regionali che non sempre
è sufficiente per conoscere a fondo le singole realtà e accompagnare i confratelli e le comunità ad
attuare le raccomandazioni evidenziate durante la Visita.
Alcuni confratelli ritengono che la visita straordinaria sia semplicemente una “formalità” e che non
abbia quindi alcun effetto incisivo per la vita dell’Ispettoria. Quando la visita non è svolta da un mem-
bro del Consiglio Generale si rischia di limitare la sua efficacia alle sole conclusioni del Rettor Maggiore.
Interpretazione
La vastità di alcune regioni e il numero dei confratelli e delle comunità da incontrare sembra limi-
tare la vicinanza del Rettor Maggiore e del Consiglio Generale alla vita delle ispettorie e impedisce di
incarnare lo spirito di famiglia richiesto da don Bosco.
La percezione che le raccomandazioni delle Visite straordinarie non sempre vengano attuate
indica una possibile disconnessione tra la Visita e l’accompagnamento continuo. La sfida è quella di
sviluppare modalità efficaci per dare seguito alle raccomandazioni del Rettor Maggiore, mantenen-
do vivo lo spirito di rinnovamento suscitato dalla Visita.
Scelte
1. L’Ispettore e il Consiglio ispettoriale studino, in accordo con il Visitatore straordinario, la moda-
lità per lo svolgimento della Visita straordinaria in modo che consigli locali, consigli della CEP e
singoli confratelli possano essere coinvolti e resi partecipi dell’intero processo e attuare, poi, gli
orientamenti inviati dal Rettor Maggiore.
2. L’Ispettore con il suo consiglio prima della visita presenti al Visitatore straordinario anche la re-
altà socio-politica e religiosa del territorio dell’Ispettoria affinché si possa avere una conoscenza
più completa del contesto in cui i confratelli e laici si trovano ad operare..
43

5.4 Page 44

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3. Il Consigliere Regionale e gli ispettori studino le modalità delle Visite straordinarie e valutino le
misure per renderle ancora più fruttuose ed efficaci.
3.5. Visite d’insieme
Ascolto
Le Visite d’insieme sono diventate momenti privilegiati di comunione e unità nell’animazione e
nel governo della Congregazione. Sono uno strumento prezioso che offre l’opportunità di sperimen-
tare direttamente momenti di fraternità e di riflessione con il Rettor Maggiore e alcuni consiglieri
generali. Aiutano a comprendere chiaramente la visione del Consiglio Generale e sono molto utili
per valutare e fornire orientamenti alle ispettorie della Regione.
L’accompagnamento per l’applicazione delle decisioni successive alla Visita è carente. La ricaduta
delle conclusioni della visita d’insieme sulle ispettorie non sembra essere particolarmente significa-
tiva. Anche il sistema di valutazione e verifica appare debole.
Il programma delle Visite d’insieme è spesso troppo denso. Questo limita o riduce il tempo per i
necessari approfondimenti. Le Visite dovrebbero essere caratterizzate da un maggiore tempo dedi-
cato all’ascolto e al confronto e non solo una serie di conferenze.
I Consiglieri Generali hanno offerto molti contributi sostanziali d’insegnamento, ma non sem-
pre hanno colto in profondità la realtà delle singole ispettorie. Anche lo stile della comunicazio-
ne è stato fortemente caratterizzato dalle presentazioni dei Consiglieri Generali e dall’ascolto
passivo dei consigli ispettoriali, piuttosto che da uno scambio e da un apprendimento reciproco e
fraterno.
I confratelli - ad eccezione di quelli che vi partecipano - ne sanno ben poco.
Interpretazione
La preoccupazione di diverse ispettorie per il programma eccessivamente denso delle Visite
d’insieme indica la tensione tra il desiderio di affrontare molte questioni e la necessità di un discer-
nimento profondo e ponderato. Questo riflette la complessità delle sfide regionali e la difficoltà di
bilanciare l’efficienza con la profondità della riflessione, come evidenziato nelle Costituzioni (C124)
riguardo alla necessità di adattare le strutture alle esigenze della missione.
Le Visite d’insieme dovrebbero evolvere da un modello di comunicazione unidirezionale a uno di
scambio reciproco e apprendimento mutuo. Questo cambiamento rispecchierebbe meglio lo spirito
di famiglia e la chiamata alla corresponsabilità espressa nelle Costituzioni (C123). La sfida è trasfor-
mare questi incontri in vere esperienze sinodali che promuovano una collaborazione efficace e un
rinnovamento autentico a livello regionale.
9Scelte
1. Il Rettore Maggiore e il Consiglio Generale continuino a promuovere le Visite d’insieme, con
maggiore partecipazione dei confratelli nella fase di preparazione e nella fase di attuazione delle
44 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

5.5 Page 45

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decisioni prese insieme con il Rettor Maggiore, attraverso comunicazioni adeguate, utilizzando
anche gli incontri delle conferenze degli ispettori per la verifica.
2. Il Consiglio Generale studi la maniera più idonea di sviluppare uno stile più sinodale nelle Visite di in-
sieme (scambio di esperienze, ascolto, passi di collaborazione) preceduta da una buona preparazione.
3. Il Consigliere Regionale, nell’organizzare la Visita d’insieme, sia attento a dare uno spazio ade-
guato agli elementi spirituali, ad ascoltare gli ispettori e i consiglieri ispettoriali e a proporre
riflessioni su tematiche urgenti.
3.6. Organizzazione dell’animazione delle Ispettorie
Ascolto
La figura del Delegato di Pastorale giovanile e del Delegato per la Formazione a tempo pieno è
stata una scelta di molte ispettorie.
La creazione di commissioni per settori specifici ha facilitato il coordinamento delle attività e la
comunione grazie anche a incontri frequenti e ben programmati.
La visita e l’animazione dell’Ispettore e di altri Consiglieri contribuisce a creare un buon legame e
un’unità tra l’Ispettore e i consiglieri con le comunità.
Il ruolo del Vicario dell’Ispettore non è chiaro e le sue funzioni non sono ben definite.
A causa dei numerosi compiti e sfide, l’animazione dell’Ispettoria diventa talvolta faticosa. Gli
Ispettori sono spesso più occupati a risolvere problemi dei confratelli che ad animare l’Ispettoria: ci
sono molti incarichi ispettoriali per pochi confratelli. Inoltre, la difficoltà di delegare alcuni compiti di
animazione da parte dell’Ispettore riduce l’efficacia della missione.
Varie Ispettorie chiedono di ridurre la frequenza dei capitoli ispettoriali e di sostituire un Capito-
lo con un’assemblea ispettoriale. Il Capitolo ispettoriale, convocato ogni tre anni, serve a preparare il
Capitolo Generale o a mettere in pratica le sue delibere. Tuttavia, il tempo tra un capitolo e un altro
sembra essere breve per attuare le delibere dei Capitoli generali e ispettoriali.
Ci si chiede in che modo i numerosi laici delle nostre CEP possano essere resi realmente corre-
sponsabili nella missione salesiana.
Interpretazione
La mancanza di chiarezza nel ruolo del Vicario dell’Ispettore riflette la necessità di una migliore
definizione dei ruoli di leadership (C168). Questa ambiguità può compromettere l’efficacia dell’ani-
mazione ispettoriale e richiede una revisione delle Costituzioni per chiarire le funzioni e le responsa-
bilità del Vicario, garantendo una leadership più efficace e collaborativa.
La sottolineatura che gli ispettori e i superiori siano più occupati a risolvere problemi che ad ani-
mare riflette la tensione tra gestione e leadership - tema ricorrente nella letteratura sulla leadership
religiosa contemporanea. Questa situazione evidenzia la necessità di ripensare il ruolo del Supe-
45

5.6 Page 46

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riore, bilanciando meglio le responsabilità gestionali con quelle dell’animazione carismatica, come
indicato nelle Costituzioni (C161-162). La sfida è trovare un equilibrio che permetta ai superiori di
essere veri animatori della vita salesiana, senza trascurare le necessità pratiche della gestione dell’I-
spettoria.
Un’animazione efficace dipende dal lavoro di squadra dell’Ispettore, dei consiglieri e delle com-
missioni. Un buon coordinamento infatti aiuta a focalizzare la missione e a migliorare le risposte
pastorali.
Scelte
1. Il Capitolo Generale studi la proposta dei compiti del vicario dell’Ispettore (Cfr. Scheda 4)
2. Il Capitolo Generale studi la proposta di incorporare i delegati ispettoriali per la formazione e la
pastorale giovanile nel Consiglio ispettoriale, allineandosi con gli obiettivi generali della Congre-
gazione (Cfr. Scheda 5)
3. Il Capitolo Generale si pronunci sulle schede 6 e 7.
4. L’ispettore e il suo Consiglio facciano visite a tutte le comunità e opere. Inoltre, i delegati ispet-
toriali lavorino insieme in armonia per assicurare un’animazione coesa e unitaria dell’Ispettoria.
5. L’Ispettore promuova che in ogni ispettoria ci sia una Commissione per la tutela e la salvaguardia
dei minori e delle persone vulnerabili per garantire che a livello ispettoriale e istituzionale ci sia una
politica di sicurezza per la protezione deli stessi nel rispetto delle leggi civili ed ecclesiastiche.
46
9 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

5.7 Page 47

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Scheda 4
Compiti del Vicario dell’Ispettore (C168)
Contributi pervenuti
- 18 Capitoli ispettoriali propongo di non modificare l’art. 168 delle Costituzioni.
- 16 Capitoli propongono delle modifiche.
Motivazioni a favore della non modifica:
- i compiti del Vicario sono sufficientemente definiti e possono sempre essere specificati ulterior-
mente dall’Ispettore.
Proposte di modifica e motivazioni
a) affidare al Vicario dell’Ispettore l’incarico circa la disciplina religiosa, in analogia con il Vicario del
Rettor Maggiore;
b) il Vicario dell’Ispettore sia il delegato ispettoriale per la formazione;
c) il Vicario dell’Ispettore sia il delegato per la Pastorale giovanile.
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali
d) al Vicario dell’Ispettore non vengano affidati altri incarichi oltre ai compiti stabiliti dall’art. 168
delle Costituzioni;
e) non venga affidato al Vicario dell’Ispettore il coordinamento di troppe commissioni ispettoriali;
f) i confratelli dell’Ispettoria siano informati sul significato della potestà ordinaria vicaria.
47

5.8 Page 48

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Scheda 5
Composizione del Consiglio Ispettoriale
Contributi pervenuti
- 9 Capitoli ispettoriali propongo di non modificare l’art. 164 delle Costituzioni.
- 56 Capitoli propongono delle modifiche.
Motivazioni a favore della non modifica:
- l’Ispettore deve essere libero di scegliere i membri che ritiene più adatti al Consiglio non legan-
dosi puramente ai ruoli che uno ricopre come delegato di un settore di animazione;
- inserire come membri di diritto nel Consiglio ispettoriale il delegato di pastorale giovanile e l’in-
caricato della formazione limita troppo la scelta dei membri da parte dell’Ispettore;
- non si ritiene che il delegato per la formazione debba essere membro di diritto nel consiglio.
Proposte di modifica e motivazioni:
a) il delegato per la pastorale giovanile sia membro di diritto nel Consiglio ispettoriale poiché la
pastorale giovanile è il fulcro della missione salesiana;
b) Il delegato per la formazione sia membro di diritto nel Consiglio ispettoriale per l’accompagna-
mento dei confratelli nella formazione iniziale e continua. Inoltre, la composizione del Consiglio
ispettoriale deve riflettere quella del Consiglio Generale;
c) il delegato per la Famiglia salesiana sia membro di diritto del Consiglio ispettoriale;
d) ci sia almeno un laico con diritto di voto nel Consiglio ispettoriale per una maggiore correspon-
sabilità dei laici;
e) I Consiglieri siano eletti dai confratelli.
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
f) i delegati per la pastorale giovanile e per la formazione siano nominati a tempo pieno e risieda-
no nella sede ispettoriale;
g) occorre chiarire i compiti specifici dei delegati per la pastorale giovanile e per la formazione.
48
9 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

5.9 Page 49

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Scheda 6
Uffici, segretariati, commissioni ispettoriali
Contributi pervenuti
- 12 Capitoli ispettoriali propongo di non modificare l’art. 164 delle Costituzioni.
- Capitoli propongono delle modifiche.
Motivazioni a favore della non modifica:
- la normativa vigente è sufficientemente adeguata;
- ogni ispettoria può organizzarsi secondo le proprie esigenze pastorali;
Proposte di modifica e motivazioni:
a) in ogni ispettoria si rendano obbligatorie la commissione per la pastorale giovanile e la com-
missione per la formazione (come richiesto dalla Ratio) in quanto strategiche per l’animazione
dell’Ispettoria;
b) ogni commissione abbia un Direttorio proprio approvato dal Rettore Maggiore;
c) creare un segretariato che coordini pastorale giovanile, comunicazione sociale e missioni;
d) ogni Ispettoria istituisca una commissione che verifichi l’attuazione delle deliberazioni del Capi-
tolo generale;
e) ogni ispettoria abbia una Commissione per la disciplina religiosa, incaricata della tutela dei mi-
nori e delle persone vulnerabili;
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
f) i responsabili delle commissioni siano nominati per 3 anni;
g) chiarire il ruolo del delegato per la formazione data l’attuale tendenza della Congregazione che
promuove la formazione congiunta dei salesiani e dei laici;
h) formare persone in grado di animare la famiglia salesiana e i laici corresponsabili.
49

5.10 Page 50

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Scheda 7
Consistenza quantitativa e qualitativa delle comunità
Contribuiti pervenuti
- 19 Capitoli ispettoriali chiedono la modifica di Reg 150.
- 4 Capitoli ispettoriali propongo di non modificare Reg 150.
Motivazioni a favore della non modifica:
- investire energie nella formazione iniziale e permanente dei confratelli per promuovere la qua-
lità delle persone;
- si applichi con maggior rigore la normativa vigente per garantire comunità che rispecchino la vita
fraterna salesiana;
- sarà compito dell’Ispettore con il suo Consiglio valutare le singole situazioni secondo una proget-
tualità̀ mirata (Cfr. ACG 422, Orientamenti).
Proposte di modifica e motivazioni:
a) Modificare R. 150 permettendo che il numero dei membri con voti perpetui, non in formazione
iniziale, per comunità non sia, ordinariamente, inferiore a tre salesiani;
b) Modificare R. 150: comunità con un minimo di quattro salesiani. A sostegni di tali proposte si in-
dica la diminuzione numerica dei confratelli, la difficoltà in molte ispettorie a fondare comunità
con sei fratelli, la necessità di dare consistenza giuridica alle piccole comunità ormai esistenti.
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
c) Urge una riflessione per cercare nuove modalità di organizzazione delle comunità.
Altre motivazioni presentate nel CG28:
- la presenza di almeno quattro confratelli di voti perpetui non in formazione iniziale può con-
sentire sufficientemente la vita comune e permettere il funzionamento del consiglio della casa;
- la comunione e la condivisione nello spirito e nella missione di Don Bosco, da parte di salesiani
e laici, ormai assodata in ampie zone della Congregazione, prevede una gestione delle opere di-
versa dal passato e l’affidamento a laici di compiti un tempo svolti esclusivamente dai salesiani;
- alcune ispettorie sono in piena fase di crescita numerica. Esse hanno necessità di aprire dei
fronti apostolici ora - benché non possano assicurare in ogni comunità almeno quattro profes-
si perpetui - poiché in futuro è prevedibile che non si ripetano le condizioni favorevoli attuali.
Dato l’elevato numero di confratelli in formazione è facile prevedere che le comunità oggi di tre
confratelli, domani possano diventare più consistenti. Tale situazione può essere vista come una
tappa nella fase della crescita di una Ispettoria. Reg. 20 prevede per le “residenze missionarie”
9 strettamente intese che non abbiano meno di tre confratelli. Il criterio potrebbe essere adope-
rato anche nella fase dell’espansione missionaria di una Ispettoria.
50 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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3.7. Durata degli incarichi di governo
Ascolto
La maggioranza delle ispettorie concorda con l’attuale scadenza dei tempi legati agli incarichi
di governo.
Qualche ispettoria ritiene che alcuni confratelli rimangano nel ruolo di direttore per troppo tem-
po; tuttavia, a volte manca anche la continuità delle attività perché un direttore è stato sostituito
troppo rapidamente.
Interpretazione
Il dibattito sulla durata dei mandati riflette la tensione tra il desiderio di stabilità e continuità e la
necessità di rinnovamento e adattamento. Questo richiama la necessità di un equilibrio tra tradizio-
ne e innovazione, un tema centrale nella vita religiosa contemporanea. La discussione evidenzia la
complessità di trovare una durata ottimale che permetta sia un’efficace realizzazione dei progetti a
lungo termine, sia un ricambio generazionale nella leadership. Le Costituzioni (C 128, 142, 163, 177)
hanno stabilito durate differenziate per i vari livelli di governo, cercando di bilanciare questi aspetti.
Tuttavia, l’evoluzione delle sfide pastorali e organizzative sollecita una riflessione continua sull’ade-
guatezza di questi termini.
Scelte
Il Capitolo Generale affidi al nuovo Consiglio generale il compito di studiare la durata degli inca-
richi di governo e la frequenza dei capitoli ispettoriali e generali, valutando i pro e i contro e presen-
tando le proposte al CG 30.
3.8. Altre Proposte
Ascolto
Varie ispettorie chiedono il cambiamento delle Costituzioni perché i confratelli coadiutori posso-
no diventare superiori della comunità religiosa.
Alcune ispettorie chiedono una revisione del regolamento della rappresentanza al Capitolo Ge-
nerale. Questo per garantire una maggiore rappresentatività (le ispettorie con meno di 50 membri e
quelle con 199 membri sono rappresentate dall’ispettore e da un delegato. Il criterio per la nomina
di un altro delegato inizia dopo la soglia dei 200 membri).
Interpretazione
La decisione relativa a eliminare il requisito del sacerdozio per essere Rettor Maggiore, Ispettore
o Direttore richiede uno studio approfondito perché è necessario avere chiarezza sulla differenza tra
51

6.2 Page 52

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superiore della comunità e ordinario, prima di prendere una decisione su questo tema (Cfr. Rescrip-
tum valutazione canonica).
Il numero di confratelli necessari per avere un delegato al Capitolo Generale è stato indicato nella
delibera 16 del CG27 con la modifica dell’art. 114 dei Regolamenti Generali portando il numero dei
delegati da inviare al Capitolo Generale da 250 a 200 (CG27,16).
Scelte
1. Il Capitolo Generale si pronunci sulle schede 8, 9, 10.
2. Il Capitolo Generale autorizzi le ispettorie a compiere investimenti economici in vista a una mag-
giore sostenibilità finanziaria (Cfr. Scheda 11)
3. Il Capitolo Generale si pronunci sulle schede 12, 13, 14 e 15.
4. Il Consiglio Generale studi la possibilità di tenere il Capitolo generale in altre parti del mondo
salesiano, piuttosto che in Italia o in Europa, per favorire una maggiore rappresentatività e par-
tecipazione delle diverse realtà della Congregazione.
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9 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

6.3 Page 53

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Scheda 8
Direttore - requisito del sacerdozio (C177)
Contributi pervenuti:
- 31 Capitoli ispettoriali chiedono la modifica di C. 121 e 177.
- 7 Capitoli ispettoriali chiedono la non modifica di C121 e 177.
Proposte di modifica e motivazioni:
Togliere il requisito dell’ordinazione sacerdotale per diventare direttore, e così i coadiutori possano
ricoprire l’ufficio di direttore locale. Questa proposta cerca di dare attuazione alla possibilità data
da Papa Francesco con il Rescritto del 18 maggio 2022, riferito al can. 588 §2, CIC, considerando le
seguenti motivazioni:
a) valorizzare la consacrazione religiosa di tutti i membri della Congregazione, di modo che qual-
siasi membro della Congregazione possa essere chiamato a esercitare l’ufficio di direttore nella
comunità locale;
b) sottolineare meglio l’unità e l’uguaglianza delle vocazioni salesiane e rafforzare la fraternità nelle
comunità̀;
c) favorire la sinodalità nel governo della Congregazione e una vera uguaglianza fra i membri;
d) nelle nomine porre il focus sulle qualità dei confratelli più che sullo stato clericale;
e) superare il clericalismo, mettendo la consacrazione prioritaria rispetto al sacramento dell’Ordine;
f) promuovere una reale inclusione e la democraticità nella Chiesa.
Motivazioni a favore della non modifica:
- il magistero e la tradizione carismatica della Congregazione si è costantemente orientato sul
fatto che il Direttore locale sia un sacerdote;
- Bisogna mettersi all’ascolto della nostra tradizione e domandarci sulle conseguenze a livello ca-
rismatico del fatto che i coadiutori possano diventare Direttori.
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
g) Realizzare uno studio dal punto di vista carismatico, sulle intenzioni di Don Bosco fondatore ri-
guardo la figura del Direttore locale, espresse nei suoi scritti e nella sua esperienza;
h) analizzare la tradizione e il magistero della Congregazione e la realtà attuale, sulla possibilità che
i coadiutori possano essere superiori locali.
53

6.4 Page 54

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Scheda 9
Ispettore - requisito del sacerdozio (C163)
Contributi pervenuti:
- 14 Capitoli ispettoriali richiedono la modifica
- 3 Capitoli ispettoriali e 1 contributo personale non chiedono la modifica.
Motivazioni a favore della non modifica:
- è un dato costante della nostra tradizione e del magistero salesiano che l’Ispettore sia sacerdote;
- una modifica toccherebbe un dato proprio del nostro carisma.
Proposte di modifica e motivazioni:
Si propone che anche il confratello laico possa essere nominato ispettore per le seguenti motivazio-
ni:
a) i confratelli laici hanno capacità di governo e di animazione;
b) ogni confratello dovrebbe essere in grado di assumere compiti di governo;
c) occorre superare il clericalismo, rendendo la consacrazione prioritaria rispetto al sacramento
dell’ordine;
d) si rende più evidente l’unità e l’uguaglianza della vocazione religiosa laicale e sacerdotale;
e) è stato rimosso il vincolo legale previsto dal CIC per una congregazione clericale;
f) la modifica permetterebbe di concentrarsi sulle effettive qualità e capacità del confratello coa-
diutore, piuttosto che sullo stato clericale.
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
g) è necessario maggior tempo, studio e preghiera;
h) occorre fare uno studio dal punto di vista carismatico, l’esperienza di Don Bosco, la tradizione e
la realtà attuale;
i) condurre un’ampia consultazione ed un approfondito studio storico ed una riflessione sulle in-
tenzioni che Don Bosco ebbe.
54
9 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

6.5 Page 55

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Scheda 10
Rettor Maggiore - requisito del sacerdozio (C129)
Contributi pervenuti:
- 15 capitoli ispettoriali richiedono la modifica
- 9 capitoli ispettoriali non chiedono la modifica
Motivazioni a favore della non modifica:
- la deroga del can. 588 non venga attuata nella nostra congregazione a nessun livello. L’intenzio-
ne del Fondatore, il carisma, l’ufficio ordinario del Superiore maggiore richiede gli Ordini sacri.
Fare riferimento a CG 20, CG 21 e CG 22. I confratelli coadiutori che ricoprono l’ufficio di supe-
riore non sono un cambiamento che deve essere necessariamente apportato;
- il magistero e la tradizione carismatica della congregazione si è costantemente orientato sul fat-
to che il Superiore sia un chierico.
Proposte di modifica e motivazioni:
a) ogni membro della Congregazione dovrebbe essere in grado di esercitare posizioni di autorità e
di leadership;
b) i coadiutori eletti alla carica di Rettor Maggiore possono avere attitudine e capacità di governo;
c) i coadiutori possano ricoprire qualsiasi ruolo di governo: occorre superare il clericalismo, met-
tendo la consacrazione, prioritaria rispetto al sacramento dell’ordine;
d) rendere possibile l’elezione di un coadiutore come Rettor Maggiore per sottolineare meglio l’u-
nità e l’uguaglianza delle vocazioni salesiane e rafforzare la fraternità nelle comunità;
e) eliminare il requisito che il Rettor Maggiore debba essere un sacerdote. A tal fine, modificare
l’articolo 129 delle nostre Costituzioni eliminando la frase “deve essere sacerdote”.
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
f) l’attuazione della deroga del can. 588, paragrafo 2, sia rinviata ad una successiva riflessione.
Si consultino tutti i coadiutori sulle modifiche all’identità carismatica, alla vita e all’opera del
confratello salesiano rispetto ai loro futuri ruoli di superiore (direttore) o di superiore maggiore
(Ispettore o Rettore maggiore). Si studierà la volontà di Don Bosco, le tradizioni della Congrega-
zione e le necessità attuali delle Ispettorie.
55

6.6 Page 56

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Scheda 11
Esclusione dell’acquisto e conservazione dei beni immobili a solo scopo
di reddito, di ogni altra forma di capitalizzazione fruttifera (C 187)
Contribuiti pervenuti
- 17 Capitoli propongono di modificare l’art. 187 Cost.
- 7 Capitoli ispettoriali propongono di non modificare l’art. 187 Cost.
Motivazioni a favore della non modifica:
- C 187 è già chiaro e deve essere interpretato in maniera stringente: nessuna capitalizzazione che
non sia in vista della missione;
- dal Testamento Spirituale di Don Bosco: “Si ritenga come principio da non mai variarsi di non
conservare alcuna proprietà di cose stabili…”.
Proposte di modifica e motivazioni:
a) Si propone di modificare il paragrafo 2° dell’art. 187 delle Costituzioni, in modo da permet-
tere la possibilità di mettere a reddito immobili e capitali per garantire rendite per soste-
nere le comunità più in difficoltà e la missione della Ispettoria. Si dovrà verificare la legalità
e il carattere etico di queste operazioni. Tale modifica è motivata dalla non autosufficienza
economica di alcune delle opere, in modo particolare di quelle a carattere sociale. Vi sono
inoltre problemi di sostenibilità economica e finanziaria dell’Ispettoria nel suo complesso,
specialmente per far fronte alle spese per la formazione iniziale e per la cura dei confratelli
anziani;
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
b) Il Capitolo generale può dare un’interpretazione autentica di come intendere il divieto stabilito
nell’art. 187 Reg, senza modificarlo;
Motivazioni elaborate nel Capitolo 28:
- É prevedibile che il flusso di denaro finora garantito dai benefattori si riduca in futuro;
- La erogazione di sussidi statali o di enti privati può risultare problematica;
- Vi è la consapevolezza che la Provvidenza non farà mancare il suo aiuto e nello stesso tempo
tale situazione richiede di impegnare in modo prudente le risorse di cui disponiamo in vista della
nostra missione;
- La dicitura adoperata nel §2 dell’art. 187 delle Costituzioni (esclusione a solo scopo di red-
dito e ogni altra forma permanente di capitalizzazione) non è di immediata ed univoca com-
prensione, giacché attività generatrici di reddito, eticamente lecite e con una chiara desti-
9 nazione degli utili sono state ritenute legittime sia nel passato, che nel presente, senza che
ciò abbia generato scandalo o abbia costituito motivo di contro testimonianza di povertà
istituzionale;
56 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

6.7 Page 57

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- Cost. 187 non esclude che le ispettorie promuovano attività che generano un reddito (lucro og-
gettivo11). Tali attività per tipologia, modalità di gestione, dimensioni, possono risultare contrad-
dittorie con l’identità religiosa dei soggetti che le promuovono, oppure risultare coerenti con la
missione salesiana;
- È richiesto un attento discernimento e ponderazione delle scelte, tenendo conto che tali attività
potrebbero essere costituite per generare utili a sostegno di precise e previste finalità, quali il
sostegno a opere sociali, case di formazione, case per anziani.
Note della Commissione giuridica precapitolare CG 28:
Cost. 188 n. 3 permette la accettazione di eredità, lasciti o donazioni a titolo oneroso e ciò può
comportare dei vincoli di impiego delle rendite, stabiliti dal donatore, tali da richiedere, ad esempio,
la conservazione dei beni immobili ricevuti;
Cost. 188 n. 4 permette la costituzione di vitalizi, enti di beneficenza, fondazioni che debbono -
per statuto - essere dotati di un proprio patrimonio stabile.
11 Gli enti senza scopo di lucro svolgono attività che generano utili (lucro oggettivo) che però non viene di-
viso tra i soci (lucro soggettivo). Gli utili vengono impiegati per finanziare le attività e le finalità previste dallo
statuto dell’ente.
57

6.8 Page 58

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Scheda 12
Economo nella comunità locale
Contributi pervenuti
- 5 Capitoli ispettoriali hanno chiesto la modifica dell’art. 184;
- 2 Capitoli ispettoriali si sono espressi per non cambiare l’art. 184;
Motivazioni a favore della non modifica:
- mantenere la presenza di un economo salesiano in tutte le comunità, distinguendolo dal coordi-
natore laico della gestione amministrativa dell’opera;
- l’economo locale sia sempre un salesiano, mentre dei laici possono essere nominati assistenti
dell’economo;
Proposte di modifica e motivazioni:
a) introdurre l’economo laico locale, dando linee guida sul suo ruolo e sulla sua partecipazione al
consiglio locale, distinguendo il ruolo dell’economo laico locale da quello dell’amministratore
laico dell’opera;
b) non ci sia l’obbligo di un religioso economo, a causa della difficoltà di trovare salesiani e la pos-
sibilità che un laico sia amministratore;
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali.
c) la centralizzazione finanziaria e amministrativa si è rivelata vantaggiosa, sollevando gli economi
e le comunità locali. Ove possibile, questa soluzione può essere attuata;
d) occorre chiarire se un coordinatore laico della gestione amministrativa debba essere membro
del Consiglio della casa;
Altre motivazioni presentate nel CG 28
Una comunità religiosa consistente quantitativamente e qualitativamente ha un salesiano come
economo, che è perciò membro di diritto del consiglio della casa. Egli può essere aiutato da un laico
esperto su alcune materie tecniche. Non sembra adeguato che l’economia della comunità religiosa -
legata alle esigenze del voto di povertà - sia gestita da una persona che non sia un religioso salesiano.
Invece l’opera nel suo insieme (specie se si tratta di un’opera complessa ed articolata) ha bisogno
di un “coordinatore della gestione amministrativa” che abbia delle competenze specifiche, capacità,
e riscuota la fiducia del Direttore e del consiglio della casa.
58
9 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

6.9 Page 59

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Scheda 13
Legittimità del Direttore-Economo locale
Contributi pervenuti
- 12 Capitoli ispettoriali propongono di non modificare l’art. 172 dei Regolamenti.
- 10 Capitoli propongono delle modifiche.
- 20 su 22 chiedono di distinguere il ruolo di Direttore da quello di economo.
Motivazioni a favore della non modifica:
- il Direttore sia sempre affiancato da un confratello che segua gli aspetti economici della casa.
Proposte di modifica e motivazioni:
a) modificare Reg. 172, indicando espressamente che il Direttore non sia anche economo della
comunità;
b) modificare Reg. 172, indicando espressamente che l’ufficio del Direttore non sia ordinariamente
abbinato a quello di economo.
c) Tali proposte sono motivate dalla necessità di mantenere la distinzione tra Direttore ed econo-
mo; affermare autorevolmente che il Direttore non deve occuparsi direttamente dell’ammini-
strazione economica e finanziaria della comunità ma lo fa sempre attraverso l’economo; tenere
distinti i ruoli per garantire una maggiore trasparenza e corresponsabilità; evitare il rischio di una
frammentazione dei compiti del Direttore;
d) modificare Reg. 172 permettendo al Direttore di essere economo, dove vi sia un coordinatore
laico della gestione amministrativa dell’opera, visto che il Direttore, è già per le Costituzioni, il
primo responsabile dell’amministrazione della casa.
e) Proposta di modifica di Reg. 182: offrire la possibilità di associare l’ufficio dell’economo a quello
del vicario.
59

6.10 Page 60

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Scheda 14
Consiglio della Comunità religiosa e Consiglio della Comunità educativo
pastorale
Contributi pervenuti
- 7 Capitoli ispettoriali e 2 contributi individuali propongono di non modificare l’art. 57 delle Co-
stituzioni, Reg. 5, Reg. 198;
- 9 Capitoli ispettoriali propongono delle modifiche.
Motivazioni a favore della non modifica:
- i testi di riferimento del CG24 sono chiari.
- l’ambito di responsabilità di ciascuno consiglio è chiaramente indicato nel Quadro di riferimento
della pastorale giovanile.
Proposte di modifica e motivazioni:
a) modificare Reg. 5, indicando come nucleo animatore dell’opera non solo la comunità religiosa,
ma salesiani e laici corresponsabili;
b) introdurre un articolo Cost. 57 bis sul Consiglio della comunità educativo pastorale come nucleo
animatore della missione per far emergere nelle Costituzioni la riflessione sviluppata nella Con-
gregazione in documenti recenti.
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
c) si mantenga la prassi, diffusa in alcune Ispettorie, secondo cui i membri del Consiglio della casa
sono di diritto membro del Consiglio della CEP;
d) la Congregazione elabori degli orientamenti circa il rapporto tra Consiglio della casa e Consiglio
dell’opera;
e) si richiede una profonda riflessione da parte del CG sulla distinzione tra Consiglio locale della
casa e consiglio locale dell’opera;
f) non tutti i settori di attività sono diretti da salesiani e quindi è necessario indicare come attuare
il coordinamento dei laici cui sono affidati settori di responsabilità nella Casa, con il Consiglio
locale.
Contributi personali - Settore per la formazione
- m odifica dell’art. 99 Cost. inserendo le parole in grassetto
Proposta: Il naturale ambiente di crescita vocazionale è la comunità, sia quella religiosa
sia la comunità educativa pastorale, dove il confratello s’inserisce con fiducia e collabora con
9 responsabilità;
- modifica Reg. 5 inserendo le parole in grassetto
Proposta: L’attuazione del nostro progetto richiede in ogni ambiente e opera la formazione della
comunità educativa pastorale. Il suo nucleo animatore è un gruppo di persone che si identifica con
60 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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la missione, il sistema educativo e la spiritualità salesiana, e dove la comunità religiosa è il punto
di riferimento carismatico.
Motivazione: Il nucleo animatore è costituito sia da salesiani che da laici (CG25 70; CG28 39;
AnGC 121).
Il ruolo della comunità salesiana nella CEP: essere il punto di riferimento carismatico (CG25 70,
78; AnGC 121).
61

7.2 Page 62

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Scheda 15
Consiglio dell’Opera a gestione laicale
sotto la responsabilità ispettoriale
Contributi pervenuti
- 8 Capitoli Ispettoriali propongono di non modificare la normativa
- 3 Capitoli Ispettoriali propongono una modifica
Motivazioni a favore della non modifica:
- è necessario uno studio circa le disposizioni del CG 24, numeri 180-182.
- in alcune Regioni della Congregazione non vi sono opere a gestione laicale sotto la responsabilità
ispettoriale.
Proposte di modifica e motivazioni:
a) l’Ispettore nomini un Consiglio della Comunità Educativa Pastorale, per garantire l’animazione
dell’opera secondo lo stile salesiano;
b) sia costituito il consiglio di indirizzo dell’opera a gestione laicale dove il Direttore laico dell’opera
si incontri periodicamente con l’Ispettore, il Delegato dell’Ispettore per quella presenza ed even-
tuali altri consiglieri per garantire l’appartenenza ispettoriale dell’opera;
c) definire il ruolo dei laici all’interno delle strutture di governo (locale e ispettoriale) per le opere
di gestione laicale.
Suggerimenti che non richiedono modifiche costituzionali:
d) la Congregazione elabori degli orientamenti specifici per le opere a gestione laicale;
e) stabilire un iter di formazione ed accompagnamento delle opere che si sceglie di affidare alla
conduzione laicale.
Altre motivazioni presentate nel CG 28:
- Il Rettor Maggiore ed i Dicasteri della Pastorale giovanile e dell’Economato generale offrano agli
Ispettori orientamenti su come elaborare un progetto di accompagnamento delle opere a ge-
stione laicale che permangono sotto la responsabilità ispettoriale.
Motivazioni:
o sono già in atto in diverse ispettorie esperienze concrete di applicazione di quanto previsto
in CG24, 180-181, tali da permettere la individuazione di alcuni orientamenti comuni;
o offrono interessanti prospettive di comunione e condivisione tra salesiani e laici nello spirito
e nella missione di Don Bosco.
- L’Ispettore con il suo consiglio elabori un modello di animazione e di governo di quelle opere a
gestione laicale inserite all’interno del progetto educativo pastorale ispettoriale.
9 Motivazioni:
o è necessario elaborare un modello stabile di animazione e di governo di tali opere, per dare
continuità ad esse e garantire la qualità carismatica salesiana.
62 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

7.3 Page 63

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Allegati

7.4 Page 64

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24/09/22, 12:12
RESCRIVFUM EX AUDIENTIA SS.MI: Rescritto del Santo Padre Francesco circa la deroga al can. 588 52 CIC
IIOLY SEE PRESS
OFICINA DE PRENSA DE LA SANTA SEDEPRESSEAM
OFFICEBUREAU DE PRESSE DU SAINT-SIEGE
DES HEILIGEN STUHLS
BOLLETTINO
SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE
RESCRIPTUM EX AUDIENTIA SS.MI: Rescritto del Santo Padre
Francesco circa la deroga al can. 588 52 CIC,
18.05.2022
[B0371]
Il Santo Padre Francesco, nell’Udienza dell’Il febbraio u.s. ai sottoscritti Cardinale Prefetto e Arci-
vescovo Segretario ha concesso alla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di
vita apostolica la facoltà di autorizzare, discrezionalmente e nei singoli casi, ai sodali non chierici
il conferimento dell’ufficio di Superiore maggiore in Istituti religiosi clericali di diritto pontificio e
nelle Società di vita apostolica clericali di diritto pontificio della Chiesa latina e da essa dipendenti,
in deroga al can. 588 52 CIC e al diritto proprio dell’Istituto di vita consacrata o della Società di vita
apostolica, fermo restando il can. 134 51.
1. Il sodale non chierico di un Istituto di vita consacrata o Società di vita apostolica clericale di diritto
pontificio è nominato Superiore locale dal Moderatore supremo con il consenso del suo Consiglio.
2. Il sodale non chierico di un Istituto di vita consacrata o di una Società di vita apostolica clericale
di diritto pontificio è nominato Superiore maggiore, dopo aver ottenuto licenza scritta della
Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica su istanza del Mo-
deratore supremo con il consenso del Consiglio.
3. Il sodale non chierico di un Istituto di vita consacrata o di una Società di vita apostolica clericale
di Diritto Pontificio eletto Moderatore supremo o Superiore maggiore, secondo le modalità
previste dal diritto proprio, necessita della conferma — mediante licenza scritta — della Con-
4.
9 gregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.
Nei casi previsti ai 552-3 la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita
apostolica si riserva di valutare il singolo caso e le motivazioni addotte dal Moderatore supremo
o dal Capitolo generale.

7.5 Page 65

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Il Santo Padre ha altresì ordinato che il presente Rescritto sia pubblicato su L’Osservatore Romano, e
successivamente nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis, entrando in vigore in data
odierna.
Dal Vaticano, 18 maggio 2022
Joao Braz Card. de Aviz
65

7.6 Page 66

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Il Rescriptum ex audientia del Santo Padre Francesco
circa la deroga al can. 588 §2 CIC
La natura del documento
Esso è un “rescritto”, cioè un atto amministrativo singolare, dato per iscritto dalla competente auto-
rità, per mezzo del quale, di sua stessa natura, su petizione di qualcuno, viene concesso un privilegio,
una dispensa o un’altra grazia (cf. can 59 §1).
Il contenuto del Rescritto
Il contenuto del rescritto è la deroga al can. 588 §2 che recita: “Si dice istituto clericale quello che,
secondo il progetto inteso dal fondatore, oppure in forza di una legittima tradizione, è governato da
chierici, assume l’esercizio dell’ordine sacro e come tale viene riconosciuto dall’autorità della Chiesa”.
Poiché il canone in questione rimane in vigore e non viene abrogato (cf. can. 20) né in tutto, né in
parte1, si potrebbe dire che – più che una deroga - il legislatore ha concesso una dispensa dall’osser-
vanza del requisito del sacerdozio richiesto dal can. 588 §2 CIC, per assumere il governo in un Istituto
clericale.
Con tale rescritto il Papa ha concesso al DIVCSVA “la facoltà di autorizzare discrezionalmente e nei
singoli casi, ai sodali non chierici il conferimento dell’ufficio di Superiore maggiore in istituti religiosi
clericali di diritto pontificio ... in deroga al can. 588 §2 CIC e al diritto proprio dell’Istituto di vita con-
sacrata, ... fermo restando il can. 134 §1”.
Il fatto che si tratti di una dispensa dall’osservanza di una legge e non di una sua abrogazione è con-
fermato dalla previsione che tale facoltà (concessa alla DIVCSVA) dovrà essere adoperata “discrezio-
nalmente” e “nei singoli casi”.
La legge per la quale viene prevista la possibilità di deroga (o eccezione) è sia il can. 588 §2 CIC, sia il
diritto proprio (le Costituzioni ed i Regolamenti generali) di un Istituto.
La deroga riguarda la facoltà concessa al CIVCSVA di autorizzare il conferimento dell’ufficio di “Supe-
riore maggiore” a membri dell’Istituto (“sodali”) non chierici.
Sono Superiori maggiori “quelli che governano l’intero istituto, o una sua provincia, o una parte
dell’istituto ad essa equiparata, o una casa sui iuris, e parimenti i loro rispettivi vicari” (can. 620).
La deroga non tocca il can. 134 §1 che individua chi sono gli “Ordinari” nella Chiesa: il Romano Pon-
tefice, i Vescovi e quanti sono preposti ad una Chiesa particolare o a una comunità a essa equiparata,
i Vicari generali ed episcopali, “e parimenti, per i propri membri, i Superiori maggiori degli istituti
religiosi di diritto pontificio clericali ... che possiedono almeno potestà esecutiva ordinaria”.
9 1 V. DE PAOLIS – A. D’AURIA, Le norme generali, Roma 2014, p. 172: “L’abrogazione si ha quando la legge
viene semplicemente cancellata nel suo valore legale; la deroga invece di ha quanto la legge viene annulla-
ta solo parzialmente”.
66 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

7.7 Page 67

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Il Dicastero per i testi legislativi al quesito “se il Superiore maggiore non chierico è Ordinario per i
propri membri” ha risposto negativamente.
Al successivo quesito circa “chi esercita per sudditi del Superiore maggiore non chierico le facoltà
che il Codice di Diritto Canonico attribuisce all’Ordinario”, il Dicastero ha risposto che,
“qualora un Istituto intenda avvalersi della facoltà concessa dal Rescriptum ed intenda no-
minare o eleggere un Superiore maggiore non chierico, deve prevedere nel diritto proprio a
chi compete esercitare le facoltà attribuite al Superiore maggiore/Ordinario, durante mune-
re del Superiore maggiore laico (potrebbe essere indicato, ad es., il Vicario sacerdote). Tali
norme, ovviamente, saranno approvate in conformità al can. 587 [modifica alle Costituzioni
e approvazione della Santa Sede] e 631 §1 [compito del Capitolo generale], salvo diverse
disposizioni del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica”.2
La questione del Superiore maggiore non Ordinario
La risposta del Dicastero per i testi legislativi, conferma che il Superiore maggiore (il Rettor Maggiore
o l’Ispettore, nel nostro caso, e i rispettivi vicari) non chierico, non è Ordinario per i propri membri.
In tal caso l’Istituto dovrà stabilire nelle proprie Costituzioni chi eserciterà le facoltà attribuite all’Or-
dinario dal Codice di Diritto Canonico.
A titoli esemplificativo vengono indicate alcune facoltà proprie dell’Ordinario:
1. Può dispensare dalle leggi irritanti o inabilitanti nel dubbio di fatto (can. 14)
2. Può concedere una grazia (can. 65 §1)
3. Può dispensare validamente dalle leggi disciplinari sia universali, sia particolari, quando sia diffi-
cile il ricorso alla Santa Sede e insieme nell’attesa vi sia pericolo di grave danno (can. 87 §2)
4. E’ abile alla potestà di governo, denominata anche potestà di giurisdizione, propria di coloro che
sono insigniti dell’ordine sacro (can. 129 §1)
5. Ha la potestà ecclesiastica di governo tanto per il foro esterno quando per il foro interno (can. 596 §2)
6. Restringe o toglie del tutto ai presbiteri e ai diaconi la facoltà di predicare (can. 764)
7. Rilascia la licenza per predicare ai religiosi (can. 765)
8. Ha la facoltà di ricevere le confessioni dei propri sudditi e degli altri che vivono giorno e notte
nella casa (968 §2)
9. Ha competenza per conferire a qualunque presbitero la facoltà di ricevere le confessioni dei suoi
sudditi e degli altri che vivono giorno e notte nella casa (can. 969 §2)
10. Può revocare la facoltà di ricevere abitualmente le confessioni (can. 974 §1)
11. Può concedere ai propri sudditi le lettere dimissiorie per il presbiterato e per il diaconato (can. 1019 §1)
12. Può dispensare dalle irregolarità e impedimenti non riservate alla Santa Sede (can. 1047 §4)
13. Benedice i luoghi sacri (can. 1207)
14. Avvia una indagine preliminare quando ha una notitia de delicto (can. 1717 §1)
15. Decide se si possa avviare un processo per infliggere la pena o dichiararla e se ciò sia conveniente
(can. 1718 §1, 1-2)
16. Cita in giudizio l’imputato ed emana il decreto extragiudiziale di assoluzione o di condanna.
2 DICASTERO PER I TESTI LEGISLATIVI, Risposta al Procuratore generale della Società di San Francesco di
Sales, Città del Vaticano 10 agosto 2022 (Prot. n. 17795/2022).
67

7.8 Page 68

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Il Superiore locale
La deroga al can. 588 §2 non riguarda soltanto la nomina (o elezione) del Superiore maggiore non
chierico, ma anche la nomina del Superiore locale. In questo caso, il Moderatore supremo con il
consenso del suo Consiglio (non, quindi, il DIVCSVA) può nominare Superiore locale un membro
(“sodale”) non chierico.
L’entrata in vigore del Rescritto
Esso è entrato in vigore il 18 maggio 2022. Gli Istituti che vorranno avvalersi della possibilità di nomi-
nare Superiore maggiore un religioso non chierico dovranno individuare a chi attribuire le facoltà del
Superiore maggiore Ordinario. Ciò comporta - come indicato dal Dicastero per i Testi legislativi - una
modifica del diritto proprio, cioè del testo costituzionale.
Per quanto riguarda la nomina del Superiore locale, invece, il rescritto permette fin da ora la deroga
sia al can. 588 §2 CIC, che al diritto proprio. E’ quindi, immediatamente operativa.
La posizione di singoli Istituti dinanzi alla possibilità offerta dal Rescritto
Il Rescritto introduce una possibilità di deroga, non un obbligo.
In riferimento alla nomina di un “sodale non chierico” come Superiore locale, la responsabilità è
del Moderatore supremo, col consenso del suo consiglio. Egli può avvalersi o non avvalersi di tale
possibilità.
Ciò richiede per ogni Istituto una delicata operazione di discernimento, a partire dagli elementi co-
stitutivo del proprio “patrimonio spirituale”:
Il Codice di Diritto Canonico così definisce il patrimonio spirituale di un Istituto:
L’intendimento e i progetti dei fondatori, sanciti dalla competente autorità della Chiesa,
relativamente alla natura, al fine, allo spirito, e all’indole dell’istituto, nonché le sue sane
tradizioni, cose tutte che costituiscono il patrimonio dell’istituto, devono essere da tutti fe-
delmente custoditi” (can. 578).
Tale operazione di discernimento è esercizio legittimo di autonomia:
E’ riconosciuta ai singoli istituti una legittima autonomia di vita, specialmente di governo,
mediante la quale abbiano nella Chiesa una propria disciplina e possano conservare integro
il proprio patrimonio di cui nel can. 578” (can. 586 §1).
Compete al Capitolo generale “soprattutto tutelare il patrimonio dell’istituto di cui nel can. 578 e
promuovere un adeguato rinnovamento che ad esso si armonizzi” (can. 631 §1 CIC).
68
9 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

7.9 Page 69

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Rescriptum ex audientia del 18 maggio 2022
Rilettura carismatica salesiana
La questione relativa alla possibilità che un religioso non chierico sia nominato Superiore locale non
è nuova per la nostra Congregazione. Su di esso si è riflettuto in modo ampio nel Capitolo generale
speciale, nel CG 21 che aveva tra i suoi temi “Il Salesiano coadiutore”, e nel CG 22 che ha formulato
l’art. 121 delle Costituzioni. Anche il CG25 ha un richiamo ad esso.
Sull’argomento si sono pronunciati in particolare i Rettor Maggiori Don Luigi Ricceri, Don Egidio Vi-
ganò e Don Juan Edmundo Vecchi.
1 - Il Capitolo generale 21° (1978)
Il CG21 dedica un intero Documento (il n. 2) al “Salesiano coadiutore”. all’interno del quale viene
posto esplicitamente il tema: “Il servizio del Superiore salesiano e il Salesiano coadiutore” (nn. 199-
205). Si riportano qui i punti principali, ma l’intero Documento merita una lettura integrale.
Il problema
“Dopo un secolo di pacifica e universale tradizione riguardo all’esigenza del carattere sacerdotale per
coloro che devono guidare e animare le comunità salesiane, all’interno della Congregazione, in al-
cune zone più che in altre, è stata sollevata la questione della possibilità di accesso del SC [Salesiano
Coadiutore] al servizio di superiore. [...]
E’ chiaro che non si tratta di una questione unicamente giuridica, né sociologica o di qualcosa che
appartenga genericamente alla vita religiosa nella Chiesa. Si tratta di una realtà ecclesiale religiosa
specifica, cioè “salesiana”. Riguarda infatti un determinato modo di vita della comunità salesiana ini-
ziato e strutturato da Don Bosco, vissuto nella Chiesa e approvato da essa, in ordine allo svolgimento
della missione concreta che lo Spirito Santo affidò al nostro Fondatore e Padre”
La riflessione e le deliberazioni del CGS
“La questione fu sentita fortemente dal CGS (1971) che aveva il compito di riflettere sull’identità
della Congregazione salesiana, in vista della revisione delle Costituzioni stesse. [...]
Il problema del sacerdozio come condizione per la funzione di Superiore salesiano venne affrontato
particolarmente nella trattazione su “I corresponsabili della nostra missione”; fu discusso a fondo,
perchè si trattava di qualcosa che toccava le radici dello spirito e della vita salesiana, sia all’interno
della comunità che riguardo al metodo pastorale proprio della nostra missione.
Il CGS concluse il suo discernimento con la decisione che passò a far parte del muovo testo costi-
tuzionale: ‘Secondo la nostra tradizione, per questo impegno apostolico la comunità salesiana ha
come guida un socio che, per il sacramento dell’ordine e l’esperienza pastorale, può orientare lo
spirito e l’azione dei suoi fratelli’”.
Il Convegno Mondiale Salesiano Coadiutore (1975)
“[...] Nel discorso di chiusura, il Rettor Maggiore Don Luigi Ricceri, mentre manifestava il suo propo-
sito di far studiare argomenti di tanta importanza, dichiarò: «Di fronte a questo problema io vedo
che la coscienza della Congregazione ha risposto finora attraverso i pronunciamenti espressi for-
malmente dal CGS, dove il problema è stato proposto, approfondito e ufficialmente codificato nelle
Costituzioni».

7.10 Page 70

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E fece notare che, per un eventuale cambiamento in materia, sarebbe stato necessario chiarire se si
tratta di un elemento ‘sostanziale’ o meno del nostro carisma. A questo scopo ricordò tre condizioni
che si devono avere presenti quando si vuole illuminare questo o qualsiasi altro punto riguardante
il carisma fondazionale:
- la volontà esplicita e verificabile del Fondatore;
- il legame di tale elemento con la missione propria;
- la dichiarazione formale della Chiesa.
Dinanzi a questi criteri si deve ammettere che gli studi compiuti sulla questione specialmente negli
ultimi anni, non manifestano una evidente possibilità per il cambiamento proposto”.
Il CG21
“All’inizio dei lavori il card. Segretario di Stato di S. Santità, a nome di Papa Paolo VI, mandò al Rettor
Maggiore Don Luigi Ricceri una lettera di esortazione e di orientamento per i religiosi capitolari. In
essa il Card. Villot si riferisce direttamente al nostro tema con le seguenti parole:
«Infine guardando con fiducia alla crescente fioritura organizzativa della Famiglia Salesiana, il Vicario
di Cristo auspica che l›Istituto rimanga fedele al suo disegno costitutivo anche circa la figura e la
funzione del Direttore, in modo che questi, avvalorato dai carismi della Ordinazione sacerdotale,
possa guidare con sapienza ecclesiale le varie e crescenti schiere di quanti intendono militare sotto
la guida e lo spirito di San Giovanni Bosco». [...]
Il CG 21, prendendo coscienza della nostra responsabilità, ha studiato a lungo la realtà del SC e ha
delineato con ampiezza la figura del Superiore salesiano, per sottolineare soprattutto il suo compito
di animatore spirituale della comunità e guida pastorale della nostra missione salesiana.
Quindi [...] il Capitolo ha deciso di mantenere la tradizione salesiana codificata dal CGS nell’articolo
35 delle Costituzioni: «La comunità salesiana ha come guida un socio che, per il sacramento dell’Or-
dine e l’esperienza pastorale, può orientare lo spirito e l’azione dei suoi fratelli»”.
2 - Il Capitolo generale 22° e la redazione delle Costituzioni (1984)
L’art. 121 delle Costituzioni
La lunga ed articolata riflessione avviata nel 1970 dal Capitolo generale speciale, proseguita in modo
specifico nel CG21, confluisce nel CG22 che formula in un articolo (n. 121) la sintesi di questo per-
corso.
L’articolo è collocato nel capitolo decimo delle Costituzioni che ha per titolo “Principi e criteri gene-
rali”. Esso descrive la “natura del servizio di autorità”. Si legge in esso:
“L’autorità nella Congregazione è esercitata a nome e ad imitazione di Cristo come un servi-
zio ai fratelli, nello spirito di Don Bosco, per ricercare e adempiere la volontà del Padre.
Questo servizio è rivolto a promuovere la carità, a coordinare l’impegno di tutti ad animare,
orientare, decidere, correggere, in modo che venga realizzata la nostra missione.
Secondo la nostra tradizione, le comunità sono guidate da un socio sacerdote che, per la grazia del
ministero presbiterale e l’esperienza pastorale, sostiene e orienta lo spirito e l’azione dei fratelli.
Egli, a norma del diritto, è tenuto a emettere la professione di fede”.
9 La guida alla lettura delle Costituzioni salesiane
Il commento all’articolo 121 nel volume “Il progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco” (pp. 806-811),
dà le ragioni di questa scelta.
70 Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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“Il testo esplicita un aspetto della ‘forma’ della nostra Società, indicato dall’art. 4. Esso ri-
manda alla tradizione salesiana, che risale a Don Bosco fondatore e che si è mantenuta inin-
terrottamente fino ai giorni nostri, che è stata anzi esplicitamente confermata dai tre ultimi
Capitolo generali, i quali hanno compiuto la revisione post conciliare delle Costituzioni”.
Dopo un’ampia citazione del CG 21, il testo prosegue:
“E’ un fatto che la comunità salesiana si è costruita attorno a Don Bosco, primo ‘diretto-
re’ dell’Oratorio, il quale ha dato alla figura del Superiore tutta l’impronta della paternità,
promanante dal suo ministero di prete. Anche dopo che la Sede Apostolica impose che il
Superiore di una comunità religiosa non fosse l’abituale confessore dei suoi confratelli, i Suc-
cessori di Don Bosco non si stancarono di additare nel Direttore salesiano il vero ‘pastore’ e
‘direttore di spirito’ di Salesiani e giovani, secondo la ‘mens’ del Fondatore”. [...].
Il Superiore salesiano non è anzitutto un amministratore, né un organizzatore, il gestore di
un’opera. un costruttore...; egli è anzitutto la guida di una comunità a cui è affidata una mis-
sione pastorale; è in certo modo, l’educatore spirituale del gruppo degli educatori, il pastore
del gruppo dei pastori, l’animatore del loro spirito, colui che orienta l’azione ‘missionaria’ dei
suoi confratelli, sacerdoti e laici, vista nella totalità dei loro aspetti.
Si vede allora quale significato abbia che un socio sacerdote assuma questo servizio e perché
così abbia voluto Don Bosco. Il Sacramento dell’Ordine glene conferisce la capacità radicale,
l’esperienza pastorale gli dà la capacità pratica. Il suo modello è Don Bosco stesso, sacerdo-
te-educatore, superiore e pastore, direttore spirituale della comunità di Valdocco, dei suo
confratelli”.
3 - Il Capitolo generale 25° (2002)
Nel riflettere sulla “comunità salesiana oggi” il CG 25 dedica una particolare attenzione al “Direttore
animatore della comunità”.
Tra gli orientamenti operativi (n. 64) ve ne è uno che fa riferimento al carattere sacerdotale, citando
un intervento di Don Juan Vecchi sulla Spiritualità salesiana:
“Il Direttore, sul modello di Don Bosco, sia «una figura paterna, allo stesso tempo affettuosa e auto-
revole... Profondamente segnato dal carattere sacerdotale, lo traduce quotidianamente nel ministe-
ro della parola, della santificazione, e dell’animazione»”.
4 - Gli interventi dei Rettori Maggiori
Gli interventi dei Rettori Maggiori sul tema si concentrano soprattutto nell’arco temporale 1970-
1984, che è l’arco di tempo entro il quale vengono riformulate le Costituzioni alla luce del Concilio
Vaticano II e del Magistero post conciliare.
Don Luigi Ricceri (1975)
Nel discorso conclusivo del Congresso Mondiale dei Salesiani Coadiutori egli affermava:
A me sembra che si stia toccando sul vivo qualcosa di costitutivo inerente alla natura del
nostro tipo di comunità religiosa... Di fronte a un possibile dubbio circa l’appartenenza di un
determinato elemento alla stessa forma costitutiva della nostra Congregazione, non si può
71

8.2 Page 72

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procedere a cambiare per sole ragioni di possibilità generica», perché al farlo, nel caso del
Direttore, senza ragioni gravi oggettivamente probanti, «correremmo il rischio di prescindere
da una scelta esplicita del Fondatore, con la conseguenza di impoverire la Congregazione e
tutta la Famiglia Salesiana di un valore orientativo radicale; e ciò facendo renderemmo, a
tempi lunghi, meno autenticamente salesiani i membri della nostra Famiglia, e quindi la figu-
ra stessa del Salesiano Coadiutore che vogliamo promuovere» (ACMSC р. 579).
Don Egidio Viganò. Intervento al CG21 (1978)
Il 24 gennaio 1978, nel corso del CG21, egli fa un lungo intervento nell’Assemblea capitolare sul tema
“Partecipazione alla vita e al governo della Congregazione” (nn. 212-239).
“Permettetemi d’andar subito al nocciolo. Tutti, lo spero, siamo più che d’accordo sull’impor-
tanza del Salesiano Coadiutore e la necessità della sua promozione. Ma non è strettamente
questo il problema che ci tiene un po’ sospesi: è chiaramente un altro, anche se legato, di
fatto, a questo.
Già prima del CGS ci si era posto il seguente interrogativo: in linea con il progetto costitutivo
salesiano, il servizio dell’autorità è sostanzialmente vincolato o meno al ministero sacerdo-
tale?
Allora l’interrogativo si era impostato come un problema generale dell’esercizio dell’autorità
in Congregazione a tutti i livelli (Direttore, Ispettore, Rettor Maggiore); ora, invece, l’ambito
del problema per noi è stato limitato al livello del Direttore. La giusta impostazione di tale
argomento esige di considerare direttamente quale tipo di autorità debba animare e servire
la comunità salesiana. [...]
Ora, è un dato di fatto innegabile che il Direttore in Congregazione è stato sempre «sacerdo-
te», e che la figura di tale Direttore ha avuto, nelle preoccupazioni di Don Bosco, di tutti i suoi
successori e dei Capitoli Generali, un’attenzione e un’importanza centrale.
Il problema sollevato ci pone, perciò, di fronte alla possibilità di un cambiamento qualitativo
nella vita della comunità salesiana. Sarebbe incoscienza nascondere o sottovalutare questo
aspetto: chi deve procedere a un cambiamento qualitativo ne deve conoscere con sufficiente
chiarezza e profondità i valori, le motivazioni e le conseguenze, con i relativi vantaggi e svan-
taggi”.
Don Viganò così sintetizza le posizioni e le prospettive entro cui si muovono le diverse posizioni sul
tema:
“La proposta di una possibile «svolta radicale» al riguardo partiva da un differente modo di
valutare la funzione dell’autorità nella comunità salesiana:
-    per gli uni, la carità pastorale della comunità salesiana deve essere animata, nutrita e
guidata, per progetto costitutivo, da un tipo di autorità arricchito dalla grazia del ministero
sacerdotale, fortemente approfondito ed ecclesiologicamente riattualizzato dal Vaticano II in
risposta ai segni dei tempi e in vista di una nuova epoca storica;
-    per gli altri, lo stile e l’attività della comunità salesiana deve sapersi adattare ai segni dei
tempi percepiti nel loro vasto processo di secolarizzazione e di socializzazione, illuminati an-
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9 che dall’ecclesiologia conciliare del Popolo di Dio, in cui emergono i valori egualitari del Bat-
tesimo per la Vita Religiosa e l’importanza del laicato nella Chiesa. Quindi, il tipo di autorità
salesiana richiesto nei tempi nuovi non dovrebbe più essere vincolato necessariamente con
il ministero sacerdotale.
Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

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Su queste due posizioni si sono raccolti, già nel CGS, gli argomenti pertinenti. Essi sono vari:
di tipo ecclesiologico-religioso, di tipo socio-culturale, di tipo psicologico, di tipo prospetti-
co, di tipo storico-salesiano. Nei vari incontri di discussione posteriori al CGS si sono venuti
ripetendo, più o meno, gli stessi argomenti, senza ulteriori progressi sostanziali, e a volte
perdendo la serenità del dialogo”.
La prospettiva da cui si pone Don Viganò per illuminare il tema è strettamente legata al carisma sa-
lesiano. Egli la definisce “un problema specifico dei Salesiani di Don Bosco”:
“Ormai dovrebbe essere chiaro che non ci troviamo di fronte a un tema «generico» di teo-
logia del Sacerdozio o di teologia della Vita Religiosa, ma di una ben individuata e concreta
«esperienza carismatica»: quella della Società di S. Francesco di Sales iniziata da Don Bosco
e cresciuta nel suo spirito.
E’ in questo alveo di realtà vissuta che ci si deve immergere per argomentare validamente.
Quali sono le componenti della «indole propria» del nostro Istituto? Quando è che un deter-
minato elemento va considerato «sostanzialmente» proprio della nostra indole fondaziona-
le?
L’avverbio «sostanzialmente», scusate l’osservazione, va inteso in «senso tecnico» simile a
quello usato in teologia per la «sostanza» di un Sacramento, la quale dipende dalla libera
determinazione della volontà dell’Istitutore, più che da esigenze ideologiche o da argomen-
tazioni astratte e generiche. Non ci troviamo di fronte a un problema dottrinale di essenza
metafisica, ma alla individuazione pratica di una pedagogia storica, che non si deduce per ra-
gionamento dalla natura stessa delle cose, ma dalla volontà del Fondatore che ha strutturato
quel determinato progetto pedagogico-pastorale.
Nella Vita Religiosa ci sono molteplici Istituti, ognuno con un suo progetto costitutivo, secon-
do una pluriformità veramente ammirevole di carismi. Infatti, lo stato religioso «non è inter-
medio tra la condizione clericale e quella laicale», ma proviene da entrambe come peculiare
dono per tutta la Chiesa (cfr LG 43); perciò si dà di fatto nella Vita Religiosa anche una svariata
gamma di tipi di autorità, che vanno dalla inclusione costituzionale del ministero sacerdotale
alla sua non rilevanza, alla sua impossibilità e persino alla sua esclusione”.
Don Viganò ritorna sul tema nel 1982 nella lettera L’animazione del Direttore Salesiano ACG 306).
Egli scrive:
“Cari Direttori, su questo argomento ho pensato tante volte. In modo familiare offrirò a voi,
che siete miei col leghi nel servizio dell’autorità salesiana, alcune riflessioni che considero
assai importanti. Si tratta di un aspetto di fondo che si riferisce al superiore salesiano, secon-
do una modalità propria della nostra tradizione: il fatto che l’animazione del Direttore nella
Comunità salesiana deve essere un esercizio del ministero sacerdotale [il corsivo è nel testo].
Una prima premessa.
Innanzitutto, perché nella tradizione salesiana il Direttore è sacerdote? Che cosa comporta
nella pratica un tale aspetto?
È un dato di fatto vissuto da Don Bosco e sperimentato nella vita della Congregazione. Non
deriva da esigenze ecclesiali o sociali, ma da un’esperienza carismatica. [...]
Gli ultimi due Capitoli Generali hanno toccato esplicitamente, come elemento proprio della
nostra peculiare indole carismatica, questo aspetto; e il Papa Paolo VI ci ha invitati con una
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lettera del suo Segretario di Stato (all’inizio del CG21), a conservare questa disposizione co
istituzionale caratteristica del nostro carisma: che il Direttore, «avvalorato dai carismi della
Ordinazione sacerdotale, possa guidare con sapienza ecclesiale le varie e crescenti schiere di
quanti intendono militare sotto la guida e lo spirito di San Giovanni Bosco».
Noi non facciamo delle affermazioni dottrinali da applicarsi a qualsiasi Istituto religioso: il
nostro carisma è nato e cresciuto così.
Don Viganò articola la sua riflessione in tre punti. Il Direttore è in primo luogo Portatore di una con-
sacrazione a tempo pieno:
Don Bosco è stato prete all’altare, sul pulpito, in confessionale, in cortile, per la strada, nelle
vicissitudini politiche, davanti ai ministri, nell’uso dei mezzi di comunicazione sociale, nei
settori culturali, dappertutto e sempre.
Il Direttore deve saperlo imitare, anche se sono sopravvenuti non pochi cambiamenti eccle-
siali nell’esercizio del ministero sacerdotale. [...]
Nella coscienza esplicita di un Direttore salesiano deve brillare chiara, al primo posto, questa
convinzione: il servizio a cui sono stato chiamato in vista dei confratelli della mia Comunità
e della Famiglia Salesiana locale è un tipo di ministero sacerdotale originato e nutrito dalla
grazia e dai carismi pastorali del sacramento dell’Ordine.
In secondo luogo, il Direttore è Testimone della trascendenza di Cristo mediatore:
Qui viene subito alla mente quale deve essere l’ansia interiore di un prete, così come l’ha vis-
suta Don Bosco, esprimendola nel motto pastorale tanto significativo «Da mihi animas, coetera
tolle». Il Direttore, il prete deve essere un testimone della trascendenza storica di Cristo e un
operatore instancabile della sua missione; deve saperla curare e promuovere negli altri; deve
mantenere nella sua Comunità il primato del «pastorale» al di sopra e al di dentro delle altre
attività umane. Deve essere, quindi, anzitutto, un riflesso sacramentale di Cristo-mediatore,
che s’impegna a dedicarsi ai suoi fratelli (specialmente ai giovani) come «buon pastore».
In terzo luogo il Direttore salesiano è Specialista del «Sensus Ecclesiae»
Il Vaticano II ci ricorda che il prete è ministro della Chiesa, l’uomo della comunione, il tessito-
re e il conduttore della comunità dei credenti, un cuore che batte all’unisono con quello della
Chiesa — il Corpo di Cristo — che continua nella storia la missione tra gli uomini.
Quindi nell’animo del prete vibra in permanenza il « sensus Ecclesiae»: della Chiesa universale
e di quella parti colare.
Nella tradizione salesiana di Don Bosco c’è, come caratteristica sempre curata, un forte senso
della Chiesa universale, che si traduce in una visione pastorale mondiale e in una ardimento-
sa ansia missionaria. [...]
Come prete non può prescindere dalla vita d’insieme della Chiesa locale nei suoi differenti
livelli.
Quindi la consacrazione dell’Ordine muove il Direttore a coltivare in sé, e a curare negli al-
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9 tri, questa sensibilità pastorale, interessandosi concretamente della vita e dell’attività della
Chiesa locale.
Connessa a questo «sensus Ecclesiae» c’è tutta una rete di vincoli con il Papa, i Vescovi e gli
altri preti. Il Vaticano II ha descritto giustamente, il sacerdote come intelligente e inventivo
Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani

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«collaboratore del Vescovo». Questo singolare aspetto di «collaborazione» pastorale è
intrinseco alla natura stessa del sacerdozio cristiano. Non è un soprappiù che uno si decide
di fare per generosità, no! È una dimensione indispensabile perché è stato chiamato e con-
sacrato a realizzare il vero ministero sacerdotale di Cristo.
Don Viganò individua poi i caratteristici impegni ministeriali del Direttore salesiano:
In primo luogo, il servizio della Parola: la percezione dei valori della Rivelazione di Dio e la
manifestazione della loro verità salvifica.
In secondo luogo, il servizio della Santificazione: la liturgia, le fonti della grazia, il superamen-
to del peccato, la crescita nella carità.
Infine, il servizio della Conduzione comunitaria: il coordinamento pastorale, la cura della co-
munione, il governo spirituale della Comunità.
Egli passa quindi a trattare ciascuno di questi tratti caratteristici sotto i titoli: Profeta della verità sal-
vifica, Maestro e guida di santificazione, Tessitore di comunione ecclesiale.
Don Juan Edmundo Vecchi
Predicando ai Direttori di due Ispettorie italiane, nel marzo 2002, egli si sofferma sul tema del sacer-
dozio connesso con l’ufficio del Direttore salesiano. (cfr. Spiritualità salesiana, 2000, pp. 129-131).
Parlando di Don Bosco, egli afferma:
“La paternità sacerdotale educativa si esprimeva nella capacità di farli nascere alla vocazione
salesiana, aiutarli a crescere nel senso della consacrazione, renderli sempre più aperti alla
grazia fino alla santità.
Conseguenza di tutta questa impostazione è l’impiego continuo e fiducioso dei ministeri sa-
cerdotali nel processo educativo e nella guida della comunità religiosa: quello della parola,
quello della santificazione, quello dell’animazione”.
Il Manuale del Direttore
Il pensiero di Don Bosco, le riflessioni dei Rettori Maggiori e dei Capitoli generali confluiscono nelle
due edizioni del “Manuale del Direttore”, quella del 1986 e quella del 2020.
Il Direttore salesiano. Un ministero per l’animazione e il governo della comunità locale (1986).
A proposito della complementarietà tra salesiano sacerdote e coadiutore nella comunità, il Manuale
afferma al n. 67:
“Don Bosco ha pensato a una comunità che vivesse una sua comunione originale e a una
guida pastorale che fosse arricchita dei carismi del sacerdozio per assicurare al meglio questa
comunione e il raggiungimento e la completezza degli obiettivi della carità pastorale.
Dotato in non piccola misura - secondo Don Rinaldi - di «genialità creativa», richiamò l’esi-
genza che nella sua comunità fossero presenti il salesiano coadiutore e il salesiano sacerdote
con funzioni complementari e compiti tutti importanti. È un dono del Signore. Ha creato due
forme di un’unica vocazione con caratteristici modi di essere nel pensare, nel testimoniare,
nell’agire, e nell’influire sullo stile religioso e apostolico della stessa comunità”. [...]
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Non si tratta di comunione fraterna soltanto. Si tratta soprattutto di mutuo riferimento della
componente sacerdotale e di quella laicale. L’una e l’altra si compenetrano dal di dentro, se-
condo un dosaggio armonico, per rendere reale «quella geniale modernità e quella missione
comune che costituiscono l’indole propria della nostra Congregazione religiosa».
Dialogando idealmente con il Direttore salesiano, il Manuale prosegue nel capitoli intitolato “Una
guida che pone al servizio dei confratelli la funzione del ministero presbiterale” al n. 68:
“Sprovvista del tuo ministero la comunità non potrebbe essere se stessa secondo il pensiero
originale che Don Bosco ebbe della Congregazione. Esiste al meglio di se stessa, come sale-
siana, quando in essa e per essa sacramentalmente rendi presente oggi il Cristo come capo
che infonde la vita e come servo che dona la vita”.
Animazione e governo della comunità. Il servizio del Direttore salesiano (2020)
A distanza di 34 anni, la nuova edizione del Manuale del Direttore dedica un intero capitolo al “Ca-
rattere presbiterale del Direttore salesiano” (nn. 44-46). Il testo riprende le affermazioni delle Costi-
tuzioni e dei Capitoli generali, a partire dal Capitolo generale speciale. Commentando l’art. 121 delle
Costituzioni, il testo osserva:
Non si tratta né della categoria canonica (Istituto clericale), né della distribuzione delle com-
petenze e dei ruoli per il servizio dell’autorità; tanto meno tanto meno si tratta di classificare
i salesiani in categorie. Si fa invece riferimento al modo di vivere della comunità salesiana
originato da Don Bosco, che con la sua paternità sacerdotale ha guidato i suoi figli in quel
progetto comune che è alla base della nostra vita salesiana.
Seguendo l’esempio lasciato da Don Bosco, le comunità salesiane sono state sempre guidate
da salesiani presbiteri. La celebrazione dei sacramenti ha segnato profondamente l’anima-
zione spirituale attraverso cui Don Bosco ha formato e guidato i suoi confratelli, e questo è
diventato parte del patrimonio carismatico che ci ha trasmesso, seguito fedelmente dai suoi
successori e comunità.
Il richiamo ai testi fondamentali della riflessione che la nostra Congregazione ha fatto sulla identità
sacerdotale del Superiore locale, permette di rilevare alcuni elementi fondamentali:
-    Ci troviamo dinanzi ad una ricchissima dottrina salesiana sulla figura del Direttore. La profonda
continuità tra il dato originario (le intenzioni di Don Bosco), la tradizione salesiana, la rilettura post
conciliare del carisma, gli interventi dei Rettori Maggiori, è confluita nella redazione dell’art. 121 del-
le Costituzioni ed è stata, ultimamente riaffermata nella edizione del 2020 del Manuale del Direttore.
-    Il carattere sacerdotale proprio del Direttore salesiano non fa riferimento a questioni canoniche o
sociologiche, ma carismatiche.
-    Le attente analisi maturane nell’arco di 50 anni permettono di affermare che la identità sacerdo-
tale del Direttore salesiano fa parte del “patrimonio spirituale” del nostro Istituto.
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