CAPITOLO GENERALE XX della Congregazione Salesiana
A cura di don Juan E. Vecchi e CSPG - Roma
SEZIONE QUINTA
L'organizzazione della nostra Società
Documento 14
PRINCIPI E CRITERI
DI ORGANIZZAZIONE
PER LA NOSTRA SOCIETA'
CAPO PRIMO
LE NOSTRE STRUTTURE
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1. La vita religiosa è di natura carismatica, perciò comporta una dimensione spirituale, nella quale risiede la sua vitalità. Ma ha bisogno di una espressione istituzionale che la sostenga. Dal momento che i religiosi sono uomini ed hanno fini concreti da raggiungere in comune, essi si devono costituire e organizzare come società.
2. Le strutture devono essere a servizio della Comunità e delle singole persone, affinchチ queste possano adempiere fedelmente la loro vocazione. A questo scopo il nostro Fondatore stabilì fin dall' inizio le principali strutture e ne espresse la loro portata nelle Costituzioni.
3. Le nostre strutture hanno concretamente come fine di sostenere la vita e l' attività della Congregazione, creando una serie di legami stabili che collegano le funzioni e i ruoli dei salesiani, stabilendo una rete di rapporti d' interrelazione all' interno e all' esterno della medesima, in vista del raggiungimento della sua finalità.
4. Esse vogliono servire la realizzazione armonica di due elementi complementari: l' unità e la pluralità. Difatti le nostre strutture vogliono rendere possibile l' espressione della diversità dei doni personali e dei valori di ogni comunità e ragione e facilitare l' adattamento alle esigenze educative e pastorali dei diversi ambienti socio-culturali e delle chiese locali. Le situazioni di pluralismo delle idee, delle opinioni, delle ricerche, delle opere, delle attività, delle forme di vita concreta esigono dalle nostre strutture una maggiore unità spirituale e giuridica, perché unica è la nostra missione, identica è la consacrazione e lo spirito; e la diversità dei doni e dei compiti deve orientarsi verso lo scambio, la collaborazione, la comunione fraterna ed ecclesiale.
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5. Le nostre Costituzioni e Regolamenti, appunto per la loro natura di strutture suppongono una continuità e stabilità nel tempo, non di carattere statico, ma dinamico come quelle di un organismo vivo. Sono stabili in quanto devono rispettare il fine, la natura, lo spirito, il carattere proprio della nostra Congregazione e le sane tradizioni,(926) ma allo stesso tempo sono mutabili riguardo al modo di vivere, pregare, agire, governare,(927) così da permettere la vitalità, lo sviluppo, l' adattamento ai tempi.
6. Siccome esse sono in funzione della nostra specifica vocazione e non viceversa, il loro eventuale rinnovamento sarà fatto in fedeltà allo spirito del Fondatore e alle concrete esigenze della nostra vita religiosa e apostolica. Viste al loro giusto posto, le nostre strutture rivestono un' importanza singolare nel campo operativo. Praticamente possono permettere o meno, dare vigore o infirmare tutto il rinnovamento, perché istituzionalizzano e trasmettono modi di fare e di pensare comuni.
7. Nel quadro generale delle strutture, oltre a quelle di governo, rientrano le strutture di attività, di formazione, dell' economia, di adattamento, di contatto, ecc. Di queste si tratta nei temi corrispondenti. Le linee di forza di queste diverse strutture vengono espresse negli articoli costituzionali. Qui ci si limita alle strutture di governo, che hanno come scopo principale l' organizzazione e il buon funzionamento di tutte le altre, e come obiettivo concreto di stabilire gli organi direttivi e di consulta e le loro funzioni, e di rendere effettivo il servizio dell' autorità, in modo di coordinare i compiti, le iniziative e l' attività di tutti i salesiani. 8. Per la materia che queste strutture toccano, esse hanno uno stile e un linguaggio di carattere giuridico, ma resta sempre fermo che esistono appunto in funzione pastorale. Di fatto la nostra Congregazione appartiene alla Chiesa e questa è comunione fra tutti i suoi membri: quindi le nostre strutture, anche quelle di governo, tendono a realizzare questa comunione fra tutti i salesiani e a raggiungere i destinatari della missione, che sono primariamente i giovani.
CAPO SECONDO
ORIENTAMENTI OPERATIVI
A. Senso ecclesiale
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Parte viva del popolo di Dio, la Congregazione salesiana compie una missione d' interesse ecclesiale. E' importante e necessario per essa ascoltare la voce degli altri membri della Chiesa, nella quale tutti concorrono al suo bene e alla sua crescita. Dovremo quindi cercare esplicitamente e ascoltare con molta attenzione il parere dei vescovi, dei componenti l' intera famiglia salesiana, delle altre congregazioni e di movimenti laicali, specialmente quelli che si occupano della gioventù operaia. Converrà che ogni Capitolo Ispettoriale o Generale, convinto di questa necessaria apertura, l' attui nelle forme e disposizioni migliori.
B. Metodologia dell'adattamento
Le necessità pastorali sempre cambianti richiedono la nostra disponibilità e attenzione per un periodico ridimensionamento e adattamento della nostra attività. Nell' adattamento si dovrà progredire sempre armonicamente, senza rompere l' equilibrio indispensabile nelle comunità, fissando una linea generale di metodologia per la conoscenza, l' assimilazione e l' attuazione delle nuove strutture. Anche se l' adattamento talvolta esige cambi profondi e urgenti, non potrà essere realizzato bruscamente senza aver prima reso possibili sperimentazioni serie e prudenti. La serietà e il buon esito di tali sperimentazioni devono essere garantiti dalla chiarezza delle mete che si vogliono raggiungere, dalla precisione dei mezzi che si desidera usare a tale scopo e da una coraggiosa riflessione comunitaria realizzata periodicamente per valutare con oggettività i risultati, studiare miglioramenti e apportare le necessarie modifiche. Dobbiamo evitare che quanto viene inizialmente denominato sperimentazione si trasformi automaticamente in una scelta irreversibile.
C. Servizi tecnici
In materia di organizzazione occorre superare la mentalità dell' approssimazione e della sola buona volontà. Per meglio studiare e attuare la pianificazione delle nostre attività si richiede il concorso degli esperti e degli organi di servizi tecnici. Per la loro propria libertà di ricerca, d' investigazione, di studio e di esperienze, non siano rivestiti di autorità giuridica; la loro competenza sta nella linea del servizio tecnico.
D. Caratteristiche delle strutture
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Quando i diversi organi di governo dovranno, secondo le proprie competenze, assegnate dalle Costituzioni e Regolamenti Generali, creare nuove strutture o modificare le già esistenti, procureranno che queste siano sobrie, funzionali, definite con chiarezza: stabilendo l' ambito dei fini, delle funzioni e delle competenze, adattate ai tempi, ai luoghi e alle urgenze concrete; e flessibili: autorizzando le iniziative che l' evoluzione rende necessarie ed utili.
Documento 15
STRUTTURE A LIVELLO LOCALE
ORIENTAMENTI OPERATIVI
1. Assemblea comunitaria
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Dove è conveniente, a giudizio della comunità locale, nelle Opere salesiane si costituisca l' Assemblea Comunitaria pastorale, composta di salesiani e loro collaboratori, compresi giovani. Essa, per quanto è possibile, riunisca i rappresentanti di tutte le sezioni dell' opera impegnati in attività educative e pastorali. Tale Assemblea si proporrà di creare un clima di corresponsabilità comunitaria e personale fra tutti coloro che collaborano per una maggiore efficienza dell' opera salesiana. Il suo potere sarà consultivo e la si convocherà almeno due volte all' anno. La particolarità della sua composizione e del suo funzionamento sono da determinarsi dalle singole comunità.
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N.B. - Quando i Confratelli sono consultati per la scelta dei membri del Consiglio Ispettoriale, tengano conto dei Coadiutori idonei a questo compito e della convenienza di una loro presenza nel Consiglio Ispettoriale.
2. Strutture per la pastorale
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Le nostre strutture mirano ad essere pastorali. Esistono perché comunità ed opere possano essere lievito cristiano. Devono favorire l' integrazione della fede nella vita, giacché mentalità, coscienza, attività, rapporti e comunione con gli altri, tutta la persona dell' uomo insomma, hanno bisogno di essere convertiti dalla parola salvatrice di Dio. La nostra azione quindi non sarà organizzata sulla base di una separazione del sacro dal profano. Le nostre strutture devono far comprendere meglio ed esprimere la complementarietà ed unità di tutti i valori in Cristo. Sacro e profano saranno distinti sì, ma non divisi o messi in condizione di ignorarsi a vicenda. Il salesiano non curerà esclusivamente, con visuale unilaterale, o il profano (studi, mezzi di comunicazione sociale, sport, tempo libero...) o il sacro (preghiera, insegnamento religioso, cappella, movimenti apostolici). La sua preoccupazione non sarà, ad esempio, quella di salvare ad ogni costo gli studi a scapito di attività formativo-apostoliche troppo invadenti - o viceversa - ma piuttosto di armonizzare ed equilibrare tutte le esigenze del giovane. Allora avremo maggiori probabilità di fare opera unificante della persona, non dimenticando nessuna zona dell' essere umano, e risponderemo ai desideri del Vaticano II, il quale proclama che l' errore più grande oggi è il divorzio tra fede e sviluppo.(928) Se è vero che l' opera di salvezza attraverso l' educazione dipende prima di tutto dagli uomini, ossia dagli educatori che ad essa mirano, noi vogliamo preparare per loro delle strutture che siano di aiuto e non di ostacolo per una autentica pastorale.
Documento 16
STRUTTURE DI GOVERNO
A LIVELLO MONDIALE
CAPO PRIMO
IL PENSIERO DI DON BOSCO
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Le strutture di governo hanno una funzione solo di mezzo per raggiungere determinati fini di una Società. A seconda della diversità di livelli, essi devono accentuare o sottolineare con maggior forza alcuni valori anche se non sono di rigida assolutezza e anche se non possono venire disgiunti dal conglobamento con gli altri valori della stessa Società. Le strutture a livello mondiale vogliono assicurare, difendere e promuovere uno dei massimi valori che è l' UNITA' VIVA della Congregazione. Ciò risulta chiaro sia dal pensiero di Don Bosco, sia dalla funzione specifica delle strutture centrali in una Congregazione che, come la nostra, ha dimensioni continentali.
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Il pensiero di Don Bosco ha per noi un valore di primo piano perché ci rivela ciò che costituisce quel patrimonio spirituale da cui non possiamo separarci nemmeno nel campo delle strutture; anzi ci traccia la linea obbligata per attuare il rinnovamento. Don Bosco volle una vera Congregazione religiosa, la volle ben organizzata in maniera tale che a uno stile familiare nell' esercizio dell' autorità unisse una struttura pedagogicamente centralizzata attorno alla persona del superiore. Per Don Bosco, una funzione primaria è il ministero dell' unità assegnato alla persona del superiore. Questo compito mira ad assicurare uno svilup po armonioso e il sussistere permanente del carisma, dello spirito e delle opere. Cioè, per Don Bosco l' unità era una conditio sine qua non alla sopravvivenza della sua Congregazione. Spigoliamo al riguardo alcune citazioni, tra le moltissime che si trovano sparse nelle Memorie Biografiche e nel suo Epistolario.
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a) La Congregazione nacque con una chiara coscienza dell' importanza della sua unità. Nella lettera all' arcivescovo Fransoni(929) si afferma: Per conservare l' unità di spirito, di disciplina e mettere in pratica i mezzi conosciuti utili allo scopo proposto, abbiamo formulato alcune Regole, a guisa di Società religiosa...,(930) Nella lettera al Can. Zappata, Vicario Generale, Don Bosco dà come ragione specifica nell' aver fondato la Congregazione il maggior bisogno di un vincolo sicuro e regolare che unisca gli spiriti e si conservino invariabili quelle pratiche le quali poterono conoscersi maggiormente fruttuose al bene delle anime.(931) Appena approvata la Congregazione (1809), Don Bosco in una conferenza programmatica rivelò la sua preoccupazione di assicurare l' unità, quale elemento basilare e indispensabile: ...Perché una Congregazione come la nostra prosperi, è necessario che sia bene organizzata... Una congregazione religiosa deve, come un corpo umano, constare del capo e delle membra, le une subordinate alle altre, tutte poi subordinate al capo. Un sol capo si richiede, poiché, essendo come un corpo, se a questo corpo si sovrappongono due o più teste, diventa un mostro.(932)
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b) Per Don Bosco, l' unità si coagulava concretamente attorno a dei centri di unità che erano le Regole e i Superiori, visti come incarnazioni e custodi delle Regole: "Tra di noi il Superiore sia tutto. Tutti diano mano al Rettor Maggiore, lo sostengano, la aiutino in ogni modo; si faccia da tutti un centro unico intorno a lui. Il Rettor Maggiore ha poi le Regole; da esse non si diparta mai, altrimenti il centro non resta più unico, ma duplice, cioè il centro delle Regole e quello della sua volontà. Bisogna invece che nel Rettor Maggiore quasi si incarnino le Regole: che le Regole e il Rettor Maggiore siano come la stessa cosa. Ciò che avviene per il Rettor Maggiore riguardo a tutta la Società, bisogna che avvenga per il Direttore in ciascuna casa. Esso deve fare una cosa sola col Rettor Maggiore e tutti i membri della sua casa devono fare una sola cosa con lui. In lui ancora devono essere come incarnate le Regole.... E dopo aver riconosciuta la necessaria autonomia nello svolgimento del proprio ufficio, avverte: Ma si abbia sempre lo sguardo rivolto al centro di unità.(933)
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c) Volgendo lo sguardo al futuro, Don Bosco prevedeva dei pericoli reali per questa unità essenziale. Preavvertiva perciò i suoi figli raccomandando di stringere di più i vincoli di unione tra l' Oratorio e le singole case: Temo - disse nel novembre 1878 - che questi vincoli si vadano rallentando. Finchチ saranno direttori dei collegi coloro che furono educati da Don Bosco stesso, le cose procederanno bene: ma, cominciandosi ora a far direttori individui che stettero poco tempo al fianco di Don Bosco, c'è pericolo di vedere scemate le relazioni così cordiali fra gli uni e gli altri.... Per evitare questo rischio e cementare l' unità, aggiunse: Bisogna proprio che il Capitolo Superiore venga esonerato dalle faccende particolari dell' Oratorio e che si occupi attivamente di tutti i collegi...,(934) Concluse con una constatazione che ci sorprende: Finora s' è andato tanto alla buona che, continuandosi di questo passo, un direttore che volesse far scisma quasi ne avrebbe la possibilità. Tuttavia al giorno d' oggi una tal cosa non può accadere, a motivo dell' affezione che tutti portano a Don Bosco.(935) Nel 1ø Capitolo Generale Don Bosco aveva già espresso lo stesso timore: Noi siamo ancora nei nostri principi; il nostro numero non è ancora straordinariamente grande e finora l' Oratorio è stato centro per tutti... Ma andando avanti, se non si studia ogni modo di rannodare questo vincolo, in breve entrerà uno stadio eterogeneo e non vi sarà più assoluta unità fra noi. Bisogna far di tutto per vincolarci in un solo spirito.(936)
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d) Le strutture e l' organizzazione date da Don Bosco alla sua Congregazione e soprattutto la forte esigenza di unità non erano semplicemente un prodotto delle correnti centraliste dell' epoca. Erano un' esigenza intrinseca e emanavano dal modo tutto concreto con cui Don Bosco volle impostare la sua Congregazione. In una conversazione con don Barberis rilevò la differenza fra la nostra e le altre Congregazioni che avevano avuto negli inizi l' aiuto di persone dotte che si erano associate al fondatore: Fra noi - disse Don Bosco - no; sono tutti allievi di Don Bosco Questo mi costò un lavoro faticosissimo e continuo di circa trent'anni, con il vantaggio però che, essendo stati tutti educati da Don Bosco, ne hanno i medesimi metodi e sistemi. E dopo aver rilevato alcuni inconvenienti dell' altro metodo, specialmente riguardo alla carenza di unità, concludeva: Non capirà l' importanza di questo punto chi non abbia meditato che cosa siano le Congregazioni e gli Ordini religiosi. Ma chi riflette bene sulle cause d' ingrandimento e di decadenza dei vari Ordini e sull' origine di varie scissioni, a cui tanti Ordini andarono soggetti, troverà che questo avveniva per mancanza di omogeneità fin dal principio della fondazione dell' Ordine.(937) Nel 1864, inviando al Papa Pio IX il progetto delle Costituzioni, dopo aver premesso che lo scopo di questa società, se si considera nei suoi membri, non è altro che un invito a volersi unire in spirito tra di loro per lavorare a maggior gloria di Dio e per la salute delle anime... aggiungeva una richiesta di giurisdizione, giustificata così: I membri di essa (la Congregazione) hanno per iscopo di esercitarlo (il ministero) verso la gioventù, che è un lavoro delicato e difficile e che per lo più non s' impara che coll' esperienza e con lungo studio, specialmente vivendo e trattando con coloro stessi di cui si vuole prendere cura. Questa esperienza, questa unità di spirito si potrebbe difficilmente acquistare e mantenere, senza che il Superiore generale abbia piena giurisdizione sopra i membri della Società (938)
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Storicamente quindi la Congregazione Salesiana nacque e si sviluppò a partire da un nucleo originario (l' Oratorio di Valdocco), di vita intensamente comunitaria, riunito attorno a un centro vitale di unità, che era la persona di Don Bosco. Un tale rapporto col fondatore-padre si conservò anche quando il primo nucleo si frazionò in altre fondazioni, in Europa e in America. Le nuove fondazioni, pur con la necessaria autonomia richiesta dal lavoro che dovevano svolgere e pur con una loro inconfondibile fisionomia acquisita nell' adattarsi alle condizioni locali, continuarono sempre a rimanere unite alla Casa Madre. Anzi consideravano come condizione di sopravvivenza il mantenere un riferimento costante al Centro, da cui ricevevano ispirazione e forza. Questo rapporto di unità aveva come termine vitale di riferimento la persona di Don Bosco. Morto lui, si accentrò, in un certo senso, nella venerazione, nella stima, nel rispetto, nell' amore filiale e nella sottomissione al Rettor Maggiore, chiamato sempre Successore di Don Bosco: era una maniera concreta di esprimere il vincolo ininterrotto che li allacciava al Fondatore e Padre. Il vincolo con Don Bosco, anzi la presenza continua di Don Bosco nelle nostre opere fu espressamente riconosciuta dal Papa Pio XI quando, dopo la lettura del Decreto sulla eroicità delle virt— nel nostro Fondatore, manifestò la sua ammirazione per la nostra unità ed espansione nel mondo: Cresce il conforto quando si pensa che tutto questo magnifico, questo meraviglioso sviluppo di opere risale direttamente, immediatamente a Lui; che proprio Egli continua ad essere il direttore di tutto, non solo il Padre lontano, ma l' autore sempre presente, sempre operante nella vivacità perenne dei suoi indirizzi, dei suoi metodi, e soprattutto dei suoi esempi (939)
CAPO SECONDO
UNITA' E DECENTRAMENTO
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Oggi, a cent'anni di distanza, la Congregazione, per bontà e grazia di Dio, ha preso dimensioni mondiali. Insieme al legittimo pluralismo di opere, nella ricca differenziazione delle comunità ispettoriali sparse nei cinque continenti, si sente molto forte il bisogno di chiarificare e di rinforzare le linee essenziali dell' unità, per salvaguardare il progetto originario del santo Fondatore e mantenere la vita e l' efficacia della Congregazione. La nostra missione e consacrazione a Dio, lo spirito che ci anima, il vincolo della carità, l' amore al nostro Fondatore e Padre, ecc. sono elementi costitutivi dell' unità. L' UNITA' a livello mondiale che trova la sua prima espressione nelle Costituzioni. Queste tracciano infatti per tutto il mondo salesiano, le linee fondamentali del nostro credo, della nostra vita e della nostra missione. Ma le Costituzioni da sole non bastano. Occorre un governo centrale efficiente, che promuova e assicuri il necessario collegamento, che solleciti e favorisca la convergenza delle varie correnti, per loro natura centrifughe, in un' unità organica. Ai diversi livelli (locale, ispettoriale e mondiale) il centro che garantisce l' unità, nel pensiero di Don Bosco è il rispettivo Superiore. E per la Congregazione, vista nella sua totalità, il centro dell' unità per eccellenza è il Rettor Maggiore col Consiglio Superiore. Per questa ragione, a livello mondiale, senza negare o misconoscere altri valori ed elementi dell' organizzazione e della struttura della Congregazione, si è voluto sottolineare, con certa insistenza, il valore fondamentale della unità, per cui non sarebbe sbagliato dire che le strutture a livello mondiale sono le strutture dell' unità. Questa prospettiva esige da tutti i confratelli uno sforzo di comprensione e di buona volontà, per superare una certa miopia che li rinchiude nell' orizzonte necessariamente angusto e parziale della loro comunità locale o ispettoriale e gli impedisce di vedere nella sua ricchezza la dimensione mondiale della Congregazione, che è come un corpo efficiente e duttile al servizio della Chiesa. Spesso infatti le legittime esigenze della vita, la pastorale e l' adattamento necessario alle circostanze geografiche e socioculturali, erano facilmente tensioni e forme di espressione che possono di fatto compromettere l' unità. L' unità di cui parliamo è un' unità ministeriale che deve fondere organicamente tutti nella medesima vocazione. Oggi è urgente incrementare la comunione. L' unità ministeriale richiede perciò, come suo termine indispensabile, complementare e integrativo, il decentramento, che è l' espressione concreta e pratica della sussidiarietà. Lasciando agli organi inferiori ciò che può essere fatto da loro, il governo centrale, oltre a una funzione suppletiva e correttiva, conserva quei poteri irrinunciabili, la cui cessione potrebbe incrinare direttamente o indirettamente l' unità essenziale. Il decentramento provvede alla necessaria distribuzione dei poteri: si arriva così a una più sciolta e rapida soluzione dei problemi, a una maggiore efficienza e a una più ampia valorizzazione delle persone. La realizzazione concreta del decentramento la si rileva con maggior evidenza nelle strutture a livello regionale, ispettoriale e locale; è qui il luogo naturale dove si esprimono i poteri decentrati. Un ordinato e fruttuoso decentramento va però attuato con gradualità e, secondo la prassi di Don Bosco, va preceduto da una conveniente esperimentazione.
CAPO TERZO
PARTECIPAZIONE E CORRESPONSABILITA'
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I Superiori a livello mondiale sono anche espressione della partecipazione e corresponsabilità di tutta la Congregazione. Attraverso diversi Superiori eletti dal Capitolo Generale, e che esprimono quindi la volontà effettiva di tutta la Congregazione, questa si sente una e universale. Un' altra espressione di questa partecipazione e di questa unione la si trova nell' articolo 8, in base al quale i Superiori, a tutti i livelli, partecipano di un' unica e stessa autorità e la esercitano in comunione col Rettor Maggiore e per il bene di tutta la Congregazione. Va ricordato che tra noi l' autorità dei diversi Superiori non deriva immediatamente da un' eventuale volontà designativa da parte della base, ma ha origine nell' atto di erezione canonica della Società. Esiste quindi in tutta la Congregazione un solo nucleo, un solo centro sorgivo di autorità. E questa autorità ricevuta dalla Chiesa, passa attraverso la volontà elettiva del Capitolo Generale per concentrarsi, secondo le Costituzioni, nel ministero del Rettor Maggiore e del Consiglio Superiore. Da questo centro ministeriale dipende formalmente la nomina dei Superiori a livello Ispettoriale e locale. Ciò non significa che i Superiori ai livelli sopraddetti abbiano un' autorità delegata dal Rettor Maggiore. No, hanno un' autorità propria e ordinaria, che proviene però da un' unica sorgente. Nell' articolo citato si sottolinea inoltre un aspetto molto importante: la preoccupazione e interessamento che tutti i Superiori devono avere per il bene, per l' unità e per l' incremento di tutta la Congregazione, al di sopra degli interessi immediati della propria circoscrizione o comunità.
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La partecipazione assume aspetti maggiormente concreti nelle diverse consulte, sia di esperti come di Superiori per categorie e per servizi. Tali consulte si dovranno organizzare dal governo centrale per promuovere il bene della Congregazione, per chiarificare i grossi problemi e per prospettare soluzioni. In forma stabile, questa partecipazione si esprime attraverso l' opera del Consiglio Superiore che condivide con il Rettor Maggiore le preoccupazioni per il governo di tutta la Congregazione. La sua compartecipazione, espressione di una corresponsabilità collegiale, è, in alcuni casi, specificamente vincolante: per esempio, quando è richiesto un voto deliberativo. Ciò succede negli affari di maggior importanza per la vita e l' andamento della Congregazione (nomina di superiori, apertura e soppressione di Case, di Ispettorie, ecc.). Oltre a questa specifica compartecipazione, i Consiglieri Generali sono incaricati di servizi speciali, affidati a loro dal Capitolo Generale: devono disimpegnarli sotto l' alta responsabilità del Rettor Maggiore. In questo modo, il governo centrale assume caratteristiche sue proprie, con due funzioni di rilievo: la comunicazione e il servizio. L' opera dei Superiori, soprattutto degli incaricati di settori speciali, è fondamentalmente di collegamento e di comunicazione dei beni. Essi promuovono, stimolano, orientano, incoraggiano, animano e offrono un servizio tecnico prezioso, tramite il lavoro dei diversi Segretariati e Uffici Tecnici. E' così che la Congregazione, nella sua dimensione mondiale, si mette a servizio di tutte e singole le Comunità,
CAPO QUARTO
STRUTTURE REGIONALI
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Per un collegamento maggiore delle Ispettorie con il Centro, per una soddisfacente coesione e un funzionale coordinamento delle Ispettorie fra di loro, il Capitolo Generale XIX aveva introdotto ad experimentum la figura dei Consiglieri incaricati di Gruppi di Ispettorie (chiamati poi Consiglieri Regionali) e le Conferenze Ispettoriali (940) Nel suo insieme, l' esperienza può ritenersi positiva. Ciò risulta dai giudizi espressi dai primi CIS.(941) Anche i secondi CIS, con una percentuale dell' 86,11%, e i confratelli con il 77,87% ne confermarono la validità. La Relazione sullo stato della Congregazione così si esprime: Pensiamo che sia stato provvidenziale il continuo contatto dei Regionali con tutte le parti della Congregazione per conoscere la realtà, per orientare e per incoraggiare a risolvere i non facili problemi, per portare al Centro le esperienze delle Ispettorie e interpretarne le aspirazioni.(942) Nel corso dell' esperimento risultò che, superata una certa spiegabile incertezza nei primi anni, dovuta al necessario rodaggio e a una non precisa definizione dei compiti, il cosiddetto collegamento verticale funzionò abbastanza bene, mentre quello orizzontale fu meno soddisfacente, a causa di difficoltà reali e intrinseche. Effettivamente, nella maggior parte delle regioni mancava l' indispensabile denominatore comune (uguaglianza di situazioni socio-culturali-geografiche, affinità etniche, linguistiche, ecc.) che facilitasse il rapporto orizzontale nelle Conferenze Ispettoriali. Ecco perché vere Conferenze Ispettoriali si ebbero quasi unicamente quando un gruppo relativamente numeroso di Ispettorie apparteneva a una stessa nazione, come per esempio in Italia, Spagna, Brasile, Argentina, India. In quasi tutti questi casi si ottennero dei sicuri vantaggi: Si sono scambiate esperienze, si sono individuati e trattati problemi di comune interesse e si è cercata unità di orientamenti ideologici e pratici... Si è ottenuto un certo coordinamento e una certa collaborazione nelle attività. Sono anche stati segnalati vari difetti, come per esempio l' eccessiva dispersione nella problematica delle discussioni senza giungere a precise conclusioni operative, la mancata solidarietà nell' esecuzione delle decisioni collegiali, ecc..(943) Convinto quindi della validità sostanziale dell' esperimento il Capitolo Generale Speciale riconferma, migliorandola e precisandola, la struttura a livello regionale. Nella figura del Consigliere Regionale si dà più stacco e rilievo alla sua qualità, per così dire, di rappresentante delle Ispettorie, delle quali deve tutelare gli interessi, promuovere il bene, ecc. Ma per confermare la sua qualità di Membro del Consiglio Superiore, a pari diritto con gli altri (il che sembra indispensabile per lo svolgimento delle sue funzioni) non si è voluto che venisse eletto unicamente dal Gruppo regionale. Per il collegamento orizzontale si è fatta una distinzione precisa tra Conferenza Ispettoriale e Gruppo di Ispettorie. La Conferenza si ha solo quando l' affinità e la comunanza di situazioni e di problemi permettono un collegamento più stretto tra alcune Ispettorie.(944) In tutti gli altri casi si ha solo il Gruppo in cui è prevalente il collegamento dell' Ispettoria con il Centro. Non si escludono però, anzi si incoraggiano, tutte le altre forme di collegamento e di cooperazione interispettoriale.
CAPO QUINTO
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a) La struttura regionale è una struttura di decentramento. Offre infatti la piattaforma giuridica per trasferire (d' accordo con le esigenze dei tempi e per una maggiore efficacia e speditezza nell' esercizio dell' autorità)(945) a livelli intermedi poteri e funzioni che in precedenza venivano esercitati solo dal Centro. Vanno segnalati due aspetti notevoli: 1. la funzione del Consigliere Regionale permette non soltanto che nelle decisioni del Consiglio Superiore siano tenute in conto le esigenze, i desideri, la situazione reale delle diverse Ispettorie, ecc., ma anche le decisioni siano prese attraverso un dialogo continuo con le singole Ispettorie, ecc. 2. le Conferenze, qualora funzionino bene, mediante l' analisi e lo studio dei problemi, mediante il coordinamento dell' azione salesiana comune in settori come la formazione, la qualificazione, l' aggiornamento, la disciplina, le iniziative apostoliche, ecc. hanno un campo vastissimo e possono realmente promuovere un' azione molto più efficace che nel passato.
b) Evidentemente non basta che esista la struttura giuridica perché la realtà sia perfetta. La realtà è ancora in cammino e si va costruendo a poco a poco. Perché la struttura possa dare i risultati che la Congregazione si attende è necessario: 1. che si faccia da tutti uno sforzo per superare il concetto troppo angusto e troppo ristretto di chi vede e interpreta tutta la realtà solo e esclusivamente in riferimento alla propria Ispettoria, dimenticando non solo la dovuta apertura alla Chiesa locale e alla Comunità mondiale, ma anche alle Ispettorie vicine, con le quali si può e si deve intavolare un dialogo vantaggioso per offrire la propria collaborazione e il proprio apporto e arricchirsi con quello delle altre Ispettorie;
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2. che su questa linea venga favorito incessantemente, già fin dagli inizi della formazione, lo spirito di unione e di carità: aiuterà a superare coraggiosamente ogni forma di particolarismo e di egoismo anche collettivo, allargando prontamente e generosamente la propria preoccupazione al bene di tutta la Congregazione e delle Ispettorie del rispettivo Gruppo o Conferenza.
c) Le deliberazioni relative alle Conferenze e alla cooperazione interispettoriale saranno efficaci solo se i superiori interessati avranno: 1. le qualità e le doti indispensabili perché si possa creare tra di loro una vera e feconda collaborazione, cioè un' apertura di mente che gli permetta di cogliere i problemi in una visione più ampia e più profonda, in un contesto più vasto e trascendente, piuttosto che nella piatta realtà immediata; 2. un' indole tale che renda facili e sincere le relazioni e il dialogo con gli altri.
Documento 17
AMMINISTRAZIONE DEI BENI TEMPORALI
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Il primo dovere dei Soci è quello di salvaguardare i valori fondamentali che costituiscono i fini e caratterizzano l' attività della Società Salesiana, conservare cioè intatto e genuino il contenuto religioso-apostolico, che le ha dato il Fondatore. Questo compito è affidato a comunità di uomini, che per vivere, agire, organizzarsi, istituire e alimentare attività apostoliche, hanno bisogno di mezzi economici, di quei beni cioè dai quali essi con il voto di povertà si sono distaccati. Potrebbe però accadere che i religiosi si attacchino nuovamente a questi, ne facciano un uso sbagliato, siano ingannati dal loro complesso ingranaggio o li sciupino per incapacità, per impreparazione, per trascuratezza o per abuso. Di qui è facile dedurre quanto siano importanti la formazione e la scelta di buoni amministratori e quanto sia indispensabile organizzare, a tutti i gradi, una amministrazione ordinata, controllabile, impostata con tecnica moderna, proporzionatamente alla sua importanza. Tale amministrazione, mentre mutua dalle amministrazioni civili strutture e metodi, va realizzata con criteri che non possono prescindere dalle norme e dai principi morali di una Congregazione religiosa. I Soci in tutte le loro attività considereranno i beni temporali un mezzo per conseguire i fini istituzionali della Società. Gli addetti alla gestione dei beni, oltre ad avere cura scrupolosa di una sana amministrazione che è garanzia alla osservanza della povertà individuale e collettiva, agiranno come depositari di beni della Chiesa e non si permetteranno alcun uso personale e arbitrario. Nel costante ricordo che quello che si amministra è frutto prezioso del lavoro dei Confratelli e segno tangibile della Provvidenza che ci sostiene attraverso la generosità e i sacrifici, talora incalcolabili, di benefattori, essi troveranno il segreto per agire sempre fedelmente e con amore, dando quella testimonianza di povertà che attirerà la benedizione di Dio sulla Società, infonderà fiducia nei confratelli e susciterà la benevolenza degli uomini.
SEZIONE SESTA
Cooperatori ed Ex-Allievi
Documento 18
I COOPERATORI SALESIANI
CAPO PRIMO
DICHIARAZIONE
DEL CAPITOLO GENERALE SPECIALE
Al COOPERATORI
in risposta al Messaggio del 2 luglio 1971
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Carissimi,
abbiamo ricevuto il Messaggio sincero ed accorato, che avete voluto indirizzare a noi, membri del Capitolo Generale Speciale. Abbiamo accolto il Messaggio con soddisfazione e con interesse: ve ne ringraziamo. Nella vigilia della Festa dell' Immacolata, a 130 anni dall' inizio della nostra Opera, il Capitolo Generale Speciale ha approvato un documento sulla identità e sulla vocazione della Società Salesiana oggi. Questo documento, che porta il titolo I Salesiani di Don Bosco nella Chiesa" ha trattato ampiamente il tema della Famiglia Salesiana in genere e dei vari gruppi che in diversa forma ed a diversi livelli di impegno la compongono. Fra questi gruppi vi trovate in modo tutto particolare voi, Salesiani Cooperatori. Ora vogliamo, alla luce del vostro Messaggio e del Documento da noi approvato, darvi la nostra risposta franca ed aperta. Quello che vi offriamo non è un documento, ma un insieme di riflessioni sui principi da noi esposti ed approvati, per arrivare, assieme a voi, a conclusioni e impegni concreti.
1. Il contesto storico attuale
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Innanzi tutto vi possiamo dire di essere coscienti come voi del nuovo contesto sociale ed ecclesiale in cui ci troviamo e delle conseguenze decisive che da esso dovranno derivare per le nostre reciproche relazioni: a) il contesto sociale particolarmente sensibile al processo di socializzazione ci porta alla necessità di evitare qualsiasi forma di isolamento, di autosufficienza ed all' urgenza di unire tutte le forze per conseguire più sicuramente e più efficacemente le mete a noi proposte;
b) il contesto ecclesiale, da parte sua, con la riscoperta del Popolo di Dio come grande protagonista della storia della salvezza e, conseguentemente, della promozione del laicato, che prende nella Chiesa il proprio posto in piena corresponsabilità con la Gerarchia e con i Religiosi, ci offre la possibilità di realizzare il grande progetto di Don Bosco: l' unione di tutti coloro che si sentono di lavorare nel suo spirito per la gioventù. Crediamo che il contesto sociale ed ecclesiale in cui ci avete chiesto di aiutarvi a scoprire la vostra identità nel seno della Famiglia Salesiana, non soltanto non nega la geniale intuizione, il progetto originale di Don Bosco, ma lo rende ancora attuale ed urgente.
2. Alla scoperta della vostra identità
Se vogliamo sul serio scoprire la vera identità del Cooperatore, problema che urge e rende ansiosi anche noi, bisogna andare necessariamente alla ricerca dell' idea primigenia di Don Bosco.
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Di fronte alle molteplici forze del male, innegabilmente efficaci perché unite, di fronte alla messe abbondante che si presentava agli occhi e, più ancora, al cuore di Don Bosco, egli volle preparare una vera schiera di apostoli, strettamente uniti e disciplinati in un lavoro deciso ed efficace per la salvezza della gioventù pericolante. Alcuni di questi apostoli, rispondendo ad un dono particolare del Signore, decisero di rimanere stabilmente nell' Oratorio, facendo vita comune con Don Bosco, sempre pronti ai suoi comandi.(946) Altri invece, sentendo di dover seguire la strada comune a tutti i cristiani, dimoravano a casa loro impegnandosi sul serio, secondo il proprio stato, le proprie possibilità, i propri doni personali, ad una vita apostolica che in qualche modo rispecchiasse, completasse ed arricchisse quella dei primi. Tutti però, in quanto rispondenti ad una comune vocazione di servizio a favore dei giovani, si impegnavano a vivere e praticare tutto lo spirito dei Salesiani,(947) in un pluralismo di forme, secondo la situazione concreta di ognuno ed i bisogni reali della gioventù in un determinato luogo, in una determinata ora. Nella mente e nel cuore di Don Bosco, dunque, la Famiglia Salesiana è UNA! L' unità originale di questa famiglia ha la sua radice ultima nella comunanza dello spirito e della missione a servizio totale della gioventù e del popolo. Realizza così, a livello superiore, una vera comunità nella quale tutti i membri sono integrati secondo i propri doni, le loro specifiche funzioni e le diverse forme di vita possibili in seno alla Chiesa.
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Il Cooperatore, perciò, nel pensiero primigenio di Don Bosco, è un vero Salesiano nel mondo, cioè un cristiano, laico o sacerdote, che - anche senza vincoli di voti religiosi - realizza la propria vocazione alla santità impegnandosi in una missione giovanile popolare secondo lo spirito di Don Bosco, al servizio della Chiesa locale ed in comunione con la Congregazione salesiana. Questa riscoperta deve oggi portare voi - come anche noi - ad un cambio radicale di mentalità. Infatti bisogna prendere coscienza chiara che impegnarsi come Salesiano Cooperatore è rispondere ad una vera chiamata: è dunque accettare una autentica vocazione salesiana, è rispondere ad una vera vocazione apostolica. Voi siete illuminati e chiamati per grazia divina a partecipare della missione del Fondatore, secondo differenti stati di vita e richiamandovi al suo spirito "(948)
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Una vocazione che don Bosco andò esplicitando sempre di più. Nei diversi suoi scritti espresse con parole ardenti ed incisive il suo pensiero. La vocazione del Cooperatore è essenzialmente un appello a servire nella Chiesa. Il Cooperatore non è stato pensato per servire la Congregazione Salesiana, ma per servire la Chiesa nei molteplici bisogni che sorgono incessantemente in essa. Il vostro vero scopo diretto è quello di prestare aiuto alla Chiesa, ai Vescovi, ai Parroci, sotto l' alta direzione dei Salesiani. Voi siete "strumenti nelle mani del Vescovo.(949) Il servizio richiesto dalla vostra vocazione è agile ed opportuno, va verso la gioventù in pericolo con movimenti rapidi e mezzi efficaci. Esso risponde audacemente alle urgenze da cui è sollecitato. Saranno i bisogni a determinare di volta in volta le forme di servizio da rendere, senza mai retrocedere davanti a difficoltà di sorta. Lo stile salesiano implica normalmente la presenza di chi offre un servizio accanto a colui cui il servizio è diretto. Bisogna trovarsi sempre là dove c'è un male da impedire od un bene da promuovere.(950) Ed è appunto il carattere laicale della maggior parte dei Cooperatori che permette di assicurare, in qualsiasi luogo, una efficace presenza cristiana, oggi più che mai necessaria Finalmente il servizio salesiano è realizzato nell' unità. E' veramente impressionante la insistenza di Don Bosco nell' inculcare a tutti i suoi seguaci il bisogno assoluto dell' unione: se in ogni tempo fu giudicata utile l' unione tra i buoni cristiani per promuovere e sostenere il bene, per impedire e distruggere il male, oggidì è necessaria ed indispensabile. Bisogna unirci tra noi e tutti con la Congregazione. Uniamoci dunque con il mirare allo stesso fine e con l' usare gli stessi mezzi per conseguirlo... Uniamoci dunque come una sola famiglia con i vincoli della fraterna carità.(951) In questo movimento di unità, preoccupazione assillante nel pensiero di Don Bosco, c'è un elemento veramente fondamentale che garantisce in modo particolare l' unione di tutti noi e l' efficacia apostolica da essa derivante: il Rettor Maggiore, Superiore e Padre comune dei Salesiani e dei Cooperatori. In lui, come Successore di Don Bosco, troviamo il vincolo esterno più stabile, la garanzia più sicura di una unità organica ed efficace.(952)
3. Chi siamo noi per voi
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Siamo i vostri fratelli religiosi. Ce lo avete ricordato nel vostro Messaggio e noi lo riconosciamo con tutta chiarezza e gioia, perché è stato Don Bosco per primo a volerlo e rammentarlo: i membri della Congregazione salesiana considerano tutti i Cooperatori come altrettanti fratelli in Gesù Cristo.(953) Abbiamo poi preso coscienza del nostro ruolo veramente specifico e decisivo in seno alla Famiglia salesiana:
1) pensiamo di essere il vincolo sicuro e stabile voluto espressamente da Don Bosco a garanzia di unità nello stesso spirito, di efficacia apostolica nella comune missione, di vitalità perenne nell' Opera da lui fondata, di forza ed entusiasmo vocazionale nel rilancio d' un vasto ed organico movimento di salvezza della gioventù povera o pericolante...;(954)
2) pensiamo di dover essere sempre più il centro propulsore di questo movimento apostolico di battezzati, che, nello spirito di Don Bosco, si mettono completamente al servizio della Chiesa per la salvezza della gioventù. Vi sentiamo, in conseguenza, impegnati concretamente con noi nei problemi e nelle ansie apostoliche della Congregazione, fino al punto di pensare che, senza di voi, non soltanto non potremmo assolvere in pienezza la missione affidataci dal Fondatore per mancanza di mezzi personali o materiali,(955) ma nemmeno saremmo quello che Don Bosco ha pensato e voluto che noi fossimo.
4. Chi siete voi per noi
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Nel progetto di deliberazioni preparato personalmente da Don Bosco per il Primo Capitolo Generale della Congregazione del 1878 (di cui si conserva ancora il manoscritto), si leggono delle parole che mettono in piena luce la natura della vostra Associazione nei riguardi della Congregazione Salesiana: una associazione per noi importantissima, che è l' anima della nostra Congregazione è l' Opera dei Cooperatori salesiani. Noi non potremmo pronunciare parole più profonde e più impegnative nei vostri riguardi. Pensiamo perciò che l' unica cosa da fare, affinchチ queste parole non restino nella retorica, sia quella di prenderle sul serio e trarne rinnovatrici conseguenze. Alla luce di questa affermazione ci sentiamo obbligati ad essere sempre più noi stessi, cioè sempre più salesiani e più religiosi. La vostra presenza così vicina ci sprona ad una maggiore e più dinamica fedeltà alla comune vocazione salesiana, che noi vogliamo vivere da religiosi, cioè da battezzati che si propongono un ideale di vita evangelica: castità verginale, distacco assoluto nella povertà, disponibilità totale nella obbedienza. D' altra parte, nel pensiero di Don Bosco, voi Cooperatori siete corresponsabili con noi, nell' ambito della vostra specifica vocazione, dei destini della famiglia salesiana. Siete i nostri primi e necessari collaboratori, specificamente diversi da altri collaboratori laici: i nostri collaboratori, in quello che si presenta da fare per la maggior gloria di Dio, ma per cui a noi mancano i mezzi materiali o personali(956).
5. Il nostro impegno oggi
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In quest' ora decisiva di rinnovamento, che ci avvicina alle ore febbrili sofferte da Don Bosco nella Fondazione della sua FAMIGLIA, noi tutti ci sentiamo chiamati ad un impegno molteplice e ben definito verso di voi. Pensiamo anzitutto, con voi, che i tempi siano maturi. Crediamo di dover coltivare il germe che Don Bosco ha seminato da 100 anni; di dover avanzare decisamente per redigere, particolarmente in questo campo, la bella copia di quel progetto veramente geniale di cui Don Bosco ha potuto appena fare l' abbozzo.(957) Abbiamo preso coscienza chiara che sarebbe un vero tradimento se non riuscissimo a fare questo lavoro, e crediamo che a ragione voi lanciate il vostro appello. In fedeltà dinamica dunque al Fondatore ci dichiariamo desiderosi e pronti a rivitalizzare la vostra associazione, perché, finalmente si completi il geniale progetto tanto caro al Fondatore.(958) Questa stessa fedeltà ci porta a fare sì che voi possiate diventare collaboratori coscienti, integrali, a fianco a noi, non sotto di noi; non solo quindi fedeli e docili esecutori, ma capaci di responsabilità apostolica,(959) sempre nel contesto ecclesiale di una pastorale d' insieme. Del resto questo lavoro ci permetterà di instaurare ad ogni livello, come suggerite anche voi, un rapporto vicendevole di vera fraternità, che costituisca d' ora in poi un nuovo stile di vita salesiana all' interno delle comunità educative e al di fuori di esse.(960)
6. Come si articola e concretizza questo impegno
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Analogamente a quanto dovremo fare con i nostri Confratelli, la vostra formazione salesiana sia spirituale che apostolica costituirà la nostra prima urgenza pastorale. Crediamo così di soddisfare il vostro desiderio, di fare cioè un autorevole invito ai Salesiani sacerdoti perché come maestri di spirito e di dottrina, si rendano completamente disponibili per la formazione e la guida spirituale dei Cooperatori. Meta di questa formazione dovrà essere il pieno raggiungimento dell' impegno specifico che spetta alla maggior parte di voi, come laici: l' animazione cristiana delle realtà terrestri in spirito salesiano.(961) Noi non possiamo e non dobbiamo prendere il vostro posto, sostituendovi nei compiti che sono specificamente vostri.(962) Vogliamo perciò essere accanto a voi, per aiutarvi senza paternalismo a prendere e portare avanti il vostro ruolo nel comune dovere di edificazione della Chiesa.(963) Un passo successivo, in fedeltà al geniale progetto tanto caro al Fondatore, sarà il vostro inserimento, con tutte le conseguenze che ne derivano, nella programmazione, realizzazione e valutazione del piano pastorale delle Comunità salesiane cui appartenete.
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Il Delegato locale, vi sarà sempre accanto. Ma vogliamo ribadire, con particolare forza, che, secondo il pensiero di Don Bosco, deve essere tutta la comunità a prendersi l' impegno di essere vocazionalmente feconda anche nei vostri riguardi. La Comunità deve essere sinceramente interessata a formare e vincolare i salesiani Cooperatori, per assicurare più efficacemente la salvezza della gioventù, motivo essenziale della nostra presenza in un determinato luogo. Per concretizzare questa rinnovata visione ed assicurare la comune efficacia apostolica, il Capitolo Generale Speciale stabilisce che una Commissione composta di Salesiani e Cooperatori, prepari una bozza di nuovo Regolamento da sperimentare localmente, che sia sintesi del Regolamento di Don Bosco e dell' attuale visione del laico nella Chiesa. Ma dobbiamo pure ricordare che, al di sopra di qualsiasi preoccupazione organizzativa, pur sempre necessaria, daremo la priorità pastorale alla formazione degli uomini.
7. Alcuni campi del vostro lavoro nella comune missione
Le riflessioni che abbiamo condotto ci portano a segnalarvi alcuni campi della missione salesiana che dobbiamo condividere in una forma sempre più organica, anche se con diversa specificità.
1) L' impegno nei settori e nei problemi in cui si trova socialmente e spiritualmente più bisognosa la gioventù di oggi.(964)
2) La preoccupazione per i problemi riguardanti la famiglia in genere e in specie l' educazione dei figli e la preparazione dei giovani al matrimonio.(965)
3) Il serio lavoro catechistico nelle forme attuali e con i mezzi corrispondenti alle esigenze della nostra società secolarizzata.(966)
4) La ricerca e la promozione delle vocazioni sacerdotali, religiose e laicali, specialmente missionarie.(967)
5) L' impegno per la giustizia nel mondo, attuato opportunamente e nelle diverse forme politicamente e socialmente possibili.(968)
6) La piena inserzione nei movimenti apostolici mondiali, specialmente in quelli che hanno di mira il servizio della gioventù.
7) La promozione e valorizzazione cristiana dei mezzi di comunicazione sociale.(969)
Tutti questi compiti ed altri che sorgeranno certamente, a seconda dei bisogni, nei diversi luoghi e nei diversi tempi, potranno essere disimpegnati da voi nell' ambito delle opere educative della Congregazione, come anche in opere ed ambienti non propriamente salesiani. In particolare, sarà nostra preoccupazione inserirvi più pienamente, secondo le vostre possibilità e la vostra preparazione, nelle opere educative nostre e studiare il modo di affidarvi altre opere apostoliche più confacenti al vostro carattere laicale.
* * *
Carissimi, noi vi siamo riconoscenti della vostra vicinanza, del vostro affetto, della vostra fiducia. Vi sarà gradito sapere che il Capitolo Generale Speciale ha lanciato un appello altrettanto sincero e concreto a tutti i Confratelli. Siamo sicuri che esso sarà accolto anche dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Ci ritroveremo sempre nella preghiera e nel comune amore al nostro Fondatore, con l' aiuto di Maria.
Roma, nella festa del Natale 1971
CAPO SECONDO
DICHIARAZIONE
DEL CAPITOLO GENERALE SPECIALE
SUI COOPERATORI
"...direttive pratiche per ridestare nei SALESIANI l' interesse e l' impegno verso i COOPERATORI..."(970)
Carissimi,
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il Capitolo Generale Speciale, nel documento sull' identità e vocazione della Società Salesiana oggi, documento che porta il titolo I SALESIANI DI DON BOSCO NELLA CHIESA ha trattato nelle sue linee generali della Famiglia Salesiana in genere e dei vari gruppi che in diversa forma e a diversi livelli la compongono. Precedentemente il Capitolo Generale Speciale aveva ricevuto un Messaggio, datato da Roma il 2 luglio, inviato da un gruppo qualificato di Cooperatori appartenenti a ben 9 Nazioni. Il Messaggio è veramente sentito e vivo; prima di concludere assicurano che è il caso di dire: O ADESSO O MAI PIU'. Noi abbiamo dato a questo Messaggio una risposta franca e aperta. Ora sentiamo il bisogno di rivolgerci a tutti voi per dirvi la nostra parola fraterna ma ugualmente franca e impegnativa. E vi presentiamo alcuni sviluppi, sul piano operativo, dei principi contenuti nel documento da noi approvato, nella speranza di poter arrivare ad alcune conclusioni e precisazioni concrete.
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Vi esprimiamo anzitutto la nostra preoccupazione in questo momento. Il Capitolo Generale XIX aveva emesso il proprio documento sui Cooperatori, documento approvato per acclamazione in omaggio al nuovo Rettor Maggiore Don Ricceri, ma i risultati di esso, a dire il vero, non sono stati molto incoraggianti. D' altra parte in Congregazione, stando ai dati pervenutici dai diversi CIS, di fronte a questo tema si sente una vera inquietudine, un certo disagio, insieme al desiderio di una vera e definitiva riscoperta della figura del Cooperatore secondo il progetto ben preciso e pensato da Don Bosco. Si sente l' ansia di arrivare finalmente a un rilancio decisivo di questi veri salesiani nel mondo. Ci domandiamo il motivo di questa situazione e crediamo di dover rispondere quanto segue: la geniale intuizione di Don Bosco sui Cooperatori non è ancora stata capita da tutti noi, in tutta la sua profondità e in tutte le sue conseguenze. Bisogna dunque riandare all' idea primigenia del nostro Fondatore per poter scoprire la vera identità di questi confratelli. Segnaliamo alcune tracce. Di fronte alle molteplici forze del male, innegabilmente efficaci perché unite, di fronte alla messe abbondantissima che si presentava agli occhi e, più ancora, al cuore di Don Bosco, egli volle preparare una vera schiera di apostoli, strettamente uniti e disciplinati, per un lavoro deciso ed efficace per la salvezza della gioventù pericolante...(971) Alcuni di questi apostoli, rispondendo a un dono particolare del Signore, decisero di rimanere stabilmente nell' Oratorio, facendo vita comune con Don Bosco, sempre pronti ai suoi comandi.(972) Altri invece, sentendo di dover seguire la strada comune a tutti i cristiani, dimoravano a casa loro, impegnandosi sul serio, secondo il proprio stato, le proprie possibilità, i propri doni personali ad una vita apostolica che in qualche modo rispecchiasse, completasse ed arricchisse quella dei primi. Tutti però, in quanto rispondenti ad una comune vocazione di servizio a favore dei giovani, si impegnavano a vivere e a praticare tutto lo spirito dei salesiani,(973) in un pluralismo di forme, secondo la situazione concreta di ognuno e i bisogni reali della gioventù, in un determinato luogo, in una determinata ora.
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Nella mente e nel cuore di D. Bosco dunque la Famiglia Salesiana è UNA! L' unità originale di questa Famiglia ha la sua radice ultima nella comunanza dello spirito e della missione ed è indirizzata a servizio totale della gioventù e del popolo. Realizza così, a livello superiore, una vera comunità nella quale tutti i membri sono integrati secondo i propri doni, le loro specifiche funzioni e le diverse forme di vita possibili nella Chiesa. Questo vuol dire, e bisogna riconoscerlo con tutta chiarezza, che la vocazione salesiana è salesiana prima di essere religiosa. Vuol dire che il carisma salesiano si estende oltre i confini della sola nostra Congregazione. Il Cooperatore perciò, nel pensiero primigenio di Don Bosco, è un vero salesiano nel mondo, cioè un cristiano che risponde alla propria vocazione alla santità, impegnandosi - anche senza vincoli di voti religiosi - in una missione giovanile o popolare secondo lo spirito di Don Bosco al servizio della Chiesa locale e in comunione con la Congregazione Salesiana. E' questa la realtà veramente rinnovatrice di cui dobbiamo prendere coscienza sul serio se vogliamo pensare ad un rilancio vero e impegnativo dei Cooperatori. Ci vuole un cambio radicale di mentalità a tutti i livelli. Infatti, finchチ i Cooperatori restano come qualcosa di estraneo a noi, come dei collaboratori occasionali, come dei laici che ci sono in verità molto utili, ma non essenzialmente indispensabili, come dei laici di cui in definitiva non possiamo fare a meno per svolgere, in pienezza, la nostra opera apostolica, noi dimostreremo di non aver capito il pensiero di Don Bosco né riusciremo a realizzare il suo genuino e primitivo progetto.
Chi sono i Cooperatori per noi
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D. Bosco preparò per il 1ø Capitolo Generale della Congregazione Salesiana (1877) un progetto di deliberazioni in cui affermava schiettamente che l' associazione dei Cooperatori è l' anima della nostra Congregazione. Questa affermazione veramente ardita del nostro Fondatore pensiamo abbia un valore concreto per noi anche oggi. La figura del Cooperatore, infatti, come l' ha intuita Don Bosco, non solo non svuota il contenuto della nostra realtà come Salesiani e come Religiosi ma ne richiede una autenticità ancor più profonda. a) Come Salesiani questa figura deve far prendere alla nostra vocazione un dinamismo e un vigore tutto particolare. Infatti, se i Cooperatori, come Salesiani esterni devono essere fervorosi, dinamici, efficienti, quanto più dovremo esserlo noi che, nella mente del nostro Padre, siamo chiamati ad essere come il motore, il centro propulsore, la garanzia di questo dinamismo apostolico? b) Come Religiosi, il valore di segno e di testimonianza propri della nostra vocazione specifica, potremo e dovremo offrirlo anzitutto e soprattutto a questi nostri veri fratelli esterni. Essi dovranno a loro volta sentirsi spinti e incoraggiati ad una vita apostolicamente e fortemente impegnata, guardando noi, che di questo impegno apostolico siamo stati talmente presi da arrivare ad una consacrazione in castità verginale, in povertà generosa, in obbedienza agile e disponibile.
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Nel pensiero di D. Bosco, esposto in molteplici scritti, i Cooperatori sono corresponsabili con noi, nell' ambito della loro specifica vocazione, dei destini della Famiglia Salesiana. Essi lo hanno intuito e ce l' hanno ricordato nel loro Messaggio. Questo vuol dire che sono i nostri primi, diretti, necessari collaboratori, specificamente diversi da altri collaboratori laici: i nostri collaboratori in quello che si presenta da farsi per la maggior gloria di Dio, ma per cui a noi mancano i mezzi personali e materiali.(974) Senza questi collaboratori, possiamo dirlo, noi non saremmo quello che Don Bosco ha pensato e voluto che noi fossimo. D' altra parte, il Vaticano II ci ha insegnato che i laici devono apportare ai Sacerdoti e ai Religiosi, particolarmente se appartengono in qualsiasi maniera alla stessa famiglia religiosa,(975) una visione più realista, in ordine all' efficienza del lavoro pastorale da svolgere.(976) Don Bosco, con linguaggio proprio della sua epoca, scrisse che i Cooperatori danno alla Congregazione la sicurezza di combattere più audacemente le battaglie del Signore.(977) I Cooperatori dunque sono chiamati a darci un contributo essenziale e specifico perché noi possiamo comprendere più realisticamente il mondo e lavorare in esso in chiave salesiana.
Chi siamo noi per i Cooperatori nella mente di Don Bosco?
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Siamo i loro fratelli religiosi. I Membri della Congregazione Salesiana considerano tutti i Cooperatori come altrettanti fratelli in Gesù Cristo....(978) E' veramente interessante vedere come essi lo hanno intuito profondamente e come lo mettono ripetutamente in rilievo nel loro Messaggio. La Congregazione, in conseguenza, ha un ruolo suo proprio, specifico e insostituibile. Essa è chiamata ad essere il Centro di unità di tutti quelli che sentono di doversi impegnare nel lavoro apostolico giovanile, secondo lo spirito di Don Bosco; il principio dinamico di quella unità che fu una idea veramente assillante nella mente del Fondatore e si presenta anche a noi come uno dei bisogni più urgenti e decisivi ai nostri tempi.(979) ...Dobbiamo unirci tra noi e tutti con la Congregazione... Uniamoci dunque col mirare allo stesso fine e coll' usare gli stessi mezzi per conseguirlo... Uniamoci come in una sola famiglia, con i vincoli della carità fraterna che ci sproni ad aiutarci e sostenerci vicendevolmente a favore del nostro prossimo.(980) La Congregazione dunque è per i Cooperatori il vincolo sicuro e stabile, voluto espressamente da Don Bosco come garanzia inequivoca di unità e fedeltà nello stesso spirito, di efficacia apostolica nella comune missione da lui affidataci, di tempestività apostolica, di risposta ai bisogni sempre nuovi, di vitalità perenne nell' opera da lui fondata, di forza nel rilancio di un vasto ed organico movimento di salvezza della gioventù povera o in pericolo.(981)
Il nostro impegno
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In quest' opera decisiva di rinnovamento, che ci avvicina alle ore febbrili sofferte da Don Bosco nella fondazione della sua Famiglia, noi tutti siamo chiamati ad un impegno molteplice e ben definito verso i Salesiani Cooperatori: a) innanzitutto impegno di vivere pienamente e coltivare con serietà la nostra spiritualità salesiana, per essere in grado di risvegliare e sviluppare profondamente nei Cooperatori la comune vocazione apostolica salesiana; b) impegno di studiare nella sua linea più genuina questa figura, come Don Bosco l' ha intuita, per poter arrivare anche in questo, a redigere la " bella copia del progetto appena abbozzato dal Fondatore;(982) c) impegno di rivitalizzare l' Associazione perché finalmente si completi a il geniale progetto tanto caro al Fondatore;(983) d) impegno di portare i Cooperatori a diventare collaboratori coscienti, integrali, a fianco a noi, non sotto di noi: non solo quindi fedeli e docili esecutori, ma capaci di responsabilità apostoliche,(984) sempre nel contesto ecclesiale di una pastorale d' insieme. Questi impegni ci permetteranno di instaurare ad ogni livello un rapporto di vera fraternità, che costruisca d' ora in poi il nuovo stile di vita salesiana all' interno delle comunità educative e al di fuori di esse,(985)
Come si articola e concretizza questo impegno
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a) Analogamente a quanto dovremo fare tra noi, la nostra prima urgenza pastorale sarà curare la formazione salesiana degli uomini, sia spirituale che apostolica. Al di sopra di ogni preoccupazione organizzativa, pur sempre necessaria, la nostra priorità pastorale sarà la formazione degli uomini. Nel loro Messaggio i Cooperatori chiedono da noi esplicitamente questo impegno formativo. Con parole vive ed incisive, ci chiedono di rendersi completamente disponibili per la loro formazione e la loro guida spirituale.
b) Una seconda urgenza dobbiamo sentire. Inserirli sul serio, con tutte le conseguenze, nella programmazione, realizzazione e valutazione del piano pastorale della comunità salesiana a cui appartengono. La loro presenza, in alcune particolari circostanze e per determinati problemi, nei Consigli sia locali che Ispettoriali e Superiore, mentre arricchirà certamente le nostre deliberazioni, sarà allo stesso tempo un segno efficace della serietà con cui abbiamo preso il rinnovamento.
c) Perseguire, anche a loro riguardo, una vera pastorale vocazionale in modo particolare nel settore giovanile. Infatti impegnarsi come Salesiano Cooperatore è rispondere a una vera chiamata; è dunque accettare un' autentica vocazione apostolica. Bisogna badare perciò fondamentalmente alla qualità dei candidati, piuttosto che alla loro quantità. Anche se la loro crescita sarà lenta non diminuirà il nostro entusiasmo, perché il nostro lavoro ne acquisterà in efficacia e sicurezza.
d) Meta della loro formazione è aiutarli a mettersi in grado di poter adempiere in pienezza e con competenza il loro impegno specifico di animazione cristiana del temporale(986) in spirito salesiano, che essi dovranno assolvere sia che lavorino assieme a noi in opere nostre, sia che lavorino in opere dirette da loro stessi. e) Per assicurare la maggior efficacia apostolica e pastorale al lavoro dei Cooperatori sarà sempre accanto ad essi il Delegato locale. Riconosciuta l' importanza di tale settore, è evidente che il Delegato dei Cooperatori sarà membro del Consiglio, a norma degli articoli 188-189 delle Costituzioni. Ma vogliamo ribadire con particolare forza che, secondo il pensiero di Don Bosco, deve essere tutta la comunità a prendersi l' impegno di essere feconda vocazionalmente anche nei loro riguardi. E' la comunità che dev' essere sinceramente interessata a formare e impegnare i Salesiani Cooperatori come una longa manus per assicurare più efficacemente la missione di salvezza della gioventù, motivo essenziale della nostra presenza in un determinato luogo.
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Prima di finire vogliamo ancora una volta rinnovare il nostro accorato appello:
- riscopriamo il pensiero di Don Bosco, ardito nei disegni e audace nelle realizzazioni - diamo vita rinnovata a questa associazione, secondo il genuino pensiero del Fondatore - rilanciamo questo nostro movimento da lui voluto, unendo con pari audacia ed entusiasmo attorno a noi cristiani veramente impegnati nella salvezza della gioventù e del popolo.
Non ci risulterà strano, del resto, il fatto che forse non tutti noi riusciremo a comprendere pienamente la portata di quest' appello e l' atteggiamento veramente rinnovato da prendere d' ora in poi. Lo stesso Don Bosco ha già riscontrato tra i suoi primi collaboratori una vera e propria incomprensione... Infatti, quando nel 1874 comunicò il suo progetto sui Cooperatori ai membri del Capitolo, vari opposero difficoltà, ritenendo l' Associazione una confraternita e una semplice compagnia di devozione, come le tante già esistenti, e quindi di poco e di nessun vantaggio. Don Bosco sorrise a quelle osservazioni e infine esclamò: Voi non avete ben compreso il mio pensiero.(987) A 100 anni di distanza, dopo lo studio accurato dei documenti del Vaticano II vorremmo meritare anche noi lo stesso rimprovero? Cari Confratelli, in questo rilancio, che è risposta pienamente aderente alle esigenze della Chiesa e ai segni dei tempi ed insieme vero atto di fedeltà a Don Bosco, ci assista Colei che è stata e rimane sempre la Fondatrice e Ausiliatrice di tutta la nostra opera.
Documento 19
L'AZIONE SALESIANA
PER GLI EXALLIEVI
CAPO PRIMO
ORIGINE ED ESSENZA
DEL MOVIMENTO EXALLIEVI
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Come è noto, il sorgere del movimento ex-allievi risale all' iniziativa del modesto gruppetto di dodici artigiani del primo Oratorio di Torino che, guidati da Carlo Gastini, si presentarono a Don Bosco il giorno del suo onomastico, il 24 giugno 1870, per esprimergli la loro riconoscenza. In pochi anni questo ritorno spontaneo e informale divenne tradizione e, alimentato dal fascino del Santo, trasfuso poi ai suoi figli, si concretizzò nel movimento degli ex-allievi oggi sparso in tutto il mondo. Una progressiva maturazione, convalidata dalla nuova teologia del laicato, emersa dai documenti del Concilio Vaticano II, ha dato forme più organiche e contenuto più apostolico all' Associazione degli Ex-allievi, la prima del genere sorta tra quelle attualmente esistenti. L' Associazione, nelle sue attuali strutture, si articola sul piano locale nelle Unioni, nei Gruppi e nei Nuclei; sul piano ispettoriale nelle Federazioni ispettoriali; sul piano nazionale nelle Federazioni nazionali; sul piano internazionale nella Confederazione Mondiale. Fanno parte dell' Associazione anche gli Ex-allievi di religione non cattolica, limitatamente agli impegni non derivanti espressamente dalla nostra fede.
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Ovviamente l' Associazione non comprende e non esaurisce tutta la numerosa schiera degli ex-allievi, ma certamente la rappresenta, la interpreta, ne costituisce l' anima. Infatti gli ex-allievi, associatisi liberamente, possono e debbono essere considerati: 1) lo strumento primario per il collegamento della massa degli ex-allievi da lievitare cristianamente, e per il ritorno dei lontani; 2) uno strumento, non secondario nell' azione educativa della Congregazione, che trova negli ex-allievi collaboratori qualificati per le loro specifiche competenze e soprattutto per la loro testimonianza.
CAPO SECONDO
IL PENSIERO DEGLI EXALLIEVI
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Lo Statuto della Confederazione Mondiale degli exallievi afferma che il movimento si ispira al sentimento di affetto e di devozione filiale che lega gli ex-allievi alla famiglia salesiana, alla esigenza di conservare e sviluppare gli insegnamenti ricevuti alla scuola di Don Bosco, all' intento di improntare la loro vita ai valori spirituali della Congregazione Salesiana, per diffondere con la loro azione, individualmente e collettivamente, lo spirito salesiano nel mondo (988) Nella mozione conclusiva del Congresso Mondiale del Centenario (1970) si legge quanto segue: L' organizzazione degli ex-allievi di Don Bosco, nata e consolidata ispirandosi alla paternità di Don Bosco e dei suoi continuatori, conserva questa fisionomia attuando, in amorevole e leale dialogo con il Rettor Maggiore e i Superiori, la sua responsabile partecipazione alla missione apostolica della Congregazione e della Chiesa. Il Congresso ... fa voti che ... siano accordate ai sacerdoti salesiani Delegati all' assistenza degli ex-allievi una posizione di prestigio e autorità in seno alle comunità salesiane, e una maggiore disponibilità di tempo e di mezzo, sicchチ possano svolgere più efficacemente la loro insostituibile missione morale e spirituale,(989)
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Nella comunicazione Idee e Direttive pratiche emerse con maggior rilievo durante i lavori del Congresso del Centenario fu rilevato quanto segue.
a) Un' attenzione di particolare rilievo è stata rivolta al problema dei giovani, sia per le proporzioni e la gravità che il fenomeno viene prendendo nel nostro tempo, sia per partecipare alla missione propria e distintiva della Congregazione salesiana.
b) Trattando il tema dei giovani, si è richiamata la necessità di preparare opportunamente gli allievi a passare nell' associazione degli ex-allievi e di venire incontro alle esigenze speciali dei giovani di oggi, i quali non vogliono più essere soggetti passivi di una associazione, ma assumersi responsabilità di governo e compiti concreti di azione.(990) Nel Promemoria presentato dalla Confederazione alla la Commissione A del CGS, il 30 luglio 1971, al numero III A a, si legge: Ogniqualvolta un salesiano educa e istruisce un ragazzo, preoccupandosi di farne un uomo, prepara un ex-allievo. Perciò non vanno trascurati quegli accorgimenti pratici e quelle iniziative particolari, mediante cui si può ottenere che i ragazzi imparino tempestivamente a conoscere e amare il movimento ex-allievi.
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In sintesi, il pensiero degli ex-allievi è il seguente.
a) Tutti gli ex-allievi appartengono alla Famiglia salesiana, per un particolare legame contratto col fatto di essere stati educati in una delle sue opere, ivi comprese le case di formazione.
b) La Congregazione deve prendere più chiara coscienza della propria responsabilità verso gli ex-allievi e deve assumersi più precisi impegni formativi verso le loro associazioni, e sensibilizzare con più insistenza i confratelli per questo settore che dev' essere tra quelli considerati preferenziali nel proprio apostolato.
c) Spetta agli ex-allievi assumere più diretta responsabilità nella dirigenza delle loro associazioni.
d) I Delegati siano messi in condizione di svolgere con efficienza il loro ufficio di assistenza spirituale e di collegamento tra gli ex-allievi e la comunità salesiana, e perciò facciano parte del Consiglio della Casa.(991)
751
Gli exallievi intendono partecipare responsabilmente alla missione apostolica della Congregazione e della Chiesa:
1) con la testimonianza, davanti agli allievi e alle loro famiglie, della validità dell' educazione ricevuta;
2) con la collaborazione nell' attività educativa della Congregazione;
3) con la diffusione della tipica spiritualità salesiana;
4) con la presenza apostolica specializzata nel campo dell' associazione ex-allievi per il ritorno dei lontani, nel campo della scuola e della famiglia per la salvezza della gioventù, in collaborazione con le altre associazioni di ex-alunni della scuola cattolica (OMAEEC);
5) con la presenza più ampia, in ogni campo delle attività ecclesiali, sociali e politiche, per l' animazione cristiana delle realtà temporali.(992)
CAPO TERZO
LA NOSTRA RISPOSTA
"Gli exallievi sono il frutto delle nostre fatiche... sono la nostra corona... la nostra ragione di esistere, perché essendo noi una congregazione educatrice, è chiaro che non educhiamo per il collegio (né per la scuola] ma per la vita; orbene, la vera vita, reale, comincia per essi quando lasciano la nostra casa"(993) "Penso che il vastissimo apostolato tra gli exallievi, ben compreso e meglio realizzato in un clima di autentico e costruttivo rinnovamento, possa essere un elemento non secondario di questo nostro apporto ai bisogni della Chiesa e della Società oggi".(994)
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Il CGS, mentre ricerca modi e mezzi di rinnovamento dell' apostolato dei laici, prende atto con vivo compiacimento della cordiale adesione e della disponibilità verso la Congregazione espressa dagli ex-allievi in occasione del Congresso Mondiale del Centenario(995) e accoglie con simpatia l' appello ad esso rivolto perché promuova un efficace interessamento e una valida azione dei Salesiani nei riguardi della loro associazione. Il CGS pertanto, per rispondere a una delle esigenze preferenziali della missione educativa salesiana e sensibile alle indicazioni del Congresso Mondiale, invita tutti i Confratelli, particolarmente quelli che seguono gli allievi dei corsi superiori, a prendere coscienza delle precise e gravi responsabilità che hanno di fronte agli ex-allievi.(996)
1. Fondamento del nostro impegno
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a) La nostra condizione di educatori cristiani e salesiani è la ragione fondamentale del nostro impegno tra gli ex-allievi.
b) Il Concilio Vaticano II ha precisato il compito degli educatori cristiani verso i loro antichi allievi nella Dichiarazione sull' educazione cristiana: (Gli educatori) continuino, una volta terminati i corsi scolastici, ad assistere gli alunni, con il loro consiglio, con la loro amicizia e anche promovendo associazioni di ex-alunni in cui aleggi lo spirito ecclesiale "(997)
c) Quando la Provvidenza invia un giovane nelle nostre opere si crea fra lui e il salesiano un rapporto spirituale che non ha più termine e ci impone una grave responsabilità. L' ex-allievo deve poter contare sempre sui suoi educatori, che lo possono aiutare nelle scelte importanti e nello svolgimento delle sue responsabilità familiari, professionali e sociali.(998)
d) Una istituzione educativa come quella salesiana deve portare il suo contributo al rinnovamento promosso dal Concilio nel campo specifico della preparazione dei laici. E poiché la storia della Chiesa è caratterizzata ai nostri tempi dalla presenza operante e responsabile dei laici anche il rinnovamento della Congregazione dovrà essere attuato ricercando una più stretta ed efficiente collaborazione con essi. La nostra azione fra gli ex-allievi assume il suo vero significato in questo vasto e impegnativo contesto ecclesiale.
e) Noi abbiamo il dovere di continuare l' azione di Don Bosco il quale animò, sostenne e incoraggiò l' organizzazione degli ex-allievi. Considerò la formazione dei giovani non come apostolato terminale, ma come preparazione alla vita.
2.I nostri compiti verso gli Ex-allievi
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I nostri rapporti con gli exallievi sorgono e si mantengono spontaneamente per la forza dell' amicizia che li unisce a noi in una sola famiglia. Rispondendo a un più impegnativo intento apostolico, che gli ex-allievi attendono e sollecitano con insistenza, noi esprimiamo la nostra piena disponibilità per la loro guida spirituale, per una loro sempre più solida formazione cristiana e per impegnarli attivamente, ciascuno secondo la propria maturità, a un autentico apostolato. Per questo noi siamo loro vicini nella loro vita familiare, professionale e sociale, li orientiamo ad assumere con spirito e coraggio cristiano le loro responsabilità, sia singolarmente sia come associazione, nella vita della Chiesa e nella vita pubblica, li invitiamo a collaborare alle opere della Congregazione. Questo impegno con gli ex-allievi dovrà essere considerato come parte integrante e non marginale della vita della Casa.(999) In particolare:
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a) Tutta la comunità come tale - Direttore, Delegato e confratelli - è responsabilmente interessata nei confronti di tutti gli ex-allievi, siano associati o no; li fa partecipare, con cordiale accoglienza, alla vita della famiglia salesiana, in cui essi devono poter trovare, da parte di ogni salesiano, l' antico maestro, amico ed educatore; offre ogni possibile aiuto per la vita e le iniziative dell' Associazione e apre ai più impegnati un più largo campo di lavoro apostolico.(1000)
b) Il compito più importante e insostituibile verso gli ex-allievi è quello del Delegato, quale rappresentante del Direttore e di tutta la Comunità, come coordinatore delle attività in questo settore. Unanime è il riconoscimento da parte degli ex-allievi del compito primario che egli è chiamato a svolgere quale assistente spirituale e pertanto si impone una particolare attenzione nella scelta di questo confratello.(1001)
c) E' compito di ogni salesiano far sì che gli allievi vengano a conoscere in anticipo il movimento ex-allievi; questo faciliterà il loro inserimento nell' Associazione, per continuare nella vita gli impegni spirituali e apostolici a cui li deve preparare tutta la nostra educazione.
d) Gli ex-allievi sentano, come singoli e come associazione, la responsabilità di partecipare attivamente al rinnovamento cristiano della società. I salesiani condividano con gli ex-allievi la coscienza di questo dovere e assecondino, per quanto sta nella propria competenza, questo servizio reso alla società. Come guide spirituali del movimento i salesiani collaborino perché 1) gli ex-allievi studino, facciano propri e affrontino con coraggio i problemi concreti della Chiesa locale e della società;
2) siano preparati a rendersi disponibili alla promozione della giustizia sociale e ad assumersi le proprie responsabilità nella vita pubblica, secondo le indicazioni della gerarchia nei singoli paesi.
CAPO QUARTO
LA COLLABORAZIONE DEGLI EXALLIEVI
CON LA CONGREGAZIONE
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I Salesiani offrono la loro amicizia e il loro appoggio spirituale agli ex-allievi, consapevoli di ricevere da essi l' apporto di preziose risorse per lo svolgimento della loro missione.
a) Gli ex-allievi portano alla Congregazione l' arricchimento di quegli autentici valori umani di cui i laici fanno diretta esperienza nella loro vita familiare, professionale e sociale. Il contatto con gli ex-allievi rende le nostre comunità più aperte alle esigenze e ai problemi della vita e quindi della propria azione fra gli uomini.
b) Gli ex-allievi possono diventare dei validi collaboratori nei compiti educativi delle singole comunità salesiane, tra i giovani e i loro parenti, partecipando ai vari consigli della Casa, con l' apporto della loro esperienza e con la loro consulenza tecnica.
c) La collaborazione degli ex-allievi infine si può allargare a tutti i settori delle attività della Congregazione, nel servizio che essa rende alla Chiesa e alla Società. Gli ex-allievi partecipano così, ciascuno secondo le proprie disposizioni, alla missione stessa della Congregazione e ne allargano nel mondo le dimensioni e l' efficacia, con i valori umani e religiosi vissuti da loro nello spirito di Don Bosco. Amate la vostra Associazione, siate fedeli, e soprattutto adoperatevi con tutte le forze per irradiarne lo spirito negli altri, con una testimonianza cristiana, franca, aperta, generosa, dispensatrice di serenità e di letizia, conforme agli insegnamenti di Don Bosco. Di questa testimonianza ha urgente bisogno il mondo che ci circonda. Ve lo chiede la Chiesa oggi con la voce autorevole del Concilio Vaticano II(1002)
CAPO QUINTO
ORIENTAMENTI OPERTIVI PER IL RINNOVAMENTO DELL' AZIONE SALESIANA PER GLI EXALLIEVI
1) E' necessaria una nuova presa di coscienza e di responsabilità da parte di tutti i Confratelli e di tutte le comunità salesiane di fronte alla realtà degli ex-allievi e in rapporto alla preparazione degli allievi a diventare ex-allievi, buoni cristiani e onesti cittadini.
2) La Comunità salesiana sia sensibilizzata ai problemi degli ex-allievi in modo da comprendere la convenienza che uno dei settori di attività, per il quale è necessaria la presenza di un membro nel Consiglio della Casa, sia appunto la cura amorosa e intelligente degli ex-allievi.
3) Ogni Comunità sia pronta e aperta a ricevere gli aiuti di collaborazione, di consiglio, e di sana critica ai metodi educativi che gli ex-allievi sono in grado di portare a vantaggio di tutte le iniziative, specialmente di quelle a vantaggio della gioventù.
4) Il primo impegno della Congregazione verso gli ex-allievi in genere e verso i loro dirigenti in particolare sia quello della formazione, attuando una educazione permanente che li orienti a un impegno di apostolato nello spirito del Vaticano II, mediante una comune riflessione cristiana.
5) E' auspicabile per questo una partecipazione più responsabile e diretta alla missione salesiana nella Chiesa per cui gli ex-allievi, pur continuando a svolgere la loro attività nella propria Associazione, siano inseriti con libera scelta personale anche fra i Cooperatori.
6) I Salesiani riconoscano di fatto all' Associazione degli ex-allievi le caratteristiche proprie di una associazione di 758 laici, ai cui dirigenti, come è affermato dallo Statuto della Confederazione Mondiale, spettano i compiti di governo, l' organizzazione delle attività e in genere la responsabilità della vita associativa.
7) I Salesiani prendano conoscenza dello Statuto e dei Regolamenti degli ex-allievi e, pur nella diversità delle singole situazioni, cooperino per la loro attuazione, affinché l' associazione possa essere operante a livello locale, ispettoriale, nazionale e mondiale.
8) La programmazione delle attività delle Case tenga conto di quella settoriale delle attività degli ex-allievi, elaborata di comune accordo.
9) Particolare sollecitudine sia dedicata, da parte dei Salesiani, agli ex-allievi giovani, perché più immediatamente destinatari della missione salesiana, per la vastità e la gravità dei problemi giovanili, in vista del loro inserimento nella vita delle realtà civili, ecclesiali e del mondo del lavoro. Essi dovranno operare per aiutare e seguire specialmente i più bisognosi a superare le difficoltà morali e materiali cui vanno incontro, in modo particolare quando sono forzatamente lontani dalla famiglia per ragioni di lavoro e di studio.
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10) Presso ogni opera salesiana sorga un centro locale di ex-allievi, con proprio Delegato e con propria sede.
11) Qualche Dirigente dell' Associazione ex-allievi, a livello locale, ispettoriale, nazionale e mondiale, quando sia necessario od opportuno, venga invitato a partecipare ai Consigli salesiani, sia pure con voto semplicemente consultivo.
12) I Salesiani facciano opera di persuasione perché i Dirigenti dell' Associazione si aprano alla solidarietà e alla collaborazione con le altre istituzioni ecclesiastiche e civili, locali, ispettoriali, nazionali e internazionali, particolarmente con le Associazioni ex-allievi delle altre Congregazioni religiose (OMAEEC), per essere presenti con le altre forze alle sorti del mondo moderno.
13) Si attui infine quanto è stato suggerito dal Capitolo Generale XIX: Si incominci dalle Case di formazione a preparare i Confratelli a intendere l' importanza del movimento degli ex-allievi e a conoscere con studio diretto l' Associazione nella sua organizzazione e nelle sue attività.(1003)
Documento 20
ITER POST-CAPITOLARE
Indicazioni più urgenti
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1. Prima di lasciare il Capitolo Generale, Ispettori e Delegati si riuniscano a livello ispettoriale, interispettoriale o nazionale, per studiare insieme quali linee comuni possano essere tracciate, in modo da lasciare tuttavia ampio margine alla creatività e alle iniziative delle singole Ispettorie secondo gli obiettivi generali proposti.
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2. Punto focale del rinnovamento sarà il Capitolo Ispettoriale. La sua preparazione costituirà il mezzo più opportuno per suscitare la partecipazione dei confratelli allo studio e alla attuazione delle decisioni capitolari.
3. L' Ispettore con il suo Consiglio fissi la data di convocazione del Capitolo Ispettoriale che dovrà essere celebrato non oltre un anno dopo la chiusura del Capitolo Generale Speciale.
4. Sarà però conveniente che le elezioni dei delegati delle case e dell' Ispettoria al Capitolo Ispettoriale si facciano appena possibile (dopo la necessaria presa di visione da parte dei confratelli dei documenti capitolari ed eventuale convocazione di assemblee plenarie secondo i modi ritenuti più opportuni).
5. I delegati così eletti saranno subito impegnati:
a) nello studio dei documenti,
b) nell' opera di informazione e mentalizzazione delle comunità locali in collaborazione con i Direttori delle medesime,
c) a dare il loro contributo secondo le proprie competenze per l' organizzazione e lo svolgimento degli incontri per gruppi di confratelli.
6. Perché si proceda da tutti concordemente, l' Ispettore, una volta che siano stati eletti i delegati, li convochi in seduta informale insieme ai Direttori per una presa di visione del lavoro da svolgere.
7. Dove ciò è giudicato opportuno si formino delle commissioni preparatorie al Capitolo Ispettoriale per l' approfondimento dei temi. A queste commissioni i confratelli invieranno le loro proposte o contributi di studio per l' applicazione a raggio ispettoriale delle direttive e decisioni capitolari e per la compilazione del Direttorio dell' Ispettoria.
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8. Al Capitolo Ispettoriale siano chiamati, come periti - nel caso non venissero eletti - i Delegati al Capitolo Generale.
9. Il Capitolo Ispettoriale prenda le decisioni secondo i compiti demandati dal Capitolo Generale. L' approvazione delle scelte più impegnative riguardanti il ridimensionamento, l' eventuale ricollocazione delle opere, il Direttorio, ecc. sia preceduta da ampio studio da parte di commissioni tecniche. Se necessario, il Capitolo Ispettoriale potrà svolgersi in due sessioni.
10. Le deliberazioni del Capitolo Ispettoriale dopo la ratifica del Rettor Maggiore e del Capitolo Superiore, saranno riviste dal Capitolo Ispettoriale che si terrà dopo tre anni, secondo i Regolamenti.
11. Le Conferenze Ispettoriali (riorganizzate, se ciò sarà giudicato opportuno dal Rettor Maggiore con il suo Consiglio, e sentito il parere degli interessati), procurino di assolvere appena possibile ai compiti immediati assegnati loro dal Capitolo Generale. Si eviti, con ogni cura, la promulgazione di nuovi documenti e dichiarazioni.
12. Il Rettor Maggiore e alcuni membri del Consiglio Superiore a tempo opportuno promuovano incontri con gli Ispettori delle diverse regioni per fare il punto sull' attuazione del Capitolo Generale. Prima di questo incontro gli Ispettori inviino al Consiglio Superiore una relazione preparata insieme al loro Consiglio e approvata dal Capitolo Ispettoriale, in cui si darà conto dell' applicazione nell' Ispettoria dei decreti del Capitolo Generale Speciale.
Altri suggerimenti
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1. Giornate di ritiro trimestrale e Esercizi Spirituali
a) Siano impostate sullo studio e spiegazione dei documenti capitolari riguardanti la missione, la vita religiosa, lo spirito salesiano.
b) Per la preparazione di dette giornate si susciti la collaborazione dei confratelli, particolarmente delle case di formazione.
c) Al termine degli Esercizi si faccia in forma più solenne la rinnovazione dei voti, secondo la nuova formula.
2. Il libro delle Costituzioni rinnovate, accompagnato da una lettera personale del Rettor Maggiore a ciascun confratello, sia consegnato in forma dignitosa, possibilmente durante una funzione religiosa, in un giorno di pausa, di riflessione, di ritiro spirituale. Nell' occasione si ricordi che le migliori forme di aggiornamento non potranno avere successo se non saranno animate da un rinnovamento spirituale dei singoli nel loro impegno di seguire Cristo più da vicino (PC). E questo impegno personale non richiede ulteriori decisioni di assemblee o capitoli, ma deve manifestarsi subito, in tutti coloro che vogliono realmente il bene della Congregazione.
3. Notiziario
a) Si pubblichi il Notiziario per i confratelli dell' Ispettoria:
- per mettere in evidenza particolari punti del CGS;
- per registrare i suggerimenti, le proposte dei confratelli;
- per dare notizie di quanto si va facendo nella propria e nelle altre Ispettorie in ordine al rinnovamento.
b) I Notiziari delle singole Ispettorie siano inviati al Consiglio Superiore che provvederà a mandare tempestivamente alle Ispettorie un estratto delle principali iniziative in atto nel mondo salesiano per il rinnovamento.
4. Coadiutori
a) Quale segno di adesione a quanto il CGS ha detto sul Coadiutore, si studi di rendere effettiva la possibilità che, almeno in quelle Ispettorie in cui il numero di Coadiutori è superiore o si avvicina alle proporzione numerica dei Coadiutori in Congregazione, vi sia un Coadiutore nel Consiglio Ispettoriale. Si operi proporzionalmente allo stesso modo per quanto riguarda i Consigli delle Comunità locali.
b) Durante il primo biennio post-capitolare si realizzino possibilmente convegni per Coadiutori allo scopo di studiare i documenti capitolari in ciò che li riguarda e di suggerire le applicazioni specifiche. Essi si svolgeranno in ogni Ispettoria, con la partecipazione di tutti i Coadiutori; in seguito in ogni Gruppo di Ispettorie, con la partecipazione di Coadiutori eletti dalla propria Ispettoria; infine si svolgerà un Convegno su scala mondiale, con rappresentanti di ogni Regione.
5. Consiglio della Comunità
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Il delegato della casa, eletto al Capitolo Ispettoriale, sia chiamato alle riunioni del Consiglio della Comunità quando si programma tutto ciò che si riferisce all' azione di rinnovamento. 6. In relazione al nostro impegno di rinnovamento potrà essere opportuno richiedere ai Vescovi di segnalarci quali sono i servizi più urgenti che, nella linea della nostra missione, la Chiesa locale aspetta da noi. Ogni comunità esamini il suo rapporto con la pastorale della Chiesa locale e studi il modo di un suo più profondo inserimento. 7. L' Ispettore col suo Consiglio verifichi la convenienza di costituire una o più comunità locali veramente affiatate e decise a mettersi con entusiasmo sulla linea del rinnovamento. Tali comunità potranno diventare esemplari e stimolanti nei confronti delle altre.
Documento 21
DELIBERAZIONI DEL C.G.S. CIRCA LA FACOLTA'
CONCESSA DAL M.P. ECCLESIAE SANCTAE, ii, 1, 7
I. Facoltà concessa dal M.P. Ecclesiae Sanctae II, 1, 7
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1) Il Motu proprio Ecclesia Sanctae, II, I, 6 concede al C.G.S. il potere di modificare a titolo di esperimento certe prescrizioni delle Costituzioni... purchチ siano rispettati il fine, la natura e il carattere dell' Istituto. Esperienze contrarie al diritto comune, ma fatte con prudenza, saranno, secondo l' opportunità, autorizzate dalla Santa Sede Queste esperienze possono protrarsi fino al prossimo C.G. ordinario, il quale avrà la facoltà di prolungarle, ma non oltre il Capitolo immediatamente seguente.
2) Il n. 7 del medesimo documento aggiunge: Il Consiglio Generale gode della medesima facoltà nell' intervallo di tempo che corre tra questi Capitoli, secondo le condizioni determinate dai capitoli stessi ".
3) L' oggetto di questa facoltà comprende ovviamente le prescrizioni delle vecchie Costituzioni che sono state riprese nelle nostre nuove Costituzioni o Regolamenti, come pure le esperienze contrarie al diritto comune, fatte con prudenza e con l' autorizzazione della Santa Sede. A questo riguardo il C.G.S. DECIDE CHE L ESERCIZIO DEL POTERE CONCESSO DAL M. P. ECCLESIAE SANCTAE, II, 1, 7 RICHIEDA UNA DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO SUPERIORE, APPROVATA ALMENO DAI 2/3 DEI MEMBRI.
II. Poteri speciali dalegati del C.G.S.
766
Per le altre deliberazioni capitolari, il C.G.S. DA' MANDATO AL CONSIGLIO SUPERIORE (alle stesse condizioni di cui sopra: maggioranza dei 2/3 dei membri) DI COMPLETARE LE EVENTUALI GRAVI LACUNE DEL TESTO DELLE NUOVE COSTITUZIONI E REGOLAMENTI, NELLA LINEA DELL OPERA DI RINNOVAMENTO DEL PRESENTE C.G.S.
767
III. Le facoltà di cui ai paragrafi 1 e 2 avranno valore fino al prossimo C.G. il quale dovrà pronunciarsi sulla loro proroga.
IV. Rimane valida la disposizione costituzionale la quale concede al Rettor Maggiore la facoltà di interpretare le Costituzioni per la direzione pratica.
Documento 22
MESSAGGIO DEI MEMBRI
DEL XX CAPITOLO GENERALE
A TUTTI I CONFRATELLI DELLA CONGREGAZIONE
Carissimi confratelli,
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prima della chiusura del Capitolo Generale Speciale, mentre ci accingiamo a tornare alle nostre comunità, desideriamo indirizzare questo messaggio a voi, che abbiamo sentiti spiritualmente vicini durante sette mesi di lavoro. La vostra presenza era ad un tempo uno stimolo ed un interrogativo che ha dominato tutto il Capitolo: Chi siamo noi salesiani oggi nella Chiesa?. Lo studio si è alternato alla ricerca al dibattito, alla riflessione. Abbiamo cercato vie nuove; ma ogni giorno ci siamo accorti di riscoprire lentamente e con gioia la nostra identità vocazionale, il volto del nostro Fondatore e la sua idea genuina sulla Congregazione. Non è stato senza fatica. Abbiamo fatto l' esperienza che è il Signore a costruire la casa, servendosi della nostra debolezza. Sorretti dall' Eucaristia e dalla preghiera, abbiamo constatato che il rinnovamento è un progetto insieme con gli occhi fissi in Cristo e secondo la geniale intuizione di Don Bosco. Sulla scia di Don Bosco si è delineata dinanzi a noi l' immagine di Cristo Emmanuele: un Cristo amico e comprensivo, che mangia il pane povero, che abita nelle nostre comunità, che si dona ai poveri e ai piccoli, un Cristo che prega il Padre. Abbiamo così sentito un Don Bosco testimone di Dio, uomo scelto dal Padre per far comprendere quanto Dio ami gli uomini. Con senso di umile gratitudine crediamo che la Società salesiana è nata non da solo progetto umano, ma per iniziativa di Dio (Art. 1 delle Nuove Costituzioni).
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Ripensando la nostra vocazione alla luce del carisma di Don Bosco, siamo stati consapevoli che si trattava di una operazione delicata di ringiovanimento. Appunto per questo doveva compiersi con attenzione e rispetto. Era come incidere in un corpo vivo di chi ci ha rigenerato (Don Ricceri). così siamo arrivati alle Costituzioni rinnovate. Esse non sono opera esclusiva di noi capitolari, sono opera di tutta la Congregazione: della comune riflessione fatta attraverso le comunità locali e i capitoli ispettoriali in questi tre lunghi anni di lavoro. Sono frutto della preghiera e della sofferenza di tutta la Famiglia Salesiana, sostenuta dalla materna presenza di Maria, Virgo fidelis. Nei documenti capitolari troverete il Don Bosco di sempre, troverete quella stessa Congregazione plasmata con la fedeltà serena e gioiosa degli anziani, con la forza e l' impulso dei confratelli maturi, con le intuizioni e i sentimenti vivaci dei giovani. Tutti certamente sentirete nelle Costituzioni rinnovate la voce dei confratelli che hanno costruito la tradizione salesiana. Essi hanno pregato e sofferto silenziosamente per questa ora di grazia. Vi sono i nostri santi, vi sono i nostri martiri di ieri e di oggi. Ma troverete soprattutto presente Don Bosco, con la ricchezza del suo cuore apostolico e delle sue intuizioni di amore verso i giovani, con il suo senso di fedeltà alla Chiesa. Don Bosco, uomo di Dio e uomo di Dio per i giovani, che, inserito nel loro mondo con l' audacia dello Spirito, è stato profeta, ha antiveduto i bisogni, ci ha messi su una via che sfida i tempi (Paolo VI, ai membri del Capitolo Generale Speciale). Questi documenti, è vero, portano l' impronta della nostra fragilità; ma sappiamo che lo Spirito, che ha voluto esprimersi attraverso le nostre parole, supera tutti noi. Per questo confidiamo che le decisioni capitolari diverranno luce e forza per la nostra vocazione salesiana, segno e base di unità, strada di santità nella Chiesa e nella storia. Tutte le lingue della Congregazione diventano nelle Costituzioni una sola voce, affinchチ tutti realmente possiamo sentirci cor unum et anima una.
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Usciamo da questi giorni di grazia con una nuova coscienza e spronati dalla carità di Cristo e dall' anelito di Don Bosco che ci spinge verso il meraviglioso e sconvolto mondo dei giovani. Anche se essi non lo sanno, ci gridano: Vogliamo vedere Gesù. Noi lo sappiamo: essi desiderano incontrare il Cristo vivente. Vogliono vederlo con i loro occhi, toccarlo con le loro mani. Dobbiamo essere così saggi e così sapienti da trovare la chiave per entrare nella psicologia contorta e avviluppata di questa nuova gioventù; ed avere l' amicizia e la pazienza per rifarli nell' ordine della grazia e della sapienza umana (Paolo VI, ib.). Oggi più che mai dobbiamo credere nell' attualità della tradizione educativa di Don Bosco che porta in sé valori che non invecchiano. Non è difficile scoprire il segreto, giacché tale incomparabile tradizione di umanesimo pedagogico cristiano affonda le sue radici nel Vangelo, dove vediamo Cristo abbassarsi per innalzare la creatura a Dio, farsi debole coi deboli per elevare l' uomo alla verità e alla bontà. E questo lo compie non con l' autorità estranea di chi impone pesantemente la legge, ma di chi con gravità e mitezza espone la legge di Dio come espressione del Suo amore, condizione della nostra salvezza, ed insieme come l' educando alla stessa legge ubbidisce. In altre parole Don Bosco trovò il segreto nella carità, che è come il compendio della sua opera educativa (ib.). Tutto questo esige che sia dato spazio primario alla conversione del cuore, punto di partenza di ogni sincero rinnovamento; esige una attitudine di rinnovamento comunitario. Questa è l' ora delle comunità-testimonianza! Il compito è difficile perché la vera comunità evangelica sfida l' egoismo del cuore umano. La strada è difficile, ma in questo i giovani riconosceranno che in mezzo a noi c'è Qualcuno che parla a loro e che essi potranno riconoscere. Noi proviamo un senso di sgomento davanti a tanti problemi che toccano la radice della Fede, della Chiesa, della Congregazione. Ma non per questo la speranza deve svanire. Anzi è ora di vera speranza, che non significa chiudere gli occhi davanti ai pericoli, ma aprire il cuore alla Parola di Dio che non passa, e scendere nel mondo, sicuri della Sua presenza. Mettiamo insieme speranza e coraggio. Insieme e tutti andiamo incontro a questo mondo, dove il Signore ci ha scelti per essere, oggi, testimoni della Sua presenza e vicari del Suo amore. Maria Ausiliatrice, ispiratrice e maestra di Don Bosco, confermi con materna assistenza il nostro programma di rinnovamento e suggelli la nostra fedeltà.
Roma, 5 gennaio 1972
(926)Cfr PC 2, ES 2, 6.
(927)Cfr PC 3.
(928)GS 43.
(929)Giugno 1860.
(930)MB VI 631.
(931)Ep I, p 263, 23 marzo 1863.
(932)MB IX 672.
(933)MB XII 81: dal discorso di don Bosco in occasione delle Conferenze dei direttori, 3 febbraio 1876.
(934)MB XII 885.
(935)Settembre 1877.
(936)MB XIII 286.
(937)MB XII 221; cfr anche XII 300.
(938)MB VII 623.
(939)MB XIX 82.
(940)ACS n 244, p 21 ss.
(941)Ad eccezione di due Ispettorie, tutte le altre confermano la necessità del Consigliere Regionale. Anzi 19 Ispettorie ne desiderano un numero maggiore, con competenze ben definite; cfr Radiografia dei primi CIS, IV p 95.
(942)Relazione sullo stato della Congregazione, CGS, p 160.
(943)D. RICCERI, Relazione generale sullo stato della Congregazione p 162.
(944)Art 61.
(945)ES 2, 18.
(946)P. STELLA, Don Bosco. Vol. I, p 140.
(947)Cfr I Capit. Gen. 1877.
(948)Documento 1.
(949)MB XVII 25.
(950)Bollettino Salesiano, gennaio 1878.
(951)Ivi.
(952)Cfr Regol. 1876, V 3.
(953)Regolam. 1963, p 13.
(954)MB V 692; VII 611; X 663; XI 85.
(955)Capitolo Generale I, 1877.
(956)Ivi.
(957)Cfr MB XI 309.
(958)Messaggio 2 luglio 1971.
(959)D. RICCERI.
(960)Messaggio v.s.
(961)Cfr LG 36-37; AA 7.
(962)Cfr GS 43 b.
(963)Cfr AA 25; AG 21.
(964)Cfr GS 7; AA 12; Regolam. 1876 IV, 4.
(965)Cfr GS 52; AA 11; GE 3.
(966)Cfr LG 35; GS 32; CD 30; AA 10; Regolam. 1876 IV, 1.
(967)Cfr PO 11; OT 2; Regolam. 1876 IV, 2.
(968)Cfr LG 36; GS 75, 88, 90; AA 13.
(969)Cfr IM 13; Regolam. 1876 IV, 3.
(970)Documento 1.
(971)Cfr Bollettino salesiano, agosto-settembre 1877.
(972)P. STELLA, Don Bosco vol I, p 140, nota 34.
(973)I Capitolo Generale 1877.
(974)DON Bosco, Progetto I Capitolo Generale 1877.
(975)Cfr PC 22, AA 25.
(976)Cfr LG 30, 31 36, 37; PO 9; GS 43; AA 25.
(977)Bollettino salesiano, gennaio 1878.
(978)Regolamento, IV.
(979)Cfr MB X 1311, Boll. sal., agosto-ottobre 1877.
(980)Bollettino salesiano, gennaio 1878, p 1-3.
(981)Cfr MB V, 692; VII, 622; X, 663; XI, 85.
(982)Cfr MB XI, 309.
(983)Messaggio v.s.
(984)DON RICCERI.
(985)Messaggio v.s.
(986)Cfr LG 36-37; AA.
(987)MB X 1309.
(988)Proemio Statuto Confederazione mondiale.
(989)Atti Congresso Mondiale, p. 207 ss.
(990)Atti Congresso Mondiale, p 287.
(991)Promemoria consegnato alla I Comm. A il 30 luglio 1971: n. III C, 3 b.
(992)Promemoria cit. n. I B.
(993)DON RINALDI citato in ACG XIX, p 160.
(994)DON RICCERI in ACS, n 262-270.
(995)Settembre 1970.
(996)DON RICCERI, Relazione generale sullo stato della Congregazione, p. 139 ss.
(997)GE 8.
(998)Cfr Lettera del Rettore Maggiore ai Salesiani in ACS n 262.
(999)ACG XIX 163.
(1000)ACG XIX 163.
(1001)ACG XIX 162.
(1002)Paolo VI agli Exallievi, 23 settembre 1970.
(1003)ACS 244, 163.