Il_Direttore_Salesiano_2020_CG28


Il_Direttore_Salesiano_2020_CG28

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top
Animazione
e governo
della comunità
Il servizio
del direttore
salesiano

1.2 Page 2

▲back to top
AnOcicmhieallozione
e governo della
comunità
Il servizio
del direttore
salesiano

1.3 Page 3

▲back to top

1.4 Page 4

▲back to top
Animazione
e governo della
comunità
Il servizio
del direttore
salesiano

1.5 Page 5

▲back to top
Progettazione grafica:
Andrea Marconi
Stampa:
Scuola grafica salesiana di Milano
Tutti i diritti riservati
Società di San Francesco di Sales
(Salesiani di Don Bosco)
Edizione extra commerciale (2019)
Sede Centrale Salesiana
Via Marsala 42
Roma

1.6 Page 6

▲back to top
Ringraziamenti
Un sincero grazie ai confratelli che hanno collaborato con
il dicastero della formazione (Ivo Coelho,
Jose Kuttianimattathil, Cleofas Murguia - ora vescovo,
Francisco Santos Montero, Silvio Roggia) nel lavoro di
preparazione: Marcello Baek, Adriano Bregolin,
Raymond Callo, Vincent Castilino, Manuel Cayo, Martin
Coyle, Jorge Crisafulli, Francesco de Ruvo,
Salvador Delgadillo, Ian Figueiredo, Pier Fausto Frisoli,
James Heuser, Zenon Klawikowski,
Alberto Lorenzelli - ora vescovo, Gerard Martin,
Eusebio Muñoz, Gabriel Ngendakuriyo, Luis Onrubia,
Michael Pace, José Luis Plascencia Moncayo,
Stanislaus Swamikannu, Luis Timossi, Meinhof von Spee.
Un sentito grazie anche ai membri del gruppo redazionale
e ai traduttori: Zdzisław Brzęk, Placide Carava, Ivo Coelho,
Ian Figueiredo, Zenon Klawikowski, Alberto Lorenzelli,
Giuseppe Nicolussi, Luis Onrubia, Silvio Roggia,
Francisco Santos Montero, José Antenor Velho.
Commento alle immagini
Le immagini di apertura e di chiusura ci riportano al Colle
Don Bosco e a Valdocco. Il discorso sul direttore salesiano e
il suo ministero per l’animazione e il governo della comuni-
tà locale si pone dentro la vita e il carisma di Don Bosco, nel
processo di formazione continua che da lui ha preso origine
e permane vivo fino ad oggi, fino a questo lavoro e ai frutti
che da esso ci si propone di far nascere.

1.7 Page 7

▲back to top

1.8 Page 8

▲back to top
Sommario
ABBREVIAZIONI, pag. 11
PREFAZIONE, pag. 13
INTRODUZIONE, pag. 17
1. Obiettivi, pag. 17
2. Processo, pag. 18
3. Contenuti, pag. 19
4. Uso, pag. 22
1. L’IDENTITÀ CONSACRATA SALESIANA, pag. 25
1. La missione salesiana dà alla nostra vita consacrata
il suo tono concreto, pag. 27
2. La vocazione consacrata salesiana:
il nostro modo di condividere la missione, pag. 33
2.1 La nostra consacrazione apostolica, pag. 33
2.2 Radicati nel mistero di Cristo e della Trinità, pag. 35
2.3 In comunione con le altre vocazioni nella missione salesiana, pag. 37
2.4 Unica vocazione vissuta in due forme, sacerdotale e laicale, pag. 39
2.5 In comunità che sono quantitativamente e qualitativamente consistenti, pag. 45
3. Il direttore, custode della identità salesiana, pag. 47
3.1 Il direttore nella comunità, pag. 47
3.2 Autorevolezza e autorità del direttore, pag. 55
3.3 Il carattere presbiterale del direttore salesiano, pag. 58
2. IL DIRETTORE NELLA COMUNITÀ RELIGIOSA SALESIANA, pag. 67
4. Custode e animatore dell’identità consacrata salesiana,
pag. 69
4.1 Mistici nello spirito: guida spirituale della comunità, pag. 69
4.1.1 Fedeltà ai consigli evangelici, pag. 70
4.1.2 Animazione della preghiera personale e comunitaria , pag. 72
4.1.3 Prendersi cura dell’identità carismatica, pag. 74
7

1.9 Page 9

▲back to top
Animazione e governo della comunità
4.2 Profeti di fraternità: animatore di comunione e di corresponsabilità, pag. 75
4.2.1 Promuovere l’unità, pag. 76
4.2.2 Relazioni fraterne e comunicazione, pag. 77
4.2.3 Una comunità aperta e accogliente, pag. 80
4.3 Servi dei giovani: il primo responsabile della missione apostolica, pag. 81
4.3.1 Incoraggiare la carità pastorale dei confratelli, pag. 83
4.3.2 Coordinare la corresponsabilità per la missione comune, pag. 84
4.3.3 Guidare il discernimento pastorale, pag. 85
4.3.4 Incoraggiare l’animazione vocazionale, pag. 86
5. Un servizio carismatico, pag. 89
5.1 Disposizioni e atteggiamenti, pag. 89
5.1.1 Ascolto e dialogo, pag. 89
5.1.2 Libertà personale e corresponsabilità, pag. 90
5.1.3 Discernimento personale e comunitario, pag. 92
5.2 Strumenti per l’animazione, pag. 94
5.2.1 Il colloquio col direttore, pag. 94
5.2.2 Accompagnamento personale, pag. 97
5.2.3 La “buona notte”, pag. 100
5.2.4 Il progetto personale di vita, pag. 101
5.2.5 Il progetto comunitario, pag. 102
5.2.6 Correzione fraterna, pag. 104
5.2.7 La cronaca della casa e l’archivio, pag. 106
5.3 Strutture di animazione, pag. 106
5.3.1 Il Consiglio locale, pag. 106
5.3.2 Il vicario del direttore, pag. 109
5.3.3 L’assemblea dei confratelli, pag. 110
5.4 Attenzione personalizzata ai confratelli, pag. 111
5.4.1 Salesiani presbiteri e salesiani laici, pag. 112
5.4.2 Confratelli in formazione iniziale, pag. 113
5.4.3 Interculturalità, pag. 114
5.4.4 Confratelli che stan vivendo momenti difficili, pag. 115
5.4.5 Confratelli anziani, pag. 116
5.4.6 Confratelli ammalati, pag. 117
5.4.7 Confratelli che hanno bisogno di speciale attenzione, pag. 118
5.5 L’economia e l’amministrazione, pag. 120
8

1.10 Page 10

▲back to top
Sommario
6. Formazione permanente, pag. 123
6.1 Nella comunità, pag. 123
6.2 Per il direttore stesso, pag. 128
3. IL DIRETTORE E LA MISSIONE SALESIANA CONDIVISA, PAG. 151
7. La comunità educativo-pastorale, pag. 153
7.1 La CEP e il Progetto Educativo-Pastorale, pag. 153
7.1.1 La comprensione attuale del Sistema Preventivo, pag. 153
7.1.2 La necessaria inculturazione del Sistema Preventivo, pag. 154
7.1.3 Il Consiglio della CEP e il Consiglio dell’Opera, pag. 158
7.2 La comunità religiosa salesiana nella CEP, pag. 159
7.2.1 Il nucleo animatore, pag. 159
7.2.2 Le diverse forme di rapporto tra la comunità salesiana e l’opera, pag. 161
A. Opere affidate congiuntamente alla comunità salesiana e ai laici, pag. 161
B. Opere affidate a laici sotto la guida della ispettoria, pag. 164
7.3 La comunità salesiana: punto di riferimento carismatico nella CEP, pag. 165
7.3.1 Animazione spirituale, pag. 167
7.3.2 Profezia di fraternità, pag. 170
7.4 La comunità salesiana e il PEPS, pag. 171
8. Una comunità aperta, pag. 179
8.1 La comunità ispettoriale e la comunità mondiale, pag. 180
8.2 La Famiglia Salesiana, pag. 181
8.3 La Chiesa, pag. 185
8.4 La presenza sul territorio, pag. 187
CONCLUSIONE, pag. 195
Appendice 1, I “ricordi confidenziali” di Don Bosco ai direttori, pag. 197
Appendice 2, Il superiore locale nel codice di diritto canonico, pag. 207
INDICE ANALITICO, pag. 219
9

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top

2.2 Page 12

▲back to top
ABBREVIAZIONI
ACG
Atti del Consiglio Generale
ACS
Atti del Consiglio Superiore
AL
Amoris Laetitia (2016)
C
Costituzioni della Società di san Francesco di Sales (2015)
Carta
Carta dell’identità carismatica della Famiglia Salesiana di Don Bosco (2012)
CCC
Catechismo della Chiesa Cattolica (1992)
CEP
Comunità educativo-pastorale
CG
Capitolo Generale
CGS
Capitolo Generale Speciale
CIC
Codice di Diritto Canonico – Codex Iuris Canonici (1983)
CIVCSVA Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica
CL
Christifideles Laici (1988)
CV
Christus Vivit (2019)
EG
Evangelii Gaudium (2013)
ET
Evangelica Testificatio (1971)
FSDB
Formazione dei Salesiani di Don Bosco (2016)
FT
CIVCSVA, Il servizio dell’autorità e l’obbedienza. Faciem tuam, Domine, requiram (2008)
LG
Lumen Gentium (1964)
MB
Memorie Biografiche
MR
Mutuae Relationes (1978)
MSD
Il direttore salesiano: un ministero per l’animazione e il governo della comunità locale (1986)
NMI
Novo Millennio Ineuente (2001)
PdV
Pastores Dabo Vobis (1992)
PEPS
Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
PV
Il Progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco - Guida alla lettura delle Costituzioni salesiane (1986)
QdR
Pastorale Giovanile Salesiana - Quadro di riferimento (2014)
R
Regolamenti generali (2015)
RdC
CIVCSVA, Ripartire da Cristo: un rinnovato impegno della Vita Consacrata nel terzo millennio (2002)
VC
Vita Consecrata (1996)
VFC
CIVCSVA, Vita fraterna in comunità. "Congregavit nos in unum Christi amor". (1994)
VN
CIVCSVA, Per vino nuovo otri nuovi (2017)
11

2.3 Page 13

▲back to top

2.4 Page 14

▲back to top
PREFAZIONE
Miei cari confratelli,
Sono trascorsi 32 anni dall’ultimo Manuale del Direttore Salesiano
e sono felice di presentarvi questa nuova versione, rivista per volere
del CG27. Posso assicurarvi che è il frutto della consultazione tra
tutte le nostre ispettorie e regioni, e di un lavoro molto impegnativo
compiuto anche dal Consiglio Generale.
I direttori sono figure chiave nel rinnovamento della Congregazione
e del nostro servizio ai giovani nella comunità educativo-
pastorale. Sono la chiave della tanto desiderata formazione
permanente, che deve attuarsi nelle nostre comunità religiose e, per
estensione, anche nelle nostre comunità educativo-pastorali. Questo
manuale è quindi indirizzato principalmente a loro e a tutti coloro
che sono coinvolti nella loro formazione, in primo luogo agli ispettori
e ai loro Consigli.
Il nuovo manuale è al contempo rivolto a tutti i salesiani e a tutti i
membri di ogni comunità religiosa salesiana. Il direttore è definito
nelle nostre Costituzioni ‘fratello tra fratelli’, ed è così che la Chiesa
vuole che sia, quando ci chiama a dare vita alla dinamica della
fraternità, senza trascurare il compito di governo. Questo è uno dei
grandi doni che Papa Francesco sta portando alla Chiesa: la pratica
del discernimento comunitario come modo di animare e governare
che nasce dalla profonda convinzione di essere fratelli, di essere
chiamati alla comunione, di avere ricevuto nel battesimo lo stesso
Spirito, diventando membri dello stesso corpo.
Noterete prima di tutto nel manuale una grande attenzione alla
nostra identità: tutti noi, salesiani laici o salesiani presbiteri,
siamo in primo luogo consacrati salesiani e il direttore è anzitutto
il custode di questa identità, responsabile nel promuovere la
13

2.5 Page 15

▲back to top
Animazione e governo della comunità
crescita vocazionale della comunità e dei confratelli a lui affidati.
Egli è, come Don Bosco, un uomo profondamente innamorato di
Gesù Cristo, la nostra regola vivente, il cui modo di vivere cerca
fedelmente di riprodurre; un fratello unito ai suoi fratelli nel
servizio del Padre, con quella meravigliosa armonia di umiltà,
realismo e fede, che viene dallo Spirito.
L’altra grande enfasi presente nel manuale viene da quello che è
forse lo sviluppo più significativo della nostra storia dal Vaticano
II: la chiara affermazione che lo spirito e la missione salesiani
sono condivisi con i laici. Il direttore e la comunità salesiana oggi,
quindi, fanno parte del nucleo animatore della comunità educativo-
pastorale. All’interno di questo nucleo hanno, naturalmente, una
speciale responsabilità per la fedeltà al carisma; secondo il CG25
sono il “punto di riferimento carismatico”. Il salesiano di oggi è,
quindi, chiamato ad essere prima di tutto animatore di coloro con
cui condivide il carisma. E, per fare questo, ha bisogno di vivere la
sua vocazione consacrata con una gioia trasparente e contagiosa.
A tutti voi, dunque, miei cari confratelli, offro questo dono, frutto
di un impegnativo lavoro di sintesi di tutti gli sviluppi, che hanno
avuto luogo nella Chiesa e nella nostra Congregazione negli ultimi
30 anni. Maria, nostra madre e maestra, ci aiuti a crescere nella
pienezza della nostra consacrazione, affinché possiamo essere segni e
portatori sempre più credibili dell’amore di Dio ai giovani.
Vostro in Don Bosco,
Ángel Fernández Artime
Rettor Maggiore
Sacro Cuore - Roma, Pasqua di resurrezione, 21 aprile 2019
14

2.6 Page 16

▲back to top

2.7 Page 17

▲back to top
Animazione e governo della comunità
16

2.8 Page 18

▲back to top
INTRODUZIONE
1. OBIETTIVI
La lunga storia del
Manuale del Direttore
1. Questa nuova edizione di Il Direttore Salesiano, meglio
conosciuta come Manuale del Direttore, parte da una ri-
chiesta esplicita del CG27 (CG27 69). L’ultima versione del
manuale è stata pubblicata nel 1986, come revisione di un
testo precedente, richiesto dal CG21. Abbiamo un manuale
ancora più antico, dei tempi di don Albera.1 Possiamo però
affermare che il primo manuale è il testo dei Ricordi confi-
denziali ai direttori di Don Bosco, consegnato al primissimo
direttore salesiano, il giovane don Rua, mentre veniva invia-
to a Mirabello.2 Si può quindi affermare che il Manuale del
Direttore ha una storia lunga e onorata.
I Ricordi confidenziali di
Don Bosco ai direttori
2. Ricordi confidenziali ai direttori di Don Bosco sono scritti
con un tono di affetto scaturito da un padre che sta affidan-
do qualcosa di importante ad un suo figlio (“Parlo come un
padre che apre il proprio cuore ai suoi cari figli”). Conten-
gono linee guida per prendersi cura sia di sé sia di coloro
che sono ad essi affidati: i confratelli, gli educatori, i giova-
ni. Le edizioni successive di questo testo hanno tralasciato
l’introduzione molto confidenziale e familiare nel tono, ma
hanno mantenuto la stessa sollecitudine per la salvaguar-
dia dello spirito salesiano nelle case attraverso la fedeltà dei
direttori alle loro specifiche responsabilità. L’edizione del
1886 conclude così: “Questo è il mio testamento e le mie
ultime volontà per i Direttori delle nostre case. Se questi
suggerimenti saranno mantenuti, morirò in pace, sicuro che
la nostra Società fiorirà e sarà benedetta da Dio, in modo
tale da raggiungere il suo scopo, la maggior gloria di Dio e
la salvezza delle anime”.
Il direttore e la
corresponsabilità dei
confratelli
3. L’obiettivo del manuale del 1986 è stato quello di mante-
nere la centralità della figura del direttore secondo la nostra
tradizione, e al contempo di presentarne un aggiornamento,
alla luce del Concilio e delle Costituzioni rinnovate, in sin-
17

2.9 Page 19

▲back to top
Animazione e governo della comunità
tonia con i nuovi tempi. L’obiettivo della presente edizione
riveduta è di bilanciare questa centralità con il ruolo della
comunità religiosa salesiana, riconoscendo l’autorità affidata
al direttore, insistendo al contempo sulla corresponsabilità
dei confratelli, alla luce dei cambiamenti avvenuti nei 30
anni trascorsi. Va quindi tenuto presente il cammino eccle-
siale durante il pontificato di Giovanni Paolo II e di Bene-
detto XVI, il pontificato di Francesco, i Sinodi dei Vescovi
e vari documenti che ha prodotto la Congregazione per gli
Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostoli-
ca (CIVCSVA). In Congregazione, abbiamo i rettorati di
don Viganò, don Vecchi, don Chávez e di don Fernández, i
Capitoli Generali dal 23° in avanti e i documenti scritti dai
vari dicasteri, come Il Sistema di Comunicazione Sociale sale-
siano (2011), la Formazione missionaria dei salesiani di Don
Bosco (2014), Il Quadro di Riferimento di Pastorale Giovanile
(2014) e la Formazione dei Salesiani di Don Bosco (2016).
2. PROCESSO
Un enorme diversità di
culture e contesti
4. Il processo di revisione del manuale è iniziato con un se-
minario (16-17 giugno 2016), che ha coinvolto rappresen-
tanti di tutte le regioni, a cui ha fatto seguito un questiona-
rio (2016) nel quale tutte le ispettorie hanno potuto offrire
il loro contributo, per giungere a una comprensione della
situazione attuale del servizio di animazione e governo della
figura del direttore salesiano. È seguito quindi un ulteriore
seminario (29-31 maggio 2017) per la lettura e interpreta-
zione del materiale raccolto.
Un fatto si è reso sempre più chiaro all’interno di questo
processo: la Congregazione, presente nei cinque continenti,
133 nazioni e 89 ispettorie e circoscrizioni, abbraccia una
grande diversità di culture e contesti, e cammina con velo-
cità diverse. Questo ci fa comprendere fin dall’inizio che è
18

2.10 Page 20

▲back to top
Introduzione
I Capitoli Generali
difficile dire qualcosa che sia ugualmente valido e utile allo
stesso modo e allo stesso tempo per tutti i contesti. Tuttavia
abbiamo la ferma speranza che l’apporto che viene offerto
qui possa essere un punto di riferimento fondamentale per
il cammino comune che si sta compiendo come Chiesa e
Congregazione, apporto che dovrà poi essere ulteriormente
interpretato e incarnato nei diversi contesti e situazioni.
3. CONTENUTI
5. I Capitoli Generali sono l’espressione principale della
Congregazione nel suo insieme, per questo vanno tenuti in
conto come i nostri punti basilari di riferimento.
Il CG23 ci ricorda che la nostra missione possiede una di-
mensione educativa e pastorale: evangelizziamo educan-
do ed educhiamo evangelizzando. Il CG24 ci ha aiutato a
comprendere che la missione salesiana non è portata avanti
soltanto dalla comunità religiosa salesiana, ma anche dagli
altri membri della Famiglia Salesiana, insieme ai numerosi
collaboratori laici. Il CG25 ha voluto chiarire il nuovo ruolo
della comunità religiosa salesiana all’interno della missione.
Il CG26 si è concentrato sugli aspetti più tipicamente sale-
siani della nostra identità, in modo particolare con l’appello
a ritornare a Don Bosco. Infine il CG27 ci ha invitato ad
approfondire la comprensione della nostra vocazione di sa-
lesiani consacrati, per assumerla in pienezza.
La presente edizione del Manuale del Direttore cerca di met-
tere insieme tutti questi aspetti, senza perdere di vista il fatto
fondamentale, così chiaramente messo a fuoco dal CG22 con
il nuovo testo delle Costituzioni, che cioè la formazione è la
nostra continua e permanente risposta a Dio che ci chiama e
ci invia nel suo amore. Una formazione condivisa con i laici,
nella ricchezza della diversità delle nostre vocazioni.
19

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
Animazione e governo della comunità
CG27
Prendiamo parte
alla missione di Don
Bosco come persone
consacrate
6. Una parola in più va spesa per il CG27, che ha espressa-
mente richiesto la revisione e la nuova edizione del presen-
te manuale. Solitamente ricordiamo il CG27 per i suoi tre
nuclei: mistici nello spirito, profeti di fraternità e servi dei
giovani. È sorprendente notare che la lettera di convoca-
zione del Capitolo, come il discorso di apertura del Rettor
Maggiore, ha invece presentato non tre, ma bensì quattro
aree tematiche:
Abbiamo voluto focalizzare l’attenzione del CG27 attorno
a quattro aree tematiche: vivere nella grazia di unità e
nella gioia la nostra vocazione consacrata salesiana,
che è dono di Dio e progetto personale di vita; fare una
forte esperienza spirituale, assumendo il modo d’essere
e agire di Gesù obbediente, povero e casto, e diventando
ricercatori di Dio; costruire la fraternità nelle nostre
comunità di vita e di azione; dedicarsi generosamente alla
missione, camminando con i giovani per dare speranza al
mondo (CG27 pag. 90).
7. Il punto chiave da considerare è che l’obiettivo del CG27
era di “approfondire la nostra identità carismatica, renden-
doci consapevoli della nostra vocazione a vivere in fedeltà il
progetto apostolico di Don Bosco” (CG27 pag. 90). È chia-
ro che condividiamo la missione di Don Bosco come consa-
crati ed è precisamente in quanto consacrati che troviamo il
nostro posto nella CEP.
Per questo motivo, se le tre parti del manuale del 1986 erano:
1. rinnovamento come ritorno e innovazione;
2. animazione e governo del direttore nella CEP e nella
comunità religiosa;
3. metodi, mezzi e strutture dell’animazione e del governo;
20

3.2 Page 22

▲back to top
Introduzione
le tre parti del presente manuale sono:
1. il direttore come custode3 dell’identità consacrata salesiana;
2. il direttore come animatore e guida della comunità religiosa
salesiana e della missione;
3. il direttore e la comunità religiosa nella CEP e sul territorio.
Aumenta il peso della
responsabilità su chi
oggi accetta di rendere il
servizio dell’autorità
8. Nel presentare questa edizione aggiornata del Manua-
le del Direttore siamo consapevoli che, negli anni passati
dall’ultima edizione del 1986 ad oggi, la vita nelle nostre
comunità e opere è diventata più complessa, e il numero
dei confratelli, anche nelle ispettorie che stanno crescen-
do, non è mai sufficiente per far fronte ai bisogni che si
percepiscono. Questa situazione fa aumentare anche il peso
delle aspettative verso colui a cui è stato chiesto di accettare
di svolgere il servizio dell’autorità. Da un lato, la figura del
direttore rimane centrale nella nostra tradizione; dall’altro,
oggi gli viene richiesto di essere l’animatore non solo della
comunità religiosa salesiana ma anche della CEP.
Abbiamo iniziato la revisione di questo manuale nella spe-
ranza di presentare un testo semplificato, ma il lavoro di
integrazione degli sviluppi avvenuti negli ultimi 30 anni ha
portato a delineare una figura di direttore salesiano ancora
più complessa. Cosa possiamo dire? Unicamente ribadia-
mo che il direttore salesiano non è un superuomo, ma solo
un uomo. Un uomo che, secondo lo stile di Don Bosco, è
stato toccato dalla grazia del Signore. Egli sa di non essere
solo e accetta e porta avanti il suo servizio facendo del suo
meglio, crescendo nella consapevolezza della sua identità
salesiana consacrata, mentre cammina con i suoi fratelli e
sorelle, invocando ogni giorno il dono della gioia e della for-
za necessaria, sicuro che Dio è presente in tutte le concrete
circostanze della vita.
21

3.3 Page 23

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Direttore e comunità
religiosa salesiana
Ispettori e delegati
ispettoriali della
formazione
4. USO
9. Una parola su come utilizzare questo manuale. Ovvia-
mente è pensato per essere studiato e meditato dagli stessi di-
rettori, specialmente da chi assume per la prima volta questo
incarico. Il modo in cui lo faranno varierà, perché non esiste
un modo unico di leggere questo testo: alcuni lo leggeran-
no una parte alla volta, mentre altri forse desiderano leggerlo
tutto da capo a fondo, ed entrambe le modalità vanno bene.
Data l’intima relazione tra il direttore e la comunità reli-
giosa salesiana, è estremamente importante affermare con
chiarezza che il manuale è rivolto anche alla comunità. I
confratelli sono chiamati a conoscere e ad accogliere di
buon grado la figura e l’autorità del direttore come custode
della vocazione consacrata salesiana e come animatore della
missione condivisa con i laici e con i membri della Famiglia
Salesiana. Il manuale sarà quindi messo a disposizione di
tutti i confratelli e delle comunità, promuovendo iniziati-
ve per lo studio e la riflessione su di esso. Il testo diventa
uno strumento per favorire la formazione permanente nel-
la Congregazione. La formazione trova il suo luogo natura-
le di sviluppo nella vita della comunità ed è permanente per
la sua stessa natura, con il direttore come suo principale ani-
matore, in collaborazione con ogni membro della comunità.
Il manuale sarà di aiuto soprattutto agli ispettori e ai delegati
ispettoriali di formazione, come anche ai vari centri regionali
per la formazione, data la loro responsabilità per la formazio-
ne iniziale e permanente dei direttori. Potrebbe essere anche
una buona pratica presentare una copia del manuale al nuovo
direttore durante la cerimonia di presa di possesso.
Inoltre, sarà importante inserire il Manuale del Direttore
nella formazione specifica dei nostri candidati al sacerdo-
zio: la preparazione per il ruolo di guida nella comunità è
22

3.4 Page 24

▲back to top
Introduzione
sicuramente parte della crescita verso la forma ministeriale/
presbiterale della vocazione salesiana.
Regioni o ispettorie
possono adattare questo
manuale per far fronte
alle loro particolari
esigenze
10. Possiamo anche notare che, data la grande varietà di situa-
zioni e bisogni nelle diverse parti della congregazione, nulla
vieta che regioni o ispettorie possano adattare questo manuale
alle loro particolari esigenze. Abbiamo, ad esempio, deciso di
conservare i numerosi riferimenti e note, sia nel testo che alla
fine di ogni capitolo del manuale, perché potrebbero fornire
ulteriori elementi e indicazioni nel processo di pianificazione
della formazione dei direttori. Tuttavia, le singole ispettorie
possono anche decidere di utilizzare una versione più sem-
plice e meno ‘appesantita da note’ del testo, se lo desiderano.
Come ulteriore aiuto si possono trovare vari moduli per la
formazione dei direttori sulla pagina della formazione del sito
ufficiale della Congregazione (www.sdb.org).
1Manuale del direttore (San Benigno Canavese, 1915), con l’introduzio-
ne di don Albera.
2 Per l’edizione critica vedi F. Motto, I ‘Ricordi confidenziali ai direttori’
di Don Bosco, Ricerche Storiche Salesiane 3/1 (1984) 125-166.
3 “Custode” è usato qui come Benedetto XVI lo usa nell’udienza gene-
rale del 4 maggio 2005, quando parla di Dio come custode o sentinel-
lache veglia sulla sua gente.
23

3.5 Page 25

▲back to top

3.6 Page 26

▲back to top
Introduzione
1.
L’identità
consacrata
salesiana
Studia di
farti
amare...
25

3.7 Page 27

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Viti, tralci, uva… La nostra identità
si radica nell’appartenere al Signore in
tutto e per tutto, come il tralcio alla vite.
“Chi rimane in me, e io in lui, porta
molto frutto, perché senza di me non
potete far nulla” (Gv 15,5).
26

3.8 Page 28

▲back to top
1. LA MISSIONE SALESIANA DÀ
ALLA NOSTRA VITA CONSACRATA
IL SUO TONO CONCRETO
La missione “dà a tutta
la nostra esistenza il suo
tono concreto”
11. L’articolo 3 delle nostre Costituzioni afferma che “la
missione apostolica, la comunità fraterna e la pratica dei
consigli evangelici sono gli elementi inseparabili della no-
stra consacrazione”, e aggiunge: “la missione dà a tutta la
nostra esistenza il suo tono concreto”.
Elaborando il testo definitivo delle Costituzioni nel 1984 il
CG22 ha fatto l’opzione di mettere la missione come centro
unificante di tutti gli elementi della vita e dell’attività sale-
siana. Questo si rileva sia dal contenuto degli articoli che
dalla struttura che regge l’insieme del testo costituzionale.
Basta considerare il titolo della seconda parte per renderse-
ne conto: Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo.
La centralità della
missione in Don Bosco
12. Questa decisione del CG22 è il riflesso della centralità
della missione nella vita di Don Bosco: egli era chiaramente
consapevole di essere stato inviato da Dio a lavorare per la
salvezza dei giovani.
L’orizzonte della missione inizia a dispiegarsi già fin dal so-
gno dei nove anni. È interessante vedere come nel racconto
del sogno Don Bosco non dice di aver colto in esso indi-
cazioni circa la sua vocazione sacerdotale; è soltanto mam-
ma Margherita a fare un accenno a questa possibilità. Anni
dopo, quando attraverserà il difficile periodo delle scelte de-
cisive per il suo futuro alla conclusione della scuola pubblica
a Chieri, non sarà la vita sacerdotale diocesana ad esercitare
una forte attrattiva su di lui. Il suo cuore è piuttosto orien-
tato verso la vita dei Francescani; saranno i consigli dello
zio prete di Luigi Comollo e la mediazione di don Cafasso
a portarlo infine ad entrare in seminario.
Quando inizia l’esperienza dell’oratorio, la prima priorità di
Don Bosco è trovare collaboratori e aiutanti per il suo la-
voro tra i ragazzi, in continua espansione, e solo anni dopo
maturerà l’idea della possibile fondazione di una Congre-
27

3.9 Page 29

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
La missione non può
essere equiparata al
lavoro o all’attività
pastorale
gazione di persone consacrate. La centralità della missione
lo portò a cercare collaboratori e la stessa centralità lo portò
infine all’idea di una Congregazione religiosa.
Il suggerimento “esterno” di Rattazzi e di Cavour, circa la
fondazione della Congregazione salesiana, può essere inteso
allo stesso modo: questi eminenti difensori della laicità erano
rimasti molto impressionati dalla missione di Don Bosco. La
stessa centralità della missione la possiamo notare nella rea-
zione di Cagliero di fronte alla proposta di Don Bosco nel
dicembre del 1859: “Frate o non frate, io resto con Don Bo-
sco”. Sempre in questa linea possiamo ricordare le numerose
difficoltà sperimentate da Don Bosco riguardo alla formazio-
ne dei suoi futuri preti. Per lui tutto era indirizzato alle ne-
cessità della missione, al cui centro c’era un grande desiderio
di santità, per lui stesso, per i suoi collaboratori, per i giovani,
espresso in maniera eminente nel motto ereditato da France-
sco di Sales: Da mihi animas, coetera tolle.
13. Dato che la missione occupa un posto così centrale per
noi, è assolutamente essenziale non trascurare la sua densità
teologica. La missione non può essere equiparata al lavoro o
all’attività, così come la chiamata non può essere equipara-
ta alla scelta. Scelta, lavoro, attività possono esser iniziati-
ve del soggetto individuale e autonomo; ma la chiamata, la
vocazione, la missione sono termini teologici. La missione
implica vari elementi: qualcuno che manda; qualcuno che
viene inviato; quelli a cui è inviato; il servizio da svolgere; il
modo in cui questo deve essere fatto e i mezzi di cui ser-
virsi. Tutto questo è condensato nell’articolo 2 delle nostre
Costituzioni e ampiamente commentato nel Progetto di vita
dei Salesiani di Don Bosco (PV 98). Qui è sufficiente sottoli-
neare alcuni aspetti.
C’è qualcuno che chiama e invia: la missione viene da
Dio. L’iniziativa è sempre di Dio e Dio chiama a sé coloro
28

3.10 Page 30

▲back to top
1. La missione salesiana dà alla nostra vita consacrata il suo tono concreto
che vuole “per stare con lui e per mandarli a predicare” (Mc
3,14, vedi C 96). Questa, infatti, è la grande professione, al
tempo stesso chiara e umile, del primo articolo delle nostre
Costituzioni: “La Società di San Francesco di Sales è nata
non da solo progetto umano, ma per iniziativa di Dio”. “In
questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è
lui che ha amato noi” (1Gv 4,10). Nell’amore preveniente
di Dio si trova la radice più profonda del Sistema Preventi-
vo. Il CG27 ci ricorda, quindi, che siamo mistici nello Spi-
rito. In un mondo che comincia a far sentire sempre più
chiaramente la sfida del secolarismo, abbiamo bisogno di
‘trovare una risposta nel riconoscimento del primato assolu-
to di Dio’, attraverso la ‘totale donazione di sé’ e nella ‘con-
versione permanente di un’esistenza offerta come vero culto
spirituale’” (ACG 413 20). “Come per Don Bosco, così per
noi il primato di Dio è il fulcro che dà ragione della nostra
esistenza nella Chiesa e nel mondo. Tale primato dà senso
alla nostra vita consacrata, ci fa evitare il rischio di lasciarci
assorbire dalle attività, dimenticando di essere essenzial-
mente ‘cercatori di Dio’ e testimoni del suo amore in mezzo
ai giovani e ai più poveri” (CG27 32).
L'origine della missione
in Gesù e nello Spirito
Santo
14. La missione ci viene ‘‘in” e “attraverso” Gesù, epifania
di Dio, rivelazione del mistero del Dio trino che è comu-
nione d’amore. La missione di Gesù è di rivelare e rac-
cogliere: rivelare il Padre e raccogliere in unità i figli di
Dio dispersi (QdR 42-47). “Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è
lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18). Gesù è la rivelazione del
volto misericordioso del Padre. “Chi ha visto me ha visto
il Padre” (Gv 14,9). Gesù rivela un Dio che è comunione
d’amore, la Trinità.
È lo Spirito Santo, inviato dal Padre nel nome di Gesù Cri-
sto, che ci ricorda tutto ciò che Gesù ha detto e fatto (Gv
14, 25-26) e che ci abilita a portare avanti questa missione
29

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
attraverso il carisma e i doni che egli distribuisce a ciascuno:
“Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di
voi e di me sarete testimoni…” (At 1,8; vedi anche C 1).
Come il ragazzo Giovannino Bosco, la cui attenzione va
prima ai ragazzi del sogno, e solo alla fine impara il nome
della bellissima signora e del suo figlio, la prima attenzio-
ne del salesiano è solitamente rivolta all’apostolato. Scopre
dopo, e talvolta solo molto gradualmente, la sua chiamata
a rispondere appassionatamente e con entusiamo all’amore
rivelato nel Figlio, e ad essere trasformato nella sua somi-
glianza (2Cor 3,18) in modo da diventare, come Gesù, il
volto del Padre per giovani, spesso segnati da gravi carenze
di paternità e maternità.
Il contenuto essenziale
della nostra missione:
essere rivelatori di Dio
15. Ecco, dunque, il contenuto essenziale della nostra mis-
sione: essere rivelazioni di Dio, essere segni e portatori del
suo amore (C 2), in modo tale che attraverso di noi l’amore
preveniente di Dio sia reso visibile. Il Sistema Preventivo è
ispirato alla “carità di Dio che previene ogni creatura con
la sua Provvidenza, l’accompagna con la sua presenza e la
salva donando la vita” (C 20). Questo è un amore che deve
essere mostrato per essere veramente se stesso, ed è tanto
più efficace quando è visto dai giovani. È un amore che è
liberante in tutti i sensi, al punto che il Sistema Preventivo
può essere definito una pedagogia della libertà. Le nostre
Costituzioni parlano di promozione integrale (C 31). Ma
proprio come Gesù non solo rivela il volto del Padre ma
anche “riunisce in uno i figli di Dio dispersi” (Gv 11,52),
la nostra missione include la promozione e la creazione del-
la fraternità e della comunione, in modo che diventiamo
sempre più ciò che radicalmente già siamo. Poiché siamo
stati creati a immagine di Dio-Comunione-Amore, siamo
stati pensatiin modo trinitario.
30

4.2 Page 32

▲back to top
1. La missione salesiana dà alla nostra vita consacrata il suo tono concreto
Quelli a cui siamo
mandati
16. Non dimentichiamo che i giovani a cui siamo inviati
sono di preferenza quelli che sono “‘poveri, abbandonati e in
pericolo’, quelli che hanno maggior bisogno di amore e di
evangelizzazione”; che lavoriamo specialmente nelle aree di
maggiore povertà: punti chiave su cui ha insistito il Rettor
Maggiore, don Ángel Fernández Artime, alla conclusione
del CG27.1 Lavoriamo per i giovani nelle comunità educa-
tivo-pastorali, che includono le loro famiglie come agenti
pastorali attivi. La Congregazione salesiana accompagna i
giovani non solo nei cinque continenti, ma anche nel nuovo
continente digitale, così onnipresente e pervasivo, il cui im-
patto sulla vita dei giovani non può affatto essere sottovalu-
tato. Stanno cambiando le nostre nozioni di tempo e spazio,
la percezione che abbiamo di noi stessi e come vediamo gli
altri e il mondo, il modo in cui comunichiamo, apprendiamo
e riceviamo informazioni, con il diverso impatto che hanno
parola e immagine. È un nuovo mondo che mette nelle mani
di grandi società e dei media un enorme potere per il bene e
il male della vita dei giovani.2
Siamo quindi inviati ai giovani in comunità al seguito di
Cristo, ma è la missione che dà il tono concreto alla nostra
vita.
31

4.3 Page 33

▲back to top

4.4 Page 34

▲back to top
2. LA VOCAZIONE CONSACRATA
SALESIANA: IL NOSTRO MODO
DI CONDIVIDERE LA MISSIONE
La missione salesiana è
condivisa dai salesiani,
dalla Famiglia Salesiana
e dai laici
17. La missione salesiana, tuttavia, non appartiene esclu-
sivamente ai salesiani di Don Bosco. Don Bosco, come
abbiamo già detto, ha iniziato con molti tipi di collabo-
ratori e infine è giunto ad aver bisogno di persone consa-
crate. Dio chiama molti a partecipare alla missione – sia
membri della Famiglia Salesiana che altri. Ciò si è come
cristallizzato ed è stato affermato con forza nel CG24.
Lo si coglie già nel titolo: “Salesiani e laici: comunio-
ne e condivisione nello spirito e nella missione di Don
Bosco”. È un tema su cui il Rettor Maggiore, don Ángel
Fernández Artime, insiste costantemente.3
Noi salesiani condividiamo questa missione come persone
consacrate. Le implicazioni pratiche di questo fatto per la
figura del direttore salesiano saranno delineate in segui-
to. Qui è utile riprendere una considerazione espressa da
don Juan Vecchi il quale, alla conclusione del CG24, ha
affermato che, mentre è vero che “molti altri partecipano
al carisma di Don Bosco … questo ha nella comunità SDB
un particolare grado di concentrazione: per la forza della
consacrazione, per l’esperienza comunitaria, per il progetto
di vita (professione), per la dedizione completa alla mis-
sione” (CG24 236).
La nostra è
“consacrazione
apostolica”
2.1 LA NOSTRA CONSACRAZIONE APOSTOLICA
18. All’interno della Chiesa realizziamo il progetto apo-
stolico del Fondatore, essere segni e portatori dell’amore
di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri, in una spe-
cifica forma di vita religiosa (C 2). Data la centralità della
missione, la nostra è una “consacrazione apostolica”. Mis-
sione, comunità e consigli evangelici si uniscono insepara-
bilmente nella nostra consacrazione apostolica, che vivia-
mo nella grazia di unità, “in un unico movimento di carità
verso Dio e verso i fratelli” (C 3).
33

4.5 Page 35

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
Ecco, quindi, la nostra identità di base: la consacrazione
apostolica salesiana. Siamo religiosi educatori e pastori (C
98), che viviamo questa vocazione in due forme, clericale e
laicale (C 4, 45). La sfida sia per i salesiani presbiteri che per
i salesiani laici è di vivere la forma particolare della propria
vocazione nella sua totalità, dal “di dentro” della consacra-
zione apostolica, evitando la tendenza al genericismo pasto-
rale e all’individualismo apostolico da un lato, e dall’altro la
ricerca di compensazioni, sia sulla sponda ecclesiastica (as-
sumendo compiti e attitudini clericali) che su quella laicale
(eccessiva enfasi sulla professionalità, o ricerca di uno stile
di vita meramente secolare).
Chiamati ad approfondire 19. La nostra identità si basa quindi su una riscoperta ar-
la grazia di unità
monica e vitale della “consacrazione apostolica”. Missione”
e “consacrazione” non devono essere poste in opposizione
dualistica. Siamo chiamati ad approfondire la grazia di uni-
tà con la quale la nostra vita salesiana è religiosa e apostolica
allo stesso tempo, in una forma originale di dedizione a Dio,
amato sopra ogni cosa, nella sua infinita misericordia di sal-
vatore del mondo. Don Bosco voleva, infatti, che l’ardore
della carità facesse andare la vita attiva e quella contemplati-
va “di pari passo” (CG22 20). “Per noi sarà particolarmente
proficuo non dimenticare il significato peculiare e totaliz-
zante di ciascuno dei due termini ‘consacrazione’ e ‘missio-
ne’, che non possono venir ridotti, ognuno singolarmente,
a indicare soltanto un settore della vita salesiana: la nostra
consacrazione è, in se stessa, apostolica; e la missione che ci
è affidata è, in quanto tale e nostra, religiosa”.4
Don Vecchi, leggendo Vita Consecrata in una prospettiva
salesiana, ha riconosciuto nella profonda unità tra consa-
crazione e missione la vera sorgente della dimensione apo-
stolica della nostra vita. “La dimensione apostolica emerge
dall’unità interna tra consacrazione e missione: ‘Nella loro
chiamata è quindi compreso il compito di dedicarsi total-
34

4.6 Page 36

▲back to top
2. La vocazione consacrata salesiana: il nostro modo di condividere la missione
mente alla missione; anzi, la stessa vita consacrata, sotto l’a-
zione dello Spirito Santo che è all’origine di ogni vocazione
e di ogni carisma, diventa missione, come lo è stata tutta la
vita di Gesù’ (VC 72)” (ACG 357 19).
Come abbiamo notato nell’introduzione, l’obiettivo primo
del CG27 era, di fatto, di insistere nuovamente sulla nostra
consacrazione apostolica. La “radicalità evangelica” del ti-
tolo di CG27, quindi, non deve essere intesa come riferita
solo alla vita dei consigli evangelici. Si riferisce a tutti gli
aspetti della vocazione consacrata, inclusa la vita fraterna e
la missione, radicate in Cristo. Testimoniare i valori evan-
gelici radicali “non è un aspetto che si affianchi agli altri,
quanto piuttosto una dimensione fondamentale della nostra
vita” (ACG 413 8). È importante ricordare questo: “mistici,
profeti e servi” è un modo nitido di riassumere il CG27, ma
non dovrebbe distoglierci dal fatto che lo scopo del Capi-
tolo era quello di aiutarci a riappropriarci della nostra voca-
zione consacrata salesiana nella sua totalità e di viverla nella
grazia dell’unità e con gioia.
Seguire Cristo in un
modo speciale
2.2 RADICATI NEL MISTERO DI CRISTO
E DELLA TRINITÀ
20. La vita consacrata è radicata nel mistero di Cristo e
della Trinità, come è stato autorevolmente affermato nell’e-
sortazione apostolica postsinodale Vita Consecrata. “Il fon-
damento evangelico della vita consacrata va cercato nel
rapporto speciale che Gesù, nella sua esistenza terrena,
stabilì con alcuni dei suoi discepoli”, chiedendo loro non
solo di accogliere il Regno, invito che era per tutti quel-
li che lo ascoltavano, ma anche di abbracciare da vicino il
suo stesso stile di vita. “Questa speciale ‘sequela di Cristo’,
alla cui origine sta sempre l’iniziativa del Padre, ha, dunque,
una connotazione essenzialmente cristologica e pneumato-
35

4.7 Page 37

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
logica, esprimendo così in modo particolarmente vivo il
carattere trinitario della vita cristiana, della quale anticipa
in qualche modo la realizzazione escatologica a cui tutta la
Chiesa tende” (VC 14).
Mentre tutti sono ugualmente chiamati a seguire Cristo, le
persone consacrate dedicano la loro esistenza a riprodurre in
se stesse “la forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò ve-
nendo nel mondo” (LG 44). Ciò significa assumere le scelte
concrete di celibato, povertà e obbedienza nel modo in cui
Gesù le ha vissute durante la sua vita terrena (VC 30). Alla
vita consacrata è affidato il compito di additare il Figlio di
Dio fatto uomo come il traguardo escatologico a cui tutto ten-
de, lo splendore di fronte al quale ogni altra luce impallidi-
sce, l’infinita bellezza che, sola, può appagare totalmente il
cuore dell’uomo” (VC 16).
Impossibile senza Cristo
21. La presenza di Dio diventa tangibile quando incontria-
mo persone consacrate che vivono con gioia il dono totale
di sé e per le quali la castità, l’obbedienza e la povertà sono
davvero la pienezza dell’amore ricevuto e donato. La bellez-
za della loro vita tocca molti cuori e ci sono tanti esempi che
possiamo ricordare nella nostra storia: Simone Srugi e Vin-
cenzo Cimatti, Artemide Zatti e Giuseppe Quadrio, per
citarne solo alcuni. La vita consacrata diventa così un se-
gno per i laici e anche per i membri della gerarchia, un dono
unico e per tutti, in una comunione che si espande in cerchi
concentrici.
La vita consacrata è impossibile senza Cristo. Egli è “la no-
stra regola vivente”, come recita l’ultimo articolo delle nostre
Costituzioni (C 196); lui è la vite e noi i tralci, e senza di
lui non possiamo fare nulla.5 Questo sembra essere anche
l’approccio delle “Lettere” emanate dalla Congregazione per
gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica
durante l’anno della vita consacrata (2015), che ha scelto di
36

4.8 Page 38

▲back to top
2. La vocazione consacrata salesiana: il nostro modo di condividere la missione
riferirsi non tanto ai consigli evangelici quanto alla persona
del Signore che ci riempie di gioia (Rallegratevi!), di cui
contempliamo la bellezza (Contemplate), di cui attendiamo
la venuta (Scrutate) e da cui siamo inviati ai nostri fratelli e
sorelle (Annunciate), come Maria di Magdala nel mattino
della risurrezione.6
La nostra vocazione è
stare con Gesù (intimità)
e essere da Lui inviati
(missione)
22. L’atteggiamento fondamentale di ogni cristiano (e a
maggior ragione di chi vive la sua esistenza cristiana come
persona consacrata) è la sequela Christi e l’imitazione di
Cristo.7 La sequela sottolinea la dimensione soggettiva: la
relazione interpersonale con Gesù, il discepolato, la docili-
tà. L’imitazione, invece, mette in evidenza l’aspetto oggetti-
vo: la necessità della configurazione, della completa trasfor-
mazione o trasfigurazione della persona nella somiglianza
di Cristo. Alludendo a Gv 10,3.14, C 196 parla della “pre-
dilezione del Signore Gesù, che ci ha chiamati per nome”.
La vocazione non è data solo in vista di una missione da
compiere o di un compito da svolgere. È principalmente
una chiamata all’intimità e alla vita di comunità con Gesù,
che “chiamò personalmente i suoi Apostoli perché stessero
con lui e per mandarli a proclamare il Vangelo” (C 96, ci-
tando Mc 3,14). Entrambe le dinamiche sono importanti:
discepolato e configurazione a Cristo. Il direttore salesiano
si prende cura dell’una e dell’altra sia in se stesso che nella
comunità che gli è stata affidata. L’intimità con Cristo porta
alla trasfigurazione, a somigliare a Lui fino a diventare come
Lui volto del Padre, rivelazioni del suo amore.
2.3 IN COMUNIONE CON LE ALTRE VOCAZIONI
NELLA MISSIONE SALESIANA
Le diverse vocazioni nella 23. Dato che condividiamo la missione con i laici, diven-
Chiesa e il modo in cui
sono comprese l’una
ta necessario per i salesiani, e con maggior ragione per il
per l’altra
direttore, comprendere con sufficiente chiarezza le diverse
37

4.9 Page 39

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
vocazioni nella Chiesa e la loro intrinseca natura di essere
fatte le une per le altre.
Per una varietà di ragioni culturali che includono il raziona-
lismo moderno e la riforma protestante, la teologia post-tri-
dentina ha teso a definire l’identità della vita consacrata
separandola nettamente dallo stato laicale. La tendenza
omogeneizzante del nostro tempo tende invece a livellare le
diverse vocazioni all’interno della Chiesa. La via da seguire
non è, tuttavia, né nella separazione né nell’offuscamento
delle distinzioni, ma nella “diversità nella relazione”, che è
ciò che è stato affermato con crescente chiarezza nelle tre
grandi esortazioni apostoliche che si occupano degli stati di
vita nella Chiesa: Christifideles Laici (1988), Pastores Dabo
Vobis (1992) e Vita Consecrata (1996).
Le diverse vocazioni nella Chiesa sono pensate l’una per
l’altra e, pur essendo distinte, sono ordinate l’una all’altra.
Lo stato laicale è segnato dal suo carattere secolare, e il suo
servizio è di ricordare, anche ai sacerdoti e ai consacrati, il
significato delle realtà terrene nel piano salvifico di Dio. Il
sacerdozio ministeriale è la garanzia permanente per tutti
della presenza sacramentale di Cristo. E la vita consacrata
testimonia il carattere escatologico della Chiesa, ricordan-
do a tutti che noi siamo destinati per “la vita della risur-
rezione”, che è in qualche modo anticipata e persino spe-
rimentata attraverso i voti di castità, povertà e obbedienza
(CL 55; cfr.VC 31).
I salesiani di Don Bosco 24. Partendo da questo retroterra, il CG24 parla dello spi-
nella CEP e nella Famiglia
Salesiana
rito e della missione di Don Bosco condivisa da salesiani
e laici. All’interno della comunità educativo-pastorale, la
comunità religiosa salesiana è il punto di riferimento cari-
smatico per l’identità pastorale del nucleo animatore, con
il direttore che svolge un ruolo chiave nel salvaguardare
l’unità e l’identità carismatica.8
38

4.10 Page 40

▲back to top
2. La vocazione consacrata salesiana: il nostro modo di condividere la missione
Questo si riflette nella Carta dell’identità carismatica della
Famiglia Salesiana di Don Bosco (2012). Ogni gruppo della
Famiglia Salesiana, secondo la sua specifica vocazione, par-
tecipa alla missione carismatica salesiana all’interno della
Chiesa e per la Chiesa,9 nel servizio del Vangelo.
All’interno della Famiglia Salesiana ai salesiani di Don Bo-
sco viene affidata la responsabilità di “mantenere l’unità del-
lo spirito e stimolare il dialogo e la collaborazione fraterna
per un reciproco arricchimento e una maggiore fecondità
apostolica”.10 Al direttore della comunità salesiana è affidata
la responsabilità di guidare e animare la Famiglia Salesiana.
I consacrati sono
chiamati ad essere segni
escatologici
25. Tutti coloro che condividono la missione salesiana sono
chiamati ad essere in qualche modo segni e portatori dell’a-
more di Dio per i giovani. Quelli di noi che condividono la
missione da consacrati sono chiamati a essere segni escato-
logici. E qui forse vale la pena di cogliere l’ispirazione per-
manentemente valida che viene dalla costante insistenza di
Don Bosco sulle “cose ultime”, insieme alla sua capacità di
instillare un grande desiderio per la santità nei cuori di co-
loro che lo circondavano. Noi salesiani di Don Bosco siamo
chiamati ad essere segni e profezia, soprattutto per i giovani,
della pienezza ed “eccedenza” del dono che Dio vuole offrire
a tutti gli esseri umani. Lo facciamo in comunione con altri
gruppi di uomini e donne consacrati nella Famiglia Salesia-
na, ma anche e soprattutto con molti laici.
Una sola vocazione
consacrata salesiana
vissuta in due forme
2.4 UNICA VOCAZIONE VISSUTA IN DUE FORME,
SACERDOTALE E LAICALE
26. La nostra unica vocazione consacrata salesiana di edu-
catori-pastori è vissuta in due forme, presbiterale e laica-
le, in una configurazione originale e peculiare alla nostra
Congregazione.11
39

5 Pages 41-50

▲back to top

5.1 Page 41

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
Il salesiano laico
Salesiani laici e presbiteri sono innanzitutto religiosi sa-
lesiani: sono educatori e pastori che seguono Don Bosco
come persone consacrate che vivono in comunità. Una de-
bole comprensione dell’aspetto salesiano porta al generici-
smo nel ministero, e una comprensione debole dell’aspetto
consacrato porta all’individualismo pastorale e a varie forme
di compensazione, aprendo la strada al clericalismo, spesso
denunciato dal magistero di Papa Francesco.
Il CG21 colloca con molta chiarezza il salesiano coadiuto-
re e il salesiano prete all’interno della comunità salesiana:
“Non saranno quindi i singoli a portare avanti il suo – di
Don Bosco – messaggio, ma le sue comunità, ‘formate di
ecclesiastici e laici’, fraternamente e profondamente inte-
grati tra di loro”. Per questo motivo, prosegue il Capitolo,
“solo nella comunità fraterna ed apostolica può essere ade-
guatamente studiata e valutata la dimensione esatta di ogni
Salesiano” (CG21 171). Lo troviamo sancito in C 45: “La
presenza significativa e complementare di salesiani chieri-
ci e laici nella comunità costituisce un elemento essenziale
della sua fisionomia e completezza apostolica”. Il CG21
parla infatti della “essenziale correlatività tra il Salesiano
Coadiutore e il Salesiano Prete” (CG21 194-196). Questa
grande intuizione anticipa la “teologia del segno” che si
trova nelle tre encicliche sopra menzionate sugli stati di
vita all’interno della Chiesa.
27. Così, quando il CG21 178 ci dice che la dimensione
laicale è la caratteristica specifica del salesiano laico, è chiaro
che questo deve essere compreso in relazione alla comunità
e al salesiano presbitero. Don Viganò ha sottolineato, in-
fatti, che il salesiano laico è l’incarnazione della dimensione
laica e della “apertura secolare” che caratterizza la Congre-
gazione nel suo insieme, e che la comprensione della voca-
zione del salesiano laico dà la misura della comprensione
dell’apertura secolare nella nostra società.12 Il salesiano lai-
40

5.2 Page 42

▲back to top
2. La vocazione consacrata salesiana: il nostro modo di condividere la missione
Il salesiano presbitero
co, potremmo dire, è un’icona della dimensione laicale della
Congregazione. Nelle parole del CG24: “Ai fratelli consa-
crati richiama i valori della creazione e delle realtà seco-
lari, invitandoli a collaborare con i laici e ricordando loro
che l’apostolato va oltre l’attività strettamente sacerdotale
e catechistica”. Ai fratelli laici richiama i valori della totale
dedizione a Dio per la causa del Regno. A tutti offre una
particolare sensibilità per il mondo del lavoro, l’attenzione
al territorio, le esigenze della professionalità attraverso cui
passa la sua azione educativa e pastorale”.13 Per i credenti di
altre religioni, potremmo aggiungere, è una profezia della
bellezza, sacralità e valore delle realtà create.
Ma il confratello salesiano coadiutore, in quanto religioso
fratello, è anche un’icona di comunione e fraternità, come
suggerisce il documento Identità e missione del fratello reli-
gioso nella Chiesa.14 La vita consacrata è confessio Trinita-
tis e signum fraternitatis, e nella sua lettera che introduce
l’anno della vita consacrata, Papa Francesco ci ha ricordato
che la vita consacrata non è stata creata perché si chiudesse
in se stessa: la sua vocazione è quella di far crescere la comu-
nione, aprendosi in cerchi sempre più ampi, in un’espansio-
ne che non conosce limiti.15
28. La realtà del salesiano presbitero è in un certo modo
più complessa, perché appartiene sia alla sua comunità reli-
giosa sia al presbiterio presieduto dal vescovo locale. La sua
appartenenza al presbiterio è, tuttavia, mediata e specifica.
È mediata dalla sua appartenenza alla sua comunità reli-
giosa, ed è specifica perché porta al presbiterio le ricchez-
ze del carisma salesiano. Ciò significa, ad esempio, che il
servizio della missione comune ha la precedenza su servizi
occasionali e individuali che coinvolgono il ministero sa-
cerdotale e che hanno poco a che fare con la missione sale-
siana. Significa che il sacerdote salesiano non si lamenterà
della concelebrazione all’Eucaristia comunitaria, ma vedrà
41

5.3 Page 43

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
Unendo i doni della
consacrazione e del
ministero pastorale
in essa un’espressione speciale della sua appartenenza alla
comunità. Significa che, nella missione condivisa con altri
confratelli e con laici, eserciterà uno stile di autorità che
promuove la responsabilità di tutti, piuttosto che assumere
tutto per sé, tanto più se questo salesiano prete è il direttore
della comunità. Significa che sarà particolarmente sensibile
a Cristo servo, accogliendo la natura temporanea del servi-
zio dell’autorità religiosa e la condivisione fraterna di umili
servizi in comunità e evitando la “mondanità spirituale” che
si esprime nel desiderio di promozioni e forme di carrieri-
smo ecclesiastico, per “progredire nel suo status”, alla ricerca
di comfort e cedendo a compromessi.
Le implicazioni del ministero sacerdotale salesiano “media-
to e specifico” sono ancora più rilevanti a livello di comu-
nità. Nuovi impegni pastorali dovrebbero essere accettati
solo dopo un attento discernimento comunitario, avendo
l’identità e la missione salesiana come criterio chiave. Non
tutto ciò che è “buono” è anche “buono per noi”, se vogliamo
rimanere fedeli alle nostre Costituzioni.
29. L’identità del salesiano presbitero riceve un orienta-
mento radicale dal nostro carisma educativo e pastorale. La
nostra Ratio nota che il sacerdote salesiano combina in sé
i doni della consacrazione e quelli del ministero pastorale,
in modo tale che “è la consacrazione salesiana a determinare
le modalità originali del suo essere sacerdote e dell’esercizio del
suo ministero” (FSDB 2019 39). Il salesiano presbitero è es-
senzialmente un sacerdote-educatore, particolarmente sen-
sibile alla pedagogia della libertà che è il Sistema Preventi-
vo. La comunicazione che Dio ha di se stesso con noi non
esclude in alcun modo il nostro coinvolgimento. La missio-
ne che Cristo affida alla Chiesa e ai suoi ministri non può
mai essere attuata in modo puramente verticale. La grazia
coinvolge sempre la nostra libertà, e nemmeno la grazia più
potente esclude la nostra libertà, perché la grazia è amore,
42

5.4 Page 44

▲back to top
2. La vocazione consacrata salesiana: il nostro modo di condividere la missione
Salesiano laico e
salesiano presbitero
e dove non c’è libertà non ci può essere una risposta libe-
ra all’amore. “Si può dire che il salesiano prete è una figura
tanto originale quanto lo è quella sintesi sapienziale di grazia
e libertà che è il Sistema Preventivo di San Giovanni Bosco”.16
Vale la pena riportare qui i commenti di don Vecchi sul sa-
cerdozio di Don Bosco:
Don Bosco s’identifica con il prete della migliore tradizione
ecclesiale, non legata rigidamente a nessuna delle figure
che si vedevano allora: non a quella del parroco, del prete
che assume l’attenzione spirituale di un settore di persone
o la cappellania di una istituzione; non quella del prete che
svolge un ruolo diocesano, del professore di seminario o di
università. Meno dipendente è ancora dalle collocazioni di
tipo politico o culturale: il prete integrista, il prete liberale, il
prete ‘moderno’, il prete ‘sociale’.
Tutte queste figure erano diffuse e rappresentate da porzioni
del clero di Torino, ‘San Giovanni Bosco si è sentito e ha
saputo essere in ogni momento semplicemente sacerdote’,
con riferimento ai modelli che più sottolineavano il lavoro
e la carità pastorale tipo don Cafasso, risalendo però da
questi modelli direttamente a Cristo sacerdote e soprattutto
al senso sacerdotale della Chiesa.17
30. Qual è, allora, la relazione tra il confratello salesiano
laico e il confratello salesiano prete? All’interno della co-
munità salesiana, coadiutori e sacerdoti sono segni l’uno per
l’altro. Abbiamo già detto che il salesiano laico ricorda ai
suoi confratelli sacerdoti la dimensione laicale della nostra
comune vocazione. È un richiamo permanente ai suoi con-
fratelli sacerdoti della loro identità consacrata. A sua vol-
ta, il salesiano sacerdote è un segno che ricorda al salesiano
laico che non è solo un professionista, ma un pastore e un
educatore nel saeculum.
Sotto l’influsso di alcuni contesti culturali si potrebbe presu-
mere che il salesiano presbitero sia “in qualche modo supe-
riore” al salesiano laico. Qui è utile ricordare l’affermazione
43

5.5 Page 45

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
sorprendente di don Viganò nella sua lettera “Ci sta a cuore
il prete del 2000”: “Saremo tutti giudicati in base all’amore:
nella Gerusalemme celeste non ci sarà più bisogno né di
Bibbia, né di Vescovi e Preti, né di Magistero, né di Sacra-
menti, né di Coordinamento, né di tanti mutui servizi che
sono indispensabili qui nella storia”. Il VII successore di
Don Bosco continua: “Perciò già ora, nella comunità eccle-
siale, l’ordine delle realtà istituzionali, gerarchiche e opera-
tive passa in seconda linea … di fronte al Mistero a cui esse
servono e che rivelano a chi vive la fede” (ACG 335 25). È
meraviglioso scoprire questa intuizione potentemente riaf-
fermata dal Catechismo della Chiesa Cattolica quando dice:
Nella Chiesa questa comunione degli uomini con Dio
mediante la carità che ‘non avrà mai fine’ è lo scopo cui
tende tutto ciò che in essa è mezzo sacramentale, legato
a questo mondo destinato a passare. “La sua struttura
è completamente ordinata alla santità delle membra di
Cristo. E la santità si misura secondo il ‘grande mistero’, nel
quale la Sposa risponde col dono dell’amore al dono dello
Sposo”. (Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, 27) Maria
precede tutti noi sulla via verso la santità che è il mistero
della Chiesa in quanto ‘Sposa senza macchia né ruga’. Per
questo motivo la dimensione mariana della Chiesa precede
la sua dimensione petrina.18
Ci fa bene ricordare che il sacerdozio è fondamentalmente
ministeriale, che significa umile servizio.
Ugualmente dobbiamo ricordarci con umiltà che, come per-
sone consacrate, prendiamo il nostro posto nel cuore maria-
no della Chiesa, non perché siamo in qualche modo supe-
riori ai laici, ma perché la nostra vocazione è essere per tutti
segno del destino escatologico della Chiesa intera.
• Il direttore aiuterà i confratelli e i membri della CEP a com-
prendere e valorizzare le due forme della nostra vocazione.
• Coglierà ogni occasione opportuna per presentare entrambe
44

5.6 Page 46

▲back to top
2. La vocazione consacrata salesiana: il nostro modo di condividere la missione
le forme della nostra vocazione ai giovani, alle persone con
cui si è in contatto e alle autorità civili ed ecclesiastiche, avendo
cura di evitare ogni tipo di linguaggio discriminatorio.
• Faciliterà la formazione permanente e la qualificazione di
ciascun confratello, sia salesiano laico che salesiano presbi-
tero, o aspirante.
La comunità salesiana
fa parte del nucleo
animatore della CEP
2.5 IN COMUNITÀ CHE SONO QUANTITATIVAMEN-
TE E QUALITATIVAMENTE CONSISTENTI
31. La missione della comunità salesiana si svolge sem-
pre in una comunità educativo-pastorale, all’interno della
quale la comunità salesiana fa parte del nucleo animatore.
Il CG24 ha affermato che ogni salesiano è un animato-
re (CG24 159) e il CG25 ha affermato che la comunità
salesiana è il punto di riferimento carismatico all’interno
del nucleo animatore (CG25 70; vedi 7.3 sotto). Una delle
conseguenze immediate di questo ripensamento del ruolo
del salesiano è la necessità di consistenza quantitativa e
qualitativa nella comunità religiosa.
Per svolgere il suo ruolo animatore, la comunità salesiana
ha bisogno di una consistenza quantitativa e qualitativa,
che aiuta a rendere visibile e significativa la sua azione.
La consistenza numerica meglio sostiene la formazione, la
vita spirituale e fraterna, il confronto e la qualità pastorale,
la progettazione e il dialogo con il territorio e la Chiesa
locale. (CG24 173)
La consistenza qualitativa esige nella comunità figure capaci
di presenza, di accompagnamento ed educazione alla fede
dei giovani, di animazione di gruppi e persone, di formazione
dei laici, di attenzione al territorio e alla Chiesa locale, alla
Famiglia Salesiana e al Movimento Salesiano (CG24 174).
45

5.7 Page 47

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
Se la missione consiste solo nel lavorare per i giovani e
gestire istituzioni e servizi per loro, forse non occorre che
le comunità siano così consistenti. Ma se ogni salesiano è
chiamato ad essere un animatore, la comunità religiosa deve
essere preparata e qualificata per questo lavoro, e le comuni-
tà devono essere sufficientemente consistenti.19
46

5.8 Page 48

▲back to top
3. IL DIRETTORE, CUSTODE
DELLA IDENTITÀ SALESIANA
Il direttore nella comunità 32. Abbiamo parlato della centralità della missione e del
religiosa salesiana e il
progetto apostolico di
modo in cui condividiamo da persone consacrate questa
Don Bosco
missione. È all’interno della comunità religiosa salesiana e
del progetto apostolico di Don Bosco che il direttore trova
il suo compito. La ricchezza interna ed esterna della nostra
consacrazione apostolica si riflette naturalmente nella com-
plessità del ruolo del direttore.
Negli ultimi decenni, sia la Chiesa che la Congregazione
hanno approfondito la figura di colui che assume l’autorità
come guida e animatore della comunità religiosa.20
Nella terza parte del manuale, verrà data maggiore atten-
zione alla leadership e al ruolo di animazione del diretto-
re, con riferimento alla comunità educativo-pastorale e a
tutte le attività e gruppi di persone legati in vario modo a
un’opera salesiana. Tra i due ruoli, di essere cioè l’anima-
tore della comunità religiosa e al contempo colui che ha
la responsabilità ultima sulle varie attività portate avanti
nell’opera salesiana, si genera tensione e non vi sono facili
soluzioni per attenuarla o risolvere le difficoltà che posso-
no sorgere. Ciò che viene proposto nelle parti II e III di
questa nuova edizione del Manuale del Direttore può aiu-
tare a discernere con saggezza e trovare il giusto equilibrio
tra i due poli dell’animazione e del governo a livello della
comunità salesiana e della comunità educativo-pastorale.
3.1 IL DIRETTORE NELLA COMUNITÀ
Il direttore rappresenta
Cristo che unisce i suoi
discepoli
33. L’articolo 55 delle nostre Costituzioni è specificatamen-
te dedicato al direttore nella comunità: “Il direttore rappre-
senta Cristo che unisce i suoi nel servizio del Padre. È al
centro della comunità, fratello tra fratelli…”.
“Il direttore rappresenta Cristo”. Con tutta l’importanza data
47

5.9 Page 49

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
Il servizio del Padre dà
identità all’unità
dalla nostra tradizione alla paternità, sarebbe sembrato più
naturale dire che il direttore rappresenta il Padre. Invece,
C 55 ci dice che il direttore rappresenta Cristo. Cerchere-
mo di illustrare il significato profondo di questa afferma-
zione di apertura.
Il direttore rappresenta Cristo “che unisce i suoi”. Il servi-
zio del direttore è abitualmente descritto in termini di ani-
mazione e governo. Etimologicamente, “animazione” de-
riva dal latino anima, che di solito intendiamo in termini
spirituali, ma che nel suo significato originale si riferisce
alla vita. Dove c’è anima c’è vita; quando invece il corpo
nella morte è separato dall'anima è possibile che alcuni
organi, e ancor più parte delle cellule, continuino a vive-
re, ma non c’è più alcuna unità: l’organismo è dissociato
nelle sue componenti. L’anima è il principio della vita in
quanto principio di unità. Senza l’anima non esiste più un
essere vivente, anche se degli organi e delle cellule con-
tinuano ad esistere. Il significato è chiaro: una comunità
che non è unita è morta, anche se i suoi singoli membri
sono vivi e continuano a funzionare. L’animazione, quin-
di, ha il compito di costruire l’unità vitale della comunità.
Il direttore unisce i suoi fratelli, come Cristo, nel servizio
del Padre. Ciò non significa che il direttore debba essere
il più competente, il più intelligente, o anche quello con
la più grande esperienza nella comunità. Così spesso oggi
troviamo situazioni in cui il direttore è uno dei membri
più giovani della comunità. Con una forte misura di fede,
speranza e amore, e una buona dose di umiltà, tuttavia, può
mantenere la comunità unita e quindi viva.
34. Il direttore unisce i suoi fratelli nel “servizio del Pa-
dre”. È il servizio del Padre che dà identità all’unità. Non
ogni tipo di unità è autentico e positivo, e il direttore po-
trebbe essere tentato di cercare l’unità a tutti i costi, anche
se ciò significa mettere da parte l’obiettivo principale, cioè
48

5.10 Page 50

▲back to top
3. Il direttore, custode della identità salesiana
la ricerca della volontà del Padre.21 “La persona chiamata
ad esercitare l’autorità deve sapere che potrà farlo solo se
essa per prima intraprende quel pellegrinaggio che conduce
a cercare con intensità e rettitudine la volontà di Dio. Vale
per essa il consiglio che sant’Ignazio di Antiochia rivolgeva
ad un suo confratello vescovo: «Nulla si faccia senza il tuo
consenso, ma tu non fare nulla senza il consenso di Dio».
L’autorità deve agire in modo che i fratelli o le sorelle pos-
sano percepire che essa, quando comanda, lo fa unicamente
per obbedire a Dio” (FT 12).
Al centro della comunità,
fratello tra fratelli
35. Il concetto di autorità contenuto nelle prime righe di
C 55 è rafforzato da quanto segue: il direttore “è al centro
della comunità, fratello tra fratelli, che riconoscono la sua
responsabilità e autorità”.
“È al centro della comunità”. Ovviamente, questa non è una
chiamata all’egocentrismo, e tanto meno alla auto-referen-
zialità e auto-promozione (VN 45). Come Cristo, il diret-
tore deve poter dire che il suo cibo è fare la volontà del Pa-
dre (Gv 4,34). Come Cristo, che è Figlio e fratello, esercita
autorità nella docilità e nell’umiltà. Don Chavez ci ricorda
che la chiamata alla radicalità evangelica coinvolge anche
la “virtù dimenticata” dell’umiltà. L’umiltà, con le sue radi-
ci nell’humus, ci riporta immediatamente a Don Bosco, il
semplice contadino la cui vita è stata costantemente accom-
pagnata da povertà e umiliazione. L’umiltà ha a che fare con
la povertà spirituale, che nel suo significato più profondo
consiste nell’avere Dio e Dio solo come nostro fine. La po-
vertà del direttore salesiano comporta l’umiltà di accettare
la propria insufficienza e i propri limiti, così come quelli
della comunità. È fratello tra fratelli, imperfetto tra gli im-
perfetti. Sa che la sua prima scelta è Dio, e da quella scelta
fluiscono tutte le altre scelte.
“Fratello tra fratelli”. Colui al quale è affidata l’autorità rima-
49

6 Pages 51-60

▲back to top

6.1 Page 51

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
ne un fratello ed è al servizio della fraternità. Così si espri-
me il documento Per vino nuovo otri nuovi: “Nella più ampia
visione sulla vita consacrata elaborata fin dal Concilio, si è
passati dalla centralità del ruolo dell’autorità alla centralità
della dinamica della fraternità” (VN 41). L’autorità è per-
sonale ma non privata; è al servizio della comunione e della
fedeltà, o meglio, al servizio del Padre e del suo progetto per
noi (VN 41, 44).
“È al centro della comunità, fratello tra fratelli, che riconoscono
la sua responsabilità e autorità”. Come Cristo che è Figlio e
Fratello, e allo stesso tempo rivelazione del volto del Padre
(Gv 14,9), il direttore salesiano è sia fratello che padre, e
non c’è contraddizione tra i ruoli. In Don Bosco troviamo
una meravigliosa incarnazione di questa natura peculiare e
profondamente trinitaria dell’autorità cristiana. “Il nostro
Fondatore”, come dice don Rinaldi, “non è stato mai altro
che Padre... Tutta la sua vita è un trattato completo sulla pa-
ternità che viene dal Padre Celeste ... e che il Beato ha pra-
ticato quaggiù in grado sommo” (ACS 12 939-940). Don
Bosco rifiutava sempre promozioni e onori, ma era felice di
essere chiamato padre. Non nascondeva la sua gioia e, negli
ultimi anni, neanche la tenerezza e commozione per questa
relazione davvero paterna e filiale: “Chiamatemi sempre pa-
dre e io sarò felice” (MB XVII 176).
Tutti questi elementi si riassumono nella considerazione
pratica che segue: “Suo primo compito è animare la co-
munità perché viva nella fedeltà alle Costituzioni e cresca
nell’unità” (C 55).
“Il suo primo compito è animare la comunità”. I nostri Ca-
pitoli Generali, e più recentemente il CG27, hanno ripe-
tutamente notato con preoccupazione come il campo di
intervento per i direttori si sia ampliato, e come questi sia-
no sempre più impegnati in compiti manageriali, che li la-
50

6.2 Page 52

▲back to top
3. Il direttore, custode della identità salesiana
sciano con poco tempo e energia per essere guide spirituali
della comunità e animatori della CEP.22
L’accumulo di
responsabilità e la
gerarchia dei valori negli
impegni
36. La difficoltà più ricorrente emersa nel sondaggio con-
dotto nel 2016 è legata ai ruoli manageriali che il direttore
tende ad assumere. L’accumulo di responsabilità impedisce
al direttore di portare avanti il suo ruolo essenziale: offrire
la paternità spirituale; dare la priorità ai confratelli; formare
e accompagnare i laici ... La cura di ciò che è urgente spinge
ai margini la cura di ciò che è importante. Molti direttori
sono sovraccarichi con troppo lavoro e impegni. Non hanno
tempo ed energia per animare la comunità”.23 Non di rado
i compiti amministrativi e manageriali stanno diventando
predominanti, non solo perché realmente necessari nel con-
testo della casa salesiana e dell’opera ad essa collegata, ma
perché tali ruoli sono spesso scelti di proposito e preferiti a
ciò che è più in linea con l’essere guida spirituale della co-
munità e supporto fraterno di ogni confratello. A sua volta
questo limite è legato ad altre sfide: “Difficoltà legate alla
consistenza quantitativa e qualitativa delle comunità; diso-
rientamento sul tipo di comunità che siamo oggi chiamati
ad essere; le qualità richieste, che sono al di sopra della ca-
pacità e della preparazione di molti dei confratelli nominati
direttori: essere contemporaneamente un padre, una guida
spirituale, un manager, un amministratore, un animatore
pastorale di una comunità di confratelli e di un centro edu-
cativo-pastorale...”.24 Lo stesso sondaggio indica tuttavia il
bisogno sentito di un direttore che sia soprattutto animato-
re carismatico e guida della comunità, icona della paternità
di Don Bosco. Non dobbiamo qui sottovalutare l’importan-
za delle nostre convinzioni e atteggiamenti fondamentali:
c’è una netta differenza tra un direttore che sa ed è convinto
che il suo primo compito è l’animazione della comunità, e
chi non lo sa o non ne è convinto.
I nostri Capitoli Generali hanno ugualmente insistito sulla
51

6.3 Page 53

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
Responsabilità
carismatica
gerarchia dei compiti: il direttore deve sapere ordinare se-
condo un criterio di priorità le sue numerose responsabilità
e sviluppare la capacità di delegare. Non tutti i suoi nume-
rosi compiti hanno lo stesso peso, e non tutti hanno bisogno
della stessa attenzione.
37. “Perché viva nella fedeltà alle Costituzioni e cresca nell’uni-
tà”. Il direttore è il custode dello spirito salesiano, che è l’o-
riginale stile di vita e d’azione che ci ha donato Don Bosco.
Al centro dello spirito salesiano c’è la carità pastorale: “uno
slancio apostolico che ci fa cercare le anime e servire solo
Dio” (C 10). La carità pastorale è la carità del Buon Pastore,
la carità che, non contenta di fornire pane e lavoro, è in-
tenta a “salvare anime”; che insiste non solo sull’educazione
ma anche sull’evangelizzazione, volendo offrire ai giovani
la pienezza della felicità. Il direttore è chiamato a incarnare
questo livello alto di carità e a promuoverlo nei suoi con-
fratelli. Soprattutto, è chiamato ad amare le persone, i suoi
confratelli e tutti coloro che fanno parte della comunità
educativo-pastorale, “con cuore nuovo, grande e puro, con
autentico distacco da sé, con dedizione piena, continua e
fedele, e insieme con una specie di ‘gelosia’ divina (cfr. 2Cor
11, 2), con una tenerezza che si riveste persino delle sfu-
mature dell’affetto materno, capace di farsi carico dei ‘do-
lori del parto’ finché ‘Cristo non sia formato’ nei fedeli (Gal
4,19)” (PDV 22). Perché viva nella fedeltà alle Costituzioni:
il direttore è custode, per il bene dei suoi confratelli, an-
che dell’identità consacrata salesiana come è incarnata nelle
Costituzioni. A lui, quindi, si rivolge in modo particolare
l’invito del CG27 a esplorare più profondamente la nostra
identità carismatica e a prendere coscienza della nostra vo-
cazione, così da poter vivere fedelmente il progetto aposto-
lico di Don Bosco (CG27 pag. 89-90).
La responsabilità carismatica del direttore è sottolineata
ancora una volta nella parte successiva dell’articolo 55: “Ha
52

6.4 Page 54

▲back to top
3. Il direttore, custode della identità salesiana
Primo formatore nella
comunità locale
responsabilità diretta anche verso ogni confratello: lo aiuta a
realizzare la sua personale vocazione e lo sostiene nel lavoro
che gli è affidato”.
38. Come l’ispettore è il primo formatore della ispettoria,
così il direttore è il primo formatore nella comunità locale.
Il CG22, che ci ha dato il testo definitivo delle nostre Co-
stituzioni, ha preso la decisione di impostare l’intera sezione
sulla formazione dal punto di vista della formazione perma-
nente. Per noi quindi la formazione non può essere affatto
identificata solo con la formazione iniziale. È, piuttosto, la
nostra risposta quotidiana alla chiamata di Dio, per la quale
Dio ogni giorno ci dà la sua grazia (C 96). È un processo
che dura tutta la vita. Si tratta di imparare a discernere la
voce dello Spirito negli eventi di ogni giorno, e così fare
esperienza dei valori della vocazione salesiana (C 119 e 98).
La vita quotidiana è quindi il grande locus della formazione,
e quando ce ne rendiamo veramente conto, riusciamo allo-
ra a comprendere anche quanto sia importante il ruolo del
direttore, il cui primo compito è di animare la comunità in
modo che possa vivere fedele alle Costituzioni e crescere
nell’unità; ha una responsabilità diretta verso ogni confra-
tello, nell’aiutarlo a realizzare la propria vocazione.
Come tutti i suoi confratelli, il direttore è aperto alla grazia
di unità. Vive la sua consacrazione apostolica in un unico
movimento di amore verso Dio e verso i suoi fratelli e sorel-
le (C 3). Sa che esiste la connessione più forte possibile tra i
due poli della carità pastorale, Dio e il prossimo. “Non sarà
autentica una dedizione ai giovani che non proceda dall’a-
more di Dio; ma sarà ugualmente certo che non ci sarà
per noi vero amore di Dio che prescinda dalla predilezione
per la gioventù, soprattutto bisognosa” (ACG 330 27-28).
L’amore di Dio riversato nei nostri cuori attraverso lo Spi-
rito è la fonte e la causa del nostro amore per il prossimo,
mentre il modo in cui amare Dio è servizio ai nostri fra-
53

6.5 Page 55

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
telli e sorelle (PV 149). Come dice molto bene don Vi-
ganò nella prefazione all’edizione del 1986 di Il direttore
salesiano, l’attività della carità pastorale non è inferiore al
suo essere; è, infatti, una partecipazione all’amore di Dio.
Nelle profondità dell’esperienza apostolica troviamo una
forma di vita interiore (MSD 18).
Dalla presenza attiva
dello Spirito il direttore
attinge forza per la
fedeltà e sostegno per la
speranza
39. Tutto ciò che si è detto sopra è meraviglioso e stimo-
lante, ma è capace di far tremare il cuore anche del più co-
raggioso direttore. Ci è di aiuto ricordarci ancora una volta
che non siamo mai soli. La chiamata viene da Dio, siamo
chiamati a vivere uniti con il Figlio, senza il quale non pos-
siamo fare nulla, e sappiamo che il Signore ci dona quotidia-
namente la sua grazia: è dalla presenza attiva dello Spirito
che attingiamo forza per la nostra fedeltà e il sostegno per
la nostra speranza (C 1). Inoltre, non possiamo dimenticare
che la croce è al centro del mistero della nostra fede. Nessun
“manuale” sarà mai in grado di risolvere i problemi del di-
rettore. Non può che invitarci, come Don Bosco ha invitato
sua madre, a fissare gli occhi sul Crocifisso.
Così con Maria, il direttore impara a fissare i suoi occhi
sul Figlio Crocifisso. Maria è il suo modello, perché è la di-
scepola perfetta, il sì perfetto, come suo Figlio, verso il Pa-
dre. Sia la Madre che il Figlio sapevano camminare costan-
temente nell’obbedienza davanti alla nube luminosa della
volontà del Padre, anche quando non capivano tutto. Maria
è anche maestra, perché proprio come ha insegnato a Don
Bosco ad amare, e come ha insegnato ad amare a Gesù stesso,
insegnerà anche al direttore ad amare, a sperare e a credere.
54

6.6 Page 56

▲back to top
3. Il direttore, custode della identità salesiana
3.2 AUTOREVOLEZZA E AUTORITÀ
DEL DIRETTORE
Auctoritas
come forza generativa
più che potere
direttivo
40. Il Sistema Preventivo promuove uno stile di leadership
in cui la fiducia e la confidenza sono fondamentali nel rap-
porto tra educatore e giovani, e ugualmente tra i confratelli
all’interno della comunità salesiana. Il ruolo di guida e ani-
mazione di coloro a cui è affidato un “servizio di autorità”
non è per questo affatto diminuito. Al contrario, quando
tale ruolo e servizio sono vissuti secondo lo spirito salesia-
no, essi acquistano una maggiore autorevolezza, molto più
efficace di ciò che si riesce ad ottenere solo ricorrendo alla
“freddezza di un regolamento” (Lettera da Roma 1884).
È interessante trovare lo stesso appello alla autorevolezza
nel documento finale dell’assemblea sinodale sui giovani, la
fede e il discernimento vocazionale: “Per compiere un vero
cammino di maturazione i giovani hanno bisogno di adulti
autorevoli. Nel suo significato etimologico la auctoritas indi-
ca la capacità di far crescere; non esprime l’idea di un potere
direttivo, ma di una vera forza generativa”. 25
Per consentire a un salesiano di maturare in questo tipo di
auctoritas, prima come educatore con i giovani e poi anche
nel suo servizio di leadership, molta attenzione e cura deve
essere data alla sua crescita umana e spirituale. Quando
Don Bosco scrisse il primo Manuale del Direttore per Mi-
chele Rua, mandato all’età di 26 anni a fare da direttore a
Mirabello, iniziò la sua lunga lettera dal paragrafo che va
sotto il titolo “Con te stesso”, chiedendo al giovane don
Rua di prendersi cura di sè. Non è necessario scriverlo qui
in tutti i dettagli, ma sicuramente ciò che riguarda la for-
mazione permanente di ogni confratello riguarda prima
di tutto lo stesso direttore, la sua salute vocazionale, la sua
vita di preghiera, il tempo per riflettere e studiare, la fedel-
tà all'accompagnamento spirituale. Più abbiamo responsa-
55

6.7 Page 57

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
bilità per gli altri più abbiamo bisogno di essere sostenuti
e guidati personalmente. 26
Direttamente collegata alla qualità della vita personale del
direttore è la capacità di promuovere la condivisione di re-
sponsabilità tra i confratelli e i laici che condividono la stes-
sa nostra missione, per le attività, i compiti, i piani e la ge-
stione delle situazioni che riguardano la vita della comunità
educativo-pastorale (R 173).
Autorità come potestas
41. Vale la pena notare che il diritto canonico definisce ogni
tipo di autorità nella Chiesa come potestas. Chi riceve l’auto-
rità la riceve sempre dalla Chiesa: solo nel nome della Chiesa
e secondo le sue linee guida può essere esercitata tale potestas.
L’autorità di Pietro deriva in definitiva da Cristo e dal suo
Vangelo. Non è qualcosa di arbitrario; è sempre legata a Lui,
via, verità e vita per tutti i suoi discepoli.
Ciò vale anche per tutte le forme di potestà-autorità pre-
senti nelle Costituzioni salesiane, incarnazione del progetto
di vita dei salesiani di Don Bosco, totalmente dipenden-
ti dall’autorità della Chiesa che “ha riconosciuto in questo
l’azione di Dio, soprattutto approvando le Costituzioni e
proclamando santo il Fondatore” (C 1).
L’esercizio dell’autorità
cerca sempre di
promuovere la fedeltà
carismatica
42. Quindi è nella prospettiva di questo tipo di auctori-
tas-potestas che il Codice di Diritto Canonico definisce le linee
fondamentali del servizio dell’autorità nella vita consacrata,
così come diritti e doveri più specificatamente applicabili
alla vita consacrata. 27
È in questa stessa ottica che la Congregazione per gli Isti-
tuti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha
offerto riflessioni sul servizio dell’autorità nella vita con-
sacrata con alcuni accenti, come, ad esempio, sul fatto che
il “superiore” è il primo a dover prestare obbedienza a Dio,
56

6.8 Page 58

▲back to top
3. Il direttore, custode della identità salesiana
sullo spirito di servizio e sulla cura pastorale. L’esercizio
dell’autorità cerca sempre di promuovere la fedeltà cari-
smatica nelle diverse aree della vita comunitaria e del lavo-
ro apostolico affidato alla comunità. 28
Per il corretto esercizio di questo servizio di autorità è im-
portante insistere su alcune disposizioni fondamentali: lo
spirito di fede e di obbedienza da parte di tutti, l’ascolto, il
dialogo, la corresponsabilità, il discernimento comunitario,
il servizio alla missione, la cura dei singoli ruoli all’interno
della comunità e della attività. Allo stesso tempo dobbiamo
evitare certi abusi di autorità, come anche l’omissione o la
negligenza delle responsabilità assegnate a chi ha autorità.
Ogni Congregazione o Istituto religioso stabilisce le carat-
teristiche dell’esercizio dell’autorità secondo il proprio ca-
risma e la propria regola. Per la Congregazione salesiana
si trovano definite nelle Costituzioni e Regolamenti, nelle
decisioni dei Capitoli Generali e nei Direttori Ispettoriali.
Stile salesiano
nell’esercizio del servizio
dell’autorità
43. C 65 e 121 sintetizzano lo stile salesiano dell’esercizio
dell’autorità nello spirito di famiglia e nella carità. Il capi-
tolo 10 delle Costituzioni indica i criteri di base di questo
servizio: esercitato come Cristo e nel suo nome; promuove
la carità verso tutti e da parte di tutti; per il fedele adempi-
mento della missione attraverso orientamenti, decisioni, cor-
rezioni e altri opportuni interventi; assicura l’unità, la parteci-
pazione, la responsabilità, la sussidiarietà e il decentramento
nel coordinamento delle persone e delle strutture. “Questo
servizio è rivolto a promuovere la carità, a coordinare l’im-
pegno di tutti, ad animare, orientare, decidere, correggere, in
modo che venga realizzata la nostra missione” (C 121).
Insieme a promuovere lo stile salesiano nel servizio dell’au-
torità, le Costituzioni e i Regolamenti forniscono indicazio-
ni più concrete per il suo esercizio (C 175-186, R 170-184),
57

6.9 Page 59

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
prendendo in considerazione anche le competenze e le re-
sponsabilità del direttore e del vicario, del Consiglio locale
e dell’assemblea dei confratelli. Per l’esercizio fruttuoso del
ministero del direttore, queste indicazioni devono essere
ben conosciute anche dagli altri confratelli.
Il Direttorio Ispettoriale e le decisioni del Consiglio ispet-
toriale forniscono indicazioni concrete per l’animazione e
il governo di ogni presenza salesiana, assegnando respon-
sabilità e ruoli alla comunità educativo-pastorale e secon-
do i vari settori di lavoro. Ciò renderà più facile al diret-
tore l’adempimento delle sue responsabilità. Molto utile è
anche l’accompagnamento da parte del centro ispettoriale
attraverso visite canoniche e altri servizi di animazione e
coordinamento.
3.3 IL CARATTERE PRESBITERALE
DEL DIRETTORE SALESIANO
Le comunità sono
guidate da un salesiano
presbitero
44. Il servizio dell’autorità nella comunità è affidato a un sa-
lesiano presbitero: “Secondo la nostra tradizione, le comunità
sono guidate da un socio sacerdote che, per la grazia del mi-
nistero presbiterale e l’esperienza pastorale, sostiene e orienta
lo spirito e l’azione dei fratelli” (C 121). Questa è una que-
stione che ha fatto molto discutere durante il CG20 ed è sta-
ta affrontata esplicitamente nel CG21. In un suo intervento
don Viganò formulò una domanda fondamentale: “Il servizio
dell’autorità è sostanzialmente legato al ministero del sacer-
dozio o no?” 29 La riflessione successiva è stata abbondante,
cercando di essere fedeli a Don Bosco e di dare qualità al
servizio richiesto al direttore. 30
La prima parte di C 121 ci offre un’importante indicazione:
“L’autorità nella Congregazione è esercitata a nome e ad
imitazione di Cristo come un servizio ai fratelli, nello spi-
58

6.10 Page 60

▲back to top
3. Il direttore, custode della identità salesiana
rito di Don Bosco, per ricercare e adempiere la volontà del
Padre”. Non si tratta né della categoria canonica (istituto
clericale) né della distribuzione delle competenze e dei ruoli
per il servizio dell’autorità; tanto meno si tratta di classifica-
re i salesiani in categorie. Si fa invece riferimento al modo di
vivere della comunità salesiana originato da Don Bosco, che
con la sua paternità sacerdotale ha guidato i suoi figli in quel
progetto comune che è alla base della nostra vita salesiana.
Seguendo l’esempio lasciato da Don Bosco, le comunità sa-
lesiane sono state sempre guidate da salesiani presbiteri. La
celebrazione dei sacramenti ha segnato profondamente l’a-
nimazione spirituale attraverso cui Don Bosco ha formato
e guidato i suoi confratelli, e questo è diventato parte del
patrimonio carismatico che ci ha trasmesso, seguito fedel-
mente dai suoi successori e comunità.
Il servizio della Parola, di
santificazione, di guida -
in e per la comunità
45. L’ elemento decisivo è che il direttore è chiamato a vive-
re la grazia del ministero sacerdotale svolgendo il servizio di
autorità che gli è stato affidato nella comunità. Mette così a
frutto i tre aspetti del suo ministero sacerdotale: il servizio
della Parola, il servizio di santificazione, il servizio di guida
per la sua comunità (ACG 306 14). Non è una questione di
distribuzione delle competenze, ma di qualificare il servi-
zio dell’autorità con la grazia del ministero sacerdotale. Don
Vecchi, nella lettera di convocazione del CG25, ha chiesto
ai direttori di dare priorità alle loro funzioni e ha indicato
una triplice concentrazione: carismatica (collaborando con lo
Spirito nella crescita vocazionale dei confratelli), pastorale
(rafforzando la carità pastorale di coloro che condividono
la stessa missione salesiana) e fraterna (prendersi cura delle
relazioni, dell’unità e della corresponsabilità. “Per realizzare
tutto ciò, il direttore mette in gioco il suo carisma sacer-
dotale. Le Costituzioni dicono che il direttore deve essere
sacerdote. Non vuol dire semplicemente che deve avere il
requisito giuridico dell’ordinazione sacerdotale; ma che il
59

7 Pages 61-70

▲back to top

7.1 Page 61

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
direttore esercita il sacerdozio nella e per la sua comunità
religiosa ed educativa ... ” (ACG 372 33).
La priorità nel suo
servizio è l’animazione
della fedeltà vocazionale,
della vita fraterna e della
carità pastorale
46. Questa è la linea seguita da CG25. “Il direttore, sul
modello di Don Bosco, sia ‘una figura paterna, allo stesso
tempo affettuosa e autorevole... Profondamente segnato dal
carattere sacerdotale, lo traduce quotidianamente nel mi-
nistero della parola, della santificazione e dell’animazione’
… L’esercizio del suo ministero, nella situazione odierna,
richiede che egli tenga conto della scala gerarchica dei suoi
compiti: servitore dell’unità e dell’identità salesiana, mae-
stro e guida pastorale, orientatore degli impegni di educa-
zione, gestore dell’opera” (CG25 64).
Il carattere presbiterale del direttore nella comunità sale-
siana, come voleva Don Bosco, mette da sé in evidenza che
la priorità del suo servizio sta nell’animazione della fedel-
tà vocazionale, della vita fraterna e della carità pastorale. A
tale scopo, condivide la grazia del suo ministero sacerdotale
e concentra le sue cure e i suoi sforzi sull’animazione ca-
rismatica e sulla paternità spirituale, tanto necessarie nella
Congregazione (CG27 12, 14, 51).
60

7.2 Page 62

▲back to top
Note
1 CG27 pagg. 127-128; ACG 420 12; ACG 421 13-14.
2 XV Assemblea del sinodo dei vescovi, I giovani, la fede e il discernimento
vocazionale, Instrumentum Laboris, (2018) 34 e 57.
3 CG27 pagg. 129-130; ACG 427 Lettera di convocazione del CG28 25-33.
4 E. Viganò, Discorso di apertura del Rettor Maggiore, 14 gennaio
1984, CG22 20.
5 Gv 15,1-11; cfr. l’icona scelta da CG27.
6 CIVCSVA, Rallegratevi. Lettera circolare ai consacrati e alle consacrate
dal magistero di papa Francesco (2014); Contemplate. Ai consacrati e alle
consacrate sulle tracce della Bellezza (2015); Scrutate. Ai consacrati e alle
consacrate in cammino sui segni di Dio (2014); Annunciate. Ai consacrati e
alle consacrate testimoni del Vangelo tra le genti (2016).
7 Cfr. Congregazione per il Clero, Il dono della vocazione presbiterale:
Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis (2017) 61-73: c’è la chiara
scelta di riferirsi alla fase dello studio della filosofia (= il nostro postno-
viziato) come fase del discepolato, e quello dello studio della teologia
come fase della configurazione.
8 Cfr. CG25 70 e CG24 172.
9 Carta 22. I capitoli 3 e 4 di questa Carta presentano i criteri per la
spiritualità e la formazione dei membri della Famiglia Salesiana in vista
di una missione condivisa.
10 C 5; cfr. C 45. Il Rettor Maggiore, in quanto “centro vitale” della Fa-
miglia Salesiana rende reale “il riferimento a Don Bosco, alla comune
missione e allo stesso spirito” (Carta 13).
11 Una nota sulla terminologia: le nostre Costituzioni usano sia il termi-
ne salesiano coadiutore che il termine salesiano laico, a volte all’interno del
medesimo articolo (C 45). Siamo consapevoli del fatto che ciascuna di
queste diciture ha un peso diverso e evoca differenti sfumature di signi-
ficato nelle diverse regioni; dal momento che non si è ancora giunti a
una terminologia che sia universalmente accolta come preferibile, qui si è
scelto di seguire la stessa modalità che troviamo nelle Costituzioni.
61

7.3 Page 63

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
12 Egidio Viganò, La componente laicale della comunità salesiana, ACG
298 (1980), sezione 5. Vedi anche la sezione 4 dove Viganò distingue tre
significati di “laicità” e osserva che il salesiano coadiutore non è “laico”
nello stesso senso in cui i fedeli laici sono dentro la Chiesa, ma che la sua
vocazione ha nondimeno una connessione reale e una certa congruenza
di pensiero e attività con i primi due livelli di “laicità”.
13 Vedi CG24 154, e Pascual Chavéz, Il Salesiano Coadiutore, San Beni-
gno Canavese, 19 marzo 2005 (non pubblicato) (http: //www.Coadiu-
toresalesiano.net/index.php/2002-14-Chavez).
14 CIVCSVA, Identità e missione del fratello religioso nella Chiesa (2015).
15 Lettera apostolica del santo padre Francesco a tutti i consacrati in occasione
dell’anno della vita consacrata (21 novembre 2014), 3.
16 A. Bozzolo, Salesiano Prete e Salesiano Coadiutore: Spunti per un’in-
terpretazione teologica, in Sapientiam dedit illi: Studi su Don Bosco e sul
carisma salesiano, ed. Andrea Bozzolo (LAS, Roma 2015, 357).
17 J.E. Vecchi, Spiritualità Salesiana, temi fondamentali, Elledici, Torino
2001, 171.
Il testo continua: “La scelta di buttarsi non in una parrocchia, non in
una famiglia, non in un istituto, ma sulla strada, dunque senza una ren-
dita fissa e un lavoro riconosciuto, è stata una scelta pastorale coraggiosa
e nuova. Don Bosco praticamente si è messo nelle nuove correnti pa-
storali che nascevano nella Chiesa di Torino. Così, più che nel ‘fare il
prete’ in un ruolo istituzionale definito, ha preferito ‘essere prete’ per
la gente e i giovani nella comunione ecclesiale; senza un’inquadratura
di ruolo rigido, ma certamente in accordo con il suo vescovo che in un
determinato momento lo designò ‘direttore’ o incaricato dell’opera degli
oratori” (ibid. 172-173).
18 Catechismo della Chiesa Cattolica n. 773. Cfr. anche Giovanni Paolo
II, Discorso di Giovanni Paolo II ai cardinali e ai prelati della curia roma-
na ricevuti per la presentazione degli auguri natalizi (22 dicembre 1987),
L’Osservatore Romano, 23 dicembre 1987.
19 F. Cereda, Consistenza quantitativa e qualitativa della comunità salesia-
na, ACG 422 27-38.
20 Cfr. VC 43, RC 14 e VFC 50, FT 13 e 20, VN 19-21, 41-54. Di par-
62

7.4 Page 64

▲back to top
Note
ticolare rilievo sono le riflessioni del CG21 che hanno dato origine al
Manuale del Direttore (1986) e quelle del CG25 su “La comunità sa-
lesiana oggi”. Il CG27, riflettendo sulla vita salesiana negli ultimi anni
e prendendo atto di alcuni sfide, ha sentito la necessità di aggiornare
il manuale. Queste sono alcune delle indicazioni del CG27: “In questi
anni si è ampliato il campo d’intervento dei direttori che, oltre al com-
pito di essere guide spirituali dei confratelli e animatori della CEP,
sono assorbiti da mansioni gestionali. I direttori, quindi, non sempre
sono nelle condizioni di onorare il loro servizio, spesso non ricevono
un’adeguata collaborazione da parte dei confratelli e talvolta sono pri-
vi di un sistematico accompagnamento formativo a livello ispettoriale”
(CG27 14). “Il Direttore è una figura centrale; egli, più che gestore, è
un padre che riunisce i suoi nella comunione e nel servizio apostolico.
A causa della complessità delle nostre opere, dei molteplici incarichi e
di una formazione poco adeguata, egli non sempre è nella condizione
di prendersi cura della vita fraterna, del discernimento e della corre-
sponsabilità secondo il progetto di vita della comunità e il progetto
educativo-pastorale. Incide, in alcune situazioni, il debole sostegno da
parte dei confratelli” (CG27 51). Indicazioni sulla via da percorrere si
possono trovare nel CG27 69: corresponsabilità nella vita salesiana,
cura di ogni confratello nella sua vita personale e pastorale, accompa-
gnamento, rafforzamento della formazione dei direttori, aggiornando
il Manuale del Direttore.
21 La subordinazione dell’autorità religiosa alla volontà di Dio è chiara-
mente indicata nelle prime linee dell’istruzione del CIVCSVA, Il servi-
zio dell’autorità e l’obbedienza, quando ci dice che coloro a cui è affidato
per un certo tempo il servizio dell'autorità in una comunità religiosa
sono chiamati ad esercitare “il compito particolare di essere segno di
unità e guida nella ricerca corale e nel compimento personale e comu-
nitario della volontà di Dio. È questo il servizio dell’autorità” (FT 1).
22 Cfr. CG27 14, 51, 69. CG25 64.2: dedicarsi alle sue funzioni se-
guendo una scala gerarchica: servo dell’unità e identità salesiana; inse-
gnante e guida pastorale, orientatore degli impegni educativi, respon-
sabile ultimo dell’attività.
23 Dalle raccolte dei dati regionali presentate durante il seminario in-
ternazionale tenutosi a Roma dal 26 al 31/5/2017 per il rinnovo del
Manuale del Direttore.
24 Ibid.
63

7.5 Page 65

▲back to top
Parte 1
Animazione e governo della comunità
L’identità consacrata
salesiana
25 XV Assemblea ordinaria del sinodo dei vescovi, I giovani, la fede e il
discernimento vocazionale, 2018 - Documento conclusivo, 71.
26 Vedi l’insistenza che la Ratio Fundamentalis Istitutionis Sacerdotalis
(2017) pone sulla direzione spirituale, sia per chi è in formazione per-
manente come per chi è in formazione iniziale (107; 88).
27 Cfr. CIC 596, 608, 617-630 dove si specifica ulteriormente in cosa con-
sista l’autorità del superiore religioso legata alla ministerialità nella Chiesa.
28 Cfr. VFC, FT, VN.
29 E. Viganò, Partecipazione alla vita e al governo della Congregazione,
CG21 213. La preoccupazione di don Viganò era di salvaguardare l’e-
lemento carismatico in questa materia (cfr. CG21 212-239). Il Capi-
tolo aveva detto che “non sembra pienamente realizzata l’uguaglianza
fraterna in Congregazione se non scompare dal nostro diritto parti-
colare ogni differenza su questo punto”, ma ha poi immediatamente
aggiunto: “È chiaro che non si tratta di una questione unicamente
giuridica, né sociologica, o di qualcosa che appartenga genericamente
alla vita religiosa nella Chiesa. Si tratta di una realtà ecclesiale religio-
sa specifica, cioè «salesiana». Riguarda infatti un determinato modo
di vita della comunità salesiana, iniziato e strutturato da Don Bosco,
vissuto nella Chiesa e approvato da essa, in ordine allo svolgimento
della missione concreta che lo Spirito Santo affidò al nostro Fondatore
e Padre” (CG21 199).
30 Un primo elemento si trova già in C 4 e 45: siamo un “istituto
religioso clericale” composto da chierici e laici che si completano a
vicenda come fratelli nel vivere la stessa vocazione, una complementa-
rità che è essenziale per la consistenza e completezza apostolica della
comunità. Sulla scia di VC 61, il CG24 192 ha richiesto lo studio
della forma giuridica della Congregazione, per vedere se potesse essere
considerata come “istituto misto”. Questo studio doveva essere colle-
gato, ovviamente, al lavoro sullo stesso tema che VC 61 aveva affidato
alla CIVCSVA. I risultati di questo studio sono stati consegnati dalla
commissione ad hoc alle autorità competenti della Santa Sede (alcuni
anni dopo VC, che fu pubblicata nel 1996), senza ulteriori risposte o
azioni. Recentemente la Santa Sede è stata invitata da alcuni istituti
religiosi a riprendere la questione e ad offrire una risposta adeguata.
I Rettori Maggiori e i Capitoli Generali hanno continuato a riflet-
tere sul servizio del direttore, sottolineando il contributo positivo e
64

7.6 Page 66

▲back to top
Note
arricchente che il ministero sacerdotale porta al ruolo di animazione
e guida. Cfr. E. Viganò, L’animazione del direttore salesiano, ACG 306
(1982) 3-32; E. Viganò, Come rileggere oggi il carisma del Fondatore,
ACG 352 (1995) 3-33; E. Viganò, Ci sta a cuore il prete del 2000, ACG
335 (1991) 3-40; CG25 64; ecc.
65

7.7 Page 67

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità

7.8 Page 68

▲back to top
4. Custode ed animatore dell'identità consacrata salesiana
2.
Il direttore nella
comunità religiosa
A salesiana
Mirabello
Donsarò
Bosco
67

7.9 Page 69

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Grano, spighe, farina, pane…
Dalle parabole sul seme al pane
spezzato nel cenacolo: dentro c’è tutto il
mistero del Regno.
Il dono dell’unità è quanto ci si attende
prima di tutto da chi è chiamato a
servire la comunità e a farla crescere
(“auctoritas indica la capacità di far
crescere”. Documento conclusivo del
sinodo sui giovani, 71).
“Suo primo compito è animare la
comunità perché viva nella fedeltà alle
Costituzioni e cresca nell'unità” (C 55).
L’Eucaristia “atto centrale quotidiano
di ogni comunità salesiana” (C 88) è
il seme e il frutto del nostro vivere e
lavorare insieme.
68

7.10 Page 70

▲back to top
4. CUSTODE E ANIMATORE
DELL’IDENTITÀ CONSACRATA
SALESIANA
Il direttore, custode
dell’identità consacrata
salesiana
47. Il direttore salesiano è il custode dell’identità consa-
crata salesiana nella comunità locale. Il suo è un servizio
di animazione e di governo caratterizzato dal carisma sale-
siano. Nella prima parte abbiamo esaminato, con una certa
ampiezza, il servizio del direttore come risulta specialmente
in C 55. In questa seconda parte cercheremo di fermarci su
alcune implicazioni pratiche, valorizzando come schema di
riferimento i tre temi del CG27. Teniamo ben presente però
che queste tre vie (mistici, profeti e servi) sono i sentieri
che portano ad identificare in modo più profondo la no-
stra identità carismatica e a renderci sempre più consapevoli
della nostra vocazione, che ci chiama a vivere fedelmente il
progetto apostolico di Don Bosco. 1
4.1 MISTICI NELLO SPIRITO:
GUIDA SPIRITUALE DELLA COMUNITÀ
Attenzione ai valori
fondamentali della
consacrazione
nell’accompagnamento
personale e della
comunità
48. L’espressione “mistici nello Spirito”, adottata dal CG27, è
un modo per esprimere la seconda area tematica indicata dal
Rettor Maggiore nell’indirizzo di apertura, dove l’enfasi è po-
sta sulla vita consacrata: “Fare una forte esperienza spirituale,
assumendo il modo d’essere e agire di Gesù obbediente, po-
vero e casto, e diventando ricercatori di Dio” (CG27 pag. 90).
La Chiesa insiste perché le persone consacrate offrano una
chiara testimonianza della loro identità consacrata, guidate
da chi assume il servizio dell’autorità (RdC 20). A coloro
che sono chiamati ad offrire il loro servizio di autorità, si
raccomanda, come prima cosa, la cura dei valori portanti
della consacrazione, a cominciare dal modo di vivere la loro
“autorità spirituale”: “Nella vita consacrata l’autorità è pri-
ma di tutto un’autorità spirituale. ... Un’autorità è ‘spirituale’
quando si pone al servizio di ciò che lo Spirito vuole realiz-
zare attraverso i doni che Egli distribuisce ad ogni membro
della fraternità, dentro il progetto carismatico dell’Istituto.
69

8 Pages 71-80

▲back to top

8.1 Page 71

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
L’animazione del
direttore ci aiuta ad
essere testimoni della
radicalità evangelica
Per essere in grado di promuovere la vita spirituale, l’autori-
tà dovrà prima coltivarla in se stessa, attraverso una familia-
rità orante e quotidiana con la Parola di Dio, con la Regola
e le altre norme di vita”. 2
Nella nostra tradizione, il direttore è sempre la guida spiritua-
le della comunità. Il suo compito di accompagnamento ha di-
mensioni sia comunitarie che personali (C 55, 70). Secondo il
CG27, egli incoraggia ciascun confratello ad avere una guida
spirituale stabile (75.2), e guida anzitutto con il suo esempio,
così da essere una guida a sua volta guidata. Aiuta ogni con-
fratello a discernere, sviluppare e utilizzare i doni carismatici
che lo Spirito Santo gli ha conferito per realizzare la missione
salesiana (C 99; 1Cor 12, 7; 1Tt 4,10; LG 12).
Ci sono diversi modi di essere “compagni nel cammino”, dato
che tutti ci sforziamo di rispondere alla chiamata “ad identi-
ficarsi con Cristo come fece Don Bosco” (FSDB 47). Più il
direttore, sostenuto dal Consiglio locale, costruisce paziente-
mente un’atmosfera di fiducia reciproca e generosa dedizione
intorno ai valori fondamentali del carisma salesiano (accom-
pagnamento comunitario), tanto più sarà rafforzato il cammi-
no personale di fedeltà di ogni confratello, nel pieno rispetto
della sua libertà e unicità. In un simile contesto di comune
impegno anche le altre forme di sostegno personale saranno
opportunamente valorizzate (accompagnamento personale),
senza ricorrere a formalismi o standard uniformanti. Quando
c’è sincera disponibilità e interesse per il bene di ogni fratello,
allora “il cuore parla al cuore” e le modalità più proficue di
camminare insieme si manifestano spontaneamente.
4.1.1 Fedeltà ai consigli evangelici
49. La nostra partecipazione nella missione salesiana come
persone consacrate ci pone al seguito di Gesù obbediente,
povero e casto, diventando memoria vivente del suo stile di vita.
70

8.2 Page 72

▲back to top
4. Custode ed animatore dell'identità consacrata salesiana
Con la professione religiosa ci impegniamo pubblicamen-
te a vivere i consigli evangelici. L’atmosfera della comunità
(spirituale, fraterna, pastorale) e l’animazione del direttore,
ci aiutano ad esser quotidianamente fedeli a questo stile di
vita, che ci fa testimoni della radicalità evangelica.
Questo modo di vivere, per sua natura controcorrente ri-
spetto alla cultura dominante, richiede un impegno specia-
le di costante discernimento, volto a riconoscere le opzioni
personali e comunitarie che non sono coerenti con la chia-
mata. 3 Il nostro modo di vivere deve diventare profezia per
“svegliare il mondo”, secondo le parole di Papa Francesco.
Il CG25 fa discernimento sulla “testimonianza evangelica”,
con un’analisi della situazione e concrete proposte di azio-
ne. Il CG26, esprimendo il desiderio di rafforzare la nostra
identità carismatica, riprende il motto Da mihi animas cetera
tolle e suggerisce linee di azione riguardanti la povertà evan-
gelica (CG26 79-97). Il CG27, volendo nuovamente raffor-
zare il nostro modo di vivere il carisma salesiano, ci invita
ad essere “testimoni di radicalità evangelica”, e ci spinge ad
essere convinti della “fecondità dei consigli evangelici nel
realizzare la comunione in comunità e la missione per i gio-
vani” e del “ruolo profetico nel proporre una cultura ispirata al
Vangelo” (CG27 36, 37).
• Il direttore include lo scrutinium di ciascuno dei consigli
evangelici nel programma annuale della comunità, utilizzan-
do i materiali forniti dalla commissione ispettoriale per la for-
mazione.
• Promuove iniziative per favorire la riflessione sui consigli
evangelici e la loro incidenza sulla vita personale, comunitaria
e pastorale, facendo uso del tempo per la lettura spirituale co-
munitaria, incontri e altri momenti di formazione permanente.
• Mette in programma uno studio di comunità del CG25 17-36
71

8.3 Page 73

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
su “testimonianza evangelica”, CG26 79-97 su “povertà evan-
gelica” e le indicazioni del CG27.
• Integra nel progetto comunitario impegni concreti relativi ai
consigli evangelici.
Prendersi cura della
qualità della preghiera
4.1.2 Animazione della preghiera personale e
comunitaria
50. La preghiera è un dono di Dio, dialogo tra la creatura
e il creatore, comunione con Dio che è comunione e amo-
re (CCC 2559-2565). Il religioso che mette Dio al primo
posto nella sua vita, prende a cuore il dono della preghiera.
La Chiesa ricorda a chi è chiamato a ruoli di responsabilità
dentro la vita consacrata, il dovere di “garantire alla sua co-
munità il tempo e la qualità della preghiera”. 4
La comunità considera la vocazione come un dono al qua-
le dover rispondere (C 85). La vita salesiana è vissuta “in
dialogo con il Signore” (C 85-95), con lo specifico stile del
nostro carisma, seguendo gli impegni concreti indicati nelle
Costituzioni. La Congregazione, da parte sua, ha richiama-
to in vari momenti il valore fondamentale della vita di pre-
ghiera per ogni singolo salesiano e per le comunità. 5
Trascorrere un tempo prolungato nella preghiera ogni gior-
no è in linea con la tradizione salesiana, come risulta dall’e-
sempio personale dello stesso Don Bosco, 6 dalla vita dei
giovani le cui biografie Don Bosco ha scritto, 7 e dallo stile
di vita di molti primi salesiani. 8
Il direttore si prende cura
del dono della preghiera
nella propria vita, così
da poter animare la
comunità a vivere “la vita
come preghiera”
51. La qualità della nostra preghiera è un segno che siamo
“cercatori di Dio” e “testimoni del suo amore in mezzo ai
poveri”. Essa fa della comunità una “scuola di preghiera” per
i giovani e per i fedeli laici (CG25 31). Aiuta anche a pro-
muovere la spiritualità di comunione richiesta dalla Chiesa.9
72

8.4 Page 74

▲back to top
4. Custode ed animatore dell'identità consacrata salesiana
Chiamati dalla Parola di Dio alla conversione continua, i con-
fratelli e la comunità valorizzano la meditazione quotidiana,
celebrano il sacramento della Riconciliazione e danno un posto
centrale alla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, affinché la
vita stessa diventi un “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”
(Rm 12,1), un continuo ‘sì’ mariano alla chiamata di Dio.
Il direttore si prende cura del dono della preghiera nella sua
vita personale, così da essere capace di animare i confra-
telli e le comunità a vivere la “vita come preghiera”. 10 Non
sempre il direttore trova le condizioni favorevoli per questo
tipo di animazione (CG27 14, 51), e quindi è necessario un
impegno particolarmente intenso in questo aspetto fonda-
mentale del suo servizio.
• I confratelli integrano la dimensione della preghiera nel loro pro-
getto personale di vita.
• Il piano comunitario privilegerà ciò che fa crescere nell’essere
“una comunità in dialogo con il Signore”, prestando la dovuta at-
tenzione alla meditazione, all’Eucaristia, alla liturgia delle ore,
ai ritiri mensili, agli esercizi spirituali, alla celebrazione del sa-
cramento della Riconciliazione, alla lectio divina, al rosario e
altre forme di preghiera mariana, alle feste salesiane, ecc.
• Lo scrutinium della vita di preghiera sarà condotto seguendo una
metodologia idonea, che favorisca l’ispirazione che il tema richiede, in
modo da cogliere possibili segni di mediocrità e giungere a suggeri-
menti concreti per migliorare la qualità della preghiera.
• Verranno promosse iniziative in modo da fare della comunità
una “scuola di preghiera” per i giovani e per i laici (CG25 31).
Il programma comunitario includerà momenti di preghiera con
i giovani, i laici coinvolti nella missione, la Famiglia Salesiana e
altri gruppi ecclesiali e religiosi.
• La comunità stabilirà momenti di formazione permanente
sul tema della preghiera comunitaria, riflettendo sugli stimoli of-
ferti dal CG25 27 e da ACG 421- “La vita come preghiera”.
73

8.5 Page 75

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
4.1.3 Prendersi cura dell’identità carismatica
L’identità carismatica al
centro dell’attenzione
52. A partire dal Capitolo Generale Speciale, richiesto dal
Vaticano II, la Congregazione ha intrapreso un intenso
cammino di rinnovamento del carisma salesiano. I Capitoli
Generali seguenti hanno cercato di approfondire la nostra
identità carismatica al fine di incoraggiare una più grande
fedeltà, superando la mediocrità e rafforzando ciò che dà
solidità al cammino. I Rettori Maggiori hanno perseguito la
medesima priorità: “Continuare a curare la nostra identità
carismatica in piena fedeltà a Don Bosco” (ACG 419 13).
È responsabilità di ogni salesiano aver cura del carisma ri-
cevuto da Don Bosco, vivendo in fedeltà la sua vocazione e
aiutando i suoi confratelli a fare lo stesso. Ognuno apporta
la ricchezza della propria vocazione, di salesiano prete e sa-
lesiano laico, per raggiungere insieme questo fine comune. 11
Il ruolo del direttore e del
suo Consiglio
53. La Chiesa raccomanda a coloro che sono investiti del
servizio di autorità di aver cura del carisma: “L’autorità è
chiamata a tener vivo il carisma della propria famiglia re-
ligiosa”. 12 Ecco perché la Congregazione promuove molte
iniziative per assimilare ed approfondire il carisma salesiano
(pubblicazioni, incontri, corsi su temi specifici, celebrazio-
ni…). È importante che queste proposte trovino spazio nel
progetto personale di vita, come anche nel progetto della
comunità e della CEP. Il direttore e il suo Consiglio giocano
un ruolo importante nell’animare i confratelli, i laici e i gio-
vani, servendosi di appropriate iniziative, perché il carisma
salesiano sia sempre meglio compreso ed apprezzato.
• La comunità si prende cura di approfondire due degli elementi
specifici del carisma Salesiano: la complementarità delle due for-
me della vocazione Salesiana (preti e laici, cfr. CG26 74-78, CG27
69.7, ACG 424: Una rinnovata attenzione al Salesiano Coadiutore)
e la comunione e condivisione nello spirito e nella missione di
Don Bosco (Salesiani e laici, cfr. CG24, CG27 71.1-3).
74

8.6 Page 76

▲back to top
4. Custode ed animatore dell'identità consacrata salesiana
I progetti ispettoriali e le linee guida (Capitoli con le loro
decisioni ed orientamenti, Progetto Organico Ispettoriale, Pro-
getto Ispettoriale di Formazione, Progetto Educativo Pasto-
rale…), le deliberazioni dei Capitoli Generali e del Consiglio
Generale vengono studiate con attenzione, cercando i modi
migliori per tradurli nella prassi. Uno rinnovato studio di CG26
1-22, “Ripartire da Don Bosco”, attuando le iniziative là propo-
ste per i singoli e per le comunità.
• Con diligente attenzione si cura l’informazione sulla vita
della Congregazione e Famiglia Salesiana, servendosi dei
mezzi offerti dal mondo digitale.
• La comunità nella sua programmazione, stabilisce modi per
approfondire il carisma salesiano (spiritualità, storia, pasto-
rale, vita della Congregazione e della Famiglia Salesiana…):
lettura spirituale, corsi, conferenze, raduni, pubblicazioni, con-
tributi da internet.
• La comunità incoraggia la partecipazione dei confratelli in ini-
ziative comuni di formazione congiunta tra salesiani e laici sul
carisma salesiano (spiritualità, storia, impegno pastorale, Famiglia
Salesiana) sia a livello locale, che a livello ispettoriale e mondiale.
• Il direttore ed i confratelli integrano nel loro progetto di vita
personale mezzi atti ad approfondire la loro conoscenza del ca-
risma salesiano.
4.2 PROFETI DI FRATERNITÀ: ANIMATORE
DI COMUNIONE E DI CORRESPONSABILITÀ
La comunione è missione 54. La vita fraterna in comunità è una delle caratteristiche
essenziali della vita religiosa. È un dono di Dio che ha biso-
gno di essere vissuto, testimoniato e rafforzato. La Chiesa,
negli ultimi decenni, ha esortato le persone consacrate ad
essere “esperte di comunione” (VC 46) e a dare testimo-
nianza di fraternità come modello di vita per la comunità
ecclesiale e per la società umana. 13
75

8.7 Page 77

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Chi esercita l’autorità nella comunità ha una particolare re-
sponsabilità per rendere vivo il dono della fraternità. “I su-
periori e le superiore, in unione con le persone loro affidate,
sono chiamati a edificare in Cristo una comunità fraterna,
nella quale si ricerchi Dio e lo si ami sopra ogni cosa, per re-
alizzare il suo progetto redentivo” (FT 17). La vita fraterna
è già parte della missione. 14
La Congregazione ha posto seria attenzione a questo ele-
mento della vita consacrata. Accanto a quanto troviamo
nel testo delle Costituzioni, il CG25 è stato dedicato a
“La Comunità Salesiana oggi”. Da parte sua il CG27
ha evidenziato il discernimento sui salesiani come “pro-
feti di fraternità” ed ha proposto concrete linee di azio-
ne. Si tratta di orientameni particolarmente utili per un
confronto e una verifica della vita salesiana concreta. 15
Nel servizio di animazione, di comunione e di corresponsabi-
lità condivisa del direttore, i principali aspetti da curare sono:
1. Promuovere l’unità
2. Crescere nelle relazioni fraterne e nella comunicazione.
3. Costruire una comunità aperta ed accogliente.
4.2.1 Promuovere l’unità
Il direttore rappresenta
Cristo che unisce i suoi
discepoli
55. È lo Spirito che muove i cuori all’unione e ci aiuta a
formare così “un cuore solo ed un’anima sola per amare e
servire Dio e per aiutarci gli uni gli altri” (C 50). Grazie
allo Spirito, le comunità religiose possono essere testimoni
eloquenti di unità ed “esperte di comunione”.
A chi guida la comunità appartiene anche la responsabilità di
salvaguardare l’unità e promuoverla come “autorità operatrice
di unità”. 16 La Congregazione ha sempre considerato il di-
rettore in questi termini, fin dai tempi di Don Bosco, vedendo
76

8.8 Page 78

▲back to top
4. Custode ed animatore dell'identità consacrata salesiana
come suo primo impegno quello di essere “servitore dell’unità
che cura l’identità salesiana” (CG21 52). In tal modo “il di-
rettore rappresenta Cristo che unisce i suoi nel servizio del
Padre … Il suo primo compito è animare la comunità perché
viva nella fedeltà alle Costituzioni e cresca nell’unità” (C 55).
È necessario far rivivere in ogni salesiano la consapevolezza che
“Dio ci chiama a vivere in comunità, affidandoci dei fratelli da
amare. La carità fraterna, la missione apostolica e la pratica dei
consigli evangelici sono i vincoli che plasmano la nostra unità e
rinsaldano continuamente la nostra comunione” (C 50).
• Il direttore e il suo Consiglio motivano e seguono l’elaborazio-
ne, l’attuazione e la valutazione del progetto comunitario.
• Preparano e svolgono con la comunità lo scrutinium di vita
fraterna e cercano insieme le modalità più efficaci per vivere la
“spiritualità di comunione” (CG27 45).
• Animano la giornata settimanale della comunità (programmano
momenti di sollievo, di formazione, di preghiera, di comunicazione e
di condivisione fraterna) promuovendo le relazioni fraterne e favoren-
do la condivisione di esperienze di vita e di vocazione tra i confratelli.
• I confratelli valorizzano il colloquio con il direttore per parlare
della vita e della missione della comunità, valendosi di questa
opportunità anche per chiarimenti e per risolvere difficoltà.
Relazioni e
comunicazione in stile
salesiano
4.2.2 Relazioni fraterne e comunicazione
56. La comunione all’interno della casa salesiana richie-
de attenzione per le relazioni fraterne, facendo uso dove
necessario dei contributi delle scienze umane. La comuni-
tà è il luogo dove uno impara ad armonizzare l’“io” con il
“noi”, a rispettare la persona come anche il bene comune.
“La comunità religiosa diventa allora il luogo dove si impa-
ra quotidianamente ad assumere quella mentalità rinnovata
77

8.9 Page 79

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
che permette di vivere la comunione fraterna attraverso la
ricchezza dei diversi doni e, nello stesso tempo, sospinge
questi doni a convergere verso la fraternità e verso la corre-
sponsabilità nel progetto apostolico” (VFC 39).
Lo stile salesiano di vivere le relazioni ha le sue caratte-
ristiche peculiari: “l’amorevolezza salesiana” (C 15) e lo
“spirito di famiglia” (C 16) ed anche “la fraterna amicizia”
nella comunità (C 51). Questi sono ideali a cui dobbiamo
tendere e che servono come criteri per la valutazione dello
stile di vita personale e comunitario. La qualità delle rela-
zioni fraterne in comunità contribuisce alla comunione di
vita e alla condivisione dei beni. Questo corrisponde a un
desiderio che la Chiesa condivide e promuove (VFC 29-
34), ed è una caratteristica delle relazioni fraterne salesia-
ne. “In clima di fraterna amicizia ci comunichiamo gioie
e dolori e condividiamo corresponsabilmente esperienze e
progetti apostolici” (C 51). 17
Fermamente convinti dell’importanza della vita fraterna, il
direttore e il Consiglio locale ne hanno particolare cura,18
prestando attenzione alle circostanze concrete della vita
quotidiana. L’analisi della realtà delle relazioni di ogni co-
munità rivelerà luci e ombre; si dovrà quindi intervenire
con realismo e fede, pur sapendo che mai troveremo una
comunità perfetta e che siamo sempre in cammino. Per-
ciò dobbiamo aver fiducia nella grazia di Dio e munirci di
tanta pazienza, forza e speranza, facendo il possibile con i
mezzi che abbiamo a disposizione.
Il direttore e il suo Consiglio tengono presente anche che
una comunicazione adeguata è essenziale per la costruzione
della comunità. A tal fine fanno buon uso di tutti i mezzi
tradizionali di comunicazione all’interno della comunità re-
ligiosa, come la “buona notte” e le riunioni della comunità,
ma anche dei nuovi mezzi offerti dal mondo digitale. Sono
78

8.10 Page 80

▲back to top
4. Custode ed animatore dell'identità consacrata salesiana
molto consapevoli della necessità di un buon flusso di co-
municazione all’interno della comunità educativo-pastorale,
e con la ispettoria (CG24 128-137).
• ll direttore prepara bene gli incontri di comunità in modo da
facilitare la partecipazione ed il coinvolgimento dei confratelli.
• Valuta nel Consiglio la qualità delle relazioni in comunità, po-
nendo anche attenzione alla testimonianza di fraternità percepi-
ta dai giovani e dai laici, cercando modi concreti per migliorare.
• Presta attenzione ad ogni confratello e anche alle famiglie
dei confratelli (R 46).
• Promuove momenti di preghiera ed incontri in cui i confra-
telli possano condividere i loro interessi, preoccupazioni, pro-
getti, esperienze vocazionali, ansietà e gioie.
• È sensibile a difficoltà particolari di relazione all’interno della
comunità, per conoscere bene la situazione, prudentemente pen-
sare a possibili interventi, cercare le mediazioni più opportune.
Ogni confratello dà attenzione a tutto ciò che facilita le
relazioni interpersonali nella vita fraterna: il colloquio col diret-
tore, l’attenzione alla situazione di ogni confratello, il rispetto e
mutuo sostegno, la valutazione dei comportamenti che possono
indebolire le relazioni fraterne (critiche non costruttive, bronto-
lamenti, indifferenza, gelosia…), “facendo il primo passo”, chie-
dendo ed offrendo perdono, pazienza, correzione fraterna, dia-
logo per chiarirsi ove vi sono divergenze o far luce su situazioni,
preghiera per i confratelli, clima di discernimento…
• La comunità organizza momenti di formazione permanente sul
tema delle relazioni fraterne e della comunicazione, con l’aiu-
to di esperti nel campo delle relazioni e della comunicazione
quando necessario.
• La comunità e la CEP cercano modi per formarsi nell’area della
risoluzione dei conflitti. Il CG27 ci ricorda che le situazioni di
conflitto “non devono essere vissute solo come realtà negative,
ma come opportunità di maturazione: vanno illuminate dal Vange-
lo, affrontate e risolte con maggior coraggio, competenza umana
79

9 Pages 81-90

▲back to top

9.1 Page 81

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
e misericordia” (CG27 42). Indicazioni per affrontare le difficoltà in
spirito di comunione possono essere trovate in FT 25b.
• Il direttore riflette sui propri interventi in modo da superare le
sue difficoltà nel relazionarsi con i confratelli e con la comunità.
Mantiene anche un dialogo con l’ispettore e ricorre all’accom-
pagnamento spirituale.
4.2.3 Una comunità aperta e accogliente
Trovare la vita donando
vita, speranza donando
speranza, amore
donando amore
57. Nel contesto del suo costante invito ad avere una ‘Chiesa
in uscita’, Papa Francesco, chiede ai religiosi di “uscire da sé
stessi per andare nelle periferie esistenziali… Non ripiegatevi
su voi stessi, non lasciatevi asfissiare dalle piccole beghe di casa,
non rimanete prigionieri dei vostri problemi…Troverete la vita
dando la vita, la speranza dando speranza, l’amore amando”. 19
Lo spirito salesiano richiede che la comunità sia capace “di
rendere tutti partecipi dello spirito di famiglia salesiano” (C
56), e di essere solidali con la Chiesa locale e con la comunità
umana del contesto e territorio dove si è situati (C 57), pro-
movendo il coinvolgimento nella missione di forze diverse
(C 47), soprattutto di coloro a cui stanno a cuore i giovani. Il
segno di tale apertura ed ospitalità si trova nel coinvolgere i
confratelli nelle iniziative educative e pastorali e nella loro
presenza come nucleo animatore della CEP. I Capitoli Ge-
nerali hanno insistito molto sull’importanza di condividere
il carisma e la missione con i laici e nella Famiglia Salesiana,
e di coinvolgere nel progetto pastorale anche i giovani e le
loro famiglie. Il CG27, come pure la lettera di convocazione
del CG28, ci sfida ad aver a cuore questa dimensione al fine
di vivere la profezia della fraternità. 20
• Nel Consiglio locale e nella comunità il direttore valuti il rappor-
to della comunità con la Famiglia Salesiana, proponendo ini-
ziative specifiche per una più profonda comunione: lo studio della
80

9.2 Page 82

▲back to top
4. Custode ed animatore dell'identità consacrata salesiana
strenna del Rettor Maggiore e della Carta dell’identità carismatica
della Famiglia Salesiana di Don Bosco (2012), la collaborazione
nelle iniziative pastorali, la conoscenza dei diversi gruppi della Fa-
miglia Salesiana, favorendo la collaborazione dove possibile.
• Fa del suo meglio per rafforzare il senso di appartenenza e di
corresponsabilità dei salesiani e dei laici coinvolti nella pre-
senza salesiana: formazione comune, pianificazione e valutazio-
ne dei progetti, momenti di condivisione, incontri di preghiera,
modi per facilitare la condivisione delle informazioni…
• Promuove lo spirito di famiglia nei rapporti con i laici che con-
dividono la stessa missione, nonché il rispetto dei diversi ruoli e
compiti nell’animazione e governo delle attività salesiane.
• Cerca modalità concrete per favorire la presenza dei giovani
nella comunità salesiana (preghiera, incontri, formazione per-
manente, relazioni cordiali…).
• Incoraggia iniziative dove la presenza salesiana “raggiunge le
periferie esistenziali, dove la responsabilità è condivisa tra sa-
lesiani, laici e giovani.
• Partecipa alle attività della vita consacrata presente nella
zona e ai progetti pastorali della diocesi e della chiesa locale.
• Riflette con la comunità su come attualizzare le linee di azio-
ne del CG25 46 (comunità che accoglie) e del CG27 13-17, 39-
51, 70-71 (disponibili alla progettualità e alla condivisione).
• Fa da guida a una comunità nel suo insieme accogliente e
ospitale (C 56, R 45).
4.3 SERVI DEI GIOVANI: IL PRIMO
RESPONSABILE DELLA MISSIONE APOSTOLICA
Il direttore ha una
speciale responsabilità
nella missione
58. La profezia di fraternità guida la comunità ad occuparsi
della missione comune, a dedicarvisi con passione e coinvol-
gere altre forze per condurla a buon fine. Nella vita consa-
crata vi sono differenti modi di comprendere la relazione tra
81

9.3 Page 83

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
comunità e missione, ma i consacrati devono sempre essere
discepoli e allo stesso tempo apostoli.
La Chiesa investe di una responsabilità per la missione co-
lui al quale viene richiesto il servizio dell’autorità, al fine di
far crescere la comunità e la CEP nella carità pastorale.21
Nella vita salesiana la dimensione apostolica è molto
chiara e siamo convinti che “la missione dà a tutta la
nostra esistenza il suo tono concreto” (C 3). Sappiamo,
inoltre, che “il mandato apostolico che la Chiesa ci affida
viene assunto ed attuato in primo luogo dalle comunità
ispettoriali e locali i cui membri hanno funzioni comple-
mentari con compiti tutti importanti. Essi ne prendono
coscienza: la coesione e la corresponsabilità fraterna per-
mettono di raggiungere gli obiettivi pastorali. L’ispettore
e il direttore, come animatori del dialogo e della parteci-
pazione, guidano il discernimento della comunità affin-
ché essa proceda unita e fedele nell’attuazione del pro-
getto apostolico … Ciascuno di noi è responsabile della
missione comune e vi partecipa con la ricchezza dei suoi
doni” (C 44-45).
Animazione pastorale
della comunità salesiana
59. Differenti sono i modi con cui una comunità si rappor-
ta con il lavoro salesiano (vedi parte III, 7.2.2). Ciò richie-
de una riflessione, in sintonia con la comunità ispettoriale,
circa l’organizzazione, l’animazione e il governo. I frutti
di questa riflessione segneranno lo stile della direzione,
il coinvolgimento della comunità e l’identità della CEP
(CG24 169, 171; CG25 80-81, CG26 81,112, 120). Il ca-
pitolo 8 del Quadro di Riferimento della Pastorale Giova-
nile offre una presentazione di vasta portata del significato
e del ruolo della comunità salesiana, in modo speciale del
direttore, nel condurre avanti la missione salesiana assieme
a tutti gli altri che ne sono coinvolti. Sarà il punto focale
della terza parte di questo testo.
82

9.4 Page 84

▲back to top
4. Custode ed animatore dell'identità consacrata salesiana
Il direttore della comunità locale deve avere cura dei se-
guenti elementi:
1. Incoraggiare la carità pastorale dei confratelli.
2. Coordinare la corresponsabilità condivisa per la missione comune.
3. Guidare la comunità nel discernimento pastorale.
4. Stimolare l’animazione vocazionale.
4.3.1 Incoraggiare la carità pastorale
dei confratelli
Un padre che unisce
i suoi confratelli nella
comunione e nel servizio
apostolico
60. Il direttore, come padre che unisce i suoi confratelli nella
comunione e nel servizio apostolico, incoraggia la carità pasto-
rale dei confratelli e la loro dedizione alla missione comune,
ciascuno secondo le sue possibilità. La sua è una comunità di
discepoli missionari, parte di una Chiesa che si spinge avanti
per cercare i perduti e accogliere gli emarginati (EG 24).
Il direttore presta attenzione alla situazione di ogni confra-
tello, ai suoi successi e alle difficoltà, agli elementi di for-
mazione che possono far crescere le sue abilità pastorali, le
conseguenze di scelte operate che il confratello non fosse in
grado di percepire. Prende nota anche di ciò che non aiuta il
progetto comune, del diminuire dell’entusiasmo, del modo
in cui l’azione pastorale si amalgama con il resto della vita
consacrata del confratello, di come il confratello condivide
la missione della comunità… Tutto questo può diventare
oggetto di dialogo fraterno nel colloquio personale e nel di-
scernimento comunitario.
• Il direttore incoraggia la partecipazione di tutti nella rifles-
sione sul modello di presenza salesiana che si intende seguire.
• Promuove un’atmosfera comunitaria di preghiera e di impegno
pastorale, consapevole che “la missione si sviluppa autenticamente
quando noi l’accogliamo come proveniente da Dio, e quando da Lui
traiamo sostentamento per il nostro servizio” (CG27 53).
83

9.5 Page 85

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
• Organizza momenti di formazione per la comunità insieme
alla CEP per l’assimilazione dei criteri del Quadro di Riferimento
della Pastorale Giovanile e le esigenze che il Sistema Preventivo
suscita in ciascun contesto.
4.3.2 Coordinare la corresponsabilità
per la missione comune
Coinvolgimento pastorale 61. La comunità ispettoriale assegna una parte della mis-
di ogni confratello e
corresponsabilità da
sione ad una comunità locale e ne determina i criteri idonei
parte di tutti
e i mezzi. Ogni comunità locale mette tutte le sue energie al
servizio della missione, con attenzione alle circostanze par-
ticolari che caratterizzano il rapporto tra la comunità e il
tipo di attività, come indicato in CG26 120 e CG25 78-81.
Appartiene al direttore, con l’aiuto del Consiglio locale, di
coordinare il coinvolgimento pastorale di ciascun confratel-
lo ed incoraggiare la corresponsabilità di tutti, nella concre-
tezza della situazione che si vive, e alla luce del modello di
animazione e governo adottato dall’ispettoria.
• La comunità elabora il progetto comunitario in cui viene defi-
nito il ruolo della comunità nella CEP dell’Opera salesiana.
• La comunità partecipa all’elaborazione e alla valutazione del
PEPS, in cui vengono definite le responsabilità dei confratelli e
laici che condividono la nostra missione. Il direttore e il Consiglio
locale accompagnano il Consiglio della CEP nell’elaborazione
del PEPS locale.
• Il direttore assicura l’accompagnamento personale e voca-
zionale dei laici e delle persone responsabili dei diversi settori
dell’opera salesiana.
• Il direttore cura il coordinamento dei diversi settori del lavoro
salesiano, assicurando unità e coesione.
84

9.6 Page 86

▲back to top
4. Custode ed animatore dell'identità consacrata salesiana
4.3.3 Guidare il discernimento pastorale
Guardare la vita e il
mondo con gli occhi del
discepolo
62. Don Bosco era un uomo costantemente aperto all’ispira-
zione divina. Da lui impariamo a fare sempre un buon discer-
nimento per cogliere quali siano i campi prioritari dell’azione
pastorale e i migliori criteri per tale azione in ogni contesto
concreto. Questa disposizione al discernimento pastorale è
l’espressione della “conversione pastorale” che la Chiesa chie-
de a ogni salesiano. Fa parte della “corresponsabilità nell’ob-
bedienza” della comunità salesiana (C 66).
Il discernimento è un modo di essere nel mondo, un atteg-
giamento fondamentale e allo stesso tempo un metodo di la-
voro, che consiste nel guardare la vita e il mondo in cui siamo
immersi con gli occhi del discepolo. Ci porta a riconoscere e
a sintonizzarci con l’azione dello Spirito in autentica obbe-
dienza. In questo modo diventa apertura a ciò che è nuovo,
coraggio di uscire da noi stessi e forza per non cedere alla
tentazione di ridurre il nuovo a ciò che è già noto. 22 EG
51 delinea il processo di discernimento facendolo consistere
nel riconoscere, interpretare e scegliere.
Rinnovato impegno per i 63. Il CG26 indica le linee di azione per ogni salesiano e
giovani più poveri e per le
loro famiglie
per ogni comunità nell’impegno di educare ed evangelizzare
i giovani, con attenzione alle “nuove frontiere” dei giovani
più poveri e delle loro famiglie. 23 Sono le linee di azione
a cui guardare come criteri per il discernimento circa la si-
gnificatività della azione educativa pastorale della comunità.
Inoltre, il CG27 73.1 richiede ad ogni ispettoria “una pro-
fonda verifica sulla significatività e presenza tra i più poveri
delle nostre opere, secondo i criteri offerti dai Capitoli Ge-
nerali e dai Rettori Maggiori, in vista di una ‘conversione
pastorale strutturale’ e di una maggiore finalizzazione verso
le nuove povertà (cfr. R 1)”.
85

9.7 Page 87

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Il direttore, aiutato dal Consiglio locale ed in armonia con
l’ispettoria, ha la responsabilità di promuovere questo spiri-
to di discernimento, in modo tale che le decisioni pastorali
siano il più possibile conformi al carisma salesiano (C 44).
• Il Consiglio locale e la comunità offrono un contributo qualifi-
cato nella valutazione e nel discernimento circa la significati-
vità di ogni presenza salesiana (CG27 73,1).
• La comunità valuta la sua dimensione pastorale alla luce
delle linee guida del CG26 34, 38, 43, 48, 106, 109.
• Promuove iniziative per la formazione dei salesiani e dei laici
con riguardo alla missione salesiana e al Quadro di Riferimento
della Pastorale Giovanile Salesiana.
• Cura iniziative che prestino attenzione ai giovani poveri nella
presenza salesiana, in consonanza con il progetto locale e in
collaborazione con le istituzioni o le agenzie che lavorano per lo
sviluppo sociale sul territorio.
• Assicura la qualificazione dei salesiani e dei laici, per ser-
vire i giovani poveri e le loro famiglie, con progetti specifici in
ogni casa salesiana per realizzare, come richiesto dal CG27 72-
73, “l’uscita verso le periferie”.
La prima proposta
vocazionale è la
testimonianza di una
comunità fraterna
4.3.4 Incoraggiare l’animazione vocazionale
64. L’animazione vocazionale, che aiuta i giovani a scoprire
che cosa il Signore si attende da ciascuno di loro, è un ele-
mento decisivo nella pastorale salesiana. Sin dall’inizio della
nostra Congregazione è chiaro che la prima proposta voca-
zionale verso la vita consacrata salesiana è la testimonianza
di una comunità fraterna, dove si vede l’entusiasmo per il
Signore e per la missione a cui Lui ci chiama.
La creazione di una cultura vocazionale inizia, quindi, con
la testimonianza di ciascun salesiano e della comunità sa-
86

9.8 Page 88

▲back to top
4. Custode ed animatore dell'identità consacrata salesiana
lesiana (CG26 52b). Come afferma l’Instrumentum Labo-
ris del sinodo dei vescovi, I giovani, la fede e il discernimento
vocazionale, “è evidente che nella qualità spirituale della
vita della comunità risiedono grandi opportunità per avvi-
cinare i giovani alla fede e alla Chiesa e nell’accompagnarli
nel loro discernimento vocazionale” (184 – tema ripreso
in CV 202, 216-217, 242-243).
Animazione vocazionale
orizzonte ultimo del
nostro lavoro pastorale
65. Il Quadro di Riferimento della Pastorale Giovanile
Salesiana parla dell’animazione vocazionale come la di-
mensione che segna “l’orizzonte ultimo della nostra pa-
storale” e come “il cuore del PEPS”. È per questa ragio-
ne che in definitiva ci prendiamo cura del cammino di
educazione alla fede, e dell’accompagnamento personale,
che aiuta i giovani a elaborare il loro progetto personale
di vita e a fare discernimento vocazionale, in modo tale
che essi siano abilitati a orientarsi verso opzioni di vita in
sintonia con i valori del Vangelo, e in risposta a ciò che il
Signore si aspetta da loro. 24
La Chiesa presenta orientamenti per l’animazione vocazio-
nale nella esortazione apostolica post-sinodale Christus Vi-
vit (cfr. CV capitoli 8 e 9).
Già durante la vita di Don Bosco il direttore aveva un ruolo
speciale di animazione e accompagnamento per quei giova-
ni che vivevano la stagione delle scelte di vita decisive per
il loro futuro. Oggi questo servizio salesiano di animazio-
ne vocazionale (C 28, 37) viene attuato in sintonia con il
progetto ispettoriale e locale di animazione vocazionale. Il
direttore assicura che i salesiani, i giovani e gli educatori
crescano nella loro risposta vocazionale (C 55) e che l’ani-
mazione vocazionale sia parte del PEPS locale.
87

9.9 Page 89

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
• La comunità pianifica momenti di formazione permanente sul
tema “la necessità di convocare”, fermandosi sulle linee di
azione per ciascun salesiano (CG26 62, 66, 70) e per la comuni-
tà (CG26 63, 67, 71).
• Elabora e segue il progetto locale di animazione vocaziona-
le, in linea con il progetto ispettoriale.
• Include la preghiera per le vocazioni nel ritmo di vita di pre-
ghiera della comunità.
• Dà la testimonianza di una comunità che è unita e impegna-
ta dando il meglio di sé nella missione con e per i giovani, i
laici, la Famiglia Salesiana e la gente del proprio territorio. Invita
i giovani e i laici che ne condividono la missione a partecipare in
determinati momenti della vita della comunità (preghiera, condi-
visione, celebrazione, formazione...).
• Accoglie e fa spazio nella sua vita per i giovani che stanno
discernendo la loro vocazione.
• Partecipa a iniziative e corsi di formazione per l’accompa-
gnamento personale e vocazionale.
• È vicina alle famiglie dei giovani che si sentono chiamati a una
vita di speciale consacrazione, accompagnando il processo di
discernimento vocazionale.
• Dà attenzione ai gruppi della Famiglia Salesiana e alle loro
proposte di animazione vocazionale, e incoraggia i confratelli ad
accompagnare i laici che condividono la stessa missione giova-
nile salesiana e i membri della Famiglia Salesiana nei loro cam-
mini di crescita vocazionale.
88

9.10 Page 90

▲back to top
5. UN SERVIZIO CARISMATICO
Carisma salesiano e
servizio dell’autorità
66. Riconosciamo che il carisma salesiano è dono di Dio
alla Chiesa, che ci guida a vivere in un modo particolare
gli elementi della vita consacrata, così come sono delineati
nelle nostre Costituzioni. Il carisma determina il modo di
vivere e esercitare il servizio dell’autorità (animazione e go-
verno) e i mezzi adottati per incoraggiare salesiani e comu-
nità a crescere in fedeltà alla vocazione salesiana. In questa
sezione parleremo di disposizioni e attitudini, come pure di
strumenti e strutture di animazione.
Il direttore facilita il
dialogo
5.1 DISPOSIZIONI E ATTEGGIAMENTI
5.1.1 Ascolto e dialogo
67. Il dialogo è l’abilità di una persona a favorire buone re-
lazioni umane ed aiutare a costruire comunità; presuppone
il desiderio di incontrare l’altro e cercare il bene comune.
Implica l’ascolto, la conoscenza dell’altro, la ricerca del bene
comune, la condivisione delle proprie ricchezze…
Nella vita consacrata il dialogo è condizione indispensabile
per la costruzione della vita fraterna, per facilitare il discer-
nimento e condividere le responsabilità. Colui che anima la
vita della comunità ha un ruolo di grande importanza nel
facilitare il dialogo.25
Lo stile salesiano delle relazioni personali e pastorali con-
sidera il dialogo come un qualche cosa di specifico e pro-
prio, di tipicamente nostro, oltre a riconoscerne l’alto valore
nella cultura contemporanea e un obiettivo di prim’ordine
nell’educazione dei giovani (C38, 44, 66, 70). Il dialogo fa
ugualmente parte del nostro stile di animazione e gover-
no, per facilitare la partecipazione e la condivisione della
responsabilità. Il CG27 lo propone come modalità di vivere
la profezia della fraternità (CG27 69.1-3).
89

10 Pages 91-100

▲back to top

10.1 Page 91

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Il direttore esamina la sua abilità nel dialogare, sia perso-
nalmente che con l’aiuto di una guida: abilità ad ascoltare ed
aver cura dei confratelli e degli interessi comuni, pazienza di
fronte ad istanze di mancanza di corresponsabilità, desiderio di
promuovere una buona informazione, accettazione di persone
e di opinioni diverse dalle proprie, conoscenza e controllo del
proprio carattere in modo da non bloccare il dialogo, chiarezza
unita a carità nella presentazione di principi e criteri…
• Il Consiglio della casa è attento alle modalità di dialogo e
partecipazione della comunità, avanzando proposte concrete
per migliorarne la qualità.
• La comunità cura bene i momenti che coinvolgono dialo-
go (incontri, momenti di discernimento in assemblea, incontri
di formazione…): informazione, preparazione del materiale per
facilitare partecipazione, attenzione alla interazione con i parte-
cipanti, motivazioni spirituali…
• I confratelli riflettono sul modo di vivere in comunità le indica-
zioni di C 66 e del CG27 69.1-3
5.1.2 Libertà personale e corresponsabilità
Rispetto della dignità
delle persone e della loro
libertà
68. La vita consacrata contribuisce alla formazione di
persone mature che vivono una libertà responsabile.
Questo è quanto ogni confratello professa: “Io, in piena
libertà, mi offro totalmente a Te impegnandomi a dare
tutte le mie forze…” (C 24).
Negli ultimi decenni si è insistito sul fatto che l’autorità
nella vita consacrata deve essere esercitata nel rispetto della
dignità e libertà delle persone. Per questo la persona cui è
affidato il servizio dell’autorità deve creare un clima di par-
tecipazione e corresponsabilità, animando tutti a impegnar-
si nel progetto comune e nel servizio di ogni persona, con le
sue necessità particolari, e della comunità nel suo insieme. 26
Egualmente, nel rispetto della missione comune, l’autorità
90

10.2 Page 92

▲back to top
5. Un servizio carismatico
Partecipazione e
corresponsabilità
sa come assumere le proprie responsabilità e incoraggiare la
corresponsabilità di quanti coinvolti.27
Colui a cui è affidata l’autorità deve superare alcuni possibili
errori nel modo di esercitare il servizio dell’autorità: incapacità
di ascoltare, l’autoritarismo, il clericalismo, la mancanza di sen-
sibilità verso le persone e i gruppi, la mancanza di un adeguato
funzionamento degli organismi di animazione e di governo…
69. Lo stile di animazione e di governo promosso dalla
Congregazione salesiana è segnato da certi principi fon-
damentali: partecipazione, corresponsabilità, sussidiarietà,
decentramento (C 123-124), l’obbedienza di persone libere
e responsabili. Questi sono principi che la Congregazione
ha proposto nei Capitoli Generali sulla vita fraterna e la
missione condivisa da parte della CEP (CG27 69.3, 71.1),
estendendo questa corresponsabilità ai laici, alla Famiglia
Salesiana e ai giovani (CG27 15, 19, 70.2).28
La libertà è uno dei grandi valori oggi, non solo per i gio-
vani a cui siamo inviati, ma anche per il grande gruppo di
giovani salesiani in formazione iniziale. Il fatto che siano
tutti “nativi digitali” accentua la propensione culturale con-
temporanea alla libertà di scelta. Con Papa Francesco siamo
invitati a riconoscere in questo cambio culturale un dono e
un’opportunità per gli educatori,29 nello spirito dell’umane-
simo che abbiamo ereditato da Francesco di Sales, che “cre-
de nelle risorse naturali e soprannaturali dell’uomo, pur non
ignorandone la debolezza” (C 17). Con il sinodo sui giovani,
la fede e il discernimento vocazionale, riconosciamo che la
libertà è allo stesso tempo “responsoriale”, preceduta e ge-
nerata da un atto d’amore, e quindi chiamata ad essere una
risposta nell’amore, ed essere cioè “responsabile”.30
91

10.3 Page 93

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
L’ispettoria elabora un buon modello di animazione e go-
verno della presenza salesiana locale, così che ogni opera
conosca chiaramente le responsabilità delle diverse persone e
organi collegiali, in modo che queste non siano lasciate alla sola
gestione del direttore o di quelli a cui sono affidati incarichi spe-
cifici. La comunità applica il modello di animazione e di governo
proposto dall’ispettoria per ogni casa.
• Il Consiglio locale e l’assemblea della comunità elaborano mo-
dalità per promuovere la corresponsabilità, la partecipazione
e il senso di appartenenza. Trovano le opportune modalità per
valutare il livello di coinvolgimento delle persone e per la corre-
zione fraterna, quando la corresponsabilità è debole.
• Il direttore assicura una adeguata informazione e comunica-
zione a riguardo di progetti e attività.
• La comunità promuove iniziative per la formazione delle per-
sone (salesiani e laici) al lavoro di équipe e in stile salesiano
di corresponsabilità.
5.1.3 Discernimento personale e comunitario
Discernimento, ovvero
l’attitudine base della
formazione permanente
70. Il discernimento, come abbiamo detto sopra, è un modo
di guardare il mondo con gli occhi del discepolo. È qualcosa
che la Chiesa richiede specialmente ai religiosi, essendo una
“comunione di persone consacrate che professano di cerca-
re e compiere insieme la volontà di Dio” (FT 1). Significa,
come dice Papa Francesco, “non solo riconoscere e interpre-
tare le mozioni dello spirito buono e dello spirito cattivo,
ma – e qui sta la cosa decisiva – scegliere quelle dello spirito
buono e respingere quelle dello spirito cattivo” (EG 51; cfr.
Gaudete et Exsultate 167-175 e Christus Vivit capitolo 9).
Il discernimento richiede certe disposizioni fondamentali
nella vita religiosa: uno sguardo di fede su tutti gli avveni-
menti e le circostanze, qualità della vita spirituale, abilità
di ascolto e di dialogo, apertura alla conversione richiesta
92

10.4 Page 94

▲back to top
5. Un servizio carismatico
Il direttore anima
e incoraggia il
discernimento
dal discernimento, capacità di comunicazione personale e
spirituale. 31 “Il discernimento è momento tra i più alti della
fraternità consacrata, ove risaltano con particolare chiarezza
la centralità di Dio quale fine ultimo della ricerca di tutti,
come pure la responsabilità e l’apporto di ognuno nel cam-
mino di tutti verso la verità” (FT 20e).
Nel carisma salesiano il discernimento è anche una fonda-
mentale attitudine della persona, basilare per la formazione
permanente (C 119 e ACG 425 25-37), che aiuta a trovare
il corretto orientamento nelle decisioni della vita ordinaria
e nelle scelte pastorali a livello personale e comunitario. È
l’abilità di imparare dalle esperienze della vita alla luce della
fede e del nostro carisma (C 98). Ogni confratello e ogni co-
munità è protagonista e responsabile di questa costante aper-
tura al discernimento.
Il CG 25 chiede che la comunità aiuti il singolo confratello a
dare unità alla sua vita “praticando il discernimento evangelico
come atteggiamento di ricerca della volontà di Dio, attraverso
il dialogo comunitario e coerenti processi decisionali ed esecu-
tivi” (CG25 32). Noi sappiamo che “nell’ascolto della Parola di
Dio e nella celebrazione dell’Eucaristia esprimiamo e rinnovia-
mo la nostra comune dedizione al divino volere. Nelle cose di
rilievo cerchiamo insieme la volontà del Signore in fraterno e
paziente dialogo e con vivo senso di corresponsabilità” (C 66).
71. Il direttore “aiutato dalla comunità, ha una speciale re-
sponsabilità nel discernere” (C 69) i doni di ogni confratel-
lo e le scelte pastorali (C 44). Animazione e discernimento
sono affidati al direttore (CG27 51) non tanto come meto-
dologie per esercitare il suo ruolo, quanto piuttosto come at-
titudini da coltivare costantemente e in cui crescere giorno
dopo giorno insieme ai suoi confratelli. Questo è un modo
di vivere i tre aspetti del suo ministero sacerdotale: il ser-
vizio della Parola, il servizio di santificazione, il servizio di
93

10.5 Page 95

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
guida (ACG 306 14). Tutti i confratelli, tuttavia, sono con-
sapevoli che il direttore non deve solo animare ma anche
governare: è chiamato a dire l’ultima parola nei momenti di
discernimento “prendendo le opportune decisioni” (C 66).
• La comunità coltiva gli elementi della vita salesiana che aiutano
il discernimento: la qualità della vita di preghiera, la cura della vita
spirituale e della carità pastorale, la volontà di ascolto e di dialogo,
abilità di comunicazione, condivisione di responsabilità, il colloquio,
partecipazione agli incontri di comunità, la lectio divina…
• Promuove la pratica del discernimento comunitario alla luce della
Parola di Dio e delle Costituzioni (CG25 15, cfr. FT 20 ‘e’ e ‘f’) e
incoraggia i momenti che rafforzano la vita comunitaria come la
preghiera insieme, le riunioni, i ritiri, la revisione di vita, riunioni del
Consiglio, tempi di ricreazione, il giorno della comunità (CG25 15).
• Elabora il progetto della vita comunitaria salesiana, tenendo
presente la situazione dei confratelli e sottolineando gli aspetti
della formazione personale, della comunicazione e della comu-
nione e gli impegni assunti dal PEPS (CG25 15).
• Coinvolge tutti, in spirito di famiglia, nei momenti di program-
mazione e di valutazione (progetto comunitario, progetto edu-
cativo pastorale). I confratelli sono fedeli al colloquio personale
con il direttore e con l’ispettore durante la visita ispettoriale.
• Il direttore e la comunità hanno cura della qualità del ritiro
mensile e trimestrale, e degli esercizi spirituali.
5.2 STRUMENTI PER L’ANIMAZIONE
5.2.1 Il colloquio col direttore
Un mezzo semplice per
creare spirito di famiglia
e aiutare il confratello a
crescere nella fedeltà
72. Il colloquio con il direttore è uno strumento sempli-
ce per creare senso di famiglia e per aiutare il confratello a
crescere nella sua vocazione. Fin dai tempi di Don Bosco
è stato un aiuto molto efficace per l’animazione della vita
della comunità e del singolo confratello.
94

10.6 Page 96

▲back to top
5. Un servizio carismatico
Il direttore fa il primo
passo
Lo studio della Congregazione negli ultimi decenni indica
che il colloquio è in crisi e che la sua pratica va rinnova-
ta e aggiornata, in sintonia con i recenti orientamenti della
Chiesa sulla vita religiosa.32
Nel sondaggio fatto sull’accompagnamento personale sale-
siano nel 2017, che ha coinvolto più di 4000 intervistati,
uno dei punti che è emerso chiaramente è stata la distinzio-
ne tra il colloquio con il direttore o rendiconto e la direzio-
ne spirituale personale, sia nella pratica sia come desiderio
espresso in vari modi soprattutto dai confratelli del postno-
viziato, tirocinio e formazione specifica.33 Tale distinzione
non significa di per sé una perdita di valore del colloquio. Al
contrario, aiuta a renderlo più vicino e fedele al suo tratto
più caratteristico e originale, chiaramente intuito da Don
Bosco: essere uno dei mezzi più efficaci per “promuovere
il buon andamento della comunità” (C 70). Quando tutti i
confratelli incontrano regolarmente il loro direttore in questo
colloquio fraterno, gli stanno offrendo un aiuto molto prezio-
so per l’animazione e il governo della comunità. Il colloquio
diventa quindi un modo di praticare la partecipazione an-
che nella responsabilità di governo che è parte del processo
di rinnovamento della vita religiosa, come raccomandato nel
documento Per vino nuovo otri nuovi (VN 19-24).
73. In spirito di umiltà e di servizio, il direttore fa il primo
passo per promuovere questa “buona pratica” dello stile di
animazione e di governo salesiano, considerando i benefici
che porta alla vita dei confratelli e della comunità. Conside-
rata la sua importanza, ritiene suo compito invitare i confra-
telli per questo incontro.
Il direttore accetta ogni confratello per quello che è: figlio di
Dio, persona consacrata, membro della Congregazione; e, da
buon pastore, è pronto ad accompagnarlo nel cammino della
sua sequela Christi.34 Dà dovuta considerazione alle circostanze
95

10.7 Page 97

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Confidenzialità
psichiche, relazionali e vocazionali del confratello, in modo da
assicurare che il colloquio fraterno sia rispettoso ed efficace.
Consapevole delle reali difficoltà di natura psicologica, o le-
gate al contesto e alla cultura, il direttore cerca di assumere
atteggiamenti che possano essere di aiuto per il dialogo: un
sincero desiderio spirituale di aiuto verso il confratello e la
comunità, un genuino interesse per la vita di ciascuno, la
ricerca di occasioni formali e informali di incontro, attitu-
dini e abilità che favoriscono l’intesa (capacità di ascolto e
dialogo, fiducia, disponibilità a condividere, attenzione alla
persona), nonché attenzione per l’ambiente esterno in cui
l’incontro ha luogo...
74. Le nostre Costituzioni e Regolamenti (C 70 e R 49) ci
ricordano gli elementi fondamentali nel colloquio con il di-
rettore. I temi su cui si porta l’attenzione variano in base
all’attitudine con cui ci si appresta al dialogo, sia da parte
del confratello che da parte del direttore. Alcuni incontri
sono funzionali alla risoluzione di particolari problemi; in
altri vengono affrontate questioni personali. A volte si con-
dividono punti che riguardano la vocazione e la vita spiri-
tuale, mentre altre volte l’argomento riguarda la comunità e
il ministero, situazioni dei confratelli, le loro gioie e dolori,
preoccupazioni di varia natura...
Il direttore sa bene che il colloquio con il confratello è pro-
tetto dalla riservatezza: nihil, unquam, nulli - niente, mai,
a nessuno.35 Qui il principio formulato dal CG19 conserva
tutto il suo valore: “L’obbligo del segreto circa le cose udite
in rendiconto è rigorosissimo. Trattandosi di cose intime il
Direttore è tenuto a non svelare nulla né direttamente né
indirettamente per nessun motivo, in nessun tempo, meno
ancora quando si tratti di ammissioni ai Voti oppure agli
Ordini” (CG19 c. VIII, 11 – ACG 244 97-98).
96

10.8 Page 98

▲back to top
5. Un servizio carismatico
L’indagine sull’accompagnamento personale salesiano mo-
stra che la mancanza di riservatezza è tra i fattori più inquie-
tanti denunciati dagli intervistati in ogni fase della forma-
zione iniziale, poiché danneggia e rovina la fiducia reciproca,
condizione indispensabile in ogni rapporto umano significa-
tivo, tanto più a questo livello di interazione tra confratelli.36
Quando ci sono difficoltà nelle relazioni, è necessaria molta
pazienza, insieme alla ricerca dei modi più adeguati e profi-
cui per migliorare i rapporti.
• Il direttore e i confratelli studino insieme come favorire il col-
loquio col direttore (rendiconto) nella comunità.
• Il direttore prende l’iniziativa per invitare i confratelli al collo-
quio fraterno e trova modi creativi per coinvolgerli.
• È molto attento a mantenere la confidenzialità a riguardo di
quanto gli viene manifestato durante il colloquio.
• Il colloquio offre una buona opportunità per dare la dovuta at-
tenzione ai genitori e alla famiglia del confratello (R 176).
L’accompagnamento
personale è di vitale
importanza per la
crescita
5.2.2 Accompagnamento personale
75. L’accompagnamento personale qui è inteso in senso
lato, includendo il colloquio con il direttore, la direzione
spirituale, la confessione, ecc.
Nella vita consacrata l’accompagnamento è necessario per
aiutare il religioso a conformarsi sempre più a Cristo Gesù.37
Il desiderio dell’accompagnamento personale è un elemento
chiave in Don Bosco, nella sua vita personale, nel suo lavoro
con i giovani e anche con i suoi salesiani. La Pastorale Gio-
vanile propone l’accompagnamento nella relazione pastorale
(cfr. CV 242-247, 291-298; QdR 115-117); R 99 la propone
97

10.9 Page 99

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Accompagnamento
spirituale comunitario
anche per la vita salesiana, secondo la necessità di ogni con-
fratello. Il CG27 lo indica come una chiara meta per ogni
salesiano: “Avere una guida spirituale stabile e riferirsi ad essa
periodicamente” (CG27 27.2; indicazione che si trova già in
CG26 20).38 Questo vale anzitutto per il direttore stesso.
L’accompagnamento personale aiuta il salesiano ad essere
fedele alla sua vocazione, crescendo in esperienza spirituale,
fraterna e pastorale. È inoltre un sostegno prezioso quan-
do si devono affrontare situazioni particolari, favorendo la
chiarezza nel discernimento e nelle decisioni da prendersi.
76. Il contesto culturale (con la sua tendenza all’individua-
lismo, alla concentrazione sul benessere personale, all’auto-
sufficienza, alla sfiducia negli altri) e le possibili esperienze
negative di accompagnamento (mancanza di rispetto e con-
fidenzialità, metodi di accompagnamento che non rispet-
tano i processi di personalizzazione, inadeguata attenzione
all’esperienza spirituale…) rendono necessario il migliora-
mento del servizio di accompagnamento attraverso una spe-
cifica preparazione per questa forma di ministero.
Il direttore è responsabile per l’“accompagnamento spirituale
della comunità” (C 55). Egli si rende disponibile a tutti per
il colloquio o rendiconto, e offre, inoltre, se il confratello lo
desidera, un accompagnamento spirituale personale (C 70, R
78). Ben sapendo che il Sistema Preventivo è una pedago-
gia della libertà, seguendo la modifica apportata alla Ratio
(FSDB 233 e 417) così come indicato nella sezione 5.2.5 di
Giovani salesiani e accompagnamento - Orientamenti e diret-
tive, incoraggia ciascuno ad avvalersi dell’aiuto di una guida
spirituale, rispettando e promuovendo, fin dalle prime fasi di
formazione iniziale, la libertà del confratello nella scelta della
sua guida. “Studia di farti amare”, ricordando le parole di Don
Bosco a don Rua: sa infatti che deve guadagnarsi la fiducia dei
confratelli piuttosto che avvalersi dell’autorità di una norma.
98

10.10 Page 100

▲back to top
5. Un servizio carismatico
È consapevole del fatto che vi sono molte altre forme di
accompagnamento, a seconda delle circostanze, stile di re-
lazioni, e esperienze spirituali delle persone con cui si ha
concretamente a che fare: condivisone della propria vicenda
vocazionale e vita spirituale; colloquio fraterno; sacramen-
to della Riconciliazione; confronto fraterno focalizzato su
particolari temi o problemi…
Durante le fasi della formazione iniziale, la Ratio chiede che
la guida spirituale sia un salesiano. Gli Orientamenti e diret-
tive su giovani salesiani e accompagnamento dicono tuttavia
che è meglio investire nella “qualità salesiana” dei formatori e
della comunità, piuttosto che far forza su una norma esterna
da seguire. Certamente sono da assicurare due elementi: 1.
che la guida scelta conosca bene il nostro carisma e spiritua-
lità; 2. che sia possibile incontrare la guida con regolarità. In
una relazione caratterizzata da reciproca fiducia e confidenza,
il direttore sa dialogare con il confratello in formazione anche
sulla scelta della sua guida spirituale.39
Se il direttore viene scelto come guida spirituale da alcuni
confratelli in formazione iniziale, sarà estremamente atten-
to alla questione della riservatezza, specialmente al momen-
to dell’ammissione a voti, ministeri o ordini.
• Il direttore, consapevole del suo servizio come animatore della fe-
deltà vocazionale di ogni confratello, vuole essere una guida guida-
ta, e quindi cerca chi lo accompagni, facendo diventare l’accompa-
gnamento personale parte del suo progetto personale di vita.
• Garantisce la presenza di un confessore esterno durante i
ritiri mensili e trimestrali.
• La comunità studia la proposta del CG26 70 (“Il salesiano ...
sia disponibile per l’accompagnamento spirituale, curando la
propria preparazione”), che trova continuità nella proposta del
CG27 75.1 sulla preparazione dei salesiani e dei laici nell’arte
dell’accompagnamento.
99

11 Pages 101-110

▲back to top

11.1 Page 101

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
• Il direttore e la comunità studiano e attuano Giovani salesiani
e accompagnamento – Orientamenti e direttive (2019).
5.2.3 La “buona notte”
Momento privilegiato di
direzione spirituale
77. “Il direttore o chi per esso, secondo la tradizione salesiana,
rivolga alla comunità fraterne parole di ‘buona notte’” (R 48).
La “buona notte” è un momento privilegiato di direzione spiri-
tuale comunitaria perché dà l’opportunità di una lettura di fede
degli eventi del giorno o della settimana, contribuendo così
al rafforzamento dell’identità carismatica della comunità. È
ugualmente di grande valore educativo-pastorale e carismatico
quando è rivolta ai giovani e alla comunità educativo-pastorale,
se conveniente sotto forma di un pensiero di “buongiorno”.
Ci sono modi diversi di dare la buona notte. Sarebbe dav-
vero meraviglioso poter mantenere questa tradizione: nella
sua semplicità, contiene un grande valore formativo.
È un momento famigliare di unità dei cuori e di condi-
visione di cose di interesse: notizie, informazioni su eventi,
presentazione di progetti educativo–pastorali nella comuni-
tà, nell’ispettoria, della Congregazione.
È una limpida parola di incoraggiamento al termine del gior-
no, che può aiutare a riportare serenità ai cuori dei confratelli,
superando la stanchezza di carattere psicologico o spirituale, ri-
portando l’attenzione al centro e al significato della nostra vita.
Non è solo un momento per scambiare informazioni; è in-
terpretazione di fede degli avvenimenti giornalieri, un vero
esercizio di discernimento comunitario.
È un modo per dare forza alla sensibilità salesiana a ri-
guardo della vita e degli avvenimenti.
100

11.2 Page 102

▲back to top
5. Un servizio carismatico
• Il direttore si fa carico della responsabilità di preparare la “buo-
na notte”, in modo che sia un momento significativo di direzio-
ne spirituale per la comunità.
• Il direttore con il suo Consiglio sottopongono a verifica sia la
modalità che l’efficacia delle “buone notti”, ascoltando anche
ciò che i confratelli hanno da dire al riguardo, e modificando
quanto necessario, per assicurare la qualità di questo mezzo
originale di comunicazione salesiana.
• Il direttore offre l’opportunità di presentare il pensiero di
“buon giorno” o “buona notte” a confratelli e anche ad al-
tri, inclusi giovani, educatori, membri della Famiglia Salesiana,
incoraggiandoli a condividere elementi significativi da ciò che
si porta avanti nei vari settori dell’opera, o altri aspetti della vita
salesiana, ecclesiale e sociale.
5.2.4 Il progetto personale di vita
Un aiuto per l’unità della
vita e la crescita nella
fedeltà vocazionale
78. È utile ricordare che il “progetto personale di vita salesia-
na” è una forma contemporanea delle “risoluzioni” che Don
Bosco prendeva durante gli esercizi spirituali annuali o quan-
do stava per iniziare una nuova fase della sua vita, come modo
per assicurare la crescita della sua vita spirituale e vocazione.
Il CG25 14 propose il progetto personale di vita come una li-
nea guida da seguire da parte di tutta la Congregazione, e chie-
se che concrete indicazioni fossero offerte ai confratelli. CG27
5 e 67.1 lo ha riproposto nuovamente ad ogni confratello come
un mezzo efficace per promuovere la fedeltà vocazionale.40
Il progetto personale di vita è frutto di discernimento spiri-
tuale sulla propria vita e abilita il confratello a dare unità al
processo di fedeltà vocazionale nel contesto della situazio-
ne di ciascuno e delle sfide che deve affrontare. Quello che
è importante non è tanto la formale stesura del progetto,
quanto piuttosto la ferma volontà del confratello di crescere
101

11.3 Page 103

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
nella fedeltà, adottando concrete misure per il suo cammino,
maturate durante il processo di accompagnamento perso-
nale. Il progetto personale non è un modo per dominare il
proprio futuro e pianificare il successo, quanto piuttosto un
aiuto per rispondere giorno per giorno alla chiamata del Si-
gnore (C 96), e rimanere docili ai suggerimenti dello Spirito
negli eventi della vita quotidiana (C 64, 119).
Come Don Bosco, quindi, ogni salesiano fa in modo che il
progetto personale di vita emerga dal suo cammino di fede
e che lo aiuti a maturare nella sua vocazione.
• Il direttore elabora e rivede annualmente il suo progetto per-
sonale di vita, includendo aspetti che possono aiutarlo a mi-
gliorare e crescere nel ministero a lui affidato.
Incoraggia la formulazione e la revisione del progetto per-
sonale di vita attraverso differenti momenti di animazione: il
colloquio, le buone notti, gli incontri, i ritiri mensili e gli esercizi
spirituali, l’accompagnamento personale.
• Dedica particolare attenzione a questo riguardo ai confratelli in
tirocinio che gli sono affidati. L’accompagnamento personale di-
venta più significativo e utile se collegato al piano personale di vita.
• Valorizza e incoraggia l’assunzione di un progetto personale
di vita nell'accompagnamento dei giovani.
5.2.5 Il progetto comunitario
Uno strumento molto utile 79. Il progetto della comunità è un altro utile strumento di
per l’unità e la direzione
del cammino comunitario
animazione della comunità salesiana nella sua fedeltà voca-
zionale. Dà unità e sostiene tutti gli impegni che i confratel-
li assumono come comunità. Tra i vari mezzi a disposizione
del direttore per accompagnare la comunità, questo è uno
dei più rilevanti ed efficaci, con effetti benefici che si fanno
sentire durante tutto l’anno.
102

11.4 Page 104

▲back to top
5. Un servizio carismatico
Il processo che si attiva annualmente per elaborare il proget-
to incoraggia il dialogo, la condivisione tra i confratelli della
loro esperienza vocazionale, delle loro aspettative, problemi e
obiettivi, favorendo la corresponsabilità e il senso di apparte-
nenza. Il progetto comunitario è già una prassi ben radicata
in alcune parti della Congregazione, ma non in altre. Tenia-
mo presente che le Costituzioni e i Regolamenti parlano
della comunità che redige il suo programma ogni anno, che
concerne “la vita, le attività e l’aggiornamento” della comunità
(R 184, C 181). Il CG25 (72-74) invitava le comunità a ela-
borare un progetto, e a non limitarsi ad un semplice program-
ma: “Affrontando il tema della comunità salesiana, il CG25
ha visto nel progetto di vita comunitaria un mezzo efficace
per rafforzare la capacità di ‘vivere e lavorare insieme’, per su-
perare la progressiva dispersione del lavoro individuale, per
evitare il rischio della frammentazione pastorale. Per questo
motivo esso ha chiesto ad ogni comunità di ‘operare secondo
un progetto comunitario’ (CG25 72)”. 41
Il progetto comunitario
è distinto dal progetto
educativo e pastorale
80. Il progetto comunitario è distinto dal progetto educa-
tivo pastorale (PEPS). Quest’ultimo coinvolge la comunità
educativo-pastorale, riguarda la missione condivisa, offre una
cornice per il lavoro educativo e pastorale nel territorio e ri-
mane come mappa di riferimento per diversi anni. Il progetto
della comunità è un esercizio annuale, fatto dai confratelli,
focalizzato sulla loro vita d’insieme e sulla loro crescita vo-
cazionale, con mete e conseguenti strategie per l’anno che si
apre davanti a loro. La sua efficacia non consiste tanto nel do-
cumento scritto, che può essere molto semplice nella forma,
ma nel condividere la stessa visione e direzione di marcia, che
nasce dall’impegno comune nel formularlo.
Per aiutare a sviluppare questo orientamento del Capitolo Ge-
nerale 25, il dicastero per la formazione pubblicò un documen-
to, Il Progetto della comunità salesiana – processo di discernimento
e di condivisione (2002). 42 Il documento richiamava le motiva-
103

11.5 Page 105

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
zioni, offriva suggerimenti riguardo al metodo, all’elaborazione
e alla valutazione, e faceva riferimento anche alle condizioni
necessarie per favorirne l’utilità, alla corresponsabilità che im-
plicava, e a possibili difficoltà che si potevano incontrare.
I diversi contesti e circostanze di ogni comunità condizio-
nano l’elaborazione e la valutazione di questo strumento. Il
direttore e il suo Consiglio devono tenere presente tutto ciò
nel loro lavoro di animazione della vita comunitaria.
• La comunità discute le indicazioni del CG25 72-74 e quelle del
dicastero per la formazione, a riguardo del progetto comunitario.
• Il direttore motiva e prepara ogni anno la comunità per la ela-
borazione del progetto comunitario, alla luce delle indicazioni date
dal dicastero per la formazione e dall’ispettoria. Studia insieme anche
le modalità di attuazione e di valutazione del progetto comunitario.
• Ha cura che che il progetto comunitario risponda alla reale
situazione della comunità.
• Facilita il coordinamento e la sintonizzazione tra il progetto
comunitario e gli aspetti interessati del PEPS locale.
5.2.6 Correzione fraterna
Un mezzo per crescere
in fraternità e nella nella
fedeltà vocazionale
81. La correzione fraterna è parte dell’impegno della vita
cristiana ad aiutare i credenti a orientare la loro vita al Si-
gnore e ai suoi piani, modificando attitudini e modi di vita
in modo da portarli ad essere in armonia con il Vangelo (Mt
18, 15-20; Gal 6,1-5). Nella vita consacrata, la correzione
fraterna è proposta come mezzo di comunicazione e forma-
zione, e come aiuto per crescere nella fedeltà vocazionale.43
La nostra regola di vita parla del confratello che accetta la
correzione fraterna per crescere in fraternità (C 52), come
un aiuto di continua conversione (C 90) e come mezzo per
104

11.6 Page 106

▲back to top
5. Un servizio carismatico
Modi diversi di
correggere
crescere nella fedeltà vocazionale (C 121).
L’esercizio della correzione fraterna non è facile. CG25 14,
15, 54 e CG27 48, 68.2 la propongono come una sfida da af-
frontare nella vita salesiana, poiché fa sorgere punti interroga-
tivi su aspetti della vita del confratello e della comunità. L’ef-
ficacia di questo mezzo per promuovere la fedeltà vocazionale
dipende in grande misura dall’atmosfera della comunità, che
può favorire o no questo esercizio di carità fraterna.
82. I modi di esercitare la correzione fraterna sono tanti
e diversi, dalla piccola osservazione nella vita ordinaria
al discernimento condotto negli incontri comunitari su
temi importanti che coinvolgono la vita dei confratelli.
Qualche volta il buon esempio è sufficiente perché i con-
fratelli diventino più consapevoli delle loro responsabilità
e si sentano incoraggiati al cambiamento; altre volte sarà
necessario un incontro comunitario per rivedere aspet-
ti della vita che necessitano correzioni e miglioramenti.
Qualche volta è necessario intervenire pubblicamente
per far presenti alla comunità criteri comuni, mentre altre
volte sarà necessario parlare personalmente al confratello
o chiedere l’aiuto di qualcuno per intervenire.
Sempre, comunque, la correzione fraterna presuppone
certe condizioni:
• uno spirito di fede e di preghiera da parte di chi fa la correzione;
• discernimento, apertura, umiltà;
abilità di ascolto, comprensione, accettazione, aiuto, perdono;
evitare l’offesa, il giudizio negativo, il biasimo, l’impulso
aggressivo;
correzione motivata dall’amore e offerta con amore.
105

11.7 Page 107

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Il direttore promuove la formazione delle abilità necessarie
per una fruttuosa correzione fraterna (dialogo, ascolto, per-
dono, buona comunicazione…).
Mette in programma scrutinia sui vari aspetti della vita co-
munitaria: i consigli evangelici, fraternità, vita di preghiera, mi-
nistero pastorale…
Valorizza la mediazione di chi può aiutare a risolvere con-
flitti o differenze di opinioni.
Valorizzare la storia
di famiglia e la buona
amministrazione
5.2.7 La cronaca della casa e l’archivio
83. Uno dei compiti affidati dai nostri Regolamenti al di-
rettore e al suo Consiglio è: “Tenga ordinato e aggiornato
l’archivio e rediga o faccia redigere la cronaca della casa” (R
178). Non si tratta di un requisito meramente burocratico,
quanto piuttosto di consentire alla comunità di fare teso-
ro della sua storia familiare e di essere sempre pronta ad
affrontare richieste e possibili sfide con registri corretti e
aggiornati. Un archivio ordinato garantisce una risposta ap-
propriata alle situazioni in cui si richiede tempestivamente
la documentazione adeguata. È una misura preventiva sag-
gia per una buona amministrazione e governo.
5.3 STRUTTURE DI ANIMAZIONE
5.3.1 Il Consiglio locale
Essenziale per la buona
animazione e governo
della comunità
84. Il Consiglio locale, come anche l’assemblea dei con-
fratelli, quando la comunità non coincide con il Consiglio
locale, è un organo semplice ma prezioso di discernimen-
to, formazione e condivisione, che merita di essere meglio
valorizzato e rispettato. È stabilito dal Diritto Canonico e
dalle nostre Costituzioni e Regolamenti ed è essenziale per
la buona animazione e il buon governo della comunità.
106

11.8 Page 108

▲back to top
5. Un servizio carismatico
Uno dei punti chiave nel servizio del direttore è la sua abilità a
lavorare in équipe, rispettando e promuovendo la competenza
del Consiglio locale, valorizzandone la capacità di promuovere
la crescita della comunità. Le riunioni dei Consigli e delle as-
semblee non devono quindi essere considerate come semplici
requisiti da soddisfare. Nel loro funzionamento inteso in senso
proattivo sta una preziosa possibilità che può moltiplicare la
fecondità della vita e della missione della comunità. Questa è
la chiara direzione di marcia suggerita dalla Chiesa per il pro-
cesso di rinnovamento della vita religiosa.44 La sinodalitàdi-
venta la via che la Chiesa è chiamata a percorrere, a tutti i livelli.
Le competenze del Consiglio sono indicate in C 178-186, insie-
me alle specifiche indicazioni per gli incontri (R 180). Ulteriori
dettagli più specifici devono esser indicati a seconda del modello
di animazione e governo assunto da ogni singola comunità, te-
nendo presenti i modi diversi di rapportarsi tra la comunità e il
lavoro salesiano in ogni opera (vedi dopo, parte III 7.2.2).
Alcuni confratelli fanno parte del Consiglio in forza del
ruolo che occupano, mentre per altri l’appartenenza è legata
alla peculiare situazione della comunità.46
Dobbiamo riconoscere che, nel caso di tante piccole comu-
nità, tutti i membri professi perpetui fanno parte del Con-
siglio, così che non c’è praticamente alcuna differenza tra la
comunità locale e l’assemblea dei confratelli. In questo caso
le Costituzioni danno la possibilità di una maggiore fles-
sibilità nella gestione dei ruoli e delle strutture per il buon
andamento della vita e delle attività della comunità.
Qualora le circostanze suggeriscano qualche eccezione,
l’ispettore con il consenso del suo Consiglio, udito il
parere della comunità locale interessata, può modificare,
sempre salva la figura del direttore, le strutture ordinarie
e i ruoli all’interno della comunità, soprattutto quando
questa è numericamente ridotta (C 182).
107

11.9 Page 109

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
La responsabilità dei
membri del Consiglio
è per sua natura
carismatica
85. È importante promuovere le capacità di lavoro di équipe
tra i membri del Consiglio (ascoltare, dialogare, comunicare,
programmare, corresponsabilità…). Il Consiglio locale non
ha solo compiti amministrativi o di governo. La responsa-
bilità dei membri del Consiglio è carismatica per sua natura
poiché i membri sono chiamati a servire la comunità e la
missione salesiana secondo lo spirito di Don Bosco e gli
orientamenti della Congregazione.
La relazione tra il Consiglio locale e il Consiglio della CEP
o dell’Opera è definita dalla ispettoria.
I laici incaricati di diversi settori, presidi, direttori di scuo-
le tecniche, direttori di oratori, partecipano in modi diversi
alla missione e al lavoro salesiano. In linea con lo spirito e gli
orientamenti del CG2747 e della lettera di convocazione del
CG2848, il loro coinvolgimento nei processi decisionali deve
essere parte del normale svolgimento delle attività. Data
la grande varietà di contesti e situazioni locali, gli orienta-
menti specifici su questo argomento devono essere definiti
a livello ispettoriale, con altri criteri aggiuntivi che saranno
messi a punto durante la visita ispettoriale.
Va ricordato che, secondo le deliberazioni del CG26, gli
economi laici possono essere invitati a partecipare al Consi-
glio locale senza diritto di voto (cfr. CG26 121).
Il direttore di una comunità di formazione procura di con-
vocare periodicamente anche le riunioni della équipe di for-
mazione, dato che non tutti i formatori sono anche membri
del Consiglio locale.
• Il direttore assicura la presenza e interazione di quegli elementi in-
dispensabili per assicurare un buon lavoro di équipe: preparare e
convocare l’incontro, darne previa informazione, qualità ed efficien-
za degli incontri, chiarezza nelle decisioni e nel verbale, correspon-
108

11.10 Page 110

▲back to top
5. Un servizio carismatico
sabilità nel prendere decisioni, discrezione circa le cose discusse…
• Tiene tempestivamente informati i confratelli sugli incontri
del Consiglio: prima, in modo che possano contribuire alla rifles-
sione, e dopo, a riguardo delle decisioni prese (R 180).
• Egli promuove iniziative di condivisione, formazione e pre-
ghiera tra i membri del Consiglio.
• Mette in programma periodicamente una revisione del modo
di operare del Consiglio stesso.
• Quando lo ritiene opportuno il direttore invita i laici con re-
sponsabilità speciali nella CEP, come anche gli economi laici,
a partecipare al Consiglio locale.
5.3.2 Il vicario del direttore
È il primo collaboratore
del direttore
86. Il servizio del direttore è portato avanti con l’aiuto e
il consiglio di varie persone e organismi. Il vicario è una
figura importante nella tradizione salesiana: “È il primo
collaboratore del direttore” (C 183, R 182).
Anche se il vicario ha “un potere vicario ordinario” che eserci-
ta in quei compiti a lui affidati, e in tutto quello che riguarda
il governo ordinario in assenza del direttore, fin quando l’i-
spettore non decide diversamente, per diritto canonico non è
un “ordinario”. L’ esperienza mostra che il ruolo del vicario
dipende, in gran parte, dai compiti a lui affidati dal direttore e
dalla sua capacità di interpretarli e gestirli e quindi di favorire
e sostenere l’attuazione del progetto comunitario. Ancora più
importante è che tra direttore e vicario ci sia un buon livello
di intesa e diciamo pure di reciproca amicizia.
Spetta al direttore stabilire con il vicario una relazione ispi-
rata alla mutua comprensione, fiducia, corresponsabilità, al
prendersi cura della vita della comunità e della vocazione
109

12 Pages 111-120

▲back to top

12.1 Page 111

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Un esercizio di
discernimento
comunitario
dei confratelli. Il direttore trova momenti per incontrarsi e
dialogare con il vicario, condividendo con lui i problemi del-
la vita comunitaria e dei confratelli, oltre a piani, proposte di
miglioramento e possibili compiti che potrebbe assumere.
Il vicario a sua volta prende l’iniziativa nel sostenere il diret-
tore, nel consigliare, correggere, e anche dissentire e formu-
lare suggerimenti e proposte.
La nostra tradizione, in cui il direttore è chiamato ad essere
padre, suggerisce pure che il vicario si prenda cura in modo
speciale della disciplina e di questioni organizzative; anche in
questo modo diventa un sostegno importante per il direttore.
• Oltre al suo “potere vicario ordinario” il vicario ha specifici
compiti affidatigli dal direttore.
• Il direttore si impegna a chiarire il ruolo e gli incarichi del
vicario nella comunità, cosicché i confratelli conoscano con
chiarezza i compiti a lui affidati e le particolari responsabilità e
autorità associate a questi compiti.
5.3.3 L’assemblea dei confratelli
87. Espressione dei valori di partecipazione e corresponsabilità
(C 123),“l’assemblea dei confratelli, che riunisce tutti i salesia-
ni della comunità locale, è convocata e presieduta dal direttore
per l’esame consultivo delle principali questioni riguardanti la
vita e le attività della comunità”. É una espressione dei valori
della partecipazione e della corresponsabilità (C 186), ma so-
prattutto è un esercizio di discernimento comunitario.
Come già detto, tuttavia, oggi vi è un numero considere-
vole di comunità in cui, dato il numero ridotto, non vi è
alcuna differenza pratica tra l’assemblea dei confratelli e il
Consiglio locale.
110

12.2 Page 112

▲back to top
5. Un servizio carismatico
Oltre ad essere un organismo previsto dal nostro diritto
proprio, lo spirito di famiglia gli dà il tono di un incontro
fraterno di condivisione, discernimento, programmazione,
valutazione, formazione e corresponsabilità per la vita e la
missione comune.
I compiti dell’assemblea sono indicati in R 184; possono
essere ulteriormente sviluppati, in base alla qualità della vita
fraterna e della partecipazione dei confratelli.
• Il direttore prepara con cura le assemblee di comunità (in-
formazione, agenda, ambiente, verbali).
• Crea un clima di corresponsabilità e senso di appartenenza,
un clima di discernimento e di famiglia.
• Insieme al Consiglio accoglie con sincero interesse le con-
clusioni delle assemblee, comunica le decisioni, coinvolge i
confratelli nel portare a termine quanto si è convenuto, dà il re-
soconto di quanto si è conseguentemente realizzato.
5.4 ATTENZIONE PERSONALIZZATA
AI CONFRATELLI
Attenzione alla situazione 88. Il direttore “ha responsabilità diretta anche verso ogni
concreta di ogni
confratello
confratello: lo aiuta a realizzare la sua personale vocazione
e lo sostiene nel lavoro che gli è affidato” (C 55). Questo
compito del direttore può essere portato avanti in modi di-
versi, ma è sempre necessario essere attenti alle situazioni
concrete di ogni confratello.
Molte circostanze incidono sulla situazione personale di un
confratello: i processi di formazione, la personalità, le situa-
zioni familiari, il cammino nella vita salesiana, le esperienze
pastorali e di vita comunitaria, l’esperienza spirituale, i pro-
getti, le difficoltà, i doni e le qualità… Come in famiglia,
111

12.3 Page 113

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
comunque, ogni fratello deve essere accolto, amato ed inte-
grato nella comunità (C 52).
5.4.1 Salesiani presbiteri e salesiani laici
Complementarietà delle
due forme: un tesoro
carismatico
89. Una delle caratteristiche della nostra Congregazione è
la complementarietà tra confratelli chierici e laici nella vita
e negli impegni della comunità. Riteniamo che la comple-
mentarità delle due forme della nostra vocazione salesiana
sia un prezioso tesoro tipico del nostro carisma, per cui sia-
mo grati verso chi ci ha insieme chiamati a questa vita.49
Il CG26 e CG27 hanno insistito sugli elementi comuni
della nostra vocazione e la Congregazione ha riflettuto ap-
profonditamente sulle due forme, ed ha offerto indicazioni
per realizzare e promuovere tale complementarietà: la co-
noscenza dell’identità del salesiano laico, le riflessioni sul-
le specifiche competenze, la formazione paritaria per tutti
i membri, indicazioni per la formazione specifica dei soci
chierici e laici, buone relazioni fraterne.50 La complemen-
tarità è una risorsa da valorizzare anche nei processi deci-
sionali, secondo i principi che le Costituzioni delineano a
riguardo del servizio dell’autorità:
La comune vocazione comporta la partecipazione
responsabile ed effettiva di tutti i membri alla vita e all’azione
della comunità locale, ispettoriale e mondiale, sia sul piano
dell’esecuzione che su quello della programmazione,
dell’organizzazione e della revisione, secondo i ruoli e le
competenze di ciascuno.
Tale corresponsabilità esige la partecipazione dei confratelli,
secondo le modalità più convenienti, alla scelta dei
responsabili di governo ai vari livelli e all’elaborazione delle
loro decisioni più significative.
È dovere di chi esercita l’autorità promuovere e guidare
questo contributo mediante l’informazione adeguata, il
dialogo personale e la riflessione comunitaria (C 123).
112

12.4 Page 114

▲back to top
5. Un servizio carismatico
• Il direttore si impegna con costanza nel promuovere e dare
visibilità ad entrambe le forme della vocazione salesia-
na specialmente nella comunità educativa e pastorale, anche
quando non ha confratelli coadiutori nella sua comunità.
• Crea opportunità per momenti di studio e riflessione sulla
nostra unica vocazione nelle sue due forme.
• Fa attenzione a evitare ogni linguaggio discriminatorio (ad
esempio, “padri salesiani”).
5.4.2 Confratelli in formazione iniziale
Il tirocinio è la fase
più caratteristica della
formazione iniziale
90. In accordo con la FSDB e la sezione sulla formazione
nel Direttorio Ispettoriale, ogni casa di formazione ha un
suo progetto formativo.
Dal punto di vista salesiano, il tirocinio è la fase più caratte-
ristica della formazione iniziale (FSDB 428). Il suo obiet-
tivo principale è l’integrazione degli elementi basilari della
vita salesiana fino a formare “un progetto di vita fortemente
unitario” (C 21); il ruolo formativo del direttore è qui prioritario,
dal momento che è lui che aiuta i suoi tirocinanti a fare esperien-
za dei valori della vocazione salesiana (C 98). Questa è una delle
responsabilità più importanti e delicate del direttore.51
Quinquennio:
accompagnare la
transizione verso il pieno
attivo coinvolgimento
nella vita pastorale
91. Una particolare attenzione va anche ai confratelli del
quinquennio per accompagnarli nel passaggio dalla fase
della formazione specifica alla vita attiva in comunità edu-
cativo-pastorali, aiutandoli ad assumere i nuovi impegni in
sintonia con i criteri fondamentali della vita salesiana.
Il Direttorio Ispettoriale fa riferimento alle iniziative promos-
se dalla comunità a riguardo del tirocinio e del quinquennio,
in linea con quanto indicato dalla FSDB. I confratelli, che
stan vivendo queste stagioni della vita salesiana, sono consa-
113

12.5 Page 115

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Segno di fraternità nel
Regno di Dio
La comunità facilita
l’integrazione
pevoli dell’importanza di queste fasi della formazione e della
necessità di accompagnamento e verifica, includendo nel pro-
prio progetto di vita gli obiettivi di queste fasi e partecipando
alle iniziative proposte dall’ispettoria per la formazione.
Il direttore, da parte sua, si rende vicino ai giovani salesia-
ni, e si assicura che siano poste in atto le condizioni per
una fruttuosa esperienza formativa (colloquio personale,
accompagnamento spirituale personale, specifiche proposte
formative, amicizia, sostegno, scrutini trimestrali e giudizi
di ammissione in vista dei rinnovi della professione…).
5.4.3 Interculturalità
92. La vita consacrata implica la possibilità di vivere la nostra
vocazione in luoghi e contesti culturali diversi. Da parte del
singolo religioso ciò richiede una buona capacità di adatta-
mento e integrazione, mentre da parte delle comunità esige
la capacità di accogliere e celebrare la diversità (VN 13; 40).
In questo modo diventiamo segni della fraternità del Regno,
segni di unità nella diversità. L’esperienza di interculturalità
non ci è nuova: è una realtà presente nella Congregazione fin
dalle prime comunità missionarie, e da ben prima del Con-
cilio Vaticano II esistevano comunità formative interculturali
in molti paesi dove siamo presenti. Va notato tuttavia che dal
Concilio Vaticano II in poi, con la Chiesa anche la Congre-
gazione è passata a una nuova sensibilità verso i contesti cul-
turali locali. Il CG27 e i ripetuti richiami del Rettor Maggio-
re don Ángel Fernández Artime ci invitano ora a promuovere
comunità internazionali con esperienze di interculturalità,
che diventano testimonianza di unità e di carità pastorale
(CG27 29; 75,5).
93. La comunità che riceve dei confratelli salesiani pro-
venienti da un’altra cultura favorisce una loro buona in-
tegrazione a vari livelli: materiale (abbigliamento, cibo,
114

12.6 Page 116

▲back to top
5. Un servizio carismatico
amministrazione economica, documenti, opportunità di
imparare lingue e culture…), relazionale (all’interno e ver-
so l’esterno della comunità), spirituale (assicurando la pos-
sibilità di valorizzare il sacramento della Riconciliazione e
l’accompagnamento spirituale), pastorale. Introduce i nuo-
vi arrivati e fa loro conoscere la vita della nuova ispettoria,
le comunità e i confratelli, incluse le comunità educati-
vo-pastorali. Il direttore ha una speciale responsabilità nel
facilitare il graduale inserimento di questi confratelli, ed
aiuta a coltivare buoni rapporti con la famiglia e l’ispetto-
ria di provenienza.
La comunità valorizza la ricchezza delle diverse culture
dei confratelli, ne accompagna il processo d’integrazio-
ne e accoglie i contributi di ciascuno per la vita e la mis-
sione comune. Essa aiuta tutti i confratelli a sviluppare
capacità di dialogo ed accoglienza, a comprendere le
diversità e a valorizzare l’altro, superando gli atteggia-
menti che non sono di aiuto. Promuove inoltre la fra-
terna uguaglianza tra confratelli provenienti da diversi
gruppi etnici o contesti culturali e sociali, evitando ogni
discriminazione.
5.4.4 Confratelli che stan vivendo
momenti difficili
Il direttore e la comunità
intervengono in modo
tempestivo ed opportuno
94. Nella vita di un confratello possono sorgere momenti
di dubbio, debolezza e caduta di motivazioni. Al di là dell’a-
pertura e trasparenza del confratello stesso, è importante
che il direttore e la comunità siano sensibili nel cogliere la
situazione ed intervenire nei tempi e nei modi opportuni.
La qualità della vita fraterna, con i suoi momenti di pre-
ghiera, di formazione, di correzione fraterna, momenti di
incontro, e il sostegno che nell’insieme offre, sono il primo
modo di aiutare il confratello, ma questo non è sufficiente.
115

12.7 Page 117

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Il direttore deve cercare anche altre modalità di aiuto, come
un accompagnamento personale e proposte di formazione
adatte in centri specializzati, la vicinanza di qualche confra-
tello in particolare, e il riequilibrio del carico di lavoro.
I primi interventi non sempre producono risultati imme-
diati; ci vuole molta pazienza, perseveranza, fiducia e fede
nell’azione della grazia.
5.4.5 Confratelli anziani
Anzianità come un dono
da accogliere
95. Vita Consecrata parla dell’età avanzata come di un dono
che deve essere accolto e valorizzato nella vita consacrata; è
un pensiero che è spesso ripreso da Papa Francesco.52 La tra-
dizione salesiana ci ricorda che la comunità circonda i con-
fratelli anziani di affetto e di attenzioni (C 53), mentre questi
a loro volta continuano a vivere la loro vocazione con gioia, a
servizio della comunità e della missione nei modi a loro pos-
sibili.53 Il loro contributo alla missione comune non è affatto
meno rilevante e meno fruttuoso, se vissuto in uno spirito di
fede. “Nella vita si inserisce la sofferenza e la croce. E biso-
gna subito dire che il periodo di infermità e di limitazione è
fecondo quanto quello dell’attività specifica, se viene vissuto
alla luce del mistero della morte e risurrezione di Gesù”.54
Differenze nel percorso vocazionale, l’esperienza spirituale e
pastorale, le condizioni di salute, fanno sì che l’integrazione
in comunità sia in qualche modo unica e distinta per ogni
confratello. Le iniziative di formazione permanente per aiu-
tare a “vivere bene la terza età” sono sempre utili. Il dialogo e
il colloquio con i salesiani più anziani li aiuta a sentirsi parte
della famiglia, riconoscendo le loro possibilità e i loro limiti
e indicando loro concreti campi di azione e modi per contri-
buire alla vita e all’azione della comunità, anche attraverso la
preghiera e la vicinanza ai giovani e agli educatori della pre-
senza salesiana. Naturalmente questo dialogo non è sempre
116

12.8 Page 118

▲back to top
5. Un servizio carismatico
facile: richiede pazienza e chiarezza, ma anche fermezza di
fronte a desideri individuali che potrebbero essere in contra-
sto con la comunità e i progetti pastorali.
Attenzione personalizzata 96. I confratelli anziani hanno bisogno di attenzioni per-
a seconda dei diversi
contesti
sonali a seconda della loro salute e per il loro benessere
psicologico e spirituale. Il direttore è responsabile di questo
tipo di accompagnamento. Li aiuta ad amare e ad essere
amati, invitando anche gli altri membri della comunità a
manifestare affetto e attenzione, anche dedicando tempo
nel far loro visita. Gli anziani d’altra parte spesso sanno
offrire vari tipi di aiuto ai loro fratelli più giovani.
Si deve riconoscere che a riguardo dei confratelli anziani le
situazioni sono estremamente diverse da regione a regione
nella Congregazione. Ispettorie con pochissimi confratelli
anziani non ricevono da loro l’esperienza e la saggezza che
viene con l’età. Altre, con numeri grandi di confratelli anzia-
ni nelle comunità, presentano un altro tipo di sfida per il di-
rettore; in questo caso gli ispettori hanno la prima responsa-
bilità a riguardo della consistenza qualitativa e quantitativa
delle comunità, cercando altre soluzioni quando necessario.
5.4.6 Confratelli ammalati
La malattia: un tempo
per vivere la nostra
vocazione
97. L’esperienza della malattia può diventare un periodo
privilegiato per vivere con maggiore intensità la nostra
vocazione. Ovviamente ogni situazione è diversa e ogni
persona la vive in maniera diversa. Specialmente quan-
do ci sono confratelli che non sanno esprimere il loro
bisogno di aiuto, spinti dalla comunione fraterna sono
il direttore e i confratelli a dover fare il primo passo nel
chiedere, ascoltare ed aiutare. La sensibilità e attenzione
verso un confratello malato è una grande espressione di
fraternità.
117

12.9 Page 119

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
C’è bisogno di aiutare il confratello ad accettare la sua si-
tuazione e a viverla in spirito di fede (C 53), così che possa
scoprire la fecondità pastorale della sua preghiera e del dono
della sua sofferenza unita a quella di Cristo.
Un confratello ammalato ha bisogno di vari tipi di attenzione
(medica, psicologica, spirituale). Se continua a vivere nella co-
munità, ciò diventa occasione per testimoniare la vita fraterna
e lo spirito di famiglia. Come in ogni famiglia questo richiede
un impegno supplementare da parte degli altri confratelli. In
alcuni casi il confratello è trasferito in una casa per anziani
e ammalati. Il direttore di questa casa e i suoi collaboratori
seguono questi confratelli con attenzione fraterna, cercando
di favorire la vicinanza della comunità locale e ispettoriale.
Confratelli che fan fatica
ad accettare i loro limiti
98. A volte un confratello trova difficile accettare i propri
limiti e quel che gli viene richiesto dai medici e da chi si
prende cura di lui. Qui bisogna essere contemporaneamente
dolci e fermi. Le persone di cui si fida, compreso il personale
medico, possono aiutare il confratello ad accettare decisioni
difficili, anche quando sono contrarie ai suoi desideri.
Non possiamo dimenticare l’importanza di mantenere una
comunicazione costante con l’ispettore e con la famiglia del
confratello malato, né le visite e comunicazioni da parte di
altri confratelli e comunità. Sarebbe molto bello se l’ispet-
toria potesse offrire iniziative di formazione volte ad aiutare
i confratelli malati ad accettare e vivere positivamente quel
particolare momento di prova.
5.4.7 Confratelli che hanno bisogno
di speciale attenzione
Confratelli con vari
99. Abbiamo anche confratelli in cura psicologica o psichia-
problemi, con dipendenze,
o che hanno particolari
trica per vari problemi o per dipendenze (alcol, sostanze, in-
difficoltà di integrazione ternet, gioco etc.), o che hanno particolari difficoltà di inte-
118

12.10 Page 120

▲back to top
5. Un servizio carismatico
grazione. Le indicazioni date sopra per i confratelli malati
valgono anche per questi, ma richiedono un tatto e una sen-
sibilità anche maggiore da parte del direttore della comunità.
È necessario definire chiaramente le condizioni della cura
che questi confratelli devono seguire, con precise linee gui-
da per loro, come anche per il direttore e la comunità. Sa-
rebbe ideale poter riconoscere il prima possibile i sintomi di
situazioni problematiche. Il clima di famiglia in comunità,
relazioni franche e sincere, la correzione fraterna, il collo-
quio amichevole: questi sono alcuni dei mezzi normali ed
efficaci per prevenire e accompagnare i confratelli che han-
no bisogno di speciale attenzione.
In queste situazioni può essere necessario cambiare qualcosa
nei ritmi della vita comunitaria e nelle nostre interazioni.
Qualunque famiglia normale si trova a dover modificare le
proprie abitudini quando qualcuno è malato, e la vera fra-
ternità ci chiede di fare lo stesso.
Confratelli soggetti a
restrizioni o in situazioni
speciali
100. Il direttore si assicura che gli orientamenti della Con-
gregazione e dell’ispettoria per la protezione e salvaguardia
dei minori siano ben conosciute, e le fa osservare con chia-
rezza e fermezza, superando anche possibili resistenze.55 Il
direttore coordina qualunque intervento con la competente
autorità a livello ispettoriale, facendo particolare attenzione
agli aspetti legali e all’ambito della comunicazione.
La comunità usa lo stesso tipo di attenzione verso i confratelli
con stili di vita e modi di pensare che sono estranei agli orien-
tamenti della Congregazione e della Chiesa e a quelli soggetti
a processi canonici o in situazioni irregolari per motivi diversi.
Il direttore e la comunità sono sempre sostenuti e seguiti
dall’ispettoria, che accompagna con cura anche la famiglia
del confratello coinvolto. Come già chiaramente affermato,
119

13 Pages 121-130

▲back to top

13.1 Page 121

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Il direttore “primo
responsabile” per
l’amministrazione
le indicazioni previste e redatte dall’ispettoria, che precisano
le competenze e le azioni che devono essere prese ai diversi
livelli, sono di primaria importanza. I frequenti incontri dei
direttori sono preziose occasioni per la formazione perma-
nente dei direttori in questo ambito.
5.5 L’ECONOMIA E L’AMMINISTRAZIONE
101. La priorità data al carisma e alla vita spirituale include
anche la cura per la dimensione economica e per l’efficienza.56
Anche qui il direttore ha la sua responsabilità, secondo gli
orientamenti della Chiesa e della Congregazione, poiché
l’amministrazione rimane “sotto la direzione e il control-
lo dei relativi superiori e Consigli” (C 190). Il direttore è,
infatti, “primo responsabile” anche per l’amministrazione
dei beni della comunità locale (cfr C 176), fermo restando
quanto è stabilito da R 198:
La gestione dei beni materiali della casa è affidata
all'economo locale che agirà alle dipendenze del direttore
e del suo Consiglio.
Qualsiasi movimento economico e finanziario dei vari settori
della casa, anche quello del direttore, deve far capo all'ufficio
amministrativo, che sarà organizzato proporzionalmente
alla sua importanza e complessità.
Durante la presa di possesso di un nuovo direttore e durante
le sue visite, l’ispettore presenterà il ruolo e le responsabilità
del direttore, compresi gli aspetti giuridici, ai confratelli e ai
membri della comunità educativa e pastorale coinvolti nei
ruoli di animazione e leadership.
Il servizio dell’autorità è responsabile della supervisio-
ne, della trasparenza e qualità dell’amministrazione per il
bene della missione: “La vigilanza e i controlli non vanno
intesi come limitazione dell’autonomia degli enti o segno
120

13.2 Page 122

▲back to top
5. Un servizio carismatico
Principali aspetti
amministrativi
di mancanza di fiducia, ma come espressione di un servi-
zio alla comunione e alla trasparenza, anche a tutela di chi
svolge compiti delicati di amministrazione”.57 Il CG26 ci
ha invitato a gestire le risorse in modo responsabile, tra-
sparente, coerente con i fini della missione, attivando le
necessarie forme di controllo a livello locale, ispettoriale e
mondiale” (CG26 94).
102. I principali aspetti amministrativi sotto la supervisione
del direttore e del suo Consiglio sono:
Valutare il corretto funzionamento dei servizi amministrativi.
Pianificazione di risorse per garantire la fattibilità e soste-
nibilità del lavoro.
Approvazione del bilancio preventivo e controllo della
contabilità.
Seguire le persone coinvolte nel lavoro salesiano (selezione
del personale e valutazione delle prestazioni).
Conservare gli archivi locali, garantendo la riservatezza e
la protezione dei dati e compilando la cronaca della casa.
Archiviazione di beni storici e artistici, come indicato dal-
la segreteria generale, dall’amministrazione dell’ispettoria o
dal Direttorio Ispettoriale (R 62).
Questi principi generali relativi alla gestione dei beni sono
regolati da R 198-202 e sono ulteriormente specificati nella
sezione “povertà e amministrazione dei beni” dei Direttori
Ispettoriali (R 190).
Il direttore è responsabile nei confronti dell’ispettore e se-
gue le linee guida ispettoriali, facendole conoscere e curando
121

13.3 Page 123

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
che siano attuate, in vista di un ordinato ed efficace servizio
pastorale ed educativo.
In base alle disposizioni dei Direttori Ispettoriali, il diret-
tore invita gli economi laici, come anche i laici responsabili
dei settori di lavoro, a partecipare, senza diritto di voto, alle
riunioni del Consiglio locale ogniqualvolta la loro presenza
sia richiesta (cfr. CG26 121).
• Il direttore studia periodicamente con il suo Consiglio i re-
golamenti relativi all’economia e all’amministrazione, non-
ché la sezione pertinente del Direttorio Ispettoriale (CG26 88).
• La comunità è coinvolta nella preparazione del bilancio
preventivo annuale e dei rendiconti finanziari (CG26 88).
• Consegna alla ispettoria “il denaro che risultasse ecceden-
te” (R 197, CG26 88).
• La comunità fa annualmente lo scrutinium paupertatis (R
65, CG26 88).
• Dove c’è un economo salesiano, il direttore gli invia la pro-
pria rendicontazione mensile.
122

13.4 Page 124

▲back to top
6. FORMAZIONE PERMANENTE
Essenziale per la fedeltà
vocazionale
103. La formazione permanente nella vita consacrata è in-
dispensabile per la fedeltà vocazionale di ogni confratello
e comunità. Negli ultimi decenni si è intensificata la ri-
flessione sulla formazione permanente e sulle iniziative ad
essa correlate.58 In quest’ambito chi è chiamato al servizio
dell’autorità ha una precisa responsabilità.
Compito da considerare oggi sempre più importante,
da parte dell’autorità, è quello di accompagnare lungo
il cammino della vita le persone ad essa affidate. Questo
compito essa adempie non solo offrendo il suo aiuto per
risolvere eventuali problemi o superare possibili crisi, ma
anche avendo attenzione alla crescita normale d’ognuno
in ogni fase e stagione dell’esistenza, affinché sia garantita
quella «giovinezza dello spirito che permane nel tempo»
(VC 70) e che rende la persona consacrata sempre più
conforme ai ‘sentimenti che furono in Cristo Gesù’ (Fil 2,5).
Sarà dunque responsabilità dell’autorità tener alto in ognuno
il livello della disponibilità formativa, della capacità di
imparare dalla vita, della libertà di lasciarsi formare ciascuno
dall’altro e di sentirsi ognuno responsabile del cammino di
crescita dell’altro. Tutto ciò sarà favorito dall’utilizzo degli
strumenti di crescita comunitaria trasmessi dalla tradizione
e oggi sempre più raccomandati da chi ha sicura esperienza
nel campo della formazione spirituale: condivisione della
Parola, progetto personale e comunitario, discernimento
comunitario, revisione di vita, correzione fraterna (FT 13g).
6.1 NELLA COMUNITÀ
Formazione significa
anzitutto formazione
permanente e il direttore
è il suo primo animatore
104. Nei due capitoli delle nostre Costituzioni dedicati a
questo tema, formazione significa principalmente formazio-
ne permanente. È la nostra risposta quotidiana alla chiamata
di Dio (C 96), ed è permanente (C 98). È la nostra capacità di
discernere la voce dello Spirito e in questo modo imparare da
tutte le esperienze della vita, buone e cattive (C 98, 119). La
formazione permanente è quindi un atteggiamento personale
di discernimento in tutte le circostanze della vita e si attua
prima di tutto nella comunità locale (CG25 49-62).59
123

13.5 Page 125

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Come la Chiesa, anche la Congregazione ricorda al diretto-
re la sua responsabilità di animare e guidare la formazione
della comunità, come anche la formazione congiunta di sa-
lesiani e membri laici della comunità educativa e pastorale.
Il direttore è il primo animatore dell’esperienza di forma-
zione permanente nella comunità. Opportunamente pre-
parato, egli:
- favorisce un clima e una buon livello di rapporti interni ed
esterni, che danno qualità alla vita quotidiana della comu-
nità (la “direzione spirituale comunitaria, le conferenze, le
buone notti, gli incontri”– R 175);
- comunica ai confratelli criteri salesiani di vita e di azione; a
questo scopo fa conoscere e valorizza come stimoli privi-
legiati i documenti ecclesiali e salesiani, e coltiva la comu-
nione con l’ispettoria e la Congregazione;
- anima la missione salesiana, corresponsabilizzando l’as-
semblea dei confratelli e il Consiglio locale, e promuoven-
do gli incontri che favoriscono la fraternità, l’aggiornamen-
to e la distensione;
- promuove processi relazionali e formativi con la Famiglia
Salesiana e con la CEP, curando l’identità carismatica del
PEPS, stimolando la comunità salesiana nel suo ruolo
specifico di animazione, e con intelligenza fa buon uso
dei mezzi di animazione come l’informazione salesiana ed
esperienze concrete di condivisione (FSDB 544).
Piano comunitario per la
formazione permanente
105. La Congregazione ha impegnato molte energie nella
formazione permanente pur riconoscendo le difficoltà che si
incontrano nell’assumersi tale responsabilità vocazionale.60
Ogni ispettoria, attraverso la commissione per la formazio-
ne, il Direttorio Ispettoriale, e il progetto formativo ispet-
toriale, offre mezzi e proposte formative per singoli confra-
telli, per le comunità e per le comunità educativo-pastorali.
Questa struttura ispettoriale aiuta i direttori e le comunità
a formulare il progetto comunitario locale 61 con proposte
significative per la formazione permanente. Si incoraggiano
124

13.6 Page 126

▲back to top
6. Formazione permanente
così i confratelli a crescere nella loro identità e vocazione
e a promuovere una cultura di lettura, riflessione e anche
dello scrivere. Le aree che possono essere incluse nel pro-
getto comunitario annuale (umana, spirituale, intellettuale
e pastorale) sono da accordare ai contesti e alle situazioni
concrete. Il CG25 al numero 57 suggerisce altri argomenti
possibili: maturità umana relazionale ed affettiva; identità cri-
stiana e salesiana; approfondimento del Sistema Preventivo;
formazione al lavoro di équipe e ad una mentalità progettua-
le; conoscenza del contesto culturale e della realtà giovanile;
inculturazione del Vangelo e del carisma salesiano.
Oltre a questi ci sono molti altri temi come la comunicazio-
ne sociale e le scienze umane, l’aggiornamento pastorale, la
salesianità, la vita consacrata, la spiritualità… e naturalmente
i bisogni specifici di ogni comunità. I confratelli avranno cer-
tamente bisogno di approfondire la loro comprensione del
mondo digitale se vogliono accompagnare i giovani oggi e se
vogliono utilizzare in modo adeguato internet e le tecnologie
digitali come mezzo per la nuova evangelizzazione.62
La formazione congiunta
di salesiani e laici
106. La formazione di coloro che condividono la missione
salesiana nella comunità educativo-pastorale è una priorità
assoluta. Più grande è il risultato di una attenzione e dell’im-
pegno comuni tra confratelli e laici, più sarà costruttiva per
tutti, a partire dai primi beneficiari della nostra presenza, i
giovani a cui siamo inviati. Questo è un mandato esplicito
degli ultimi Capitoli Generali.63
Uno dei primi obiettivi che il direttore persegue insieme ai
Consigli della comunità salesiana e della CEP è, quindi, l’ela-
borazione di un progetto formativo per tutti coloro che con-
dividono la missione salesiana, armonizzato con il PEPS e il
progetto annuale della comunità salesiana.64
125

13.7 Page 127

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Vi è, inoltre, anche la necessità della formazione dei geni-
tori che fanno parte della CEP, in linea con la rinnovata
consapevolezza del ruolo fondamentale della famiglia nella
società e nella Chiesa, sottolineata dalle due assemblee si-
nodali sulla famiglia e dalla successiva esortazione apostoli-
ca Amoris Laetitia. Nessuno ha un posto più importante dei
genitori nel campo dell’educazione.65 Questo è un campo
in cui il lavoro in rete tra comunità, équipe di animazio-
ne ispettoriali e altre realtà ecclesiali e sociali diventa molto
utile: in molti luoghi i genitori devono affrontare sfide senza
precedenti e le comunità locali trovano difficile dare risposte
adeguate e offrire una formazione di qualità.
I direttori delle case di formazione e le loro équipe forma-
tive hanno un ruolo speciale da svolgere per quanto riguar-
da la formazione congiunta di salesiani e laici. Esperienze
significative di crescita nei valori fondamentali del carisma
consentono a tutti i soggetti coinvolti di sviluppare l’inte-
resse e la capacità di camminare e lavorare insieme. Oltre ai
doni che condividiamo, come il Sistema Preventivo, ci sono
anche molte aree in cui i laici hanno doni e competenze
specifici da offrire ai giovani salesiani e viceversa.
Per rendere efficaci questi processi, è necessaria una buona
pianificazione a livello ispettoriale, sotto la guida del dele-
gato di formazione ispettoriale e della commissione ispetto-
riale per la formazione.
126

13.8 Page 128

▲back to top
6. Formazione permanente
• Il direttore guida la comunità nell’elaborare con realismo il pro-
getto comunitario e nel farne la regolare verifica, in linea con le
linee guida della ispettoria.
• La comunità riflette sulla lettera del Rettor Maggiore Pascual
Chávez, Vocazione e formazione: dono e compito (ACG 416),
sulle linee guida del consigliere per la formazione La formazio-
ne è permanente (ACG 425) e sul capitolo 12 della FSDB.
• Il direttore con il Consiglio locale assicurano la qualità de-
gli elementi della vita comunitaria che contribuiscono alla
formazione permanente: preghiera personale e lectio divina;
condivisione di riflessioni su esperienze pastorali, ecclesiali e di
impegno civile e sociale; la buona notte; costante informazione
sui modi per approfondire queste tematiche, e materiali ben se-
lezionati per la lettura spirituale comunitaria (R 71).
• La comunità ha cura della biblioteca per facilitare l’accesso ai
documenti ecclesiali, salesiani e pastorali che alimentano l’atti-
tudine della formazione continua.
• Consapevoli del loro bisogno di imparare a relazionarsi con i
laici, i confratelli partecipano a momenti di formazione con-
giunta con loro.
• I direttori delle comunità di formazione assicurano che la for-
mazione congiunta di salesiani e laici abbia luogo già negli anni
della formazione iniziale.
•Il direttore e il suo Consiglio promuovono la partecipazione
attiva a diverse iniziative di formazione a vari livelli: forma-
zione iniziale, quinquennio, rinnovo della fedeltà vocazionale
nella maturità, preparazione a vivere bene la terza età, iniziative
per confratelli anziani, iniziative particolari in occasione di an-
niversari di professione e ordinazione, preparazione specifica
di iniziative pastorali…
127

13.9 Page 129

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Anche il direttore ha
bisogno di formazione
permanente e
accompagnamento
6.2 PER IL DIRETTORE STESSO
107. Come fratello tra fratelli, anche il direttore ha bisogno
di formazione permanente per rafforzare la sua fedeltà vo-
cazionale. Si prende cura della propria formazione per por-
tare avanti il servizio affidatogli, cerca l’accompagnamento
personale e redige un progetto personale di vita, in modo
da non essere “un cieco che guida un altro cieco” (Lc 6,39),
ma una guida a sua volta guidata. Ha un forte senso di ap-
partenenza alla ispettoria e alla Congregazione, lavora con
costante riferimento al Progetto Organico Ispettoriale e al
Progetto Educativo-Pastorale Salesiano Ispettoriale e sa di
poter fare riferimento all’ispettore e ai vari delegati per l’in-
coraggiamento, il sostegno e l’orientamento.
Una delle difficoltà più comuni condivise dai direttori è la
mancanza di tempo a causa dell’eccessivo carico di lavoro
e responsabilità. Questa è una sfida seria per molti, a volte
estremamente pesante. Nel discernimento che riguarda l’in-
carico di direttore, due abilità sono particolarmente impor-
tanti e devono essere sviluppate e rafforzate: la capacità di
delegare e condividere responsabilità e compiti; e la capacità
di scegliere le giuste priorità, con la dovuta distinzione tra
ciò che è importante e non può essere trascurato, e ciò che
è urgente, ma dovrebbe essere affrontato in modo che non
sia dannoso nei confronti di ciò che è importante. È interes-
sante notare che questo consiglio proviene dallo stesso Don
Bosco, quando ha parlato con i direttori nel primo Capitolo
Generale della Congregazione:
Per lo passato, due cose in modo speciale impacciavano
il regolare andamento della casa. 1° La mancanza di
personale faceva sì che quasi tutte le cose si accumulavano
sul Direttore, il quale rimaneva così sopraccarico da non
essergli possibile di farle procedere tutte con ordine. Un
po’ alla volta questo inconveniente diminuì e va sempre
più diminuendo; ma neppur ora le cose sono abbastanza
regolate. La base dev’essere questa: il Direttore faccia il
128

13.10 Page 130

▲back to top
6. Formazione permanente
Direttore, cioè sappia far agire gli altri: invigili, disponga, ma
non abbia mai esso da metter mano all’opera. Se non trova
individui di grande abilità nel far le cose, lasci chi è di abilità
mediocre; ma per la smania del meglio non si metta a far le
cose esso. Egli deve invigilare che tutti facciano il proprio
dovere, ma non deve prendere nessuna parte particolare.
Così facendo, gli rimarrà tempo per eseguire ciò che io
credo di non aver mai abbastanza inculcato (MB XIII 258).
Piano ispettoriale per la
formazione dei direttori
108. Il direttore è anche profondamente consapevole che
lo spirito e la missione salesiana sono condivisi con molti
laici e membri della Famiglia Salesiana e che il soggetto
della missione è la comunità educativa e pastorale, all’in-
terno della quale la comunità religiosa salesiana fa parte del
nucleo animatore. Sa che l’educazione e l’evangelizzazione
sono volte a far sì che i giovani siano preparati a prendere
il loro posto nella Chiesa e nella società e a vivere la vita
come vocazione all’amore. È pienamente cosciente del fatto
che gli agenti dell’educazione oggi sono molti, con in prima
linea i mezzi di comunicazione sociale e il mondo digitale.
Ciascuno di questi fattori ha forti implicazioni per la sua
stessa formazione e per quella della CEP.
I nostri Capitoli Generali tuttavia, riconoscono che non di
rado i direttori non ricevono alcuna preparazione previa per
il loro servizio e che non sono accompagnati sistematica-
mente dall’ispettoria.66 C’è bisogno di una seria riflessione
in ogni ispettoria al riguardo, e di provvedere ad un piano
di formazione dei direttori a livello ispettoriale o regionale,
come richiesto da CG25 65 e reiterato da CG27 69,10.
Una buona pianificazione per la formazione dei direttori
a livello ispettoriale è una garanzia di una formazione di
qualità, superando il rischio di incontri dei direttori dedi-
cati principalmente a questioni organizzative e gestionali.
Un valido aiuto per la formazione dei direttori proviene dai
centri regionali per la formazione permanente. La tecnolo-
gia digitale, che favorisce il lavoro in rete e la condivisione
129

14 Pages 131-140

▲back to top

14.1 Page 131

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
delle risorse, può essere di grande aiuto nella formazione
dei direttori.
Migliorare il modo in
cui vengono fatte le
consultazioni, come
anche il discernimento
che porta alla scelta dei
direttori
109. La consultazione richiesta dalle nostre regole (C 177,
R 170) per la nomina dei direttori è una fonte di infor-
mazione per l’ispettore e per il suo Consiglio riguardo le
necessità della casa e le aspettative verso il nuovo direttore.
Aiuta anche il direttore ad identificare e prendere a cuore le
priorità e i bisogni della comunità e dell’opera.
La condivisione del 2016 tra direttori, Consigli ispettoriali,
comunità locali e singoli confratelli in vista della revisio-
ne del Manuale del Direttore ha dato voce al desiderio di
migliorare i modi in cui le consultazioni sono fatte, come
anche il discernimento che conduce alla nomina dei diret-
tori. “Nelle consultazioni c’è bisogno di un metodo migliore,
basato su buoni criteri condivisi, una più profonda cono-
scenza della situazione delle case e del confratello, prima di
arrivare a una nomina. Un’attenzione particolare dovrebbe
essere portata sulle capacità dei possibili candidati a condi-
videre e affidare/delegare responsabilità ad altri, e alle loro
reali capacità di leadership”.67 Allo stesso modo si evidenzia
la necessità di una migliore preparazione dei nuovi diret-
tori, con la richiesta che siano approntati progetti a livello
regionale, e che la loro formazione sia centrata specialmente
sull’“accompagnamento di confratelli e collaboratori, sull’a-
nimazione comunitaria, sull’ascolto attivo, sulla paternità
spirituale, sulla capacità di gestire il cambiamenti e le fasi di
transizione”.68 Questi aspetti sono ritenuti prioritari rispet-
to ad altre questioni di tipo amministrativo e gestionale. Da
tutte le regioni è arrivato anche un forte appello perché i di-
rettori siano capaci di collaborare strettamente con la CEP,
poiché “dovrebbe essere il direttore a coordinare e animare
la comunità in questa capacità collaborativa”.69
130

14.2 Page 132

▲back to top
6. Formazione permanente
Formazione dei direttori: 110. In vista del piano ispettoriale di formazione dei diret-
aree principali di
interesse
tori e del proprio progetto personale, ecco i principali ambiti
di interesse su cui concentrare l’attenzione.
Vita spirituale: la vita religiosa del direttore (come salesia-
no consacrato, educatore-pastore-sacerdote nella comunità
salesiana e nella comunità educativo-pastorale), che si riflet-
te nel suo progetto personale di vita.
Maturità umana: conoscenza di sé; elementi di psicologia
per comprendere e guidare le dinamiche comunitarie, di
gruppo e personali; elementi su relazioni umane e compe-
tenze in fatto di relazioni. Formazione alla igiene mentale,
alla pazienza, alla capacità di vivere positivamente la solitu-
dine, le reazioni critiche verso il suo operato e il confronto
con confratelli e altre persone difficili. Superare quei difetti
fatti notare dai confratelli (possibili elementi di autorita-
rismo, clericalismo, freddezza nelle relazioni, favoritismi,
interessi personali, sete di potere, incapacità di prendere de-
cisioni, carenza di autorevolezza...).
Animazione spirituale dei confratelli, dei laici e dei gio-
vani. Formazione all’accompagnamento e al discernimento.
Preparazione in cultura generale e conoscenza della
cultura giovanile.
Vita consacrata, salesianità, pastorale, teologia...
Formazione allo stile salesiano dell’esercizio dell’autorità:
comunione; corresponsabilità; lavoro in rete; collaborazione;
mentalità progettuale; sintonia con il progetto ispettoria-
le; animazione della dimensione pastorale, con l’educazione
alla fede come obiettivo di base.
Metodo di animazione e governo: autorevolezza nella lea-
131

14.3 Page 133

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
dership; lavoro in équipe; formazione nella comunicazione,
ascolto, conduzione di gruppo (nella comunità, nei rapporti
di lavoro, con la CEP, con la Famiglia Salesiana); mentali-
tà progettuale; comunione e condivisione di responsabilità;
gestione di conflitti.70
Argomenti specifici secondo le circostanze ed i problemi che
dovranno essere affrontati, a livello sia locale che ispettoriale.
Questioni economiche, amministrative e legali.
Relazionarsi correttamente con le autorità civili, i mezzi di co-
municazione e i vari gruppi con cui si è chiamati ad interagire.
Preparazione per essere guida nella formazione dei confra-
telli, dei Consigli, degli educatori, dei giovani.
Saper intervenire in situazioni particolari (protezione dei
minori, problemi con la giustizia, processi canonici, confra-
telli in situazioni irregolari o con atteggiamenti non adegua-
ti alla vita consacrata…), conformemente a quanto stabilito
dall’ ispettoria, e nei confronti delle autorità civili.
Formazione e
accompagnamento dei
direttori da parte del
Consiglio ispettoriale
111. Alcuni punti che l’ispettore e il suo Consiglio devo-
no tenere presente nella formazione e accompagnamento
dei direttori.
Studio attento dei risultati delle consultazioni per la no-
mina dei direttori, tenendo presente le tre concentrazioni
proposte da don Vecchi e ribadite da don Chávez.71
Accompagnamento e vicinanza da parte dell’ispettore e
del suo Consiglio attraverso visite opportunamente pro-
grammate, incontri, colloqui...
Stilare il piano ispettoriale per la formazione dei direttori te-
132

14.4 Page 134

▲back to top
6. Formazione permanente
A livello della
Congregazione
nendo conto anche delle iniziative interispettoriali a proposito.
Formazione dei direttori di nuova nomina con varietà di
approcci (teorico, esperienziale…).
Incontri periodici tra i direttori per condividere, rafforzare
il senso di partecipazione nel progetto ispettoriale, appro-
fondire l’unità e la corresponsabilità, affrontare temi speci-
fici, riflettere insieme, definire gli orientamenti comuni. In-
sieme si programma la formazione dei direttori. L’ispettore
pertanto cura la qualità di questi momenti, così da farne
davvero delle opportunità di formazione e non soltanto ri-
unioni organizzative.
Iniziative di formazione spirituale specifica per direttori: eser-
cizi spirituali, ritiri, giornate di salesianità, pellegrinaggi ai luoghi
di Don Bosco, esperienze di formazione in Terra Santa...
Far conoscere ogni anno le linee guida dell’ispettoria per la
protezione e salvaguardia dei minori.
Oltre alle risorse già disponibili in rete, ogni ispettoria può
creare un sistema di condivisione tra direttori e Consiglio
ispettoriale (email, riviste elettroniche, messaggi, gruppo di
WhatsApp dei direttori, materiali di riflessione…).
Formazione remota: preparazione dei confratelli in forma-
zione iniziale, soprattuto degli aspiranti al presbiterato, nelle
aree di animazione comunitaria e pastorale, di buona leader-
ship, mentalità progettuale, lavoro di équipe, corresponsabilità
nel lavoro con i laici condividendo la missione salesiana.
112. A livello della Congregazione il dicastero per la formazio-
ne cura un sito web per i direttori, con diverse risorse costante-
mente aggiornate (testi, link audio e video…). Una simile ini-
ziativa può riproporsi anche a livello regionale e ispettoriale.
133

14.5 Page 135

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità

14.6 Page 136

▲back to top
Note
1 Le tre dimensioni, esperienza spirituale, fraternità e missione, in
questi termini o con espressioni similari, strutturano i documenti ec-
clesiali sulla vita consacrata (Vita Consecrata, Faciem Tuam) ed anche
le riflessioni del CG27, e le troviamo già nelle Costituzioni: “La mis-
sione apostolica, la comunità fraterna e la pratica dei consigli evange-
lici sono gli elementi inseparabili della nostra consacrazione, vissuti
in unico movimento di carità verso Dio e i fratelli” (C 3). Teniamo
presente, comunque, la forte unità della nostra vita: la nostra è una
consacrazione apostolica in cui la missione e la consacrazione sono
totalizzanti, si definiscono a vicenda e non possono essere ridotte a
settori separati dentro la vita salesiana (cfr. CG22 20).
2 FT 13a. VFC 50 dice la stessa cosa: “Se le persone consacrate si sono
dedicate al totale servizio di Dio, l’autorità favorisce e sostiene questa
loro consacrazione. In un certo senso la si può vedere come ‘serva dei
servi di Dio’. L’autorità ha il compito primario di costruire assieme ai
fratelli e sorelle delle ‘comunità fraterne nelle quali si cerchi Dio e lo
si ami sopra ogni cosa’ (can. 619). È necessario quindi che sia prima di
tutto persona spirituale, convinta del primato dello spirituale sia per
quanto attiene alla vita personale che per la costruzione della vita fra-
terna, conscia cioè che quanto più l’amore di Dio cresce nei cuori, tanto
più i cuori si uniscono tra di loro. Suo compito prioritario sarà dunque
l’animazione spirituale, comunitaria ed apostolica della sua comunità”.
3 CG27 2-3, 35-36; RdC 12.13.
4 FT 13b: “L’autorità è chiamata a garantire alla sua comunità il tempo
e la qualità della preghiera, vegliando sulla fedeltà quotidiana ad essa,
nella consapevolezza che a Dio si va con i passi, piccoli ma costanti, di
ogni giorno e d’ognuno, e che le persone consacrate possono essere utili
agli altri nella misura in cui sono unite a Dio”.
5 La Congregazione ha investito molte energie per poter offrire rifles-
sioni e per animare la vita di preghiera del salesiano: per un esempio
recente, vedere la riflessione offerta dal Consigliere Generale per la
Formazione, La vita come preghiera, ACG 421 32-42. Ci riportano a
questa dimensione fondamentale della nostra vita molte analisi fatte e
documenti, come ad esempio CG25 26, 30-31. CG27 1 dice: “Abbiamo
il desiderio, come singoli e come comunità, di dare il primato a Dio nella
nostra vita, provocati dalla santità salesiana e dalla sete di autenticità dei
giovani. Siamo più consapevoli che solo l’incontro personale con Dio,
attraverso la Sua Parola, i Sacramenti e il prossimo, ci rende significativi
e autentici testimoni nella Chiesa e nella società”. Nello stesso tempo
135

14.7 Page 137

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
si riconoscono con franchezza limiti e debolezze: “Riscontriamo, nello
stesso tempo, che quanto siamo e facciamo non sempre appare radicato
nella fede, speranza e carità, e non indica chiaramente che l’iniziativa
parte da Dio e che a Lui tutto ritorna. A volte, l’Eucaristia non è perce-
pita e non è vissuta come fonte e sostegno della comunione, e troppo fa-
cilmente si tralascia la preghiera in comune che costruisce e irrobustisce
la fraternità. Sono i ragazzi e le famiglie in particolare ad interrogarci
sulle nostre radici spirituali e sulle nostre motivazioni vocazionali, risve-
gliando in noi l’identità di consacrati e la nostra missione educativa e
pastorale” (CG27 3).
6 Nel processo per la canonizzazione di Don Bosco, don Filippo Rinaldi
ha testimoniato sotto giuramento di aver trovato spesso Don Bosco, tra
le due e le tre del pomeriggio, immerso in profonda preghiera (MB XIX
400. Vedi anche MB III 31 e MB IV 187).
7 Fonti Salesiane, 1001; 1055-1058; 1070-1073; 1101-1103; 1144-1146.
8 Chierico Giovanni Arata (1858 – 1878), vedi
http://www.donboscosanto.eu/oe/biografie_dei_salesiani_defunti_ne-
gli_anni_1883_e_1884.php
Chierico Cesare Peloso (1860 – 1878), vedi
http://www.donboscosanto.eu/oe/societa_di_san_francesco_di_sales._
anno_1879.php#_Toc228457543 {71} [39]}).
Chierico Carlo Becchio (1844 - 1877), vedi
http://www.donboscosanto.eu/oe/societa_di_san_francesco_di_sales._
anno_1879.php#_Toc228457543 {37[5]})
9 RdC 28-29; FT 19; CG27 45.
10 C 95; ACG 421 34-44.
11 C 45; CG 26 55 74-76; Ivo Coelho, Una rinnovata attenzione al Sale-
siano Coadiutore, ACG 424.
12 FT 13e: “L’autorità è chiamata a tener vivo il carisma della propria fa-
miglia religiosa. L’esercizio dell’autorità comporta anche il mettersi al
servizio del carisma proprio dell’Istituto di appartenenza, custodendolo
con cura e rendendolo attuale nella comunità locale o nella provincia o
nell’intero Istituto, secondo i progetti e gli orientamenti offerti, in par-
ticolare, dai Capitoli generali (o riunioni analoghe). Ciò esige nell’au-
torità un’adeguata conoscenza del carisma dell’Istituto, assumendolo
anzitutto nella propria esperienza personale, per poi interpretarlo in
136

14.8 Page 138

▲back to top
Note
funzione della vita fraterna comunitaria e del suo inserimento nel con-
testo ecclesiale e sociale”.
13 Il grido di Papa Francesco “Non lasciamoci rubare la comunità!” (EG
92) riflette il desiderio profondo della Chiesa, espresso in vari docu-
menti: Vita Fraterna in Comunità, Ripartire da Cristo, Faciem Tuam, Vino
nuovo in otri nuovi. I testi di VFC 54-57; FT 22 etc. fanno riferimento
a modi concreti in cui viene espressa la vita fraterna, insistendo perché
lo sforzo per costruire la fraternità sia trasformato in testimonianza e
in impegno missionario, così da rendere questa forma di vita credibile.
14 Vedi FT 22; VFC 54-57.
15 Il CG27 parla delle luci e delle ombre della nostra vita fraterna (8-21,
39-51) e propone linee di azione adeguate. Al direttore vengono offerte
peculiari orientamenti per realizzare la profezia di fraternità: “Il diret-
tore è una figura centrale; più che gestore, è un padre che riunisce i suoi
nella comunione e nel servizio apostolico” (CG27 51).
Nel convocare il CG27, don Pascual Chávez ha proposto una sintesi
chiara: “Il rinnovamento profondo della nostra vita religiosa e salesiana
passa dunque anche attraverso un rinnovamento profondo della nostra
fraternità nella vita comunitaria. In questo assume un’importanza par-
ticolare lo stile di animazione e governo del direttore, nel suo ruolo di
autorità spirituale, che aiuta i confratelli nel loro cammino vocazionale,
attraverso una viva e intelligente animazione comunitaria e un attento
accompagnamento personale; autorità operatrice di unità, che crea un
clima di famiglia atto a promuovere una fraterna condivisione e cor-
responsabilità; autorità pastorale che guida e orienta tutte le persone,
azioni e risorse verso gli obiettivi di educazione ed evangelizzazione che
caratterizzano la nostra missione; autorità che sa prendere le decisio-
ni necessarie e ne sa assicurare l’esecuzione” (Testimoni della radicalità
evangelica, ACG 413 36).
16 VFC 50: “Un’autorità operatrice di unità è quella che si preoccupa di
creare il clima favorevole per la condivisione e la corresponsabilità, che
suscita l’apporto di tutti alle cose di tutti, che incoraggia i fratelli ad
assumersi le responsabilità e le sa rispettare, che ‘suscita l’obbedienza dei
religiosi, nel rispetto della persona umana’ (can. 618), che li ascolta vo-
lentieri, promuovendo la loro concorde collaborazione per il bene dell’i-
stituto e della Chiesa, che pratica il dialogo e offre opportuni momenti
di incontro, che sa infondere coraggio e speranza nei momenti difficili,
che sa guardare avanti per indicare nuovi orizzonti alla missione. E an-
137

14.9 Page 139

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
cora: un’autorità che cerca di mantenere l’equilibrio dei diversi aspetti
della vita comunitaria. Equilibrio tra preghiera e lavoro, tra apostolato e
formazione, tra impegni e riposo.
L’autorità del superiore e della superiora si adopera cioè perché la casa
religiosa non sia semplicemente un luogo di residenza, un agglomerato
di soggetti ciascuno dei quali conduce una storia individuale, ma una
‘comunità fraterna in Cristo’ (can. 619)”.
17 Le indicazioni del CG25 15 qui possono essere utili:
“(La comunità) cura i momenti specifici della vita comunitaria:
la preghiera comune, le assemblee, i ritiri, la revisione di vita,
gli scrutini, i consigli, i tempi di distensione, la giornata della
comunità. In essi, anche tramite adeguate metodologie, aiuta
i confratelli a:
— manifestare la ricchezza dei sentimenti del proprio vissuto
interiore;
— condividere preoccupazioni e problemi, progetti ed attività
educativo-pastorali;
— praticare l’ascolto, il dialogo, l’accettazione delle differenze
e la correzione fraterna”.
Don Pascual Chávez, nella convocazione del CG27, parla di alcune circo-
stanze che condizionano le relazioni fraterne in comunità e della necessità di
rispondervi con maturità e in modo coerente con la nostra identità di religiosi.
Non è concepibile la vita religiosa salesiana senza quel-
la comunione che si concretizza nella vita comune e nel-
la missione condivisa. L’esigenza della fraternità nasce
dal fatto di essere figli dello stesso Padre e membra del
Corpo di Cristo; la vita religiosa crea un’autentica famiglia
costituita da persone che condividono la stessa fede e il
medesimo progetto di vita. Da una prospettiva tipicamente
salesiana, noi siamo chiamati a creare e vivere lo spirito di
famiglia come lo voleva e lo viveva Don Bosco.
Ovviamente, come in altri campi della vita religiosa, anche qui
possiamo individuare dei rischi, ad esempio, quello di impo-
stare uno stile di rapporti meramente funzionali o gerarchici
o falsamente democratici. I nostri invece devono essere rap-
porti fraterni e amichevoli, che portano ad amarci fino a con-
dividere tutto. Un tale criterio ci fa vedere che la comunità è
ben capita e vissuta, quando si nutre di comunione e tende
alla comunione. Una comunità senza comunione, con tutto
ciò che questa comporta di accoglienza, apprezzamento e
stima, aiuto vicendevole ed amore, si riduce ad un gruppo
dove si giustappongono le persone, lasciandole però di fatto
138

14.10 Page 140

▲back to top
Note
nell’isolamento. D’altra parte, nella vita religiosa la comunione
senza comunità è una forma narcisistica di vivere la vita e, di
conseguenza, una contraddizione, perché è una forma sub-
dola d’individualismo. Oggi i religiosi devono fare uno sforzo
grande e condiviso per creare comunità, dove lo spessore
spirituale, la qualità umana e l’impegno apostolico di ciascu-
no dei membri fanno sì che la vita sia davvero buona, bella e
felice. In altre parole, senza qualità umana, spiritualità vissuta
e dedizione apostolica non c’è vera fraternità (Testimoni della
radicalità evangelica, ACG 413, 2012, pag. 34-35).
18 Le indicazioni di R 176 sono semplici e chiare. La Chiesa indica che
il servizio di autorità è chiamato a promuovere in vario modo l’ascol-
to, un’atmosfera favorevole al dialogo, la partecipazione corresponsabile
agli impegni comuni, l’attenzione data ad ogni confratello e alla comu-
nità nel suo insieme, l’abilità a promuovere discernimento comunitario.
(cfr. Faciem Tuam 20).
Si aggiunge un aspetto importante per la comunicazione e la
comunione di vita: “Non basta metter in comune i beni mate-
riali, ma ancor più significativa è la comunione dei beni e delle
capacità personali, di doti e talenti, di intuizioni e ispirazioni, e
più fondamentale ancora e da promuovere è la condivisione
dei beni spirituali, dell’ascolto della Parola di Dio, della fede: «il
vincolo di fraternità è tanto più forte quanto più centrale e vitale
è ciò che si mette in comune» (VFC 32)” (FT 20).
19 Lettera apostolica del santo padre Francesco a tutti i consacrati in occasione
dell’anno della vita consacrata (21 Novembre 2014).
20 CG27 13-17, 39-51, 70-71.
21 FT 25:
Tutto ciò implica che si riconosca all’autorità un compito im-
portante nei confronti della missione, nella fedeltà al proprio
carisma. Compito non semplice, né esente da difficoltà ed
equivoci. In passato il rischio poteva venire da un’autorità
orientata prevalentemente verso la gestione delle opere, con
il pericolo di trascurare le persone; oggi, invece, il rischio può
venire dal timore eccessivo, da parte dell’autorità, di urtare le
suscettibilità personali, o da una frammentazione di competenze
e responsabilità che indebolisce la convergenza verso l’obiettivo
comune e vanifica lo stesso ruolo dell’autorità. Questa, tuttavia
non è responsabile soltanto dell’animazione della comunità, ma
ha pure una funzione di coordinamento delle varie competenze
in ordine alla missione, nel rispetto dei ruoli e secondo le norme
interne dell’Istituto.
139

15 Pages 141-150

▲back to top

15.1 Page 141

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Il documento indica altri aspetti che le persone che esercitano l’autorità
devono tener presenti a) il superiore incoraggia le persone ad assumer-
si le proprie responsabilità, e rispetta il loro contributo e compito una
volta che sono coinvolte; b) invita a confrontarsi e chiarire differenze di
opinione in spirito di comunione; c) conserva un buon equilibrio tra le
differenti espressioni della vita consacrata; d) ha sempre un cuore mi-
sericordioso; e) ha il senso della giustizia e correttezza; f ) promuove la
collaborazione con i laici.
22 XV Assemblea del sinodo ordinario dei vescovi, I giovani, la fede e il discerni-
mento vocazionale, Instrumentum Laboris, (2018) 2; cfr. CV capitolo 9.
23 CG26 34, 38, 43, 48, 106, 109.
24 QdR 160-162. Il CG26 ha dedicato uno dei temi nella sua riflessione
e proposta alla “necessità di convocare”. E il CG27 75.1 ricorda que-
sto importante servizio che siamo chiamati a rendere a tutti i giovani:
“Sviluppare la cultura vocazionale e la cura delle vocazioni alla vita con-
sacrata salesiana, coltivando l’arte dell’accompagnamento e abilitando
salesiani e laici a diventare guide spirituali dei giovani”.
25 FT 20b:
L’autorità si dovrà preoccupare di creare un ambiente di fiducia,
promovendo il riconoscimento delle capacità e delle sensibilità dei
singoli. Inoltre alimenterà, con le parole e con i fatti, la convinzione
che la fraternità esige partecipazione e quindi informazione.
Accanto all’ascolto, avrà stima del dialogo sincero e libero per
condividere i sentimenti, le prospettive e i progetti: in questo clima
ognuno potrà veder riconosciuta la propria identità e migliorare le
proprie capacità relazionali. Non avrà timore di riconoscere e ac-
cettare quei problemi che possono facilmente sorgere dal cercare
insieme, dal decidere insieme, dal lavorare insieme, dall’intrapren-
dere insieme le vie migliori per attuare una feconda collaborazio-
ne; al contrario, cercherà le cause degli eventuali disagi e incom-
prensioni, sapendo proporre rimedi, il più possibile condivisi. Si
impegnerà, inoltre, a far superare qualsiasi forma di infantilismo e a
scoraggiare qualunque tentativo di evitare responsabilità o di elu-
dere impegni gravosi, di chiudersi nel proprio mondo e nei propri
interessi o di lavorare in maniera solitaria.
26 Le linee guida fondamentali date in FT 20 sono: la creazione di un’at-
mosfera favorevole al dialogo, condivisione e corresponsabilità; solleci-
tare il contributo di tutti in ciò che riguarda tutti; a servizio dell’indivi-
duo e della comunità.
140

15.2 Page 142

▲back to top
Note
27 Cfr. VN 19-21, 41-45; VFC 47-53. Con riferimento alla missione
FT 25 dice:
Molteplici sono le sfide che il momento presente pone all’au-
torità di fronte al compito di coordinare le energie in vista della
missione. Anche qui si elencano alcuni compiti ritenuti impor-
tanti nel servizio dell’autorità. Essa:
a) Incoraggia ad assumere le responsabilità e le rispetta
quando assunte
Ad alcuni le responsabilità possono suscitare un senso di ti-
more. È quindi necessario che l’autorità trasmetta ai propri
collaboratori la fortezza cristiana e il coraggio nell’affrontare le
difficoltà, superando paure e atteggiamenti rinunciatari.
Sarà sua premura il condividere non solo le informazioni ma an-
che le responsabilità, impegnandosi poi a rispettare ciascuno nella
propria giusta autonomia. Ciò comporta da parte dell’autorità un
paziente lavoro di coordinamento e, da parte della persona con-
sacrata, la sincera disponibilità a collaborare.
L’autorità deve “esserci” quando occorre, per favorire nei mem-
bri della comunità il senso dell’interdipendenza, lontana tanto
dalla dipendenza infantile quanto dall’indipendenza autosuffi-
ciente. Tutto ciò è frutto di quella libertà interiore che consen-
te ad ognuno di lavorare e collaborare, di sostituire ed essere
sostituito, di essere protagonista e di dare il proprio apporto
anche stando nelle retrovie.
Chi esercita il servizio dell’autorità si guarderà dal cedere alla ten-
tazione dell’autosufficienza personale, dal credere cioè che tutto
dipenda da lui o da lei, e che non sia così importante e utile favorire
la partecipazione corale comunitaria, poiché è meglio fare un pas-
so assieme che due (o anche più) da soli.
28 Questi principi sono spiegati in MSD 50-53 (l’autorità partecipata e cor-
responsabile nel dialogo), 163-167 (clima di vera corresponsabilità) e 133-
156 (corresponsabilità e coordinamento pastorale). CG24 106-148 indica le
seguenti come aree di impegno: allargare il coinvolgimento, promuovere la
condivisione della responsabilità, e valorizzare la comunicazione.
29 A questo proposito, è significativo vedere le prospettive educati-
ve presenti in Amoris Laetitia, in particolare nel cap. VII. Sono fonte
di ispirazione per ogni tipo di leadership, tanto più per noi salesiani,
chiamati ad essere educatori e pastori anche nel modo di esercitare il
servizio dell’autorità. “Se la maturità fosse solo lo sviluppo di qualco-
sa che è già contenuto nel codice genetico, non ci sarebbe molto da
141

15.3 Page 143

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
fare. La prudenza, il buon giudizio e il buon senso non dipendono da
fattori puramente quantitativi di crescita, ma da tutta una catena di
elementi che si sintetizzano nell’interiorità della persona; per essere
più precisi, al centro della sua libertà. È inevitabile che ogni figlio ci
sorprenda con i progetti che scaturiscono da tale libertà, che rompa
i nostri schemi, ed è bene che ciò accada. L’educazione comporta il
compito di promuovere libertà responsabili, che nei punti di incrocio
sappiano scegliere con buon senso e intelligenza; persone che com-
prendano senza riserve che la loro vita e quella della loro comunità
è nelle loro mani e che questa libertà è un dono immenso” (AL 262).
30 XV Assemblea del sinodo ordinario dei vescovi, I giovani, la fede e il
discernimento vocazionale, Documento finale (2018) 73-76.
31 Cfr. FT 20e:
Se il discernimento vero e proprio è riservato alle decisioni più
importanti, lo spirito del discernimento dovrebbe caratterizzare
ogni processo decisionale che coinvolga la comunità. Non do-
vrebbe mai mancare allora, prima d’ogni decisione, un tempo
di preghiera e di riflessione individuale, assieme ad una serie di
atteggiamenti importanti per scegliere insieme ciò che è giusto
e a Dio gradito. Ecco alcuni di questi atteggiamenti:
– la determinazione a cercare niente altro che la volontà divina,
lasciandosi ispirare dal modo di agire di Dio manifestato nelle
Sante Scritture e nella storia del carisma dell’Istituto, e avendo
la consapevolezza che la logica evangelica è spesso “capovol-
ta” di fronte a quella umana che cerca il successo, l’efficienza,
il riconoscimento;
– la disponibilità a riconoscere in ogni fratello o sorella la capa-
cità di cogliere la verità, anche se parziale, e perciò ad acco-
glierne il parere come mediazione per scoprire assieme il volere
di Dio, fino al punto di saper riconoscere le idee altrui come
migliori delle proprie;
– l’attenzione ai segni dei tempi, alle attese della gente, alle
esigenze dei poveri, alle urgenze dell’evangelizzazione, alle
priorità della Chiesa universale e particolare, alle indicazioni
dei Capitoli e dei superiori maggiori;
– la libertà da pregiudizi, da attaccamenti eccessivi alle pro-
prie idee, da schemi percettivi rigidi o distorti, da schieramenti
che esasperano la diversità di vedute;
– il coraggio di motivare le proprie idee e posizioni, ma anche di
aprirsi a prospettive nuove e di modificare il proprio punto di vista;
142

15.4 Page 144

▲back to top
Note
– il fermo proposito di mantenere l’unità in ogni caso, qualun-
que sia la decisione finale.
32 MSD 247-265 presenta una storia del rendiconto nella vita salesiana
fin dall’inizio della Congregazione e offre molte indicazioni concrete,
mentre riconosce la situazione di crisi e il bisogno di rinnovamento.
CG25 65 e CG27 42 ci invitano a riscoprire questo mezzo di animazio-
ne salesiana. Un valido studio su questa tematica è stato fatto da Pietro
Brocardo, Maturare in dialogo fraterno. Dal rendiconto di Don Bosco al
colloquio fraterno, LAS, Roma 2000.
33 Marco Bay, Giovani salesiani e accompagnamento – risultati di una ricer-
ca internazionale, LAS, Roma 2018.
34 I suggerimenti di FT 20a sull’atteggiamento dell’ascolto possono es-
sere applicati al colloquio con il direttore.
L’ascolto è uno dei ministeri principali del superiore, per il
quale egli dovrebbe essere sempre disponibile, soprattutto
con chi si sente isolato e bisognoso d’attenzione. Ascoltare,
infatti, significa accogliere incondizionatamente l’altro, dargli
spazio nel proprio cuore. Per questo l’ascolto trasmette af-
fetto e comprensione, dice che l’altro è apprezzato e la sua
presenza e il suo parere sono tenuti in considerazione.
Chi presiede deve ricordare che chi non sa ascoltare il fratel-
lo o la sorella non sa ascoltare neppure Dio, che un ascolto
attento permette di coordinare meglio le energie e i doni che
lo Spirito ha dato alla comunità, e anche di tener presenti,
nelle decisioni, i limiti e le difficoltà di qualche membro. Il
tempo impiegato nell’ascolto non è mai tempo sprecato, e
l’ascolto spesso può prevenire crisi e momenti difficili a livel-
lo sia individuale che comunitario.
35 MDS 1986 264:
Il colloquio è difeso, per sua natura, da un segreto rigoroso. ‘Si
guardi attentamente il direttore dal manifestare agli uni i difetti
degli altri, anche quando si tratta di cose che forse già conosce
per altre vie. Dia prova ai suoi subalterni che egli è capace di
conservare il segreto su quanto vengono a confidargli. Una pic-
cola indiscrezione su questa materia basterebbe a diminuire e
fors’anco a distruggere intieramente la confidenza ch’essi han
riposta in lui’ (Manuale del direttore di don Albera, 131).
Per ragioni inerenti al tuo ufficio, puoi essere richiesto dall’ispet-
tore di un parere su questo o quel confratello. Nel caso, darai
le informazioni con obiettività e grande senso di responsabilità.
143

15.5 Page 145

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
Ma la loro fonte sarà esclusivamente la condotta esterna del
confratello interessato e quanto altri possano aver riferito a suo
carico. Le confidenze del colloquio sono tutelate da un segreto
rigoroso: nihil, unquam, nulli.
36 Marco Bay, ibid., 63, 98, 146, 201, 297, 319, 408.
37 FT 13g:
L’autorità è chiamata ad accompagnare il cammino di formazio-
ne permanente. Compito da considerare oggi sempre più im-
portante, da parte dell’autorità, è quello di accompagnare lungo
il cammino della vita le persone ad essa affidate. Questo com-
pito essa adempie non solo offrendo il suo aiuto per risolvere
eventuali problemi o superare possibili crisi, ma anche avendo
attenzione alla crescita normale d’ognuno in ogni fase e stagio-
ne dell’esistenza, affinché sia garantita quella «giovinezza dello
spirito che permane nel tempo» (VC 70) e che rende la persona
consacrata sempre più conforme ai «sentimenti che furono in
Cristo Gesù» (Fil 2,5).
38 Questo è un argomento trattato in differenti testi nella letteratura
salesiana. MSD 265-278 offre indicazioni per l’accompagnamento e la
direzione spirituale nella vita salesiana, per la formazione iniziale e per-
manente, ricordando anche l’esperienza di Don Bosco e della tradizione
salesiana. FSDB 260-263 si ferma sulle caratteristiche dell’accompa-
gnamento e direzione spirituale nella vita del salesiano.
39 FSDB 292, vedi anche il rimando che la Ratio indica: ACS 244 97.
40 Vedi il commento non pubblicato da parte del dicastero per la for-
mazione di Il progetto di vita personale – un cammino di fedeltà creativa
verso la santità (2003). Molto utile l’articolo di Giuseppe M. Roggia,
Il progetto di vita personale, in Formazione affettivo-sessuale. Itinerario
per i seminaristi e giovani consacrati e consacrate, ed. P. Gambini, M.L.
Llanos e G. M. Roggia, EDB, Bologna 2017, 341-347.
41 F. Cereda, Il progetto della comunità salesiana. Processo di discernimento
e di condivisione, Lettera agli Ispettori e ai loro Consiglieri e Delegati
per la Formazione, Roma 13/10/2002. CG25 72-74 invita la comunità
ad avere una visione comune e condividere gli stessi obiettivi, e non
soltanto a stilare un programma limitandosi a redigere l’agenda e il
calendario dell’anno:
144

15.6 Page 146

▲back to top
Note
La comunità si abilita ad operare secondo una
mentalità progettuale:
• Sviluppando tra i confratelli una visione condivisa del pro-
getto comunitario ed aiutando ciascuno a scoprire e valo-
rizzare doni e qualità. La comunità accetta ogni confratello
con la sua ricchezza ed i suoi limiti e determina ruoli di cor-
responsabilità per ciascuno.
• Vivendo il progetto come un processo comunitario, che
parte dal vissuto dei confratelli. L’obiettivo non è solo la ste-
sura finale del progetto, ma soprattutto mettere in atto un
confronto continuo su visioni, valori, aspettative che porti i
confratelli ad un fattivo vivere e lavorare insieme.
• Promovendo momenti di dialogo (assemblea dei confratelli,
Consiglio locale), di discernimento della volontà di Dio (mo-
menti di preghiera, ascolto della Parola di Dio attraverso la
lectio divina, di confronto con il Magistero della Chiesa e della
Congregazione), in sintonia con il Progetto Organico Ispetto-
riale ogni comunità condivide, elabora e verifica ogni anno il
cammino del proprio progetto.
• Interrogandosi in particolare sui seguenti aspetti: Chi voglia-
mo essere oggi come comunità locale? Come possiamo, in
quanto comunità locale, essere presenti in maniera salesiana
e religiosa, animare la CEP e dare una testimonianza evange-
lica? Quali conseguenze concrete ne scaturiscono per la co-
munità? Quali scelte dobbiamo fare ora? Di quale formazione
personale e comunitaria abbiamo bisogno? (CG25 73).
42 Ibid.
43 VFC 32:
Le forme assunte dalla comunicazione dei doni spirituali pos-
sono essere diverse. Oltre a quelle già segnalate – condivisione
della Parola e dell’esperienza di Dio, discernimento comunitario,
progetto comunitario – si possono ricordare anche la correzione
fraterna, la revisione di vita e altre forme tipiche della tradizione.
Sono modi concreti di porre al servizio degli altri e di far riversare
nella comunità i doni che lo Spirito abbondantemente elargisce
per la sua edificazione e per la sua missione nel mondo.
FT 13g (Chi è in servizio di autorità è chiamato ad accompagnare il
cammino di formazione permanente):
Sarà dunque responsabilità dell’autorità tener alto in ognuno
il livello della disponibilità formativa, della capacità di impara-
145

15.7 Page 147

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
re dalla vita, della libertà di lasciarsi formare ciascuno dall’al-
tro e di sentirsi ognuno responsabile del cammino di crescita
dell’altro. Tutto ciò sarà favorito dall’utilizzo degli strumenti di
crescita comunitaria trasmessi dalla tradizione e oggi sempre
più raccomandati da chi ha sicura esperienza nel campo della
formazione spirituale: condivisione della Parola, progetto per-
sonale e comunitario, discernimento comunitario, revisione di
vita, correzione fraterna.
44 “L’autorità non può che essere al servizio della comunione: un vero
ministero per accompagnare i fratelli e le sorelle verso una fedeltà con-
sapevole e responsabile. Infatti il confronto tra fratelli o sorelle e l’a-
scolto delle singole persone diventano un luogo imprescindibile per un
servizio dell’autorità che sia evangelico” (VN 41).
45 XV Assemblea del sinodo ordinario dei vescovi, I giovani, la fede e il
discernimento vocazionale, Documento finale (2018) 118, e la citazione
in nota della Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella
vita e missione della Chiesa, (2 marzo 2018) 9 e 64.
46 Vedi C 179,180,186.
47 CG27 15, 70.2, 88c.
48 Vedi la forte enfasi sulla missione condivisa con i laici nella terza parte
della lettera di convocazione del CG28, da parte del Rettor Maggiore
Ángel Fernández Artime (ACG 427).
49 C 45, CG26 76, ACG 424.
50 Vedi Ivo Coelho, Una rinnovata attenzione al salesiano coadiutore,
ACG 424 65-75 per un resoconto del cammino della Congregazione
e una riflessione sul tema come richiesta dal CG27 28, 69.7, e prima
da CG21 e CG26. Vedi MSD 169-171 per le linee guida fondamentali
a cui il direttore può riferirsi al fine di valorizzare i due modi di vivere
l’unica vocazione salesiana e ciascun confratello per quello che è.
51 “Nel corso di tutta la formazione iniziale, insieme allo studio, si dà im-
portanza alle attività pastorali della nostra missione. Una fase di confron-
to vitale e intenso con l’azione salesiana in un’esperienza educativa pasto-
rale è il tirocinio. In questo tempo il giovane confratello si esercita nella
pratica del Sistema Preventivo e in particolare nell’assistenza salesiana.
Accompagnato dal direttore e dalla comunità, realizza la sintesi perso-
nale tra la sua attività e i valori della vocazione” (C 115; cfr. R 86, 96).
146

15.8 Page 148

▲back to top
Note
52 Vedi VC 44, VFC 63, VN 47.
53 CG26 34, CG27 69.4.
54 ACG 377 8. Si veda anche G. Basañes, lettera dell’ 11/11/2018 inidirizza-
ta specificatamente ai confratelli anziani e ammalati della Congregazione.
55 Vedi F. Cereda, Indagine preliminare: note per il discernimento, ACG
425 (2017) 22-24, dove si fa riferimento a un Vademecum in materia, da
inviare agli ispettori.
56 CIVCSVA, Linee orientative per la gestione dei beni negli Istituti di vita
consacrata e nelle Società di vita apostolica, LEV, Città del Vaticano 2014, 12.
57 CIVCSVA, Ibid. 10
58 Cfr. VC 69-71, VN 16-35; RdC 15:
Il tempo in cui viviamo impone un ripensamento generale della
formazione delle persone consacrate, non più limitata ad un
periodo della vita. Non solo perché diventino sempre più ca-
paci di inserirsi in una realtà che cambia con un ritmo spesso
frenetico, ma perché, ancor prima, è la stessa vita consacrata
che esige per natura sua una disponibilità costante in coloro
che ad essa sono chiamati. Se, infatti, la vita consacrata è in
se stessa una «progressiva assimilazione dei sentimenti di Cri-
sto» (VC 65), sembra evidente che tale cammino non potrà che
durare tutta l’esistenza, per coinvolgere tutta la persona, cuore,
mente e forze (cfr. Mt 22, 37), e renderla simile al Figlio che
si dona al Padre per l’umanità. Così concepita la formazione
non è più solo tempo pedagogico di preparazione ai voti, ma
rappresenta un modo teologico di pensare la vita consacrata
stessa, che è in sé formazione mai terminata «partecipazione
all’azione del Padre che, mediante lo Spirito, plasma nel cuore
(...) i sentimenti del Figlio» (VC 66). Sarà allora importante che
ogni persona consacrata sia formata alla libertà d’imparare per
tutta la vita, in ogni età e stagione, in ogni ambiente e contesto
umano, da ogni persona e da ogni cultura, per lasciarsi istruire
da qualsiasi frammento di verità e bellezza che trova attorno
a sé. Ma soprattutto dovrà imparare a farsi formare dalla vita
di ogni giorno, dalla sua propria comunità e dai suoi fratelli e
sorelle, dalle cose di sempre, ordinarie e straordinarie, dalla
preghiera come dalla fatica apostolica, nella gioia e nella soffe-
renza, fino al momento della morte.
59 Oltre al capitolo 12 di FSDB, vedere anche ACG 416 3-56 e le linee
guida offerte in ACG 425 25-37.
147

15.9 Page 149

▲back to top
Parte 2
Animazione e governo della comunità
Il direttore nella comunità
religiosa salesiana
60 CG25 49-54; CG27 7-8, 36; ACG 425 25-38.
61 FSDB 543, 553. FSDB 543 offre alcuni suggerimenti per la cura della
formazione permanente nella comunità locale.
Ecco alcune attenzioni che contribuiscono a fare realmente
della comunità il luogo della formazione permanente:
– creare nella comunità un ambiente e uno stile di vita e di
lavoro che favoriscano la crescita come persone e come co-
munità: lo spirito di famiglia dispone all’incontro, pone in
atteggiamento di ascolto e di dialogo, crea una mentalità di
comune ricerca e discernimento che valorizza l’esperienza
di tutti e porta ad imparare nell’esperienza di ogni giorno; un
clima di fede e di preghiera rafforza le motivazioni interiori e
dispone a viverle con radicalità evangelica e donazione apo-
stolica; una buona impostazione del lavorare insieme, del
progetto comunitario e pastorale e delle verifiche favorisce
nel salesiano un processo di revisione dei suoi atteggiamenti
di vita religiosa e dei suoi metodi di lavoro e il rilancio della
qualità della vita e della missione;
– valorizzare tutti i tempi, i mezzi e gli aspetti che la vita
comunitaria offre per favorire la formazione permanente: i
tempi di preghiera comunitaria come la meditazione, la let-
tura spirituale, la buona notte, i ritiri mensili e trimestrali; i
momenti di verifica, partecipazione e corresponsabilità (tra
i quali, in particolare, la giornata comunitaria 30); la comu-
nicazione con la comunità ispettoriale e con la Congrega-
zione e l’accoglienza degli stimoli e degli orientamenti che
giungono da esse; l’informazione, le letture, una biblioteca
aggiornata;
– stabilire un programma annuale di formazione permanente;
– assicurare la formazione insieme nella comunità educati-
vo-pastorale mediante incontri di riflessione, programmazio-
ne e verifica e le iniziative condivise con altri membri della
Famiglia Salesiana;
– offrire a chi ne ha bisogno la possibilità di momenti o pro-
grammi specifici di rinnovamento e aggiornamento (iniziati-
ve, esperienze, corsi, ecc.).
62 XXV assemblea ordinaria del sinodo dei vescovi, I giovani, la fede e il di-
scernimento vocazionale, Instrumentum Laboris (2018) 34-35; 57-58.
63 CG24 13, 55, 101, 103, 136-148; CG25 26, 31, 39, 46, 50, 57, 60, 70,
80; CG26 10, 11, 24, 38, 39, 49, 68, 101, 111; CG27 15, 67, 71; Lettera
148

15.10 Page 150

▲back to top
Note
di convocazione di CG 28, 2.3.3 Formazione congiunta di salesiani e laici
in ACG 427 27-28. Vedi anche in ACG 418 129-130 il discorso del
Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime alla chiusura del CG 27,
riguardante la settima chiave per interpretare le riflessioni del CG27:
“Con i laici nell’urgenza di una missione condivisa”.
64 QdR 125:
Si è confermata l’insufficienza di cammini formativi
unilateralmente centrati sui contenuti o sull’acquisizione di
competenze e tecniche professionalmente valide. Diventiamo
sempre più convinti dell’importanza che l’educatore sia
coinvolto con tutta la sua persona nel compito educativo:
le abilità comunicative ed educative si devono radicare
nella propria identità ed in un reale cammino personale.
Possono essere possedute tutte le informazioni, si possono
padroneggiare metodologie e didattiche aggiornate ed
esibire risorse e professionalità: ma il processo di formazione
professionale degli educatori salesiani passa, alla fine, per la
messa in gioco della propria identità e il dono della propria
testimonianza, nel modello d’identificazione e nella traiettoria
della propria formazione personale. La vocazione al servizio
educativo richiede la capacità di interrogarsi o di lasciarsi
interrogare sulle proprie convinzioni, le proprie motivazioni.
65 Vedi il capitolo VII di Amoris Laetitia: Rafforzare l’educazione dei figli”.
66 CG25 54, 64, 65 e CG27 14, 51.
67 Dalla raccolta dei dati regionali presentati nel corso del secondo se-
minario internazionale tenutosi a Roma, dal 26 al 31 maggio 2017, per
la revisione del Manuale del Direttore.
68 Ibid.
69 Ibid.
70 Utile in questo contesto: MB XIII 258; Le raccomandazioni di don
Rua ai direttori durante il IX Capitolo Generale (1902), in Lettere cir-
colari di Don Michele Rua ai salesiani, Direzione Generale delle Opere
Salesiane,Torino 1965, 323-325; CG21 (1978) sul direttore (cfr. 46-57)
e sulla CEP (cfr. 63-67).
71 ACG 372 30-31; CG27 pag. 80.
149

16 Pages 151-160

▲back to top

16.1 Page 151

▲back to top

16.2 Page 152

▲back to top
Introduzione
3.
Il direttore
e la missione
salesiana
Ucunorecondivisa
grande
come
le sabbie
del mare
151

16.3 Page 153

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
Mare, barche, reti… La pesca di Pietro
è all’inizio della sua chiamata e anche
del nuovo inizio con cui il Risorto, sullo
stesso lago di Galilea, gli chiede di pascere
un gregge senza limiti, in cui anche noi
già eravamo compresi (Gv 21).
La missione salesiana condivisa chiede
la stessa ampiezza di orizzonti, di
fiducia nel Regno di Dio che continua
a crescere, e di cui la comunità salesiana
animata dal direttore è semplice
strumento insieme a tante altre persone,
a cominciare dai giovani stessi, in cui lo
Spirito di Dio è presente e opera, dentro
e fuori la Chiesa.
152

16.4 Page 154

▲back to top
7. LA COMUNITÀ
EDUCATIVO-PASTORALE
La CEP e il PEPS,
frutti della riflessione
postconcliare
113. La Comunità Educativo-Pastorale (CEP) ed il Progetto
Educativo Pastorale Salesiano (PEPS) sono stati ampiamen-
te trattati nel Quadro di Riferimento (QdR) per la Pastorale
Giovanile Salesiana, e non intendiamo ripetere quanto già
detto. Qui evidenziamo il fatto che il direttore e la comunità
salesiana sono oggi chiamati a realizzare il progetto apostoli-
co salesiano all’interno della CEP.1
7.1 LA CEP E IL PROGETTO
EDUCATIVO-PASTORALE
7.1.1 La comprensione attuale del
Sistema Preventivo
Il soggetto della missione 114. Il soggetto della missione salesiana è oggi la CEP. C
salesiana è la comunità
educativo-pastorale
47 ci dice: “Realizziamo nelle nostre opere la comunità edu-
cativa e pastorale. Essa coinvolge, in clima di famiglia, gio-
vani e adulti, genitori ed educatori, fino a poter diventare
un’esperienza di Chiesa, rivelatrice del disegno di Dio. In
questa comunità i laici, associati al nostro lavoro, portano il
contributo originale della loro esperienza e del loro model-
lo di vita. Accogliamo e suscitiamo la loro collaborazione e
offriamo la possibilità di conoscere e approfondire lo spirito
salesiano e la pratica del Sistema Preventivo. Favoriamo la
crescita spirituale di ognuno … ”.
È il Consiglio della CEP che redige il PEPS locale in con-
formità col PEPS ispettoriale (R 4).
Il PEPS e la CEP sono elementi significativi per com-
prendere e vivere oggi il Sistema Preventivo, seguendo il
rinnovamento che la Congregazione sta portando avanti
soprattutto dal Vaticano II. CEP e PEPS proposti anzi-
tutto nel CG21, sono stati sanciti dal CG22 con l’appro-
vazione delle Costituzioni e dei Regolamenti e sono stati
153

16.5 Page 155

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
illustrati e compresi in modo più dettagliato nel CG24.
CG24 è il cuore del
magistero salesiano
post-conciliare, la nostra
risposta carismatica
alla ecclesiologia di
comunione
115. Il CG24, il cui titolo è già di per sè un intero program-
ma - Salesiani e laici: comunione e condivisione nello spirito e
nella missione di Don Bosco - è il cuore del magistero salesiano
post-conciliare, la nostra risposta carismatica alla “ecclesio-
logia di comunione” del Vaticano II. Questo Capitolo, valo-
rizzando la tradizione, raccoglie il meglio di ciò che è stato
prodotto, e si proietta in avanti, per offrire un nuovo modello
di pensiero e di azione apostolici e comunitari. I due elementi
principali di questo nuovo stile sono le persone impegnate
nella missione (CEP) e il progetto condiviso (PEPS). A que-
sti, il Quadro di Riferimento della Pastorale Giovanile Salesia-
na dedica due capitoli di grande interesse: il capitolo 5 sulla
CEP e il capitolo 6 sul PEPS. Insieme al capitolo 4 sul Siste-
ma Preventivo come esperienza spirituale ed educativa, questi
capitoli costituiscono la spina dorsale del nostro carisma oggi.
Le radici del rinnovamento sono tutte presenti già in Don
Bosco, che ha messo in moto un vasto movimento di persone
con la missione di educare ed evangelizzare i giovani. Al con-
tempo il Capitolo è anche un nuovo punto di partenza e un
punto di non ritorno, l’unico modello operativo “praticabile
nelle condizioni attuali” (CG24 39). Purtroppo, come osserva
il Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime nella lettera
che convoca il CG28, la ricezione di questo Capitolo è stata
irregolare nella Congregazione, con significative resistenze ad
assumere il modello di Chiesa come comunione proposto dal
Concilio Vaticano II (ACG 427 23-31).
7.1.2 La necessaria inculturazione
del Sistema Preventivo
La medesima missione
realizzata in contesti
diversi
116. La comprensione e attuazione odierna del Sistema
Preventivo implica la sua inculturazione. La Congregazione
è gradualmente arrivata a riconoscere la varietà di contesti
154

16.6 Page 156

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
in cui si trova ad operare nel mondo, anche se questo rico-
noscimento non sempre si è immediatamente tradotto nei
modi di pensare e nei pronunciamenti conseguenti.
Partiamo da un testo molto bello tratto dai primi paragrafi
del testo conclusivo del CG24.
La missione è unica, ma le sue realizzazioni sono diverse,
tante quante sono le situazioni e i contesti storici, geogra-
fici, religiosi e culturali nei quali vivono i giovani. Il progetto
educativo pastorale salesiano (PEPS) è la mediazione stori-
ca e, quindi, strumento operativo sotto tutte le latitudini e in
tutte le culture, della medesima missione. Il progetto, quin-
di, non è un fatto tecnico, ma un orizzonte culturale al quale
richiamarsi continuamente, ed è esigito dalla necessaria
inculturazione del carisma. Esso è elaborato e realizzato in
ogni opera salesiana da una comunità che noi chiamiamo
comunità educativa pastorale (CEP). Questa è l’insieme di
persone (giovani e adulti, genitori ed educatori, religiosi e
laici, rappresentanti di altre istituzioni ecclesiali e civili e ap-
partenenti anche ad altre religioni, uomini e donne di buona
volontà) che operano insieme per l’educazione e l’evange-
lizzazione dei giovani, specialmente i più poveri (CG24 5).
II carisma salesiano, suscitato nella Chiesa per il mondo,
deve incarnarsi nelle diverse situazioni culturali per espri-
mere le sue potenzialità di servizio ai giovani e ai ceti popo-
lari. Nell’incontro con le varie culture può esprimere vitalità
e acquistare caratteristiche nuove e arricchenti (CG24 6).
Il Quadro di Riferimento 117. Questa finestra aperta dal CG24 è ripresa e confermata
sulla inculturazione del
Sistema Preventivo
nei suoi contenuti in diversi modi dal Quadro di Riferimento.
La missione salesiana è una: consiste nell’evangelizzare ed
educare, forti della convinzione che la pienezza di vita e di
felicità dell’essere umano è il progetto di Dio per tutti, che la
vocazione di ogni persona è amare fino al dono di sé (QdR
51-53; cfr. Instrumentum Laboris del Sinodo 2018).
La missione può incarnarsi in diverse culture e tradizioni
religiose. Difatti il Sistema Preventivo è già stato incarnato
155

16.7 Page 157

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
PEPS: strumento
concreto per
l’inculturazione del
carisma e missione
salesiani
in diversi continenti, in contesti multiculturali e multireli-
giosi (QdR 79).
La CEP è sia soggetto che oggetto del nostro impegno educati-
vo e pastorale (QdR 108).
La CEP è più un modo salesiano di animare che una nuova
struttura o un semplice modo di organizzare il nostro lavoro.
È un riconoscere che l’educazione avviene all’interno di una
comunità, in una rete di relazioni significative (QdR 109).
La CEP è una comunità organizzata in cerchi concentrici con
i giovani al centro, e che include la comunità religiosa sale-
siana, famiglie, laici in diversi ruoli, e membri della Fami-
glia Salesiana (QdR 110).
La CEP è un’ esperienza di Chiesa. Lo stesso Sistema Preven-
tivo messo in opera dal singolo non può fare a meno di riferirsi
al modello educativo della CEP e quindi esso stesso diventa
profonda espressione di comunione. Diversamente perdereb-
be la sua efficacia educativa (C 44-48; R 5; QdR 108).
118. Ovviamente, la CEP è un’esperienza di Chiesa in un
particolare contesto. È una comunità aperta a tutti e che
collabora con tutti, con la Chiesa locale e con tutte le forze
sul territorio che lavorano per il bene dei giovani. Esiste in
contesti maggioritariamente cristiani, in quelli post-cristia-
ni, come anche in contesti multireligiosi e multiculturali. In
alcuni luoghi include collaboratori laici principalmente cri-
stiani, ed in altri c’è una significativa presenza di persone che
appartengono a culture e credo diversi (QdR 113).
CG24 184 dice:
Possiamo invitare i laici di diverse credenze a collaborare
con noi nel progetto educativo che è applicabile a diverse
156

16.8 Page 158

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
situazioni e culture: “L’aspetto della trascendenza religiosa,
caposaldo del metodo pedagogico di Don Bosco, non solo
è applicabile a tutte le culture, ma è adattabile con frutto
anche alle religioni non cristiane” (Iuvenum Patris 11). “Lì [in
territori di prima evangelizzazione] soprattutto sarà possibile
operare efficacemente pure con laici che non appartengono
alla Chiesa cattolica, sempre che si sappia vivere in pienez-
za l’esperienza di Don Bosco e riproporne integralmente sia
il sistema educativo che lo spirito apostolico” (Messaggio di
Giovanni Paolo II al CG24).
In ogni situazione, quindi, la CEP è una presenza della
Chiesa, un’esperienza di comunione che riflette quella co-
munità d’amore che è la Trinità.
Il CG21 aveva chiesto un ripensamento e un aggiorna-
mento del Sistema Preventivo “con i suoi operatori, i suoi
contenuti, le sue mete, il suo stile, le sue vie, nei vari am-
bienti in cui operiamo” (CG21 14); si tratta di qualcosa che
il Manuale del Direttore del 1986 aveva riecheggiato, nel
suo richiamo a compiere la missione nel Sistema Preventivo
“ricompreso e attualizzato” (MSD 109ss). Il CG24 dichiara,
come abbiamo visto sopra, che il PEPS è la mediazione stori-
ca e lo strumento pratico per l’inculturazione e la contestua-
lizzazione del carisma e della missione salesiana (CG24 5).
Ciò è vero per il PEPS ispettoriale, ma ancor più per quello
locale, visto che è elaborato in ogni singola CEP facendo
tesoro della diversità dei suoi membri.
Inculturazione e universo 119. Una forma di inculturazione oggi più che urgente riguar-
digitale
da la cultura digitale, che è globale, onnipresente e trasversale.
Il CG27 fa un forte invito ad essere proattivi in questo cam-
po.2 Questo stesso invito è stato ribadito dal sinodo sui gio-
vani, la fede e il discernimento vocazionale.3
Una risposta efficace richiede un buon lavoro di rete. La
CEP è certamente uno dei luoghi in cui elaborare risposte
157

16.9 Page 159

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
educative ed evangelizzatrici significative alle sfide poste dal
nostro tempo iperconnesso, valorizzando l’immenso poten-
ziale offerto dall’universo digitale.
La stessa CEP può trovare aiuto in uno scambio attivo e pro-
ficuo di esperienze all’interno della comunità ispettoriale, a
livello regionale e interregionale, nella Famiglia Salesiana,
con varie realtà ecclesiali ed ecumeniche, e con altre agenzie
che si dedicano alla educazione e al genuino benessere della
gioventù. Don Bosco è stato un grande maestro nel saper
accogliere e mettere a frutto ogni tipo di energia positiva
per “salvare il maggior numero possibile”. Il suo esempio ci
spinge a “seguire il movimento della storia e ad assumerlo
con la creatività e l’equilibrio del Fondatore” (C 19).
7.1.3 Il Consiglio della CEP e il Consiglio dell’Opera
Dove vi sono numerose
CEP i rappresentanti
dei consigli delle CEP
fan parte del Consiglio
dell’Opera
120. Nelle opere complesse che hanno diversi settori di atti-
vità (parrocchia, scuola, pensionato universitario, giovani in
difficoltà), è possibile avere diverse CEP. Se c’è una sola CEP,
ci sarà un Consiglio della CEP. Se ci sono diverse CEP, ognu-
na avrà il proprio Consiglio, e ci sarà un Consiglio dell’Opera
che sarà composto da rappresentanti dei Consigli delle CEP.
È facile immaginare che il ruolo del direttore aumenti in
complessità proporzionalmente alla complessità del lavoro.
Inoltre, se ci sono laici collaboratori a capo di vari settori,
spesso si tratterà di persone con grande competenza e pro-
fessionalità. Pur dando a questi elementi la dovuta impor-
tanza, la vera condivisione della responsabilità è la risultante
di molti altri fattori, tra cui la personalità del direttore e i
modelli culturali prevalenti circa l’autorità.
Ovviamente, c’è bisogno di un serio sforzo di formazione,
compresa la formazione congiunta di salesiani e laici, al fine
di ridurre la possibile incidenza negativa di fattori persona-
158

16.10 Page 160

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
li e culturali. Tuttavia, è anche di aiuto, come saggiamente
richiesto dal CG24, definire con precisione il compito spe-
cifico del direttore salesiano all’interno del Consiglio CEP
e del Consiglio dell’Opera (CG24 161). Tale chiarimento
e precisa definizione di ruoli è responsabilità dell’ispettore
e del suo Consiglio, in dialogo con la comunità salesiana
locale (CG24 169).
• Il direttore partecipa alle iniziative promosse a livello ispettoria-
le per la formazione dei direttori.
• Con il Consiglio della casa e nella CEP, studia il Quadro di
Riferimento per comprendere meglio la CEP e il PEPS come
strumenti per l’integrazione e la contestualizzazione del Sistema
Preventivo.
Qualunque sia il contesto, cristiano, post-cristiano o multi-
religioso, il direttore con il suo Consiglio promuove la CEP, in
spirito di apertura, dialogo e creatività.
• Promuovere la consapevolezza nei membri della CEP che oggi
l’inculturazione implica imparare ad abitare nel mondo digi-
tale, per poter accompagnare i giovani, utilizzando questo nuovo
approccio alla vita come un terreno fertile per l’evangelizzazione.
7.2 LA COMUNITÀ RELIGIOSA SALESIANA
NELLA CEP
7.2.1 Il nucleo animatore
Il nucleo animatore è
formato da persone che
condividono la nostra
spiritualità e missione
121. R 5 afferma che la comunità religiosa salesiana è il nu-
cleo animatore della CEP. Al riguardo il CG25 sottolinea,
che “sempre di più al nucleo animatore della CEP parteci-
pano anche altri soggetti (giovani, laici, membri della Fa-
miglia Salesiana, rappresentanti della Chiesa locale e del
territorio) che condividono la nostra spiritualità e missione
impegnandosi nell’animazione” (CG25 70). Prosegue di-
cendo che la comunità salesiana, pur non essendo identica
159

17 Pages 161-170

▲back to top

17.1 Page 161

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
al nucleo animatore, è parte significativa del nucleo animatore
della CEP, il suo punto di riferimento carismatico.4 Que-
sto sviluppo è stato preparato dall’allargamento del nucleo
animatore che don Vecchi già aveva presentato con la sua
lettera del 1998 Esperti, testimoni e artefici di comunione. La
comunità salesiana - nucleo animatore (ACG 363).
Che cosa intendiamo per “nucleo animatore”? È un gruppo
di persone che si identifica con la missione, il sistema
educativo e la spiritualità salesiana e assume solidalmente il
compito di convocare, motivare, coinvolgere tutti coloro che
si interessano di un’opera, per formare con essi la comunità
educativa e realizzare un progetto di evangelizzazione ed
educazione dei giovani.5
Il Quadro di Riferimento afferma con chiarezza che tutti
nella CEP, salesiani e laici e implicitamente anche i geni-
tori e i giovani, partecipano alla sua animazione, ma che
alcuni hanno il compito specifico di promuovere il con-
tributo di tutti, occupandosi della qualità e del coordina-
mento dell’animazione, prestando particolare attenzione
all’identità salesiana e alla qualità dell’educazione e dell’e-
vangelizzazione. Queste persone costituiscono il nucleo
animatore della CEP (QdR 117).
Il nucleo animatore,
fattore chiave che
determina il buon
funzionamento della CEP
122. Il nucleo animatore, o il Consiglio della CEP, è la
chiave per il buon funzionamento della CEP. È quindi im-
portante garantire la qualità spirituale, la competenza edu-
cativa e la passione pastorale di questo nucleo. Qualunque
cambiamento nella qualità del nucleo animatore determina
cambiamenti nella CEP nel suo insieme, e di conseguenza
nel suo impatto sul territorio e sulla Chiesa locale.6
Anche quando si affrontano difficoltà di vario genere, dare
la dovuta attenzione e importanza alla qualità del Consiglio
della CEP può essere davvero decisivo per il buon anda-
mento dell’attività. Quando non è possibile pianificare con
160

17.2 Page 162

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
Varietà di situazioni
Il ruolo della comunità
salesiana nel nucleo
animatore
l’intera CEP, tale pianificazione può essere fatta nel nucleo
animatore o anche solo con i membri più disponibili. Se
il PEPS non può essere attuato a livello dell’opera nel suo
insieme, possiamo sempre creare processi di apprendimento
che favoriscano la crescita di gruppi più ristretti di persone.7
Infine, è bene ricordare che la formazione avviene anche di-
rettamente attraverso l’azione: “Il primo e miglior modo di
formarsi e formare alla condivisione e alla corresponsabili-
tà è il corretto funzionamento della CEP” (CG24 43). In
breve, un nucleo animatore stabile e ben formato, in grado di
pensare, valutare e pianificare con un buon ritmo di lavoro e di
incontri, è la chiave per il buon funzionamento della CEP.
7.2.2 Le diverse forme di rapporto tra la
comunità salesiana e l’opera
123. La Congregazione riconosce oggi solo due modalità di
rapporto tra comunità salesiana e Opera:
A. Opere affidate congiuntamente alla comunità sale-
siana e ai laici;
B. Opere affidate a laici sotto la direzione della ispettoria.8
È importante tenere presente che non esiste un terzo mo-
dello formato “solo da salesiani”.
A. Opere affidate congiuntamente alla comunità
salesiana e ai laici
124. Nelle opere affidate congiuntamente alla comunità
religiosa salesiana e ai laici, la comunità è una parte signi-
ficativa del nucleo animatore della CEP e fa da modello
ispiratore per l’identità pastorale di questo nucleo. La co-
munità salesiana offre la testimonianza della vita religiosa,
salvaguarda l’identità carismatica salesiana con la sua pre-
161

17.3 Page 163

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
senza tra i giovani, promuovendo lo spirito di famiglia e par-
tecipando alla stesura del PEPS. Promuove la comunione, la
partecipazione e la collaborazione. Assume una responsabilità
primaria per quanto riguarda la formazione spirituale, salesiana
e vocazionale (CG24 159).
Un tale livello di condivisione dello spirito e della missione di
Don Bosco con i laici segna una nuova fase nello sviluppo del
nostro carisma. Da ciò deriva la necessità per la comunità re-
ligiosa salesiana di riconsiderare e assumere pienamente il suo
ruolo, relativamente nuovo, all’interno della CEP. Soprattutto
nei contesti in cui la CEP deve ancora svilupparsi, la comu-
nità salesiana è chiamata a mettere in atto il passaggio dalla
responsabilità esclusiva delle opere con i laici come aiutanti
alla condivisione effettiva di responsabilità con i laici che con-
dividono la missione salesiana, prendendo a cuore l’impegno
di formarli pastoralmente e spiritualmente (QdR 266-267).
Ciò comporta un cambiamento radicale da una struttura pi-
ramidale dell’autorità a uno stile più partecipativo, in cui le
relazioni e i processi personali sono della massima impor-
tanza. Inoltre, l’autonomia del Consiglio della CEP / Opera
deve essere garantita, seguendo il principio di sussidiarietà e
decentramento ben espresso in C 124.
L’autorità di qualsiasi genere e livello di decentramento la-
scia all’iniziativa degli organi inferiori e dei singoli ciò che
può essere da loro deciso e realizzato secondo le rispettive
competenze. Cosi si valorizzano le persone e le comunità
e si favorisce un più reale impegno. Il principio di sussidia-
rietà comporta il decentramento che, mentre salvaguarda
l’unità, riconosce una conveniente autonomia e un’equa
distribuzione di poteri tra i diversi organi di governo.9
L’ispettoria definisce
quale rapporto intercorre
tra la comunità salesiana
e la CEP
125. La forma concreta della relazione tra la comunità sa-
lesiana e l’opera, o settori di essa, non può essere ridotta a
un singolo modello (CG26 120). In alcuni casi, il Quadro di
Riferimento raccomanda che l’identità salesiana e il coordina-
mento del lavoro siano di competenza dell’ispettoria mentre
162

17.4 Page 164

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
la comunità locale, spesso ridotta nel numero dei suoi mem-
bri, può affidare ai confratelli salesiani l’animazione pastorale,
la formazione e l’accompagnamento del personale, secondo i
criteri proposti dal CG24 164, in collaborazione, ove possibi-
le, con i membri della Famiglia Salesiana (QdR 271). In ogni
caso, la precisa relazione tra la comunità salesiana e l’opera,
come anche la modalità con cui l’autorità del direttore viene
esercitata, va codificata nel PEPS ispettoriale e locale.
Così ogni ispettoria definisce e progetta modi che favoriscono
la miglior collaborazione possibile tra le comunità salesiane e
le CEP, contestualizzando le linee guida a seconda dei diversi
ambienti sociali e le particolarità di ogni ambiente e attività.
Chiari orientamenti vanno offerti per regolare i rapporti tra
il Consiglio locale e il Consiglio della CEP; tra direttori di
comunità salesiane e direttori di opere, presidi, capi reparto e
altri incaricati in posizioni chiave; tra delegati ispettoriali e ani-
matori locali. Durante la visita ispettoriale, può essere messo
a punto uno specifico protocollo di intesa così da favorire la
migliore cooperazione possibile nel pieno rispetto della dovuta
autonomia delle varie persone e organismi coinvolti nell’opera.
• La comunità salesiana si prepara per il suo ruolo nel nucleo
animatore della CEP studiando, riflettendo e assimilando i do-
cumenti e gli orientamenti pertinenti della Congregazione (tra
cui CG24 e QdR, ma anche il PEPS ispettoriale e locale).
• Il direttore e il Consiglio locale collaborano con l’ispettore e
il suo Consiglio nell’elaborazione del modello locale di ani-
mazione e governo, indicando i criteri per la composizione del
Consiglio della CEP / Opera e definendo le competenze di cia-
scun organismo e della comunità salesiana all’interno dell’opera.
• Il direttore incoraggia i suoi confratelli ad accompagnare
processi educativi-pastorali-formativi nella CEP.
L’ispettore e il suo Consiglio accompagnano i direttori e li
sostengono in base allo specifico rapporto di ciascuna comuni-
tà salesiana con la CEP.
163

17.5 Page 165

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
Delegati ispettoriali per la Pastorale Giovanile e la Forma-
zione, con le rispettive commissioni ispettoriali, in contatto con
le varie comunità educativo-pastorali, preparano adeguati mo-
duli di formazione per i direttori, e per i salesiani e i laici insieme.
B. Opere affidate a laici sotto la guida
della ispettoria
Il nucleo animatore è
composto interamente
da laici
126. Il CG26 parla di “attività ed opere interamente affida-
te dai salesiani ai laici, o create dai laici, e riconosciute nel
progetto ispettoriale, secondo i criteri indicati dal CG24,
nn. 180-182” (CG26 120). Le due condizioni essenziali qui
sono: (1) i criteri di identità, comunione e significatività
dell’attività salesiana; (2) accompagnamento dell’ispettore
e del suo Consiglio (QdR 271). L’opera non ha alcun ri-
ferimento diretto a nessuna comunità salesiana locale e il
nucleo animatore è composto interamente da laici. “Ai laici
che lavorano in un’opera salesiana senza comunità religiosa
si deve assicurare che, nei modi convenienti, sia aperta una
reale partecipazione e una vera responsabilità nell’organiz-
zazione, nella gestione e anche nelle funzioni proprie del
nucleo animatore” (QdR 118).
Anche in questo caso spetta all’ispettore e al suo Consiglio de-
finire il modello locale di animazione e governo per l’opera, e
animarlo e governarlo in modo analogo a quei contesti in cui
è presente una comunità salesiana, con l’aiuto di un confratello
nominato appositamente a questo scopo, e per mezzo della vi-
sita canonica annuale (vedi QdR 271-272 per i dettagli).
164

17.6 Page 166

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
• L’istituzione del Consiglio della CEP e l’elaborazione del
PEPS sono attentamente seguiti e accompagnati dall’ispettore
o da un confratello designato, con l’aiuto dei Delegati ispettoriali
per la Pastorale Giovanile e per la Formazione.
• Il PEPS indica la modalità di interazione tra il direttore lai-
co, il delegato ispettoriale, il Consiglio della CEP e il Con-
siglio ispettoriale.
• La formazione nell’identità salesiana dei membri della CEP a
vari livelli farà parte dei processi definiti nel PEPS e sarà seguita
da vicino dal delegato dell’ispettore per quell’opera.
7.3 LA COMUNITÀ SALESIANA: PUNTO
DI RIFERIMENTO CARISMATICO NELLA CEP
La comunità religiosa
salesiana punto di
riferimento carismatico
127. Abbiamo detto che la comunità religiosa salesiana, dove
è presente, condivide sempre la responsabilità di un’ Opera
con i membri laici del nucleo animatore. Ma, potremmo
chiederci, quale è la posizione e il ruolo della comunità sa-
lesiana in una tale situazione? Qual è la specificità che oggi
una comunità di religiosi è chiamata a portare tra i laici che
condividono con loro la passione per l’educazione e la missio-
ne apostolica? Qual è la competenza professionale propria dei
salesiani oggi, in cui devono essere esperti in modo ben de-
finito e inconfondibile? Il CG25 ci offre una risposta molto
chiara, come indicato nel Quadro di Riferimento.
Va sottolineato che la comunità religiosa salesiana (cfr. C.
38, 47; R. 5), il suo patrimonio spirituale, il suo stile peda-
gogico, i suoi rapporti di fraternità e di corresponsabilità
nella missione, rappresentano una testimonianza di riferi-
mento per l’identità pastorale del nucleo animatore: “svol-
ge il ruolo di riferimento carismatico a cui tutti s’ispirano”
(CG25, n.70).10
Il direttore, custode
dell’identità carismatica
128. All’interno della comunità religiosa, il direttore è “pri-
mo responsabile ... delle attività apostoliche” (C 176) e gui-
da “il discernimento pastorale della comunità, affinché essa
165

17.7 Page 167

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
proceda unita e fedele nell’attuazione del progetto aposto-
lico” (C 44). Il CG24 continua a considerarlo, insieme all’i-
spettore, come figura chiave per la condivisione dello spirito
e della missione di Don Bosco con i laici.11 “Il Direttore
SDB, come primo responsabile della CEP, anima gli anima-
tori ed è al servizio dell’unità globale dell’opera” (QdR 267).
Sul direttore, quindi, in modo speciale, ricade la responsa-
bilità di essere custode dell’identità carismatica della CEP.
Promotore di un nuovo
stile di autorità
129. Il direttore è consapevole di essere il primo in ordine di
responsabilità dell’attività apostolica e dell’amministrazione
dei beni della comunità, e anche per la CEP: “In essa la parola
definitiva, dopo paziente ricerca, spetterà al direttore sempre
in dialogo con il suo Consiglio” (CG24 172). Tuttavia, egli
sa anche di essere un promotore del nuovo stile di autorità
ben espresso nelle quattro parole riassuntive del CG24 (107-
148): Allargare il coinvolgimento, promuovere la corresponsabili-
tà, valorizzare la comunicazione, qualificare la formazione.
Animazione di animatori,
tratto tipico della
vocazione salesiana
130. Il CG24 ha dichiarato che ogni salesiano è anima-
tore (CG24 159). “Essere, dunque, animatori del movi-
mento di persone coinvolte nello spirito e nella missione
di Don Bosco” dice don Vecchi “non è funzione aggiunta
per l’occasione: è un tratto vocazionale che appartiene alla
identità del consacrato salesiano, singolo e della comuni-
tà, parte non secondaria della sua prassi pastorale” (ACG
363 pag. 22). Per la comunità salesiana, quindi, il primo
obiettivo delle sue attività è la CEP, e il primo servizio è
quello dell’animazione spirituale e salesiana. “Non siamo
chiamati soltanto a dinamizzare un gruppo di educatori o
collaboratori con metodi opportuni; siamo chiamati a su-
scitare ‘un’esperienza di Chiesa’, a estendere e dare con-
sistenza ad una realtà vocazionale. Si tratta non soltanto
di impiegare meglio le risorse disponibili, per esempio i
laici, ma di comunicare la fede e lo spirito salesiano. Ani-
166

17.8 Page 168

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
Professionisti della
evangelizzazione
Santità condivisa
mare viene così ad essere parte non secondaria della nostra
missione e della maniera originale di vivere la nostra comu-
nione” (ACG 363 pag. 21).
7.3.1 Animazione spirituale
131. Come persone consacrate, siamo chiamati ad essere
animatori spirituali, o potremmo anche dire professionisti
dell’evangelizzazione in un contesto educativo. La nostra
animazione non è meramente culturale o sociale, né riguar-
da solo sport e giochi; è un’animazione secondo lo Spirito
del Signore. “La nostra scienza più eminente è quindi cono-
scere Gesù Cristo e la gioia più profonda è rivelare a tutti le
insondabili ricchezze del suo mistero” (C 34).
Qui “spirituale” non va inteso in un senso limitante; è la
prospettiva che fa cogliere in unità tutti gli altri aspetti
dell’animazione. L’animazione spirituale riguarda infatti la
qualità pastorale del nostro lavoro. È ciò che favorisce la
compenetrazione di educazione e evangelizzazione.
Non possiamo essere animatori spirituali se non viviamo
la nostra spiritualità con convinzione e la esprimiamo con
gioiosa spontaneità. La fede non può essere comunicata se
non viene vissuta come la grande risorsa della propria esi-
stenza. “Il rinnovamento spirituale e quello pastorale sono
due aspetti che si compenetrano e sono interdipendenti tra
loro” (CG23 217).
132. “Il traguardo della formazione, dei laici e con i laici,
è una santità condivisa” (ACG 363 26). “A Valdocco” ci ri-
corda il CG24, “si respirava un clima particolare: la santità
era costruita insieme, condivisa, reciprocamente comunica-
ta, tanto che non si può spiegare la santità degli uni senza
quella degli altri” (CG24 104).
167

17.9 Page 169

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
Pedagogia della
preghiera
Accompagnamento
spirituale
133. La capacità di animazione spirituale presuppone l’e-
sperienza della preghiera. La preghiera ci rinnova nel de-
siderio di rimanere con Cristo e rinvigorisce le motivazioni
della missione. Una buona vita di preghiera permette alla
comunità di “mettere in atto una pedagogia della preghie-
ra, che porti verso una relazione personale con il Signore”.
Si tratta di andare oltre l’offerta di esperienze occasionali
per diventare “educatori e maestri di spiritualità... compagni
e testimoni autorevoli, orientatori, guide nella strada della
spiritualità” (ACG 363 26).
Questo è ciò che la Chiesa si aspetta dalle persone consacra-
te. “Un rinnovato impegno di santità da parte delle persone
consacrate è oggi più che mai necessario anche per favorire
e sostenere la tensione di ogni cristiano verso la perfezione.
… Nella misura in cui approfondiscono la propria amicizia
con Dio, si pongono nella condizione di aiutare fratelli e
sorelle mediante valide iniziative spirituali” (VC 39).
Nei contesti cristiani, il direttore e la comunità daranno molta
importanza a ciò che è fondamentale: l’esperienza di fede, il
progetto personale di vita, le motivazioni vocazionali, la carità
pastorale e l’impegno apostolico, il senso della Chiesa e la
fedeltà al Papa, l’apertura ecclesiale verso la missione, la vita
sacramentale, la crescita nella preghiera, con la presenza di
Maria nella Chiesa e nella vocazione salesiana. Considere-
ranno la partecipazione dei giovani e dei nostri collaboratori
alla nostra preghiera comunitaria come un modo significativo
di introdurli alla preghiera, in modo esperienziale.
134. Il direttore e la comunità salesiana si prendono par-
ticolarmente cura dell’accompagnamento spirituale. Alla
luce della nostra tradizione e spronati dall’invito del sinodo,
I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, promuovono
la complementarità dell’accompagnamento comunitario e
personale. Si mettono volentieri a disposizione per questo
168

17.10 Page 170

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
servizio, impegnandosi per una formazione adeguata di sé
e dei laici.12 Christus Vivit dedica il capitolo 8 alla voca-
zione e il capitolo 9 al discernimento, con indicazioni pre-
ziose per chi fa servizio di accompagnamento per i giovani
(cfr. CV 242-247).
In contesti non cristiani
o post-cristiani
135. In contesti prevalentemente non cristiani o post-cri-
stiani, l’animazione spirituale della CEP richiede una parti-
colare creatività e audacia (parresia). Questa è una delle aree
in cui l’inculturazione si fa più necessaria. Come indicato
dal CG24, qui il Sistema Preventivo è sia criterio di rife-
rimento che base di partenza su cui costruire: “Con coloro
che non accettano Dio possiamo fare un cammino insieme,
basandoci sui valori umani e laicali presenti nel Sistema Pre-
ventivo; con coloro che accettano Dio o il Trascendente, pos-
siamo procedere oltre, fino a favorire l’accoglienza dei valori
religiosi; con quelli, infine, che condividono con noi la fede
in Cristo ma non nella Chiesa, possiamo camminare ancora
di più sulla strada del Vangelo” (CG24 185). Valori umani,
valori religiosi, valori del Vangelo: queste sono le basi per un
ministero inculturato e contestualizzato di animazione spi-
rituale e pastorale da parte del direttore e della CEP. Ciò
che è importante, come abbiamo già detto, è che i cristiani
nella CEP siano fedeli alla loro vocazione e alla missione
evangelizzatrice della Chiesa, secondo il carisma salesia-
no (CG24 183-185).
Direttore: animatore
di animatori
136. Il direttore, animatore di animatori, si lascia ispirare
dalla sua relazione con Cristo, che così trova espressione in
tutte le cose e in ogni luogo. Anima gli altri in modo sem-
plice e umile. È consapevole che è Cristo stesso ad affidargli
confratelli, collaboratori e giovani. Svolge il suo ministero
con una chiara consapevolezza della propria fragilità e dei
propri limiti, e con una grande fiducia nell’amore di Gesù
che lo precede, lo avvolge e lo sostiene. È, soprattutto, un
uomo di discernimento. Questo dono, così centrale nel ma-
169

18 Pages 171-180

▲back to top

18.1 Page 171

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
Centralità della
comunione
gistero di Papa Francesco, è più necessario che mai oggi,
quando ci troviamo di fronte a una varietà di situazioni e
persone, ciascuna con l’unicità della sua storia di vita e le sue
peculiari esigenze. Nell’animazione della CEP, la capacità di
fare un buon discernimento è probabilmente la qualità più
importante per il direttore.
7.3.2 Profezia di fraternità
137. In una cultura del narcisismo globalizzato, dove il dina-
mismo imperante è la competizione piuttosto che la comu-
nione, la fraternità vissuta con generosità diventa veramen-
te profezia. “Un’opera educativo-pastorale animata da un
gruppo di salesiani e laici che lavora davvero in comunione,
condivisione e corresponsabilità è una profezia di fraternità
in atto, un segno luminoso di una ecclesiologia di comu-
nione in via di realizzazione ed un segnale educativo lumi-
noso per tutti i destinatari dell’opera: ragazzi, adolescenti,
giovani, famiglie, Chiesa locale”.13 La comunione porta alla
missione e diventa essa stessa missione (VC 46).
Un contributo decisivo alla comunione viene dalla testimo-
nianza della comunità salesiana e dal suo primo animatore
e guida, che è un uomo di comunione e che crede profon-
damente nella centralità di questo valore. Una comunità re-
ligiosa è confessio Trinitatis e signum fraternitatis, un segno
di comunione all’interno della Chiesa. In virtù della nostra
chiamata, siamo persone che creano e fan crescere la comu-
nione all’interno della CEP.
Il direttore, quindi, con l’aiuto della sua comunità, promuove
l’unità e uno spirito di famiglia nella CEP e tra tutti coloro
che contribuiscono al bene dei giovani. Resiste alla tentazio-
ne di creare piccoli gruppi nella CEP tra coloro che la pensa-
no come lui o che hanno qualche altra affinità con lui. Cura
l’unità centrata su un progetto comune, il coordinamento tra
170

18.2 Page 172

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
i diversi settori dell’opera, le buone relazioni, l’unità nella di-
versità e il coinvolgimento della Famiglia Salesiana.
Guardando a Maria, icona della Chiesa comunione, diventa
un esperto di comunione, uno che è in grado non solo di
integrare la diversità ma anche di celebrare le differenze.
• La comunità salesiana, guidata dal direttore, valuta periodi-
camente la qualità della sua presenza animatrice nella CEP.
• Dà vita a una pedagogia della preghiera, anche favorendo la par-
tecipazione di giovani e laici in momenti di preghiera comunitaria.
• Si prende speciale cura dell’accompagnamento spirituale
comunitario e personale, preparando sia i salesiani che i laici
per questo servizio.
• Promuove uno stile familiare di relazioni nella CEP e valuta
periodicamente la qualità della profezia della fraternitàche la
CEP vive e trasmette.
• Attento alla qualità pastorale nella vita della CEP, assicura la
formazione dei suoi membri, in particolare con l’aiuto del Qua-
dro di Riferimento.
• Il direttore è molto attento alla propria formazione verso il nuo-
vo stile di autorità che oggi si richiede, e fa uso di ogni opportu-
nità in questa linea, sia essa offerta dalla ispettoria o da altri.
7.4 LA COMUNITÀ SALESIANA E IL PEPS
La mentalità progettuale
138. La formulazione di un progetto educativo-pastorale fa
parte del “modello” pastorale che è stato elaborato al fine di
attuare le indicazioni del CG23 e del CG24.14 Questo viene
portato avanti sia a livello della ispettoria che della comuni-
tà locale. “Come la comunità ispettoriale, così la comunità
locale è chiamata a vivere ed agire con chiara mentalità di
progetto: una mentalità che porta a individuare i campi pri-
171

18.3 Page 173

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
oritari di attenzione e a compiere le scelte fondamentali che
devono guidare la vita delle persone e lo svolgimento dell’a-
zione nei diversi settori dell’opera” (QdR 260).
IL PEPS locale
139. La mentalità progettuale è resa concreta nel PEPS for-
mulato all’interno di una comunità educativa e pastorale. Il
nostro lavoro pastorale trova il suo principale punto di ri-
ferimento nel PEPS locale. “Il PEPS indica le linee per lo
svolgimento della pastorale giovanile in tutti i settori e ambiti
dell’opera. Il PEPS cura l’integralità e l’articolazione delle
quattro dimensioni che configurano la proposta educativa
pastorale salesiana” (QdR 260). Lo scopo principale del
PEPS è di guidare le comunità locali a lavorare con una
mentalità comune e con criteri chiari e obiettivi, e rendere
possibile la gestione condivisa dei processi pastorali (QdR
137). Una descrizione completa si può trovare nel capitolo
6 del Quadro di Riferimento.
La responsabilità del
direttore e del suo
Consiglio
140. Secondo il Quadro di riferimento, dove una comunità
salesiana è coinvolta nella gestione di un’opera insieme ai
laici, “il direttore e il suo Consiglio sono i primi responsabili
del governo e dell’animazione pastorale dell’opera. Compete
loro la responsabilità fondamentale di coordinamento e di
organizzazione della pastorale giovanile. Essi favoriscono
i processi di coinvolgimento delle persone, individuano le
priorità, assegnano le risorse e attivano la riflessione” (QdR
260). La reale condivisione della responsabilità è regolata
dai principi di sussidiarietà e decentramento di cui si è già
parlato in 7.2.2 e concretizzata nel modello di governo lo-
cale definito dalla ispettoria e codificato nel PEPS locale.
Garantire la visione
integrale della Pastorale
Giovanile Salesiana
141. Il direttore con il suo Consiglio fa in modo che le
varie dimensioni della Pastorale Giovanile Salesiana siano
presenti nel PEPS:
la dimensione di educazione alla fede: a partire dal punto in
172

18.4 Page 174

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
cui i giovani si trovano, li accompagniamo alla pienezza di
vita e di amore, che noi crediamo si trova in Cristo Gesù;
la dimensione educativa e culturale, per la quale si incoraggia
lo sviluppo di tutte le risorse umane dei giovani, aiutandoli
ad aprirsi al significato della vita;
la dimensione dell’esperienza di gruppo e della vita sociale,
che aiuta i giovani a scoprire e valorizzare la comunione, di
cui la Chiesa è segno e sacramento;
la dimensione vocazionale, che significa accompagnare ogni
giovane a scoprire il proprio progetto di vita, per contribuire
a trasformare il mondo e renderlo sempre più giusto e più
bello, secondo il piano di Dio.
Inoltre, come indica il Quadro di Riferimento (QdR 155-
165), il direttore segue con attenzione alcune aree educati-
vo-pastorali che riguardano tutti i settori:
animazione delle vocazioni apostoliche, assicurando l’accom-
pagnamento di quei giovani che manifestano segni di voca-
zioni laicali, religiose o sacerdotali nella Chiesa (R 9);
animazione missionaria, come espressione matura del ge-
neroso impegno di ogni cristiano e comunità;15
comunicazione sociale, che è per noi non solo un mezzo
educativo ma anche un campo aperto di lavoro salesiano
che costituisce una delle priorità apostoliche della nostra
missione (C 43).16 Il direttore sarà particolarmente attento
e sensibile all’universo digitale, dato che è una parte molto
rilevante dell’identità dei giovani di oggi e del loro modo
di vivere, con un impatto antropologico e culturale estre-
mamente profondo, e le conseguenti grandi potenzialità,
sia in bene che in male.
173

18.5 Page 175

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
Rafforzare la mentalità
progettuale
142. Soprattutto in contesti in cui la mentalità progettuale
non è ancora affermata, il direttore assicura innanzitutto
che la CEP sia convinta della necessità di un buon proget-
to. Alcuni punti utili in merito sono i seguenti.
• Il PEPS è un modo di applicare il Sistema Preventivo
in ogni contesto, compresi quelli che sono multiculturali e
multireligiosi, o anche post-religiosi.
• Il progetto permette di definire ciò a cui stiamo puntando
nel nostro lavoro educativo e pastorale, assicura continuità e
ci libera dal pericolo della improvvisazione. Diventa possi-
bile collaborare meglio in un quadro di obiettivi condivisi.
Cresce il senso di appartenenza e si condividono principi
comuni per valutare attività ed eventi (MSD 111-112).
Le scelte e la pianificazione si basano sulle esperienze e
sui bisogni reali dei giovani (C 41, 7; R 1, 4), con un atten-
to discernimento dei segni dei tempi e apertura verso tutti
i valori positivi (C 57, 17).
Di fronte a situazioni sfidanti, si fa pieno uso della crea-
tività, che scaturisce dalla carità pastorale e dalla sensibilità
pastorale maturata con l’esperienza (C 7, 10, 18, 19, 40, 41).
Il PEPS è anche un modo per garantire continuità in mo-
menti come il cambio di direttori e di altre persone che ri-
coprono dei ruoli chiave. L’ispettoria metterà a punto anche
procedure di “passaggio e consegna” per facilitare la transizione.
Sfide e difficoltà
143. Alcune sfide e difficoltà nell’elaborazione del PEPS
derivano da fattori interni, come l’espansione mondiale
della Congregazione in diversi contesti culturali, storici e
geografici; i diversi tipi di presenze e i diversi tipi di rela-
zione tra la comunità religiosa e le opere; il nuovo ruolo
174

18.6 Page 176

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
che i salesiani sono chiamati a svolgere nella CEP; la cre-
scente distanza dalle nostre origini in termini di tempo,
culture e anche sul versante linguistico.
Altre sfide derivano da fattori esterni come le situazioni co-
stantemente nuove dei giovani; l’esistenza di una pluralità
di agenzie con forte impatto educativo, inclusi i mezzi di
comunicazione e l’universo digitale; i valori del pluralismo,
della libertà e della partecipazione; la pluralità delle culture
e delle religioni, con una concomitante crescente indifferen-
za verso la religione.
Il direttore è consapevole del fatto che la nostra stessa voca-
zione ci impone di vivere in un atteggiamento di apertura,
in dialogo con la realtà, ricchi di quella sensibilità creativa
e pratica che fa parte dell’essere educatore e comunicato-
re. Promuove questo atteggiamento in se stesso e poi an-
che nei suoi confratelli e nella CEP. Si tratta della capacità
di apprendere dall'esperienza alla luce della persona di Gesù
e del suo Vangelo, vissuta secondo lo spirito di Don Bosco
(C 98), che corrisponde al saper fare discernimento, cioè alla
capacità di ascoltare la voce dello Spirito negli eventi di ogni
giorno e nella realtà che ci circonda (C 119).
Linee guida per
l’elaborazione del PEPS
144. Suggerimenti per l’elaborazione e la valutazione del
PEPS locale in ciascuno dei settori dell’opera possono es-
sere trovati nel Quadro di Riferimento della Pastorale Gio-
vanile Salesiana. Questi possono servire anche come linee
guida per il direttore e il Consiglio della CEP / Opera, per
assicurare costantemente la buona qualità educativa e pasto-
rale del servizio che si porta avanti.
La presenza del direttore
salesiano nell’opera
145. Ogni opera e ambiente salesiano ha una sua propria
organizzazione, basata sulle indicazioni del PEPS. Ideal-
mente, il direttore salesiano è presente in tutti gli ambienti
e settori della casa, con competenze specifiche (CG24 172);
175

18.7 Page 177

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
Il coordinatore della
Pastorale Giovanile
ma, soprattutto in opere molto complesse, deve saper de-
legare il più possibile. Partecipa di diritto nei Consigli
delle CEP quando sono plurimi e presiede il Consiglio
della CEP / Consiglio dell’Opera, come richiesto dalle
diverse situazioni.
146. Seguendo gli orientamenti e la prassi della ispettoria,
soprattutto laddove le opere sono complesse, il direttore
provvede alla nomina di un coordinatore locale della Pa-
storale Giovanile, un salesiano o un laico, sostenuto da una
équipe di salesiani e laici (QdR 268-269).
Il coordinatore locale, con la sua équipe, pianifica, organizza
e coordina l’attività pastorale dell’opera, secondo gli obiet-
tivi stabiliti dal PEPS locale e le linee guida e i criteri del
Consiglio della CEP / Opera, lavorando sempre in stretto
contatto con il direttore (QdR 269-270).
• Il direttore e il suo Consiglio partecipano attivamente all’e-
laborazione del PEPS locale, sensibili alle diversità culturali e
religiose, e in uno spirito di dialogo basato sul Sistema Preventivo
e all’interno dei suoi caratteristici parametri. Il direttore (o il suo
delegato) prende parte alla gestione di ogni ambiente educa-
tivo e pastorale, e presiede il Consiglio della CEP / Opera.
•Il direttore e il Consiglio della CEP accompagnano l’elabora-
zione del PEPS di ciascun settore alla luce del PEPS loca-
le; valutano anche annualmente le relazioni/verifiche dei settori,
preparandosi così all’aggiornamento del PEPS locale.
• I nuovi direttori si prenderanno cura di promuovere la conti-
nuità del PEPS e di rispettare i processi di pianificazione che
hanno già avuto luogo.
• Il direttore ha il compito di seguire l’attuazione del modello di
animazione e governo stabilito dalla ispettoria e assicurare la
presenza di salesiani e laici formati nello spirito salesiano.
• Garantisce l’identità salesiana del PEPS, guidandone l’ela-
borazione, integrando elementi dello spirito salesiano nella for-
176

18.8 Page 178

▲back to top
7. La comunità educativo-pastorale
mazione e nelle attività che si portano avanti.
• Promuove processi congiunti di formazione per salesiani e
laici insieme, in particolare nel campo delle competenze edu-
cativo-pastorali proprie del carisma salesiano.
• Fa proposte per l’assimilazione e l’applicazione del Qua-
dro di Riferimento.
• Provvede affinché la completezza e organicità della Pa-
storale Giovanile Salesiana sia preservata in tutte le attivi-
tà dell’opera.
• In linea con le disposizioni della ispettoria, provvede alla nomi-
na del coordinatore locale per la Pastorale Giovanile e della
equipe di salesiani e laici con cui lavorerà (QdR 269-270).
• Segue i criteri stabiliti per la selezione e la formazione dei
laici, coinvolgendo il Consiglio della CEP / Opera.
• Garantisce la conoscenza e l’attuazione delle linee guida per
la protezione e salvaguardia dei minori e della legislazione vi-
gente in materia di privacy.
177

18.9 Page 179

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità

18.10 Page 180

▲back to top
8. UNA COMUNITÀ APERTA
Aperta alla ispettoria,
alla Congregazione, alla
Famiglia Salesiana, alla
Chiesa, al mondo
147. Le Costituzioni definiscono la comunità salesiana locale
come una “parte viva della comunità ispettoriale” (C 58), della
Congregazione e della Famiglia Salesiana.
Essa “opera in comunione con la Chiesa particolare” ed
“è aperta ai valori del mondo e attenta al contesto cultu-
rale in cui svolge la sua azione apostolica. Solidale con il
gruppo umano in mezzo a cui vive, coltiva buone relazio-
ni con tutti” (C 57).
L’attività pastorale della comunità può essere considerata
a vari livelli:
• è un’attività svolta all’interno della CEP, con la presenza
di salesiani e collaboratori laici, specialmente di quelli che
appartengono alla Famiglia Salesiana;
• è attività della Chiesa, sia nel senso che la CEP incarna e
incultura la Chiesa in un determinato ambiente, sia per la
collaborazione portata avanti con vari organismi e gruppi
della Chiesa locale;
• è un’attività all’interno dell’ambiente sociale, nel contesto
del territorio dove si vive.
La comunità locale, quindi, vive e lavora in corresponsabili-
tà, facendo parte di una comunione ancora più ampia: all’in-
terno della Congregazione, con la ispettoria e con il Rettor
Maggiore e il suo Consiglio; con la Famiglia Salesiana e i
gruppi che la costituiscono; con la Chiesa a livello universa-
le e locale; e infine con tutti coloro che lavorano, anche solo
parzialmente, per il raggiungimento degli stessi fini.
179

19 Pages 181-190

▲back to top

19.1 Page 181

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
Essere salesiano
è appartenere alla
Congregazione
8.1 LA COMUNITÀ ISPETTORIALE
E LA COMUNITÀ MONDIALE
148. “Come nella Chiesa universale l’unità si articola nel
pluralismo delle Chiese particolari e nei gruppi di base, così
la Congregazione salesiana si articola nelle comunità ispet-
toriali e, queste, in quelle locali, che sono il luogo ed il modo
concreto in cui si realizza la vocazione salesiana” (CGS 506).
La comunità locale non è un’isola; è una parte viva della co-
munità ispettoriale, che è unita dalla comunione fraterna e
dalla missione comune. Nella comunità locale e ispettoriale
ogni confratello vive la sua appartenenza all’intera Congre-
gazione, nella quale è stato incardinato nel giorno della sua
professione religiosa (cfr. C 59).
La vocazione salesiana ha una dimensione universale. Di-
ventare salesiano significa entrare in una grande comunità
che il Fondatore stesso ha intuito e visto essere senza fron-
tiere. Questa estensione mondiale è una delle caratteristiche
più importanti e più evangeliche dello spirito salesiano.
Vivere questa apertura a livello mondiale significa accoglie-
re consapevolmente specifiche responsabilità: quelle che
appunto scaturiscono dalla comunione di spirito, dalla te-
stimonianza e dal servizio che la Congregazione ha verso la
Chiesa universale (cfr. C 59).
Tutto ciò che promuove la trasmissione di valori dal centro
alle ispettorie e alle singole comunità e viceversa, arricchisce
anche la nostra comunione, l’esperienza della nostra voca-
zione e l’efficacia della nostra missione. Possiamo pensare ai
compiti di animazione e di governo assegnati dalle Costi-
tuzioni al Rettor Maggiore, agli ispettori e ai loro Consigli,
ai vari organismi di coordinamento di natura pastorale o
tecnica, e anche alla comunicazione all’interno della Con-
gregazione (Costituzioni, Atti dei Capitoli Generali, comu-
180

19.2 Page 182

▲back to top
8. Una comunità aperta
nicazioni del Rettor Maggiore e dei suoi consiglieri, i vari
mezzi e le agenzie di comunicazione interna).
• Il direttore facilita la comunicazione e il costante flusso di
informazioni tra i livelli locale, ispettoriale e mondiale.
• Incoraggia una adesione sincera ai progetti ispettoriali e la
disponibilità personale.
Promuove la solidarietà con la comunità ispettoriale (R 58, 197).
8.2 LA FAMIGLIA SALESIANA
I salesiani hanno bisogno
della Famiglia Salesiana
149. Idealmente la CEP dovrebbe coinvolgere, per quan-
to possibile, anche i vari gruppi e membri della Famiglia
Salesiana. Tuttavia, è tanto vero quanto ovvio che non
possiamo limitare la presenza e l’azione della Famiglia Sa-
lesiana al suo coinvolgimento nella CEP di un’opera sale-
siana. Ecco perché è importante dedicare un po’ di spazio
a considerare il rapporto tra il direttore, la comunità sale-
siana e la Famiglia Salesiana.
La Famiglia Salesiana è nata come parte della risposta di Don
Bosco alle esigenze che scaturivano dalla sua vocazione e ai
bisogni della gioventù del suo tempo. Oggi “i salesiani non
possono ripensare integralmente la loro vocazione nella Chiesa
senza riferirsi a quelli che con loro sono i portatori della vo-
lontà del Fondatore. Per questo ricercano una migliore unità
di tutti, pur nella autentica diversità di ciascuno” (CGS 151).
I salesiani hanno bisogno degli altri gruppi della Famiglia
Salesiana. A livello di Chiesa, la Famiglia Salesiana offre ai
salesiani una buona opportunità per ripensare e riscoprire
la natura specifica della nostra vocazione ad essere evange-
lizzatori e ad apprezzare in modo sempre nuovo ciò che è
più genuinamente salesiano (CG21 73). Anche nella CEP,
181

19.3 Page 183

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
la presenza di membri della Famiglia Salesiana dà maggior
consistenza al nucleo animatore e rafforza la fedeltà al no-
stro carisma e al nostro spirito.
I salesiani hanno delle
responsabilità particolari
all’interno della Famiglia
Salesiana
150. D’altra parte, la Famiglia Salesiana, per espressa volontà
del Fondatore, ha bisogno dei salesiani. Nella Famiglia Sale-
siana, “per volontà del Fondatore, abbiamo particolari respon-
sabilità: mantenere l’unità dello spirito e stimolare il dialogo
e la collaborazione fraterna per un reciproco arricchimento e
una maggiore fecondità apostolica” (C 5). Mantenere l’unità
dello spirito, stimolare il dialogo e promuovere la collabora-
zione fraterna: queste sono le tre responsabilità del Rettor
Maggiore, dell’ispettore e del direttore, ciascuno al livello che
gli è proprio. A ciò si aggiunge quanto è detto nei Regola-
menti: “È dovere dell’ispettore e del direttore, coadiuvati dai
rispettivi delegati, sensibilizzare le comunità affinché assolva-
no il loro compito nella Famiglia Salesiana” (R 36).
Dobbiamo tenere presente anche che, secondo R 38-40,
abbiamo una speciale responsabilità verso 5 dei 31 gruppi
della Famiglia Salesiana: i Salesiani Cooperatori, gli Exal-
lievi di Don Bosco, l’ADMA, le Volontarie di Don Bosco
(VDB) e i Volontari con Don Bosco (CDB).
Per portare avanti queste responsabilità in armonia con il
carisma di Don Bosco, non solo continuiamo ad insistere
sull’importanza dell’educazione e dell’evangelizzazione, ma
abbiamo a disposizione anche dei mezzi specifici da valoriz-
zare come i seguenti.
Primo, l’incontro della Consulta locale della Famiglia Salesia-
na. 17 Questo comitato, che fa da complemento a quello che
è attivo a livello ispettoriale, è convocato e presieduto dal
direttore. I membri sono i responsabili dei gruppi della Fa-
miglia Salesiana presenti nel territorio della comunità sale-
siana locale. Il comitato è espressione dell’unità carismatica
182

19.4 Page 184

▲back to top
8. Una comunità aperta
dei gruppi; diventa un modo per promuovere la comunione;
assicura lo sviluppo del carisma salesiano. Inoltre, è un mo-
mento privilegiato per favorire il dialogo, la riflessione, la
progettazione e la collaborazione nella realizzazione della
missione salesiana.
Secondo, la celebrazione locale del Giorno (Festa) della Fa-
miglia Salesiana. È l’occasione in cui i gruppi della Famiglia
Salesiana si ritrovano insieme per la preghiera e la forma-
zione, per conoscersi meglio e per celebrare la gioia di ap-
partenere alla famiglia di Don Bosco.
In terzo luogo, collaborazione. Può attuarsi in diversi modi,
ed è molto facilitata quando ci sono delegati per la Famiglia
Salesiana. È possibile che il direttore stesso sia il delegato
locale per la Famiglia Salesiana o di qualche gruppo al suo
interno.
La carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana di
Don Bosco (2012) è oggi indispensabile per comprendere
la Famiglia Salesiana e la sua importanza. Merita di essere
meglio conosciuta e studiata se vogliamo far sì che la Fami-
glia Salesiana sia una realtà viva e vibrante.
Il Movimento Salesiano
151. È importante tenere presente il Movimento Salesiano.
C 5 ci dice che da Don Bosco “trae origine un vasto movi-
mento di persone che, in vari modi, operano per la salvezza
della gioventù”. La Carta della Famiglia Salesiana parla in-
fatti di diversi livelli di appartenenza alla Famiglia, essendo
il terzo livello costituito da titoli particolari di appartenenza,
ovvero dalla “cerchia di persone che fanno parte del vasto
Movimento Salesiano e trovano nella Famiglia Salesiana il
loro nucleo animatore. Esso è formato dagli Amici di Don
Bosco, dal Movimento Giovanile Salesiano e, più in genera-
le, dal volontariato sociale salesiano e da un’ampia presenza
di educatori ed educatrici, catechisti e catechiste, adulti pro-
183

19.5 Page 185

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
fessionisti, politici simpatizzanti, collaboratori e collabora-
trici, anche appartenenti a differenti religioni e culture, che
operano nei cinque continenti”.18
Il direttore ha un ruolo fondamentale nel promuovere il sen-
so di appartenenza e nell’assicurare un adeguato accompa-
gnamento alla Famiglia Salesiana. La vitalità e il significato
della Famiglia Salesiana in un particolare territorio, a livello
di Chiesa e di società, dipende in larga misura dall’amore e
dalla sollecitudine con cui il direttore svolge il suo compito
di accompagnamento e animazione.
• Il direttore convoca e presiede la Consulta Locale della Fami-
glia Salesiana e promuove la collaborazione tra i diversi gruppi.
• Si prende cura della celebrazione locale della giornata o festa
annuale della Famiglia Salesiana.
• Include le attività della Famiglia Salesiana nel progetto della
comunità.
• Promuove lo studio della Carta d’identità carismatica della
Famiglia Salesiana di Don Bosco, sia nella comunità salesiana
che tra i gruppi della Famiglia Salesiana.
• Il direttore e la comunità coltivano un atteggiamento di sincera
accoglienza nei confronti dei membri della Famiglia Salesiana.
• Il direttore offre spazio per gli uffici dei Cooperatori e Exal-
lievi e sale riunioni all’interno della casa salesiana.
• Promuove l’impegno di tutti i membri della Famiglia Salesia-
na nel campo della pastorale vocazionale, con particolare at-
tenzione verso le vocazioni legate al nostro carisma.
184

19.6 Page 186

▲back to top
8. Una comunità aperta
8.3 LA CHIESA
Il nostro posto nella vita
della Chiesa
152. Un vivo sensus ecclesiae è parte così importante nella
tradizione salesiana che deve essere considerato un elemen-
to costitutivo dello spirito salesiano (cfr. C 13).
Il direttore e la CEP guardano alla Chiesa particolare come
allo spazio storico concreto in cui vive la comunità ed esprime
il suo impegno apostolico (cfr. C 48). La Chiesa locale ha,
infatti, “la funzione originale di ordinare a Dio le ricchezze
umane di tale popolo e di farle servire a un’espressione parti-
colare della grazia redentrice” (CGS 80). Il CGS ci ha esorta-
to a trovare il nostro posto nel contesto della vita della Chiesa,
evitando sia una mentalità isolazionista che un’infondata pre-
tesa di autonomia; vale a dire la paura di lavorare con gli altri
e una sorta di compiaciuta autosufficienza.
La comunità locale accoglie con gioia il fatto che la Chiesa
e la Congregazione condividano gli stessi obiettivi. Nello
svolgimento della sua attività pastorale, cerca sempre di es-
sere in linea con le direttive della diocesi e delle conferen-
ze episcopali (C 48). Nel collaborare con la Chiesa locale
bisogna distinguere, naturalmente, tra la collaborazione di
tipo ordinario o occasionale, che non richiede una quantità
straordinaria di tempo, e altri tipi di coinvolgimento che, a
causa del maggiore impegno necessario, richiedono l’auto-
rizzazione dell’ispettore.
Nelle giovani Chiese la nostra collaborazione ha un suo
contributo specialistico da offrire, attraverso il nostro spi-
rito di predilezione per i giovani e attraverso il lavoro mis-
sionario. Il lavoro missionario è una caratteristica essenziale
della nostra Congregazione (cfr. C 30). La missione è allo
stesso tempo “luogo privilegiato dove compiere la missione
salesiana” e lo “spirito col quale compierla”.19
185

19.7 Page 187

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
Collaborazione mediata
dal carisma
153. Le nostre Costituzioni sono chiare nell’illustrare le
modalità della nostra collaborazione con la Chiesa locale:
“Offriamo ad essa il contributo dell’opera e della pedagogia
salesiana e ne riceviamo orientamenti e sostegno. Per un più
organico collegamento condividiamo iniziative con i gruppi
della Famiglia salesiana e con altri istituti religiosi” (C 48).
Il direttore presenterà tale collaborazione ai suoi confratelli
e alla CEP come un valore essenziale, alla luce dell’ecclesio-
logia di comunione promossa dal Concilio Vaticano II. Tale
collaborazione è, naturalmente, mediata attraverso il nostro
carisma. Nella Chiesa locale, infatti, ci sono ambiti che sono
molto vicini alla nostra missione, ad esempio, il lavoro pa-
storale per i giovani e per le vocazioni, il coinvolgimento nel
mondo del lavoro e con la gente dei quartieri poveri, e nel
campo della cultura e della comunicazione sociale.
Partecipazione a
associazioni di religiosi
a livello nazionale e
diocesano
154. Il direttore promuoverà anche la partecipazione alla vita
e attività di associazioni di religiosi a livello nazionale e dio-
cesano. Mutuae Relationes non solo riconosce l’esistenza di
questi organismi, ma attibuisce loro una grande importanza:
“Le associazioni di religiosi e di religiose a livello diocesano si
dimostrano assai utili; quindi, tenendo per altro sempre conto
della loro indole e delle specifiche loro finalità, vanno inco-
raggiate” (MR 59). I carismi, come ha insistito Papa France-
sco, sono a servizio e in funzione della comunione.20
Amore per la Chiesa
e il Papa
155. Come Congregazione pontificia presente in tutti i
continenti e in un gran numero di paesi coltiviamo un forte
senso di appartenenza alla Chiesa universale, alimentando
questa stessa apertura e amore per la Chiesa intera nel-
le persone con le quali lavoriamo, specialmente quelle che
condividono la stessa fede cattolica.
Fedeli al nostro Fondatore coltiviamo una speciale filiale
devozione verso il successore di Pietro. La Società salesia-
na ha come supremo superiore il Sommo Pontefice alla cui
186

19.8 Page 188

▲back to top
8. Una comunità aperta
autorità i soci sono filialmente sottomessi anche in forza
del voto di obbedienza, disponibili per il bene della Chie-
sa universale. Accolgono con docilità il suo magistero e
aiutano i fedeli, specialmente i giovani, ad accettarne gli
insegnamenti (C 125).
Il direttore promuoverà queste dimensioni carismatiche di filiale
amore per la Chiesa e per il Papa attraverso i mezzi di animazio-
ne a sua disposizione, con il sostegno del Consiglio locale.
• Nei suoi interventi, conferenze e altri momenti di animazione, il
direttore promuove il senso di appartenenza alla Chiesa locale.
• Attraverso un contatto attivo con la Chiesa locale, egli trova i
modi più idonei di partecipare attivamente al progetto pa-
storale diocesano.
• Partecipa personalmente e incoraggia la partecipazione di
confratelli alle iniziative delle associazioni diocesane e nazio-
nali di religiosi.
• Promuove lo spirito missionario nella comunità religiosa e
nella CEP, come anche forme di impegno pratico per la missio-
ne ad gentes.
• Nutre e promuove il senso di appartenenza alla Chiesa
universale e promuove la conoscenza e l’accoglienza del
magistero del Papa.
8.4 LA PRESENZA SUL TERRITORIO
Lavorare in rete nel
contesto civile e sociale,
coinvolti nella difesa e
patrocinio dei diritti dei
giovani e dei poveri
156. Il lavoro salesiano svolto dalla CEP è di per sé la nostra
azione e il nostro contributo alla vita della gente su un de-
terminato territorio. Tuttavia, soffermarci ulteriormente su
questo tema non è fuori luogo, dato soprattutto che, secon-
do C 48, “siamo pronti a cooperare con gli organismi civili
di educazione e di promozione sociale”.
187

19.9 Page 189

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
Educazione sociale e
politica
Questo tipo di collaborazione è anche un modo per rendere
il servizio alla Chiesa in un particolare quartiere, area o ter-
ritorio. Ove possibile, entriamo a far parte del contesto civi-
le e sociale, in modo da poter essere una presenza cristiana
e anche esercitare, ove possibile, un’influenza cristiana nel
campo legislativo. La fedeltà alla nostra vocazione oggi ri-
chiede tale partecipazione, soprattutto attraverso la presen-
za “laica” di confratelli salesiani-laici, laici che condividono
la nostra missione e gruppi della Famiglia Salesiana. Come
dice il CGS, “partecipe del dinamismo della Chiesa, la co-
munità è inviata ed aperta al servizio dei fratelli ed offre
a tutti le grazie di cui il Signore l’ha colmata. Essa coltiva
con gioia e vivifica con la fede le relazioni che ha con altre
persone ed ambienti per vincoli di parentela, di ispirazione,
di lavoro, di ideali o per dovere di giustizia, di convenienza,
di amicizia, di carità” (CGS 507).
157. Coinvolgimento sul territorio significa anche educa-
zione sociale e politica in modo da preparare “onesti cittadini”
che vedono nell’attiva partecipazione sociale e politica una
parte essenziale della loro responsabilità morale, e che san-
no di dover diventare cittadini del mondo.21 Il CG26 parla
del passaggio “da una mentalità assistenzialista al coinvolgi-
mento dei giovani poveri perché siano protagonisti del loro
sviluppo e si impegnino nell’ambito socio politico” (CG 26
104; cfr. anche 98). Tutti i Papi recenti hanno in vario modo
incoraggiato i cattolici ad abbracciare la vocazione alla poli-
tica come una alta forma di carità. Benedetto XVI, ad esem-
pio, ha ripetutamente fatto appello per una formazione dei
cattolici che li abiliti ad assumere piena responsabilità nei
vari settori della società, fino a “suscitare una nuova genera-
zione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità
dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in
quello politico. Esso ha più che mai bisogno di vedere per-
sone, soprattutto giovani, capaci di edificare una vita buo-
na a favore e al servizio di tutti. A questo impegno infatti
188

19.10 Page 190

▲back to top
8. Una comunità aperta
Mondo digitale
non possono sottrarsi i cristiani, che sono certo pellegrini
verso il Cielo, ma che già vivono quaggiù un anticipo di
eternità”.22 Papa Francesco ha ugualmente invitato i fedeli
a interessarsi e partecipare in modo creativo alla politica e
i giovani ad essere “protagonisti del cambiamento” per con-
tribuire con una risposta cristiana alla costruzione di una
nuova società (CV 168-174).
158. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che il territorio oggi
non è solo fisico ma anche digitale. Ai tempi di Don Bosco
l’opera salesiana si svolgeva all’interno di un sistema istituzio-
nale “chiuso, separato, apolitico, autonomo, in cui tutto avve-
niva in uno spazio educativo dai contorni chiari e in qualche
modo autosufficiente, dove i maestri riconosciuti da tutti e
ben accolti nel loro ruolo erano Don Bosco e i suoi ‘figli’, e
dove regnava una sola e semplice cultura, quella cattolica e
popolare del tempo, la cui unica aspirazione era quella di es-
sere dotati di sufficienti mezzi per la vita quotidiana qui sulla
terrra, in attesa della ricompensa celeste”.23 Oggi è chiaro
che i salesiani non sono più gli unici agenti dell’educazione,
non solo nel senso che il soggetto della missione salesiana è
la CEP, ma anche per il fatto che la nuova tecnologia dell’in-
formazione, o mondo digitale, è ora un formidabile agente
educativo che sta provocando un cambio di cultura e di an-
tropologia (ACG 427 17-19).
“Il mondo digitale, ‘nuovo areopago del tempo moderno’
ci interpella come educatori dei giovani: esso è un ‘nuovo
cortile’, un ‘nuovo oratorio’ che richiede la nostra presenza
e stimola in noi nuove forme di evangelizzazione ed edu-
cazione” (CG27 62). Essere servi dei giovani, quindi, vuol
dire oggi impegnarsi ad entrare “in modo significativo ed
educativo nel mondo digitale, particolarmente abitato dai
giovani, assicurando un’adeguata formazione professionale
ed etica dei confratelli e collaboratori e applicando il ‘Si-
stema salesiano di comunicazione sociale’” (CG27 75,4).
189

20 Pages 191-200

▲back to top

20.1 Page 191

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
Christus Vivit riconosce la portata del mondo digitale nella
pastorale giovanile (cfr. CV 86-90).
• Con il Consiglio della CEP, il direttore studia modi adeguati di
partecipazione nel contesto civile e sociale, e di collaborare
con organizzazioni civili che operano nel campo educativo e del-
lo sviluppo sociale.
• Il direttore e il Consiglio della CEP progettano e attuano pro-
poste per l’educazione socio-politica dei giovani.
• Il direttore e il Consiglio della CEP si impegnano a curare la
formazione nell’area del mondo digitale, in modo da essere
meglio preparati per il loro lavoro di educazione e di evangeliz-
zazione in questo “nuovo cortile” e “nuovo oratorio”.
190

20.2 Page 192

▲back to top
Note
1 Il QdR riunisce tutto l’insieme degli orientamenti salesiani che lo pre-
cedono. Questo spiega l’abbondanza di riferimenti al QdR nella III parte
di questa edizione del Manuale del Direttore.
2 CG27 62; vedi anche 25 e 75.
3 XV Assemblea del sinodo ordinario dei vescovi, I giovani, la fede e
il discernimento vocazionale, Documento finale (2018) 21-24, 145-146;
vedi anche CV 86-90.
4 CG25 70; QdR 117-118, 267.
5 ACG 363 pag. 8-9, citato in CG25 79, nota 49.
6 Questo è noto come il principio inside-out (da dentro a fuori): iniziare
a produrre cambiamenti a livelli meno complessi allo scopo di promuo-
vere il cambiamento a livelli più alti e complessi. Cf. M. Vojtaš, Proget-
tare e discernere. Progettazione educativo-pastorale salesiana tra storia,
teoria e proposte innovative, LAS, Roma 2015, 281.
7 Vojtaš, ibid., 314.
8 È interessante che don Vecchi parli di due possibili modi di costituire
il nucleo animatore, uno formato da consacrati e laici salesiani e l’altro
formato da soli laici, ma considera quest’ultimo come “complementare”.
La modalità di riferimento sulla quale si punta, che si deve
tendere a realizzare nei piani ispettoriali di ricollocazione e
ridimensionamento, è quella in cui la comunità salesiana
è presente, in numero e qualità sufficienti, per animare,
insieme ad alcuni laici, un progetto e una comunità
educativa, ammettendo che essa consente varietà di
realizzazioni quanto a numero di confratelli e funzioni. La
seconda modalità, quella in cui solo i laici costituiscono
il nucleo animatore immediato, è di complemento: è una
possibilità aperta che risolve casi speciali sia del personale
sia delle iniziative e guarda sempre il “nucleo salesiano”
come modello carismatico per ispirarsi e per appoggiarsi
ad esso (ACG 363 9).
Il CG25, come abbiamo già detto, ha consolidato e ratificato l’allar-
gamento del nucleo animatore operato da don Vecchi, ma non si è
pronunciato sul tipo di opere salesiane (CG25 70, 78-81). Il CG26,
invece, mentre in certo modo non dà molta attenzione a questa
191

20.3 Page 193

▲back to top
Parte 3
Animazione e governo della comunità
Il direttore e la missione
salesiana condivisa
espansione del nucleo animatore, riconosce (a) “opere gestite da una
comunità salesiana che è nucleo animatore di una più ampia comu-
nità educativa pastorale”; (b) “attività ed opere interamente affidate
dai salesiani ai laici, o create dai laici, e riconosciute nel progetto
ispettoriale, secondo i criteri indicati dal CG 24, nn. 180-182”; e (c)
“modalità di gestione diversificate, non riconducibili ad un unico
modello, nelle quali permane il rapporto tra una comunità locale
e l’opera (o più opere), ma queste (o settori di essa) sono gestite da
laici” (CG26 120; QdR 118-119, 265-272).
9 Cfr. il commento in PV 820-822.
10 QdR 118. Vedi anche CG25 78, 80.
11 CG24 172; cfr. 169-171.
12 XV Assemblea del sinodo ordinario dei vescovi, I giovani, la fede e il
discernimento vocazionale, (2018) Documento Finale 95-97.
13 Rossano Sala, Il segno della Comunità Educativo-Pastorale. Profezia di
fraternità nello spirito e nella missione salesiana oggi, in Fare di ogni CEP
la casa e la scuola della comunione, Atti Convegno Nazionale sulla Co-
munità Educativo-Pastorale, Salesianum - Roma, 16-19 febbraio 2017
(Roma, 2017) 66-67.
14 Cfr. ACG 363 4-7. Gli altri elementi del modello sono la CEP, il
nucleo animatore e la conoscenza della situazione e della mentalità
dei giovani.
15 Cfr. Dicastero delle Missioni e della Formazione, Formazione missio-
naria dei Salesiani di Don Bosco (2014).
16 Cfr. Dicastero della Comunicazione Sociale, Sistema salesiano di Co-
municazione Sociale (2011).
17 Carta 46.
18 Carta 3.
19 ACS 267 18ss. Cfr. anche CG27 pag. 130; ACG 421 22-25.
20 Lettera Apostolica del Santo Padre Francesco a tutti i consacrati in occa-
sione dell’Anno della Vita Consacrata (21 novembre 2014) 3.
192

20.4 Page 194

▲back to top
Note
21 P. Chávez, “Cristianità e prevenzione”, L’educatore oggi: tratti per un
profilo di san Giovanni Bosco. Seminario di studio, ed. Cosimo Laneve,
Università degli studi di Bari, Quaderni di Ateneo 11 [Bari], Servizio
Editoriale Universitario, 2007, 11-28.
22 Assemblea del secondo convegno di Aquileia, Discorso del santo padre
Benedetto XVI, Basilica di Aquileia, 7 maggio 2011.
23 P. Chávez, ibid. 5.
193

20.5 Page 195

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Conclusione
194

20.6 Page 196

▲back to top
CONCLUSIONE
Stimoli e contributi
della Chiesa
e della Congregazione
Fratello tra i fratelli,
uomo della fede
e della gioia
159. Questa nuova edizione del Manuale del Direttore ha
cercato di incorporare, con esito più o meno riuscito, gli
stimoli e i contributi provenienti dalla Chiesa e dalla Con-
gregazione negli ultimi trent’anni. La struttura del testo
stesso rivela le attenzioni prevalenti negli ultimi Capito-
li Generali: la prospettiva data dalla nostra consacrazio-
ne apostolica (CG26 e CG27), il direttore nella comunità
religiosa salesiana (specialmente, anche se non esclusiva-
mente, nel CG25), il direttore e la comunità religiosa nella
CEP (CG23 e CG24).
160. Con la centralità del ruolo del direttore nella nostra
tradizione, il manuale sembrerà forse chiedere troppo a una
singola persona. Tuttavia, dobbiamo tenere presente il mo-
dello relazionale dell’autorità, con il passaggio dalla centra-
lità del ruolo dell’autorità alla centralità della dinamica della
fraternità. Nessun individuo, per quanto brillante, può por-
tare oggi tutto il peso dell’autorità. Il direttore salesiano, pur
mantenendo la sua autorità personale, rimane un fratello tra
fratelli, un fratello che crede e spera profondamente, perché
sa che gli è stato dato il dono dell’amore, come a Pietro (Gv
21,15-17). Vive con una profonda consapevolezza dei pro-
pri limiti e di quelli della sua comunità, e con una profonda
sensibilità salesiana verso i suoi fratelli e sorelle, e soprattut-
to verso i bisogni dei giovani ai margini della vita.
Sa quindi che il servizio affidatogli comporta sofferenza, e
con Don Bosco e Mamma Margherita rivolge gli occhi alla
croce. Ma vive anche con la serenità e la gioia di chi sa che
il mondo è stato salvato. Potrebbe non avere tutti i doni che
i nostri documenti e anche i suoi confratelli e collaboratori
si aspettano che abbia, ma può sempre essere un credente e
un fratello che sa come mantenere la sua comunità aperta e
ospitale, spalancando le sue porte a tutti in una comunione
che si espande in cerchi concentrici. È consapevole, natu-
ralmente, che il suo ruolo implica responsabilità di governo,
195

20.7 Page 197

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Conclusione
In umile affidamento
a Maria e ai nostri
celesti protettori
e accetta, secondo il suo temperamento, tutto ciò che esso
comporta.
161. Con i suoi confratelli, il direttore si affida ai nostri pro-
tettori celesti, a tutti quelli che ci hanno preceduto, e soprat-
tutto a Maria, madre e maestra, donna coraggiosa (Pr 31,10)
che sa quando chiedere aiuto, quando stare ai piedi della cro-
ce, quando semplicemente conservare le cose nel suo cuore,
vivendo alla presenza della nube luminosa della volontà del
Padre.
All’età di 26 anni, Michele Rua divenne il primo direttore
della Congregazione a Mirabello. A lui Don Bosco ha dato
il primo Manuale del Direttore, scritto di suo pugno, con
le preziose parole “Studia di farti amare”, che ora sono in-
cise sulla croce donata a ciascun confratello alla professione
perpetua. Don Rua, la “regola vivente”, è il primo e migliore
interprete di ciò che Don Bosco voleva che fossero i suoi
salesiani e i suoi direttori. Con le parole di Don Bosco che
risuonano nelle nostre orecchie - “Farete voi la bella copia”
(MB XI 309) - chiediamo al beato Michele Rua di inter-
cedere per noi perché possiamo essere fedeli interpreti del
pensiero del nostro Padre e Fondatore.
196

20.8 Page 198

▲back to top
APPENDICE 1
I “RICORDI CONFIDENZIALI”
DI DON BOSCO AI DIRETTORI
Vi presentiamo qui l’ultima versione dei Ricordi confiden-
ziali ai direttori, datata 8 dicembre 1886, circa un anno pri-
ma della morte di Don Bosco.1 L’origine di questo documento
è lo scritto che Don Bosco aveva consegnato a don Rua, nel
1863, quando a 26 anni lo ha inviato come direttore a Mi-
rabello, la prima casa salesiana fuori Torino. I ventisei punti
della lettera originale a don Rua sono stati arricchiti da nuovi
contenuti nel corso degli anni.
Con te stesso
1° Niente ti turbi.
2° Evita le austerità nel cibo. Le tue mortificazioni siano
nella diligenza ai tuoi doveri e nel sopportare le molestie
altrui. In ciascuna notte farai sette ore di riposo. È stabilita
un’ora di latitudine in più o in meno per te e per gli altri,
quando v’interverrà qualche ragionevole causa. Questo è
utile per la sanità tua e per quella dei tuoi dipendenti.
3° Celebra la Santa Messa e recita il Breviario pie, attente ac
devote. Ciò sia per te e pei tuoi dipendenti.
4° Non mai omettere ogni mattina la meditazione e lungo
il giorno una visita al santissimo Sacramento. Il rimanente
come è disposto dalle Regole della Società.
5° Studia di farti amare piuttosto che farti temere. La carità
e la pazienza ti accompagnino costantemente nel comandare,
nel correggere, e fa in modo che ognuno dai tuoi fatti e dalle
tue parole conosca che tu cerchi il bene delle anime. Tollera
qualunque cosa quando trattasi d’impedire il peccato. Le tue
sollecitudini siano dirette al bene spirituale, sanitario e scien-
tifico dei giovanetti dalla divina Provvidenza a te affidati.
197

20.9 Page 199

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Appendice 1
6° Nelle cose di maggior importanza fa’ sempre breve eleva-
zione di cuore a Dio prima di deliberare. Quando ti è fatta
qualche relazione, ascolta tutto, ma procura di rischiarare
bene i fatti e di ascoltare ambe le parti prima di giudicare.
Non di rado certe cose a primo annunzio sembrano travi e
non sono che paglie.
Coi maestri
1° Procura che ai maestri nulla manchi di quanto loro è ne-
cessario pel vitto e pel vestito. Tien conto delle loro fatiche,
ed essendo ammalati o semplicemente incomodati, manda
tosto un supplente nella loro classe.
2° Parla spesso con loro separatamente o simultaneamente;
osserva se non hanno troppe occupazioni; se loro mancano
abiti, libri; se hanno qualche pena fisica o morale; oppure
se in loro classe abbiano allievi bisognosi di correzione o
di speciale riguardo nella disciplina, nel modo e nel grado
dell’insegnamento. Conosciuto qualche bisogno, fa quanto
puoi per provvedervi.
3° In conferenze apposite raccomanda che interroghino in-
distintamente tutti gli allievi della classe; leggano per turno
i lavori d’ognuno. Fuggano le amicizie particolari e le par-
zialità, né mai introducano allievi od altri in camera loro.
4° Dovendo dare incombenze od avvisi agli allievi, si serva-
no di una sala o camera stabilita a quest’uopo.
5° Quando ricorrono solennità, novene o feste in onore di
Maria santissima, di qualche santo patrono del paese, del
collegio, o qualche mistero di nostra santa religione, ne dia-
no annunzio con brevi parole, ma non omettano mai.
198

20.10 Page 200

▲back to top
Appendice 1. I ricordi confidenziali di Don Bosco ai direttori
6° Si vegli affinché i maestri non mandino mai allievi via
di scuola ed ove vi fossero assolutamente costretti li fac-
ciano accompagnare al superiore. Neppure percuotano mai
per nessun motivo i negligenti o delinquenti. Succedendo
cose gravi se ne dia tosto avviso al direttore degli studi o al
superiore della casa.
7° I maestri fuori della scuola non esercitino alcuna autorità
su’ loro allievi, e si limitino ai consigli, agli avvisi o al più alle
correzioni che permette e suggerisce la carità ben intesa.
Cogli assistenti e capi di dormitorio
1° Quanto si è detto dei maestri si può in gran parte appli-
care agli assistenti ed ai capi di dormitorio.
2° Procura di distribuire le occupazioni in modo che tanto
essi quanto i maestri abbiano tempo e comodità di attende-
re ai loro studi.
3° Trattieniti volentieri con essi per udire il loro parere in-
torno alla condotta dei giovani ai medesimi affidati. La par-
te più importante dei loro doveri sta nel trovarsi puntuali al
luogo dove si raccolgono i giovani pel riposo, scuola, lavoro,
ricreazione e simili.
4° Accorgendoti che taluno di essi contragga amicizia par-
ticolare con qualche allievo, oppure che l’ufficio affidatogli,
o la moralità di lui sia in pericolo, con tutta prudenza lo
cangerai d’impiego; se continua il pericolo, ne darai tosto
avviso al tuo superiore.
5° Raduna qualche volta i maestri, gli assistenti, i capi di dormi-
torio e a tutti dirai che si sforzino per impedire i cattivi discorsi,
allontanare ogni libro, scritto, immagini, pitture (hic scientia est)
199

21 Pages 201-210

▲back to top

21.1 Page 201

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Appendice 1
e qualsiasi cosa che metta in pericolo la regina delle virtù, la
purità. Diano buoni consigli, usino carità con tutti.
6° Sia oggetto di comune sollecitudine scoprire gli allievi
che fossero pericolosi; scopertine inculca che ti siano svelati.
Coi coadiutori e colle persone di servizio
1° Fa’ in modo che ogni mattina possano ascoltare la san-
ta messa ed accostarsi ai santi sacramenti secondo le regole
della Società. Le persone di servizio si esortino alla confes-
sione ogni quindici giorni od una volta al mese.
2° Usa gran carità nel comandare, facendo conoscere colle
parole e coi fatti che tu desideri il bene delle anime loro: ve-
glia specialmente che non contraggano familiarità coi gio-
vani o con persone esterne.
3° Non mai permettere che entrino donne nei dormitori od
in cucina, né trattino con alcuno della casa se non per cose
di carità o di assoluta necessità. Questo articolo è della mas-
sima importanza.
4° Nascendo dissensioni o contese tra le persone di servizio,
tra gli assistenti, tra i giovani od altri, ascolta ognuno con
bontà, ma per via ordinaria dirai separatamente il tuo parere
in modo che uno non oda quanto si dice dell’altro.
5° Alle persone di servizio sia stabilito per capo un coadiu-
tore di probità conosciuta, che vegli sui loro lavori e sulla
loro moralità, affinché non succedano furti né facciansi cat-
tivi discorsi. Ma si adoperi costante sollecitudine per impe-
dire che alcuno si assuma commissioni, affari riguardanti i
parenti, od altri esterni, chiunque siano.
200

21.2 Page 202

▲back to top
Appendice 1. I ricordi confidenziali di Don Bosco ai direttori
Coi giovani allievi
1° Non accetterai mai allievi espulsi da altri collegi, o dei quali
ti consti essere di mali costumi. Se malgrado la debita cautela,
accadrà di accettarne alcuno di questo genere, fissagli subito
un compagno sicuro che lo assista e non lo perda mai di vista.
Qualora egli manchi in cose lubriche, si avvisi appena una
volta, e se ricade, sia immediatamente inviato a casa sua.
2° Procura di farti conoscere dagli allievi e di conoscere essi
passando con loro tutto il tempo possibile adoperandoti di
dire all’orecchio loro qualche affettuosa parola, che tu ben
sai, di mano in mano ne scorgerai il bisogno. Questo è il
gran segreto che ti renderà padrone del loro cuore.
3° Domanderai: – Quali sono queste parole? Quelle stesse
che un tempo per lo più furono dette a te. Per esempio: Come
stai? – Bene. – E di anima? – Così così. – Tu dovresti aiutarmi
in una grande impresa; mi aiuterai? – Sì, ma in che cosa? – A
farti buono. Oppure: A salvarti l’anima; oppure: A farti il più
buono dei nostri giovani. Coi più dissipati: – Quando vuoi
cominciare? – Che cosa? – Ad essere la mia consolazione;
a tenere la condotta di san Luigi. A quelli che sono un po’
restii ai santi sacramenti: – Quando vuoi che rompiamo le
corna al demonio? – In che modo? – Con una buona con-
fessione. – Quando vuole [?]. – Al più presto possibile. Altre
volte: – Quando faremo un buon bucato? Oppure: Ti senti di
aiutarmi a rompere le corna al demonio? Vuoi che siamo due
amici per gli affari dell’anima? Haec aut similia.
4° Nelle nostre case il direttore è il confessore ordinario,
perciò fa’ vedere che ascolti volentieri ognuno in confes-
sione, ma da’ loro ampia libertà di confessarsi da altri se lo
desiderano. Fa’ ben conoscere che nelle votazioni sulla con-
dotta morale tu non ci prendi parte e studia di allontanare
sin l’ombra di sospetto che tu abbia a servirti, oppure anche
201

21.3 Page 203

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Appendice 1
ricordarti di quanto fu detto in confessione. Neppure appa-
risca il minimo segno di parzialità verso chi si confessasse
da uno a preferenza di un altro.
5° Il Piccolo Clero, la Compagnia di San Luigi, del Santis-
simo Sacramento, dell’Immacolata Concezione siano racco-
mandate e promosse. Dimostra benevolenza e soddisfazio-
ne verso coloro che vi sono ascritti; ma tu ne sarai soltanto
promotore e non direttore; considera tali cose come opera
dei giovani la cui direzione è affidata al catechista.
6° Quando riesci a scoprire qualche grave mancanza, fa’
chiamare il colpevole o sospettato tale in tua camera e nel
modo il più caritatevole procura di fargli dichiarare la col-
pa e il torto nell’averla commessa; e di poi correggilo e
invitalo ad aggiustar le cose di sua coscienza. Con questo
mezzo e continuando all’allievo una benevola assistenza si
ottennero dei meravigliosi effetti e delle emendazioni che
sembravano impossibili.
Cogli esterni
1° Prestiamo volentieri l’opera nostra pel servizio religioso,
per la predicazione, per celebrare messe a comodità del pub-
blico e ascoltare le confessioni tutte le volte che la carità e i
doveri del proprio stato lo permettono, specialmente a favore
della parrocchia nei cui limiti trovasi la nostra casa. Ma non
assumetevi mai impieghi o altro che importi assenza dallo
stabilimento o possa impedire gli uffizi a ciascuno affidati.
2° Per cortesia siano talvolta invitati sacerdoti esterni per le
predicazioni, od altro in occasione di Solennità, di tratteni-
menti musicali e simili. Lo stesso invito si faccia alle Au-
torità e a tutte le persone benevole o benemerite per favori
usati o che siano in grado di usarne.
202

21.4 Page 204

▲back to top
Appendice 1. I ricordi confidenziali di Don Bosco ai direttori
3° La carità e la cortesia siano le note caratteristiche di un
direttore tanto verso gli interni quanto verso gli esterni.
4° In caso di questioni sopra cose materiali accondiscendi
in tutto quello che puoi, anche con qualche danno purché
si tenga lontano ogni appiglio di liti, od altro che possa far
perdere la carità.
5° Se trattasi di cose spirituali, le questioni risolvonsi sem-
pre come possono tornare a maggior gloria di Dio. Im-
pegni, puntigli, spirito di vendetta, amor proprio, ragioni,
pretensioni ed anche l’onore, tutto deve sacrificarsi per evi-
tare il peccato.
6° Nelle cose di grave importanza è bene di chiedere
tempo per pregare e domandare consiglio a qualche pia e
prudente persona.
Con quelli della Società
1° L’esatta osservanza delle Regole e specialmente dell’ubbi-
dienza sono la base di tutto. Ma se vuoi che gli altri obbedi-
scano a te, sii tu ubbidiente ai tuoi superiori. Niuno è idoneo
a comandare, se non è capace di ubbidire.
2° Procura di ripartire le cose in modo che niuno sia troppo
carico d’incombenze, ma fa’ che ciascuno adempia fedel-
mente quelle che gli sono affidate.
3° Niuno della Congregazione faccia contratti, riceva da-
naro, faccia mutui o imprestiti ai parenti, agli amici o ad
altri. Né alcuno conservi danaro od amministrazione di cose
temporali senza esserne direttamente autorizzato dal supe-
riore. L’osservanza di questo articolo terrà lontano la peste
più fatale alle congregazioni religiose.
203

21.5 Page 205

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Appendice 1
4° Abborrisci come veleno le modificazioni delle Regole.
L’esatta osservanza di esse è migliore di qualunque variazio-
ne. Il meglio è nemico del bene.
5° Lo studio, il tempo, l’esperienza mi hanno fatto conoscere
e toccar con mano che la gola, l’interesse e la vanagloria fu-
rono la rovina di floridissime Congregazioni e di rispettabili
ordini religiosi. Gli anni faranno conoscere anche a te delle
verità che forse ora ti sembreranno incredibili.
6° Massima sollecitudine nel promuovere con le parole e coi
fatti la vita comune.
Nel comandare
1° Non mai comandare cose che giudichi superiori alle forze
dei subalterni, oppure prevedi di non essere ubbidito. Fa’ in
modo di evitare i comandi ripugnanti; anzi abbi massima
cura di secondare le inclinazioni di ciascuno affidando di
preferenza quegli uffizi che a taluno si conoscono di mag-
gior gradimento.
2° Non mai comandare cose dannose alla sanità o che im-
pediscono il necessario riposo o vengano in urto con altre
incombenze od ordini di altro superiore.
3° Nel comandare si usino sempre modi e parole di carità
e di mansuetudine. Le minaccie, le ire, tanto meno le vio-
lenze, siano sempre lungi dalle tue parole e dalle tue azioni.
4° In caso di dover comandare cose difficili o ripugnanti
al subalterno si dica per esempio: – Potresti fare questa o
quell’altra cosa? Oppure: Ho cosa importante, che non vor-
rei addossarti, perché difficile, ma non ho chi al pari di te
204

21.6 Page 206

▲back to top
Appendice 1. I ricordi confidenziali di Don Bosco ai direttori
possa compierla. Avresti tempo, sanità; non te lo impedisce
altra occupazione, ecc.? L’esperienza ha fatto conoscere che
simili modi, usati a tempo, hanno molta efficacia.
5° Si faccia economia in tutto, ma assolutamente in modo
che agli ammalati nulla manchi. Si faccia per altro a tut-
ti notare che abbiamo fatto voto di povertà, perciò non
dobbiamo cercare nemmeno desiderare agiatezza in cosa
alcuna. Dobbiamo amare la povertà ed i compagni della
povertà. Quindi evitare ogni spesa non assolutamente ne-
cessaria negli abiti, nei libri, nel mobiglio, nei viaggi, ecc.
Questo è come Testamento che indirizzo ai direttori delle
case particolari. Se questi avvisi saranno messi in pratica, io
muoio tranquillo perché sono sicuro che la nostra Società
sarà ognor più fiorente in faccia agli uomini e benedetta dal
Signore, e conseguirà il suo scopo che è la maggior gloria di
Dio e la salvezza delle anime.
Affezionatissimo in Gesù Cristo
Sac. Giovanni Bosco
Torino, 1886, festa dell’Immacolata Concezione di Maria
santissima, 45° anniversario della fondazione dell’Oratorio.
1 Istituto Storico Salesiano, Fonti salesiane. 1. Don Bosco e la sua opera.
Raccolta antologica, LAS, Roma 2014, 425-430.
205

21.7 Page 207

▲back to top

21.8 Page 208

▲back to top
APPENDICE 2
IL SUPERIORE LOCALE NEL
CODICE DI DIRITTO CANONICO
Vengono riportati i canoni del Codice di Diritto Canonico
(CIC), che sono di riferimento per il Superiore locale. La gerar-
chia normativa è richiamata nell’art. 191 delle Costituzioni:
“La vita e l’azione delle comunità e dei confratelli sono regolate
dal diritto universale della Chiesa e dal diritto proprio della So-
cietà. Quest’ultimo viene espresso nelle Costituzioni, che rappre-
sentano il nostro codice fondamentale, nei Regolamenti generali,
nelle deliberazioni del Capitolo generale, nei Direttori generali e
ispettoriali e in altre decisioni delle competenti autorità”. Per gli
approfondimenti sui singoli canoni si rimanda ai Commenti al
CIC ed agli studi specifici nelle varie lingue.
POTESTÀ, FACOLTÀ, DOVERI, OBBLIGHI
Can. 596 - Potestà personale e collegiale
§1. I Superiori e i capitoli degli istituti hanno sui membri
quella potestà che è definita dal diritto universale e dalle
Costituzioni.
§2. Negli istituti religiosi clericali di diritto pontificio essi
hanno inoltre la potestà ecclesiastica di governo, tanto per il
foro esterno quanto per quello interno.
§3. Alla potestà di cui nel §1 si applicano le disposizioni dei
cann. 131 [potestà ordinaria e delegata], 133 [limiti del mandato
di delega], 137-144 [modalità di esercizio della potestà esecutiva].
Can. 608 - La casa religiosa
La comunità religiosa deve abitare in una casa legittima-
mente costituita, sotto l’autorità di un Superiore designato
a norma del diritto. Le singole case devono avere almeno un
oratorio, in cui si celebri e si conservi l’Eucaristia, in modo
che sia veramente il centro della comunità.
Can. 617 - Modalità di esercizio della potestà
I Superiori adempiano il proprio incarico ed esercitino la pro-
pria potestà a norma del diritto universale e di quello proprio.
207

21.9 Page 209

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Appendice 2
Can. 618 - Spirito di servizio
I Superiori esercitino in spirito di servizio quella potestà che
hanno ricevuta da Dio mediante il ministero della Chie-
sa. Docili perciò alla volontà di Dio nell’adempimento del
proprio incarico, reggano i sudditi quali figli di Dio, e susci-
tando la loro volontaria obbedienza nel rispetto della per-
sona umana, li ascoltino volentieri e promuovano altresì la
loro concorde collaborazione per il bene dell’istituto e della
Chiesa, ferma restando l’autorità loro propria di decidere e
di comandare ciò che va fatto.
Can. 619 - Doveri del Superiore
I Superiori attendano sollecitamente al proprio ufficio e in-
sieme con i religiosi loro affidati si adoperino per costruire in
Cristo una comunità fraterna nella quale si ricerchi Dio e lo
si ami sopra ogni cosa. Diano perciò essi stessi con frequenza
ai religiosi il nutrimento della parola di Dio e li indirizzino
alla celebrazione della sacra liturgia. Siano loro di esempio
nel coltivare le virtù e nell’osservare le leggi e le tradizioni del
proprio istituto; provvedano in modo conveniente a quanto
loro personalmente occorre: visitino gli ammalati procurando
loro con sollecitudine le cure necessarie, riprendano gli irre-
quieti, confortino i timidi, con tutti siano pazienti.
Can. 623 - Designazione
Per essere validamente nominati o eletti all’ufficio di Supe-
riore si richiede un congruo spazio di tempo dopo la profes-
sione perpetua o definitiva, da determinarsi dal diritto pro-
prio o, trattandosi di Superiori maggiori, dalle costituzioni.
Can. 624 - Durata dell’incarico
§1. I Superiori devono essere costituiti per un periodo di
tempo determinato e conveniente secondo la natura e le
esigenze dell’istituto, a meno che le costituzioni non di-
spongano diversamente per il Moderatore supremo e per i
Superiori delle case sui iuris.
208

21.10 Page 210

▲back to top
Appendice 2. Il Superiore locale nel Codice di Diritto Canonico
§2. Il diritto proprio provveda con norme adatte che i Supe-
riori costituiti a tempo determinato non rimangano troppo
a lungo senza interruzione in uffici di governo.
§3. Tuttavia durante il loro incarico possono essere rimossi
dal loro ufficio o trasferiti ad altro, per ragioni stabilite dal
diritto proprio.
Can. 627 - Il Consiglio, obbligatorietà e competenze
§1. I Superiori abbiano il proprio Consiglio a norma delle
costituzioni e nell’esercizio del proprio ufficio siano tenuti a
valersi della sua opera.
§2. Oltre ai casi stabiliti dal diritto universale, il diritto pro-
prio determini i casi in cui per procedere validamente è ri-
chiesto il consenso oppure il consiglio, a norma del can. 127.
Can. 629 - L’obbligo della residenza
I Superiori risiedano ciascuno nella propria casa, e non se ne
allontanino se non a norma del diritto proprio.
Can. 630 - Norme per la confessione e la direzione
di coscienza
§1. I Superiori riconoscano ai religiosi la dovuta libertà per
quanto riguarda il sacramento della penitenza e la direzione
della coscienza, salva naturalmente la disciplina dell’istituto.
§2. I Superiori provvedano con premura, a norma del diritto
proprio, che i religiosi abbiano disponibilità di confessori
idonei, ai quali possano confessarsi con frequenza.
§3. Nei monasteri di monache, nelle case di formazione e
nelle comunità più numerose degli istituti laicali vi siano,
d’intesa con la comunità interessata, confessori ordinari ap-
provati dall’Ordinario del luogo, senza tuttavia alcun obbli-
go di presentarsi a loro.
§4. I Superiori non ascoltino le confessioni dei propri sud-
diti, a meno che questi non lo richiedano spontaneamente.
§5. I religiosi si rivolgano con fiducia ai Superiori ai quali
possono palesare l’animo proprio con spontanea libertà. È
209

22 Pages 211-220

▲back to top

22.1 Page 211

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Appendice 2
però vietato ai Superiori indurli in qualunque modo a ma-
nifestare loro la propria coscienza.
Can. 636 - Economo distinto dal Superiore locale
§1. In ogni istituto, e parimenti in ogni provincia retta da
un Superiore maggiore, ci sia l’economo, costituito a norma
del diritto proprio e distinto dal Superiore maggiore, per
amministrare i beni sotto la direzione del rispettivo Supe-
riore. Anche nelle comunità locali si istituisca, per quanto è
possibile, un economo distinto dal Superiore locale.
Can. 661 - Debita cura per la formazione permanente
dei confratelli
Per tutta la vita i religiosi proseguano assiduamente la pro-
pria formazione spirituale, dottrinale e pratica; i Superiori
ne procurino loro i mezzi e il tempo.
Can. 665 - La ricerca del religioso che si sia allontanato
illegittimamente dalla casa
§2. Il religioso che si allontana illegittimamente dalla casa
religiosa, con l’intenzione di sottrarsi alla potestà dei Supe-
riori, deve essere da questi sollecitamente ricercato e aiutato,
perchè ritorni e perseveri nella propria vocazione.
Can. 687 - La cura del religioso esclaustrato
Il religioso esclaustrato è ritenuto esonerato dagli obblighi
non compatibili con la sua nuova condizione di vita; in ogni
modo rimane sotto le dipendenze e la cura dei suoi Superio-
ri ed anche dell’Ordinario del luogo, soprattutto se si tratta
di un chierico. Può portare l’abito dell’istituto, a meno che
non sia stabilito altrimenti nell’indulto. Egli però manca di
voce attiva e passiva.
Can. 703 - L’espulsione immediata dalla casa religiosa 1
In caso di grave scandalo esterno, o di un gravissimo danno
imminente, il religioso può essere espulso dalla casa religio-
210

22.2 Page 212

▲back to top
Appendice 2. Il Superiore locale nel Codice di Diritto Canonico
sa immediatamente, da parte del Superiore maggiore oppure,
qualora il ritardo risultasse pericoloso, dal Superiore locale
con il consenso del suo Consiglio. Il Superiore maggiore, se
necessario, curi che si istruisca il processo di dimissione a nor-
ma del diritto, oppure deferisca la cosa alla Sede Apostolica.
Can. 911 - L’amministrazione del viatico ai confratelli infermi
§1. Hanno il dovere e il diritto di portare l’Eucaristia sotto
forma di Viatico agli infermi, il parroco e i vicari parroc-
chiali, i cappellani, come pure il Superiore della comunità
negli istituti religiosi o nelle società di vita apostolica, nei
riguardi di tutti coloro che si trovano nella casa.
Can. 1179 - Le esequie dei confratelli defunti
Le esequie dei religiosi o dei membri di una società di vita
apostolica, di norma siano celebrate nella loro chiesa od
oratorio dal Superiore, se l’istituto o la società sono clericali,
diversamente dal cappellano.
Can. 1196 - La facoltà di dispensare dai voti privati
Oltre al Romano Pontefice, possono dispensare dai voti pri-
vati per una giusta causa e purché la dispensa non leda l’al-
trui diritto acquisito:
1° l’Ordinario del luogo e il parroco, relativamente ai propri
sudditi e pure ai forestieri;
2° il Superiore di un istituto religioso o di una società di vita
apostolica, se sono clericali di diritto pontificio, relativa-
mente ai membri, ai novizi e alle persone che vivono giorno
e notte in una casa dell’istituto o della società;
3. coloro ai quali sia stata delegata la potestà di dispensare
dalla Sede Apostolica o dall’Ordinario del luogo.
Can. 1203 - La facoltà di dispensare dal giuramento
promissorio
Coloro che possono sospendere, dispensare, commutare il
voto, hanno la medesima potestà, con le stesse modalità,
211

22.3 Page 213

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Appendice 2
circa il giuramento promissorio; se però la dispensa da un
giuramento torna a pregiudizio di terzi, che si rifiutano di
condonare l’obbligo, da tale giuramento può dispensare solo
la Sede Apostolica.
CHIESA DIOCESANA E ATTIVITÀ APOSTOLICHE
Can. 463 - Partecipazione al sinodo diocesano
§1 Al sinodo diocesano devono essere chiamati in qualità di
membri e sono tenuti all’obbligo di parteciparvi:
[…]
9° alcuni Superiori degli istituti religiosi e delle Società di
vita apostolica che hanno una casa nella diocesi, i quali de-
vono essere eletti nel numero e nel modo determinato dal
Vescovo diocesano.
Can. 677 - Fedeltà alla missione e alle opere proprie
dell’Istituto e prudente aggiornamento
§ 1. I Superiori e i membri mantengano con fedeltà la mis-
sione e le opere proprie dell’istituto; tuttavia le adattino con
prudenza alle necessità dei tempi e dei luoghi, adottando
anche mezzi nuovi e convenienti.
§2. Gli istituti poi ai quali sono unite associazioni di fedeli
si adoperino con particolare sollecitudine perché queste sia-
no permeate del genuino spirito della loro famiglia religiosa.
Can. 678 - Rapporti con il Vescovo diocesano
§1 I religiosi sono soggetti alla potestà dei Vescovi, ai quali
devono rispetto devoto e riverenza, in ciò che riguarda la
cura delle anime, l’esercizio pubblico del culto divino e le
altre opere di apostolato.
§2. Nell’esercizio dell’apostolato esterno i religiosi sono sog-
getti anche ai propri Superiori e devono mantenersi fedeli
alla disciplina dell’istituto; i Vescovi stessi non tralascino di
urgere, quando occorre, un tale obbligo.
212

22.4 Page 214

▲back to top
Appendice 2. Il Superiore locale nel Codice di Diritto Canonico
§3. Nell’organizzare le attività apostoliche dei religiosi è ne-
cessario che i Vescovi diocesani e i Superiori religiosi proce-
dano su un piano di reciproca intesa.
Can. 778 - Cura per l’istruzione catechistica
I Superiori religiosi e delle società di vita apostolica curino
che nelle proprie chiese, scuole o altre opere in qualunque
modo loro affidate, venga impartita diligentemente l’istru-
zione catechistica.
Can. 968 - Facoltà di ricevere le confessioni
§1. In forza dell’ufficio hanno la facoltà di ricevere le con-
fessioni, ciascuno per la sua circoscrizione, l’Ordinario del
luogo, il canonico penitenziere, come pure il parroco e chi
ne fa le veci.
§2. In forza dell’ufficio hanno facoltà di ricevere le con-
fessioni dei propri sudditi e degli altri che vivono giorno e
notte nella casa, i Superiori di un istituto religioso o di una
società di vita apostolica, clericali di diritto pontificio, i quali
a norma delle costituzioni godono della potestà di governo
esecutiva, fermo restando il disposto del can. 630 §4.
Can. 969 - Competenza dell’Ordinario del luogo e facoltà
di delega del Superiore locale
§1. Solo l’Ordinario del luogo è competente a conferire a
qualunque presbitero la facoltà di ricevere le confessioni di
qualsiasi fedele; tuttavia i presbiteri che sono membri degli
istituti religiosi non se ne servano senza la licenza almeno
presunta del proprio Superiore.
§2. Il Superiore di un istituto religioso o di una società di
vita apostolica, di cui nel can. 968 §2, è competente a con-
ferire a qualunque presbitero la facoltà di ricevere le confes-
sioni dei suoi sudditi e degli altri che vivono giorno e notte
nella casa.
213

22.5 Page 215

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Appendice 2
ATTI CHE RICHIEDONO IL CONSENSO,
IL PARERE, LA LICENZA
Can. 119 - Elezioni ed altri atti collegiali
Per quanto concerne gli atti collegiali, a meno che non sia
disposto altro dal diritto o dagli statuti:
1° se si tratta di elezioni, ha forza di diritto ciò che, presente la
maggior parte di coloro che devono essere convocati, è piaciu-
to alla maggioranza assoluta di coloro che sono presenti; dopo
due scrutini inefficaci, la votazione verte sopra i due candidati
che hanno ottenuto la maggior parte dei voti, o, se sono parec-
chi, sopra i due più anziani di età; dopo un terzo scrutinio, se
rimane la parità, si ritenga eletto colui che è più anziano di età;
2° se si tratta di altri affari, ha forza di diritto ciò che, presente la
maggior parte di quelli che devono essere convocati, è piaciuto
alla maggioranza assoluta di coloro che sono presenti, che se
dopo due scrutini i suffragi furono uguali, il presidente può
dirimere la parità con un suo voto;
3° ciò che poi tocca tutti come singoli, da tutti deve essere
approvato.
Can. 127 - Atti che richiedono il consenso o il parere di
un collegio, di un gruppo o di singoli 2
§1. Quando dal diritto è stabilito che il Superiore per porre
gli atti necessiti del consenso o del parere di un collegio o
di un gruppo di persone, il collegio o il gruppo deve essere
convocato a norma del can. 166, a meno che, quando si tratti
di richiedere soltanto il parere, non sia stato disposto altri-
menti dal diritto particolare o proprio; perchè poi l’atto valga
si richiede che sia ottenuto il consenso della maggioranza as-
soluta di quelli che sono presenti o richiesto il parere di tutti.
§2. Quando dal diritto è stabilito che il Superiore per porre
gli atti necessiti del consenso o del parere di alcune persone:
1° se si esige il consenso, è invalido l’atto del Superiore che
non richiede il consenso di quelle persone o che agisce con-
tro il loro voto o contro il voto di una persona;
214

22.6 Page 216

▲back to top
Appendice 2. Il Superiore locale nel Codice di Diritto Canonico
2° se si esige il parere, è invalido l’atto del Superiore che
non ascolta le persone medesime; il Superiore, sebbene non
sia tenuto da alcun obbligo ad accedere al loro voto, benché
concorde, tuttavia, senza una ragione prevalente, da valutarsi
a suo giudizio, non si discosti dal voto delle stesse, special-
mente se concorde.
§ 3. Tutti quelli, il cui consenso o parere è richiesto, sono
tenuti all’obbligo di esprimere sinceramente la propria opi-
nione, e, se la gravità degli affari lo richiede, di osservare
diligentemente il segreto; obbligo che può essere sollecitato
dal Superiore. 3
Can. 307 - Licenza perchè un religioso possa far parte di
un’associazione
§3. I membri degli istituti religiosi possono aderire alle as-
sociazioni [di fedeli], a norma del diritto proprio, con il con-
senso del proprio Superiore.
Can. 638 - Licenza per compiere atti di amministrazione
straordinaria, alienazioni e altri negozi giuridici
§1. Spetta al diritto proprio determinare, entro l’ambito del
diritto universale, quali sono gli atti che eccedono i limiti
e le modalità dell’amministrazione ordinaria, e stabilire ciò
che è necessario per porre validamente un atto di ammini-
strazione straordinaria.
§2. Le spese e gli atti giuridici di amministrazione ordinaria sono
posti validamente, oltre che dai Superiori, anche dagli officiali a
ciò designati dal diritto proprio, nei limiti del loro ufficio.
§3. Per la validità dell’alienazione e di qualsiasi negozio da cui
la situazione patrimoniale della persona giuridica potrebbe
subire detrimento, si richiede la licenza scritta rilasciata dal
Superiore competente con il consenso del suo Consiglio. Se
però si tratta di negozio che supera la somma fissata dalla
Santa Sede per le singole regioni, come pure di donazioni
votive fatte alla Chiesa, o di cose preziose per valore artistico
e storico, si richiede inoltre la licenza della Santa Sede stessa.
215

22.7 Page 217

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Appendice 2
Can. 665 - Licenza perchè un religioso possa assentarsi
dalla casa
§1. I religiosi devono abitare nella propria casa religiosa, os-
servando la vita comune e non possono assentarsene senza
licenza del proprio Superiore. Se poi si tratta di un’assenza
prolungata, il Superiore maggiore, con il consenso del suo
Consiglio e per giusta causa, può concedere a un religioso di
vivere fuori della casa dell’istituto, ma non oltre un anno, a
meno che ciò non sia per motivo di infermità, di studio o di
apostolato da svolgere a nome dell’istituto.
Can. 671 - Licenza perchè un religioso assuma uffici o in-
carichi fuori dell’istituto
Il religioso non assuma incarichi né uffici fuori del proprio
istituto, senza la licenza del legittimo Superiore.
1 Questo provvedimento, di carattere urgente e straordinario, non va
confuso con la dimissione dall’Istituto.
2 Cfr. C 181; R 180, 181.
L’interpretazione autentica del can. 127 emanata il 5 luglio 1985 dalla
Pontificia Commissione per l’interpretazione autentica del Codice di
diritto latino stabiliva che, quando il Superiore necessita del consenso di
un collegio o gruppo di persone per porre degli atti, lo stesso Superiore
non ha il diritto di dare il suo voto con gli altri, neanche per dirimere
l’eventuale parità.
Quando, invece l’atto (per esempio l’ammissione alla professione reli-
giosa o agli ordini sacri, o la licenza per un’alienazione) è di competenza
del Superiore provinciale con il consenso del suo Consiglio, ed è richie-
sta la acquisizione del parere del Superiore locale con il suo Consiglio,
in tal caso il Superiore locale vota assieme al suo Consiglio.
3 In base a tale norma, non è legittima l'astensione.
216

22.8 Page 218

▲back to top

22.9 Page 219

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Indice analitico
218

22.10 Page 220

▲back to top
INDICE ANALITICO
Accompagnamento comunitario e personale, 48
Accompagnamento dei giovani e progetto di vita personale, 78
Accompagnamento dei laici, 61, 134
Accompagnamento personale salesiano, indagine su, 72, 74
Accompagnamento personale: e fiducia, 48; formazione al, 65;
in senso lato, 75. Vedi anche Accompagnamento spirituale perso-
nale e accompagnamento personale salesiano, indagine su
Accompagnamento spirituale comunitario, 76, 104; e buonanotte, 77
Accompagnamento spirituale personale, 75-76; disponibilità per
da parte del direttore e della comunità salesiana nella CEP, 134;
durante il tirocinio, 91; durante il quinquennio, 91; e confratelli
che attraversano momenti difficili, 94; e Don Bosco, 75; e libertà
di scelta, 76; e progetto personale di vita, 78; nella CEP, 134;
nella formazione iniziale, 76; nella Pastorale Giovanile, 75; per lo
stesso direttore, 107; preparazione specifica per, 76
Advocacy, 156
Albera e Manuale del Direttore, 1
Amicizia e stile salesiano delle relazioni, 56
Amore preventivo, 13, 15
Amorevolezza e stile salesiano delle relazioni, 56
Amoris Laetitia: e famiglie, 5; e formazione dei genitori, 106
Animazione e governo, stile di, 69
Animazione spirituale della CEP: a cura della comunità religiosa
salesiana, 131-136; compenetrazione reciproca di educazione ed
evangelizzazione, 131
Animazione vocazionale, 64-65; cuore del PEPS, 65; e testimo-
nianza della comunità, 64; orizzonte ultimo della Pastorale Gio-
vanile Salesiana, 65
Animazione: dimensione primaria della missione, 130; spirituale
e salesiana, primo servizio, 130
Anzianità, 95
Archivi: di patrimonio storico e artistico, 102; locale, 83, 102
Ascolto, 66; abilità richiesta al direttore, 42, 48; e capacità di la-
voro di équipe nel Consiglio locale, 85; e dialogo, 67; e prepara-
zione dei direttori, 109, 110
Assemblea dei confratelli, 87, 104; e Consiglio locale, 84, 87;
esercizio di discernimento, 87
Auctoritas, 40; 41, 42; e crescita, 40
219

23 Pages 221-230

▲back to top

23.1 Page 221

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Indice analitico
Autorevolezza: del direttore, 40; necessaria per i giovani, 40
Autorità, servizio della: vedi Direttore
Autorità: e diritto proprio, 42; e carisma, 42; e consacrazione,
48; e fraternità, 54; e preghiera, 50; e Studia di farti amare, 161; e
unità nella comunità, 55; linee fondamentali per l’esercizio della,
42; natura trinitaria della, 35; nuovo stile di, 129; nuovo stile di,
formazione a, 137; modello relazionale, 160; passaggio dallo stile
piramidale a quello partecipativo, 124; stile salesiano della, 43,
109; spirituale, 48; Vedi anche Auctoritas e Potestas
Autoritarismo, 68, 110
Benedetto XVI, 3; e politica, 157
Bilancio preventivo e consuntivo, responsabilità dei direttori, 102
Buonanotte, vedi Pensiero della buonanotte
Buongiorno, vedi Pensiero del buongiorno
Carisma, incarnazione del, 116
Carismi: in funzione della comunione, 154
Carità pastorale: carità del buon pastore, 37; centro dello spirito
salesiano, 37; ruolo del direttore, 60
Carta dell’identità carismatica della Famiglia Salesiana di Don Bo-
sco, 24, 57, 151
Catechismo della Chiesa Cattolica, e sacerdozio come servizio, 30
CEP: vedi Comunità educativo-pastorale
CG24 e missione condivisa, 17, 24; nuovo stile di pensiero
e di azione, 115; radici in Don Bosco, 115; resistenza a, 115;
risposta all’ecclesiologia di comunione, 115
CG27: consacrazione apostolica, 19; obiettivo del, 7, 19
Chávez, Pascual, 3; tre concentrazioni, 111
Chiesa, solidarietà con la Chiesa locale, 57
Christifideles laici e stati di vita, 23
Christus vivit, 64, 65, 75, 157; e accompagnamento dei giovani,
134; e discernimento, 134; e mondo digitale, 158; e vocazione, 134;
Cimatti, Vincenzo, 21
Clericalismo, 26, 68
Coadiutore salesiano: vedi Salesiano laico
Coinvolgimento pastorale e ruolo del direttore, 61
Collaborazione: con altri religiosi, 57, 154; con la Chiesa lo-
cale, 152; con organizzazioni civili, 156; di salesiani laici nel
contesto civile e sociale, 156; nella Famiglia Salesiana, 150;
220

23.2 Page 222

▲back to top
Indice analitico
mediata dal carisma, 153; lavoro missionario, 152
Colloquio con il direttore, 55, 71, 72-74; distinto dall’accompa-
gnamento spirituale personale, 72; durante il quinquennio, 91;
durante il tirocinio, 91; e coinvolgimento pastorale, 60; e famiglia
del confratello, 74; e riservatezza, 74; il direttore chiamato a fare
il primo passo, 73
Complementarietà: e processo decisionale, 89; tra le due forme
della nostra vocazione, 89
Comunicazione sociale: agente di formazione, 108, 143; e for-
mazione dei direttori, 110; e formazione permanente, 105; e Pa-
storale Giovanile, 141; promuove il senso di appartenenza alla
Congregazione, 148; Sistema salesiano di, 3, 158. Vedi anche
Mondo digitale
Comunicazione: capacità di lavoro in équipe, 85; e protezione dei
minori, 100; e relazioni fraterne, 56; stile salesiano di, 56. Vedi anche
Comunicazione sociale
Comunione: e missione, 14, 137; centralità della, nella CEP, 137;
nella CEP, ruolo della comunità salesiana, 137; si espande in
cerchi concentrici, 21 27, 160
Comunità educativo-pastorale, 113-146; animazione salesiana
della, 117; comunione nella, 137; e comunità religiosa salesia-
na, 121-126; e Consiglio dell’Opera, 120; e Famiglia Salesia-
na, 149; e famiglie, 5, 16; e formazione congiunta, 104, 106; e
profezia della fraternità, 137; e PEPS, 114-120; esperienza di
Chiesa, 117; esperienza di comunione, 118; punto di riferimen-
to carismatico della, 127-137; soggetto e oggetto dell’attività
pastorale, 117; soggetto della missione, 114
Comunità locale: vedi comunità religiosa salesiana
Comunità religiosa salesiana, apertura della: verso la Chiesa,
152-155; verso la Famiglia Salesiana e il Movimento Giovani-
le Salesiano, 149-151; verso le comunità ispettoriali e mondiale,
148; verso il territorio, 156-158
Comunità religiosa salesiana: animatori spirituali, 131; aperta
e accogliente, 57; attiva a diversi livelli (CEP, Chiesa, società),
147; Confessio Trinitatis, 137; corresponsabile, 3; consistenza
qualitativa e quantitativa della, 31, 36; discepoli missionari, 60;
e animazione spirituale, 131-136; e cura della comunione, 137;
e discernimento, 70-71; e missione, 59; e nucleo animatore, 31,
221

23.3 Page 223

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Indice analitico
108, 127; e PEPS, 138-146; educatori e maestri di spiritualità,
133; facilita l’integrazione dei confratelli, punto di riferimento
carismatico, 24, 31, 127-137; 93; formazione permanente, 104-
106; nuovo ruolo della, 5, 127; professionisti dell’evangelizza-
zione, 131; Signum fraternitatis, 137
Comunità: vedi Comunità religiosa salesiana e Comunità edu-
cativo-pastorale
Confessore, esterno, 76
Confidenzialità, e colloquio con il direttore, 74
Configurazione a Cristo: vedi Cristo, imitazione di
Confratelli, anziani, 95-96; che attraversano momenti difficili,
94; che hanno bisogno di speciale attenzione, 99; in situazioni
irregolari, 100; malati, 97-98; nella formazione iniziale, 90-91;
sotto restrizione, 100
Consacrazione apostolica, 159; e centralità della missione, 18;
e grazia di unità, 18
Consacrazione e missione, 19
Consigli evangelici, fedeltà a, 49; scrutini su, 49. Vedi anche Voti
Consiglio della CEP / Opera, 61, 120; e PEPS, 114
Consiglio ispettoriale, 43, 109, 111
Consiglio locale, 84-85, 104; competenze del, 84; e assemblea
dei confratelli, 84; e Consiglio della CEP / Opera, 85; e economi
laici, 85, 102; e laici responsabili di settori, 102; e lavoro di équipe,
85; esercizio della sinodalità, 84
Consulta locale della Famiglia Salesiana, 150
Consultazione per la nomina dei direttori, 109, 111
Contesti, varietà di, 118, 143; cristiani, 118, 133; multireligiosi
e multiculturali, 118; non cristiani, 135; post-cristiani, 118, 135
Continente digitale: vedi Mondo digitale
Conversione: pastorale, 62; pastorale strutturale, 63
Coordinamento dei settori, 61
Coordinatore locale della Pastorale Giovanile, 146
Corresponsabilità, 54-57; coordinamento e, 59, 61; direttore
animatore di, 75; e discernimento pastorale, 62; e direttore, 42;
fraternità e, 45; incoraggiare la, 61. Vedi anche Responsabilità
condivisa
Correzione: fraterna, 81-82; formazione alla, 82; modalità di,
82; per fedeltà vocazionale, 81
222

23.4 Page 224

▲back to top
Indice analitico
Cristo, base della vita consacrata, 20, 21; al seguito di, 22; imita-
zione di, 22; la nostra regola vivente, 21
Cronaca, locale, 83
Custode dell’identità consacrata salesiana, 7, 9, 24, 47-65
Custode dell’identità salesiana, 32-46
Custode dello spirito salesiano, 37
Decentralizzazione, 69, 124, 140
Delegare, necessità, 107; il consiglio di Don Bosco, 107
Dialogo e costruzione della vita fraterna, 67; capacità del diretto-
re di, 42; con i salesiani anziani, 95; e stile salesiano delle relazio-
ni, 67; facilitato dal direttore, 67; mezzi per vivere la profezia della
fraternità, 67; stile salesiano di animazione e governo, 66
Dimensione mariana della Chiesa, 30
Dimensione missionaria, essenziale per l’identità salesiana, 152
Direttore della comunità di formazione e incontri dell’équipe
dei formatori, 85
Direttore e Consiglio, 84-85; e formazione permanente, 106;
primo responsabile del governo dell’opera, 140. Vedi anche
Consiglio, locale
Direttore, animatore, 33, 36; della CEP, 7, 8; della comunione,
54-57; della comunità religiosa salesiana, 7, 8, 36, 48-53; di ani-
matori, 136; di responsabilità condivisa, 40, 54-57; della identità
consacrata salesiana, 47-65; servizio carismatico, 36, 66-102
Direttore, formazione di: vedi Formazione dei direttori
Direttore: animazione vocazionale, 65; capacità di delegare, 145;
centralità del, 3, 160; consapevole della propria fragilità, 136; com-
plessità del ruolo, 32; crescere delle aspettative, 8; crescita umana
e spirituale, 40; costruttore di unità, 33; cura di sé del, 40; custo-
de dell’identità carismatica nella CEP, 128; definizione del ruolo
nella CEP, 120; docile e umile, 35; e autorità, 40-46; e grazia
del ministero sacerdotale, 45; e grazia di unità, 38; e il progetto
apostolico di Don Bosco, 32; e carità pastorale, 37, 38; e comu-
nità religiosa salesiana, 32, 47-112; e Famiglia Salesiana, 151; e
la croce, 39, 160; e obbedienza a Dio, 42; e la volontà del Padre,
34; e tentazione che viene da ruoli manageriali, 36; figura chiave
nella missione condivisa, 128; fratello e padre, 35; fratello tra fra-
telli, 35, 160; gerarchia di compiti, 36, 46, 107; incoraggia la carità
pastorale, 60; ministero presbiterale del, 44-46; paternità del, 46;
223

23.5 Page 225

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Indice analitico
preparazione previa, 108, 109; preparazione remota durante la for-
mazione iniziale, 111; presenza nell’opera, 145; primo formatore
nella comunità 38; primo responsabile della CEP, 128, 129; pro-
motore di un nuovo stile di autorità, 128; rappresenta Cristo, 33;
responsabile della missione, 58-65; responsabilità nei confronti di
ciascun confratello, 37, 88; uomo di discernimento, 136
Direttorio Ispettoriale, 43; iniziative relative al tirocinio e al
quinquennio, 91
Direzione spirituale: vedi Accompagnamento spirituale persona-
le e comunitario
Diritto canonico, e autorità come servizio, 41, 42
Discepolato: vedi Cristo, a seguito di
Discernimento vocazionale, 64, 65; in Don Bosco, 12
Discernimento: comunitario e ruolo del direttore, 42; criteri per,
28; disposizioni per, 70; e coinvolgimento pastorale, 60; elementi
chiave per, 63; e PEPS, 143; inteso come atteggiamento fonda-
mentale della formazione permanente, 70; inteso come imparare
dall’esperienza, 70; pastorale, 58, 62-63; personale e comunitario,
70-71; responsabilità del direttore per, 71
Diversità, culturale, 4, 116; vedi anche Contesti, varietà di
Docilità, 35
Documenti, ecclesiali e salesiani, 104
Don Bosco: ‘cose ultime’, 25; cura di sé del direttore, 40; e la croce,
160; esempio di preghiera, 50; fratello e padre, 35; ministero pre-
sbiterale del direttore, 44; primo Manuale del Direttore, 40, 161;
Ricordi confidenziali ai direttori, 1, 2
Due forme della nostra vocazione, 18; complementarietà, 53,
89; da presentare ai giovani, 30; dare visibilità alle, 89; evitare
ogni forma di linguaggio discriminatorio, 89; essenzialmente cor-
relate, 26, 30. Vedi anche Salesiano laico e Salesiano presbitero
Ecclesiologia di comunione, 115, 153; e CEP, 137
Economi laici e Consiglio locale, 85, 102
Economia e amministrazione, 101-102, 110; direttore primo re-
sponsabile, 101; per il bene della missione, 101
Educazione, i salesiani non sono più gli unici agenti, 158
Educazione, sociale e politica, 157
Équipe dei formatori, convocata periodicamente dal direttore, 85
Escatologia: e vita consacrata, 23, 25; e Don Bosco, 25
224

23.6 Page 226

▲back to top
Indice analitico
Eucaristia, ogni giorno, 51
Famiglia di origine: attenzione a, 56; dei confratelli in situazio-
ni speciali, 100; di un confratello malato, 98; e colloquio con il
direttore, 74
Famiglia e CEP, 5, 16
Famiglia Salesiana: collaborazione nella, 150; e animazione vo-
cazionale, 65; e comunità salesiana, 57; e formazione congiunta,
104; e missione condivisa, 24; e ruolo del direttore, 150; informa-
zioni sulla, 53; non riducibile a CEP, 149
Fernández Artime, Ángel, 3; coloro a cui siamo mandati, 16;
comunità internazionali, 92; missione condivisa, 17; resistenze
al CG 24, 115
Formazione dei direttori: aree principali per la, 110; piano ispet-
toriale, 108, 111; piani regionali, 109; risorse online, 111; riunioni
ispettoriali, 111
Formazione dei salesiani insieme ai laici: vedi Formazione, congiunta
Formazione iniziale, confratelli in, 90-91
Formazione, congiunta, 5, 53, 60, 63, 104, 120; e Famiglia Sale-
siana, 104; e formazione dei genitori, 106; e piano di formazione,
106; e Sistema Preventivo, 106; responsabilità dei Delegati ispet-
toriali per la Pastorale Giovanile e per la Formazione, 125, 126;
ruolo del direttore, 106
Formazione, permanente, 5, 38, 103-112; confratelli anziani, 95;
confratelli malati, 98; e animazione vocazionale, 65; e commis-
sione ispettoriale per la formazione, 105; e discernimento, 104;
e Direttorio Ispettoriale, 105; e fraternità, 56; e preghiera, 51; e
progetto formativo ispettoriale; e progetto comunitario, 105; es-
senziale per la fedeltà vocazionale, 103; facilitata dal direttore, 30;
in comunità, 104-106; nella vita quotidiana, 38; 105 per lo stesso
direttore, 107-112; responsabilità del servizio dell’autorità, 103;
santità, obiettivo della, 132; significato primario di formazione,
104; vari mezzi di crescita nella comunità, 103
Formazione: da non identificare con la formazione iniziale, 38;
dei genitori, 106; è formazione permanente, 104
Francesco (Papa), 3; anzianità, 95; carismi, 154; discernimen-
to, 70, 136; la libertà come dono e opportunità, 69; “Svegliate il
mondo”, 49; “Uscire da sé”, 57
Francesco di Sales, e libertà, 69
225

23.7 Page 227

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Indice analitico
Fraternità: e comunicazione, 56; e risoluzione dei conflitti, 56; e
vocazione salesiana consacrata, 6
Genericismo, pastorale, 18, 26
Giornata (Festa) della Famiglia Salesiana, 150
Giornata della comunità, 55
Giovani poveri, criterio di discernimento, 63
Giovani, presenza nella comunità salesiana, 57
Giovanni Paolo II, 3, 118
Governo, non solo animazione, 71
Grazia di unità: e consacrazione apostolica, 18, 19; e vocazione
consacrata salesiana, 6
Grazia e libertà, e il ministero del salesiano presbitero, 29
Guida che è guidata, 48, 56, 76, 107
Guida spirituale, stabile, 48
Identità carismatica: vedi identità salesiana
Identità salesiana: cura della, 52-53; e dimensione missionaria,
152; obiettivo del CG27 7
Identità, carismatica: vedi Identità salesiana
Identità, consacrazione apostolica salesiana, 18, 19
Identità, cristiana e salesiana, e formazione permanente, 105
Imparare dall’esperienza: e PEPS, 143; in tirocinio, 90
Imparare dalla vita, 103. Vedi anche Imparare dall’esperienza
Incontri dei direttori e confratelli che necessitano di un’attenzio-
ne particolare, 100
Inculturazione: compito della, 4; del servizio educativo-pasto-
rale, 135; e formazione permanente, 105; e mondo digitale, 119
Individualismo, apostolico, 18, 26
Interculturalità, 92-93
La comunità religiosa salesiana e l’opera, 59, 61, 84; dettagli defi-
niti dalla ispettoria, 125; materia codificata nel PEPS ispettoriale
e locale, 125; relazioni diverse, 123-126
Laici responsabili di settore e Consiglio locale, 102
Laici: accompagnamento dei, 36; e processi decisionali, 85; e sa-
lesiano laico, 27; formazione congiunta con, 5, 106, 132, missione
condivisa, 24, 57, 69, 108. Vedi anche Formazione, congiunta
Lavorare in rete, 119, 156; esempio di Don Bosco, 119
Lavoro affidato a laici, 126; condizioni essenziali, 126; l’ispettoria
definisce il modello locale di animazione e governo, 126; nucleo
226

23.8 Page 228

▲back to top
Indice analitico
animatore composto interamente da laici, 126
Lavoro affidato congiuntamente a salesiani e laici, 124-125; au-
tonomia del Consiglio della CEP / Opera, 124; ruolo della co-
munità salesiana, 124
Lavoro di équipe, formazione per, 69
Libertà e responsabilità condivisa, 68-69; responsoriale e re-
sponsabile, 69
Manuale del direttore: di don Albera, 1; e delegati della forma-
zione ispettoriale, 9; e formazione degli aspiranti al sacerdozio,
9; e formazione permanente, 9; e ispettori, 9; e sito web della
Congregazione, 9; indirizzato alla comunità religiosa salesiana, 9;
primo, 1, 2, 40, 41; uso del, 9
Maria: icona della Chiesa comunione, 137; modello e maestra, 39, 161
Maturità umana, 109
Meditazione, 51
Mentalità progettuale, 138; rafforzamento della, 142; resa concreta
nel PEPS, 139
Metodologia di animazione e governo, 109
Missione, centralità della: e consacrazione apostolica, 18; in Don
Bosco, 12; nelle Costituzioni, 11
Missione, condivisa, 17, 53; e CG24 17; in CEP, 5
Missione: e comunione, 14, 15; consiste nel rivelare Dio, 14, 15,
22; dà a tutta la nostra esistenza il suo tono concreto, 11, 58; den-
sità teologica, 13; dimensioni educative e pastorali della, 5; e coe-
renza della comunità religiosa, 31; e consacrazione, 19; e primato
di Dio, 13; e vocazione salesiana consacrata, 6, 17; incarnazione
della, 117; non può essere equiparata a lavoro, 13, 31; oggetto
della CEP, 5, 114; verso i giovani poveri, 16; viene attraverso il
Figlio e lo Spirito, 14; viene da Dio, 13
Missioni: e formazione, 3; orientamento preferenziale, 152
Mistici nello spirito: e vita consacrata, 48; e il ruolo del diret-
tore, 48-53
Modello di animazione e governo, locale, 61, 69, 84; codificato
nel PEPS ispettoriale e locale, 125, 126; definito dalla ispettoria,
125, 126; e condivisione delle responsabilità, 140
Modello educativo-pastorale salesiano e PEPS, 138
Modello locale di animazione e governo: vedi Modello di anima-
zione e governo, locale
227

23.9 Page 229

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Indice analitico
Mondanità spirituale, 28
Mondo digitale: agente dell’educazione, 108, 158; e la comunità,
56; e la formazione permanente, 105; e la nostra missione, 16; e
l’inculturazione, 119; sfida per il PEPS, 143
Movimento Salesiano, 151
Nomina dei direttori: vedi Consultazione per la nomina dei direttori
Nucleo animatore: chiave per il buon funzionamento della CEP,
122; composizione di, 121-122; Consiglio della CEP, 122; e co-
munità religiosa salesiana, 31, 108, 121; formazione di, attraverso
l’azione di, 122; presenza dei salesiani, 57
Partecipazione e stile di animazione e governo, 69
Pastorale Giovanile Salesiana: dimensioni della, 141; e animazione
missionaria, 141; e comunicazione sociale, 141; e vocazioni apostoli-
che, 141; integrità della, 141
Pastores dabo vobis, e stati di vita, 23
Pedagogia della libertà e Sistema Preventivo, 15, 29, 76
Pensiero del buongiorno, 77
Pensiero della buonanotte, 77; e comunità, 56; e direzione spi-
rituale della comunità, 77
PEPS ispettoriale, 107
PEPS: vedi Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
Periferie, esistenziali, 57
Pluralità di culture e religioni: sfida al PEPS, 143
Potestas, 41, 42
Poveri giovani, vedi Giovani poveri
Povertà, CG26 su, 49; scrutnium paupertatis, 102
Preghiera: animazione della, 50-51; direttore, uomo di preghiera,
51; pedagogia della, 133; personale, 50; scuola di, 51; scrutinium
della vita di preghiera, 51; vita come, 51
Prete, vedi Salesiano presbitero
Primato di Dio e missione, 13
Profezia della fraternità: e CEP, 137; e il ruolo del direttore, 54-57
Progetto apostolico, 32
Progetto comunitario, 55, 79-80; distinto dal PEPS, 80; dà unità
alla comunità, 79; e consigli evangelici, 49; e identità carismatica,
53; e programma della comunità, 79; esercizio annuale, 79, 80; ri-
chiesto da CG25 79; ruolo della comunità salesiana nella CEP, 61
Progetto di vita comunitaria, 71
228

23.10 Page 230

▲back to top
Indice analitico
Progetto Educativo-Pastorale Salesiano: assicura continuità,
142; discernimento come attitudine, 143; e apprendimento per
esperienza, 143; e carisma salesiano, 104; e dimensioni della Pa-
storale Giovanile, 141; e mentalità progettuale, 138, 139; e mo-
dello pastorale, 138; e partecipazione della comunità salesiana,
61; elaborato e realizzato dalla CEP, 116; in base alle esigenze dei
giovani, 142; linee guida per l’elaborazione del, 144; mediazio-
ne storica nella missione, 116, 118; modo di applicare il Sistema
Preventivo in ogni contesto, 142; scopo principale del, 139; sfida
del mondo digitale, 143; sfide dalla diversità dei contesti, 143
Progetto Organico Ispettoriale, 107
Progetto personale di vita, 51, 53, 78; e accompagnamento dei
giovani, 78; e accompagnamento personale, 78; e identità cari-
smatica, 53; e risoluzioni durante il ritiro, 78; frutto di discerni-
mento, 78; per lo stesso direttore, 107
Programma della comunità e progetto comunitario, 79
Protezione dei minori, 100, 110; linee guida della ispettoria per la, 111
Punto di riferimento carismatico: vedi Comunità religiosa salesiana
Quadrio, Giuseppe, 21
Qualificazione di salesiani e laici, 63
Quinquennio, 91; e piano di vita personale, 91
Radicalità evangelica, 19, 49
Relazioni: difficoltà nelle, 56; personali, 56; stile salesiano di, 56
Rendiconto, vedi Colloquio con il direttore
Responsabilità condivisa, e discernimento pastorale, 62; e diret-
tore 42; coordinamento della, 61
Riconciliazione, sacramento della, 51
Rinnovamento spirituale e rinnovamento pastorale, 131
Risoluzione dei conflitti e fraternità, 56
Risorse online: e dicastero per la formazione, 111; e formazione
del direttore, 111
Ritiri, 71
Rua, primo direttore, 1, 161
Sacerdote, vedi Salesiano presbitero
Sacerdozio, come servizio, 30
Salesiani: bisogno della Famiglia Salesiana, 149; responsabilità
nella Famiglia Salesiana, 150
Salesiano laico, 18, 53; e comunità religiosa, 26; e vocazione sa-
229

24 Pages 231-240

▲back to top

24.1 Page 231

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Indice analitico
lesiana consacrata, 26; incarna la dimensione laicale, 27; icona
di comunione, 27; identità del, 27. Vedi anche Due forme della
nostra vocazione
Salesiano presbitero, 18, 28; e carisma salesiano, 28, 29; e comu-
nità religiosa, 26, 28; e salesiano laico, 89; e vocazione consacrata
salesiana, 26; identità del, 28; pastore ed educatore, 29. Vedi anche
Due forme della nostra vocazione
Santità: obiettivo della formazione congiunta, 132; e persone
consacrate, 133
Scrutini, della vita comunitaria, 55, 82; dei consigli evangelici,
49; del ministero pastorale, 82; della povertà, 102; della vita di
preghiera, 51, 82
Scuola di preghiera, comunità come, 51
Servi dei giovani, ruolo del direttore, 58-65
Servizio dell’autorità e identità carismatica, 53 e carisma sale-
siano, 66; ; e rispetto per la dignità e la libertà, 68; incoraggia la
condivisione delle responsabilità, 68. Vedi anche Direttore
Sinodalità e Consiglio locale, 84
Sinodo sulla famiglia, e formazione dei genitori, 106
Sistema Preventivo: e autorevolezza, 40; e formazione perma-
nente, 105; e stile di leadership, 40; inculturazione di, 116-119;
pedagogia della libertà, 15, 29, 76; PEPS come contestualizza-
zione del, 142; radicato nell’amore preveniente di Dio, 13, 15;
rinnovamento del, 114-115, 118
Soggetto della missione, la CEP, 108, 114, 117
Spirito di famiglia, salesiano, 57; e stile salesiano di relazione, 56
Spirito salesiano: centrato nella carità pastorale, 37; direttore,
guardiano dello, 37; e amore per la Chiesa e il Papa, 155; e senso
di appartenenza alla Chiesa universale, 155; e sensus ecclesiae, 152;
salvaguardia dello, 2
Spiritualità di comunione, 51
Srugi, Simone, 21
Stile di animazione e governo, 69
Stile di leadership del Sistema Preventivo, 40
Studia di farti amare, e lo stile dell’autorità, 161
Superiore e obbedienza a Dio, 42
Sussidiarietà, 69, 124, 140
Testimone, evangelico, 49
230

24.2 Page 232

▲back to top
Indice analitico
Tirocinio, 90; e accompagnamento spirituale personale, 91; e
apprendimento per esperienza, 90; e colloquio con il direttore,
91; e progetto personale di vita, 91; fase più caratteristica della
formazione iniziale, 90
Umiltà, 35; e povertà spirituale, 35
Unità, salvaguardare e promuovere la, 55
Vecchi, Juan, 3; consacrazione e missione, 19; e necessità di dare
priorità ai compiti, 45; e ruolo della comunità salesiana nella mis-
sione condivisa, 17; e sacerdozio di Don Bosco, 29; triplice con-
centrazione, 45, 111
Vicario del direttore, 86; cura della disciplina, 86; e relazione con
il direttore, 86; primo collaboratore del direttore, 86
Viganò, Egidio, 3; e ministero presbiterale del direttore, 44;
sacerdozio come servizio, 30
Vita consacrata: Confessio Trinitatis, 27; di discepoli e apostoli,
58; e impegno per la santità, 133; e libertà responsabile, 68; fon-
data su Cristo, 20, 21; identità della, 23; nel cuore mariano della
Chiesa, 30; radicata nel mistero di Cristo e della Trinità, 20; ri-
produce la forma di vita di Cristo, 20; segno escatologico, 23, 25;
Signum fraternitatis, 27, 92
Vita consecrata, 20; e anzianità, 95; e stati di vita, 23
Vita fraterna in comunità: e confratelli che attraversano momen-
ti difficili, 94; e missione, 54; e confratelli malati, 97; essenziale
per la vita religiosa, 54
Vocazione consacrata salesiana: obiettivo del CG27 5, 6. Vedi an-
che Due forme della nostra vocazione
Vocazione salesiana, dimensione universale della, 148
Vocazione: apostolica, 65; diversi tipi di, 23. Vedi anche Vocazione
consacrata salesiana e Due forme della nostra vocazione
Volontà del Padre e direttore, 34
Voti e vocazione consacrata salesiana, 6. Vedi anche Consigli
evangelici
Zatti, Artemide, 21
231

24.3 Page 233

▲back to top
Animazione e governo della comunità
Indice analitico
232