Il problema |
PARTE 3°
IL PROGETTO EDUCATIVO
E LA FECONDITA' VOCAZIONALE
1. IL PROGETTO EDUCATIVO E PASTORALE SALESIANO
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L'attività evangelizzatrice salesiana non si caratterizza soltanto a partire dai destinatari e per il tipico modo comunitario nel quale viene operata, ma anche per la particolare organizzazione dei suoi contenuti e obiettivi, e per lo stile con il quale si rende presente tra i giovani.
Per questo i Salesiani di Don Bosco non possono adeguatamente approfondire il senso della loro missione senza riflettere operativamente su quel sistema educativo e pastorale che Don Bosco ha lasciato come preziosa eredità.
Esso appare come un «aspetto centrale nella pastorale giovanile salesiana», qualcosa che appartiene alla essenza stessa della nostra missione, «il nostro stile di espressione della carità pastorale».1 In realtà esso può considerarsi quasi la sintesi di quanto Don Bosco ha voluto essere, il nucleo del programma o progetto pedagogico-pastorale da lui attuato e affidato in particolare alla Famiglia Salesiana, il necessario termine di confronto delle modalità e caratteristiche della nostra azione pastorale.
Questo richiamo al Sistema Preventivo diventa tanto più urgente oggi, quando i membri della Congregazione, diffusi in tutto il mondo, si trovano a testimoniare e ad annunciare il Vangelo in situazioni culturali molto diverse, e tuttavia vogliono conservare, proprio per l'efficacia comunitaria della loro vocazione, il vitale legarne con il Fondatore e l'unità dello spirito.
E' da ricordare, anzitutto, che il sistema non indica soltanto un insieme di contenuti da trasmettere o una serie di metodi o di pro-
I RRM 183.
cedimenti per comunicarli; esso non è pura pedagogia né sola catechesi, Il Sistema Preventivo, come è stato vissuto da Don Bosco e dai suoi continuatori,"apparve sempre come ricca sintesi di contenuti e di metodi; di processi di promozione umana e, insieme, di annuncio evangelico e di approfondimento della vita cristiana, nelle sue mete, nei suoi contenuti, nei suoi momenti di attuazione concreta esso richiama contemporaneamente le tre parole con le quali Doti Bosco lo definiva: ragione, religione, amorevolezza.
Per questo il CG21 nel lavoro di verifica ha sentito il bisogno di considerarne il grado di presenza o di efficacia e, in un certo modo, saggiarne la vitalità, tenendo presenti due fondamentali momenti, tra loro vitalmente congiunti nella concreta azione quotidiana:
I contenuti
Lo stile.
1.1 I contenuti del progetto educativo e pastorale salesiano
1.1.1 Il problema: Una proposta unitaria e differenziala
81
Secondo l'intuizione di Don Bosco e della Congregazione, confer--mata anche dal Concilio Vaticano II e dal più recente Magistero Pontificio, e in particolare dalla Evanngelii Nuntiandi, un'autentica evangelizzazione si attua entro un progetto che mira alla totale promozione dell'uomo, allo sviluppo integrale del singolo e dei gruppi.
Questo progetto, a sua volta, è radicalmente aperto e positivamente orientato alla piena maturità in Cristo: «Come testimoni del Cristo, i Salesiani educano i giovani e gli adulti del ceto popolare alla loro promozione integrale cristiana ».2
Tra evangelizzazione, liberazione, educazione esiste, quindi, una profonda unità e solidarietà. Su questa linea si muove la Evangelii Nuntiandi.3 Già il CG19 aveva parlato di «umanesimo salesiano integrale».Il CGS riprese questa espressione e parlò di « promozione integrale cristiana» e di «educazione liberatrice cristiana». E' il linguaggio stesso di Don Bosco che amava riassumere il programma
2 ACGS 59-61.
3 EN 29-33.
4 CG XIX p. 182-183.
5 ACGS 61.
di vita proposto ai giovani in semplici, ma dense formule. Egli parla di «buoni cristiani e onesti cittadini»;6 mira alla «sanità, sapienza e santità» dei suoi giovani,7 e propone uno stile di vita che comprende «allegria, studio, pietà».8
82 Il CG2l non si nasconde le difficoltà che la realizzazione di tale progetto comporta.
Avverte, in primo luogo, l'estrema eterogeneità culturale nella quale la Congregazione svolge la sua missione: paesi di antica tradizione cristiana e zone in via di scristianizzazione; regioni nelle quali il primo annuncio ha bisogno di consistenti approfondimenti dell'esperienza cristiana e della fede; immensi subcontinenti dove l'azione educativa e pastorale si incontra con religioni non cristiane profondamente radicate; senza parlare, poi, dei livelli estremamente differenziati di sviluppo economico, di stratificazioni sociali, di regimi politici, di tradizioni.
A rendere ancora più difficile l'impegno educativo cristiano possono contribuire le resistenze dei giovani stessi e dci destinatari in genere, che vivono in ambienti che li condizionano pesantemente e creano in loro atteggiamenti di diffidenza e di ostilità di fronte alla proposta di valori, soprattutto se legati alla religione e alle istituzioni religiose. Si tratta spesso, di atteggiamenti che si riscontrano tra i battezzati, che non sono meno difficili da superare dì quelli di giovani cresciuti in altre ideologie o sistemi religiosi, con prevenzioni radicate e pregiudizi consolidati.
Queste difficoltà non faranno dimenticare né trascurare, d'altra parte, i «nuovi segni di inquietudine del divino nel cuore dell'uorno».4 Anzi la nostra proposta educativa saprà prendere l'avvio dai segni di rinnovamento e dalle spinte profonde che sembrano attraversare il mondo dei giovani specialmente; «dalle aspirazioni alla creatività, alla giustizia, alla libertà e alla verità, come pure dal loro desiderio di corresponsabilità ecclesiale e civile, e dalla loro propensione all'amore di Dio e del prossimo. 10
83 Tutto ciò deve stimolare ancor più a un ripensamento vitale che dia accresciuto vigore all'azione educativa ed evangelizzatrice salesiana.
L'attenzione e il rispetto della diversità delle situazioni e delle per-
6 MB 13,618.
7 Epist. 2, 465.
8 Il pastorello delle A/pi, in Opere edite, VoL XV, 332-333.
9 Sinodo 1977, n. 2.
10 Sinodo 1977, n. 3.
sone non deve tradire il progetto del Fondatore. Esso deve rimanere punto ideale di riferimento comune, per un servizio pieno, cristiano e salesiano, all'uomo totale: con misura e saggezza, ma anche con coraggio e schiettezza; senza forzare i ritmi, ma senza lasciar passare invano i tempi della grazia e della salvezza.
A partire da un progetto unitario di base sarà più agevole dare corso alla legittima creatività salesiana, che attraverso le comunità ispettoriali e locali - e le responsabilità personali - saprà trovare i giusti criteri per programmi di educazione, dì promozione umana e di schietta e integrale formazione cristiana, in fedeltà storica alle diverse situazioni e culi ure. 11
1.1.2 La situazione84
Non è facile una verifica dell'impegno educativo ed evangelizzatore dei Salesiani nell'ultimo sessennio, per la complessità delle condizioni concrete in cui la Congregazione opera e la varietà delle Istituzioni che sono chiamate in causa.
Si possono tuttavia evidenziare alcuni elementi generali.
Il CGS ha influito in modo positivo per quanto riguarda l'attività educativa ed evangelizzatrice in Congregazione. Non in lutto e non dovunque ciò si è sviluppato con eguale impegno; molti elementi di rinnovamento sono ancora all'inizio e stanno facendosi strada faticosamente, oppure si trovano ancora nello stadio sofferto della ricerca e delle aspirazioni. Ma si ha l'impressione di essere avviati su un cammino di ripresa, e di essere in un momento più sereno di riflessione e di azione.
In particolare, si notano alcune linee di tendenza che appaiono ricche di speranza: la riscoperta del valore e dell'attualità delle intuizioni pedagogiche di Don Bosco e della tradizione salesiana; l'accresciuta sensibilità e il maggiore interesse per i giovani delle classi popolari e per la causa della giustizia nel mondo; un più accentuato impegno per l'evangelizzazione e per la catechesi.
Tutto questo ha portato, anche se non dappertutto e in uguale misura:
- alla creazione di centri, di organismi, di équipes, di riviste, di sussidi per l'approfondimento e l'attualizzazione del programma educativo e pastorale salesiano;
;. EN 20, 38-39.
- all'esigenza sentita di una programmazione più seria e rigorosa
del nostro intervento educativo, anche attraverso la stesura di progetti educativi («ideari ») attorno ai quali unificare l'azione educativa non solo dei Salesiani, ma anche dei membrì della Famiglia Salesiana e dei laici impegnati con noi nella missione (genitori, insegnanti, animatori, catechisti...);
- a presenze nuove più agili e funzionali specialmente nel settore della catechesi;
- alla creazione di nuovi organismi di animazione, come i Dipartimenti per l'educazione della fede, realizzati in alcuni paesi.
Si può rilevare inoltre:
un inserimento più vivo e responsabile nel contesto ambientale e culturale;
una partecipazione più stretta alla pastorale della Chiesa locale;
-- una più ampia collaborazione con la Famiglia Salesiana e con lo sviluppo del movimento dei Giovani Cooperatori;
- la crescita nel senso della preghiera e della vita liturgica;
- un'attenzione più interessata ad alcuni settori dell'evangelizzazione quali i mass-media e l'animazione cristiana del temporale;
- un apporto notevole, qualificato e ampiamente riconosciuto nel settore dell'animazione catechistica e liturgica.
85 Accanto a un innegabile processo di crescita e a elementi di rinnovamento, i CI rilevano la presenza di aspetti ancora carenti, di resistenze al cambio auspicato dal CGS, e la persistenza di atteggiamenti superficiali e negativi.
Denunciano, in più di un caso, l'assenza di un progetto educativo e pastorale concreto, nato dalla riflessione delle comunità, aperto alle mutate situazioni del tempo, confrontato con le linee della nostra tradizione. Rilevano trascuratezza e ignoranza degli elementi fondamentali dei Sistema Preventivo di Don Bosco e una non equilibrata interpretazione del medesimo. Si costata, talvolta, una caduta della forza di testimonianza e la carenza di esperienze salesiane significative, capaci di suscitare l'interesse dei giovani e il loro impegno.
In qualche caso si verificano incertezze sulla precisa finalità della nostra azione pastorale, così che alcuni confratelli sono reticenti o esitanti nei confronti di una proposta cristiana esplicita, pur nel rispetto dei ritmi e dei temi di crescita. Di conseguenza non sempre chiare e precise appaiono le idee e i giudizi a riguardo di alcuni capisaldi del metodo educativo dì Don Bosco: la prassi sacramentale (specialmente per quello che riguarda la Penitenza), la divozione
mariana, la pietà semplice e popolare, e la catechesi sistematica e integrale estesa a tutte le età, in accordo con le indicazioni della Chiesa locale.
Viene pure rilevata una scarsa comprensione dei problemi che la condizione giovanile e popolare pone all'esperienza cristiana, come, ad esempio: il largo pluralismo dei modelli culturali, le difficoltà del linguaggio delle subculturc giovanili e popolari, le aspirazioni alla partecipazione e alla corresponsabilità ad ogni livello, la sete di uguaglianza e di giustizia.
1.1.3 Le cause86
Non prendiamo qui in considerazione le cause legate a condizioni socio-politiche che impediscono la piena realizzazione del progetto educativo pastorale salesiano: non dappertutto l'evangelizzazione può svolgersi in ampia libertà di forme e di espressioni.
Ma anche là dove esistono larghi spazi di azione permangono cause che limitano e svisano l'azione educativa cd evangelizzatrice. Esse sono riconducibili alle seguenti: una insufficiente «meni alizzazione» e una scarsa apertura alle esigenze dell'azione pedagogica e pastorale poste dal rinnovamento; una certa ristrettezza dell'orizzonte culturale e della formazione di base che rende difficile percepire i cambi della società, le sollecitazioni provenienti dal mondo giovanile e popolare, le indicazioni del Magistero. Alla radice di certe carenze e limiti della nostra azione non è estranea la prevalente presenza di collaboratori laici, talvolta non adeguatamente formati e sensibilizzati al nostro progetto, mentre i pochi Salesiarii presenti sono impegnati soprattutto in mansioni organizzative e amministrative.
1.1.4 Il quadro di riferimento87
La valutazione della realtà effettiva trova un punto di rilerimento della massima autorità nell'art. 2 delle Costituzioni, che delinea la missione dei Salesiani: «realizzare, nella consacrazione religiosa, il progetto apostolico del Fondatore: essere, con stile salesiano, i segni e i portatori dell'amore di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri ».12 E un « servizio totale » e « creativo », che « investe tutte le vere esigenze e reali bisogni del giovane nel suo corpo, nel suo spirito, nel suo cuore». E' una «formazione integrale», che implica la risposta generosa alle sue molteplici necessità: «di cultura, di alloggio, di
12 Anche: Cost 7,17-33,40 Reg. 1-2; ACGS 88-89.
attività e di convivenza nel tempo libero, di ambienti educativi pieni
di vitalità».13
Al vertice sta l'aattività evangelizzatrice e catechistica» che «c la dimensione fondamentale della mostra missione. Come Salesiani siamo tutti e in ogni occasione educatori della fede».14 «Il Salesiano civilizza evangelizzando ed evangelizza civilizzando».IS In questa linea rimangono fondamentali i testi del CGS e soprattutto i già citati documenti 3 e 4, Evangelizzazione e Catechesi 16 e Rinnovamento pastorale dell'azione salesiana tra i giovani,17 i quali rivelano una singolare consonanza con l'Evangefii Nuntiandi, con i Sinodi Il, III, IV dei Vescovi (rispettivamente su la giustizia nel mondo, evangelizzazione e promozione umana, la catechesi nel nostro tempo) e il recente documento su La Scuola cattolica della Congregazione per l'educazione cattolica.
88 Richiamiamo, a questo punto, alcuni obiettivi, elementi essenziali per un'azione educativa pastorale salesiana fedele al progetto del Fondatore e in dialogo con le esigenze dei nostri destinatari.
Sarà compito delle Ispettorie e delle comunità locali riprendere questi elementi e inserirli con gli opportuni adattamenti all'interno dei propri piani o progetti educativi a livello di Oratorio, di Centro Giovanile, di Scuola, e di altre presenze salesiane tra i giovani delle classi popolari.
L'indicazione sommaria vuol essere anche un invito a un continuo sforzo di rilettura e eli reinterprctazione, alla luce dello spirito di Don Bosco, della ricca documentazione della Congregazione e della Chiesa, nella quale si ritrovano tutti i punti indicati.
89 Potrebbe sembrare opportuno tentare una classificazione adottando come criterio quanto affermava Don Bosco: «Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione e sopra l'amorevolezza ». Ma più che base per una sistemazione dei contenuti, questo principio fondamentale indica una triplice ispirazione congiunta che compenetra e anima tutti e singoli gli aspetti dell'esperienza educativa e pastorale di Don Bosco.
Infatti, di ragione, religione, amorevolezza, vuol essere permeato
13 ACGS 353; pili analiticamente ACGS 354,178-182,256-258.
14 Cost 20.
l' ACGS 134. 61.
10ACGS 274-341.
17ACGS 342-399.
18 Op. suI Sisto Prev., 1887, in Opere Edite, Vol. XXVIII p. 424.
tutto il ricco patrimonio di valori umani e religiosi che garantiscono il genuino sviluppo umano, religioso e cristiano dei singoli, secondo una vera teologia di incarnazione.
90
Sul piano della crescua personale vogliamo aiutare particolarmente il giovane a costruire una umanità sana e equilibrata, favorendo e promovendo:
- una graduale maturazione alla libertà, all'assunzione delle proprie responsabilità personali e sociali, alla retta percezione dei valori;
- un rapporto sereno e positivo con le persone e le cose che nutra e stimoli la sua creatività, e riduca conflittualità e tensioni;
-- la capacità di collocarsi in atteggiamento dinamico-critico di tronte agli avvenimenti, nella fedeltà ai valori della tradizione e nell'apertura alle esigenze della storia, così da diventare capace di prendere decisioni personali coerenti;
- una sapiente educazione sessuale e all'amore che lo aiuti a comprenderne la dinamica di crescita, di donazione e di incontro, all'interno di un progetto di vita;
-- la ricerca e la progettazione del proprio futuro per liberare e convogliare verso una scelta vocazionale precisa l'inmnmenso potenziale che è nascosto nel destino di ogni giovane, anche nel meno umanamente dotato.
Sul piano della crescita sociale vogliamo aiutare i destinatari ad avere un cuore e uno spirito aperti al mondo e agli appelli degli altri. A questo fine educhiamo:
alla disponibilità, alla solidarietà, al dialogo, alla partecipazione, alla corresponsabilità;
all'inserimento nella comunità attraverso la vita e l'esperienza del gruppo;
all'impegno per la giustizia e per la costruzione dì una società più giusta e umana.
1.1.5 Un progetto positivarnente orientato a Cristo91
Un simile progetto, nei suoi contenuti, nelle sue mete, nel suo stile, può essere proposto e offerto anche a chi non condivide la nostra visione del mondo e non partecipa alla nostra fede. D'altra parte, non sono pochi i Salesiani che operano in ambienti profondamente secolarizzati o non ancora toccati dall'annuncio del Vangelo.
Anche in questi casi il sistema educativo di Don Bosco si rivela geniale nelle sue intuizioni e fecondo delle più varie possibilità. Applicato con duttilità, gradualità e sincero rispetto verso i valori umani e religiosi presenti presso le culture e le religioni dei nostri destinatari,19 esso produce frutti fecondi sul piano educativo, crea amicizia e suscita simpatia in allievi ed exallievi, libera grandi energie di bene, e in non pochi casi pone le premesse di un libero camrnino di conversione alla fede cristiana.
Tutto questo, però, non impedisce che per il Salesiano ogni progetto educativo trovi la sua ispirazione e le sue motivazioni nel Vangelo. La luce che lo illumina e la meta alla quale ultimamente conduce è Cristo. Far conoscere Dio come Padre, incontrare la sua volontà in ogni momento e collaborare con Cristo Gesù per la venuta del suo Regno2Q è il fine ultimo di ogni azione educativa salesiana.
Il progetto salesiano mira quindi a un'altra crescita: la crescita in Cristo nella Chiesa. Nel nostro progetto educativo «il Cristo è il fondarnento: Egli rivela e promuove il senso nuovo dell'esistenza e la trasforma abilitando l'uomo a vivere in maniera divina, cioè a pensare, a volere e agire secondo il Vangelo, facendo delle beatitudini la
norma della vita»_21
In continuità con l'impegno di maturazione e di promozione dei valori più specificamente umani si sviluppa, nell'azione educativa e pastorale salesiana, la direzione propriamente religiosa e cristiana.
I .e due linee non sono di per sé cronologicamente successive né tanto meno divergenti, ma toccano due aspetti essenziali dell'unica vocazione dell'uomo quale è delineata nel progetto di Dio.
92 Sul piano religioso cristiana l'azione salesiana mira all'educazione di una fede consapevole e operante,22 al risveglio della speranza, dell'ottimismo (il servire il Signore in letizia),n e alla vita di grazia. Dà impulso alla carità in una esperienza integrale di vita alimentata da vivace catechesi e da predicazione concreta e aderente. Insegna a scoprire e ad amare la Chiesa come segno efficace di comunione e di servizio a Dio e ai fratelli, e a vedere nel Papa il vincolo dell'unità e della carità nella Chiesa. Fa vivere l'esperienza di liete e giovanili celebrazioni liturgiche cori intensa partecipazione all'Eucarestia.
19 Nostra Aetate, n. 2.
20 Cfr Cost 2l.
21 Scuola Cattolica, n. 34. 35.
22 ACGS 63. 64. 307-31l.
23 Cfr Esortazione Apostolica Gaudete in Domino.
Promuove una forte devozione alla Madonna, Aiuto dei Cristiani, Madre di grazia, vero modello di vita di fede riuscita e di purezza serena e vittoriosa. 24 Educa e suscita una vita di autentica preghiera, con particolare cura di utilizzare le forme più accessibili e vicine alla pietà giovanile e popolare.25
Infine, quasi sintesi e coronamento di progressiva maturazione umana e cristiana, è presente sempre, come obiettivo, l'orientarnenlo vocazionale cori tutte le sue possibili scelte: laicale, religiosa, sacerdotale. E' il frutto più prezioso di un processo educativo ed evangelizzatore compiuto (vedi: Lu fecondità vocazionale della nostra azione pastorale n. 106-119).
Trattando del progetto educativo salesiano è necessaria una breve riflessione su ciò che Don Bosco considera come le colonne del suo edificio educativo»: i sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucarestia, e la devozione alla Madonna.26
1.1.6 La vita sacramentale e liturgica93
Rileggendo le tre biografie di giovani scritte da Don Bosco e consi- dorando la prassi sacramentale presso l'Oratorio, alla luce dell'odierna sensibilità e della dottrina del Concilio Vaticano II, è facile cogliere la ricchezza e l'attualità di alcune insistenze e aspetti della pedagogia salesiana.
Per la pedagogia della Penitenza è caratteristica in Doti Bosco la continuità tra lo stile di avvicinare il ragazzo all'interno del processo educativo e quello che riesce a stabilire nel momento sacramentale. Si tratta della medesima paternità, amicizia e confidenza che risvegliano nel giovane l'attenzione ai movimenti della grazia e l'impegno a superare il peccato.
L'incontro sacramentale richiede normalmente una precedente intesa educativa.27 Don Bosco diceva, giustamente, che la confessione è la «chiave dell'educazione», perché impegnando personalmente il ragazzo, lo invitava al superamento di sé. La regolarità nell'incontro penitenziale, il dialogo franco e sereno, il proposito che suscita la costanza, offrono occasione di eccezionale valore educativo.
Non si possono dimenticare le varie circostanze presentate dalla liturgia o ritrovate nella devozione popolare, o volute dalla saggezza
24 Cost 65; cfr Marialis Cultus.
25 EN 48.
26 P. Stella, Don Bosco nella storia della religiosita catwlica, Zurich 1969, 1°, p. 319.
27 Bosco G. Scritti spirituali, a cura di J. Aubry, p. 176, note 5 e 6.
educativa, per offrire ai giovani momenti e celebrazioni comunitarie di penitenza, il cui clima è la gioia e la festa, come conviene alla memoria della propria salvezza.
Un secondo aspetto rilevante da richiamare è il valore educativo dell'anno liturgico. La piena e cosciente partecipazione all'opera salvifica si organizza, nel pensiero di Don Bosco, attorno alla celebrazione dell'anno liturgico, che ritma la vita della comunità giovanile, indicando il cammino di crescita spirituale e l'impegno graduale che si assume per rispondere alla chiamata di Dio. E' un modo concreto di strutturare un progetto educativo sul mistero di Cristo. Al centro si trova sempre l'incontro con il Cristo nell'Eucarestia.
Tutto questo alla luce di una efficace catechesi che aiuta i giovani a vedere le celebrazioni liturgiche come «espressione sacramentale della vita dei cristiani e della loro storia; e quindi li educa alla continuità tra Eucarestia e impegno comunitario, tra Messa e liturgia della vita, tra liberazione del male chiesta nella preghiera e liberazione attuata nella società, tra gesto liturgico di pace e la pace vera portata dove uno vive ».28
«Incoraggiare», «porgere comodità di approfittare dei sacramenti», «far rilevare la bellezza, la grandezza, la santità della religione», «mai obbligare », agire in modo che i giovani «restino spontaneamente invogliati ai sacramenti, vi si accostino volentieri, con piacere e con frutto»: sono espressioni chiare del Sistema Preventivo che ci parlano della sensibilità educativa e della pedagogia sacramentale di Dori Bosco. 29
1,1,7 Devozione Mariana
94 Maria fu particolarmente presente nell'opera evangelizzatrice dì Don Bosco, che ha sempre veduto nella devozione alla Vergine un elemento essenziale per la crescita cristiana dei suoi ragazzi e giovani. Ha promosso la sua devozione e celebrato le sue feste con solennità, creando attorno ad esse un clima di serenità e di gioia, e, insieme, di forte tensione spirituale. La devozione a Maria Ausiliatrice è alla radice delle nostre origini e quindi anche del nostro rinnovamento.
Il CG21, in spirito di fedeltà a Don Bosco, alla luce del Vaticano Il e della Marialis Cultus, di Paolo VI, invita tutti i Salesiani a riscoprire e
28 ACGS 324.
29 ACGS 326.
a valorizzare la presenza di Maria nella propria vita e nell'azione educativa tra ì giovani.
La Madonna ha prima di tutto una funzione di educatrice. Le nostre Costituzioni ricordano che «la Vergine Maria ha una sua presenza nell'educazione di questi figli di Dio».3° Nella vita dei nostri ragazzi essa non è solo la Madre che accoglie e comprende, ma anche segno di vittoria contro il peccato e aiuto nella lotta quotidiana. «Facciamola conoscere, ammirare, e amare come colei che ha creduto cd è pronta ad aiutare i cristiani in cammino».31
Il Salesiano non si accontenta di nutrire per Maria «una devozione filiale e forte»,32 ma, come Don Bosco, guarda a Maria come all'ispiratrice della sua azione educativa. A partire dal sogno dei nove anni e durante tutta la sua vita, Don Bosco ha imparato da lei i tratti fondamentali dei suo sistema: atteggiamento di dolcezza e di pazienza, di purezza serena e luminosa, di lavoro e temperanza.
Nella loro opera di educatori della fede dei giovani, i Salesiani, prendendo spunto dalla S. Scrittura e dalle celebrazioni dell'anno liturgico, sapranno Far scoprire «Maria quale modello dell'atteggiamento spirituale con cui la Chiesa celebra e vive i divini misteri», particolarmente nella celebrazione dell'Eucarestia, e cioè: la Vergine in ascolto che accoglie la Parola di Dio con fede; la Vergine in preghiera personale e comunitaria; la Vergine che per la sua fede e obbedienza ci dona il Cristo; la Vergine offerente accanto a Cristo...33
Partendo dalle istanze e dalle esigenze dei giovani, sapranno come Don Bosco presentare Maria quale modello di vita cristiana perché «aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio; perché accolse la parola e la mise in pratica; perché la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito di servizio; perché fece della propria vita un culto a Dio, e del culto un impegno di vita; perché fu la prima e la più perfetta seguace di Cristo».34 E questo anche in vista di una matura coscienza ecclesiale che Maria sviluppò nel popolo di 1)io.35
1.1.8 L'impegno prioritario per la catechesi
95
Nessuna solida pratica sacramentale e nessuna devozione possono
30 Cost 21.
31 Cost 21.
31 Cost 65.
33 Marialis Cultus 16-20.
34 Marialis Cu/tus 35. 21.
35 LG 52-69.
supplire nella Chiesa alla mancanza di processi di conversione e di itinerari di crescita nella fede. Tra evangelizzazione e sacramenti esiste un legame inscindibile: l'evangelizzazione, come catechesi prepara al sacramento, e come predicazione liturgica ne accompagna la celebrazione.36
Il primato dell'evangelizzazione, e in particolare della catechesi, è stalo fortemente ribadito dai documenti ufficiali della Chiesa dopo il Vaticano II, sia a livello di Chiesa universale,37 sia a livello di Chiese locali,` e dal CGS.39
Per questo in coerenza con quanto viene affermato dal Sinodo dei Vescovi del 1977, i Salesiani intensificheranno, in tutte le loro opere e attività, il loro impegno catechistico «tanto da attribuirgli la priorità della loro azione pastorale..., accettando di dedicare tutte le loro forze alla medesima attività catechetica insieme con quella della evangelizzazione n.40
La catechesi, naturalmente, suppone un primo annuncio-testimonianza dell'evento salvifico di Dio nel Cristo e quella prima opzione globale di fede, che costituisce il processo di conversione. In questo contesto, i Salesiani, mediante la catechesi non solo occasionale ma organica e sistematica, intendono orientare le comunità educative e pastorali alla conoscenza più profonda e all'esperienza integrale del messaggio della salvezza. Esso verrà presentato come lieto annuncio all'uomo d'oggi, luce per la sua vita, soluzione dei suoi problemi attraverso le molteplici mediazioni della saggezza cristiana.
In questa attività, i Salesiani, sulle orme di Don Bosco vivacemente attento ai «bisogni dei tempi», terranno particolarmente presenti le situazioni di ambienti poco o nulla evangelizzati, anche se già iniziati alla vita sacramentale, dando alla catechesi quella dimensione missionaria che si rifà ai principi e. ai fondamenti di ogni vera conversione. E d'altra parte, cureranno tutte quelle forme che gradualmente portano alla promozione di una piena maturità cristiana con sempre più vasti impegni nella comunità civile ed ecclesiale.
36 EN 44. 47.
37 Cfr per es. Direttorio catechistico generale, 1971.
38 Cfr Direttori nazionali.
39 ACGS 274-341.
40 Sinodo 1977, n. 18 (Conclusione).
1.2 Lo stile e lo spirito del progetto educativo e pastorale salesiano
96
Come Don Bosco, il Salesiano vede la sua missione educativa cd evangelizzatrice non solo in mezzo e per i giovani e il popolo, ma con loro e per mezzo di loro. «Questa presenza attenta e amorosa ci apre alla conoscenza del mondo giovanile e popolare, e alla solidarietà
con esso in tutti gli aspetti legittimi del suo dinamismo».41 E' natu
rale allora che le esigenze più profonde della evangelizzazione e della promozione umana richiamino tutto il Sistema Preventivo, non solo nei suoi contenuti, ma anche nel suo stile. Esso va inteso in senso ampio e comprensivo, e non solo in una prospettiva di tecnica pedagogica. Di fatto, nella mente di Don Bosco e nella tradizione salesiana il Sistema Preventivo tende sempre più a identificarsi con lo «spirito salesiano»: è insieme pedagogia, pastorale, spiritualità, che associa in un'unica esperienza dinamica educatori (come singoli e comunità) e destinatari, contenuti e metodi, con atteggiamenti e comportamenti nettamente caratterizzati.
42 1.2.1 La verifica
97
Anche su questo stile, dunque, e sull'intimo legame tra esso e la missione educativa salesiana il CG21 chiama alla verifica. Esso è condizione di autenticità evangelizzatrice e di reale conformità con Don Bosco. Smarrire questo stile significa perdere un tratto fondamentale della nostra identità salesiana: «Il Sistema Preventivo sia proprio di noi»; «Ciò valga per i Salesiani tra loro, tra gli allievi, ed altri, esterni od interni»."
Invitano a questa responsabile riflessione vari CI e la Relazione del Rettor Maggiore."
Emergono dalla verifica alcuni segni positivi che vanno ricordati.
Si avverte un certo risveglio di studi salesiani sul Sistema Preventivo e di esperienze che ad esso direttamente ci richiamano.
41 Cost 16.
42 Cfr Lettera di Don Bosco a Mons. G. Cagliero, 6 ago 1886; e a D. G. Costamagna, 10 ago 1886, Epist. IV, 327-329 e 332-336.
43 Cfr Lettere citate, Epist. IV, 332 e 328.
44 Sch Prec. 253-258;RRM 183-185.196.
Nel vario e talvolta confuso succedersi di nuove ideologie e pratiche educative, si nota, al di dentro e al di fuori della Famiglia Salesiana, una notevole domanda di pedagogia salesiana, che trova feconda applicazione anche nell'ambito della famiglia, della scuola pubblica, dei movimenti giovanili, e delle varie istituzioni formative e pastorali della Chiesa.
L'interesse dei Salesiani per il Sistema Preventivo non si è tradotto soltanto in un accresciuto numero di incontri, convegni, «colloqui», di grande utilità ideale e pratica, ma anche nella nascita di nuovi movimenti giovanili, e in una rinnovata e più incisiva presenza nella promozione educativa del tempo libero, dell'educazione, della didattica, della catechesi, della pastorale, con iniziative organizzative e di animazione a livello nazionale e internazionale.
98 E, tuttavia, viene anche denunciato l'oscuramento, se non lo smarrimento (almeno in certe zone) di esperienze tipiche del Sistema Preventivo: la presenza-assistenza animatrice, la convivenza con i giovani, il clima e lo stile di famiglia. Si sta meno in mezzo ai giovani e alla gente semplice, si vive meno per loro. Sembra meno compreso il senso profondo dell'assistenza attiva salesiana, anche per un malinteso concetto di autonomia del giovane e di non-direttività; si crea meno spirito di famiglia, proprio in un momento in cui i movimenti e i gruppi giovanili privilegiano i rapporti primari e interpersonali; si promuovono meno anche iniziative che creano il caratteristico ambiente educativo salesiano. Così in vari ambienti sono svalutate e quasi del tutto trascurate attività ritenute, a torto, estranee alla sostanza dell'impegno propriamente educativo ed evangelizzatore: ludiche, ricreative ed espressive, come il teatro, il canto, la musica, ecc. Si aggiungano: una diffusa ignoranza del significato storico e scientifico del sistema; mancato adattamento alla varietà delle situazioni; carente aggiornamento e contatto con i contributi più attendibili delle moderne scienze dell'uomo; acritica adesione a metodi educativi e pastorali non compatibili con i tini e i caratteri del servizio apostolico salesiano,
1.2.2 Le cause
99 Possono talora essere lontane, come per esempio, l'esperienza di pratiche del Sistema Preventivo unilaterali e meccaniche che hanno
45 RRM.185.
46 RRM 184.
identificato preventivo con negativo-protettivo, assistenza educativa con sorveglianza disciplinare, paternità con paternalismo, libertà cori permissivismo, ecc.
Una spiegazione può essere anche data dalla scarsa disponibilità di documentazione e letteratura specifiche nella propria lingua. Più alla radice si può, forse, ritrovare il decadimento della identità e vitalità religiosa salesiana, che non poteva non coinvolgere il Sistema Preventivo, se è vero che in esso Don Bosco « ha condensato tutta la spiritualità dell'azione apostolica per i suoi figli».47
1.2.3 Il quadro di riferimento100
hn preciso punto dì riferimento è offerto dagli articoli 25 e 40 delle Costituzioni,45 eco di stimolanti orientamenti capitolari.49 Ma per una pili puntuale valutazione della situazione e della possibilità di un ampio recupero operativo sembra utile una sommaria ricapitolazione degli elementi qualificanti» del Sistema.
In tutti i protagonisti dell'attività educativa e pastorale sì richiede un atteggiamento di ricerca, incontro, presenza, comprensione, dialogo; 50 l'impegno di una educazione permanente negli adulti, e la cordiale disponibilità allo sviluppo nei giovani.
101
Negli educatori, poi, singoli e comunità, acquistano una fondamen-
tale importanza alcune disposizioni e atteggiamenti:
- l'attenzione ai giovani reali, alle loro vere esigenze, agli interessi attuali e ai compiti di vita che li attendono; la simpatia verso il loro mondo, la capacità di accoglienza e di dialogo;
- la stima e la giusta considerazione dei valori dì cui i giovani sono portatori e l'attenzione ai dinamismi della loro crescita;
- la ragionevolezza delle richieste e delle norme, la creatività e la flessibilità delle proposte; 51
- l'impegno di sollecitare l'adesione ai valori non attraverso l'imposizione forzata, ma tramite le vie della persuasione e dell'amore;
- la convinzione, umanamente e cristianamente incoraggiante, che «in ogni giovane, anche il più disgraziato, havvi un punto acces-
47 RRM 183.
48 Cfr Cost 16 e Reg 3.
49 ACGS 349. 188 e 88-105; soprattutto 360-365.
50 ACGS 360-365.
51 ACGS 362.
sibile al bene; dovere primo dell'educatore è di cercare questo punto, questa corda sensibile e trarne prof itto};52
- la franchezza di una proposta cristiana integrale, seppur commisurata alla diversità di età, di livello culturale e spirituale, di capacità di ascolto e di accettazione.
102 Il Sistema Preventivo richiede inoltre, un intenso e luminoso ambiente di partecipazione e di relazioni sinceramente amichevoli e fraterne; lo spirito di famiglia di semplicità e schiettezza; in un clima di ottimismo e di gioia «riflesso della grazia di Dio e della serenità interiore »; 53 un modo comunitario di crescita umana e cristiana, vivificato dalla presenza amorosa e solidale., animatrice e attivante degli educatori (l'«assistenza »);54 una saggia pedagogia del tempo libero. Favorisce, quindi, tutte le forme costruttive di attività e di vita associativa (le Compagnie dovevano essere «opere dei giovani» nel pensiero di Don Bosco), anche come concreta iniziazione all'impegno comunitario, civile ed ecclcsiale.55
Esige !'impegno apostolico dei giovani che diventano evangelizzatori dei propri compagni e amici. Conduce a questo con piena spontaneità e aderenza, e costituisce una felice intuizione di Don Bosco, grande suscitatore di apostoli-ragazzi, e geniale inventore delle Compagnie. religiose. Nella vita associativa i ragazzi trovano contemporaneamente spazio di protagonisti, stimolo alla creatività e inventiva, terreno di autentica azione missionaria,
Infine il Sistema si attuerà realmente come «preventivo»: infatti si intende educare il giovane ai futuro, prevenire e anticipare i tempi in profondità, mediante l'esercizio graduale a mattirante della libertà. Per quanto è possibile, si vuol essere «presenti» ai giovani anche dopo il primo periodo di Formazione.56 A questo scopo, gli educatori «come padri amorosi parlano, servendo di guida ad ogni evento, danno consigli ed amorevolmente correggono»,57 favorendo la collaborazione dei giovani stessi, delle famiglie e di tutte le forze costruttive disponibili. 'M
52 M13 5, 367.
53 Paolo VI al CC21 (n. 474).
54 ACGS 57. 36.3. 188; Cos1. 16.
55 Cost 46; A{.'CGS 94. 321. 368.
56 Op, sul Sistema Pie v., in Opere edite, Voi. XXVIII, p. 428.
57 Ibidem, p. 424.
58 ACGS 321. 361-367.
Queste note caratteristiche del nostro patrimonio pedagogico pastorale, sapientemente dosate e opportunamente integrate con l'annuncio esplicito, costituiscono un momento indispensabile e sommamente fecondo nel processo di avvicinamento dei giovani e del popolo alle vie della fede.
In questo clima l'adesione e la comunicazione della fede avviene non solo attraverso la parola e l'insegnamento, ma anche attraverso l'ambiente, i gesti, gli atteggiamenti e i momenti che ritmano l'esistenza. Eeducatore e catechista non solo il Salesiano che insegna o fa catechismo, ma anche il confratello che condivide la sua vita con i giovani, sia nei momenti della distensione e del divertimento, come in quelli della preghiera e della celebrazione liturgica. Il Salesiano evangelizza più per quello che fa che per quello che dice. Testimonia sia con la stia apertura e disponibilità a Dio, come per l'esempio della sua umanità sana, equilibrata, riuscita.` Anche in questo fedele allo stile di Don Bosco, nel quale le qualità umane, i doni di natura e lo sforzo della volontà si fondono armonicamente con i doni della grazia e gli straordinari carismi di una vocazione speciale.
1.2.4 Linee di rinnovatnenlo
Una generale e incisiva rinascita dello stile educativo e pastorale di 103 Don Bosco è legata a un vasto impegno a due livelli; pratico-vitale, e teorico-riflesso.
Ogni Salesiano, sia egli insegnante o animatore di gruppi giovanili, conscio della necessità della sua presenza nel gruppo ai fini educativi, accetterà i sacrifici connessi con l'impegno dell'assislern a selle - Sianamente utliva.
Ciò significa.
- curare il contatto personale periodico con i singoli giovani per destare in ciascuno di essi il bisogno e la ricerca dei valori;
- suscitare la cooperazione comunitaria dei giovani ai momenti più strettamente religiosi dei loro incontri, in modo analogo a quanto si fa per l'organizzazione dell'attività specifica del gruppo (didattica, sportiva, sociale, ecc.);
- mettere ogni cura per far nascere all'interno del gruppo espressioni di fede vissuta: momenti di preghiera, lettura e confronto con la Parola di Dio, preparazione alle celebrazioni liturgiche e sacramentali...
59 EN 30 e 55.
Nella pratica educativa e pastorale tutti i Salesiani si impegneranno perché vengano urgentemente riattivati, con vigile sensibilità innovativa, gli clementi del Sistema Preventivo che sembrano aver sofferto un più sensibile decadimento: la presenza-assistenza, il clima di famiglia, l'educazione alla fede e al senso della preghiera, il significato della vita sacramentale, la devozione alla Madonna e l'amore e la fedeltà alla Chiesa e al Papa.
Nelle singole opere locali, in base al principio della comunità educativa, siano promosse iniziative idonee a suscitare e potenziare la collaborazione responsabile degli educatori, degli insegnanti, dei genitori, dei giovani, del personale tecnico e amministrativo: consiglio della comunità educativa e pastorale, conferenze, incontri.60
104 Di qui la necessità che ogni comunità elabori e aggiorni ogni anno una programmazione educativa e pastorale, esplicitamente evangelizzatrice e attenta alle concrete esigenze emerse dall'ambiente sociale. Tale programmazione va fatta insieme ai giovani agli altri destinatari e ai componenti della Famiglia Salesiana. Nella programmazione deve apparire chiaramente il progetto dell'anno, la meta da raggiungere, i punti centrali attorno ai quali disporre gli obiettivi intermedi con i loro contenuti; deve apparire anche una concreta distribuzione di incarichi e di responsabilità tra Salesiani e collaboratori laici. In questo modo si evitano individualismi e improvvisazioni, e si facilita l'animazione dell'intera comunità e la disponibilità dì tutti gli ambienti per l'opera di evangelizzazione,
In tali progetti, accanto ai contenuti essenziali, sommariamente indicati nel quadro di riferirnento,61 non dovranno mancare alcune dimensioni segnalate da molti CI come particolarmente richieste dai «bisogni dei tempi»: la formazione all'inserimento dinamico dei giovani in una società pluralistica; l'educazione a operare per la giustizia e per la pace;" la formazione alla responsabilità civica, sociale, politica; l'iniziazione a un impegno progressivo di servizio concreto;63 l'informazione, con adeguata abilitazione al confronto critico e costruttivo, circa le piìr rilevanti ideologie contemporanee.
60 Vedi Assemblea comunitaria di cui ai Reg 168 e in ACGS 710.
61 Vedi n. 77-84.
62 Cost 19.
63 ACGS 68; efr 54. 61.
1.3 Orientamenti operativi
105
a. Ogni Ispettoria (o gruppo di Ispettorie) elaborerà un progetto educativoadatto alla realtà locale come base di programmazione e di verifica per le sue varie opere, nella linea delle opzioni dì fondo compiute dalla Congregazione: Oratori, Centri giovanili, Scuole, Convitti, Pensionati, Parrocchie, Missioni, ecc.
Per favorire l'unità, nel decentramento, il Dicastero della Pastorale giovanile, alla luce dell'esperienza e della riflessione salesiana, indichi le linee fondamentali di questo progetto (obiettivi, contenuti, metodo, caratteristiche...) tenendo conto della diversità delle situazioni geografiche e culturali.
b. A cura dell'ispettore, delle Conferenze Ispettoriali e del Regionale, siano promossi convegni, giornate o settimane di studio, dibattiti, scambi di esperienze educative e pastorali, aperte eventualmente anche a educatori e insegnanti non appartenenti alla Famiglia Salesiana, al fine di favorire la conoscenza, l'approfondimento, 1a riattualizzazione del sistema educativo di Don Bosco, tenendo saggiamente conto della condizione giovanile e popolare del proprio ambiente e degli apporti validi delle moderne scienze antropologiche e pedagogiche,
c. Nello spirito della « Perfectae Caritatis » (n. 2), e nella convinzione che è estremamente importante che la Congregazione, diffusa in tutto il mondo, ritrovi costantemente la sua unità e autenticità nello spirito del Fondatore e nelle comuni intenzioni circa l'evangelizzazione e la promozione umana dei giovani e dei ceti popolari, il Capitolo Generale 21 delibera quanto segue:
II Consiglio Superiore, nel più breve tempo possibile, erigerà un Istituto Storico Salesiano, che nelle forme idealmente e tecnicamente più valide metta a disposizione della Famiglia Salesiana, della Chiesa e del mondo della cultura e dell'azione sociale i documenti del ricco patrimonio spirituale lasciato da Don Bosco e sviluppato dal suoi continuatori e ne promuova a tutti i livelli l'approfondimento, l'illustrazione e la diffusione. La Congregazione intera concorrerà alla realizzazione e alla vitalità dell'importante iniziativa con il personale e i mezzi disponibili.
2. LA FECONDITA' VOCAZIONALE DELLA NOSTRA AZIONE PASTORALE
106 Nel progetto salesiano l'azione educativa e pastorale contiene, come obiettivo essenziale, una dimensione vocazionale. La scoperta della propria chiamata, l'opzione libera e riflessa d'un progetto di vita, costituisce, anzi, la meta e il coronamento di ogni processo di maturazione umana e cristiana.
Il messaggio evangelico, che raduna il popolo di Dio,1 è una chiamata comunitaria; e per ciascun credente, accogliere il messaggio evangelico è accogliere la chiamata personale ad assumere la missione stessa della Chiesa secondo la sua particolare vocazione.2
La pastorale vocazionale sarà, quindi, un servizio di evangelizzazione, con un'accentuazione speciale sull'aiuto e assistenza a ogni fedele per entrare, con tutto il suo essere personale e la sua scelta libera, nel piano di Dio.3
2.1 Il problema fondamentale e i suoi aspetti
107 La progressiva diminuzione in tutta la Chiesa del numero delle vocazioni sacerdotali e religiose, ha risvegliato negli ultimi decenni una riflessione sempre più approfondita, che ha contribuito a mettere meglio in luce la vera natura e l'importanza del problema.
Anche la Congregazione salesiana ha attraversato, negli anni scorsi, la stessa crisi, e la verifica fatta dai CI rivela che non si può considerare ancora superata. Ma la riflessione, già iniziata dal CGS, ha illuminato il problema di una luce nuova. Tocchiamo sì, dolorosamente, con mano la scarsità di nuove leve, che qualche volta potrebbe far temere per il futuro della nostra missione, tuttavia, la luce che ci viene dalla riflessione di tutta la Chiesa 4 ci aiuta a vedere in questa crisi e scarsità numerica uno dei segni attraverso i quali il Signore ci fa prendere coscienza dell'essenziale. Infatti, solo la Chiesa ministeriale tutta, mobilitata in ogni suo membro secondo il dono e la vocazione che lo Spirito dà a ciascuno, è capace di un serio impegno di evangelizzazione. E' quindi un problema vitale per la Chiesa quello della vocazione personale di ogni cristiano: è il problema della educazione alla Fede, e della totale disponibilità a Cristo.
I Cfr EN 15.
2 Cfr PO 6; EN 18; CGS 661-662.
3 Cfr RdC 41. 43. 131.
4 Cfr RFIS; SDV; Ministeria quaedam.
Il Signore chiama oggi come ieri, e chi ha il cuore aperto comprenderà se Egli lo chiama a partecipare in modo più stretto alla sua missione.
Non si tratta, quindi, principalmente di un problema di scarsità numerica, ma di un problema di fondo della stessa evangelizzazione, che permane qualunque possa essere in futuro la situazione numerica delle vocazioni religiose e sacerdotali.
2.2 La situazione
Per un'interpretazione non distorta della situazione attuale della Congregazione bisogna notare che mai ci sono stati tanti studi, riflessioni, incontri sulla pastorale vocazionale come in questi ultimi anni. Dobbiamo riconoscere che è cresciuta anche la sensibilità e l'impegno al riguardo.
Non dobbiamo, perciò guardare unilateralmente e troppo pessimisticamente la situazione attuale di scarsità, per non attribuire a mancanza di principi teorici o di buona volontà situazioni che sono dovute anche ad altri fattori.
Come appare dalla RRM sullo stato generale della Congregazione 5 e dalle riflessioni dei CI, la pastorale vocazionale ha fatto dei passi avanti: una maggiore chiarezza di idee, una sensibilità più attenta per il problema e un maggior impegno nelle Ispettorie (anche se non in tutti i confratelli) sono costatati da quasi tutti i CI.
Tuttavia rimangono dci punti deboli che rendono ancora insufficiente la nostra azione nel momento storico attuale:
--- alcuni segni di disorientamento nella nostra identità salesiana di
evangelizzatori dei giovani;
--- una testimonianza di vita evangelica carente o poco comprensibile;
--- mancanza di chiarezza, di fronte ai giovani, sulla realtà della nostra missione (destinatari, progetto educativo salesiano, tipo di opere, ecc.);
--- inadeguatezza pastorale, che ci rende spesso incapaci di raggiungere i giovani nella loro individualità (carenza di vera pedagogia e pastorale vocazionale, mancanza di assimilazione dei principi ispiratori, insufficiente organizzazione ispettoriale, ecc.);
--- assenteismo, stanchezza, scoraggiamento, delusione di molti
5 efr RRM 205 55.
confratelli, che forse guardano troppo esclusivamente il risvolto
umano della situazione.
E poi, la situazione dei giovani di oggi. Immersi in una cultura in trasformazione, disorientati e strumentalizzati da molte parti, di fronte a una Chiesa di cui non riescono a capire molli aspetti, essi ci richiedono un impegno più attivo e aggiornato per rispondere al loro bisogno di orientamento, di verità, di Cristo.
2.3 Il quadro di riferimento
109 Partendo dal Concilio Vaticano II 6; e da documenti posteriori della Chiesa,7 il CGS ha espresso nei suoi documenti e nelle Costituzioni un quadro di principi e di orientamenti, dentro il quale la Congregazìone può trovare una linea rinnovata di pastorale vocazionale.8
Successivamente il Rettor Maggiore in una sua lettera 9 ha incoraggiato la Congregazione a lavorare più intensamente nella linea tracciata dal CGS. Sullo stesso indirizzo, un sussidio del Dicastero della Pastorale Giovanile «Guida educativa delle vocazioni», ha portato un aiuto alla riflessione delle Ispettorie.
Il CG21 vuole ora offrire ai confratelli un indirizzo di rinnovamento di questo aspetto importante della nostra missione giovanile, indicando le mele che ritiene fondamentali e come punti-chiave per affrontare la situazione attuale, e dando alcune direttive per il raggiungimento di esse.
110 Mete fondamentali sono:
a. Impegnare la Congregazione, le Ispettorie e le comunità locali e i
singoli a svolgere la loro missione evangelizzatrice, sforzandosi di far emergere la chiamata personale che Dio rivolge a ogni giovane; a
diventare mediatori di un messaggio evangelico che raggiunga ogni
persona nella sua singolarità 10 e l'aiuti a « sviluppare la propria vocazione battesimale con una vita quotidiana progressivamente ispirata e unificata al Vangelo».11
6 Cfr soprattutto OT 2; PO 6. 11; PC 4.
7 Cfr SDV, RC, RFIS.
8 Cfr ACGS 50. 99. 250. 374. 382. 397. 576. 661-665; ('.92; Cost 12. 22. 107; Reg 72. 73.
9 Cfr ACS n. 273.
10 Cfr EN 18.
11 Cost 22; cfr ACGS 374; EN 24. 72.
b.. Rivitalizzare concretamente (nell'atteggiamento e nelle iniziative di azione) una delle componenti della nostra vocazione salesiana: il servizio attivo prestato alla Chiesa nel coltivare la vocazione di quei giovani che il Signore chiama alla vita sacerdotale e religiosa, ai diversi ministeri ecclesiali e all'impegno di leaders laici. 12
c. In quanto siamo espressione, come comunità e singoli, di un dono fatto da Dio alla sua Chiesa, prendere coscienza della responsabilità di mantenere vivo in essa il carisma salesiano nelle sue molteplici forme, collaborando attivamente con lo Spirito Santo nel suscitare vocazioni salesiane, sia consacrate che la icali.13
2.4 Le linee di rinnovamento111
Alla base di una metodologia concreta per raggiungere le mete segnalate, il CG21 pensa che si debbano indicare alcune direzioni per la nostra azione di promozione vocazionale:
1. Partire dai destinatari della nostra pastorale vocazionale
2. Precisare le scelte pastorali fondamentali
3. Puntare sull'animazione vocazionale senza trascurare l'organiz.zazione.
2.4.1 Partire dai destinatari della nostra Pastorale Vocazionale
Tutti i giovani, che in qualsiasi modo il Signore mette sul nostro cammino, hanno diritto al riostro aiuto per orientarsi a costruire la loro personalità e la loro vita «secondo il Vangelo».
A tutte le età dobbiamo aiutarli a orientarsi nella scoperta e nello sviluppo della loro vocazione: nella fanciullezza, nella preadolescenza, nell'adolescenza, nella giovinezza e oltre, poiché ognuna di queste tappe della vita ha il suo compito di crescita, e richiede decisioni proporzionate che ogni giovane deve imparare a prendere responsabilmente.
Come richiede la nostra vocazione salesiana,14 dobbiamo dedicarci seriamente, attraverso attività e strutture adeguate, ad accompagnare, nel loro sviluppo vocazionale, i giovani che presentano segni di una chiamata di Dio alla vita di consacrazione (sia sacerdotale che religiosa) e all'impegno cristiano laicale.
12 Cfr Cost 12; MB XII, 87; ACGS 50. 374. 397; Cost (1966) 6.
13 Cfr Cost 107; ACGS 169.
14 Cfr Cost 22; ACGS 50.
Seguendo gli orientamenti attuali della Chiesa, è necessario mettersi sulla linea di promozione delle vocazioni ai vari ministeri ecclesiali laicali. 15
Una cura particolare avremo per le vocazioni alla nostra Congregazione e a tutta la Famiglia Salesiana (FMA, VDB, CC, ecc.).
Oggi è necessaria sottolineare in modo speciale l'impegno per le vocazioni di Coadiutori. E' uno sforzo che ci aiuterà a comprendere ed esprimere meglio il senso vero della vocazione religiosa salesiana. 16
Le vocazioni missionarie hanno un posto di privilegio nella pastorale vocazionale salesiana.
2.4.2 Precisare le scelte pastorali fondanientali
112 a. Mettere alla base della nostra azione evangelizzatrice-vocazionale una profonda preghiera-conversione 17 che permetta di attivare le molte risorse spirituali che ogni comunità possiede come dono dello Spirito. Ciò non deve essere qualcosa di occasionale, ma l'atteggiamento abituale di una comunità ecclesiale che vive nella ricerca della volontà di Dio e si purifica continuamente per essere fedele alla sua chiamata, vivendo prima di tutto essa stessa le parole del Signore: «Pregate il Padrone... affinché mandi operai nella sua messe ». 18
b. Affrontare il problema a partire dalla persona del Salesiano, dalla vita della comunità e dalla qualità evangelizzatrice della sua testimonianza. E' fondamentale l'autenticità del nostro essere cristiani e salesiani, come lo è un'immagine della Congregazione che presenti una identità salesiana «chiara» (nelle sue motivazioni evangeliche, nei suoi destinatari e nel suo progetto educativo), che sia veramente in sintonia con i giovani e si esprima in una donazione gioiosa.19 La testimonianza e l'azione di ogni confratello saranno sempre lo stimolo più forte e la mediazione più efficace per aiutare i giovani a una risposta generosa a Cristo.
c. Conoscere e rispettare la natura spirituale della vocazione. L'azione di aiuto offerto a preadolescenti, adolescenti, giovani e adulti, nella costruzione della loro identità cristiana, deve essere estremamente
15 Cfr EN 73.
16 Cfr ACGS 692 S.
17 Cfr ACGS 540; ACS n. 273 pp 32-39.
18 Lc 10,2;cfr OT2; SDV12;RFIS 8. 9a.
19 Cfr PC 24.
rispettosa della componente spirituale della vocazione (che dobbiamo conoscere anzitutto per esperienza personale). E' la chiamata di Dio, è l'azione dello Spirito Santo che si rivela lungo tutto l'arco vitale al di dentro delle singole situazioni della storia personale e sociale,20
113
d. Impegnarsi affinché in ogni nostra attività pastorale, specialmente giovanile, sia presente in modo «esplicito» e «sistematico t'orientamento vocazionale come una dimensione essenziale. Ciò non rimanga a livello di principi intenzionali, ma sia di fatto la base per un ripensamento dell'impostazione, programmazione e metodologia educativa della nostra scuola, movimenti e gruppi...; sia un punto di vista privilegiato nella catechesi e direzione spirituale.21 Questo è un punto nodale a cui dobbiamo dare il dovuto rilievo per un vero rinnovamento della pastorale vocazionale,
e. Avere il coraggio di prospettare ai giovani anche le vocazioni più impegnative. Il rispetto del piano di Dio su ogni persona richiede che, oltre a portare ognuno a una comprensione di sé e della realtà comunitaria umana e ecclesiale alla luce della tede, si abbia il coraggio di una totale onestà e completezza nell'aiutarlo a rendersi disponibile di fronte a tutte le vocazioni nella Chiesa: impegno laicale nella realtà umana, servizio dei vari ministeri laicali nella Chiesa, servizio diaconale, vita consacrata, sacerdozio ministeriale.22
Un giovane cristiano non può escludere di considerare anche l'ipotesi della vita consacrata e del sacerdozio. Il non proporgli di esaminare tali possibilità, non rispetta, ma limita la sua libertà. Era una particolare arte di Don Bosco quella di prospettare i grandi bisogni della Chiesa e della gioventù, entusiasmare per l'ideale missionario, e rivolgere personalmente ai giovani chiamati, come Gesù agli Apostoli, l'invito a seguirlo.
f. Agire con una prospettiva ecclesiale aperta. Ogni vocazione è ordinata alla missione di Cristo e della Chiesa: costruire, attraverso la comunità ecclesiale e nel mondo degli uomini, il Regno di Dio. Lavoriamo come cristiani e come Salesiani, per la Chiesa, senza particolarismi e ristrettezze; miriamo al bene generale della Chiesa. Sul piano delle vocazioni ciò risponde a un nostro preciso impegno.23
20 Cfr PO 11; Sedes Sapientiae II-III; RFIS 5-6.
21 Cfr ACGS 374. 382. 419 e-f.
22 Cfr RFIS 7.
23 Cfr Cost 12; cfr RFIS 7.
La prospettiva ecclesiale ci richiama pure a un altro orientamento pastorale importante: «il compito di promuovere le vocazioni spetta a tutta la comunità cristiana ».24 Lavoriamo in seno a comunità cristiane dalle quali il Signore suscita vocazioni per i diversi compiti necessari alla costruzione della comunità stessa. Dobbiamo essere, in queste comunità, «animatori» e suscitatori della sensibilità verso questo problema. Parrocchie, famiglie, comunità educative, gruppi e movimenti devono diventare l'humus in cui la vocazione matura. In modo speciale dobbiamo animare questo aspetto fra tutti i membri della Famiglia Salesiana, coinvolgendoli effettivamente in questo apostolato.
2.4.3 Pianure sull'animazione vocazionale senza trascurare l'organizzazione
114 Nelle Ispettorie e nelle comunità locali si farà in modo sistematico un azione di sensibilizzazione e di preparazione dei confratelli in primo luogo, e poi dì tutte le componenti della Famiglia Salesiana e della comunità educativa, per l'opera di orientamento cristiano dei giovani, affinché tale azione parta veramente dalla comunità.
Questo esige, sia a livello ispettoriale che locale, una seria pro grarommazione (e relativa verifica) dell'azione di pastorale vocazionale, in stretta unione con la programmazione generale, per rendere possibile che ogni nostra attività sia effettivamente un'azione oricntatrice.
In ogni Ispettoria è necessaria la presenza di qualche responsabile dlell'animnazione vocazionale. Può essere una persona, o un'équipe di persone, che per la loro testimonianza salesiana, la loro preparazione e il prestigio di fronte ai confratelli, siano in grado di essere «animatori» della comunità ispettoriale e delle comunità locali. Più che persone «delegate a fare», debbono essere degli stimolatori e informatori delle varie comunità, mentre mantengono il collegamento con gli organismi ecclesiali. Le eventuali équipes siano comprensive di tutti i membri della Famiglia Salesiana (Salesiani sacerdoti e coadiutori, FMA, VDB, Cooperatori).
Una lunzione importante dell'équipe animatrice è quella di aiutare la comunità ispettoriale a mettersi e a mantenersi in atteggiamento di preghiera e di disponibilità.
A livello locale i! primo responsabile dell’animazione vocazionale è il Direttore:, proprio per la sua funzione di guida della comunità; egli
24 OT 2; RFIS 8.
promuova, in clima di fede e di preghiera, un periodico scrutinio vocazionale.
Ci sia anche uno o più confratelli che mantengano sempre presente, nella programmazione e nell'azione, la dimensione orientativa cristiana.
a. Alcune «costanti» o elementi che, in qualsiasi momento o luogo di azione, dobbiamo tener presenti:
- Il clima di famiglia, di libertà, di accoglienza, di gioia e di fede, caratteristici della pedagogia di Don Bosco, incarnati esemplarmente nella comunità salesiana accogliente e aperta anzitutto ai giovani (cfr Progetto educativo e pastorale salesiano).
- Il contatto personale, anzitutto come direzione spirituale accurata, e insieme a livello generale di c onvivenza.25 «Non c'è vocazione che maturi se non c'è un prete che l'assiste» (Paolo VI). 26
- L'animazione dei gruppi, la cura delle associazioni e dei movimenti giovanili salesiani, come luoghi indispensabili di un'esperienza comunitaria e di una ricerca vocazionale.27
- La formazione spirituale, messa al centro di tutto lo sviluppo della persona, con una cura particolare per la formazione alla preghiera personale, alla partecipazione liturgica e sacramentale, alla devozione mariana.
- L'esperienza vissuta in chiave cristiano-apostolica della responsabilità ecclesiale (catechisti, animatori); la conoscenza e l'interessamento per i problemi e i bisogni della Chiesa e del mondo, soprattutto giovanile.28
- La possibilità di una conoscenza esperienziale del carisma e dell'azione salesiana: a livello di vita, in tutti i momenti dello sviluppo; a un livello più riflesso e sistematico, nei momenti più avanzati della evoluzione vocazionale. Si preparino «sussidi» formativi a questo scopo, presentando la vita di Don Bosco, le biografie dei giovani da lui scritte, vite di missionari e Salesiani eminenti, ecc.
b. Alcuni «momenti» di «concentrazione» spirituale, necessari per 116 mantenere vivo il «senso vocazionale» nello sviluppo della persona.
25 Cfr Cost 12.
26 Dal discorso di Paolo VI al Congresso Mondiale per Ie Vocazioni.
27 Cfr ACGS 692.
28 Cfr EN 72.
La nostra azione dr «accompagnamento» dev'essere costante, ma diversificata e aderente all'esperienza interiore dello sviluppo vocazionale del giovane. Egli passa da una fase iniziale di disponibilità e di pre-ricerca a quella in cui, scartate molte ipotesi di progetto vitale, si concentra su una di esse e tenta di verificarla.
Su questo «continuum», alcuni momenti di particolare intensità sono indispensabili per una seria riflessione. Si possono segnalare come più importanti e utili:
Esercizi spirituali, impostati sulla ricerca delle intenzioni di Dio nella propria vita;
Incontri di preghiera e riflessione, soprattutto per una iniziazione alla liturgia e alla meditazione;
Incontri «progetto di vita», per un aiuto specifico nella verifica delle varie ipotesi di vocazione cristiana; Campi di orientamento (di ricerca, di proposta, ecc.) sotto svariate forme;
Momenti di contatto con la comunità salesiana (da favorire specialmente per giovani maturi) nella preghiera, nel lavoro apostolico, nella mensa, ecc.
117 c. Alcuni «luoghi» e ambienti della nostra azione vocazionale:
- Le nostre opere sono l'ambiente privilegiato per questa azione orientativa, che rappresenta un diritto da parte dei giovani a noi affidati direttamente nelle scuole, oratori, parrocchie, centri e gruppi giovanili, ecc. Svolgere in queste opere tale azione orientativa è un dovere e un impegno che ci impone la nostra missione.
- E' da curare un'azione animatrice vocazionale anche al di fuori dei nostri ambienti, purché sia veramente opera di orientamento educativo, superando il semplice contatto occasionale. Le vocazioni sono espresse dalla comunità cristiana, che deve essere aiutata a prendere coscienza dei suo essere Chiesa.
118 Per i giovani in cui abbiamo percepito una maggiore sensibilità, disponibilità e ricchezza spirituale è imprescindibile una cura differenziata e pari ì colare. 29
La forma metodologica dell'« aspirantato» (che oggi viene utilmente distinta in due fasi, una di orientamento e ricerca ancora generica, e l'altra più chiaramente centrata sulla ipotesi di voca-
29 Cfr OT 3; RFIS 11. 13; Cost 12; Reg. 73; SDV 14.
zione salesiana) si rivela sempre valida e in certe situazioni indispensabile. E' necessario però che, più di qualsiasi altra istituzione giovanile, l'aspirantato sia un vero ambiente salesiana in cui l'ispirazione educativa di Don Bosco sia vissuta in pieno; che abbia obiettivi e progetto educativo ben chiari e periodicamente verificati, che possa contare su di un personale che dia ai giovani la testimonianza della vita salesiana autentica. 30
Per una riflessione sulla natura, i fini e l'impostazione dell'aspirantato ci si riferisca al documento del Dicastero della Pastorale Giovanile: «Guida educativa delle Vocazioni (1975).
La cura tempestiva di questi giovani può essere condotta anche in altre forme; comunità di riferimento vocazionale, clubs vocazionali, incorporazione dei giovani in qualche nostra comunità, incontri periodici locali e zonali, ecc. .L'importante è che il processo di maturazione vocazionale, di riflessione, di verifica, sia veramente assicurato e guidato.31
Oggi più che mai si rende necessario pensare, sull'esempio di Don Bosco, ad ambienti in cui possa essere coltivata la vocazione di coloro che si sentono chiamati al sacerdozio o alla vi[a religiosa in età più avanzata (lavoratori, universitari, laureati, ecc.).32
Aspirantato e altre forme non si escludono a vicenda. Ogni Ispettoria ponderi quali forme siano più adatte alla sua situazione e ne faccia la verifica.
Si tenga fermo ciò che è responsabilità della comunità ispettoriale e non sia lasciato in balia di decisioni di singole comunità o persone.
In tutti gli ambienti su indicati è fondamentale coinvolgere le famiglie dei giovani in quest'opera di orientamento cristiano alla vita e lavorare in stretta collaborazione con esse per creare un ambiente favorevole allo sviluppo vocazionale.
Un ruolo particolare come luogo di orientamento vocazionale, devono svolgere le nostre case per esercizi o case di preghiera. Non siano solo luoghi in cui si dà ospitalità a gruppi che vengono per pregare, ma abbiano possibilmente una équipe che faccia azione sistematica di orientamento spirituale.
30 Cfr ACS n. 273 pp. 40 ss; 28-29; RFIS 12-17.
31 Cfr OT 3; RFIS 18; ACS n. 273 p 46.
32 Cfr Cost (1966) 6; RFIS 19; OT 3; ACGS 692 b.
2.5 Orientamenti operativi
119 a. Le Ispettorie preparino al più presto un loro piano particolareggiato in stretto contatto con la Chiesa locale e in armonia con il rispettivo piano vocazionale da esse elaborato. Punto essenziale dì questo piano dev'essere la sensibilizzazione e formazione dei confratelli per l'animazione vocazionale. Inviino al Dicastero per la Pastorale Giovanile tale piano atfinché si possa realizzare fra tutte le Ispettorie un interscambio di esperienze,
b. A livello di Conferenze 3spettoriali o di Gruppi dì Ispettorie, si curi la preparazione, anche con sussidi appositi, del confratelli incaricati dell'insegnamento religioso; vengano preparati a rendere efficacemente presente nella catechesi la necessaria dimensione vocazionale.
c. Entro questo sessennio si programmino nelle Ispettorie che hanno la possibilità, alcune iniziative concrete di servizio vocazionale in favore de Ile
Chiese locali.33
d. Il Dicastero della Pastorale Giovanile, per facilitare quanto disposto all'art. 72 dei Regolamenti, eall'ori entamento operativo n. a, prepari e invii alle Ispettorie i lineamenti essenziali per la formazione di un piano ispettoriale di pastorale vocazionale.
33 Cfr Cost 12.
PARTE 4°
ALCUNI AMBIENTI E VIE DI EVANGELIZZAZIONE
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