Capitolo Generale 23
dei Salesiani di Don Bosco
EDUCARE I GIOVANI ALLA FEDE
Documenti Capitolari
Roma, 4 marzo - 5 maggio 1990
Presentazione
Cari confratelli,
iniziamo un nuovo sessennio. Lo facciamo pieni di fiducia nel Signore, convinti che il CG23 è stato per noi una visita del suo Spirito. Egli ci guiderà nel cammino da percorrere. L'atteggiamento da coltivare in ogni confratello e in ogni comunità sarà quello testimoniato in modo eminente dal nuovo Beato, don Filippo Rinaldi, così come lo abbiamo approfondito nella circolare di inizio d’anno (ACG 332, gennaio-marzo 1990).
1. Gli Atti del CG23
Vi presento gli Atti del CG23.] Contengono un materiale assai ricco che orienterà la nostra vita e attività apostolica.
Vi è raccolta la documentazione ufficiale dei lavori capitolari, ossia: il documento sul tema dell’educazione dei giovani alla fede; le modifiche o aggiunte riguardanti le Costituzioni e i Regolamenti; alcune interpretazioni pratiche di testi della Regola; deliberazioni riguardanti Gruppi di Ispettorie; un orientamento operativo per la nostra presenza in Africa; una breve cronistoria dell’evento capitolare; e la "Lettera ai giovani" richiesta dall'Assemblea al Rettor Maggiore.
Troverete, inoltre, vari discorsi e saluti augurali, soprattutto quelli così ricchi di suggerimenti rivolti a noi dal Santo Padre e anche da S. Em. il Cardinale Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata.
Tutto questo prezioso materiale rappresenta il frutto anche di un lungo travaglio di preparazione, iniziato nel mese di agosto del 1988 con la convocazione del Capitolo (ACG 327) e realizzato con uno sforzo largamente comunitario. I Capitoli ispettoriali hanno prodotto interessanti contributi; la Commissione precapitolare ne ha tratto una fedele e organica radiografia ed ha proposto una stimolante sintesi per la redazione di un possibile testo capitolare, ricca di opportune riflessioni. Hanno influito sui lavori capitolari anche i due volumi della "Relazione del Rettor Maggiore" sul sessennio '84-'90 e delle "Statistiche" generali della Congregazione: essi offrono un panorama concreto e ragionato della nostra realtà, dei progressi, delle aspettative, dei problemi e delle possibilità.
2. Il documento capitolare
L'Assemblea capitolare in due mesi di intenso interscambio ha saputo formulare valide conclusioni. E' partita dalla diversità dei contesti in cui operano le nostre comunità, rilevando la complessità della condizione giovanile, interpretando l'atteggiamento dei giovani in relazione alla fede e individuando le sfide universalmente più significative. Alle molteplici interpellanze ha risposto proponendo un cammino educativo, ispirato all'esperienza pedagogico-pastorale tipica di Don Bosco. Per assicurarne poi l'attuazione ha individuato alcune scelte concrete da mettere in pratica.
Penso sia utile sottolineare alcuni aspetti che sono come le colonne portanti del tutto. Il prenderli in considerazione faciliterà la retta interpretazione del documento e promuoverà l'applicazione delle sue deliberazioni e orientamenti.
2.1 E' importante anzitutto tener presente che il cammino di educazione dei giovani alla fede si muove nell’ambito della "nuova evangelizzazione" (cf. ACG 331). Questo comporta svariate esigenze. Il requisito di fondo è puntare sull'autenticità della fede, sulla sua interiorizzazione, sulla credibilità di chi la professa, per saper interpretare le novità dei segni dei tempi e per affrontare le sfide dell’irrilevanza, della lontananza, della molteplicità di messaggi e di proposte. Il Santo Padre ci ha detto che l'educazione dei giovani alla fede "è una delle grandi istanze della nuova evangelizzazione, ed è giusto che cerchiate, oggi, strade adatte e linguaggi appropriati, nella piena fedeltà al vostro carisma ed a tutto l'insegnamento della Chiesa" (Discorso al CG, 3).
Il documento non si ferma ad esaminare le singole nostre istituzioni, che sono già state trattate in Capitoli precedenti aprendo anche strade a nuove iniziative. L'aspetto prioritario che vuole evidenziare come urgenza più sentita è, propriamente, la nostra capacità di adeguarci, dovunque siamo o saremo, alle interpellanze della cultura emergente e alle sfide dei contesti reali. Urge accendere nei giovani un vivo desiderio della fede cristiana e, una volta acceso, accompagnarli passo dopo passo fino alla pienezza della vita nello Spirito.
Per noi la nuova evangelizzazione esige concretamente una "nuova educazione" da ripensare in fedeltà alle origini. La preoccupazione del testo è portata tutta sulla qualità della nostra azione educativa. La chiave di lettura è la proposta di un cammino pedagogico permeato di Vangelo.
Ciò significa dedicazione a una crescita progressiva della fede fino alla maturazione, e non soltanto una semina, una proposta occasionale, o qualche gesto o rito tradizionale. Il cammino proposto dal documento capitolare richiede non solo impegno di seminare, ma anche costanza e perizia nel coltivare, e preoccupazione di condurre a compimento: richiede, cioè, una pedagogia della santità veramente originale.
2.2 Soggetto responsabile e per noi indispensabile per accompagnare i giovani nel cammino della fede è la comunità, ispettoriale e locale.
Il documento non si sofferma sulla natura e struttura della comunità salesiana, già affrontate con profondità anteriormente, ma sulla sua qualità e credibilità. La comunità deve essere visibilmente "segno" e "scuola" di fede viva. Nel caso che essa non risponda all'appello, il documento capitolare rimarrà carta da biblioteca. Il cammino proposto, infatti, parte dalla fede esplicita della comunità per espandersi e crescere nella fede dei giovani: "dalla fede alla fede!" (cf. Commento del Rettor Maggiore alla Strenna-90).
La comunità salesiana è il soggetto primo di tutto il discorso, il filo conduttore che lega le varie parti del testo: essa vive con gioiosa intensità la sequela del Cristo, confessa il suo mistero con la testimonianza consacrata, si sintonizza e scruta con attenzione il contesto in cui opera, scopre in esso i semi di Vangelo, interpreta i desideri di fede, intuisce i passi da fare nel cammino, si dedica a percorrerlo, lo verifica continuamente alla luce della Parola di Dio.
Primo destinatario del documento è dunque la comunità; ad essa si rivolge il CG23 affidandole l'impegno della sua realizzazione.
2.3 La credibilità della comunità, nella sua metodologia salesiana per educare i giovani alla fede, è poggiata dal CG23 su due colonne caratteristiche e complementari: "spiritualità" e pedagogia". Si tratta di due dinamismi su cui converge il Sistema Preventivo che Don Bosco ci ha trasmesso "come modo di vivere e di lavorare per comunicare il Vangelo e salvare i giovani con loro e per mezzo di loro. Permea le nostre relazioni con Dio, i rapporti personali e la vita di comunità, nell’esercizio di una carità che sa farsi amare" (Cost. 20).
Don Bosco ci ha lasciato un patrimonio ricco ed originale a cui ispirarci: pensiamo a tutta la descrizione dello "spirito salesiano" che è codificata nel capo 2° delle Costituzioni. Questo "spirito" costituisce l'anima del nostro stile di convivenza con i giovani e del nostro procedere con loro nel cammino di fede. Il Papa ci ha parlato di spiritualità sia nel Messaggio iniziale, sia nel discorso del 1° maggio: "spiritualità significa partecipazione viva alla potenza dello Spirito Santo... I giovani devono avere coscienza della vita nuova donata loro nel sacramento del Battesimo e portata a pienezza in quello della Cresima, e sapere che da essa procede quella forza di sintesi personale tra fede e vita che è possibile a chi coltiva in sé il dono dello Spirito" (discorso al CG, 5).
Ma la nostra spiritualità si caratterizza come una spiritualità "pedagogica". La qualità pastorale della comunità è misurata dall'evangelizzare "educando". Si tratta di saper coltivare pazientemente il seme gettato nel cuore dei giovani, anche da altri seminatori. La comunità è chiamata tutta a seguire con attenzione i giovani in un dialogo di fede, più in là del semplice adempimento di obblighi istituzionali; in questo non esistono "clichés" che si possano ripetere, ma occorre intensificare la capacità di animare, di coinvolgere, di corresponsabilizzare, ossia di educare.
2.4 La comunità, però, non potrà proporre e sviluppare la fede dei giovani, se non vive in forma attiva e aggiornata la comunione di orientamenti e di iniziative propri della Chiesa.
Tra le priorità pastorali proposte dal Concilio Vaticano II e da vari Sinodi posteriori c'è quella dell’animazione dei fedeli laici. Il documento capitolare ne parla in vista dell’educazione dei giovani alla fede. Lo sottolinea anche il Rettor Maggiore nel discorso conclusivo, affermando che questo impegno ci obbliga a collocarci di fatto sulle frontiere della nuova evangelizzazione e della nuova educazione (cf. "Christifideles laici").
Nelle deliberazioni del Capitolo si indicano due spazi precisi per noi in questo tipo di animazione e coinvolgimento: quello della "comunità educativo-pastorale" e quello della "Famiglia Salesiana". In entrambi operano parecchi laici con ruoli, modalità e possibilità differenti.
Il CG23 richiede alla comunità, in ognuno dei suoi livelli - locale, ispettoriale, mondiale - d’impegnarsi durante i prossimi sei anni in quest'area di animazione a favore dei giovani. A tale scopo indica compiti concreti sia per le Case che per le Ispettorie, e suggerisce al Rettor Maggiore con il suo Consiglio di "offrire elementi e linee per un "progetto-laici" in Congregazione".
2.5 Il documento, poi, propone come mezzo indispensabile per crescere sia nella "spiritualità" e "competenza pedagogica", sia nell’"animazione dei fedeli laici", quello della formazione permanente.
La prima delle deliberazioni capitolari si riferisce proprio alla necessità di saper progredire in questo compito rinnovatore: "Nel prossimo sessennio - afferma- la Congregazione avrà come impegno prioritario la formazione e qualificazione continua dei confratelli. Curerà specialmente l'interiorità apostolica, che è insieme carità pastorale e capacità pedagogica" (n. 221).
La formazione permanente è chiamata a mettere a fuoco, ancora una volta, la comunità. Infatti si tratta di ottenere "la testimonianza di una comunità che si rinnova continuamente". Essa è il soggetto privilegiato della nostra crescita qualitativa con la sua testimonianza quotidiana, con la corresponsabilità e il discernimento, con la partecipazione attiva nella comunione della Chiesa locale, con la fedeltà dinamica al Fondatore sconfiggendo i rischi di quel sottile "genericismo" che è stato individuato come un pericolo attuale nella verifica sulla vita delle comunità (cf. Relazione del Rettor Maggiore, 291-298) e che costituisce un aspetto della nostra superficialità spirituale.
3. L'evento CG23
Ogni Capitolo Generale dovrebbe essere, secondo le Costituzioni, "il principale segno dell’unità della Congregazione nella sua diversità" (Cost. 146); dovrebbe, cioè, avere un significato vitale che va ben oltre i suoi stessi documenti.
Il CG23 lo è stato senz'altro, anche se ogni evento umano porta con sé degli aspetti meno positivi e delle manchevolezze.
In questo Capitolo dobbiamo sottolineare due segni straordinari di peculiare dimensione ecclesiale: la solenne beatificazione del terzo successore di Don Bosco, don Filippo Rinaldi, nella piazza S. Pietro gremita di fedeli, e l'intervento personale del Santo Padre Giovanni Paolo II con il Messaggio iniziale e con la sua storica visita alla sede stessa del Capitolo.
Ma ci sono stati, poi, tanti altri aspetti fortemente positivi: la gioiosa vita di famiglia tra tutti i capitolari, gli interscambi delle svariate esperienze (le famose "Buone Notti"!), la sintonia di tutti con lo spirito del Fondatore, la crescente consapevolezza dell’importanza della nostra comunione mondiale, la sensibilità e il rispetto per le diversità culturali, la sensazione mutuamente confessata di vivere una speciale ora di grazia, l'elevatezza di intenzioni promossa fin dall'inizio dal ritiro spirituale guidato dal nostro benemerito vescovo honduregno, Mons. Oscar Rodriguez, e il fatto di essere stato un Capitolo "ordinario" di nuova fattura.
Il CG23 è stato davvero un "segno dell’unità della Congregazione"; i capitolari ne hanno portato la promessa di vitalità in tutte le Ispettorie come peculiare dono di questa "visita dello Spirito Santo". Possiamo affermare che per mezzo di questo Capitolo "l'intera Società, lasciandosi guidare dallo Spirito del Signore, (ha cercato) di conoscere, in (questo) momento della storia, la volontà di Dio per un miglior servizio alla Chiesa" (Cost. 146).
4. L'impegno del sessennio
Vi invito dunque, cari confratelli, a studiare e a tradurre in pratica quanto il CG23 ci propone per essere "missionari dei giovani".
L'applicazione delle sue direttive ed orientamenti ci collocherà in prima fila tra gli operai della vigna: sia perché la Chiesa è alla ricerca appunto di un metodo pastorale adeguato ai tempi nuovi, sia perché Essa sta guardando con priorità alla nuova evangelizzazione dei giovani. Questo ve lo dicevo già nel commento alla Strenna di quest'anno. Bisognerà verificare, poi, se saremo capaci di procedere in avanti; è quanto auspichiamo per tutti: giovani e anziani, sani e ammalati, perché tutti apportiamo tesori di riuscita secondo la misura della grazia che il Signore dà a ciascuno in tanti modi differenti.
Il segreto per arrivarci sta nella testimonianza della interiorità apostolica che, con la sua grazia di unità, ci rende "pastori" e "pedagoghi": pedagoghi, perché pastori di giovani; e pastori, perché educatori cristiani.
Chiudevo la Relazione sul sessennio 84-90 "sottolineando qual è la condizione di fondo che urge di più per la nostra attività salesiana; la si esprime - scrivevo - con una parola che diviene per noi appello: "spiritualità!"" (p. 272). Infatti, ci dicono le Costituzioni: "Come Don Bosco, siamo chiamati tutti e in ogni occasione a essere educatori alla fede. La nostra scienza più eminente è quindi conoscere Gesù Cristo e la gioia più profonda è rivelare a tutti le insondabili ricchezze del suo mistero" (Cost. 34).
Chiediamo all'Ausiliatrice, Stella dell’evangelizzazione, che ci aiuti ad immergerci sempre più nel mistero di Cristo, Fratello e Signore, perché con Lui non camminiamo nelle tenebre, ma abbiamo - per noi e per i giovani - la luce della vita!
Roma, 10 giugno 1990, Festa della Trinità
D. Egidio Viganò
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