CG24|it|Parte prima

Salesiani e laici: comunione e condivisione

nello spirito e nella missione di don Bosco


Parte prima

Salesiani e laici oggi: la situazione


"In sulla sera di quel giorno rimirai

la moltitudine di fanciulli che si trastullavano

e considerava la copiosa messe

che si andava preparando al mio ministero.

Mio Dio, esclamai,

perché‚ non mi fate palese il luogo

in cui volete che io raccolga questi fanciulli?

O fatemelo conoscere o ditemi quello che debbo fare".

(MO, p. 134)



Capitolo Primo

Elementi per la comprensione della situazione (nn 3-18)


Capitolo Secondo

La situazione del rapporto SDB Laici (nn 19-51)


Capitolo Terzo

Prospettive (nn 52-56)

Capitolo primo

Elementi per la comprensione della situazione



1. L'orizzonte: insieme nello spirito e nella missione per il servizio ai giovani


[3] L'inizio e il modello

All'origine della storia salesiana troviamo l'amore di predilezione di don Bosco per la gioventù povera e l'attenzione ai ceti popolari. Animato dalla carità del Buon Pastore, egli convoca attorno a s‚ un grande numero di persone, perché‚ la nuova condizione giovanile, quale appare ai suoi occhi nella città di Torino, chiede una risposta immediata e nuova.

Nasce così l'Oratorio di Valdocco, vero "laboratorio" nel quale don Bosco, altri sacerdoti, laici adulti, giovani e alcune donne, prima fra tutte mamma Margherita, vivono quello stile originale e simpatico di predilezione verso i giovani che si chiama Sistema Preventivo. Tale sistema, a Valdocco prima, poi a Mornese ed in altri luoghi, diventa una vera spiritualità, che accomuna educatori e giovani nello stesso cammino verso la santità.

E' una spiritualità che vive in maniera del tutto speciale nel cuore e nelle azioni dei membri della Famiglia Salesiana e di un vasto movimento di persone come dono alla Chiesa per la salvezza della gioventù e per la santità di coloro che vi aderiscono.


[4] Dimensioni secolare e profetica del carisma

La missione giovanile e popolare ha una particolare dimensione secolare "perché‚ è un carisma suscitato nella Chiesa per il mondo"1. Il carisma di Don Bosco, proprio perché‚ educativo, ponendosi sul versante della cultura crea una singolare consonanza con i compiti propri dei laici.

E' per questo che, divenendo missione, va oltre la comunità SDB e le sue stesse opere. Missione e opere, infatti, non si identificano, anche se l'opera è necessaria come luogo di convocazione e di formazione del vasto movimento che lavora per la gioventù, dentro e fuori delle strutture salesiane, nella Chiesa e nelle istituzioni della società civile.

Questa missione ha anche una dimensione profetica per la significatività che assume circa i problemi educativi e sociali e per le prospettive nuove di esistenza a cui apre. L'evangelizzare educando e l'educare evangelizzando si fa messaggio di speranza, lievito e luce non potendo raggiungere direttamente ogni persona n‚ ricoprire materialmente tutti gli spazi e le attività dove l'uomo svolge la sua vita2.L'attenzione ai valori secolari fu così viva in Don Bosco da spingerlo a inventare una originale figura di laico consacrato, il salesiano coadiutore.

Egli coltiva in s‚ una congeniale propensione a essere fermento apostolico dentro le realtà secolari assunte nella loro autonoma consistenza, per cui la comunità salesiana, "arricchita della sua componente laicale, è capace di accostarsi al mondo in maniera più apostolicamente efficace"3.


[5] Mediazioni efficaci: CEP e PEPS

La missione è unica, ma le sue realizzazioni sono diverse, tante quante sono le situazioni e i contesti storici, geografici, religiosi e culturali nei quali vivono i giovani.

Il progetto educativo pastorale salesiano (PEPS) è la mediazione storica e lo strumento operativo, sotto tutte le latitudini e in tutte le culture, della medesima missione.

Il progetto, quindi, non è un fatto tecnico, ma un orizzonte culturale al quale richiamarsi continuamente, ed è esigito dalla necessaria inculturazione del carisma.

Esso è elaborato e realizzato in ogni opera salesiana da una comunità che noi chiamiamo comunità educativa pastorale (CEP). Questa è l'insieme di persone (giovani e adulti, genitori ed educatori, religiosi e laici, rappresentanti di altre istituzioni ecclesiali e civili e appartenenti anche ad altre religioni, uomini e donne di buona volontà) che operano insieme per l'educazione e l'evangelizzazione dei giovani, specialmente i più poveri.



2. Il contesto: Mondo e Chiesa


[6] Incarnazione del carisma

Il carisma salesiano, suscitato nella Chiesa per il mondo, deve incarnarsi nelle diverse situazioni culturali per esprimere le sue potenzialità di servizio ai giovani e ai ceti popolari. Nell'incontro con le varie culture può esprimere vitalità e acquistare caratteristiche nuove e arricchenti.



2.1. Nel mondo di oggi


[7] Nuovo scenario

Gli anni 90 presentano un nuovo scenario economico, politico, sociale e culturale, dopo gli avvenimenti che hanno segnato la fine del conflitto Est Ovest.

Alcune di queste tendenze influiscono in modo particolare sulla nostra vita e azione.


[8] Primato dell'economico

Il sistema economico-politico perseguito dall'ideologia neoliberale, aggrava l'impoverimento, l'ingiustizia e gli squilibri sociali nella maggior parte del mondo, così che grandi gruppi economici transnazionali realizzano enormi guadagni e causano la progressiva esclusione delle aree più povere della terra, con conseguente incremento di nuove forme di miseria.

La priorità assoluta data al fattore economico provoca gravi conseguenze: l'eliminazione delle frontiere economiche, la difficoltà di difendere le conquiste sociali dei lavoratori e lo spazio d'azione delle piccole unità produttive, la disoccupazione, la caduta delle retribuzioni, la necessità di emigrare, la limitazione di espressione e di possibilità di azione alle minoranze etniche e ai gruppi che vivono vari tipi di emarginazione.

La progressiva esclusione economica e sociale provoca inoltre forme di "impoverimento antropologico", manifestate da un diffuso sentimento di inferiorità che colpisce ceti sociali e intere popolazioni, oppresse culturalmente dall'ideologia dominante ["culturicidio"].

La presentazione massiva e martellante di diversi modelli, crea modificazioni nei processi mentali e nei criteri di valutazione, aggrava la difficoltà di costruire una identità umana e cristiana solida, amplifica l'incertezza del futuro. Allo stesso tempo le nuove possibilità di informazione, intercomunicazione e azione determinano una diversa configurazione delle società e delle convivenze.

La globalizzazione economica e i nuovi raggruppamenti di paesi in blocchi potranno avere conseguenze socioculturali, dal profilo ancora incerto e dall'esito oscuro.


[9] Ambivalenza della comunicazione

L'emergere di una cultura planetaria di natura massificante e di carattere pluralista condiziona la percezione che si ha del mondo e della Chiesa e, prima ancora, il senso stesso della vita.

La sfida della comunicazione interpersonale è resa più difficile dall'indebolimento dei valori culturali, e dal proliferare dei linguaggi e di crescenti forme di incomunicabilità.

La comunicazione passa attraverso canali nuovi: linguaggi multimediali, mezzi di comunicazione sociale, accesso all'informazione, cibernetica... Ciò provoca modificazioni di mentalità e richiede nuove modalità di apprendimento.

Necessitano nuove competenze.

Il potere del sapere, i codici della modernità e postmodernità, l'imparare a lavorare in gruppo, l'accesso all'informazione, l'uso critico dei mezzi di comunicazione sociale, sono alcuni dei fattori che richiedono, ai salesiani e ai laici, una migliore competenza e un continuo aggiornamento.


[10] Famiglia ed educazione

La famiglia e le tradizionali agenzie di educazione sembrano perdere il ruolo privilegiato di un tempo in riferimento alla maturazione della persona.

La famiglia, tuttavia, continua ad essere riconosciuta nella sua importanza fondamentale nel campo dell'educazione.

Nella nuova situazione culturale si diffonde un'interpretazione soggettivistica della sessualità; si manifestano nuove forme di organizzazione familiare come nuclei affettivi, relativizzando il modello tradizionale del matrimonio e della famiglia.

Questo rende incerti e problematici i processi educativi, l'integrazione tra le agenzie di educazione e la stessa capacità educativa degli adulti.

In questa situazione della famiglia risuona provocante l'interrogativo di don Egidio Viganò: "Domandiamoci: può un educatore oggi formare la persona dei suoi giovani senza approfondire, chiarire e far rivivere i valori della famiglia?"4.


[11] Disagio giovanile

Il disagio tende ad approfondirsi per effetto delle carenze educative delle istituzioni (specialmente della famiglia, della scuola, della Chiesa, ecc.) e della loro difficoltà a comunicare con i linguaggi dei giovani e riempire la superficialità e il vuoto di valori.

In alcuni contesti il disagio giovanile è causato dalle nuove e antiche forme di povertà, dalla mancanza di prospettive di vita, di opportunità sociali, da forme di razzismo sia etnico, che culturale e religioso.

Vediamo in tutto questo un segno dei tempi e dunque un appello di Dio a rinnovare la nostra missione educativa.


[12] La presenza della donna

In tutti gli ambiti della vita sociale, la donna sta acquistando una presenza rilevante che favorisce il riconoscimento dei suoi diritti. Nella Chiesa, la donna si sente chiamata ad assumere un ruolo di partecipazione e di corresponsabilità.

In tutti i campi si fa attenzione allo specifico femminile, per l'apporto che può dare ad una migliore qualità della vita e un arricchimento di valori a tutti i livelli.


[13] Volto molteplice del fenomeno religioso

Constatiamo il permanere di un processo di secolarizzazione che investe non solo la religiosità ma anche aspetti fondamentali della vita: famiglia, educazione, coscienza morale, costume, espressioni culturali. In alcuni contesti sembra quasi che il divino si stia eclissando. E tuttavia assistiamo ad una nuova sensibilità per i valori spirituali e alla ricerca di nuove forme di rapporto con il Trascendente, specie tra i giovani.

D'altra parte, il fenomeno religioso assume un volto molteplice, talora incerto e spesso ambiguo.

Emerge anche una diffusa indifferenza religiosa, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti istituzionali, con tendenza alla privatizzazione.

Quest'ansia dello spirituale porta molte persone, specialmente giovani, verso movimenti e sette che propongono esperienze intense ma problematiche, perché‚ carenti di una visione integrale della persona e di un contenuto oggettivo di verità.

Parallelamente troviamo manifestazioni di sincretismo religioso, di superstizioni e altre espressioni di taglio esoterico, reincarnazionista.

Particolare presa sembra avere oggi il movimento denominato New Age.

Accanto a tutto questo c'è da rilevare una domanda di interiorità e una sete di spiritualità, l'attenzione al dialogo ecumenico, il concorso a incontri di preghiera tra le grandi religioni per la giustizia e la pace nel mondo.


[14] Segni di speranza

Il nuovo scenario economico, socio-politico e culturale, fa intravedere, tuttavia, a livello planetario, linee di tendenza di sostanziale valenza positiva, anche se devono essere riscattate dalla ambiguità storica, con cui si presentano.

Constatiamo, di fatto, l'emergenza di nuove sensibilità trasversali, che concentrano l'attenzione e mobilitano le energie della comunità mondiale.

La vasta agenda di mega-eventi, con cui le Nazioni Unite sigillano la chiusura del XX secolo, ne sono la prova e il segno5. Sono avvenimenti sovranazionali, che indicano, come cammino di futuro, alcuni presupposti per una nuova presa di posizione etica, sociale e politica. Essi costituiscono una concreta prospettiva di "risposta sociale globalizzante", che riscatta il rispetto personale, la partecipazione comunitaria, la giustizia sociale, davanti alle incertezze del momento storico attuale.

Questi si presentano, pertanto, come punti di riferimento obbligato, che danno consistenza e legittimazione ai cosiddetti nuovi soggetti sociali e politici: il bambino, il giovane, la donna, l'individuo, la famiglia, le organizzazioni non governative, le minoranze sociali ed etniche, gli esclusi, ecc.

Questa nuova sensibilità si fa carico infine dei problemi più angustianti dell'umanità: il riconoscimento della dignità della persona umana, l'educazione, la politica demografica, l'ecologia, lo sviluppo, la disoccupazione e l'esclusione sociale, la convivenza pacifica in società plurietniche e plurireligiose, la pace.

E' dentro questo quadro di riferimento, conflittuale e ambivalente, che la Chiesa come la Congregazione cercano di individuare i loro grandi obiettivi e di tracciare le loro strategie operative, per essere proposta di solidarietà e fonte di speranza.



2.2. Nella Chiesa


[15] Nuovo cammino della Chiesa

In questo contesto mondiale, alle soglie del 3° Millennio, la Chiesa sta vivendo sempre più consapevolmente il nuovo respiro ecclesiologico nato dal Vaticano II, riprogettando la sua presenza nel mondo contemporaneo, con un intenso sforzo di inculturazione e di coinvolgimento attivo di tutte le sue componenti.

Punto di partenza è l'autocomprensione che la Chiesa ha di se stessa come Popolo di Dio, chiamato ad essere fermento nella storia.

All'interno di tale Popolo va sempre più evidenziandosi, come segno dei tempi, il protagonismo dei Laici.

E' soprattutto l'Esortazione Christifideles Laici che afferma autorevolmente l'identità secolare del Laico, soggetto di evangelizzazione a pieno titolo in seno al Popolo di Dio.

Allo stesso tempo, riflessione e prassi pastorale stanno riconsiderando la figura dei ministri ordinati per ricuperare quella genuina del pastore: egli è colui che si pone a servizio di tutte le vocazioni perché‚ si trasformino in ministeri; edifica così la comunione ecclesiale, mentre educa tutti a condividere la missione per la salvezza del mondo. La stessa Esortazione apostolica Pastores dabo vobis ha dato un nuovo impulso al ministero ordinato, posto a servizio di una Chiesa tutta ministeriale.

Anche i Consacrati nel cammino postconciliare, la cui ultima tappa è rappresentata dalla recente Esortazione apostolica Vita Consecrata, sono giunti a chiarire la loro identità nella Chiesa e a maturare la convinzione che il loro carisma può essere condiviso con i Laici. Per questo vengono "invitati a partecipare in modo più intenso alla spiritualità e alla missione dell'Istituto medesimo"6, dando inizio a "un nuovo capitolo, ricco di speranze, nella storia delle relazioni tra le persone consacrate e il laicato"7. La stessa Esortazione riconosce che la "comunione e la collaborazione con i laici" è "uno dei frutti della dottrina della Chiesa come comunione"8.


[16] La sfida della Nuova Evangelizzazione

Il progressivo impoverimento in atto nel mondo, il diffondersi della cultura postmoderna e il riconoscimento delle culture emergenti, rapportati con il messaggio di Gesù e con la riflessione del Concilio Vaticano II, hanno indotto la Chiesa a fare una scelta pastorale di qualità: la Nuova Evangelizzazione.

Essa è caratterizzata dall'annuncio di Gesù Cristo, dalla promozione umana e dall'inculturazione del Vangelo, nella prospettiva dell'opzione in favore dei poveri e dei giovani. Ciò obbliga la Chiesa stessa a un cammino di conversione perché‚ povertà e libertà diventino segni che rendano credibile il Vangelo delle beatitudini.

Nello spirito della Nuova Evangelizzazione - che esige nuovo ardore, nuovi metodi e nuove espressioni - la Chiesa ha sperimentato in questi ultimi decenni un forte impegno sociale, grazie all'appello profetico di tanti cristiani, del Magistero e delle Assemblee Episcopali nei vari Continenti9. Si sta diffondendo un nuovo stile di essere Chiesa. Essa muove i suoi passi verso l'uomo, ne condivide le gioie e le speranze10,( si fa rispettosa delle culture, prende a cuore il futuro dell'umanità: la giustizia e la pace, la famiglia, la vita e i valori etici, l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, la politica e l'economia, i giovani e l'educazione11. La Nuova Evangelizzazione si presenta perciò come progetto globale di rinnovato impegno missionario, risposta concreta all'appello dell'Enciclica Redemptoris Missio.


[17] Cammino della Congregazione salesiana

La Congregazione sente come proprie le preoccupazioni e le speranze dei giovani e della Chiesa, di cui vuol essere un segno efficace, mentre serve il mondo, al quale è stata inviata.

Sono oggi motivo di gioia per la Congregazione:

-la sua espansione missionaria in Africa, nell'Est europeo, in Asia;

-la partecipazione e la condivisione del carisma di Don Bosco e della sua missione da parte di innumerevoli laici, dentro e fuori le opere salesiane;

-la presenza del volontariato laico in alcuni settori del Movimento Salesiano:

-l'aspirazione, in molti SDB, a una spiritualità più profonda, a una crescita di qualità nella pastorale giovanile e a una maggiore integrazione nella pastorale delle Chiese locali.


La Congregazione risente pure degli effetti della secolarizzazione e di altri aspetti ambigui del mondo contemporaneo:


-la diminuzione, a volte drastica, delle vocazioni, specialmente di coadiutori, in molti Paesi tradizionalmente cristiani;

-la superficialità spirituale che, nella misura in cui si accettano forme di imborghesimento, provoca raffreddamento dello slancio pastorale e l'incapacità di penetrazione nel mondo giovanile;

-la presenza di sintomi dell'individualismo, che si manifesta nei progetti personali senza alcun riferimento al progetto comunitario;

-la scarsa valorizzazione delle energie educative e apostoliche del laicato, specialmente della donna, dovuta sia alla poca conoscenza della teologia del laicato sia a una certa difficoltà di comprensione del genio femminile.


La Congregazione, negli ultimi Capitoli Generali12, soprattutto a partire dal CGS, ha assunto una sempre maggiore coscienza di se stessa e della sua missione nella Chiesa e nel mondo.

Allo stesso tempo, nell'ambito della sua missione fra i giovani e i ceti popolari, si è impegnata a coinvolgere, in un vasto movimento, persone - particolarmente laici - attratte dal carisma e dalla spiritualità di Don Bosco.


[18] CG 24

Il CG24, se da un lato costituisce una tappa significativa nel cammino di rinnovamento, dall'altro vuol essere un punto di partenza: con volto nuovo, la Congregazione salesiana intende avanzare verso il 3° Millennio, coinvolgendo nello spirito e nella missione il maggior numero possibile di uomini e donne, che vogliano con essa lavorare per il Regno, educando ed evangelizzando.

Capitolo secondo

La situazione del rapporto sdb-laici



1. Desideri e realizzazioni


1.1. Aspetti positivi della relazione SDB-laici


[19] Nuova consapevolezza nella comunità SDB

I CI evidenziano una notevole convergenza circa la necessità di un rapporto profondo ai livelli operativo ed esistenziale fra SDB e laici.

Ci sono realizzazioni positive un po' ovunque. Lo stesso svolgimento dei CI ha sprigionato possibilità inattese. Molti laici si sono coinvolti ai livelli locale ed ispettoriale, per condividere con i salesiani SDB la riflessione sul tema del CG 24.

La comunità salesiana è sempre più consapevole di avere un preciso ruolo e compito di animazione e di formazione nei confronti della Famiglia Salesiana e di quei laici con i quali condivide la missione.

In contesti diversi della Congregazione si segnalano esperienze significative.

Molte comunità stanno riscoprendo, poco a poco, il loro compito e, dopo le prime incertezze, constatano la positività di aver affidato a laici ambiti di responsabilità.

Nella misura in cui cresce questa nuova sensibilità e si sottolinea il cammino che le comunità e i singoli salesiani stanno facendo, si chiede insistentemente un più deciso cambio di mentalità per giungere ad una vera accoglienza della presenza dei laici e a una nuova attenzione alla donna, riconoscendo e accettando i valori della complementarità e della reciprocità.

In alcuni Paesi in cui la donna è relegata a un ruolo subordinato all'uomo si rileva che il suo coinvolgimento è novità e profezia.


[20] Luoghi di relazione più intensa tra SDB-laici

La riflessione comune, il progetto condiviso e il rapporto con i laici sono esperienze positive soprattutto nelle cosiddette nuove presenze, sorte come risposta agile e immediata ai problemi posti dal disagio giovanile, dall'emarginazione, ecc.

In queste sedi si stanno sviluppando anche le forme migliori di partecipazione laicale e di volontariato.

Il rapporto è anche positivo nelle parrocchie, nelle scuole, negli oratori, nei centri giovanili aperti al territorio. Anche qui crescono gli spazi per i laici.

Nelle missioni il protagonismo laicale è un fatto consolidato. Potrebbe essere utile, invece, una più pensata e sistematica loro formazione.

Merita, inoltre, una speciale menzione - data la sua significatività educativa - l'impegno dei genitori e il ruolo delle famiglie in parecchie nostre presenze, che si esprime talvolta in forme associative riconosciute anche a livello ispettoriale e nazionale.


[21] Coinvolgimento progressivo dei laici

Il coinvolgimento dei laici nello spirito salesiano è un cammino progressivo verso la comunione. Ha inizio il più delle volte con un incontro più o meno casuale con don Bosco e la sua opera. Si sviluppano, così, atteggiamenti molteplici che vanno dalla simpatia, che nasce dal primo contatto con Don Bosco e con l'ambiente e lo stile salesiano, all'interessamento per una migliore conoscenza del carisma; dall'assunzione dei valori e della forma di vita dei salesiani, alla comunione nello spirito attraverso la scoperta di una vocazione.

In tal modo cresce la scoperta "vocazionale" da parte di molti laici: una chiamata a vivere i valori della laicità nella vocazione cristiana e salesiana; un'offerta di tempo, di energie e di competenze per la missione.


[22] Partecipazione dei laici nella missione

Anche la partecipazione nella missione salesiana si presenta come una realtà variegata, graduale e progressiva: dalla semplice presenza di obbligo, di chi presta un'opera, offre la sua competenza e niente di più o perché‚ fa parte della parrocchia salesiana, alla collaborazione per motivi di lavoro o per libera scelta e alla corresponsabilità di chi si fa carico con noi della comune missione.

Il cammino del coinvolgimento porta alla comunione nello spirito; quello della corresponsabilità, poi, alla condivisione della missione salesiana. Comunione e condivisione, coinvolgimento e corresponsabilità, sono le due facce della stessa medaglia.


[23] Varietà di laici

Nella condivisione della missione giovanile e popolare, i Salesiani entrano di fatto in relazione con una grande varietà di laici collaboratori: cattolici pienamente consapevoli della loro identità, cattolici con pratica religiosa più o meno costante; cristiani non cattolici; appartenenti ad altre religioni; aderenti a gruppi religiosi, anche cristiani con tendenza fondamentalista; laici agnostici o religiosamente indifferenti.

Non sono pochi, in tutte le parti del mondo, i laici che condividono l'impegno per i giovani in quanto appartenenti a un gruppo strutturato della Famiglia Salesiana.

Tutti costoro, nell'amore ai giovani e a don Bosco, fanno parte, consciamente o inconsciamente, di un "vasto movimento di persone che in vari modi operano per la salvezza della gioventù"13.


[24] Impegno dei giovani

In tutta la Congregazione si sta prospettando sempre più chiaramente un ampio panorama dell'impegno giovanile che evidenzia sensibilità nuove e promettenti prospettive. Questa nuova stagione di coinvolgimento giovanile nella missione salesiana prende il via dalla scoperta della categoria dell'animazione vissuta come riattualizzazione, in termini moderni, dell'intuizione di don Bosco: "I giovani missionari dei giovani".

Numerosi giovani attualmente sono impegnati con i salesiani SDB, negli oratori, nei centri giovanili, nelle scuole, nelle comunità ecclesiali, nelle parrocchie, nelle missioni. Sono catechisti, animatori di gruppi, rappresentanti di classe, responsabili di varie iniziative pastorali, culturali, artistiche, musicali e liturgiche.

Molte Ispettorie hanno investito tempo e risorse nella formazione dei giovani.

Scuole e corsi per animatori giovanili, forme di coordinamento a livello locale, ispettoriale e nazionale, consulte e commissioni giovanili, équipes di pastorale giovanile, pubblicazioni varie come strumenti di collegamento, incontri annuali, feste dei giovani, sono iniziative nate e operanti in molte aree del mondo salesiano.


[25] Apporto significativo della donna

I nuovi fronti della missione salesiana e la progressiva scoperta del valore della femminilità, l'apertura della comunità al territorio e alla chiesa locale e non ultimo la diminuzione di personale salesiano nelle nostre opere hanno aperto molti spazi educativi e pastorali per la donna nella missione salesiana. Il nuovo clima postconciliare ha portato, quindi, gradualmente ad un maggior coinvolgimento della donna nell'opera e nelle attività dei SDB.

La presenza della donna nei nostri tradizionali ambienti educativi, specialmente nella scuola e nei collegi, oltre che nelle parrocchie, negli oratori e nei più recenti luoghi educativi e pastorali, anche con compiti di rilevante responsabilità, ha arricchito l'attuazione pratica del sistema preventivo; ha creato un clima affettivamente più naturale e sereno con i tratti specifici della femminilità a livello di sensibilità, di relazione, di modi di pensare e di agire.

Procede lentamente, tuttavia, l'assimilazione dei valori della complementarità e della reciprocità femminile.

Un aiuto significativo in questa comprensione ci viene dalle FMA. In non pochi contesti, infatti, già da tempo si stanno realizzando forme diverse di condivisione pastorale, nel pieno rispetto della specificità di ciascuno.


[26] Volontariato

La realtà del volontariato oggi è molto diffusa tra giovani e adulti ed è di grande attualità in questo momento storico. E' sentita in Congregazione, nella Chiesa e nella società, come un nuovo stile di vita di "apertura all'altro".

E' un modo concreto e privilegiato di incontrare laici formati e motivati. E' una sfida che il laicato - cristiano e non - lancia contro le ingiustizie e gli egoismi imperanti.

Le modalità di realizzazione del volontariato sono diverse:

-all'interno o all'esterno del proprio Paese o ispettoria,

-a breve o a lunga scadenza (da un periodo di almeno un mese fino a più anni),

-all'interno di progetti approvati e finanziati da enti pubblici oppure al di fuori di essi (patrocinati da organismi privati: comunità, ispettorie, enti locali, Organizzazioni Non Governative, ecc.)


Il volontariato costituisce spesso un esito vocazionale significativo ed una valida conferma del cammino educativo percorso dai giovani insieme con gli SDB e della proposta di apertura all'altro offerta dalla pastorale giovanile.

I giovani animatori, infatti, si dimostrano sensibili e solidali con il mondo della povertà e dell'emarginazione giovanile: bisognosi in genere, ragazzi della strada, minori a rischio, tossicodipendenti.

La disponibilità al servizio porta a varie forme di volontariato e altre scelte impegnative di vita. La creatività e l'impulso giovanile in questo campo ci interpellano e ci stimolano ad andare oltre le esperienze consolidate.

Il volontariato giovanile richiede a volte la permanenza del giovane nella comunità salesiana. Le esperienze in questo campo sono generalmente positive.

Non sono pochi i giovani che hanno scelto la vita salesiana dopo un periodo di contatto diretto con la comunità e la missione salesiana.

Negli ultimi anni, inoltre, molte nostre comunità hanno vissuto esperienze di attività in territori missionari con giovani animatori. E' stato riconosciuto, nelle verifiche, che i primi a beneficiarne sono stati i giovani inviati.

In alcuni contesti è anche praticato, in forza dell'obiezione di coscienza, un servizio alternativo a quello militare: si tratta di un impegno giovanile ben definito nel tempo, gratuito, a favore specialmente dei giovani, sia come servizio sociale che come servizio educativo.


[27] Gestione laicale e Progetto Ispettoriale

Le Ispettorie realizzano la loro missione attraverso attività e opere animate, ordinariamente, da una comunità salesiana locale.

In questi anni, tuttavia, diverse Ispettorie, dopo attenta valutazione, hanno scelto di affidare alcune attività o opere alla gestione dei laici, all'interno del progetto e della responsabilità ispettoriali. Si è anche verificata l'accettazione nel progetto e nella responsabilità ispettoriali di alcune attività o opere educative sorte autonomamente e gestite da laici.

In alcune di queste è presente la comunità salesiana, in altre no.

In vari casi il rapporto SDB laici ha assunto forme giuridicamente riconosciute:

-il partenariato: indica un tipo di partecipazione, regolata da un contratto, nella quale laici e religiosi sono messi allo stesso livello per quanto riguarda le responsabilità da assumere;

-la tutela: rappresenta un caso particolare di partenariato: la responsabilità organizzativa, gestionale, pedagogica e didattica è completamente assunta dai laici; i salesiani SDB restano garanti, di fronte alla chiesa locale, dell'indole cattolica e salesiana della scuola.


[28] Motivi delle scelte

I motivi che hanno portato alcune Ispettorie a fare queste scelte sono molteplici:

-la nuova ecclesiologia di comunione che riconosce e promuove la dignità, la vocazione, la missione dei "christifideles laici";

-la disponibilità di laici preparati a partecipare alla missione di don Bosco con responsabilità dirette;

-la necessità di rendere presente il carisma di don Bosco in una zona;

-l'urgenza dei problemi giovanili di un territorio;

-le richieste delle chiese locali o di agenzie educative o di altre istituzioni;

-la volontà di non chiudere un'attività o un'opera valida e apprezzata, per mancanza di personale SDB qualificato.


[29] Esigenze formative e organizzative

Queste situazioni hanno determinato nuove esigenze formative per abilitare i laici a garantire l'identità salesiana di una opera o attività e per aiutare i salesiani a riconoscere il coinvolgimento dei laici nello spirito e nella missione di Don Bosco.

Tali situazioni richiedono, ovviamente, nuovi modelli organizzativi; quelli ordinari, pur continuando a rispondere a molte circostanze concrete, non possono più ricoprire tutta l'attività salesiana.

La stessa comunità salesiana deve ricercare dei criteri adeguati per garantire l'identità carismatica di queste opere gestite dai laici, ed elaborare anche nuovi orientamenti operativi.



1.2. Resistenze e difficoltà nella relazione


Accanto ai molteplici segni di una positiva crescita nel rapporto SDB laici, i CI non nascondono il persistere di difficoltà e problemi.


[30] Difficoltà degli SDB e delle comunità

Le comunità non vivono sempre la necessaria flessibilità per accogliere stimoli e novità provenienti dai laici.

In alcune situazioni può prevalere un atteggiamento di difesa, per cui i laici hanno la sensazione di venire, per così dire, frenati nel loro slancio apostolico.

In altre la comunità, nel suo insieme, non riesce a stabilire significative relazioni con i laici.

Anche la disponibilità per accompagnarli e animarli incontra difficoltà a causa della ridotta presenza numerica dei salesiani SDB, per il fatto che non pochi sono assorbiti da impegni prevalente


mente di organizzazione e amministrazione e, soprattutto, perché‚ tutto questo può portare ad una insufficiente significatività della comunità SDB.

Nelle difficoltà di relazione Salesiani SDB e laici vengono anche evidenziate, da parte di alcuni capitoli ispettoriali, le differenze di orizzonte culturale e di livelli di vita: una diversa percezione dei valori vissuti dalla comunità salesiana e dai laici nelle loro famiglie, condizioni socioeconomiche, specialmente nei paesi in via di sviluppo, e livelli sociali notevolmente differenti.


[31] Difficoltà prevalenti tra i laici

Alcune difficoltà di relazione avvertite dai laici vanno attribuite a divergenze sul modo di interpretare il fatto educativo, a scarsa conoscenza della vita consacrata, a carenza nella formazione pedagogica e didattica.

A volte il trattamento economico crea tra salesiani e laici, difficoltà di dialogo, di attenzione e di ascolto reciproco, compromettendo così la condivisione della missione.


[32] Difficoltà dei giovani

Il rapporto SDB-giovani laici non sempre è ricco e profondo.

I giovani vorrebbero che i salesiani SDB si occupino meno di mansioni organizzative e avessero più tempo e serenità per incontrarli e guidarli.

I Salesiani SDB, d'altra parte, a volte lamentano che l'impegno dei giovani viene vissuto più come una semplice esperienza, quasi una parentesi, e non diviene quindi la premessa per scelte più impegnative.

Molte difficoltà, tuttavia, dipendono anche dal fatto che ciò che i salesiani SDB si aspettano non coincide con quello che i giovani offrono o possono offrire.

A volte, infatti, diventano prevalenti i limiti legati alla condizione dei giovani: volubilità, incostanza e mobilità tipica della loro età.


[33] Lenta integrazione delle donne

L'integrazione della donna comporta modificazioni nella cultura istituzionale e nell'azione pastorale, incorpora nuovi aspetti e valori propri del "femminile" e provoca una nuova comprensione dell'identità maschile. Il che può mettere a disagio sia il salesiano che la donna, chiamati ad operare nello stesso progetto. Occorre essere consapevoli che si tratta di un problema che tocca non solo le idee ma l'affettività, le capacità relazionali, le abitudini, con evidenti conseguenze sulla formazione del salesiano, ed anche sullo stile particolare di presenza della donna nei nostri ambienti.

E' necessario riconoscere che non c'è stata ancora sufficiente ed opportuna riflessione su questa realtà. La presenza femminile nelle nostre opere è, talvolta, più conseguenza di situazioni culturali e sociali che di opzioni riflesse e comunemente condivise.

E' utile anche rilevare che la presenza delle donne nelle nostre opere diventa, qualche volta, prevalente sia tra gli agenti educativi e pastorali, sia tra i destinatari. In alcuni casi questa presenza preponderante potrebbe sfociare in una problematica "femminilizzazione" dell'opera salesiana.


[34] Problemi del volontariato

Anche l'esperienza del volontariato non è esente da problemi.

Quelli più gravi si verificano nei Paesi in via di sviluppo, ma, sebbene con diverse connotazioni, ve ne sono anche nelle esperienze vissute all'interno del proprio Paese.

E' da rilevare anzitutto che il volontario non vive sempre una stretta relazione con la comunità di provenienza, n‚ sembra sufficiente la comunicazione tra la comunità che lo invia e quella lo che lo accoglie, sia nella fase della preparazione sia in quella dell'esperienza e del rientro.

Particolarmente rilevanti sono i problemi che si presentano al volontario al suo rientro:

a)problema giuridico-economico: posto di lavoro/assicurazioni, aspetto sanitario, ecc. Il volontario incontra spesso difficoltà a trovare un posto di lavoro, specie se si tratta - come è auspicabile - di un lavoro che sia in continuità e in sintonia con l'esperienza fatta e con le scelte fondamentali della sua vita;

b)problema vocazionale/apostolico: inserimento nel progetto educativo-pastorale locale, ispettoriale, ecclesiale. A volte la comunità non è sufficientemente sensibile alla ricchezza culturale che il volontario porta con s‚ e vorrebbe offrire all'ambiente in cui rientra;

c)problema psicologico/affettivo: accoglienza da parte della comunità come espressione di apprezzamento dell'esperienza fatta e preoccupazione per il suo inserimento: a livello familiare, apostolico, lavorativo e nei gruppi di volontariato, possibilmente in collegamento con la Famiglia Salesiana. Particolare attenzione va pure data ai legami affettivi e di amicizia che il volontario ha maturato in luogo di missione; anche in questo egli va accompagnato ed aiutato dalla comunità.



1.3. La relazione salesiani SDB Laici in situazioni particolari



[35] Contesti plurireligiosi e pluriculturali

In diverse parti e contesti del mondo salesiano si constata un fatto impressionante: la notevole presenza di laici di diverse culture e credenze che partecipano alla nostra missione. Specie in Asia e in Africa, la loro presenza può assumere proporzioni di maggioranza; ma è possibile che il loro numero aumenti anche in Paesi tradizionalmente cristiani.

Quello che spesso colpisce, in molti di essi, è la qualità del contributo che offrono, il forte senso di appartenenza, la stima e la venerazione che hanno per la figura di don Bosco e la missione salesiana.


[36] Varietà delle situazioni

Si deve riconoscere che il panorama di questa presenza laicale pluriculturale e plurireligiosa è quanto mai variegato non solo per provenienze culturali, etniche e linguistiche, ma anche per scelte e collocazioni religiose: c'è chi crede in Dio e chi non crede; chi aderisce alle grandi religioni monoteistiche e chi a nuovi movimenti di ispirazione orientale o postmoderna.

Anche tra i cristiani c'è chi fa parte di altre denominazioni e chi, ritenendosi cristiano, aderisce a diverse sette. Alcuni, purtroppo, si rivelano indifferenti o addirittura ostili. Altri, infine, sono persone di buona volontà e rispettose della nostra fede.

Il pluralismo culturale e religioso nasconde ricchezze insospettate e può facilitare uno scambio di doni con vantaggio reciproco. Ma esso può dar origine a un facile sincretismo e può anche diventare causa di tensioni, di ostilità e persino di violenza, come penosamente accade nella società odierna.


[37] Verso l'unità e l'appartenenza

Ciò nonostante, nel cuore umano c'è un desiderio di cercare l'unità nella diversità, di arrivare alle convergenze, di camminare insieme. Tra i nostri collaboratori c'è chi sente fortemente queste aspirazioni e chiede di essere più strettamente collegato a noi nella condivisione della missione giovanile.

In alcuni è vivo il desiderio di sentirsi parte della nostra Famiglia, ma provano difficoltà per tensioni provenienti da diversi modi di pensare, di gestire la loro vita e di darne un significato ultimo.


[38] Provocazioni e risposte

Queste diverse situazioni e problematiche pongono alcuni interrogativi:

-Quale rapporto instaurare tra i salesiani SDB e questi laici?

-Come fare della CEP, del PEPS e di altre iniziative un luogo di incontro, di crescita, di reciproco arricchimento, ed uno strumento di maggiore efficacia per la missione giovanile?

-Come assicurare l'identità salesiana delle nostre opere e delle nostre attività?

-Come dare loro un riconoscimento nel Movimento Salesiano?


Questi interrogativi costituiscono una vera sfida che chiama in causa le comunità salesiane.



2. Le modalità operative della comunione e della condivisione: CEP e PEPS


2.1. Il cammino fatto


[39] Modello operativo comune

Nella CEP si manifestano in modo particolarmente intenso e visibile la comunione e la condivisione nello spirito e nella missione di don Bosco tra salesiani e laici.

Il modello operativo, condiviso un po' dappertutto, riconosciuto valido e come l'unico praticabile nelle condizioni attuali, è il seguente: "i salesiani come nucleo animatore, il coinvolgimento e la corresponsabilità dei laici, l'elaborazione di un progetto possibile, adeguato ai destinatari, alle forze e al contesto".

Il ruolo effettivo dei salesiani in tale modello è però differenziato. In non poche opere essi riescono a costituire il nucleo suddetto; in altre ormai vanno diventando una presenza di accompagnamento e di garanzia; e in altre un appoggio e un orientamento a distanza"14.

La missione, quindi, non è realizzata solo dalla comunità salesiana; essa è partecipata da un vasto movimento di persone: "Realizziamo nelle nostre opere la comunità educativa e pastorale. Essa coinvolge, in clima di famiglia, giovani e adulti, genitori ed educatori, fino a poter diventare un'esperienza di Chiesa, rivelatrice del disegno di Dio"15.


[40] Problemi emergenti

I Capitoli ispettoriali hanno riaffermato il compito della comunità salesiana di essere nucleo animatore della CEP16 ed hanno constatato positivamente la crescita della coscienza comunitaria a questo riguardo.

I cambiamenti attuali hanno però fatto emergere alcune novità e problemi aperti:

-l'animazione della CEP non può più riferirsi solamente alla comunità salesiana, ma richiede anche l'apporto dei laici;

-è da proseguire il cammino di corresponsabilità di tutta la comunità salesiana nell'animazione della CEP e sono da superare le sue inconsistenze quantitative e qualitative;

-sono da cercare le soluzioni circa un chiaro rapporto istituzionale tra la comunità salesiana e la partecipazione dei laici alle decisioni della CEP, in particolare tra il consiglio locale della comunità salesiana e gli organismi di corresponsabilità della CEP;

-è da individuare come la comunità salesiana possa essere nucleo animatore in opere in regime di convenzione con l'ente pubblico, come pure in associazioni che hanno un riconoscimento giuridico anche civile, con statuti e consigli di amministrazione propri.


[41] Cammino della CEP

La realizzazione, anche semplicemente iniziale, della CEP, ha portato risultati positivi: il lavoro dei salesiani SDB è stato maggiormente condiviso; le funzioni e i compiti propriamente laicali hanno acquistato maggiore chiarezza; e gli stessi giovani hanno sentito il beneficio di un arricchimento di presenza educativa.

E' migliorata anche l'articolazione dei diversi organismi e consigli che permettono una più attiva partecipazione ed integrazione dei laici.

La loro corresponsabilità e partecipazione cresce soprattutto nei centri giovanili, associazioni, gruppi di interesse vario.

Questo è dovuto alla crescita del senso di appartenenza alla CEP e di condivisione dell'impegno educativo tra le varie componenti.

In alcuni contesti la presenza di persone di altre fedi religiose non sembra creare gravi ostacoli al processo educativo. Può, anzi, talvolta arricchire la CEP.


[42] PEPS: mediazione della missione

A partire dal CG21 il PEPS è riconosciuto necessario per la realizzazione della missione salesiana. I progetti educativi pastorali sono sempre meglio compresi, sotto tutte le latitudini e in tutte le culture, come la realizzazione storica della stessa missione.

E' importante anche sottolineare che i laici hanno espresso il desiderio di un maggior coinvolgimento nella realizzazione del PEPS.

L'elaborazione, l'esecuzione e la verifica del PEPS è una opportunità per crescere nella mentalità di vivere e lavorare insieme.

Le comunità educative e pastorali che hanno elaborato il PEPS, attualmente lo vivono come criterio e guida dell'azione condivisa, come verifica della loro azione, come strumento operativo di animazione e come spazio privilegiato per la formazione permanente di salesiani SDB e laici.


[43] Formarsi operando

L'attuazione del nuovo modello operativo ha evidenziato l'esigenza di aggiornamento e di migliore competenza. Ma si è pure verificato che il primo e miglior modo di formarsi e formare alla condivisione e alla corresponsabilità è il corretto funzionamento della CEP.

Nelle condizioni di realizzazione ottimale è emersa anche la originalità e fecondità della formazione reciproca.

In alcune comunità si è andati più in là: sono stati attivati incontri specifici con finalità esclusivamente formativa e si sono avviate anche esperienze di coinvolgimento in iniziative a carattere religioso (ritiri, celebrazioni, preghiera) di tutti i membri della comunità educativa.



2.2. Difficoltà di realizzazione



[44] Non facile avvio

Nell'avvio della CEP si sono verificate alcune difficoltà, sia da parte dei salesiani SDB che da parte dei laici, dovute, a volte, alla stessa legislazione civile e alla non chiara comprensione del rapporto tra la comunità religiosa salesiana e la comunità educativa.

Bisogna però sottolineare che i rapporti tra comunità religiosa e CEP risentono anche dei mutamenti interni alla stessa comunità religiosa: la diminuzione numerica dei salesiani, l'aumentato fronte di intervento, ritmi di vita, età, salute.

Le esperienze attuali, pertanto, sono alquanto diversificate: positive e di avanguardia o di ritardo e di resistenze.


[45] Disagio dei consacrati

La maturazione postconciliare della vocazione laicale interroga l'identità del SDB nella sua specificità di consacrato.

In alcuni SDB si notano sensibilità che destano preoccupazione:

-a volte il salesiano SDB può sentirsi sdoppiato: consacrato quando vive la vita comunitaria, laico nel lavoro professionale, senza differenze con i laici;

-ad alcuni sembra che il laico possa fare tutto o quasi quello che faceva e fa il consacrato, rimanendo laico;

-altri pensano che il bene che fanno come consacrati in una comunità che "limita", lo potrebbero fare con più efficacia fuori, in qualità di laici impegnati;

-infine permangono qua e là atteggiamenti di clericalismo che si manifestano nella difficoltà a pensare in chiave di comunità educativa o nella resistenza ad affidare ai laici compiti decisionali e di coordinamento.

Del resto, non mancano i laici che esprimono qualche disagio nei confronti dei SDB: talora più che consacrati sembrano imprenditori, amministratori, preoccupati dell'efficienza... Ci si chiede se non abbiano annullato ogni differenza.

Si è dunque alla ricerca di un più maturo equilibrio.

Se da una parte, nella scoperta attuale della vocazione laicale può manifestarsi una reazione alla presunta superiorità dei consacrati, come più competenti e responsabili nell'impegno educativo e unici portatori del carisma, dall'altra l'insistenza sulla vocazione del laico, deve mettere in evidenza anche l'identità del consacrato come forza dinamica e specifica per l'educazione e l'animazione della CEP.


[46] Comunicazione e coinvolgimento

La situazione attuale delle CEP evidenzia l'insufficienza della comunicazione, del coinvolgimento e della piena corresponsabilità.

L'apertura vicendevole tra salesiani SDB e laici, a volte, si riduce a comunicazione interpersonale, che non trova però il sostegno di una comunicazione istituzionalizzata, all'interno della CEP.

Questa situazione fa diminuire la corresponsabilità nella progettazione, e l'assunzione in proprio, da parte di tutti, salesiani SDB e laici, delle conseguenze dei programmi concreti.

Non si è ancora riusciti a coinvolgere tutti i membri della CEP, a valorizzare bene le capacità e competenze dei laici e a renderli corresponsabili dell'esperienza educativa e della formazione cristiana.

Anche i cooperatori, e altri laici nelle nostre opere che appartengono ai gruppi della FS, non hanno ancora trovato nella CEP una integrazione adeguata alla loro vocazione salesiana.


[47] Mancanza del PEPS

Il PEPS non è ancora presente in tutte le opere salesiane.

L'assenza del PEPS è ostacolo per il cammino d'insieme fra salesiani SDB e laici.

A volte, risulta elaborato soltanto da qualche persona della comunità.

Corre quindi il rischio di rimanere un documento teorico, poco conosciuto dai laici e da tutti i componenti della CEP.

Di conseguenza non diventa il punto di convergenza e di confronto per la collaborazione quotidiana.

Ci sono comunità salesiane, poi, che trovano difficoltà ad assumere pienamente il compito di essere centro di comunione e di partecipazione. In questi casi il PEPS non è portato avanti in maniera sistematica e la pastorale è considerata solo un compito dei salesiani SDB o degli animatori pastorali e non un compito dell'intera comunità educativa.



3. Forme di comunione-condivisione e appartenenza: Famiglia Salesiana e Movimento Salesiano


[48] Famiglia Salesiana

Don Bosco "oltre la Società di S. Francesco di Sales fondò l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e l'Associazione dei Cooperatori Salesiani"17. Questi gruppi e altri, nati in seguito, formano la Famiglia Salesiana18.

L'unità della FS cresce con la comprensione della missione comune a partire dalla specifica vocazione di ciascuno.

Il cammino post conciliare ci lascia una eredità preziosa di traguardi raggiunti: la pubblicazione dei documenti ufficiali per ciascuno dei rami della F.S. in ordine all'animazione e alla vita stessa delle associazioni; la Carta di Comunione; la partecipazione di alcuni laici al CG24, segno visibile e profetico di un itinerario di formazione da percorrere insieme.

Ma non da tutti è stato assimilato il cambio di mentalità per giungere a riconoscere la comune responsabilità nei confronti della missione giovanile, anche perché‚ non sempre si è messo in atto il discernimento vocazionale all'interno dei vari gruppi di appartenenza, facendo attenzione al ruolo del fedele laico.

Ci sono ancora ambiti nei quali un certo paternalismo indebolisce l'autonomia dei laici e la scarsa formazione compromette la corresponsabilità nella missione.


[49] Il Movimento Salesiano (MS)

Sarebbe un impoverimento e una semplificazione eccessiva se riducessimo alla sola Famiglia Salesiana l'area di influsso della persona e del messaggio di Don Bosco.

Fin dagli inizi dell'opera salesiana, infatti, si creò attorno a don Bosco un vasto movimento19 di persone e di gruppi, uomini e donne, appartenenti alle più diverse condizioni di vita. Lungo la storia il movimento si è contraddistinto per una convergenza spirituale e per una condivisione dell'obiettivo dell'educazione, con un respiro così ampio da allargare il coinvolgimento a chi è fuori dell'orizzonte cristiano.

Il modello di Valdocco ha superato i limiti di una cultura e di un territorio e l'obiettivo "buoni cristiani ed onesti cittadini" è stato proiettato in un universo dilatato. Oggi la presenza salesiana si incarna in svariati contesti caratterizzati da un'impostazione pluriculturale e plurireligiosa, realizzando un'ampia gamma di collaborazioni.

Volendo utilizzare delle immagini che aiutino a comprenderlo, potremmo dire che come l'eco appartiene alla voce, come ogni flusso d'acqua alla sua sorgente, ogni ramo alla sua radice, ogni cerchio, anche il più lontano e debole, è concentrico all'impulso iniziale, così è di quanti "operano per la salvezza della gioventù" nel nome di Don Bosco.

Il MS non è una realtà strutturata con una precisa organizzazione. E' soprattutto una coscienza, uno spirito, una mobilitazione, un'appartenenza affettiva ed effettiva in vista del bene dei giovani.

Anche se non dappertutto si ha coscienza, da parte degli SDB e della FS, della ricchezza e vastità della irradiazione del carisma di Don Bosco, questo è molto avvertito da quanti desiderano essere coinvolti nei processi educativi.

Due gli indicatori più visibili:

a.il volontariato giovanile e sociale inteso come offerta di tempo, dedizione e impegno, supporto e servizio alla pastorale e alla promozione umana;

b.il dialogo e il coinvolgimento educativo in atto nei continenti a diversa intensità culturale e religiosa, in un processo interattivo di scambio di doni e di ecumenismo.


[50]

In tale ampio contesto di MS si inserisce la realtà variegata degli Amici di don Bosco: simpatizzanti, ammiratori, benefattori, collaboratori, consulenti, credenti e non credenti, non cristiani20. Con sfumature diverse essi presentano la seguente identità :

-rivelano un atteggiamento di simpatia per la figura di don Bosco, il suo spirito e la sua missione;

-esprimono il proprio attaccamento a don Bosco;

-intendono collaborare, a vario titolo, ad iniziative di bene, condividendo così la missione salesiana.


Si riconosce che gli amici di don Bosco si inseriscono in un movimento più ampio dell'attuale realtà della Famiglia Salesiana. La loro inserzione nello spirito e nella missione di don Bosco è di versificata, con svariate gradazioni ed atteggiamenti, secondo l'immagine dei cerchi concentrici: per alcuni si tratta di un coinvolgimento diretto, per altri di partecipazione indiretta.


[51]

A partire dall'88 e dal CG23, gli SDB, la FS e il MS stanno condividendo un vero e proprio cammino di comunione e di condivisione.

I giovani ne sono la parte più sensibile e reattiva, accettando di mettersi in Movimento per vivere la scelta salesiana a servizio dei giovani.

Anche se non in tutte le ispettorie si sono raggiunti gli stessi obiettivi e la stessa condivisione, ovunque si è tentato di stabilire con i salesiani SDB una nuova modalità di incontro, capace di aprire sbocchi vocazionali e di promuovere con i giovani nuove frontiere verso i lontani, gli indifferenti, in risposta alle nuove domande e sfide.

Il Movimento Giovanile Salesiano (MGS) ha ricevuto un riconoscimento ufficiale dalla Santa Sede e partecipa agli incontri del "Consilium pro Laicis".

E' un movimento a carattere educativo offerto a tutti i giovani, con slancio missionario.

I più sensibili sono consapevoli di essere portatori di un patrimonio prezioso per la Congregazione, e chiedono di essere aiutati nella scoperta del progetto di vita e nella scelta di un cammino che renda forte la loro spiritualità e testimonianza.

L'anima del MGS non è, infatti, l'organizzazione, ma la spiritualità giovanile salesiana: questa è il punto di incontro tra tutti i gruppi.

La spiritualità richiede perciò costante sforzo per la formazione. Particolare riguardo va dato all'orientamento vocazionale dei giovani perché‚ si inseriscano nel mondo ecclesiale e sociale con scelte e impegni che siano risposta ai problemi del mondo d'oggi.


Capitolo terzo

Prospettive



[52]

Dal contesto del mondo d'oggi, della Chiesa e della situazione del rapporto SDB-Laici sorgono alcune prospettive che chiedono un fondamento dottrinale per orientare la nostra azione, come significative aperture verso un futuro di novità e di fecondità carismatica.



1. Allargare il coinvolgimento nello spirito e nella missione


[53]

La missione chiede oggi la convocazione di tutte le forze della Famiglia Salesiana e del vasto Movimento di persone che si muovono attorno a Don Bosco, per affrontare strategicamente l'attuale momento socioculturale e religioso, di valenza pluriforme, attraverso un servizio adeguato, nel contesto della comunità civile locale e della chiesa particolare, luoghi ordinari dell'azione educativa.

La relazione salesiani SDB-Laici fa crescere il salesiano come segno profetico della novità del Regno: la sua consacrazione testimonia il primato di Dio e celebra l'amore del Padre nel cuore dell'uomo e nella storia.

Il rapporto salesiani SDB-Laici promuove nel salesiano un cambio di mentalità e lo apre ad un nuovo stile di comunione e di condivisione.

I laici esprimono nei confronti dei salesiani SDB il desiderio di sentirli più vicini, più solleciti nell'animazione e nel coordinamento, più coinvolti nel loro accompagnamento.

Gli stessi giovani premono perché‚ il salesiano li introduca ai problemi della vita e li apra al territorio e alla Chiesa locale, associandoli alla missione con spazi di corresponsabilità.

Anche la presenza della donna aiuta i salesiani SDB non solo ad interpretare l'universo femminile, ma a vivere una più completa relazione educativa: infatti uomo e donna aiutano il ragazzo e la ragazza a scoprire la propria identità, ad accettare come arricchente la propria specificità da offrire come dono nella reciprocità.

Gli stessi confratelli giovani ricevono più efficace aiuto, quando dalla formazione iniziale sono avviati ad esperienze di collaborazione con i laici sia sul piano pratico, sia sul terreno dell'elaborazione del PEPS.



2. Incoraggiare uno stile nuovo di comunicazione e di corresponsabilità


[54]

Lo stare insieme in alcuni momenti qualificati, dare più spazio all'incontro e alla condivisione vivifica lo spirito di famiglia, favorisce la reciprocità, intensifica la collaborazione.

Si impone uno stile nuovo di comunicazione se si vuol essere efficaci a fronte di sfide complesse quali l'inculturazione, i nuovi contesti e la condizione giovanile.

L'apertura al dialogo, al nuovo, alla ricchezza e ai doni dei nostri collaboratori accrescerà la capacità di dare nuove risposte.

Questo stile nuovo abilita il laico ad assumersi responsabilità vere nei confronti della missione. L'impegno determina per qualcuno, soprattutto fra i giovani, discernimento vocazionale e l'opzione per una vita di consacrazione.

Grazie a questi stimoli, il salesiano prende coscienza di essere segno del primato di Dio nella vita, profezia del Regno, testimone di comunione, operatore di salvezza in mezzo ai giovani e guida di vita spirituale.

Già don Egidio Viganò, convocando il CG24, ammoniva: "Affrontare il tema dei laici significa parlare alla comunità salesiana di se stessa, della riformulazione dei suoi servizi ed impegni, del suo modo di essere e di operare... La testimonianza di fedeltà al dono di Dio ricevuto ed espresso da parte di una comunità più attenta alle esigenze e alla corresponsabilità dei laici impegna sul versante dell'identità: il primato della spiritualità"21.



3. Promuovere un cammino di formazione comune


[55]

Missione, inculturazione, dialogo, comunicazione esigono un nuovo stile di formazione per affrontare il contesto circostante, per rispondere ai giovani e per essere corresponsabili con i laici nella missione.

I laici, come prima instanza, chiedono l'elaborazione di un piano di formazione per la loro preparazione spirituale e carismatica.

In seconda instanza avvertono che la formazione alla comunione e alla partecipazione va realizzata insieme.

Insieme va affrontata la mutata condizione giovanile. Insieme ci si rivolge ai vasti contesti plurireligiosi e pluriculturali. Insieme si vive la fecondità della CEP e l'efficacia del PEPS. Insieme si trovano spazi nuovi quali il volontariato o altre esperienze significative.

Cresce anche la convinzione che il campo di impegno quotidiano è luogo di autentica crescita: la rete di rapporti messi in atto da una CEP viva e operante è luogo di intensa formazione permanente e tocca gli aspetti umani, pedagogici e salesiani. Questi rapporti veicolano messaggi, abilitano a nuovi linguaggi, favoriscono un ascolto più attento del mondo e della cultura giovanile, specialmente quando la CEP promuove il protagonismo giovanile.


[56]

Sensibili alle provocazioni che giungono dal nostro mondo, in specie quello dei giovani, alla luce dei doni di Dio e della vocazione cui siamo chiamati, siamo consapevoli dei nostri limiti e per questo invochiamo:


Con umile cuore

confessiamo

o Padre:


l'incapacità a cogliere

le sfide del mondo giovanile

e la fragilità d'una fede

che non osa sperare;


l'affievolirsi d'una passione

che non porta a cercar vie nuove

e i tanti timori che fanno da ostacolo

al reciproco scambio dei doni


le nostre stanchezze e le omissioni

e ogni altra nostra povertà.


Ma con serena fiducia

celebrando la potenza

della tua Grazia

osiamo invocare:


fede matura

amore per i giovani

audacia apostolica

rinnovata creatività

ottimismo salesiano

volontà di comunione

paziente carità!



1 E. Viganò, ACG 350, p. 16.

2 Cf Relazione del vicario del Rettor Maggiore, n. 297.

3 CG21, 178.

4 ACG 349, p. 6.

5 - Nel 1989, l'Assemblea Generale dell'ONU ha approvato la Convenzione Internazionale dei Diritti del Bambino e dell'Adolescente (persona da 0 a 18 anni), consolidando la dottrina della protezione integrale della popolazione infantile e giovanile.

- Nel 1990, in Tailandia, il PNUD, la Banca Mondiale, l'UNESCO e l'UNICEF hanno realizzato la Conferenza Mondiale su "Educazione per tutti", che ha prodotto il "Piano Mondiale di Azioni per soddisfare le necessità fondamentali per l'apprendimento".

- Nel 1992, a Rio de Janeiro, la Conferenza Mondiale sull'Ambiente ha introdotto nell'agenda dell'umanità il concetto di sviluppo armonizzato con le esigenze ambientali, che avrà crescente influenza nella relazione tra l'uomo e l'ambiente.

- Nel 1993, a Vienna, il Congresso Mondiale sui Diritti Umani ha posto la libertà, il rispetto e la dignità della persona umana, come criterio fondamentale per verificare qualsiasi misura in campo economico, sociale e politico.

- Nel 1994, l'Anno internazionale della Famiglia ha prodotto importanti indicazioni nel campo dei diritti economici, sociali e culturali della Famiglia.

Al Cairo, la Conferenza Mondiale su Popolazione e Sviluppo, in coerenza col discorso di Vienna, ha riaffermato l'integrità della persona umana davanti allo Stato, in materia di politica demografica.

- Nel 1995, a Copenaghen, la Conferenza di vertice sullo Sviluppo Sociale ha discusso questioni relative alla disoccupazione e all'esclusione sociale, prospettando per la prima volta misure sociali di natura globale. A Pechino, la IV Conferenza Mondiale sulla Donna ha proposto di continuare ad approfondire questioni di questo genere, con speciale riferimento alla valorizzazione del lavoro della donna.

- Nel 1996, a Istanbul, è prevista la Conferenza Habitat II, che prende in considerazione gli insediamenti umani, questione fondamentale per la concretizzazione dei diritti sociali e il miglioramento della qualità della vita nel pianeta, nel prossimo secolo.

6 VC, 54

7 Ib.

8 Ib.

9 La preoccupazione per una Nuova Evangelizzazione è diffusa e diversificata. Oltre ai citati documenti pontifici, in questi ultimi anni si è espressa anche in autorevoli assise di livello continentale. Quella dei Vescovi dell'Europa: "Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberati" (1992). La quarta Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano di Santo Domingo sul tema "Nuova Evangelizzazione, Promozione Umana, Cultura Cristiana - Gesù Cristo ieri, oggi e sempre" (ottobre 1992). L'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa ("La Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso l'anno 2000. Sarete miei testimoni") nell'aprile del 1994.

Sono in preparazione anche l'Assemblea del Sinodo dei Vescovi per l'Asia e quella per le Americhe.

10 GS, 1.

11 Ricordiamo gli incontri del Papa con i giovani a livello mondiale: Roma 1985, Buenos Aires 1987, S. Giacomo di Compostella 1989, Czestochowa 1991, Denver 1993, Manila 1995.

Anche le Convocazioni dei "Confronto Giovani" sono state espressione della proposta educativa ai gruppi e hanno dato incremento e consapevolezza al MGS.

12 L'orizzonte della missione salesiana ha caratterizzato la riflessione del dopo-Concilio nella Congregazione.

Il Capitolo Generale Speciale (1971): la Congregazione ripensa il carisma e la missione salesiana, alla luce dell'insegnamento del Concilio Vaticano II.

Il Capitolo Generale 21 (1978): la riflessione sull'evangelizzazione ispirata dalla "Evangelii Nuntiandi", indicò nella comunità salesiana evangelizzata, raggiunta e rinnovata dal Vangelo, la comunità evangelizzatrice ed animatrice di altre forze apostoliche, convocate per un'autentica condivisione della missione salesiana.

Il Capitolo Generale 22 (1984): a conclusione di una riflessione durata circa 15 anni, il Capitolo 22 ha donato alla Congregazione il testo definitivo delle Costituzioni rinnovate.

Il Capitolo Generale 23 (1990): le sfide lanciate dalla situazione dei giovani nei differenti contesti culturali, sociali e religiosi del mondo, specialmente in ordine alla fede, hanno orientato il Capitolo Generale 23 nell'elaborazione dell'itinerario di educazione alla fede dei giovani.

13 C. 5.

14 Cf Relazione del Vicario del Rettor Maggiore, n. 250.

15 C. 47.

16 Cf C. 47 e Reg. 5.

17 C. 5.

18 Cf ib.

19 Cf C. 5; Carta di comunione, art. 32.

20 Cf E. Viganò, ACG 350, p. 7.

21 ACG 350, pp 22-23.

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