CG26|it|Traccia di riflessione e di lavoro sul tema del CG26

2.2. TRACCIA DI RIFLESSIONE E DI LAVORO SUL TEMA DEL CG26





In questa traccia si propongono alcuni suggerimenti ed indicazioni, che possono essere utili per centrare l’attenzione di ogni singolo confratello, delle comunità locali e del Capitolo ispettoriale sul tema che il CG26 desidera approfondire e sull’obiettivo che intende raggiungere.




2.2.1. Lettera di convocazione del CG26


Il punto di partenza sta nello studio della lettera di convocazione del CG26. In essa il Rettor Maggiore richiama la presenza dello Spirito Santo e di Maria, ai quali affida questo importante momento, “una nuova Pentecoste” nella vita della Congregazione. Egli si appella poi a Don Bosco, a nome del quale fa la convocazione del CG26 e a cui rivolge una preghiera finale.

Oltre all’indicazione del tema e dell’obiettivo, questa lettera presenta anche la metodologia del CG26. Essa non chiede tanto di studiare il tema dal punto di vista dottrinale, quanto dal punto di vista progettuale, in modo da favorire “l’attivazione di processi”, “la conversione di mentalità”, “il cambiamento di strutture” (ACG 394, n. 3.6) e da diventare più credibili nella nostra vita e missione.

La lettera si presenta in quattro parti: la convocazione, il contesto, il tema, la preghiera del CG26. La prima e la terza parte contengono la presentazione del tema e dell’obiettivo, con le loro motivazioni, articolazioni e approfondimenti. La seconda parte offre un ampio riferimento al contesto attuale. L’ultima parte suggerisce un clima di preghiera per accompagnare il processo.




2.2.2. Processo di preparazione al CG26


Il Capitolo ispettoriale non consiste solo nel suo momento celebrativo, ma è un processo che lo Spirito Santo inizia nel cuore di ogni confratello e che aiuta a risvegliare responsabilità, disponibilità e risorse, soprattutto se è vissuto tenendo presenti alcune attenzioni.


  • Capitolo ispettoriale come evento spirituale


Il Capitolo ispettoriale, per analogia con il Capitolo generale, non può essere efficace, se non è vissuto come un evento spirituale e come una nuova Pentecoste (cf. ACG 394, n.1). Dunque la prima azione da attivare è quella di accompagnare il processo con la preghiera: «raccolti attorno a Maria, in comune preghiera, attenti alla voce dello Spirito» (ACG 394, n. 4).

Ciò vale particolarmente per il CG26 e per i Capitoli ispettoriali di “preparazione”, in cui siamo chiamati a fare del da mihi animas, cetera tolle «la preghiera rivolta a Dio da chi, nella fatica, nell’impegno, nella sfida apostolica condotti nel Suo nome, rinuncia a tutto e vuol farsi carico di tutti» (ACG 394, n.1.1) e a realizzare perciò la missione come preghiera in atto.

Solo nell’apertura allo Spirito si sprigiona una rinnovata vitalità, che aiuta a superare situazioni di stallo, a rafforzare l’identità carismatica, a risvegliare il cuore. Ciò richiede di accompagnare tutto il processo con la preghiera, personale e comunitaria, coinvolgendo la Famiglia Salesiana, i laici, i giovani. Anche la celebrazione del CI dovrà prevedere momenti di preghiera ed un clima di ascolto.


  • Capitolo ispettoriale come conversione personale


Il CG26 richiede un processo di conversione personale. La metodologia principale è perciò quella dell’ascolto della Parola, della vita, del fratello, dei giovani. I contenuti sono da accogliere come meditazione, che intende favorire anzitutto il cambio del cuore e della mentalità. Dunque con il CI si entra in una condizione, in un processo, in una stagione di più intensa formazione permanente.

Il discernimento personale è uno stato di purificazione del cuore e un itinerario di adeguamento alla volontà di Dio. Il da mihi animas è invocazione del dono della missione; è ricerca delle anime; è passione apostolica. Il cetera tolle provoca a verificare la purezza delle intenzioni, la capacità di distacco, la disponibilità fino alla fine. Nel discernimento ci si predispone così a scelte evangeliche.

Questo cammino domanda la quotidiana lectio divina personale, la fedeltà giornaliera all’esame di coscienza, la celebrazione del sacramento della Riconciliazione. Non meno rilevante può risultare il confronto e l’ascolto di membri della Famiglia Salesiana, dei laici e degli stessi giovani, che possono presentarci le loro attese ed offrirci le loro proposte.


  • Capitolo ispettoriale come continuità carismatica


Il tema del CG26 incoraggia ogni confratello, in un orizzonte di personale fedeltà vocazionale, ad andare all’origine della passione apostolica di Don Bosco. È un tema che, più che aggiungersi ad altri, vuole andare in profondità per risvegliare il cuore, per assumere il programma di vita di Don Bosco, per ripresentare Don Bosco oggi nella persona di ogni salesiano.

Nel momento attuale, dopo i Capitoli della fedeltà, della missione, della condivisione con i laici, della comunità salesiana, viene oggi il CG26 come il Capitolo del programma di vita del salesiano, del suo profilo, del suo cuore, della sua identità carismatica, sull’esempio di Don Bosco. Esso non potrà che essere in continuità vitale e carismatica con le acquisizioni della nostra storia.

Il cammino percorso dalla Congregazione va perciò tenuto presente. Per esempio, il ruolo della comunità salesiana nella CEP, l’attenzione agli itinerari di fede, la mentalità progettuale, il giorno della comunità, il progetto personale di vita, il progetto della comunità, l’impegno assunto per le nuove povertà aiuteranno il rafforzamento dell’identità carismatica e della passione apostolica.


  • Capitolo ispettoriale come cammino progettuale


Il CG26 è cominciato quando il Rettor Maggiore ha comunicato il tema e ogni confratello si è sentito subito interpellato, offrendo la sua prima risposta di disponibilità alla conversione. Il CG26 affonda quindi le sue radici prima di tutto nel cuore di ogni confratello e poi nei processi che passo dopo passo si andranno assumendo nelle comunità locali e nella comunità ispettoriale.

È riduttivo finalizzare il CI all’elaborazione dei contributi da inviare al CG26. Il processo del CI è il primo passo per l’assunzione del programma di vita di Don Bosco nell’Ispettoria. Ci sarà poi la celebrazione del CG26. Quando si giungerà al CI successivo, l’Ispettoria riprenderà il cammino iniziato nel CI di preparazione al CG26 e, alla luce degli orientamenti del CG26 stesso, cercherà di verificarlo e arricchirlo, dando incremento alla pratica già avviata.

Si tratta perciò di vivere l’attuale momento del CI non solo come attesa e preparazione, ma già come inizio della realizzazione. Occorre creare continuità tra l’attuale CI, la celebrazione del CG26 ed il successivo CI. Il CI di preparazione al CG26 non ha un carattere dottrinale, ma progettuale in vista dell’applicazione alla vita dell’Ispettoria del tema del da mihi animas, cetera tolle.





2.2.3. Articolazione del tema del CG26 in nuclei tematici


Studiando la lettera di indizione del CG26, si individuano cinque nuclei tematici, che possono essere considerati i moduli di riflessione e di progettazione. È opportuno che i confratelli, le comunità locali e il Capitolo ispettoriale concentrino la loro attenzione su di essi.


  • Ritorno a Don Bosco


Ogni confratello rappresenta Don Bosco oggi; attraverso ciascuno di noi Don Bosco ritorna tra i giovani. Ciò richiede da parte di ognuno una maggiore conoscenza di lui e delle Costituzioni e l’assunzione del suo programma di vita, espresso nel motto da mihi animas, cetera tolle. Ciò favorirà la riscoperta della nostra identità carismatica, specialmente in riferimento alla pedagogia salesiana e alla spiritualità salesiana, susciterà il fuoco della passione apostolica, stimolerà lo stare con i giovani, accrescerà il senso di appartenenza, renderà più credibile la nostra vita.


  • Urgenza di evangelizzare


Sull’esempio di Don Bosco, ogni confratello e comunità assumono un impegno esplicito di evangelizzazione. Tale impegno ci domanda di ridare slancio, coraggio e profondità di fede alla pastorale giovanile, che rischia di restare pastorale di intrattenimento o di sola promozione sociale. Ci chiede anche di ravvivare la consapevolezza che il vangelo è vera fonte di umanizzazione e che per noi l’evangelizzazione si realizza principalmente nel campo dell’educazione. Occorre sapere spostarsi con maggior mobilità là dove la missione ci chiama e sapere individuare le sfide dell’evangelizzazione nel nostro contesto locale e ispettoriale.


  • Necessità di convocare


Ogni salesiano, se è identificato con Don Bosco ed ha passione apostolica, se percepisce le urgenze dell’evangelizzazione, non può non chiamare alla vita consacrata salesiana. Siamo convinti che per la fecondità del carisma c’è bisogno di un nucleo di consacrati identificati. È quindi importante imparare a fare la proposta ai giovani di stare per sempre con Don Bosco. Occorre poi che ogni Ispettoria abbia forme di accompagnamento sistematico dei candidati alla vita salesiana nelle sue due principali forme, presbiterale e laicale. Una particolare attenzione merita la vocazione del salesiano coadiutore nella sua identità, visibilità, formazione e proposta.


  • Povertà evangelica


Ogni salesiano, come Don Bosco, dedica senza risparmio tutta la sua vita ai giovani e per questo è disponibile al cetera tolle. Oggi è forte l’esigenza di una testimonianza credibile di povertà evangelica. Il consumismo e la ricerca delle comodità generano individualismo e indeboliscono lo slancio pastorale. La nostra ascesi è in vista dell’azione apostolica. Nel nostro spirito la povertà si esprime nel lavoro e nella temperanza, ma anche nell’austerità, semplicità ed essenzialità di vita. Ciò richiede espressioni personali, ma anche istituzionali, di povertà profetica, insieme alla capacità di condivisione fraterna, alla solidarietà con i poveri, alla gestione responsabile delle risorse.


  • Nuove frontiere


Ogni salesiano, sull’esempio di Don Bosco, guarda ai bisogni dei giovani. Dobbiamo essere liberi di poter andare dai giovani e stare dove essi si trovano. Non abbiamo ancora sufficientemente analizzato ciò che ci tiene lontano da loro e cercato ciò che facilita il nostro stare con loro. Necessitano cambiamenti strutturali che ci aiutino a concentrarci sulle priorità della missione più che sulla gestione delle opere e sulle presenze significative più che su tutti i fronti. Occorre identificare le nuove povertà del nostro contesto. È necessario riflettere su modelli alternativi di opere e sulla gestione di opere complesse; rivedere i ruoli dei salesiani nell’esercizio della missione; realizzare decisioni di governo coraggiose che rendano credibili le nostre convinzioni.




2.2.4. Metodologia del discernimento comunitario


La lettera di convocazione del CG26 indica alle comunità locali e ai CI di utilizzare la metodologia del discernimento comunitario. È la stessa metodologia dei moduli operativi del CG25 (cf. CG25 n. 184). Per ognuno dei cinque nuclei tematici le comunità locali ed i CI sono invitati a realizzare un discernimento che si svolge nei tre momenti già sperimentati nella realizzazione dei vari progetti: la chiamata di Dio, la situazione, le linee di azione (cf. ACG 394, n. 3.6).

La chiamata di Dio esprime gli appelli di Dio che ci vengono dal vangelo e dal carisma, dalla realtà e dal contesto; essa domanda una lettura teologica, spirituale e pastorale, di ciò che maggiormente ci interpella. Partendo dalle esperienze personali, comunitarie ed ispettoriali, tale chiamata troverà un ulteriore arricchimento in ciò che il Rettor Maggiore ci ha proposto nella sua lettera.

La situazione opera una riflessione su come i confratelli, le comunità e l’Ispettoria si trovano di fronte a questi appelli. Non si tratta di un’analisi del contesto, ma solo di una lettura di come ci si trova di fronte alla chiamata di Dio. La situazione è vista sia nelle sue fortezze e risorse che nelle sue debolezze e difficoltà. Questo passo prepara le scelte operative del momento seguente.

Le linee di azione devono essere collegate con i due momenti precedenti, sono cioè una risposta agli appelli e alle situazioni. Tali linee devono concretizzarsi in processi da attivare, mentalità da convertire, strutture da cambiare (cf. ACG 394 n. 3.6). Esse possono essere espresse a livello personale, comunitario o ispettoriale. In qualche caso esse possono offrire suggerimenti e proposte per tutta la Congregazione.

Il processo di discernimento nei suoi tre momenti sarà espresso in un documento scritto, che dovrà essere di carattere progettuale e non dottrinale. Esso, oltre che esprimere già l’impegno pubblico e comunicabile dell’Ispettoria di fronte al tema capitolare, costituisce il suo contributo al CG26.

Per ogni nucleo tematico è opportuno che il documento scritto da inviare come contributo del CI al CG26 non superi le 2 o al massimo 3 pagine. Ora per facilitare il processo di discernimento nelle sue tre tappe, si propongono come esempio alcune domande riferite ad ogni nucleo tematico.




2.2.5. Esempio di domande per il discernimento sui nuclei tematici


Le domande proposte sono solo indicative; non si richiede perciò una risposta ad ogni interrogativo. Le domande sono aperte; si può quindi aggiungerne altre. Per ogni nucleo occorre però prevedere i tre momenti del discernimento: chiamata di Dio, situazione, linee operative.


  • Ritorno a Don Bosco


Chiamata di Dio - Ispirandosi al vangelo e al carisma, all’esperienza dei confratelli, delle comunità e dell’Ispettoria, al proprio contesto e alla lettera di convocazione del CG26, a che cosa Dio ci chiama per poter essere Don Bosco oggi e per vivere in modo credibile l’identità carismatica e la passione apostolica?

Situazione - Tenendo conto di ciò a cui Dio ci chiama, quali elementi positivi favoriscono la nostra identificazione con il carisma di Don Bosco e quali condizionamenti negativi la ostacolano?

Linee di azione - Quali linee di azione, ossia processi da assumere, mentalità da convertire, strutture da cambiare, sono da promuovere per acquisire il profilo spirituale e apostolico di Don Bosco, per maturare una rinnovata identificazione con lui e con il suo carisma, per vivere il riferimento alle Costituzioni?


  • Urgenza di evangelizzare


Chiamata di Dio - Ispirandosi al vangelo e al carisma, all’esperienza dei confratelli, delle comunità e dell’Ispettoria, al proprio contesto e alla lettera di convocazione del CG26, a che cosa Dio ci chiama di fronte alle urgenze dell’evangelizzazione per rispondere alle sfide che essa ci presenta?

Situazione - Tenendo conto di ciò a cui Dio ci chiama, quali elementi positivi favoriscono la nostra risposta ai bisogni dell’evangelizzazione e quali condizionamenti negativi la ostacolano?

Linee di azione - Quali linee di azione, ossia processi da assumere, mentalità da convertire, strutture da cambiare, sono da promuovere per essere disponibili ai nuovi bisogni dell’evangelizzazione, per rendere esplicita e credibile la proposta evangelizzatrice in tutte le opere, per superare il rischio di una pastorale di intrattenimento e di sola promozione sociale?


  • Necessità di convocare


Chiamata di Dio - Ispirandosi al vangelo e al carisma, all’esperienza dei confratelli, delle comunità e dell’Ispettoria, al proprio contesto e alla lettera di convocazione del CG26, a che cosa Dio ci chiama nell’ambito della proposta della vita salesiana ai giovani, dell’accompagnamento dei candidati e della vocazione del salesiano coadiutore?

Situazione - Tenendo conto di ciò a cui Dio ci chiama, quali elementi positivi favoriscono la proposta della vita salesiana e l’accompagnamento dei candidati e quali condizionamenti negativi li ostacolano?

Linee di azione - Quali linee di azione, ossia processi da assumere, mentalità da convertire, strutture da cambiare, sono da promuovere per rendere credibile la proposta della vita consacrata salesiana, laicale e presbiterale, per assicurare l’accompagnamento dei candidati alla vita consacrata salesiana, per favorire l’identità, visibilità, formazione e proposta della vocazione del salesiano coadiutore?


  • Povertà evangelica


Chiamata di Dio - Ispirandosi al vangelo e al carisma, all’esperienza dei confratelli, delle comunità e dell’Ispettoria, al proprio contesto e alla lettera di convocazione del CG26, a che cosa Dio ci chiama per vivere in forma semplice ed essenziale e manifestare una testimonianza profetica e credibile di povertà evangelica?

Situazione - Tenendo conto di ciò a cui Dio ci chiama, quali elementi positivi favoriscono la credibilità della nostra povertà e la disponibilità al cetera tolle e quali condizionamenti negativi la ostacolano?

Linee di azione - Quali linee di azione, ossia processi da assumere, mentalità da convertire, strutture da cambiare, sono da promuovere per rimanere disponibili per la missione, per rendere più visibile e credibile la nostra testimonianza di povertà, per realizzare una vita semplice, essenziale e austera, per assicurare una gestione responsabile e solidale delle risorse?



  • Nuove frontiere


Chiamata di Dio - Ispirandosi al vangelo e al carisma, all’esperienza dei confratelli, delle comunità e dell’Ispettoria, al proprio contesto e alla lettera di convocazione del CG26, a che cosa Dio ci chiama nel campo delle nuove frontiere della missione salesiana e della presenza tra i giovani più poveri?

Situazione - Tenendo conto di ciò a cui Dio ci chiama, quali aspetti positivi favoriscono l’apertura alle nuove frontiere e la presenza tra i giovani più poveri e quali condizionamenti negativi le ostacolano?

Linee di azione - Quali linee di azione, ossia processi da assumere, mentalità da convertire, strutture da cambiare, sono da promuovere per lasciare ciò che impedisce di aprirci alle esigenze dei giovani più poveri e alle nuove urgenze della missione, per superare il rischio di una gestione solo amministrativa e burocratica delle opere, per attivare effettivi cambiamenti delle strutture di vita comunitaria e di esercizio della missione?




2.2.6. Contributi da inviare al Regolatore del CG26


Entro il 15 luglio 2007 debbono pervenire al Regolatore del CG26 i vari contributi, che possono essere di tre tipi differenti:

  • contributi dei CI sul tema del CG26 “Da mihi animas, cetera tolle”; tali contributi si riferiscono ai cinque nuclei tematici; ognuno di questi nuclei ha un’apposita scheda che sarà predisposta dal Regolatore del CG26;

  • contributi di singoli confratelli o di gruppi di confratelli sul tema del CG26 “Da mihi animas, cetera tolle”; anche questi contributi si riferiscono ai cinque nuclei tematici ed avranno una loro apposita scheda;

  • eventuali contributi dei CI, di singoli confratelli o di gruppi di confratelli su argomenti riguardanti la vita della Congregazione, le Costituzioni o i Regolamenti; anche tali contributi avranno un’apposita scheda.