LA PREPARAZIONE |
CAPITOLO UNDICESIMO
1 PER LA PROFESSIONE PERPETUA |
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501.Il cammino che va dalla prima professione alla definitiva incorporazione nella Società è necessario “sia al candidato che alla comunità per discernere, in mutua collaborazione, la volontà di Dio e per corrispondervi”1. È tempo di vicendevole conoscenza e di decisioni prese in corresponsabilità. Il confratello “sostenuto dalla comunità e da una guida spirituale, completa il processo di maturazione in vista della professione perpetua”2
502. La professione temporanea è già grazia di alleanza e mistero di consacrazione di Dio e di offerta totale a Lui.
Tuttavia, senza nulla togliere al valore della professione temporanea, anch’essa fatta con l’intenzione di offrirsi a Dio per tutta la vita, è la professione perpetua, con il suo carattere di totalità (“totalmente”) e di definitività (“per sempre”), che esprime da una parte l’opzione fondamentale e definitiva della libertà del salesiano, e dall’altra parte la consacrazione totalizzante di Dio, che si compie mediante il ministero della Chiesa.
Un atto di tale importanza, che segna tutta la vita del salesiano e che stabilisce un legame nuovo e definitivo tra lui e la Congregazione richiede un adeguato periodo di preparazione prossima.
11.1 NATURA E SCOPO
503.“Il socio – dicono le Costituzioni – fa la professione perpetua quando ha raggiunto la maturità spirituale salesiana richiesta dall’importanza di tale scelta. La celebrazione di questo atto è preceduta da un tempo conveniente di preparazione immediata”3.
Di fatto, l’espressione “preparazione alla professione perpetua” ha assunto finora significati diversi e si è tradotta in proposte differenziate.
Ci si riferisce, a volte, alla preparazione immediata per la celebrazione dopo che è stato compiuto il discernimento, è stata inoltrata la domanda e il confratello è stato accettato.
Altre volte, si pensa al cammino di discernimento in vista della domanda, impostato come tempo di valutazione e di sintesi del percorso formativo, che va dal prenoviziato alla fine della professione temporanea.
Per “preparazione alla professione perpetua” noi intendiamo il periodo che comprende il processo di discernimento e la verifica che precede l’opzione definitiva, la domanda, l’ammissione, e la preparazione immediata all’atto della professione; non si limita quindi a preparare il momento della celebrazione, una volta avvenuta l’ammissione.
504.Questo periodo di preparazione ha come scopo:
– la verifica della vocazione alla luce dell’esperienza vissuta:
Il confratello rivisita il cammino percorso, valuta la sua storia vocazionale alla luce di Dio, e verifica la solidità delle motivazioni.
Da parte sua, la comunità locale e ispettoriale lo accompagna in questo cammino, verifica l’idoneità del confratello all’impegno definitivo nella vita consacrata salesiana, la consistenza delle sue motivazioni e l’esistenza della maturità spirituale richiesta.
Il discernimento e l’ammissione alla professione perpetua, che comportano una responsabilità particolare, si fanno in base ad una valutazione globale dell’esperienza formativa e si fondano su elementi positivi.
Segno fondamentale della maturità richiesta per la professione perpetua è la retta intenzione, cioè la volontà chiara e decisa di offrirsi interamente al Signore, di appartenere a Lui e di servirlo nel prossimo secondo la vocazione salesiana. Più in là di un generoso desiderio di servizio e di una inclinazione per il lavoro nel campo giovanile ed educativo o dell’attrazione per lo stile di vita salesiano – aspetti certamente importanti ma che non bastano, da soli, per sostenere un progetto di vita consacrata – occorre l’intenzione soprannaturale, che è impegno di tutta la persona illuminata dalla fede, offerta di sé a una missione chiaramente accettata dalla mano di Dio per mezzo della Chiesa. È il segno vocazionale più caratteristico che conferisce solido fondamento agli altri elementi di idoneità vocazionale.
– la maturazione di una nuova sintesi personale:
Il confratello prende coscienza del carattere peculiare della professione perpetua, approfondisce le sue motivazioni e cresce nel senso di appartenenza alla Congregazione. Rielabora il suo progetto di vita nella prospettiva dei valori del carisma, proiettandolo verso il futuro con un atteggiamento di formazione permanente.
– l’opzione definitiva motivata e fondata sulla grazia di Dio:
Il confratello conclude il suo discernimento con la decisione di assumere definitivamente il progetto di Don Bosco come vita nello Spirito a servizio dei giovani, secondo il cammino di santità tracciato dalle Costituzioni salesiane, e di viverlo in una comunità ispettoriale concreta. Consapevole della portata degli impegni che sta per prendere, appoggia la sua fedeltà su Dio che lo ha amato per primo e ha stabilito una speciale alleanza con lui. Trova pure sostegno nell’aiuto dei suoi confratelli e nel suo amore ai giovani4.
Vi potrà essere chi durante questo periodo di preparazione, in dialogo con il direttore spirituale e l’Ispettore, giudica opportuno di prolungare il periodo dei voti temporanei o chi giunge alla conclusione di non continuare nella vita salesiana.
11.2 L’ESPERIENZA FORMATIVA
505.Il tempo di preparazione alla professione perpetua porta a compimento il cammino di comprensione e di assimilazione del progetto vocazionale di Don Bosco.
È tempo di grande impegno spirituale, di confronto fraterno, di valutazione sincera della propria situazione, di consapevolezza del dono ricevuto e di concreta e profonda identificazione con esso, di riaffermazione delle motivazioni fondamentali, di formulazione di una pedagogia di vita che aiuti a camminare in fedeltà.
506.La programmazione del periodo di preparazione tende a dar qualità ai contenuti dell’esperienza e privilegia un metodo che coinvolga la persona in profondità. Nel suo insieme, essa sottolinea il confronto vitale con il progetto salesiano e con lo spirito della Congregazione. È tempo di rimeditazione delle Costituzioni e, attraverso di esse, di approfondimento dei temi fondamentali della vita consacrata, che orientano l’esistenza del salesiano. Si riflette pure sul senso della professione, sul suo carattere unico e definitivo, sulle sue implicanze ecclesiali, sul rito della professione.
Assumono molta importanza in questo periodo i tempi di raccoglimento, il confronto vitale con Gesù Cristo “nostra regola vivente” e con Don Bosco, attraverso la riflessione, la preghiera e la direzione spirituale.
11.3 ALCUNE CONDIZIONI FORMATIVE
507.Essendo questa preparazione uno dei tempi forti di tutto il processo formativo, la Chiesa richiede che sia un periodo di particolare intensità spirituale5.
La preparazione si traduce a volte in un itinerario di un anno o di vari mesi, vissuto nell’impegno ordinario di tirocinio o di formazione specifica, orientato da proposte concrete, segnato da momenti particolari, personali o di gruppo, opportunamente accompagnato dalla comunità locale e sostenuto dalla comunità ispettoriale. Può essere disposto e completato in tempi scaglionati lungo l’anno (per es. all’inizio del periodo, durante il percorso e in prossimità della professione), ma in modo che non si perdano la continuità e l’efficacia della preparazione medesima.
508.Questa esperienza coinvolge il confratello, la comunità e l’Ispettoria.
È di grande importanza quindi assicurare l’accompagnamento, anche attraverso la presenza di una guida competente e sperimentata che segue la persona e il gruppo.
Essa aiuta il confratello a rileggere spiritualmente la propria vita dal noviziato in poi, cogliendo il livello di conformazione dei suoi sentimenti a quelli di Cristo, della sua maturità affettiva e vocazionale e della identificazione personale con i valori della vita salesiana.
Aiuta inoltre a valutare la disponibilità ad immergersi nel mistero pasquale, la chiarezza e la robustezza delle motivazioni e la capacità di impegnarsi totalmente con fedeltà.
In questo compito il dialogo e la preghiera con i propri fratelli e il clima comunitario assumono un’importanza notevole, anche se il momento personale prende più rilevanza del momento comunitario.
509.È questa una delle situazioni in cui la collaborazione tra diverse Ispettorie può esprimersi nell’organizzazione di iniziative e tempi particolari e può assicurare all’esperienza formativa maggior qualità per la consistenza comunitaria e numerica, per la possibilità di scegliere accompagnatori validi e per la condivisione di esperienze e di metodi.
1.1 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI |
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510.“La professione perpetua è fatta ordinariamente sei anni dopo la prima professione. Se tuttavia lo ritiene opportuno, l'Ispettore può prolungare questo tempo, ma non oltre i nove anni”6. L’opportunità di prolungare la professione temporanea deve risultare da un giudizio prudenziale fondato su motivi ragionevoli e adeguati.
511.La professione perpetua può essere emessa allo scadere del tempo della professione temporanea7 o fino a tre mesi prima di questa scadenza8.
Quest'ultima possibilità esige la presenza di una giusta causa, valutata dall'Ispettore e dal suo Consiglio.
512.La preparazione alla professione perpetua comprende il periodo di verifica e di discernimento in vista della domanda, il processo di ammissione e la preparazione alla celebrazione dell’atto della professione; non si limita a preparare la celebrazione, una volta avvenuta l’ammissione.
513.L’Ispettoria stabilisca un programma di preparazione alla professione perpetua indicando modalità, contenuti, durata e responsabili e includendo gli esercizi spirituali che precedono la celebrazione.
514.La preparazione alla professione perpetua coinvolge la responsabilità del confratello, dell’Ispettoria e della comunità locale. Può risultare proficuo che alcuni momenti della preparazione si realizzino con la partecipazione e la collaborazione di più Ispettorie.
515.Il professo temporaneo, circa un anno prima della scadenza del periodo di professione, manifesti esplicitamente all’Ispettore, nella forma che si ritenga più opportuna, la sua volontà di iniziare la preparazione alla professione perpetua.
516.Nella preparazione alla professione perpetua si presti particolare attenzione alla dimensione liturgica della consacrazione religiosa, valorizzando i diversi elementi offerti dal Rito.
La celebrazione liturgica della professione perpetua abbia una solennità che la distingua chiaramente dalla prima professione e dalle successive rinnovazioni. Si attuino gli elementi propri del Rituale con gli adattamenti in esso previsti9.
517.“Il socio fa la professione perpetua quando ha raggiunto la maturità spirituale e salesiana richiesta dall’importanza di tale scelta”10. Nella sua domanda egli deve manifestare:
– la piena coscienza dell’atto definitivo che compie;
– la totale libertà nel compierlo;
– la volontà espressa di continuare nella vita salesiana già intrapresa;
– cenno al discernimento fatto e alla richiesta di parere al direttore spirituale e al confessore.
518.L’ammissione alla professione perpetua si faccia in base ad una valutazione di tutto il processo formativo, verificando le motivazioni del soggetto e la sua identificazione con il progetto vocazionale salesiano.
519.“Quando un religioso di voti perpetui chiede di passare dal suo Istituto alla nostra Società, trascorra un periodo di prova di almeno tre anni in una delle nostre comunità per assimilare il nostro spirito. Terminata la prova, può presentare la domanda e, se viene ammesso, fa la professione perpetua a norma del diritto”11.
1 C 107
2 C 113
3 C 117
4 Cfr C 195
5 Cfr PI 64
6 C 117
7 Cfr can. 657 § 1; C 117
8 Cfr can. 657 § 3
9 Cfr Ordo Professionis Religiosae, Premesse 5. 14c; per la celebrazione salesiana vedi Rituale della professione religiosa, Società di San Francesco di Sales, Roma 1989
10 C 117
11 R 94; cf. can. 684