CAPITOLO DECIMO |
CAPITOLO DECIMO
LA FORMAZIONE SPECIFICA
446.“Dopo il tirocinio il salesiano completa la formazione iniziale”1 – dicono le Costituzioni – con la formazione specifica.
La vocazione salesiana è sempre specifica e le diverse forme dell’unica vocazione – laicale, presbiterale e diaconale – costituiscono una prospettiva permanente della formazione. In questo senso, in nessun momento esiste il salesiano generico, e quindi neppure una formazione generica.
Tuttavia si dà un periodo proprio di “formazione specifica”, collocato attorno alla professione perpetua, che completa la formazione di base dell’educatore-pastore salesiano fatta nel tirocinio. Non è da identificarsi con la qualificazione professionale.
Per i salesiani chiamati al presbiterato o al diaconato, la formazione specifica segue il curricolo richiesto dagli orientamenti della Chiesa2.
Data la situazione concreta dei diaconi permanenti in Congregazione, in numero esiguo, la somiglianza della loro formazione con quella dei futuri presbiteri e il fatto che essa dipende dalla norme della Chiesa, non se ne fa qui una presentazione separata.
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1.1 LA FORMAZIONE SPECIFICA DEL SALESIANO COADIUTORE |
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10.1 NATURA E SCOPO
447.Secondo le Costituzioni, “la formazione specifica offre al salesiano coadiutore, con l’approfondimento del patrimonio spirituale della Congregazione, un’adeguata preparazione teologica nella linea della laicità consacrata e completa la sua formazione in vista del lavoro educativo apostolico”3.
Le Costituzioni non esprimono solo un desiderio, ma presentano una disposizione che corrisponde ad una responsabilità vocazionale del confratello e della comunità e agli orientamenti della Chiesa4.
448. Il momento della formazione specifica, visto nel contesto della opzione definitiva per la vita salesiana, si offre al salesiano coadiutore come opportunità di:
– un tempo di verifica e integrazione del cammino vocazionale e formativo percorso;
– un tempo di riaffermazione della propria identità, vissuta nella complementarità con il sacerdote, e delle proprie motivazioni;
– un tempo di riflessione, di studio e di qualificazione nell’ambito cristiano-teologico-pastorale e della vita consacrata salesiana;
– un tempo di consolidamento di un atteggiamento e di una pedagogia di formazione permanente.
10.2 L’ESPERIENZA FORMATIVA
449.Data la situazione concreta, e in particolare il numero generalmente ridotto di confratelli per questa fase nelle singole Ispettorie, diverse sono le modalità della sua realizzazione. In ogni caso, bisogna assicurare che sia un’esperienza integrale e comunitaria. Essa deve durare almeno un anno.
Allo scopo di favorire la verifica, l’approfondimento e il completamento della formazione si sottolineano alcuni valori e atteggiamenti specifici in ognuna delle quattro dimensioni, da avere presenti in questo periodo.
10.2.1 La dimensione umana
450.Il confratello coadiutore presta attenzione:
– ad uno stile di relazioni segnato dalla semplicità, dalla delicatezza e dalla serenità;
– alle virtù sociali che sono tenute in gran conto tra gli uomini e lo rendono accetto, e alla capacità di ascolto degli altri e di comunicazione;
– alla esperienza affettiva e alla capacità di contatto nel rapporto educativo con persone di diverse condizioni;
– alle relazioni quotidiane nella comunità e al rapporto con il salesiano sacerdote nella complementarità dei doni;
– ad una sensibilità profonda per il mondo del lavoro e della cultura, con capacità di valutare oggettivamente le situazioni e di assumere le esigenze di professionalità.
10.2.2 La dimensione spirituale
451.Il salesiano coadiutore verifica la sua esperienza di consacrazione e la sua maniera di camminare nello Spirito, in sintonia con le linee portanti della spiritualità salesiana.
Egli partecipa alla carità pastorale di Cristo Buon Pastore, e cerca di approfondire nella sua vita e azione il riferimento alla persona, allo stile e allo spirito di Don Bosco come suo Fondatore e modello. Consolida i suoi atteggiamenti e le sue motivazioni mediante la riflessione, la preghiera e la condivisione fraterna.
Sa unire il carattere della laicità con il senso pastorale, e coltiva quegli aspetti che gli permettono di accompagnare i giovani nella loro crescita spirituale.
Matura un atteggiamento di offerta totale a Dio di se stesso, delle iniziative apostoliche, del lavoro giornaliero, e delle stesse difficoltà della vita. Così la sua vita riceve uno slancio filiale e sacerdotale: diventa liturgia alla sola gloria del Padre5.
10.2.3 La dimensione intellettuale
452. La formazione specifica offre al salesiano coadiutore una formazione intellettuale soda e aggiornata. Essa comprende “una seria formazione teologica, pedagogica e salesiana”6 al servizio dell’esperienza vocazionale e della missione, e rafforza l’abitudine di congiungere la riflessione con il proprio lavoro. Questa formazione viene specificata nel progetto ispettoriale di formazione.
10.2.3.1 Lo studio della Teologia
453.La “adeguata preparazione teologica nella linea della laicità consacrata”7, di cui parlano le Costituzioni, comprende gli aspetti della teologia che servono a rafforzare e illuminare la fede cristiana e la vita consacrata per viverle con gioia e impegno, e che rendono possibile un lavoro efficace di evangelizzazione e catechesi tra la gioventù, specialmente quella operaia, e nel rapporto con i laici.
Tra le diverse materie che fanno parte di questo programma teologico non dovrebbero mancare i temi attuali di morale cristiana, la teologia della vita consacrata, approfondimenti biblici e liturgici, elementi di teologia pastorale e catechesi e la dottrina sociale della Chiesa.
Per quanto riguarda il grado di conoscenza teologica nei coadiutori, esso deve essere “proporzionato al grado di cultura da loro raggiunto negli altri settori di studio e di qualifica”8.
10.2.3.2 Gli studi salesiani
454.“L’approfondimento del patrimonio spirituale della Congregazione”9 comporta, tra le altre cose, la storia del salesiano coadiutore, la sua spiritualità e la presentazione di alcune figure significative in cui si è incarnata l’eredità salesiana, il quadro teorico e pratico della Pastorale Giovanile Salesiana e della pedagogia salesiana, gli orientamenti della Congregazione e la realtà della Famiglia Salesiana.
10.2.3.3 L’educazione in campo sociale
455.In linea con la dimensione laicale della sua vocazione, il salesiano coadiutore viene dovutamente preparato, attraverso lo studio e la riflessione, per il suo inserimento nel complesso mondo del lavoro, della tecnica e dell’economia e per l’approccio alle situazioni sociali e politiche.
10.2.3.4 La preparazione professionale
456.Distinta dal periodo della formazione specifica è la qualificazione professionale. È compito dell’Ispettoria fare in modo che il salesiano coadiutore attenda “secondo le attitudini, agli studi per la preparazione professionale in vista del lavoro apostolico”10.
Il confratello si qualifica nel suo campo professionale specifico e nelle competenze necessarie per l’espletamento dei diversi compiti o ruoli che gli saranno affidati, per esempio, il vasto campo della scuola e della tecnica, la comunicazione sociale, le tecniche di animazione e i vari aspetti dell’amministrazione e della gestione.
10.2.4 La dimensione educativo-pastorale
457.Il salesiano coadiutore:
– coltiva una particolare sensibilità per i giovani poveri e si mantiene vicino al mondo del lavoro e ai problemi concreti della vita;
– approfondisce la visione della Pastorale e della Spiritualità Giovanile Salesiana, fondamento della sua azione educativa tra i giovani;
– presta attenzione agli aspetti che riguardano la missione della Chiesa nel mondo, l’evangelizzazione della cultura e il ruolo dei laici;
– si radica sempre di più nella missione di educatore ed evangelizzatore dei giovani, secondo la prospettiva della sua vocazione specifica, in complementarità con il salesiano presbitero;
– sviluppa la capacità di animazione, di progettazione e di lavoro in équipe, nell’ambito della CEP, in condivisione con i laici e curando il rapporto con la Famiglia Salesiana, e offre il proprio contributo peculiare nel nucleo animatore, consapevole del valore singolare della sua consacrazione apostolica.
10.3 ALCUNE CONDIZIONI FORMATIVE
458.Pur strutturandosi in forme diverse, l’esperienza formativa non può limitarsi ad offrire al salesiano coadiutore la possibilità di frequentare alcuni corsi di indole teologico-pastorale. Deve trattarsi di una proposta formativa organica e adeguata allo scopo che le è proprio.
La qualità di questa esperienza formativa richiede che si assicurino alcune condizioni concrete anche dove, a causa del numero esiguo o per altre ragioni, non è possibile offrire una soluzione strutturale stabile (casa, comunità, centro e programma di studi).
È importante che siano curati:
– il contesto salesiano;
– l’ambiente comunitario;
– la programmazione, l’animazione e l’accompagnamento dell’esperienza;
– un programma specifico di studi e di riflessione;
– la verifica dell’esperienza salesiana vissuta;
– il servizio dei formatori responsabili.
Per assicurare queste condizioni è indispensabile la collaborazione responsabile e perseverante delle Ispettorie in questo campo, in cui già si danno delle esperienze positive.
2 LA FORMAZIONE SPECIFICA DEL SALESIANO PRESBITERO |
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10.4 NATURA E SCOPO
459.“La formazione specifica del candidato al ministero presbiterale segue gli orientamenti e le norme stabilite dalla Chiesa e dalla Congregazione e mira a preparare il sacerdote pastore educatore nella prospettiva salesiana”11.
La formazione specifica del salesiano sacerdote o diacono permanente tende alla preparazione di un salesiano chiamato ad attuare la missione giovanile attraverso il ministero presbiterale o diaconale, a viverlo nella comunità salesiana in corresponsabilità fraterna con il salesiano coadiutore, e ad esprimerlo nel contesto della Famiglia Salesiana e nel più vasto orizzonte della Chiesa e del mondo.
L’identità del salesiano prete è data dalla fusione dei due elementi che lo connotano (la consacrazione religiosa e quella presbiterale) in un'esperienza unica e originale: “da una parte, la consacrazione presbiterale viene assunta, qualificata e vivificata dallo spirito e dalla missione propri della professione salesiana e, dall’altra, essa assicura, arricchisce e rende feconda l'identità pastorale della sua vocazione e di quella di tutta la comunità”12.
460.Tenendo presente la specificità salesiana, si possono evidenziare i seguenti obiettivi della formazione specifica del presbitero:
– assimilare i sentimenti di Cristo Sacerdote, di cui il salesiano, come Don Bosco, è testimone per i giovani bisognosi, e vivere il ministero come esperienza spirituale;
– sentire con la Chiesa13: assumere l’identità del sacerdote come è presentata dalla Chiesa e nel rapporto con la comunità cristiana (laici, altre vocazioni…); collaborare alla realizzazione della missione secondo il carisma salesiano; agire in comunione con il Papa e i Vescovi;
– crescere nella coscienza che il ministero presbiterale è una dimensione specifica della sua vocazione salesiana ed è caratterizzato da essa: dall’aspetto giovanile ed educativo, dall’indole comunitaria, e dall’impegno ad essere prete sempre e dovunque14 nella diversità di attività, opere e ruoli;
– sviluppare una sensibilità propria dello spirito salesiano per la dimensione catechistica, vocazionale e mariana nell’esercizio del ministero sacerdotale;
– maturare un atteggiamento di discernimento spirituale e pastorale di fronte a persone ed eventi, per poter orientare e accompagnare i singoli e le comunità;
– acquistare una formazione teologica e pastorale solida e aggiornata, in sintonia con gli orientamenti della Chiesa e della Congregazione;
– fare esperienza del ministero proprio del lettorato e dell’accolitato, del diaconato e del presbiterato, nel contesto della comunità locale e ispettoriale;
– educarsi ad una pedagogia di vita che prepari a vivere in atteggiamento di formazione permanente.
10.5 L’ESPERIENZA FORMATIVA
461.L’esperienza formativa sacerdotale, che deve conservare tutta l’ampiezza di sguardo del sacerdozio universale e l’unità con il presbiterio locale15, viene fatta nella prospettiva salesiana e avviene per gradi e tappe progressive, che comprendono il conferimento e l’esercizio dei ministeri del lettorato e dell'accolitato e il conferimento e l’esercizio dell'ordine del diaconato.
In alcune Ispettorie essa coincide in parte con il periodo di preparazione per la professione perpetua.
Chiamato ad essere, come Don Bosco, segno-strumento di Cristo Pastore al servizio dei giovani, il futuro presbitero o diacono coltiva una fede forte e viva, centrata sulla persona di Gesù Cristo, Capo della Chiesa, sommo sacerdote e mediatore.
Da Cristo impara ed attinge la carità pastorale che sta alla base di tutta la sua vita e della sua formazione, e che si esprime in quella compassione e quell’amore che lo spinge a dedicarsi pienamente alla missione.
Vive ed esprime questa carità come ministro della Parola, dei sacramenti e nel servizio della carità.
Mosso dal “da mihi animas”, guarda ogni persona e ogni avvenimento con ottica pastorale e si impegna con senso comunitario “in molteplici servizi pedagogico-pastorali con il fine di far raggiungere ai destinatari la capacità di vivere la liturgia della propria vita incorporandola all’Eucaristia di Cristo”16.
10.5.1 La dimensione umana
462.Consapevole che l'efficacia del ministero presbiterale dipende non poco dalla maturità personale e dai buoni rapporti con gli altri, il futuro sacerdote si sforza di riflettere, nella misura del possibile, la perfezione umana che vede risplendere in Gesù Cristo e che ammira in Don Bosco.
Egli dimostra quindi grande senso di responsabilità, affettività matura e serena, equilibrio e prudenza nel valutare e giudicare, sincerità di cuore e rispetto per la giustizia.
Coltiva in sé le qualità umane che lo rendono amabile e quindi più credibile, come la simpatia, l’affabilità, la lealtà, la fedeltà alla parola data, il rispetto per le persone e l'apertura alle idee altrui, la riservatezza e la discrezione.
Sviluppa quelle doti che facilitano l’incontro con le persone come l’umiltà, la gentilezza del tratto, la fiducia, l’ascolto, l’empatia, la comprensione e la carità nella conversazione.
Matura un rapporto fraterno di complementarità nella missione con il salesiano coadiutore.
Impara a riconoscere i limiti che deve avere nelle relazioni pastorali e nel suo coinvolgimento nella vita delle persone. Coltiva un rapporto pastorale positivo, equilibrato e prudente con la donna.
Matura una profonda sensibilità per i più poveri e per chi soffre.
10.5.2 La dimensione spirituale
463.La dimensione spirituale è il punto centrale e identificante della chiamata ad essere mediatore dell’azione e della presenza del Signore. Si tratta di creare in sé l’unità tra vita interiore e apostolato, tra annuncio e testimonianza, attenzione a Dio e attenzione ai giovani, liturgia e vita.
Nel cuore dell’esperienza vi è sì la disponibilità al servizio, ma prima ancora la disponibilità ad una comunione di vita con Cristo, ad un cammino di santità nel ministero.
Conscio del fatto che l’ordinazione presbiterale o diaconale stabilisce un nuovo e profondo legame personale con Cristo, per cui viene configurato a Cristo Capo della Chiesa, il candidato si prepara ad essa e comincia a viverla, sapendo che tutto dipende da quel legame. Legarsi a Cristo con sentimenti di profonda amicizia è il cuore di tutta la sua preparazione all’ordinazione e di tutto il suo ministero.
La totale configurazione con Cristo caratterizza la sua vita spirituale che viene “improntata, plasmata, connotata da quegli atteggiamenti e comportamenti che sono propri di Gesù Cristo Capo e Pastore della Chiesa”17. Identificandosi con “gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”18, egli cresce nell’amore verso il Padre e verso gli uomini, imita Cristo nella donazione totale di se stesso e nel servizio.
Egli cresce nella conoscenza e nell’amore verso di Lui, lo incontra spesso nella sua Parola e nella preghiera e vive unito e in amicizia con Lui mediante l’attiva partecipazione nei sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Riconciliazione, nella Liturgia delle Ore e nel servizio della carità ai fratelli.
464.La sua configurazione a Cristo si esprime anche con l’identificazione con la Chiesa. Egli è chiamato ad essere “uomo della Chiesa”.
Ama la Chiesa, contemplando la sua realtà nella fede e vivendo in comunione di mente e di cuore con i pastori. Coltiva l’ardore pastorale e missionario e dà il suo apporto personale per l’edificazione della Chiesa. La santifica attraverso la propria vita santa. Fa della Liturgia della Ore, alla cui celebrazione si è impegnato solennemente19, il nutrimento della preghiera personale e l’espressione del senso ecclesiale.
Questo amore per la Chiesa diventa effettivo nell’impegno di vivere il rapporto con la Chiesa locale, con il vescovo, con i sacerdoti, con i religiosi e i laici, apprezzando e promuovendo “l’unità della comunità ecclesiale nell’armonia delle diverse vocazioni, carismi e servizi”20.
465.La configurazione a Cristo e l’identificazione con la Chiesa sfociano in modo naturale nell’umile e disinteressato servizio ai fratelli attraverso il ministero.
“La formazione al dono generoso e gratuito di sé... rappresenta una condizione irrinunciabile per chi è chiamato a farsi epifania e trasparenza del Buon Pastore che dà la vita…”21.
Il presbitero o diacono si qualifica come “uomo della carità”. Egli sa che lo scopo principale della sua vita sacerdotale non è la realizzazione di se stesso e neppure il successo di tutti i suoi sforzi – questo lo lascia al Signore – ma è lo spendere la propria vita per gli altri, con tutto l’amore e l’ascesi che esso comporta, consapevole che in questo modo sta lavorando per colui che veramente e solamente importa.
Il salesiano vive questo atteggiamento nella prospettiva specifica della sua vocazione, un atteggiamento di servizio gioioso e gratuito ai confratelli e ai giovani, con cuore indiviso e grande libertà interiore anche a costo di molto sacrificio personale. Così egli sviluppa quella “costante disponibilità a lasciarsi afferrare, quasi ‘mangiare’”22 dalle esigenze della missione.
10.5.3 La dimensione intellettuale
466.La formazione intellettuale del salesiano presbitero ha come fine l’acquisizione da parte del candidato di un’ampia e soda preparazione nelle scienze sacre, di un solido radicamento nella “salesianità” e di una cultura generale proporzionata alle necessità dei nostri tempi, in modo da abilitarsi al dialogo e discernimento pastorale ed essere in grado di annunziare convenientemente il messaggio evangelico ai giovani d’oggi, di inserirlo nella loro cultura, di orientare e costruire la comunità cristiana23.
Gli studi vengono integrati in un cammino spirituale segnato dall’esperienza personale di Dio. Così il candidato al sacerdozio va al di là di una pura scienza nozionistica; dà solido fondamento e nutre la propria fede, arriva alla sapienza o intelligenza del cuore, e si abitua alla riflessione, allo studio e alla condivisione come atteggiamento di formazione permanente.
467.La formazione intellettuale in questo periodo richiede tempo e grande dedizione, amore e spirito di sacrificio. È frutto di un contributo interdisciplinare e di una metodologia che coinvolge attivamente.
Il rigore scientifico degli studi sarà equilibrato con la loro destinazione pastorale24, confrontandosi con i problemi pastorali di oggi, specialmente con le sfide dell’evangelizzazione delle culture e dell’inculturazione del Vangelo. Tale compito, ispirato agli orientamenti ecclesiali, comporta una intelligente e responsabile contestualizzazione della riflessione.
Gli studi devono abilitare a comunicare la fede ai giovani nella loro situazione socio-culturale e ad illuminare e guidare la loro vita spirituale. Allo stesso tempo, rimane molto vero che solo uno studio serio contribuisce ad una solida formazione del pastore d’anime come maestro della fede e lo abilita ad annunciare il messaggio evangelico con efficacia secondo modi più confacenti alla cultura odierna.
3 10.5.3.1 Lo studio della Teologia |
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468.Lo studio della teologia tende a far sì che il candidato al presbiterato acquisti una visione organica delle verità rivelate da Dio in Gesù Cristo e dell'esperienza di fede della Chiesa.
Da una parte, la teologia ha come punto di riferimento la Parola di Dio, celebrata e vissuta nella Tradizione viva della Chiesa: di qui lo studio della Scrittura, dei Padri della Chiesa, della liturgia e della storia della Chiesa.
D’altra parte, essa si indirizza al sacerdote, chiamato a credere, a vivere e a comunicare la fede e l’ethos cristiani: di qui lo studio della dogmatica, della teologia morale, della teologia spirituale, del diritto canonico e della teologia pastorale.
Il riferimento all’uomo credente domanda di affrontare la questione del rapporto fede-ragione – di qui lo studio della teologia fondamentale – trattando della rivelazione cristiana e della sua trasmissione nella Chiesa. E cerca di dare risposte ai problemi connessi con la situazione sociale e culturale: di qui lo studio della dottrina sociale della Chiesa, della missiologia, dell’ecumenismo, delle religioni non-cristiane25 e delle espressioni della religiosità.
Non va trascurata la formazione nel campo della comunicazione sociale, che offre un quadro di riferimento teorico circa la teologia della comunicazione, il magistero della Chiesa, i valori etici e le problematiche pastorali connesse con le culture giovanili, e abilita il futuro sacerdote o diacono alla comunicatività nell’omiletica, nella prassi liturgica, nella pastorale, nella catechesi e nel servizio ministeriale in genere. La conoscenza degli strumenti, e contestualmente degli stili, dei codici e dei linguaggi dei moderni mezzi di comunicazione, lo aiuteranno ad annunciare il Vangelo, rendendo il messaggio più comprensibile all’uomo contemporaneo.
L’importante è che tutti questi aspetti della teologia convergano armonicamente nella visione della storia della salvezza che si attua nella vita della Chiesa e nelle vicende del mondo26.
4 10.5.3.2 Prospettiva salesiana e discipline salesiane |
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469.Nel contesto del piano fondamentale di formazione sacerdotale promulgato dalla Chiesa, la vocazione specifica salesiana porta a sottolineare la prospettiva della missione giovanile e altri ambiti connessi con essa. Questo comporta che:
– all'interno delle stesse discipline teologiche ci sia una sensibilità salesiana nel modo di affrontare i temi e di sottolineare la loro incidenza pastorale;
– si coltivino ambiti specificamente salesiani nella linea del presbiterato o ambiti che hanno attinenza diretta con esso, come l’esperienza sacerdotale di Don Bosco, la pastorale giovanile, la catechesi (specie dei giovani) e la spiritualità salesiana, l’animazione spirituale di persone, gruppi e comunità, la comprensione e l’animazione delle diverse vocazioni all’interno della Famiglia salesiana, la fisionomia pastorale delle diverse opere salesiane e la figura del prete o diacono in esse.
10.5.4 La dimensione educativo-pastorale
470. La formazione specifica del salesiano presbitero nella dimensione educativo-pastorale riguarda la mentalità e i criteri pastorali, gli atteggiamenti, la metodologia e le abilità, la maniera di porsi come presbitero salesiano nella realtà pastorale della comunità ecclesiale e di fronte alle sfide della missione. In particolare, in questa fase la dimensione educativo-pastorale intende qualificare il confratello per le espressioni fondamentali del ministero, secondo le specificazioni della vocazione salesiana, continuando l’esperienza vissuta durante gli anni della formazione precedente, specialmente nel tirocinio.
5 10.5.4.1 Gli aspetti da coltivare |
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471.Per essere servitore della Parola, nel contesto della nuova evangelizzazione e di fronte alle sfide culturali, il futuro presbitero o diacono:
– si qualifica, attraverso lo studio e la meditazione, per annunziare e testimoniare la Parola di Dio, in sintonia con la “mens” della Chiesa e avendo sempre presente il rapporto tra fede e cultura;
– impara l’arte della predicazione, in particolare l’omiletica, e l’arte della comunicazione sociale in funzione della evangelizzazione, con speciale attenzione ad alcuni ambiti come il primo annuncio, l’educazione della fede nella catechesi, il dialogo ecumenico e il dialogo interreligioso;
– si rende più idoneo per l’accompagnamento e la crescita spirituale delle persone, specialmente nel campo giovanile e nell’ambito della Famiglia Salesiana.
472.In vista del suo servizio nella liturgia e nei sacramenti:
– si qualifica per i diversi compiti liturgici del sacerdote o diacono, e in particolare per la presidenza degli atti di culto del popolo cristiano;
– mette in sintonia ogni espressione cultuale con l’insieme dell’evangelizzazione e dell’azione pastorale della Chiesa e con le scelte fondanti della Pastorale Giovanile Salesiana;
– si abilita ad iniziare i giovani e i fedeli alla celebrazione dei sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e della Riconciliazione.
473.Per rendersi capace del servizio della carità proprio del presbitero o diacono:
– si dispone a mettere al primo posto la logica del servizio e si fa testimone della carità di Cristo Buon Pastore nella comunità, superando ogni egoismo e individualismo;
– si prepara ad assumere le forme differenti di vivere il sacerdozio o il diaconato, secondo i diversi ruoli e nei diversi ambienti in cui si realizza la missione salesiana;
– cresce nell’attenzione alla pastorale d’insieme, seguendo le indicazioni della Chiesa e della Congregazione e in sintonia con il PEPS locale, imparando a lavorare in équipe con una metodologia di progettazione pastorale e a dare il suo contributo specifico alla CEP come sacerdote o diacono;
– si rende atto all’animazione spirituale dei gruppi e movimenti giovanili, e delle comunità ecclesiali.
6 10.5.4.2 L’esercizio dei ministeri e del diaconato |
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474.Nel cammino verso il presbiterato hanno un particolare significato pedagogico i ministeri del lettorato e dell’accolitato e il diaconato, che aiutano a maturare e a fare esperienza dei valori ed assumere gli atteggiamenti caratteristici della dimensione educativo-pastorale e ad acquisire le competenze e le abilità richieste.
10.5.4.2.1 Il lettorato e l’accolitato
Il ruolo del lettore è di proclamare la Parola di Dio nell’assemblea liturgica e svolgere altri compiti connessi, come, per esempio, dirigere il canto, guidare la partecipazione dei fedeli e istruirli a ricevere degnamente i sacramenti27.
L’esercizio del lettorato quindi sottolinea in modo particolare l’amore e la conoscenza della Sacra Scrittura, e l’abilitazione per la sua proclamazione.
Come accolito il confratello assume il compito di curare il servizio dell’altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della Messa, distribuire la Santa Comunione in certe circostanze, esporre pubblicamente all’adorazione dei fedeli il Santissimo Sacramento.
L’esercizio dell’accolitato dunque sottolinea la partecipazione alla celebrazione dell’Eucaristia e il servizio liturgico nei suoi diversi aspetti.
Per i candidati agli ordini sacri l’esercizio graduale del ministero della Parola e dell’altare ha una finalità prevalentemente pedagogica, in quanto li rende più consapevoli della loro vocazione e li aiuta ad essere ferventi nello spirito e pronti nel servire il Signore nei fedeli28.
10.5.4.2.2 Il diaconato
475.Anche il diaconato – per coloro che sono incamminati al sacerdozio – è pedagogicamente orientato al ministero presbiterale. È un tempo di iniziazione, ma anche di approfondimento e di sintesi. L’esercizio di questo ordine infatti favorisce la maturazione di alcuni aspetti specificamente sacerdotali, anche se è limitato nella durata e nelle possibilità concrete di applicazione.
Tra le aree da privilegiare nella preparazione e nell’esercizio del diaconato, si possono segnalare le seguenti:
– l’annuncio della Parola di Dio: il diacono salesiano si qualifica e fa esperienza nella predicazione della Parola di Dio e nell’educazione della fede dei giovani;
– l’animazione liturgica: egli approfondisce i contenuti teologico-pastorali del Lezionario, del Messale e della Liturgia della Ore. S’impegna nell’esercizio del ministero diaconale nel campo liturgico (organizzando e presiedendo le varie celebrazioni, curando la preparazione di quelli che partecipano in esse) sia all’interno della propria comunità, sia in altre attività pastorali;
– la pastorale dei sacramenti e la preparazione per l’esercizio del sacramento della Riconciliazione: il salesiano che riceve il diaconato in preparazione alla ordinazione sacerdotale viene introdotto gradualmente al ministero dei sacramenti e già si orienta per il futuro compito di confessore e guida delle anime. Con l’aiuto di confratelli esperti nel campo morale e nella confessione, egli si abilita all’accompagnamento delle persone nel sacramento, congiungendo l’attenzione alle situazioni, la chiarezza dei criteri e l’abilità educativa e tenendo conto della gradualità dell’itinerario personale. Si prepara per l’accompagnamento, l'orientamento e la direzione spirituale delle persone anche nell’ambito non sacramentale. Tutto ciò suppone sensibilità e capacità di lettura delle realtà umane e una loro valutazione secondo i criteri della fede.
Con il diaconato inizia l’impegno ufficiale di celebrazione della Liturgia delle Ore a nome della Chiesa.
10.6 ALCUNE CONDIZIONI FORMATIVE
476.Gli anni di formazione specifica del salesiano presbitero trovano un ideale a cui ispirarsi nel tempo d'attesa degli apostoli nel cenacolo dopo la risurrezione: assidui in preghiera con la Vergine Maria, essi attendono la venuta dello Spirito Santo.
La carità pastorale e l’ardore per la missione nella prospettiva di apertura al servizio pastorale danno il tono a tutta l’esperienza formativa.
477. La comunità di formazione presbiterale è composta da confratelli che hanno fatto esperienza di vita salesiana e stanno per assumere in pienezza i compiti della missione. È importante introdurli ad assumere la piena responsabilità per la propria formazione fin dall’inizio di questa fase molto diversa dalla precedente.
L’ambiente formativo deve essere caratterizzato da:
– il coinvolgimento di tutti nell’impegno formativo, superando atteggiamenti reattivi o di individualismo, agendo in forma motivata con libertà matura, accettando serenamente il servizio dell’autorità e le diverse mediazioni;
– lo studio assunto con serietà e l’importanza data alla riflessione personale e partecipata;
– l’impostazione della vita di preghiera con stile salesiano e con qualità, sottolineando la spiritualità presbiterale e coltivando un atteggiamento e un ritmo personale di preghiera;
– il senso di fraternità attraverso la condivisione della propria esperienza, il discernimento comunitario alla luce della Parola, il camminare insieme nella conversione e nella correzione fraterna, il confronto sincero e comprensivo;
– l’offerta e la pratica dell’accompagnamento personale e della direzione spirituale;
– una forte spinta pastorale, espressa secondo le caratteristiche di questa fase, evitando due rischi: che lo stile di vita della comunità sia troppo lontano dagli interessi pastorali salesiani o che sia talmente inserito in una azione concreta da non offrire più ai candidati tempo sufficiente per lo studio, la vita comunitaria e la preghiera;
– il senso di unione con l’Ispettoria, la Congregazione e la Famiglia Salesiana, e la sintonia con la Chiesa e con gli orientamenti dei Pastori.
Si darà serietà alle ammissioni al diaconato e al presbiterato, curando un attento processo di discernimento e di corresponsabilità di tutti quelli che intervengono, incominciando dal candidato.
478.Costituisce parte dell’ambiente formativo di questa fase il “centro studi” – sia salesiano che non salesiano – che contribuisce a maturare la mentalità, i criteri e la qualificazione pastorale, comunicando di fatto una immagine del sacerdote e del ministero che incide sull’identità vocazionale, sulla visione della missione e sulla spiritualità29. La sua impostazione deve essere coerente con il progetto formativo globale.
Il centro salesiano – che è da preferirsi – rende possibile un’impostazione degli studi attenta alla prospettiva salesiana e ai contenuti specifici che da essa derivano.
Non basta che la comunità formatrice assicuri la dimensione salesiana per il suo stile di vita spirituale e fraterna, di impegno apostolico e di studi, ma è necessario completare il programma delle materie “salesiane”, proprio per offrire una base solida alla vocazione e al ministero del futuro sacerdote o diacono.
7 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI |
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479. Dopo il tirocinio il salesiano coadiutore e il candidato al ministero presbiterale o al diaconato permanente completano la formazione iniziale con la formazione specifica30.
7.1 Il salesiano coadiutore |
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480.È responsabilità delle Ispettorie assicurare ai confratelli coadiutori dopo il tirocinio la formazione specifica e la preparazione professionale previste dalle Costituzioni e dai Regolamenti generali31:
– La formazione specifica nell’ambito intellettuale consiste in un’adeguata preparazione teologica, pedagogica e salesiana nella linea della propria vocazione specifica.
– Inoltre, i salesiani coadiutori “attendano, secondo le attitudini, agli studi per una preparazione professionale in vista del lavoro apostolico”32.
481.La vocazione del salesiano coadiutore è un dono del Signore che va curato e coltivato dal confratello e da tutta la comunità. In questa prospettiva la domanda di un coadiutore professo perpetuo che chieda di iniziare un curricolo formativo in vista del diaconato permanente o del presbiterato va trattata con particolare discernimento, con la considerazione e le riserve che merita un cambio di opzione vocazionale; la domanda deve essere indirizzata al Rettor Maggiore, previa approvazione dell’Ispettore col suo Consiglio.
7.2 Il salesiano presbitero o diacono permanente |
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482.La formazione specifica del confratello chierico esige da ogni candidato l’orientamento chiaro verso la vita sacerdotale. Perciò, al momento della sua accettazione per questa fase formativa, si richiede dal confratello una dichiarazione di intenzione nel senso suddetto. Le modalità per tale dichiarazione possono essere varie: ad esempio, attraverso la domanda all’Ispettore di intraprendere gli studi teologici o la domanda di iniziare la preparazione della professione perpetua nella linea del presbiterato salesiano.
483.“La formazione specifica del candidato al ministero presbiterale segue gli orientamenti e le norme stabilite dalla Chiesa e dalla Congregazione”33. “I soci che si preparano al ministero dell’ordine devono attendere, almeno per quattro anni, a una intensa formazione specifica in comunità formatrici”34. Durante questo periodo si dia priorità all’impegno proprio della fase formativa; altri studi e attività sono permessi solo se compatibili con questo obiettivo.
484.Gli studi teologici devono durare quattro anni35. Nelle facoltà dove al triennio istituzionale segue l’iscrizione ad un biennio di licenza in scienze ecclesiastiche, il quarto anno di teologia è sostituito da tale biennio36.
485.“Ci sia una seria formazione teologica pastorale mediante gli studi prescritti dalla Chiesa”37. Essi siano “ordinati e svolti secondo la nostra specifica intenzionalità vocazionale. Si curino in particolare gli studi di salesianità con esplicito riferimento alla figura di Don Bosco prete”38.
486.Gli studi teologici si compiano con serietà, di preferenza in centri salesiani39. Quando non sia possibile la frequenza di un centro salesiano, si privilegi quel centro non salesiano in grado di contribuire maggiormente alla formazione di un prete o diacono educatore pastore. Per la scelta del centro si tengano presenti i criteri precedentemente indicati40.
487.I confratelli affrontino gli studi teologici con la “necessaria preparazione sia letteraria che filosofica”41. Essi siano in grado di accedere alle fonti della riflessione teologica (la Sacra Scrittura, i documenti del Magistero, le opere dei Padri della Chiesa e i grandi Teologi).
È da favorire a questo scopo una sufficiente conoscenza del latino e, almeno per coloro che si orientano verso i gradi accademici, delle lingue bibliche42.
488.Al termine degli studi teologici e, per i futuri presbiteri ordinariamente prima dell'ordinazione sacerdotale, vi sia un esame di “sintesi” o di baccalaureato43.
489.Quanto si esige in genere circa le qualità umane e spirituali, la preparazione dottrinale, psico-pedagogica, salesiana, pastorale, la conveniente previa esperienza apostolica e l'impegno di aggiornamento, sia norma e criterio per destinare un confratello al compito di formatore in comunità di formazione sacerdotale e/o diaconale44.
490.Il Direttore, nello svolgimento del suo compito, abbia coscienza della sua particolare responsabilità nella formazione dei futuri sacerdoti. Curi l'animazione spirituale comunitaria e personale: le conferenze periodiche, le buone notti, il colloquio mensile, i momenti di discernimento per le ammissioni, la preparazione ai ministeri e alle ordinazioni, i ritiri mensili e trimestrali, gli esercizi spirituali annuali45.
491.I ministeri del lettorato e accolitato, previsti per i chierici con finalità pedagogica, siano conferiti durante la formazione specifica del salesiano presbitero.
492.Nell’istituzione dei ministeri e nel conferimento del diaconato e del presbiterato ci si attenga alle norme della Chiesa e della Congregazione. In particolare:
– il conferimento dei ministeri del lettorato e dell’accolitato ai candidati al diaconato e al presbiterato è un obbligo dal quale solo la Santa Sede può dispensare46;
– tali ministeri devono essere esercitati per un conveniente periodo di tempo in vista di una più adeguata e specifica abilitazione al servizio della Parola e dell'altare47;
– l'esercizio di tali ministeri per un “tempo conveniente” implica che tra il conferimento del lettorato e quello dell'accolitato siano rispettati gli interstizi stabiliti dalla Santa Sede e dalle Conferenze Episcopali. Tra l’accolitato e il diaconato l’interstizio di tempo è di almeno sei mesi48;
– il conferimento del lettorato e dell’accolitato senza che tra di essi intercorra almeno lo spazio di qualche mese è illecito e irregolare e fa perdere il senso pedagogico dei ministeri stessi. Così pure una vicinanza troppo stretta tra l'accolitato e il diaconato49.
493.Per i criteri e le modalità di ammissione ai ministeri e agli ordini si tenga presente quanto è stato detto sul discernimento vocazionale50. L'ammissione al diaconato e al presbiterato deve essere fatta con speciale diligenza e serietà sulla base di una valutazione dell’intera esperienza formativa.
494.L’ordinazione diaconale può avvenire ordinariamente soltanto dopo aver concluso il terzo anno degli studi teologici51.
Dopo l’ordinazione diaconale, senza interrompere gli studi regolari, ogni diacono esercita il ministero secondo le funzioni liturgico-pastorali ad esso specificamente inerenti. È importante che questo esercizio avvenga in maniera sistematica e guidata e con le opportune verifiche da parte dei formatori52.
Il “tempus congruum”, di cui parla il can. 1032 §2, sarà valutato sia in rapporto alla persona del candidato che all’indole della Congregazione, che già cura anteriormente una consistente preparazione pastorale.
495.I futuri presbiteri ordinariamente devono completare i quattro anni di permanenza in comunità formatrici prima dell’ordinazione. Questo vale anche per coloro che, ultimato il triennio istituzionale in una facoltà, si iscrivono al biennio di licenza in teologia. “Terminato il quarto anno di teologia o il primo anno di licenza, si può accedere all’ordinazione presbiterale”53.
Quando serie ragioni consiglino di anticipare l’ordinazione presbiterale durante l’ultimo semestre del quarto anno degli studi teologici, la decisione sia presa dall’Ispettore con il consenso del suo Consiglio, assicurando in ogni caso che si concludano gli studi di teologia secondo le norme ecclesiastiche54. Dicasi lo stesso di una eventuale anticipazione dell’ordinazione diaconale.
L’Ispettore informi opportunamente il Rettor Maggiore attraverso il Consigliere generale per la formazione.
496.Se qualche diacono, terminato il normale curricolo formativo, domandasse un tempo più prolungato prima di far domanda per essere ordinato presbitero, si chiariscano i motivi della richiesta e si stabiliscano gli obiettivi, la durata e le condizioni formative dell’esperienza.
497.In caso di interruzione della formazione specifica o di non ammissione alla professione, al diaconato o al presbiterato per motivi seri, se il candidato facesse in seguito domanda di continuare la fase interrotta o di essere ammesso l’Ispettore col suo Consiglio assicurino un congruo periodo di tempo per verificare positivamente il compimento delle condizioni stabilite e il raggiungimento degli obiettivi indicati, prima di esaminare la richiesta. Il periodo di tempo ordinariamente non sia inferiore a un anno.
498.La preparazione dei diaconi permanenti, in linea di principio, si attenga alle disposizioni della Chiesa locale dove essi eserciteranno il loro ministero55. Essi faranno riferimento eventualmente alle comunità formatrici e ai centri salesiani di studio del posto.
499.“Il diacono religioso, stabilmente o temporaneamente dimorante in un territorio in cui non sia in vigore la disciplina del diaconato permanente, non eserciti le funzioni diaconali se non con il consenso dell'Ordinario del luogo”56.
500.Data l’importanza della scelta vocazionale, l’eventuale domanda di un salesiano diacono permanente in vista del presbiterato va presentata al Rettor Maggiore, previa approvazione dell’Ispettore col suo Consiglio, e va trattata con particolare discernimento e con la considerazione e le riserve opportune.
1 C 116
2 Cfr RFIS
3 C 116; cfr Il Salesiano Coadiutore, Postirocinio, pag. 202-206
4 Cfr VC 65. 68
5 Cfr C 95
6 R 98
7 C 116
8 CGS 688
9 C 116
10 R 98
11 C 116
12 viganò e., Ci sta a cuore il prete del duemila", ACG 335 (1990), pag. 22
13 Cfr PI 24
14 Cfr CG21 294
15 Cfr MuR 36; PO 8. 10
16 Cfr viganò e., Ci sta a cuore il prete del duemila, ACG 335 (1990), pag. 35
17 PDV 21
18 Fil 2,5
19 Cfr PAOLO VI, Lettera Apostolica 1972, Ad pascendum, VIII
20 PDV 16
21 PDV 49
22 PDV 28
23 Cfr RFIS 59
24 Cfr PDV 55
25 Cfr PDV 54
26 Cfr RFIS 77
27 Cfr PAOLO VI, Lettera Apostolica, 1972, Ministeria quaedam, V
28 Cfr PAOLO VI, Lettera Apostolica, 1972, Ad Pascendum, Introduzione
29 Cfr PDV 67
30 Cfr C 116
31 Cfr C 6; R 98
32 R 98
33 C 116
34 R 97; cfr CG21 295. 44
35 CEC, La formazione teologica dei futuri sacerdoti; CG21 295
36 Cfr Sapientia christiana art. 72-74
37 CG21 295
38 Ibid
39 R 97
40 Vedi precedente n. 178
41 CEC-FT 129.
42 Cfr Ibid 130
43 Cfr Sapientia christiana art. 72
44 Cfr CGS 684-686
45 Cfr C 55.70; R 49.79. 175
46 Cfr ACS 293 26
47 PAOLO VI, Lettera Apostolica, 1972, Ad Pascendum II
48 Cfr can. 1035 § 2
49 Cfr ACS 293, pag. 36; CEC-FS, pag. 16
50 Cfr Criteri e norme; anche precedente n. 301
51 Cfr ACG 312, pag. 46
52 Cfr ACG 312, pag. 46-47
53 ACG 312, pag. 47
54 Cfr Sapientia christiana art. 72-74
55 Cfr ACS 267, pag. 54
56 PAOLO VI, Lettera Apostolica Sacrum diaconatus ordinem (1967) 34