CAPITOLO NONO
IL TIROCINIO
9.1 NATURA E SCOPO
428.“Nel corso di tutta la formazione iniziale, insieme allo studio, si dà importanza alle attività pastorali della nostra missione.
Una fase di confronto vitale e intenso con l’azione salesiana in un’esperienza educativo-pastorale è il tirocinio. In questo tempo il giovane confratello si esercita nella pratica del Sistema Preventivo e in particolare dell’assistenza salesiana.
Accompagnato dal Direttore e dalla comunità, realizza la sintesi personale tra la sua attività e i valori della vocazione”1.
È questa, dal punto di vista salesiano, la fase più caratteristica della formazione iniziale; il modello a cui fa riferimento è l’esperienza che Don Bosco ha vissuto con i giovani del primo Oratorio.
429. L’intenzione e la prospettiva formativa sono prioritarie nel tirocinio, che ha come primo scopo la formazione del confratello. Due sono gli obiettivi del tirocinio:
– la maturazione nella vocazione salesiana: il confratello, esercitandosi nella missione e nello spirito del Sistema Preventivo, sviluppa le sue attitudini e la sua responsabilità2 e mira a realizzare una “sintesi personale tra la sua attività ed i valori della vocazione”3;
– la verifica dell’idoneità vocazionale attraverso l’esperienza personale e comunitaria della missione salesiana, in vista della professione perpetua.
9.2 L’ESPERIENZA FORMATIVA
430.Nel tirocinio viene privilegiata la dimensione educativo-pastorale, che a sua volta stimola e arricchisce di nuovi contenuti le altre dimensioni.
9.2.1 La dimensione umana
Il tirocinante matura la propria personalità, facendo esperienza diretta della missione educativo-pastorale salesiana:
– attraverso il rapporto comunitario ed educativo (assistenza) e nella condivisione con i laici diventa più consapevole dei suoi atteggiamenti personali, delle sue ricchezze e carenze, delle difficoltà e degli aspetti da correggere e da migliorare;
– impara a vivere la propria autonomia, a prendere decisioni e ad assumere responsabilità;
– sperimenta la gioia del donarsi agli altri nella generosità del lavoro e nella comunicazione, con lo stile di bontà tipico del sistema preventivo;
– apprende la disciplina della vita, lo spirito d’iniziativa e la pazienza;
– coltiva buoni rapporti con tutti i confratelli di differente età, cultura e formazione; sa ascoltarli e dialogare con loro nel rispetto e apprezzamento della loro esperienza;
– si impegna nella comunità con spirito di collaborazione e di corresponsabilità; impara a riflettere, a pianificare, a organizzare e a verificare, acquistando una mentalità progettuale; apporta alla comunità il contributo specifico del suo dinamismo giovanile.
9.2.2 La dimensione spirituale
431.È in modo speciale nel tirocinio che il confratello fa esperienza della spiritualità apostolica salesiana: pratica e rafforza la sua unione con Gesù Cristo, che sa incontrare nel lavoro e nei giovani.
Si esercita ad essere contemplativo nell’azione, cercando la sintesi tipicamente salesiana tra attività e preghiera, tra educazione e spiritualità.
Attinge la carità pastorale dal cuore di Cristo, Buon Pastore, curando il ritmo e la qualità della preghiera, sia comunitaria che personale, senza lasciarsi travolgere dal lavoro.
È fedele alla meditazione quotidiana e alla celebrazione frequente del sacramento della Riconciliazione.
432.Matura una mentalità di consacrato, approfondendo le motivazioni della missione e testimoniando la sua vocazione tra i giovani.
Vive l’obbedienza nella piena disponibilità alla volontà di Dio e nell’accettazione delle mediazioni umane, attraverso cui Dio guida la sua vita. È disposto ad attuare la missione nella espressione concreta delle diverse opere, crescendo nell’ottica del progetto comune e della complementarità dei ruoli. Ama la vita semplice e sacrificata, non ricerca la comodità e si spende nella missione che gli è affidata. Esprime la sua affettività in un rapporto sereno ed equilibrato, vissuto con prudenza e ascesi, particolarmente nel rapporto educativo con i giovani, con i collaboratori laici, con il mondo femminile.
Nel suo rapporto con Cristo e nel suo amore per i giovani il tirocinante trova forza e sostegno, mentre la condivisione fraterna nella comunità e l’accompagnamento nella direzione spirituale gli offrono luce e orientamento.
E se, nel confronto con la realtà comunitaria e pastorale, incontra delle difficoltà o affronta momenti di insuccesso, non si scoraggia, non si isola, ma si sente spinto a maturare le motivazioni che sostengono la sua vocazione.
9.2.3 La dimensione intellettuale
433.La riflessione nella prassi e sulla prassi è il primo cammino di crescita intellettuale per il tirocinante.
Non si tratta di un curricolo di studi, ma di un atteggiamento permanente nel lavoro educativo-pastorale, sostenuto dai momenti ordinari di riflessione e di confronto e da iniziative particolari.
Il tirocinante partecipa attivamente al processo di riflessione e di programmazione della comunità e della CEP: in questo modo sviluppa una mentalità educativo-pastorale, rendendosi capace di analizzare la realtà del mondo giovanile o del contesto.
Usufruisce anche delle possibilità offertegli da programmi brevi di carattere pedagogico, metodologico, catechetico, o specificamente salesiano (letture, incontri, momenti di condivisione a livello locale e ispettoriale).
Altri impegni di studio sono possibili, se compatibili con le finalità specifiche di questa fase.
9.2.4 La dimensione educativo-pastorale
434.Il tirocinante, inviato ad una comunità, ne assume la missione e il progetto secondo la realtà specifica dell’opera, e si inserisce in essa secondo il ruolo e i compiti che gli sono attribuiti.
Impara ad operare insieme come membro della comunità, con una visione integrale della Pastorale Giovanile Salesiana, in sintonia con il progetto ispettoriale.
Nei diversi ambienti in cui si trova, egli sviluppa la sua capacità di assistenza, di animazione e di educazione, e si esercita nella comunicazione e nell’insegnamento.
435.Mosso dalla predilezione per i giovani, specialmente per i più poveri, egli si sente contento di stare con loro e di animarli sia individualmente che in gruppo. Si sforza di creare un ambiente di gioia, di spontaneità e di amicizia, unendo fermezza e bontà. Essendo vicino alle nuove generazioni, sa entusiasmarle4 testimoniando i valori della sua vocazione di consacrato e gode di quest’esperienza.
Avendo sempre presente l’orizzonte del suo essere chierico o laico, vive lo slancio apostolico nello spirito del “da mihi animas”. Cerca la crescita integrale dei suoi giovani, dando una dinamica educativa ed evangelizzatrice alla sua presenza tra loro. Diventa educatore alla fede5 in tutti gli ambienti: la scuola, il cortile, il laboratorio.
Collabora nell'animazione della preghiera della comunità e dei giovani.
Valorizza i contatti con i membri della Famiglia aalesiana e con i laici collaboratori. Con essi lavora in équipe e con spirito di servizio e di animazione. Cresce nel senso di appartenenza alla Congregazione e alla Famiglia Salesiana. Apprezza le diverse forme di partecipazione al carisma salesiano e acquista maggior consapevolezza riguardo alla propria vocazione di salesiano consacrato.
9.3 ALCUNE CONDIZIONI FORMATIVE
9.3.1 La comunità
436.È importante anzitutto che il tirocinante sia inviato a una comunità che sia in grado di offrirgli le condizioni per una esperienza valida e fruttuosa.
Essa lo accoglie cordialmente, lo coinvolge nella sua vita e missione, e si sente corresponsabile dell’impegno formativo di questa fase.
In particolare, la comunità assicura al tirocinante “un lavoro pastorale proporzionato alla sua preparazione e alle sue forze”6 dentro il progetto comunitario. Allo stesso tempo, fa in modo che il lavoro del tirocinante non venga limitato a un solo tipo di attività, affinché egli possa rendersi conto delle diverse espressioni della missione. Gli dà un reale spazio decisionale.
Lo accompagna fraternamente, con comprensione e incoraggiamento, particolarmente quando l’anno del tirocinio coincide con la preparazione per la professione perpetua.
Lo assiste nella valutazione delle proprie esperienze e nella realizzazione della “sintesi personale tra la sua attività e i valori della vocazione”7, sempre attenta al suo ritmo di crescita. Gli offre suggerimenti e correzioni quando sono necessari, e attraverso il Consiglio esprime il suo giudizio, in modo speciale nel momento degli scrutini trimestrali e delle eventuali ammissioni.
9.3.2 La guida formativa e l’impegno personale del tirocinante
437.L’esperienza del tirocinio, per il cambio di situazioni, per la realtà comunitaria e per l’immersione nel lavoro educativo-pastorale, richiede una particolare attenzione per garantire un valido accompagnamento.
È indispensabile che il tirocinante abbia una guida formativa illuminata e competente, che la Congregazione gli offre, ordinariamente, nella persona del Direttore.
Chi accompagna è consapevole che il tirocinante sta facendo la prima esperienza di pieno inserimento nella missione della comunità e che l’ambiente della comunità apostolica è alquanto diverso, per composizione, ritmo di vita e tipo di impegni, da quello della comunità formatrice da cui egli proviene.
438.Il Direttore si incontra frequentemente e personalmente con il tirocinante.
Raduna regolarmente i tirocinanti della casa per un incontro formativo di scambio di esperienze. Egli è convinto che questo è un momento importante di formazione affidato alla sua responsabilità. Si assicura che i tirocinanti possano partecipare alla preghiera comunitaria ed abbiano l’opportunità di celebrare il sacramento della Riconciliazione.
Attraverso il colloquio mensile e la direzione spirituale, alla quale il tirocinante si mostra sempre disponibile, il Direttore stimola e sostiene l’impegno formativo, il discernimento e la crescita vocazionale.
Da parte sua, il tirocinante si apre alla condivisione, manifesta con fiducia la sua situazione formativa al Direttore, e traccia con lui le mete da raggiungere e le condizioni da assicurare.
Valorizza tutte le possibilità di dialogo che gli offre la comunità e il rapporto con il Direttore e con il confessore, e aggiorna il suo progetto personale, verificandolo periodicamente e raggiungendo un ritmo e una pedagogia personale che gli permettano di dare qualità all’esperienza e di viverla in forma unificata.
9.3.3 L’Ispettore
439.L’Ispettore è consapevole della sua responsabilità, in primo luogo nella scelta della comunità cui inviare il tirocinante, una comunità che possa garantire le condizioni per la qualità formativa di questa fase. Indica al Direttore gli aspetti da curare nell’accompagnamento formativo.
Si preoccupa di avere un contatto personale con il tirocinante e lo accompagna con interesse. In questo suo compito può anche farsi aiutare da qualche confratello qualificato.
Segue, con il suo Consiglio, la valutazione periodica che si fa del tirocinante.
Con l’aiuto della Commissione ispettoriale per la formazione, assicura adeguate iniziative di animazione e accompagnamento per i tirocinanti e di sostegno alle comunità, secondo un programma opportunamente pensato. Queste iniziative sono occasioni per un confronto diretto tra confratelli che fanno lo stesso cammino, la comunicazione di esperienze, la riflessione condivisa e il sostegno vicendevole. Aiutano a qualificare il percorso formativo individuale.
È opportuno che alla conclusione del tirocinio ci sia una valutazione globale di tutta l’esperienza e del cammino vocazionale fatto, sia da parte dell’Ispettore e della comunità sia da parte dell’interessato.
ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI
440.“Il tirocinio dura ordinariamente due anni e viene fatto prima della professione perpetua in una comunità che presenti i requisiti richiesti per la validità di questa esperienza”8. L’avverbio “ordinariamente” indica che una durata inferiore o superiore ai due anni è da considerarsi straordinaria e per casi singoli.
Lo scopo formativo proprio del tirocinio deve essere il primo criterio per la scelta della comunità; essa deve assicurare le condizioni formative richieste, in particolare l’adeguato accompagnamento, di cui il Direttore è il primo responsabile.
441. Per assicurare migliori condizioni formative, l'esperienza del tirocinio, quando è possibile, si faccia riunendo più tirocinanti nella stessa comunità9.
442. Per la scelta e la pratica delle attività educative pastorali:
– si tenga conto della situazione vocazionale e formativa del confratello e delle sue capacità;
– si preveda un programma diversificato di attività, tenendo presenti anzitutto le esigenze del lavoro educativo pastorale quotidiano;
– si faccia in modo che il tirocinante agisca in corresponsabilità e sotto la guida di qualche confratello sperimentato, e abbia un reale spazio decisionale.
443.L'Ispettore procuri di avere un contatto personale con i tirocinanti. Può farsi aiutare in questo compito da qualche confratello qualificato.
444.Gli scrutini trimestrali dei tirocinanti siano fatti dal Consiglio della casa10. Essi sono un aiuto per il tirocinante ed esprimono la responsabilità formativa del Consiglio, che valuta l’esperienza educativa pastorale e la progressiva maturazione del confratello. Il risultato degli scrutini deve essere messo per iscritto, con prudenza e chiarezza, allo scopo di favorire la continuità del discernimento e dell’accompagnamento formativo.
Al termine del tirocinio si faccia una valutazione globale dell’esperienza da parte dell’Ispettore, della comunità e del confratello.
445.Durante il tirocinio si curi anche la formazione intellettuale:
– si aiuti il confratello a riflettere sulla prassi, coinvolgendolo nella riflessione quotidiana della comunità salesiana e nelle occasioni di programmazione, di verifica e di formazione della comunità educativo pastorale;
– si organizzino “riunioni formative periodiche a livello locale e ispettoriale”11;
– si elabori una proposta di studi o di letture compatibile con la natura di questa fase;
– l’impegno del tirocinante in studi universitari o di altro tipo è consentito quando risulta compatibile con la finalità prioritaria di questa fase.
1 C 115
2 Cfr CG21 285
3 C 115
4 Cfr C 46
5 Cfr C 34
6 CG21 287
7 C 115
8 R 96
9 Cfr CGS 696; CG21 285
10 Cfr CG21 289
11 CG21 289