CAPITOLO SETTIMO
IL NOVIZIATO
7.1 NATURA E SCOPO
357.Il noviziato è l’inizio dell’esperienza religiosa salesiana come sequela di Cristo1.
Esso “è ordinato a far sì che i novizi possano prendere meglio conoscenza della vocazione divina qual è propria dell'Istituto, sperimentarne lo stile di vita, formarsi mente e cuore secondo il suo spirito; e al tempo stesso siano verificate le loro intenzioni e la loro idoneità”2.
In questa fase, con l’aiuto del maestro e della comunità, il novizio:
– impara a vivere la vita consacrata apostolica salesiana più direttamente sotto l'aspetto di esperienza religiosa: approfondisce le motivazioni della sua scelta, acquista una mentalità di fede e interiorizza i valori salesiani;
– verifica la sua idoneità alla vita salesiana in modo da dare a se stesso e alla comunità la possibilità di giungere a una certezza morale positivamente provata;
– orienta costantemente la sua vita al dono di sé a Dio nel servizio dei giovani, secondo lo spirito di Don Bosco e si impegna a tendere a quella grazia di unità che associa contemplazione e azione apostolica;
– si prepara a darsi completamente a Dio in modo cosciente e libero con la prima professione, entrando in un processo formativo che dura tutta la vita.
7.2 L’ESPERIENZA FORMATIVA
358.La formazione offerta nel noviziato congiunge progressivamente la conoscenza con l’esercizio pratico e la proposta comunitaria con l’accompagnamento personale, cosicché i contenuti comunicati diventino “esperienza” e vengano assimilati in modo personalizzato. In questa maniera il novizio si identifica gradualmente con la vocazione salesiana.
La proposta formativa del noviziato abbraccia le diverse dimensioni della formazione salesiana, ma presta particolare attenzione alla dimensione spirituale e all’approfondimento del carisma.
7.2.1 La dimensione umana
359.Il novizio approfondisce la conoscenza e l’accettazione di sé, coltiva il dominio di sé e la temperanza, consolida la capacità di scelte motivate e si rende disponibile al lavoro.
Egli cura il suo inserimento nella vita comunitaria, perfezionando la capacità di adattamento e di relazioni interpersonali improntate a cordialità e gratuità.
Coltiva la buona educazione, la capacità di dialogo, di accettazione della diversità, di vivere con ottimismo e di mettere le proprie qualità al servizio della comunità.
È importante che il maestro e l’équipe formativa favoriscano degli ”spazi” di responsabilità e di libertà affinché il novizio misuri se stesso, la sua autonomia personale e la sua capacità di collaborazione e abbia la possibilità di riflettere sulle scelte operate.
7.2.2 La dimensione spirituale
7.2.2.1 La configurazione a Cristo nella prospettiva del da mihi animas
360.È la dimensione che caratterizza il noviziato.
Il novizio viene accompagnato nel cammino di configurazione a Cristo, apostolo del Padre e Buon Pastore, che scopre presente in Don Bosco che ha donato la sua vita ai giovani3. Entra in un processo di sequela di Gesù obbediente, povero e casto e cresce nell'unione con lui in sintonia con il carisma salesiano.
Con la grazia dello Spirito, è alla ricerca di una vera e propria identificazione con Cristo: “Non dimenticate che voi, in modo particolarissimo, potete e dovete dire non solo che siete di Cristo, ma che ‘siete divenuti Cristo’”4. Ciò vuol dire che la persona del novizio viene assunta nella sua totalità in un processo di conversione e di trasformazione evangelica.
Nello sforzo ascetico che compie il novizio sperimenta la gioia di mettere Cristo al centro della sua vita e di condividere sempre più i suoi sentimenti. Si tratta di un’auto-trascendenza, per cui egli raggiunge la sua vera realizzazione personale in Cristo5.
Questo approfondimento del Battesimo e configurazione con Cristo nella prospettiva del “da mihi animas” si esprimerà pienamente nella professione religiosa e nella vita consacrata.
7.2.2.2 L’assimilazione del carisma salesiano e l’identificazione con il Fondatore
361.La formazione tende a purificare e consolidare l’iniziale attrazione per Don Bosco e per la vita salesiana e a renderla reale attraverso un processo di assimilazione del carisma salesiano espresso nelle Costituzioni.
Il novizio è guidato a una esperienza spirituale che si concentra in un modo originale di essere e di operare e si esprime in atteggiamenti caratteristici: una forte sensibilità verso la missione salesiana tra i giovani poveri, un particolare stile di preghiera e di vita fraterna in comunità, in una parola, un modo peculiare di vivere la consacrazione.
362.Il novizio approfondisce la particolare esperienza di Dio fatta da Don Bosco, verifica le motivazioni che lo spingono ad abbracciare la vita consacrata salesiana e impara a mantenere l’equilibrio tra la tensione ideale e la situazione concreta della comunità. Entra in contatto profondo e serio con le fonti dell’esperienza carismatica.
Si prepara a far parte della Congregazione, coltiva la comunione con la sua Ispettoria e si apre alla realtà della Famiglia Salesiana. Tramite la conoscenza della loro storia e l’informazione sugli avvenimenti più significativi, egli prende coscienza della diversità delle vocazioni nella Famiglia Salesiana e cresce così nell’appartenenza ad essa.
7.2.2.3 L’esperienza di vita fraterna
363.È nella comunità che il novizio apprende lo spirito salesiano, che è fondamentalmente un fatto di comunicazione di vita6.
Accoglie i suoi fratelli con spirito di fede7 e si apre alla comunicazione e al servizio. La vita quotidiana gli offre molteplici occasioni per crescere nella carità fraterna, nella pazienza e nel superamento delle difficoltà nei rapporti interpersonali. Cresce nell’amore concreto alla comunità e sa che, al di là delle differenze e dei difetti dei fratelli, essa è convocata da un’iniziativa di Dio. Si inserisce in essa con vero senso di partecipazione e di gioia familiare, scoprendovi la presenza del Signore8.
7.2.2.4 Iniziazione alla preghiera che abbraccia tutta la vita
364.Il noviziato offre un clima e un ambiente di raccoglimento che favorisce il dialogo con Dio. Assicura pure orientamenti appropriati, regolarità di tempi e conoscenza delle differenti modalità di preghiera. Si configura così come una vera scuola di iniziazione alla preghiera. Il novizio trova grande aiuto quando la comunità del noviziato ha un programma ben condotto di preghiera, fatta con semplicità, dinamismo e gioia, e quando gli offre pure differenti possibilità di pregare anche in piccoli gruppi, con i giovani e con i laici.
Durante il noviziato il novizio viene educato :
– ad amare la Parola di Dio e a mettersi in ascolto di essa;
– a capire e ad amare la liturgia come preghiera di Cristo e della Chiesa, e come cammino di vita spirituale;
– a vivere l’Eucaristia come atto centrale quotidiano della sua vita e della comunità salesiana, “vissuto come una festa in una liturgia viva”,9 a celebrare con regolarità e profondità il Sacramento della Riconciliazione, a scoprire la ricchezza della Liturgia delle Ore e a pregare con i salmi della Chiesa;
– a esercitarsi nella preghiera personale e a sentirne il bisogno come un autentico respiro dell’anima; è importante che il novizio acquisti l’abito della meditazione che dovrà accompagnarlo per tutta la vita;
– a imparare a camminare personalmente nella vita spirituale.
Questo cammino di preghiera lo aiuta a vivere in “unione con Dio” e a santificare le attività di ogni giorno. Il novizio passa così da un ritmo di preghiera allo spirito di preghiera che congloba tutta l’esistenza e la fa diventare vita nello Spirito.
7.2.3 La dimensione intellettuale
365.“Gli studi durante il noviziato siano fatti con serietà, secondo un programma definito nell’ordinamento generale degli studi; abbiano come obiettivo preminente l’iniziazione al mistero di Cristo affinché il novizio, attraverso il contatto con la Parola di Dio, sviluppi una più profonda vita di fede e una conoscenza amorosa di Dio. Si approfondisca anche la teologia della vita religiosa e vengano studiate le Costituzioni, la vita di Don Bosco e la nostra tradizione”10. Si presenteranno gli aspetti significativi della storia della Congregazione, una visione della Famiglia Salesiana e del Movimento Salesiano.
Lo studio aiuta il novizio ad illuminare la sua fede, a comprendere la vocazione salesiana, a fondare le convinzioni, a crescere verso il completo dono di sé11 e a sostenere i comportamenti e le opzioni. Il programma di studi previsto tende a rafforzare questo cammino di maturazione spirituale e ha al suo centro lo studio delle Costituzioni.
Durante il noviziato è incoraggiata la lettura di autori di spiritualità ed è favorito lo studio delle lingue, in particolare di quelle richieste dalla situazione dell’Ispettoria e della lingua italiana. Questa rimane elemento di comunicazione per la Congregazione, per la conoscenza delle fonti e la lettura dei documenti, per i contatti con i superiori e nei convegni internazionali.
7.2.4 La dimensione educativo-pastorale
366.Tutto il noviziato è vissuto nella prospettiva della vocazione apostolica, nell’ardore del “da mihi animas”, nella disponibilità per il servizio ai giovani, nell’assunzione della missione della Congregazione. Il servizio del Regno, la testimonianza del Vangelo, il senso di Chiesa, lo slancio missionario caratterizzano l’esperienza del noviziato. Non deve mancare l’informazione e la riflessione sulla condizione dei giovani, specialmente dei poveri, sulla pastorale dell’Ispettoria, e sull’esperienza e gli orientamenti della Congregazione, sulle frontiere della missione e delle missioni.
La sensibilità per i bisogni del mondo, particolarmente dei giovani, costituisce uno stimolo vocazionale, alimenta la preghiera, diventa condivisione. E proprio in vista della missione, il novizio coltiva le sue doti e sviluppa le sue potenzialità.
367.“Inserita nella realtà sociale e apostolica”12, la comunità del noviziato esprime la sua carità pastorale al servizio del Regno mediante diverse esperienze educative e pastorali che danno al novizio la possibilità di:
– maturare come persona e conoscere le proprie qualità per la vita e missione salesiana;
– imparare la pratica del Sistema Preventivo;
– abilitarsi a unire azione e contemplazione nella “grazia di unità”;
– conoscere e sperimentare la realtà del mondo dei giovani, specialmente i più poveri.
Attraverso le attività educative e pastorali il novizio impara a fare tutto per amore di Cristo, incarnandosi tra i destinatari, condividendo con i laici, scoprendo la gioia di donarsi gratuitamente.
Queste esperienze si caratterizzano per la loro semplicità e qualità, la buona progettazione e preparazione, lo stile comunitario, la presenza di una guida che accompagna, la riflessione sull’attività fatta.
7.3 ALCUNE CONDIZIONI FORMATIVE
7.3.1 La comunità e l’ambiente
368.La comunità del noviziato facilita l’osmosi dei valori religiosi e salesiani quando essa è “un esempio di vita fondata sulla fede e alimentata dalla preghiera, dove la semplicità evangelica, l'allegria, l’amicizia e il rispetto reciproco creano un clima di fiducia e di docilità”13. In essa i rapporti dei novizi con i professi si svolgono in un clima di naturalezza, e la loro formazione è la risultante del lavoro concorde di una comunità formatrice in grado di comunicare, mediante la vita vissuta, i valori del carisma.
L’Ispettoria, cosciente della sua responsabilità, s’impegna a fornire il personale e i mezzi necessari per realizzare le finalità formative del noviziato.
L’organizzazione del noviziato è governata da un unico e fondamentale criterio: l’ambiente e le strutture devono essere in grado di favorire la trasmissione dell’autentica formazione salesiana, di condurre i novizi ad assumere le finalità del noviziato e a interiorizzarne i contenuti.
Tenendo presente la finalità del noviziato, è auspicabile che la sua collocazione sia in una realtà pastoralmente significativa14.
Sono utili anche tutte le occasioni di contatto, di condivisione spirituale e di collaborazione fra Istituti religiosi, nel rispetto della specificità della vita comunitaria e del cammino formativo di ciascun Istituto.
7.3.2 Il maestro dei novizi e i formatori
369.“Il maestro dei novizi è la guida spirituale che coordina e anima tutta l'azione formativa nel noviziato”15. Il novizio sin dall’inizio del noviziato “si pone sotto la guida del maestro”16, gli apre il suo cuore con fiducia e schiettezza, assume un chiaro atteggiamento formativo e collabora con responsabilità.
Compito principale del maestro dei novizi, assistito dagli altri formatori, è fare del noviziato una vera comunità educante, che accompagna ogni novizio in una esperienza formativa personalizzata e salesianamente identificata, e vive nello stile e nello spirito del Sistema Preventivo, aperta alla realtà salesiana ispettoriale.
Le conferenze, le buone notti, il colloquio personale regolare, gli incontri di programmazione, verifica e condivisione sono alcuni mezzi a sua disposizione.
370.Il maestro possiede capacità di dialogo e bontà nei contatti, così da ispirare confidenza; dimostra attaccamento a Don Bosco e alla Congregazione, zelo apostolico, capacità di lavorare in équipe e di creare un clima di famiglia.
Favorisce la corresponsabilità tra i formatori, che danno un contributo particolare secondo il loro ruolo e sono coinvolti nel discernimento e nelle decisioni. Cura i rapporti con i responsabili del prenoviziato e del postnoviziato.
Si adatta alla situazione di ogni novizio, facendo il possibile per conoscere il suo ambiente, l’educazione ricevuta in famiglia e l’esperienza di vita precedente. Lascia spazio sufficiente perché i novizi si esprimano con spontaneità e sa discernere in profondità.
7.4 DISCERNIMENTO E AMMISSIONE ALLA PRIMA PROFESSIONE
7.4.1 Tempo di discernimento
371.L’anno di noviziato è un tempo di intenso discernimento vocazionale compiuto in un clima di fede, di sincera apertura e di sistematico accompagnamento.
Man mano che fa esperienza della vita consacrata salesiana, il novizio valuta la sua situazione davanti a Dio: il posto che Gesù occupa nella sua vita, l’assimilazione dei valori vocazionali, le motivazioni, il cammino formativo e, con l’accompagnamento del maestro e l’aiuto della comunità, arriva ad un grado di serenità e chiarezza riguardo alla volontà di Dio su di lui.
Momenti significativi di questo processo sono anche le verifiche periodiche, e soprattutto il discernimento finale, che coinvolgono in prima persona il novizio.
Sono momenti di confronto tra la persona del novizio e la sua esperienza concreta di ogni giorno, da una parte, e l'identità salesiana, i requisiti e le motivazioni per viverla, dall’altra.
7.4.2 La professione temporanea
372.Il novizio viene ammesso alla prima professione dall’Ispettore con il consenso del suo Consiglio, avuto il parere del Direttore della comunità con il suo Consiglio17.
La professione religiosa sancisce pubblicamente l’inizio del patto di alleanza che Dio, la Chiesa e la comunità stabiliscono con il nuovo consacrato.
È Dio che consacra e il novizio risponde offrendo tutto se stesso a Dio nella vita salesiana. La comunità lo riconosce capace di vivere questa vocazione e lo accoglie come fratello.
La Chiesa, nella sua esperienza, ha stabilito un periodo di professione temporanea durante il quale il religioso approfondisce la maturazione e la verifica delle sue concrete capacità sulla base del carisma vissuto per poter arrivare ad una scelta libera, responsabile e definitiva.
Il candidato accogliendo di tutto cuore le disposizioni della Chiesa emette la professione temporanea ma con la volontà di donarsi completamente per tutta la vita, perché sa che “non si dà la propria vita a Cristo “in prova””18.
373. “Il noviziato per essere valido dev'essere compiuto in una casa regolarmente designata allo scopo”19. Spetta al Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio erigere o sopprimere la casa di noviziato, approvarne il trasferimento o la collocazione presso altra comunità adatta20. Questi atti vanno fatti canonicamente, cioè con decreto scritto.
374. “La casa destinata al noviziato sia inserita nella realtà sociale e apostolica. Se le circostanze lo consigliano, il noviziato può essere collocato presso un’altra comunità adatta”21. L’inserimento nel contesto, fatto tenendo presenti le finalità formative di questo periodo, può arricchire l’esperienza, mantiene la formazione in contatto con la realtà e dà spazio alla realizzazione delle attività pastorali richieste22.
375.L’Ispettore sotto la cui giurisdizione è posta la casa di noviziato “può permettere che il gruppo dei novizi, per determinati periodi di tempo dimori in un’altra casa dell’Istituto, da lui stesso designata”23. Se la casa scelta fosse di un’altra Ispettoria, deve esserci l’accordo con l’Ispettore competente. Si precisa:
– che la designazione della casa va fatta con decreto scritto;
– che insieme ai novizi devono esserci anche il maestro e i formatori;
– che il periodo di tempo va chiaramente determinato nel decreto;
– che la casa religiosa deve essere unicamente salesiana e canonicamente eretta24.
376. Un candidato può fare il noviziato in altra casa a queste condizioni:
– in casi del tutto particolari e a modo di eccezione, solo su concessione del Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio;
– sotto la guida di un salesiano esperto che faccia le veci del maestro, nominato dall’Ispettore con il consenso del suo Consiglio e approvato di volta in volta dallo stesso Rettor Maggiore25;
– in una casa salesiana canonicamente eretta.
377.Il maestro “è professo perpetuo e viene nominato dall'Ispettore con il consenso del suo Consiglio e l'approvazione del Rettor Maggiore. Rimane in carica tre anni e può essere riconfermato”26. L'approvazione del Rettor Maggiore è necessaria sia per il primo triennio che per i successivi27.
378. Nelle case di noviziato destinate esclusivamente a tale scopo è opportuno che il maestro sia anche Direttore. Negli altri casi, l'Ispettore assicurerà che le condizioni in cui il maestro opera – sia egli Direttore o no – siano le più adatte per realizzare gli scopi del noviziato28.
L’équipe dei formatori sia consistente in numero e qualità. Si curi la diversità dei ruoli e delle figure; in particolare, si faccia il possibile perché tra i confratelli formatori vi siano anche coadiutori.
379. “Il noviziato dura dodici mesi a norma del diritto. Comincia quando il candidato, ammesso dall’Ispettore, entra nella casa di noviziato, canonicamente eretta, e si pone sotto la guida del maestro. Un’assenza che superi i tre mesi continui o discontinui rende invalido il noviziato. L’assenza che supera i quindici giorni deve essere ricuperata”29. Per il computo del tempo occorre fare riferimento a quanto è stabilito nel CIC30.
380.“In casi speciali, l’Ispettore può prolungare il noviziato, non però oltre i sei mesi, a norma del canone 653”31.
381.“I novizi facciano gli esercizi spirituali all’inizio del noviziato, nel tempo che si giudica più opportuno, e prima di emettere i voti”32.
382.Le “esperienze pastorali” si ispirino alla normativa sopra indicata33. Siano realizzate con gradualità e secondo il carattere d’iniziazione del noviziato; siano preparate, seguite e opportunamente revisionate in seno alla comunità del noviziato34. Il maestro ne è il primo responsabile.
383.Durante il noviziato si interrompe il curricolo ufficiale degli studi (compresi quelli filosofici e teologici), anche se fossero in corso per il conseguimento di titoli accademici o per la preparazione diretta ad un lavoro professionale o apostolico35.
“Gli studi durante il noviziato siano fatti con serietà, secondo un programma definito nell’ordinamento generale; abbiano come obiettivo preminente l’iniziazione al mistero di Cristo […]; si approfondisca anche la teologia della vita religiosa, vengano studiate le Costituzioni, la vita di Don Bosco e la nostra tradizione”36.
384.Ogni tre mesi, il maestro con il Consiglio della comunità, faccia un’attenta verifica della maturazione vocazionale di ogni novizio. I novizi siano educati a fare un costante discernimento, al fine di comprendere la volontà di Dio e purificare le proprie motivazioni.
385.“Durante il noviziato il novizio può lasciare liberamente l’Istituto”37.
L’eventuale dimissione di un novizio, durante il noviziato o alla sua conclusione, spetta all’Ispettore dell’Ispettoria in cui si trova la casa di noviziato38; se il novizio appartiene ad un’altra Ispettoria conviene informare previamente l’Ispettore di origine.
La professione
386.La domanda per la prima professione, pur rispettando la forma personale propria di ciascuno, contenga questi elementi comuni:
– conoscenza dell’atto pubblico che si intende porre;
– intenzione di impegnarsi per tutta la vita;
– libertà di porre tale atto39;
– cenno al discernimento fatto e alla richiesta di parere al direttore spirituale e al confessore;
– indicazione dell’orientamento verso la vocazione specifica di salesiano presbitero o salesiano coadiutore.
387.Il candidato viene ammesso alla professione temporanea dopo averne fatto domanda e se ne è giudicato idoneo.40
“I superiori fondano il loro giudizio su elementi positivi comprovanti l’idoneità del candidato, tenendo conto in primo luogo dei requisiti canonici”41. Non basta la sola assenza di elementi negativi o problematici. Si distingua nettamente il processo di maturazione dalla non attitudine alla vita religiosa salesiana. Quelli che non danno speranza di potere in futuro essere ammessi ai voti perpetui non siano ammessi neppure ai voti temporanei42.
388.Le condizioni per la validità della professione temporanea sono espresse nel can 656:
– diciotto anni compiuti43;
– noviziato valido;
– ammissione fatta liberamente;
– professione espressa pubblicamente in tutta libertà; il carattere pubblico esige la presenza del superiore legittimo o di un suo delegato, che riceve la professione a nome della Chiesa, a norma del can. 1192 § 1, e di due testimoni per la prova giuridica della sua emissione;
– ricezione personale da parte del legittimo superiore o di un suo delegato.
“Si osservino con cura tutte le disposizioni di diritto concernenti le condizioni di validità e le scadenze della professione”44.
389.Il periodo della professione temporanea è ordinato al raggiungimento della maturità spirituale salesiana richiesta dalla professione perpetua. Ordinariamente questo periodo dura sei anni.45
L’Ispettore, attento alla maturità personale e ad altri criteri formativi, può prolungarlo. ma non oltre i nove anni46.
390.“La professione nel primo triennio sarà triennale o annuale; nel secondo triennio sarà ordinariamente triennale”47. Nulla vieta che possa essere biennale. La scelta tra le diverse possibilità deve essere basata su motivi formativi, considerando la gradualità e la serietà dell’impegno. La decisione dipende dalla domanda del novizio o del professo temporaneo e dall’Ispettore che lo ammette.
391.La celebrazione della prima professione, subordinata alla solennità con cui si celebra la professione perpetua, mantenga un tono di sobrietà48.
392.La rinnovazione della professione temporanea avviene allo scadere del tempo per il quale fu emessa.49. La data precisa dello scadere del tempo è il giorno dopo quello in cui fu emessa.
La rinnovazione deve essere celebrata “senza alcuna solennità particolare”50, pur nella consapevolezza dell’impegno che comporta.
393.L’abito che i futuri sacerdoti portano è quello conforme alle disposizioni delle Chiese particolari dei paesi in cui dimorano. Queste disposizioni valgono anche per il tempo in cui dovranno iniziare a indossarlo.
I salesiani coadiutori e i candidati agli ordini sacri, quando non hanno ancora vestito l’abito clericale, cureranno il vestire semplice e dignitoso che Don Bosco consigliava51.
394.La riammissione in Congregazione di chi fosse uscito legittimamente dalla Società al termine del noviziato o dopo la professione compete all’Ispettore con il suo Consiglio. Chi è riammesso deve ripetere il noviziato e compiere il periodo dei voti temporanei.
A norma del can. 690, il Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio può dispensare dall’onere di ripetere il noviziato, dando allo stesso tempo all’Ispettore con il suo Consiglio facoltà di riammettere.
Spetta al Rettor Maggiore stabilire – in questi casi – un conveniente periodo di prova prima della professione temporanea e la durata dei voti temporanei prima della professione perpetua.52
L’Ispettore, valutate insieme col suo Consiglio le motivazioni della domanda di riammissione, presenterà la richiesta al Rettor Maggiore, con una relazione circostanziata del caso (curricolo dettagliato del richiedente, motivi per cui non fece la professione o decise di uscire dopo la professione e ora chiede di essere accettato, ecc.)53.
395.Non si conceda, in via ordinaria, l’assenza dalla casa religiosa (“absentia a domo”) per eventuali crisi vocazionali ai confratelli in formazione iniziale e ai confratelli coadiutori. Queste situazioni siano affrontate con un serio discernimento, in dialogo sincero e fiducioso con l’Ispettore, il Direttore e i formatori, restando il professo nella vita comunitaria54.
1 Cfr C 110. Vedi proposta di celebrazione per l’inizio del noviziato nel Rituale della professione religiosa, Società di San Francesco di Sales, Roma 1989, capitolo I, L’ammissione alla vita religiosa.
2 Can. 646
3 Cfr C 196
4 VC 109
5 Cfr C 22
6 Cfr R 85
7 Cfr C 50
8 Cfr C 52
9 C 88
10 R 91
11 Cfr C 110
12 R 89
13 C 110
14 Cfr R 89
15 C 112
16 C 111
17 Cfr C 108
18 PI 55
19 Can. 647 § 2; cfr C 111
20 Cfr C 132 § 1.3; can. 647 § 1
21 R 89
22 Cfr R 86; can. 652 § 5
23 Can. 647 § 3
24 Cfr ibid
25 Cfr C 111.165 § 3; can. 647 § 2
26 C 112
27 Cfr ACS 276 pag. 76
28 Ibid
29 C 111; cfr Elementi giuridici e prassi amministrativa nel governo dell’Ispettoria, Roma 1987 55-56; si citerà Elementi giuridici
30 Cfr can. 201 § 1; 202 § 2; 203 § 1.2
31 R 93
32 R 92
33 Cfr precedenti n. 198-199. 202-204
34 Cfr R 86; ACS 276, pag. 81
35 Cfr ACS 276, pag. 77
36 R 91
37 R 93; can. 653 § 1
38 Cfr R 90; can. 653 § 1.2
39 Cfr C 108
40 Cfr R 93; can. 653 § 2
41 C 108; cfr can. 657 § 1
42 Cfr CGS 697b
43 Cfr can. 656 § 1
44 PI 57; cfr can. 655-657
45 Cfr Il progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco, pag. 766-768
46 Cfr C 117
47 C 113
48 Cfr PI 56; Congregazione per il Culto Divino, Ordo professionis religiosae 5, nota 24. Per la celebrazione salesiana della professione temporanea e perpetua vedi Rituale della professione religiosa, Società di San Francesco di Sales, Roma 1989
49 Cfr can. 657 § 1; Elementi giuridici e prassi amministrativa nel governo dell’Ispettoria, Roma 1987; ISM, App. 64
50 PI 56
51 Cfr C 62
52 Cfr can. 690 § 1
53 Cfr Elementi giuridici, 70-71; ISM App. 70-71
54 Cfr Lettera del Vicario del Rettor Maggiore D. G. Scrivo agli Ispettori, 20.1.1985, Prot. 85/64; cfr Elementi giuridici 91