Ratio|Cap.5

CAPITOLO QUINTO



IL PROCESSO FORMATIVO SALESIANO




5.1 “UN PROCESSO FORMATIVO CHE DURA TUTTA LA VITA”1


307.Vivere la vocazione è entrare in una storia dove si intrecciano l’iniziativa di Dio e il progetto umano2. È prendere parte a un dialogo di vita nel quale chiamata e risposta non sono episodi di un momento, ma esperienza permanente della “sequela” di Gesù. Quanto è stato detto nei capitoli precedenti, riguardo alla formazione salesiana e alle condizioni per assumerla personalmente, si compie attraverso un cammino formativo che dura tutta la vita.


L’esperienza vocazionale di Don Bosco – esperienza carismatica e fondazionale - testimonia un atteggiamento costante di attenzione alle sollecitazioni dello Spirito e di coraggiosa e sempre rinnovata risposta. Egli si è lasciato formare dallo Spirito e ne ha seguito con docilità gli impulsi. Si è sentito chiamato e sfidato dalla realtà, soprattutto quella dei giovani, e ha dato tutto se stesso rispondendo ogni momento con creatività.


Le Costituzioni presentano l’esperienza del salesiano come “risposta sempre rinnovata”3: “illuminato dalla persona di Cristo e dal suo Vangelo, vissuto secondo lo spirito di Don Bosco, il salesiano si impegna in un processo formativo che dura tutta la vita e ne rispetta i ritmi di maturazione”4.


308.L’esperienza vocazionale si snoda lungo un unico percorso formativo nel quale si possono distinguere due momenti diversamente caratterizzati: la formazione iniziale e la formazione permanente.


La formazione iniziale, vissuta già in prospettiva di formazione permanente, va dal primo orientamento verso la vita salesiana all’approfondimento delle motivazioni, all’identificazione con il progetto salesiano da vivere in una Ispettoria concreta. Essa giunge fino all’incorporazione piena e all’appartenenza definitiva alla Congregazione salesiana con la professione perpetua e, per i soci chiamati alla vocazione salesiana nel presbiterato, fino all’ordinazione sacerdotale.

La formazione iniziale si sviluppa attraverso periodi con obiettivi formativi ben definiti; “più che attesa, è già tempo di lavoro e di santità. È un tempo di dialogo tra l’iniziativa di Dio che chiama e conduce e la libertà del salesiano che assume progressivamente gli impegni della propria formazione”5. È tempo di decisioni sempre più esigenti, di dialogo e interazione con la comunità fatto di momenti di verifica, sintesi e rinnovato impegno, cioè di tensione spirituale verso la meta.


309. Con la professione perpetua – e nel caso dei presbiteri con l’ordinazione sacerdotale – il salesiano entra pienamente nell’esperienza di vita salesiana da vivere con fedeltà, sostenuta dalla grazia della formazione permanente.

Infatti, proprio perché si tratta di una trasformazione di tutta la persona, il processo formativo non può ridursi alla sua fase iniziale. “La persona consacrata non potrà mai ritenere di aver completato la gestazione di quell’uomo nuovo che sperimenta dentro di sé, in ogni circostanza della vita, gli stessi sentimenti di Gesù Cristo. La formazione iniziale deve pertanto saldarsi con quella permanente, creando nel soggetto la disponibilità a lasciarsi formare ogni giorno della vita”6.

La formazione permanente consiste “in uno sforzo costante di conversione e di rinnovamento”7: è crescita nella maturità umana, è conformazione a Cristo, è fedeltà a Don Bosco per rispondere alle esigenze sempre nuove della condizione giovanile e popolare8. È un cammino che si realizza secondo la condizione di vita di ciascuno.


310.In tutto questo cammino l’esperienza formativa salesiana domanda allo stesso tempo un’uguaglianza di base e una differenziazione che rispetta e promuove la specificità vocazionale: “La formazione iniziale dei salesiani laici, dei futuri sacerdoti e dei diaconi permanenti – dicono le Costituzioni – ha ordinariamente un curricolo di livello paritario con le stesse fasi e con obiettivi e contenuti simili. Le distinzioni sono determinate dalla vocazione specifica di ognuno, dalle doti e attitudini personali e dai compiti del nostro apostolato”9.

Ciò suppone che ogni novizio chiarisca il proprio orientamento di massima (futuro sacerdote o diacono o coadiutore) durante il noviziato, per poter programmare e integrare nel modo migliore la formazione del postnoviziato e del tirocinio con le varie discipline e attività corrispondenti.10 L'orientamento dovrà diventare definitivo, per tutti, prima della formazione specifica dopo il tirocinio.


311.Le Costituzioni descrivono il cammino vocazionale e formativo del salesiano che si realizza in fasi o momenti successivi:

il prenoviziato, per approfondire l’opzione vocazionale iniziale e prepararsi per il noviziato;

il noviziato, come inizio dell’esperienza di vita religiosa;

il periodo della professione temporanea nelle sue diverse fasi:

. l’immediato postnoviziato, che aiuta a crescere nell’integrazione di fede, cultura e vita;

. il tirocinio, che mira alla sintesi personale nel confronto vitale e intenso con l’azione salesiana;

. la formazione specifica, che completa la formazione iniziale e che per i seminaristi si prolunga sino all’ordinazione presbiterale;

il periodo di preparazione alla professione perpetua, che verifica la maturità spirituale da essa richiesta e conduce all’impegno definitivo; e

la formazione permanente, che continua il processo di maturazione fino al termine della vita.




5.2 LE CARATTERISTICHE DEL PROCESSO FORMATIVO11


312.Il processo formativo si compie attraverso un’esperienza vitale determinata dall’identità salesiana, che integra diversi elementi e presenta caratteristiche peculiari.

Nella formazione si unisce l’impegno della comunità, che dimostra premura per la crescita di ognuno dei suoi membri, e la responsabilità personale di ogni confratello.



5.2.1 Processo personalizzato


Il processo formativo si centra sul candidato o confratello considerato nella sua concreta realtà secondo l’età, il carattere, le doti di intelligenza e di cuore, la famiglia di provenienza, l’educazione ricevuta, il cammino di fede e l’itinerario vocazionale compiuto, le esperienze vissute.

Ogni candidato e confratello ha un suo modo di porsi di fronte all’unico progetto salesiano e al cammino da compiere; ha ritmi e modalità proprie. Chi accompagna il processo di formazione tiene conto di queste variabili e aiuta la persona a integrarle armonicamente, portandola a vivere l’identità salesiana in modo sereno, fedele e originale.

Nel processo si fa attenzione ai tratti caratteristici della psicologia e alle situazioni socio-culturali che in qualche modo incidono sulla disponibilità alla formazione e sul suo ritmo.

Chi conduce il processo, attento a queste caratteristiche, aiuta il candidato e il confratello a maturare progressivamente le scelte e a prendere le decisioni nel momento opportuno secondo il grado di maturità richiesto, senza fretta ma anche senza ritardi ingiustificati e nocivi. Giova molto a questo riguardo procedere secondo un progetto personale adeguato alle mete formative specifiche.



5.2.2 Processo comunitario


313.Attraverso le diverse mediazioni, la comunità accoglie e accompagna il candidato e il confratello in formazione, lo sostiene con il suo aiuto, gli dà la possibilità di un confronto serio nella ricerca della volontà di Dio e opera il necessario discernimento. Gli assicura una vita comunitaria formativa, offrendo ambiente e mezzi che promuovano la crescita.

La comunità ispettoriale, poi, lo coinvolge nel suo progetto di formazione e costituisce un nucleo animatore che lo accompagna e che favorisce la convergenza di tutto e di tutti verso gli obiettivi da raggiungere.

A sua volta, progredendo nel suo cammino, il salesiano diventa per la comunità portatore della ricchezza dei suoi doni di natura e di grazia.



5.2.3 Processo unitario e diversificato


314.Il processo formativo si snoda attraverso fasi ed esperienze diversificate che fanno progredire in un unico movimento armonico tutte le dimensioni della formazione – umana, spirituale, intellettuale ed educativo-pastorale. Allo stesso tempo, nei diversi momenti, secondo lo scopo proprio di ogni fase, viene accentuata una dimensione specifica che arricchisce le altre di nuovi contenuti, sensibilità e motivazioni.

L’Ispettoria, in quanto soggetto responsabile della formazione in un determinato contesto, assicura l’unità dell’esperienza formativa di tutto il processo nel suo svolgersi secondo diverse fasi, in diverse comunità formatrici e in iniziative di formazione permanente.


5.2.4 Processo continuo e graduale


315.Il candidato e il confratello approfondisce l’identificazione con il progetto salesiano, matura l’idoneità e consolida le motivazioni mediante un’azione progressiva e continua: ogni fase è continuazione della precedente e preparazione alla seguente. Il passaggio da una fase all’altra è delicato e merita un attento accompagnamento.

Il principio della gradualità implica che si faccia attenzione allo stesso tempo alla qualità come meta, come pedagogia e come criterio di discernimento e che si imposti il processo con realismo e con flessibilità formativa.


Tale processo continuo e graduale non finisce mai. La configurazione a Cristo seguendo Don Bosco è un impegno costante per tutta la vita.



5.2.5 Processo inculturato


316.Le Costituzioni impegnano le Ispettorie ad attuare il processo formativo secondo le esigenze del proprio contesto culturale12: le esigenze che provengono dal candidato e dalla sua cultura e quelle che derivano dal contesto in cui il carisma deve esprimersi.

Il carisma è fondamentalmente un fatto interiore – la sequela di Gesù Cristo più da vicino come ha fatto Don Bosco – e deve tradursi in vita vissuta, permeando l’intera esistenza del salesiano in tutte le sue espressioni individuali e comunitarie. È tutta la sua persona che deve essere presa e trasformata dal carisma.

Questo comporta che i valori carismatici assumano e trasformino ogni aspetto della sua cultura, incarnandosi in essa, nel contesto concreto in cui vive. Ne consegue che il processo formativo, attento alla realtà del candidato, dovrà portare ad una assimilazione profonda del carisma nella persona che lo accoglie e ad un cambio di mentalità. L’identificazione progressiva con la vocazione trasforma le abitudini personali e i rapporti con gli altri, con Dio e la stessa vita della comunità salesiana, finché la lievitazione carismatica di tutto l’umano gli dà un volto originale13.


Questo processo, che richiede il dialogo e il discernimento, viene fatto nella comunione con la comunità, con quella locale, ispettoriale e mondiale.






317. Per assicurare l’unità e la continuità dell’esperienza formativa iniziale, che si svolge in periodi successivi, in diverse comunità e a volte in diverse Ispettorie, è necessario che essa si compia secondo un progetto unitario e che si favorisca il collegamento tra le fasi e la convergenza degli interventi.


318. Le fasi formative che preparano alla piena incorporazione nella Congregazione con la professione perpetua sono necessarie sia al candidato che alla comunità per discernere, in mutua collaborazione, la volontà di Dio e per corrispondervi. Gli obiettivi formativi di questi periodi devono essere raggiunti anche da chi entrasse nella Società avendo già compiuto gli studi previsti dal curricolo formativo14.


319. Durante la formazione iniziale i confratelli siano aiutati ad approfondire l’identità della consacrazione, a maturare solide convinzioni sul suo valore educativo e ad assumere un atteggiamento di formazione permanente15.


320.L’ammissione alle diverse fasi formative, alla professione, ai ministeri e alle ordinazioni e la valutazione del compimento degli obiettivi dei singoli periodi formativi si fonda sull’effettiva constatazione degli elementi positivi comprovanti l’idoneità e la maturità richieste dall’impegno che si assume e la capacità per affrontare adeguatamente la fase formativa successiva. Non basta l’assenza di controindicazioni e non è sufficiente il raggiungimento degli obiettivi accademici.16


321. Si ponga particolare attenzione ai momenti di passaggio da una fase all’altra, curando una pedagogia che aiuti il confratello ad assumere con piena consapevolezza e responsabilità la nuova situazione formativa.

Non si consenta l’inizio di fasi formative o l’assunzione d’impegni (professioni, ministeri, ordini) per i quali l’interessato non è idoneo 17.

In questo caso si collochi il confratello formando nella situazione che meglio consenta il raggiungimento dell’idoneità richiesta.

Pur tenendo presente la gradualità dell’esperienza formativa, si eviti di protrarre situazioni problematiche o di indecisione che non offrono prospettive serie di miglioramento.


322. L’impostazione del processo formativo tenga presenti le diverse forme dell’unica vocazione salesiana:

salesiani chierici e coadiutori siano consapevoli delle caratteristiche della loro specifica forma vocazionale e crescano nella mutua integrazione, evitando il genericismo e la chiusura alla complementarità;

i formatori conoscano, presentino e facciano apprezzare l’identità salesiana nelle sue forme proprie: laicale, presbiterale e diaconale.


323. Si cerchi di chiarire l’orientamento vocazionale specifico, coadiutore o futuro presbitero, durante il noviziato, prima della professione, per poter caratterizzare la formazione durante il periodo dei voti temporanei e programmare le attività e gli studi corrispondenti18. L’orientamento vocazionale dovrà diventare definitivo, per tutti, prima della formazione specifica dopo il tirocinio.


324.Le possibilità concrete di vivere in Congregazione la laicità consacrata sono molteplici e varie. Questa pluriformità esige che i Direttori ispettoriali prevedano un curricolo formativo serio, ma flessibile e adattabile sia alla natura propria dei diversi compiti, sia alle possibilità concrete dei candidati”19.


325. La formazione iniziale maturi il senso di appartenenza alla Famiglia Salesiana e al Movimento salesiano nei quali consacrati e laici, vivendo progetti vocazionali diversi, condividono lo spirito e la missione20. In particolare:

si facciano conoscere l’identità e gli aspetti caratteristici della Famiglia Salesiana e dei diversi gruppi;

– “siano presentati i contenuti e i valori della laicità; si abilitino i giovani confratelli a saper crescere e maturare insieme, ad acquisire la capacità di essere formatori e animatori dei laici, a promuovere le vocazioni laicali”21;

si sottolinei nei salesiani la capacità di operare con mentalità progettuale nell’ambito della comunità educativo-pastorale;

– il Progetto ispettoriale di formazione preveda contenuti ed esperienze diversificate e graduali di formazione reciproca e complementare tra salesiani e laici per la formazione iniziale e permanente; la programmazione tenga presente la diversa natura delle loro vocazioni e i tempi di maturazione umana, affettiva e apostolica.22


326. Durante la formazione iniziale si tengano presenti i riti di provenienza o di appartenenza dei confratelli e la necessaria preparazione per svolgere la missione in contesti di riti diversi23.


327.I criteri e le norme che si riferiscono alle attitudini del candidato, alle condizioni, agli impedimenti e ai requisiti giuridici per l’ammissione al prenoviziato e al noviziato, per la prima professione, per il rinnovamento di quella temporanea, per la professione perpetua, e per i ministeri e gli ordini sono più ampiamente indicati e commentati in “Criteri e norme di discernimento vocazionale salesiano. Le ammissioni”.

1 C 98

2 Cfr C 1

3 C 195

4 C 98

5 C 105

6 VC 69

7 C 99

8 Cfr C 118

9 C 106

10 Cfr CGS 660; CG21 299

11 Nel parlare del processo formativo, ci riferiamo qui soprattutto alla formazione iniziale. Più avanti si parlerà specificamente della formazione permanente.

12 Cfr C 101

13 Cfr vecchi j., Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Il nostro impegno missionario in vista del 2000, ACG 362 (1998), pag. 19

14 Cfr C 107

15 Cfr CG24 167

16 Cfr C 108

17 Cfr Il progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco, pag. 768

18 Cfr CGS 660, CG21 299

19 CG21 301

20 Cfr CG24 142

21 CG24 147

22 Cfr CG24 142

23 Per i candidati dei vari riti orientali, si ricordi di richiedere il prescritto Nulla Osta della Congregazione per le Chiese Orientali – con l’annesso permesso di “biritualismo” – a norma del can. 517 §2 del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium (1990). La domanda del candidato, accompagnata dal parere dell’Ispettore, venga trasmessa alla Segreteria generale.

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