Formazione alla Comunicazione sociale |
1 DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO |
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2 “ORIENTAMENTI |
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3 PER LA FORMAZIONE DEI SALESIANI |
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4 IN COMUNICAZIONE SOCIALE” |
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Contenuti e metodologie
per le varie fasi formative
INTRODUZIONE
Nella Congregazione la comunicazione sociale è sempre stata vista come un campo necessario e urgente di formazione. Data la sua grande importanza per la vita e la missione salesiana, fin dagli anni novanta ci sono stati vari tentativi di offrire un programma formativo per le varie fasi, particolarmente per la formazione iniziale.
L’impulso per la stesura di questi “Orientamenti” è venuto da una serie di fatti concomitanti: la promulgazione della nuova Ratio nell’anno 2000, la scelta operata dal CG 25 di avere un Consigliere generale esclusivamente per il Dicastero della comunicazione sociale, l’indicazione del Progetto del Rettor Maggiore e del suo Consiglio di elaborare un itinerario di formazione alla comunicazione sociale, la richiesta della Consulta mondiale della comunicazione sociale nel 2004, la pubblicazione delle linee operative del “Sistema salesiano di comunicazione sociale” all’inizio del 2005 e ultimamente la Lettera del Rettor Maggiore pubblicata in ACG 390.
Questi “Orientamenti” nascono dalla collaborazione tra i Dicasteri di comunicazione sociale e formazione e sono il frutto di una consultazione della Congregazione, specialmente tra i competenti di comunicazione sociale e tra i formatori. La loro ispirazione è fondata sui documenti ecclesiali relativi alla comunicazione sociale, sulle nostre Costituzioni e Regolamenti Generali, sulle Lettere dei Rettori Maggiori Don Viganò (ACG 289), Don Vecchi (ACG 370 e 366), Don Chavez (ACG 387 e 390). Essi assumono le esperienze maturate in questi anni in varie Ispettorie ed aree della Congregazione.
Destinatari
Gli “Orientamenti per la formazione dei salesiani in comunicazione sociale” sono indirizzati alle stesse persone e organismi a cui venne consegnata la Ratio, cioè a tutti i salesiani e in modo particolare agli Ispettori e ai loro Consigli, ai Delegati e alle Commissioni ispettoriali di formazione e di comunicazione sociale, ai formatori e formandi, a tutti coloro che hanno incarichi nella formazione iniziale e permanente dei salesiani.
Obiettivo
Oggetto di questi “Orientamenti” è la formazione del salesiano affinché diventi un “buon comunicatore” (FSDB 252), avendo speciale attenzione all’ambito della comunicazione sociale.
Essere un buon comunicatore richiede la capacità di ricezione critica e di produzione creativa di informazioni e di messaggi; nello stesso tempo domanda la capacità di animazione e gestione della comunicazione sociale nei processi educativi pastorali; esige infine la capacità di relazioni nell’ambito della comunicazione sociale sia all’interno che all’esterno della Congregazione.
Tale ambito riguarda i diversi mass media e personal media, quali la stampa, il cinema, la radio, la televisione, l’internet, il DVD, il cellulare; esso si estende a tutte le interazioni all’interno di una società o gruppo culturale, quali sono la pubblicità, il teatro, la musica, le relazioni pubbliche; esso giunge a considerare la cultura e soprattutto il modello antropologico che i media creano e diffondono.
Livelli di formazione
E’ da notare che questi “Orientamenti” puntano sulla formazione integrale alla comunicazione sociale e non esclusivamente sul “training”, perché intendono arrivare, oltre che all’assunzione di alcune capacità e tecniche, anche alla trasformazione di tutta la sua persona, inclusi i sui atteggiamenti e il suo senso critico.
Conviene qui ricordare due aspetti, presenti nelle linee operative del “Sistema salesiano di comunicazione sociale” ai numeri 59 e 89, che orientano la formazione in questo ambito. In essi si afferma che la comunicazione sociale si sviluppa all’interno del quadro di orientamento della pastorale giovanile (n. 59) e si indica quali debbano essere i riferimenti della formazione alla comunicazione sociale (n. 89).
Seguendo ciò che il magistero della Chiesa e i documenti della Congregazione dicono, le linee operative circa il “Sistema salesiano di comunicazione sociale” al numero 90 propongono e specificano quali debbano essere i tre livelli di formazione.
Il primo livello di base punta sulla formazione dei recettori. Si tratta di:
educare il salesiano al senso critico e formare la sua coscienza in modo da affrancarlo dalle sottili suggestioni e manipolazioni dei media; addestrarlo a fare scelte libere e responsabili, usando i mass media non esclusivamente in funzione di divertimento, ma soprattutto d’informazione e di formazione, per un’armonica crescita culturale e sociale;
insegnare l’aspetto tecnico dei singoli strumenti, indispensabile per una “lettura” corretta e comprensione oggettiva delle loro comunicazioni; creare una consapevolezza delle implicazioni sociali, culturali, politiche ed economiche che stanno alla base dei messaggi e dei valori proposti dai media, con attenzione particolare al rapporto tra media e pubblicità, ideologia e potere politico;
curare l’estetica della comunicazione mediante l’assunzione di arte, letteratura e musica in un’ottica comunicativa; ciò significa promuovere interesse per le manifestazioni culturali in genere; competenza e apprezzamento delle belle arti; studio della musica dei giovani per capirne i problemi, i linguaggi, i sogni e per poter così dialogare e cercare con loro; lettura di qualche pagina di letteratura moderna.
Il secondo livello punta sulla preparazione di operatori educativi e pastorali. Si tratta di:
abilitare il salesiano all'uso corretto dei vari strumenti di comunicazione sociale nelle attività educative e pastorali;
formare salesiani e laici all’uso della comunicazione sociale nell’insegnamento e nell’educazione, nella catechesi e nella predicazione, nella promozione della pace e dello sviluppo e nel dare voce ai bisogni dei poveri;
sensibilizzare e preparare il salesiano ad integrare il Vangelo nella “nuova cultura” creata dalla comunicazione sociale moderna.
Il terzo livello riguarda la preparazione di specialisti di comunicazione sociale, che si rivolgono a tutta la comunità ispettoriale che ha bisogno di:
qualificare alcuni confratelli che mostrano speciali inclinazioni, affinché siano esperti nell’insegnare comunicazione sociale;
preparare alcune persone per lavorare nella produzione in campo mediatico e per mettere la loro competenza nella gestione e animazione di imprese ispettoriali in questo campo.
Nella formazione iniziale si punta sul primo e secondo livello di formazione; nella formazione permanente si realizza il loro aggiornamento e per alcuni si raggiunge anche il terzo livello.
Descrizione di ogni fase formativa
Per ogni fase della formazione, sia iniziale che permanente, questo strumento presenta anzitutto una breve sintesi di ciò che la Ratio dice a riguardo della natura e scopo della fase stessa.
Esso poi sottolinea alcuni aspetti formativi della fase che in modo particolare hanno attinenza alla comunicazione sociale. Si tratta degli obiettivi della formazione alla comunicazione sociale, presentati non in astratto ma in forma di lineamenti da assumere.
Segue la proposta di alcuni temi di studio, che possono promuovere una riflessione teorica sul significato dei media, sul loro ruolo sociale, sui loro linguaggi e sul loro uso critico. I contenuti di studio potranno essere sistematizzati meglio quando si prenderà in considerazione la Ratio studiorum delle varie fasi.
Infine vengono indicate le esperienze da realizzare e le competenze da acquisire, al fine di conseguire gli obiettivi. E’ ovvio che le esperienze non sono da limitare alla fase in cui vengono segnalate, ma vanno continuate nelle fasi seguenti; come pure le competenze richiedono di essere acquisite in progressione. Questa parte ha bisogno di essere sperimentata; al riguardo si richiederà l’offerta di sussidi da parte dei Dicasteri di formazione e di comunicazione sociale.
Per ogni fase di formazione si presenta quindi: una sintesi della natura e scopo della fase stessa, gli obiettivi riguardanti la comunicazione sociale, gli argomenti di studio e riflessione, le esperienze e le competenze.
Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato alla formulazione di questi “Orientamenti”. Ci auguriamo che essi possano essere un valido aiuto alla formazione dei salesiani, costituiscano una riferimento condiviso da cui partire per fare una fruttuosa sperimentazione, contribuiscano alla collaborazione tra i Delegati e le Commissioni ispettoriali di formazione e di comunicazione.
Don Francesco Cereda Don Tarcisio Scaramussa
Consigliere generale per la formazione Consigliere generale per la comunicazione sociale
1. PRENOVIZIATO
1.1. Il prenoviziato è la fase di formazione in cui il candidato alla vita salesiana approfondisce la sua opzione vocazionale, maturando specialmente negli aspetti umani e cristiani, così da poter essere idoneo per iniziare il noviziato.
1.2. Come parte di questa crescita umana e cristiana, è necessario che il candidato:
si apra alla realtà sociale e culturale dell’ambiente e del mondo della comunicazione sociale; sia sensibile ai problemi dei giovani bisognosi ed emarginati e alle situazioni di povertà, ingiustizia ed esclusione; maturi nel realismo della vita e cresca nel senso di compassione e di solidarietà, che manifesta poi in uno stile di vita semplice (cf. FSDB 338);
cominci a sviluppare un serio senso critico che lo renda capace di giudizi rispettosi e obiettivi su persone ed eventi e lo porti a prendere posizione circa i modelli culturali proposti dai media; sappia dunque leggere criticamente e usare responsabilmente i mezzi di comunicazione sociale (cf. FSDB 69);
maturi una serena affettività ed eserciti la vigilanza nella propria vita, praticando la custodia dei sensi e facendo un uso consapevole e mirato dei mezzi di comunicazione sociale (cf. FSDB 65).
1.3. Vengono poi proposti al candidato alcuni temi di studio come introduzione alla comunicazione sociale: cos’è la comunicazione; forme di comunicazione; modelli di comunicazione; linguaggio dei segni e dei simboli; comunicazione sociale; cultura audio-visuale; storia della comunicazione sociale.
1.4. Si suggeriscono infine al candidato le seguenti le esperienze da realizzare e competenze da acquisire:
sviluppare le proprie attitudini e capacità nella comunicazione: ascoltare, parlare, scrivere, leggere in pubblico, ricevere feedback;
acquisire, secondo le proprie possibilità, la capacità artistica, drammatica, musicale;
imparare a fare buon uso del computer e dell’internet;
interessarsi dei mezzi come la stampa, le riviste, i giornali
educarsi all’uso adeguato del tempo libero e alla scelta responsabile dei programmi televisivi e dell’internet;
saper apprezzare e valutare criticamente i mezzi e i prodotti di comunicazione sociale;
abituarsi a far uso attento dei giornali, della radio, della tv, dei notiziari, dei bollettini;
impegnarsi nell’analisi e nella discussione delle notizie, particolarmente quelle riguardanti le questioni giovanili e popolari e le sfide culturali e multiculturali del tempo presente per la Chiesa, specialmente nel campo della pace, la giustizia, la solidarietà, il lavoro, la famiglia.
4.1 2. NOVIZIATO |
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2.1. Il noviziato è l’inizio dell’esperienza religiosa salesiana come sequela di Cristo. Il novizio comincia a vivere la vita consacrata apostolica, interiorizzando i valori salesiani.
2.2. Come parte di questo esercizio pratico della vita salesiana, il novizio:
continua a coltivare il dominio di sé e la temperanza ed a consolidare le motivazioni delle sue scelte (cf. FSDB 359); assume questo atteggiamento anche in relazione ai mezzi di comunicazione sociale;
sviluppa un forte attaccamento a Don Bosco, alla Congregazione, alla Famiglia salesiana e al Movimento salesiano (cf. FSDB 362); coglie nella comunicazione sociale un campo di azione significativo che rientra tra le priorità apostoliche della missione salesiana;
cresce con una forte sensibilità verso la missione salesiana tra i giovani poveri, sulla cui condizione si tiene informato; coltiva l’attenzione per i bisogni del mondo e un vivo senso di Chiesa; perciò nutre in se stesso un vero slancio missionario (cf. FSDB 366).
2.3. Fa parte della sua formazione alla comunicazione sociale lo sviluppo di alcuni temi di studio: Don Bosco maestro di comunicazione; i riferimenti delle Costituzioni e dei Regolamenti sulla comunicazione sociale; il cammino della Congregazione nel campo della comunicazione sociale dal CGS fino ai nostri giorni.
2.4. Si suggeriscono al novizio le seguenti esperienze da realizzare e competenze da acquisire:
usare gli “spazi” di libertà e di responsabilità, dati nel noviziato, in riferimento all’uso dei mezzi di comunicazione sociale per misurare se stesso, esercitando la propria autonomia personale, facendo un uso consapevole e mirato dei media con atteggiamento critico, riflettendo sulle scelte fatte;
sviluppare le proprie attitudini per la comunicazione: foto, video, teatro, musica, giornalino, internet, disegno; usare i media nell’ascolto e nella meditazione delle Parola di Dio, nella condivisione della fede e della preghiera nel gruppo, nella liturgia, nelle esperienze apostoliche del noviziato;
esercitarsi mediante i forum ed altre attività analoghe ad analizzare, discutere e giudicare criticamente spettacoli e messaggi, specialmente quelli di spiccato o controverso rilievo nei confronti della missione della Chiesa e della Congregazione verso i giovani;
prendere contatto con la comunicazione sociale nella Congregazione e nella Famiglia salesiana: Bollettino Salesiano, ANS, sito della Direzione Generale Opere Don Bosco www.sdb.org, notiziari, ecc.; sviluppare il senso di appartenenza alla Congregazione attraverso la lettura di notizie salesiane.
5 3. POSTNOVIZIATO |
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3.1. Il postnoviziato è la fase in cui il neoprofesso salesiano consolida la propria crescita vocazionale e si prepara per il tirocinio, integrando progressivamente fede, cultura e vita attraverso l’approfondimento dell’esperienza della vita religiosa e dello spirito di Don Bosco e un’adeguata preparazione filosofica, pedagogica e catechistica in dialogo con la cultura (cf. C 114).
3.2. Fa parte dunque della formazione di un postnovizio il fatto che egli
si abiliti a un serio rapporto con la cultura, con il mondo giovanile, coi problemi educativi, con la visione cristiana (cf. FSDB 401);
acquisti una comprensione ampia e allo stesso tempo critica della comunicazione sociale, sapendo leggere, valutare criticamente e interagire con i media, l’informazione e la pubblicità moderna, ed essendo in grado di capire i loro effetti psicologici e sociologici negli ambienti popolari e in quelli giovanili;
raggiunga una certa competenza nelle tecniche delle varie forme di comunicazione sociale, al fine di saperle usare nell’educazione ed evangelizzazione dei giovani e degli ambienti popolari (cf. FSDB 410).
3.3. Essendo la formazione intellettuale l’aspetto caratterizzante di questa fase, il postnovizio si impegna anche in studi nel campo della comunicazione sociale: teoria della comunicazione e problemi psicologici e sociologici della comunicazione sociale; forme di comunicazione, in particolare le nuove tecnologie di stampa, radio, TV, internet; la cultura prodotta dalla comunicazione sociale; media education; applicazione della comunicazione sociale nei diversi ambiti della catechesi, liturgia, azione pastorale in generale, didattica e animazione culturale.
3.4. Questi studi vengono accompagnati da diverse esperienze da realizzare e competenze da acquisire:
sviluppare le proprie attitudini per la comunicazione sociale riguardo a fotografie, video, teatro, giornalismo, programmi di computer, disegno, poster, bacheche, musica, audiovisivi;
prendere parte in gruppi di analisi e discussione, che valutino con senso critico cristiano i prodotti offerti dai mass-media, in particolare il contenuto e il linguaggio delle notizie, delle pubblicità, dei giornali, dei film, del video, dell’internet e dei videogiochi, e che riflettano sulla globalizzazione dell’informazione;
conoscere il linguaggio e il gergo dei giovani; realizzare con loro le forme salesiane del teatro, delle feste, delle accademie, dei concorsi…;
coinvolgersi nella produzione di servizi informativi sia locali che ispettoriali.
5.1 |
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5.1.1 4. TIROCINIO |
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4.1. Il tirocinio è la fase di confronto vitale e intenso con l’azione salesiana, realizzata in un’esperienza educativa pastorale, che aiuti il confratello a maturare nella sua vocazione salesiana e a verificare la sua idoneità vocazionale per la professione perpetua. (cf. FSDB 428-429).
4.2. A causa della sua natura, il tirocinio non ha un vero curricolo di studi. E’ un’esperienza, o meglio un insieme di esperienze diverse della vita e attività salesiana, tra cui c’è anche l’uso responsabile della comunicazione sociale e il suo impiego per la propria formazione e per il lavoro di educazione ed evangelizzazione dei giovani.
In particolare il tirocinante può applicare e verificare ciò che dicono le linee operative del “Sistema salesiano di comunicazione sociale” ai numeri 68 e 92, che fanno riferimento ai soggetti responsabili della comunicazione sociale e all’animazione della comunicazione sociale nei processi educativi.
4.3. Giova invece una riflessione e un confronto tra tirocinanti sulle esperienze fatte e, quando sia possibile, qualche breve programma che tratta della comunicazione sociale dentro il quadro della formazione pedagogica, metodologica, educativa e catechetica (cf. FSDB 433).
Per esempio potrebbe essere utile una riflessione su alcuni aspetti, quali la presenza tra i giovani dal punto di vista che Mc Luhan affronta nel suo libro “Il medio è il messaggio”; l’educomunicazione nell’azione educativa pastorale; la globalizzazione dei media e il suo influsso sulle scelte e sullo stile della vita religiosa.
5.1.2 5. FORMAZIONE SPECIFICA |
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5.1. La formazione specifica è la fase che completa la formazione di base dell’educatore pastore salesiano nelle linea della sua vocazione specifica di coadiutore o presbitero.
5.2. Fa parte dunque di questa fase il fatto che il salesiano
abbia una base solida di convinzioni nel campo della comunicazione sociale;
sia preparato per essere un educatore, maestro e guida degli altri, insegnando ad usare strumenti critici per leggere, intendere e valutare i testi e i messaggi proposti e spesso imposti dai mass media;
sia capace di essere un pastore nel campo della comunicazione sociale, utilizzando nelle attività pastorali con sapienza e capacità professionale le tecniche e i processi della comunicazione moderna a livello di gruppo e di massa, ed integrando il Vangelo nella cultura dei media.
5.3. Da una parte, dunque, si richiedono degli studi che offrano un quadro di riferimento teorico: teologia della comunicazione; documenti ecclesiali sulla comunicazione sociale; pastorale della comunicazione sociale con attenzione all’etica nella comunicazione e alle problematiche pastorali connesse con le culture giovanili (cf. FSDB 468).
5.4. Dall’altra parte, si invita il formando ad avvalersi di certe esperienze da realizzare e competenze da acquisire:
esercitarsi nell’uso della tecnologia dell’informazione e dell’internet;
usare le tecniche della comunicazione sociale nell’omiletica, nella prassi liturgica, nella pastorale, nella catechesi, e in genere nel mondo del lavoro e nel servizio ministeriale, e impegnarsi a fare dei programmi di “media education” per i giovani;
imparare a parlare alla radio e alla TV locali, a preparare comunicati stampa, a dare e fare interviste, a preparare una homepage o un sito web, a scrivere articoli e pubblicazioni varie; non è necessario che il formando possegga tutte queste capacità; è sufficiente che domini in modo serio una o due di queste tecniche;
fare uso degli strumenti e dei linguaggi dei mezzi moderni di comunicazione sociale per annunciare il Vangelo, ma anche per trasmettere il messaggio evangelico nella cultura stessa dei media moderni; questo approccio fa sì che il Vangelo diventi più comprensibile ai giovani d’oggi e sia inserito nella loro cultura (cf. FSDB 466);
favorire il dialogo con qualche professionista dei media, per esempio in occasione della Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali; si ha così l’opportunità di conoscere direttamente le difficoltà da loro incontrate, i loro ideali e i loro limiti, i problemi etici, le domande che essi pongono agli uomini di Chiesa.
5.1.3 6. FORMAZIONE PERMANENTE |
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6.1. La formazione permanente è la continuazione, il completamento e l’aggiornamento della formazione iniziale; essa ha per scopo l’impegno di vivere il progetto apostolico salesiano in un dinamismo di fedeltà creativa e gioiosa.
6.2. Tale impegno richiede, tra le altre cose, che il confratello:
viva con apertura e intelligenza il confronto con la realtà della comunicazione sociale, si abiliti ai nuovi linguaggi e all’ascolto attento del mondo e della cultura giovanile, possieda solidi criteri di discernimento coerenti con la visione cristiana, con gli orientamenti ecclesiali e il carisma salesiano (cf. FSDB 528-529); anche in età avanzata, cerca di mantenersi aggiornato nel campo della comunicazione sociale e nelle nuove tecnologie;
sia qualificato e aggiornato nel campo della comunicazione sociale fino al livello necessario per poter affrontare in modo adeguato il suo servizio educativo pastorale con capacità di animazione e di orientamento di persone, progetti e opere (cf. FSDB 523, 528); sia capace di formare i laici e anche di formarsi insieme a loro (cf. FSDB 529, 542);
accolga, nel caso che avesse le doti necessarie e ciò corrisponda ai bisogni dell’Ispettoria, la richiesta a specializzarsi nelle comunicazioni sociali per un servizio qualificato all’Ispettoria e alla Congregazione (cf. FSDB 542, 556).
6.3. In questo periodo non ci sono corsi formali, eccetto nel caso di coloro a cui viene richiesto di qualificarsi in comunicazione sociale. I salesiani partecipino insieme alla Famiglia salesiana ed ai laici collaboratori a giornate di studio e riflessione sugli orientamenti della Chiesa universale e locale e della Congregazione sulla comunicazione sociale e su temi emergenti in questo campo. Tra questi vanno segnalati argomenti riguardanti le nuove tecnologie educative; la formazione della opinione pubblica; la catechesi, l’evangelizzazione ed i nuovi linguaggi; la psicologia e la sociologia della comunicazione sociale; la comunicazione istituzionale e le relazioni pubbliche.
6.4. Le iniziative apostoliche nel campo della comunicazione sociale sono esse stesse esperienze formative per il confratello salesiano, specialmente quando includono la riflessione sull’attività compiuta. Si segnala in particolare la necessità di:
partecipare insieme ai laici della CEP o della Famiglia salesiana ad iniziative dirette alla riflessione e all’approfondimento di alcuni aspetti della comunicazione sociale e al confronto delle esperienze;
impegnarsi nella formazione specifica di animatori, soprattutto tra i laici della Famiglia salesiana, nel campo della comunicazione sociale per la scuola, il tempo libero e le associazioni, organizzando gruppi di riflessione, giornate di studio e attività specifiche per aiutarli ad apprendere la lettura e la valutazione critica dei mezzi di comunicazione sociale;
inserirsi con professionalità, secondo la propria competenza e le richieste dell’Ispettoria, nel mondo dei mass media, creando, potenziando e animando i nostri centri editoriali di produzione e diffusione di libri e riviste, o gestendo i mezzi di comunicazione sociale di proprietà della Congregazione: stazioni radio, canali televisivi, “videoclubs” con speciale attenzione alle famiglie e alla pastorale.