nostre opere esteriori, nelle cordiali pratiche della pietà e frequenza
dei sacramenti, nell'osservanza della santa regola, nella pronta
sottomissione vera del nostro giudizio e di volere, cordialmente
eseguendo ciò che pur ci contraria, nello spirito di sacrificio che ogni
pena fa sopportare senza lamenti e persin abbracciare con ilarità di
spirito, sempre avendo in mira di farci simili al Buon Gesù che tutto
sacrificò sacrificando se stesso per nostro amore.
Oh bisogna pur dirlo! Non vivrebbe certo sotto l'influsso degli
insegnamenti ed esempi di Gesù chi sapendo che Gesù ubbidì sempre,
nella vita privata e nella pubblica, a chi l'amava e a chi lo disprezzava,
nelle cose più semplici e nelle più penose fino alla morte con prontezza
e cordialità, pure cercasse di sottrarsi all'ubbidienza o facesse
distinzione nell'ubbidire più all'uno che all'altro, in una cosa più che in
un'altra, si lamentasse, si mostrasse negligente, restio; non vivrebbe
degli esempi di Gesù chi, sapendo che Gesù si ridusse a non aver ove
posare il capo, a nutrirsi di alcuni grani rozzamente macinati fra due
pietre, a richiedere d'un po' d'acqua la Samaritana, a contentarsi di
una sola tunica, ad aggirarsi continuamente di via in via, correre di
paese in paese, nulla badando alla stanchezza, disagi, agli strappazzi,
pure si lamentasse delle sue occupazioni, si mostrasse poco contenta
del vitto, del vestito pur conveniente che passa la comunità, e volesse
attenzioni, cure, riguardi, spazi e comodità che in famiglia non avrebbe
pur pensato; non vivrebbe secondo gli esempi di Gesù Agnello
Immacolato che si pasce tra i gigli, chi poco ritenuto fosse negli
sguardi, nelle parole, nei tratti, non imbrigliasse la fantasia, lasciasse
libero il cuore ad affetti che sanno di terra e non lo elevano a Dio in cui
solo può e deve riposare; non cercherebbe di ricopiare in sè Gesù mite
ed umile di cuore, il quale non si adirava per l'importunità dei
fanciulli, per le gare degli Apostoli, per l'improntitudine delle madri
cieche pei loro figli, per il poco riguardo delle plebi, per le calunnie,
gl'insulti, gli schiaffi, gli sputi, i flagelli, le spine, i chiodi, chi non
sapesse sopportare una parola, un minimo contrasto, una mancanza di
riguardo, una posposizione, una correzione senza inalberarsi e
prorompere in lamenti, in parole che feriscono e mostrano così la poca
dolcezza, la poco umiltà del suo cuore.
O mie buone figlie, non sia mai vera tal cosa di voi; ma fortemente,
cordialmente, abitualmente il vostro pensiero corra a Gesù, e il mondo
vedrà ricopiate in voi le sue virtù e, divenute vere immagini di Lui, a
Lui trarrete le anime che a voi si avvicineranno.
Mentre invece che cosa si potrebbe dire di chi troppo poco ricordando
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Gesù e le sue massime, nella mente e nel cuore rivolgesse ciò che
l'amor proprio detta, le passioni suggeriscono, il mondo presenta, ciò
che insinua il demonio? A poco a poco da quest'anima scomparirebbe
quello sguardo sereno che tutto vede in Dio e che in tutto vede Dio,
quell'affabile spontaneità nel parlare di Dio, dell'indicibile amor suo
per noi, delle divine attrattive di Gesù e della sua Madre santissima;
scomparirebbe quella continua, direi, freschezza di forze, energia,
slancio giovanile continuo nell'adempimento dei propri doveri;
scomparirebbe quell'inesauribile bontà di cuore, che tutto fa prendere
in bene e negli stessi maligni sa trovare un lato scusabile con tutta
naturalezza, calma ed imperturbabile dolcezza; tutto scomparirebbe da
lei ciò che la fa apparire creatura più celeste che umana. Come Eva nel
colloquio col serpente, noi vedremmo quest'anima dimentica della
divina parola, ascoltare, accogliere in cuore le scaltre insinuazioni del
nemico, volgere lo sguardo a ciò che prima non curava, trovar
desiderabile ciò che aveva rinunziato, sentire fastidiose le privazioni,
pesanti gli ordini ricevuti, e più e più abbandonandosi a rovinose
considerazioni, accendersi nel gusto delle cose sensibili, occuparsi di
frivolezze, ascoltare le voglie, assecondare le inclinazioni della natura,
ritornare alle antiche abitudini, non paventare il risveglio delle
passioni, non correre all'orazione, usar di rado e con freddezza ai
sacramenti, non ricevere più volentieri certi consigli, inalberarsi alle
numerose correzioni, fare insomma che chi vive per il suo bene abbia
da sospirare e forse piangere a lacrime amare sul suo traviamento,
vedendo che chi prima era tutta di Gesù, ora è addivenuta languida,
frivola, ambiziosa, impaziente, superba, in una parola, non più
religiosa che di abito, ma di spirito non diversa da chi vive nel mondo e
nel mondo trova pascolo al suo cuore.
Mie buone figlie, il Signore vi preservi da tale disgrazia e Maria
Ausiliatrice vi copra col suo manto, sì che mai e poi mai arrivino a voi i
colpi nemici, il fascino del serpente, e ciò che vi lasciaste con tanto
entusiasmo mai più abbia da occupare le vostre menti, turbare il vostro
cuore, ed offuscare lo splendore delle opere vostre.
Nella vostra vestizione religiosa, lasciando gli abiti del secolo, voi avete
cordialmente rinunciato al mondo con le sue lusinghe e false massime,
avete spogliato l'uomo vecchio coi suoi gusti e le sue inclinazioni;
quindi non ciò che il mondo apprezza o segue voi dovete apprezzare o
seguire, non ciò che l'indebolita nostra ragione vede o la nostra guasta
natura vuole voi dovete vedere o volere; ma ciò che Gesù apprezza, vi
presenta e vuole o desidera, voi dovete apprezzare, gustare, volere,