Il patire adunque ed ogni sofferenza sopportare in pace, con invitta
pazienza, ci rende cari a Gesù, veri seguaci suoi, veri cristiani; e a tal
segno appunto i martiri cristiani si distinguevano dagli altri
condannati ai supplici, dalla calma profonda ed indicibile pazienza con
cui per la divina grazia sopportavano i più fieri tormenti, perdonando
ai loro persecutori e sovra di loro implorando i favori divini, la fede, la
conversione, l'eterna felicità.
Pazienza nelle prove particolari delle anime religiose. Tra i cristiani
però vi sono delle anime che in modo particolare devono rendersi care
a Dio, perchè a Lui interamente consacrate, e queste anime siamo noi
religiosi, noi che per dare a Gesù attestato del nostro maggior amore ci
impegnammo ad abbracciare non solo ciò che Egli ci imponeva,
(1) Tob. xii, 13. (2) MATTH. xx, 22.
ma anche ciò che solo ci consigliava; noi che ci obbligammo a sempre
tendere a maggior perfezione, a sforzarci di salire alle più alte cinte
della santità. E in noi religiosi così legati a Dio e da lui tanto ricolmi di
speciali favori la virtù della pazienza non dovrà essere più perfetta che
la pazienza dei semplici fedeli A questa domanda, che non ci lascia in
dubbio sulla risposta, forse taluno di noi sentirà il bisogno di
abbassare la fronte; ma non confondiamoci e generosi percorriamo
pur questo campo del nostro dovere.
Anzitutto notiamo che le prove comuni a tutti gli uomini e quelle
speciali dei cristiani sono pur tutte prove che toccano a noi che
quantunque religiosi abbiamo sempre un'anima umana e cristiana, ma
poi bisogna ci persuadiamo elce se il mondo odia i cristiani, odierà
molto più le anime religiose, che con Gesù sono più intime; bisogna ci
persuadiamo che le anime religiose saranno da Gesù stesso raffinate
nella virtù con prove più squisite, con prove che non tutti arrivano a
comprendere o ad immaginare. Ma stando anche solo a ciò che
d'ordinario deve trovarsi fra le anime religiose, pur bisogna esclamare
che la vita loro è vera vita crocifissa. La povertà distacca il cuore del
fedele cristiano dal soverchio amore ai beni di questo mondo, ma nel
religioso restringe fin l'uso di essi a limiti che talora fanno ruggire
l'amor proprio; per la castità il religioso deve tenersi all'altezza degli
angeli con uno sforzo, direi, superiore all'umana natura; l'ubbidienza è
grave giogo per tutti, ma sul semplice fedele non pesa come sullo
spirito e sulle azioni tutte del religioso, che nelle mani del superiore ha
consegnata la sua volontà e tutte le sue forze. Come adunque non
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riconoscere che se pel cristiano è scabrosa la via del cielo ed esige da
lui molta pazienza, assai più scabrosa è tal via poi religioso che in tanta
coercizione ha da tenere pensieri, affetti ed azioni, e molto più forte ha
da essere in lui la virtù della pazienza?
E chi ha abbracciata la vita religiosa, in questo rinnegamento di se
stesso ha da vivere non solo di tempo in tempo ed in qualche cosa
particolare, ma continuamente ed in tutto. Non v'è giorno nell'anno in
cui il religioso possa, concedendosi un po' di libertà, disporre
liberamente di sè, del suo tempo, di qualunque oggetto se non in
conformità della Regola professata o secondo la volontà del Superiore.
Il vitto, il vestito, le occupazioni particolari, le stesse pratiche di pietà
non dipendono da lui, ma tutto egli deve ricevere con pazienza ciò che
gli è stabilito, sia o no di suo gusto, facile o difficile purchè a lui non
impossibile.
Bolle talora il sangue nelle sue vene a tanto contrasto colle naturali
inclinazioni, colle abitudini di prima, ma ci deve frenarsi e per la
riflessione sottentrata far sì che la pazienza trionfi e tosto sia in pace.
Ma ecco messo a' suoi fianchi un importuno che gli dà noia, eccone
altri ed altri ancora che lo urtano pel carattere, per le idee, pei modi,
per tutto; ed egli deve comprimere la poco gradita impressione che
riceve e stare tanto sopra di sè fin che non siasi vinto e ridotto col
fuoco della paziente carità a vivere con essi in pace e cordialità. E
quando si sarà messo bene con questi, quando si sarà abituato a quelle
occupazioni, ecco un ordine che repentinamente gli dà altre
occupazioni per lui forse interamente nuove, o lo metterà con altri
compagni che forse non ha mai veduti, di cui ancora non conosce i
gusti, gli umori, le inclinazioni ; quindi eccolo di nuovo nella necessità
di comprimersi e farsi chissà quanta altra violenza per adattarsi ad
altri e mantenere così la pace che deve regnare nella comunità. Oh la
natura, la natura è messa a ben duro cimento! eppure può darsi tale
cimento si rinnovi ogni dì e continui fino al termine della vita, e il
religioso deve sforzarsi di superarlo sempre; quindi ognun vede quanto
ha da essere grande la pazienza per un'anima religiosa. A dir la verità
bisogna conchiudere che se la vita religiosa per la continua violenza
che esige è paragonata al martirio, la pazienza delle anime religiose ha
da uguagliare quella dei martiri, e se la diuturnità delle pene e la
lentezza nel giungere al fine colla morte esigono nel martire una
pazienza ognor più grande, chi può dire quanto grande abbia da essere
la pazienza nella vita religiosa che è appunto chiamata un lento
martirio, perchè le sue pene crocifiggono l'anima e non recano la