Codice scheda: ASC A4480314 (Microscheda: 3853B6/9)
Luogo e data: TORINO 02/04/1882
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: BATTOLLA CESARE
Classificazione: Rua: Corrispondenza con altri
Tipo documento e supporto: Minuta di lettera Manoscritto
Autenticità: Firma autografa
Contenuto: Sulla delicata questione del ch. Battolla Alberto affetto da
disturbi mentali (uscito dalla congr. il 13.9.1881). (Ms. allografo con
correzioni aut.di D. Rua.)
***
Torino, 2 aprile 1882
Illustrissimo Signor Battolla
Ricevo or ora la sua lettera di ieri e mi accingo tosto risponderle
dolente di non averlo potuto far prima, perché non appartenendo
l'Alberto a questa Casa, si dovettero chiedere le necessarie
informazioni al Collegio di Valsalice, al medico di quel Collegio che
non si può trovare ad ogni ora, e poi al giovane che accompagnò il
povero Alberto; il qual giovane appena di ritorno a Torino, per le
strane vicende e fatiche del viaggio, dovette porsi a letto e stare
infermo più settimane.
Ora però sono in grado di assicurarla che nulla si trascurò da parte
nostra riguardo al Signor Alberto. Il viaggio era stato precisamente
combinato come dice la S. V. sulla riverita sua del 20 marzo p.p. cioè il
compagno datogli era incaricato di condurlo direttamente da Torino a
Sarzana; ma sgraziatamente al momento della partenza l'Alberto si
ostinò, e se ne fuggì. L'incaricato che era suo antico conoscente ed
amico, gli tenne dietro e tanto fece che l'indusse ad acconsentire alla
partenza, e giudicò di dover approfittare dei momenti di
condiscendenza dell'Alberto per partire; e nella fretta il compagno
consultò qualche persona presente che pareva ben pratico e vennegli
risposto che quel convoglio si fermava a La Spezia. Egli adunque
sapendo che colà trovavasi uno zio dell'Alberto ed un nostro collegio si
appigliò a tal partito. Come vede fu affatto accidentale la mutazione di
fermata e senza poter consultare i Superiori in proposito.
Non si poteva poi pensare neppure a quanto avvenne in seguito:
poiché non erano che due giorni che l'Alberto dava segno del suo male,
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ed il medico consultato prontamente giudicò non esservi alcun
pericolo per il viaggio, non constatando ancora altro che un'allegrezza
esagerata ed un po' d'esaltazione mentale, ma disse convenire
provveder subito, finché si era in tempo. Noi seguimmo tostamente
l'avviso del medico; tanto più che in mezzo ai giovani non potevamo
trattenere l'Alberto, come si sarebbe potuto fare in una famiglia
privata, nel caso che si sviluppasse l'alienazione mentale. D'altra parte
non si avea speranza alcuna di farlo ammettere al manicomio di
Torino, essendo necessari dieci anni di domicilio per ottenere tale
ammissione. Qualora però avessimo avuto a provvedere noi a ciò,
avremmo potuto pagar la pensione in qualche casa di salute. Infatti
uno dei membri della nostra società colto vari anni sono da tale
disgrazia, siccome era qui domiciliato da oltre dieci anni, lo
collocammo all'Ospedale a piazza gratuita. Dalla sua lettera poi
rileviamo che V. S. trovasi in errore riguardo alla condizione in cui
trovavasi l'Alberto presso di noi. Per norma di V. S., dobbiamo
notificarle che egli non è punto membro della nostra società, e non vi
appartiene per voto alcuno. Noi lo tenevamo solo per secondare il di
lui desiderio e quello dei suoi parenti che ce lo raccomandarono,
contentandoci del poco d'assistenza che egli poteva prestare ai giovani
in compenso del mantenimento e dell'istruzione che gli si compativa
quale studente di teologia. Noi pertanto crediamo non aver obbligo di
sorta verso l'Alberto: bensì d'averlo sempre beneficato fin dalla sua
entrata fra noi, essendo stato accettato gratuitamente. Tuttavia quando
non si trattasse che di qualche piccola somma compatibile colla nostra
povertà, faremo volentieri il possibile per dargli prova della nostra
benevolenza e della viva parte che prendiamo alla sua disgrazia.
Si può ritenere che la vera alienazione mentale cominciò solo e si
spiegò tutto durante il viaggio, giacché da due soli giorni se ne videro i
sintomi che ci fecero consultare il medico e seguire il suo consiglio, né
si poté in alcun modo avvisarne prima la S. V. come avremmo
desiderato, se non per mezzo di telegramma come abbiamo fatto.
Saluti e faccia tanto coraggio al caro infermo al quale auguriamo tutte
le benedizioni del Signore, l'assicuri che noi preghiamo sempre per la
sua guarigione e gradisca i più rispettosi ossequi di chi gode
professarsi.
Di V. S. Illustrissima
Devotissimo Servitore
[Sac. Michele Rua]