sollecitare la spedizione di Missionari Salesiani.
Ed ora, superando tutte le difficoltà, li inviamo in due distinte parti, a
Caracas, Capitale di quella Repubblica, ed a Valencia altra insigne
città. Da quei due punti di quando in quando si potrà fare qualche
sacra spedizione in mezzo alle immense regioni, dove si trovano
moltissime tribù che vivono tuttora nelle ombre della morte.
Vi è ancora di più. Ai primi giorni di settembre u. s. arrivava a Genova
il valoroso nostro Missionario del Chilì, D. Domenico Tomatis, che da
19 anni mancava dall'Europa, avendo fatto parte della nostra prima
spedizione. Il buono e zelante servo di Dio, dopo di avere brevemente
riposato dal lungo viaggio, dando Esercizi nelle varie nostre Case del
Piemonte, e visitato alcuni suoi parenti (egli è di Trinità, diocesi di
Mondovì), si prepara a ripartire per l'antico campo delle sue
operazioni. Esso guiderà la parte più numerosa di questa spedizione,
che deve portar aiuti al Chilì ed alla Terra del Fuoco, dove c'è un
bisogno immenso di operai evangelici.
Fra le molte necessità di quelle Missioni egli ci segnala che tanti nostri
poveri emigranti, andati colà colla speranza di cambiar fortuna.
disillusi ed affamati non trovano che il soccorso del Missionario. Così
che oltre gl' indigeni hanno ben sovente i Missionari Salesiani da
porgere soccorso eziandio ai nostri connazionali.
Ma queste copiose partenze, il loro allestimento, il mantenimento in
quei lontani paesi, fan crescere a dismisura le spese per provvedere
quello che loro occorre. Ora come sempre io ,faccio pieno
assegnamento sulla generosa e cristiana carità di Voi, benemeriti
Cooperatori e Benemerite Cooperatrici.
Senza del vostro concorso che potrei io fare, che potrebbero i miei
carissimi Figli:
La miseria poi che va via crescendo nei nostri paesi, l'abbandono, in
cui tanti parenti, lasciano i loro figli, con grande pericolo della loro vita
presente ed avvenire, ci costringono ad aumentare ognora il numero
dei nostri ricoverati, orfani ed abbandonati giovanetti, mentre fan
sentire più vivo, più urgente il bisogno di aprire nuovi Ospizi e dilatare
i già esistenti. Troppo ci duole non poter dar ascolto a tante richieste.
Sovente mi vengono delle scene compassionevoli nell'antica camera di
D. Bosco, che m' inteneriscono, e sono ora di parenti erte domandano
carità per i loro figli, ed ora di poveri fanciulli, che mi pregano di aver
compassione di loro. E quindi si accetta più che non mi permettano le
forze, e non basta mai. Questo ci mette in tali strettezze da non saper
più come far fronte alle quotidiane spese.
Archivio Salesiano Centrale A4580269 2
Io son sicuro che D. Bosco dal cielo guarda con occhio benevolo, ed
intercederà le grazie del Signore su quelli che aiutano i suoi poveri
orfanelli ed i suoi Missionari, sostenendo le opere che impiantava
confidando nella Divina Provvidenza.
Mi diceva solo l'altro giorno un nostro buon amico ed amorevole
Cooperatore : Non posso mai leggere quelle parole, che stanno scritte
nel Santuario di Maria Ausiliatrice, sotto il vetro dipinto di S. Pietro
che guarisce lo storpio: Quod habeo hoc tibi do: senza sentirmi
commuovere.
E perché?
Un giorno aveva sentito una esortazione di D. Bosco dal pulpito di
Maria Ausiliatrice, che tutto mi aveva intenerito. L'andai ad aspettare
in sacrestia.. mentre era ancora sudato, e baciandogli la mano, gli offrii
confuso tutto ciò che possedeva in quel momento. Erano due soldi! «
Le do quello che ho, padre! » Egli mi guardò fisso fisso; e poi, con gli
occhi coperti di lacrime, mi disse : « Ed io la ringrazio di questo, e
domani non mancherò di pregare per lei nella S. Messa. » Da quel
giorno ho potuto regalare di più, e lo faccio volentieri ; sicuro che la
grand'anima di D. Bosco pregherà sempre per me.
La medesima riconoscenza la sentono tutti i figli di D. Bosco, e con Lui
pregano grazie e benedizioni sui loro benefattori.
Si, con grato animo sarà da me ricevuta qualunque offerta, in favore
dei Missionarii e delle tante Case di Orfanelli. Riceverò con gratitudine
le offerte più abbondanti che venissero fatte dai facoltosi, riceverò con
gratitudine l'obolo del contadino, dell'operaio; agli uni ed agli altri
assicuro larga retribuzione da quel Celeste Padre, che giammai si lascia
vincere in generosità. Danaro, paramenta di chiesa, biancherie, vesti,
libri, commestibili, combustibili, tutto sarà di grande utilità ai nostri
giovanetti , ai Missionari, ai poveri selvaggi, che mancano intieramente
di abiti e di quanto è più indispensabile alla vita. Le strettezze dei
nostri Ospizi e delle nostre Missioni sono veramente grandi, i bisogni
incalcolabili.
Voi, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, farete opera
della più squisita carità e sommamente gradita a Dio, col venirci in
soccorso colle vostre offerte e coll'adoperarvi presso i vostri parenti,
amici, conoscenti, presso le persone pie e caritatevoli per ottenere
anche il loro concorso in nostro favore. E voi, che tanta compassione
avete per le anime del Purgatorio, siate certi che sarà pur questo un
modo efficacissimo di suffragare le anime dei vostri cari, che per sorte
si trovassero fra quelle pene.